IL NUOVO ACCORDO SUL CAPITALE DELLE BANCHE (BASILEA 2)

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1 IL NUOVO ACCORDO SUL CAPITALE DELLE BANCHE (BASILEA 2) Francesco Cannata Università RomaTre, aprile-maggio 2009

2 Agenda degli incontri 5 moduli: I) Da Basilea 1 a Basilea 2 (24 aprile) II) I rating delle agenzie e il metodo standardizzato (30 aprile) III) Il metodo dei rating interni (8 maggio) IV) La convalida di un sistema IRB (15 maggio) V) Gli stress test in Basilea 2 (22 maggio) 2

3 Agenda degli incontri I modulo: Da Basilea 1 a Basilea 2 (capp ) 1. Perché una nuova Basilea 2. Il processo di riforma 3. Linee generali del nuovo Accordo 4. I requisiti minimi di capitale (1 pilastro) 5. Il processo di controllo prudenziale (2 pilastro) 6. Informativa al mercato (3 pilastro) 7. Basilea 2 e la crisi 3

4 1. PERCHE UNA NUOVA BASILEA 4

5 Basilea 1: le origini Da vigilanza strutturale a prudenziale = Riconoscimento dell autonomia aziendale: banca come impresa Centralità del patrimonio a fronte dei rischi bancari (ammortizzatore delle perdite, motore di sviluppo) Definizione regolamentare di patrimonio = Patrimonio di base + Patrimonio supplementare 5

6 Basilea 1: una regola semplice 1988: Accordo sul Capitale (Basilea 1): il rischio di credito è la fonte di rischio più importante per una banca ( tradizionale ) necessità di creare le condizioni di level playing field % del patrimonio da detenere a fronte delle attività rischiose 8% 6

7 Le ponderazioni di Basilea 1 LE ATTIVITA SONO PONDERATE DIVERSAMENTE A SECONDA DELLA CATEGORIA DELLA CONTROPARTE Governi centrali e banche centrali 0% Banche, enti del settore pubblico, SIM 20% Mutui ip. acquisto immobili ad uso residenziale 50% Altri soggetti, altre attività 100% 7

8 Le ponderazioni di Basilea 1 E POSSIBILE RIDURRE LA PONDERAZIONE SE CI SONO GARANZIE RICONOSCIUTE (esplicite e incondizionate) Garanzie reali: - Contanti depositati presso la banca creditrice 0% - Titoli di stato di paesi OCSE 0% - Valori emessi da banche multilaterali di sviluppo 20% - Valori emessi da enti pubblici e banche OCSE20% - Deposito contante presso altre banche OCSE 20% Garanzie personali ( approccio di sostituzione ): - Governi e banche centrali 0% - Banche, SIM ed enti pubblici di paesi OCSE 20% 8

9 Un esempio Un esempio: Apertura di credito a FIAT =100 euro K = 100 * 100% * 8% = 8 euro Prestito in c/c a F. Cannata = 100 euro K = 100 * 100% * 8% = 8 euro Credito interbancario = 50 euro K = 50 * 20% * 8% = 0,8 euro BOT nel banking book = 100 euro K = 100 * 0% * 8% = 0 K totale (minimo obbligatorio) = 16,8 euro 9

10 Gli effetti dell Accordo del 1988 Ha contribuito ad aumentare la patrimonializzazione dei sistemi bancari Level playing field: applicazione in oltre 140 Paesi Ha posto l attenzione sul patrimonio come elemento centrale a copertura del rischio di credito 10

11 e i suoi limiti Scarsa sensibilità al rischio: eguale ponderazione alle stesse tipologie di controparte solo rischio di credito arbitraggio regolamentare no incentivi a migliorare sistemi di misurazione e gestione dei rischi no riconoscimento innovazione finanziaria (strumenti di copertura del rischio di credito: es. derivati di credito o cartolarizzazione) 11

12 Gli obiettivi di Basilea 2 Promuovere la stabilità Definire requisiti patrimoniali fondati su una misurazione più accurata e completa dei rischi Creare incentivi per migliorare la misurazione e la gestione dei rischi Mantenere condizioni di parità concorrenziale 12

13 Gli obiettivi di Basilea 2 Promuovere la stabilità obiettivo micro: assicurare uno standard minimo di solvibilità per le singole banche obiettivo macro: ridurre la probabilità di crisi sistemiche a un livello accettabile 13

14 Gli obiettivi di Basilea 2 Copertura più ampia e misurazione più accurata dei rischi l estensione dei requisiti patrimoniali ad altre categorie di rischi (oltre quelli di credito e di mercato) ha lo scopo di evitare possibili effetti distorsivi o incentivi perversi l introduzione di requisiti patrimoniali più sensibili ai rischi serve ad allineare maggiormente le metodologie di misurazione delle altre categorie di rischio al livello di accuratezza raggiunto nell ambito dei rischi di mercato (modelli VaR) trade-off fra accuratezza e semplicità 14

15 Gli obiettivi di Basilea 2 Incentivi il collegamento fra i requisiti patrimoniali e l accuratezza delle metodologie di misurazione dei rischi ha lo scopo di incoraggiare le banche a un continuo sviluppo del risk management l approccio evolutivo consente di incorporare in maniera più flessibile i progressi nella misurazione dei rischi all interno della regolamentazione 15

16 Gli obiettivi di Basilea 2 Parità di condizioni concorrenziali e più ampia applicabilità tenere conto del fatto che qualunque regola, anche se uniforme, produce effetti diversi in sistemi economici differenti (es. la possibilità di usare i rating esterni potrà avere un impatto più forte sulle banche USA che su quelle EU) fornire metodologie alternative per il calcolo dei requisiti, adatte a banche caratterizzate da diversi gradi di sofisticazione e che operano in contesti diversi evitare disparità concorrenziali fra banche che adottano diverse metodologie 16

17 2. L ATTUAZIONE 17

18 Il quadro regolamentare internazionale Comitato di Basilea giugno Nuovo Accordo sul capitale (Basilea 2), integrato nel luglio 2005 (Trading book e double default), in sostituzione dell Accordo del 1988 (Basilea 1) Unione Europea Dir. 2006/48/CE (sostituisce la 2000/12/CE) Dir. 2006/49/CE (sostituisce la 93/6/CE) Entrata in vigore: 1 gennaio 2007 (2008 per i metodi avanzati) + facoltà per le banche UE di rimanere su Basilea 1 nel

19 L attuazione nei principali paesi EUROPA Diverse banche di alcuni paesi europei (es Germania) hanno adottato Basilea 2 sin dal 2007 Ma la maggior parte delle banche dei paesi UE è partita con le nove regole nel 2008 ALTRI GRANDI PAESI Giappone, Canada USA Ancora con Basilea 1: Basilea 2 non prima del 2011 e solo per un numero limitato di grandi intermediari 19

20 e in Italia (1) Decreto legge 27 dicembre 2006, n. 297 D.M. Ministro dell economia e delle finanze (in qualità di Presidente del CICR) del 27 dicembre 2006 Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale della Banca d Italia del 27 dicembre 2006 NON una mera trasposizione della normativa internazionale: adattamento alle specificità del sistema italiano (es. tecniche di CRM, definizione di PMI, riconoscimento delle garanzie dei Confidi) Applicazione dei principi della better regulation analisi d impatto e stretta consultazione con gli operatori 20

21 e in Italia (2) 2007 : Basilea : Basilea 2 per tutto il sistema Fino ad ora: 3 gruppi bancari italiani sui metodi avanzati Tutte le altre banche sul metodo standardizzato 21

22 3. LINEE GENERALI DEL NUOVO ACCORDO 22

23 Linee generali del nuovo Accordo Principali novità della nuova regolamentazione introduzione di tre diverse forme di controllo (cosiddetti pilastri) corrispondenza più completa e più precisa tra patrimonio e livello complessivo dei rischi assunti dalle banche (es. oltre a credito e mercato anche rischi operativi); pluralità di opzioni di calcolo in relazione al diverso grado di complessità operativa e organizzativa delle banche. 23

24 Linee generali del nuovo Accordo 3 forme principali di controllo ( pilastri ): Requisiti patrimoniali minimi Controlli Prudenziali Disciplina di mercato 24

25 Linee generali del nuovo Accordo La disciplina contenuta nei tre pilastri: introduce nuove metodologie per una misurazione più accurata dei rischi da parte degli intermediari e per la definizione di requisiti patrimoniali più sensibili al rischio (primo pilastro) incentiva le banche a sviluppare migliori tecniche di gestione del rischio e a disporre di un capitale adeguato a sostenere i rischi assunti valutazioni della Vigilanza ispirate al criterio della proporzionalità (secondo pilastro) rafforza la disciplina del mercato attraverso il potenziamento degli obblighi informativi a carico delle banche (terzo pilastro). 25

26 Linee generali del nuovo Accordo Al Comitato si prospettavano 3 possibilità: 1) opzione minima: revisione dell attuale sistema (standardizzato) 2) all altro estremo, modelli di portafoglio (come per i rischi di mercato) 3) opzione intermedia: riconoscere le valutazioni del merito creditizio formulate internamente dalle banche (input, tra l altro, dei modelli ), senza ancora riconoscere in pieno i modelli stessi. 26

27 Linee generali del nuovo Accordo Primo pilastro: requisiti patrimoniali minimi (approccio evolutivo): rischio di credito rischi operativi Rischio di credito: 3 metodologie: Metodo standardizzato Metodo dei rating interni di base (IRB Foundation) Metodo dei rating interni avanzato (IRB Advanced) 27

28 Linee generali del nuovo Accordo Nuove categorie di rischi (oltre i rischi di credito e di mercato) : es. i rischi operativi Nuove tipologie di portafogli : es. cartolarizzazione, azioni, finanza di progetto,... Pluralità di metodologie per il calcolo dei requisiti: un approccio di base uno o più approcci basati sui sistemi aziendali di misurazione dei rischi 28

29 Linee generali del nuovo Accordo Parità di condizioni concorrenziali intesa come parità di opportunità offerte alle banche per l adozione di sistemi più rigorosi (che facciano crescente affidamento sui sistemi aziendali di misurazione) Approccio evolutivo (analogamente a quanto fatto per i rischi di mercato): la diversità dei portafogli bancari e l adozione di tecniche complesse rendono INADEGUATA l applicazione di regole prudenziali semplificate, uguali per tutti ( ONE- SIZE-FITS-ALL ): 29

30 Linee generali del nuovo Accordo Qualcosa non è cambiato (per ora) : Capitale complessivo. (Rischio di credito+ Rischi di mercato+ Rischi operativi) > = 8% Tuttavia: lavori in corso per migliorare la definizione comune di patrimonio di vigilanza (own funds) il mercato guarda sempre più ad altre misure di capitale (es. Tier 1, core Tier 1) 30

31 Linee generali del nuovo Accordo Regole vs discrezionalità L Accordo di Basilea del 1988 è contenuto in 30 pagine l emendamento del 1996 sui rischi di mercato (circa 5-10% dei requisiti complessivi) conta oltre 60 pagine il testo del nuovo Accordo arriva a circa 300 pagine allo stesso tempo, sono aumentate le aree rimesse alle scelte delle stesse banche o alla discrezionalità delle autorità di vigilanza: spiegazione del PARADOSSO: un calcolo più preciso implica: 1) l esigenza di prevedere metodi alternativi + semplici 2) la considerazione di un numero elevato di fattori di rischio 31

32 4. I REQUISITI PATRIMONIALI MINIMI (1 PILASTRO) 32

33 Il 1 pilastro I requisiti patrimoniali regolamentari fronteggiano i rischi tipici dell attività bancaria: di credito, di controparte, di mercato e operativi Sistema di regole modulari: Ampio ventaglio di opzioni per i sistemi di misurazione e gestione dei rischi anche diversificati per comparto di attività (entro certi limiti) Possibilità di articolare nel tempo l accesso a metodologie e processi più avanzati (gradualità). 33

34 Il 1 pilastro Rischio di credito = rischio che alla scadenza il debitore non onori le proprie obbligazioni contrattuali Rischio di controparte = rischio che la controparte di una transazione avente ad oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa Rischio di mercato = rischio connesso con le variazioni dei prezzi di mercato (tassi di interesse, tassi di cambio e corsi azionari) Rischi operativi = rischio di subire perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. 34

35 Il 1 pilastro I metodi disponibili Rischi credito controparte mercato operativi Standardizzato Valore corrente Standard Base (BIA) FIRB AIRB Standardizzato Modelli interni Modelli interni (VAR) Standardizzato Avanzati (AMA) 35

36 Il rischio di credito (1) In linea con lo spirito di Basilea 2, più metodi di calcolo vengono offerti alle banche: Uno semplificato, non dissimile nella sostanza dalla regola dell 8% (metodo standardizzato), che utilizza i rating delle agenzie (es. Moody s, S&P) Uno più avanzato, che utilizza invece i rating interni (prodotti dalle banche, sulla base delle proprie informazioni): metodo dei rating interni (Internal Rating Based, IRB). A sua volta, l IRB si distingue in un metodo di base e in uno avanzato, a seconda del numero di fattori di rischio che le banche sono chiamate a stimare. 36

37 Il rischio di credito (2) Obiettivi principali: maggiore correlazione tra patrimonio e rischio; stimolare le banche a migliorare le pratiche di gestione del rischio La scelta su quale metodo adottare è rimessa alle banche, ma previo rispetto di specifici requisiti, più stringenti nel metodo IRB. In analogia a Basilea 1, entrambi i metodi forniscono il valore ponderato delle attività esposte al rischio di credito (denominatore del coefficiente di solvibilità) e si applicano al banking book 37

38 Il rischio operativo (1) Perché il rischio operativo in Basilea 2? Incremento dimensioni banche complessità strutture organizzative e distributive innovazione finanziaria Ricorso a schemi giuridici complessi nell attività operativa Definizione (circ. 263 BI): Rischio di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni (frodi, errori umani, interruzioni dell operatività, catastrofi naturali) 38

39 Il rischio operativo (2) Come per il credito, Basilea 2 prevede 3 metodi: 1. Metodo base (Basic Indicator Approach) 2. Metodo standardizzato, simile al BIA, con la principale differenza di segmentare le attività bancarie nelle diverse linee di business 3. Metodi avanzati (Advanced Measurement Approaches) = medesima logica dei modelli interni per il rischo di credito (IRB) e di mercato (VaR) 39

40 1. Il metodo base Requisito patrimoniale = 15% del margine di intermediazione ( gross income ) Prendendo la media delle ultime 3 osservazioni su base annuale Trattandosi della metodologia di base, non prevede alcun requisito specifico ed è stato considerato dal Comitato di Basilea come il metodo adatto alle banche di minori dimensioni 40

41 2. Il metodo standardizzato (1) A differenza del BIA, tiene conto del diverso rischio operativo che può emergere nelle diverse attività bancarie (es. trading vs retail banking) richiede alle banche la ripartizione dell attivo in 8 linee di business, cui sono associati coefficienti (non più solo 15% ) Requisito = media delle ultime 3 osservazioni di (gross income per business line * associato coefficiente regolamentare) Vi possono accedere le banche medio-grandi (italia: es. patrimonio > 200 mln euro) Precisi requisiti in termini di controlli interni (es. auto-valutazione, revisione interna, classificazione aree di business) No autorizzazione, ma comunicazione preventiva a Banca d Italia 41

42 2. Il metodo standardizzato (2) 42

43 3. I metodi avanzati Vi possono accedere le banche medio-grandi ma che devono rispettare stringenti criteri organizzativi e quantitativi Es. dati interni di perdita operativa Dati esterni di perdita operativa Analisi di scenario Fattori del contesto operativio e del sistema dei controlli interni Requisito patrimoniale = somma di EL + UL Esplicita autorizzazione Banca d Italia (come IRB) 43

44 5. IL PROCESSO DI CONTROLLO PRUDENZIALE (2 PILASTRO) 44

45 Il 2 pilastro Prima fase (ICAAP) - autovalutazione della banca della propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica a fronteggiare tutti i rischi rilevanti Seconda fase (SREP) - processo di revisione e valutazione prudenziale, attraverso il quale l Autorità di vigilanza, attraverso un sistema integrato di controlli a distanza e verifiche in loco: riesamina l ICAAP; esprime un giudizio complessivo su: affidabilità degli strumenti di misurazione e di controllo dei rischi, adeguatezza del capitale destinato a fronteggiarli, assetti organizzativi e sistemi di controllo; ove necessario, attiva misure correttive. 45

46 Il 2 pilastro Prevede l esistenza presso le banche di coerenti strategie di patrimonializzazione e rischio, e la possibilità per la vigilanza di effettuare interventi correttivi particolarmente importante per le banche di grandi dimensioni (operatività e struttura organizzativa più complesse)... l approccio non vuole sostituirsi al giudizio del management (al quale rimane la responsabilità primaria): la vigilanza intende promuovere un dialogo più intenso, in modo tale da poter intervenire più prontamente 46

47 I 4 principi 1. Ogni banca deve avere una procedura interna per valutare la propria adeguatezza patrimoniale e una strategia per mantenerla nel tempo, tenendo conto dei possibili sviluppi sfavorevoli delle variabili di mercato. 2. I supervisori devono controllare le valutazioni e le strategie di adeguatezza patrimoniale delle banche, oltre che la loro capacità di assicurare il rispetto dei requisiti patrimoniali. I supervisori devono intraprendere azioni correttive in caso di giudizio negativo. 47

48 I 4 principi 3. I supervisori devono richiedere che le banche operino con coefficienti patrimoniali superiori al minimo e devono avere il potere di imporre requisiti superiori al minimo. 4. I supervisori devono cercare di intervenire con anticipo per evitare che il patrimonio scenda al di sotto del minimo e intraprendere azioni correttive se il patrimonio non viene mantenuto o riadeguato. 48

49 Quali rischi nel 2 Pilastro Quali rischi? Tutti quelli rilevanti per il singolo intermediario 1 pilastro (anche superando le ipotesi alla base delle regole di 1 pilastro) Es. diversificazione 2 pilastro. Es rischio di concentrazione rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione rischio di liquidità rischio strategico rischio di reputazione 49

50 Proporzionalità Si tratta di un principio-cardine di tutta la disciplina di Basilea 2: Tiene conto delle diversità degli intermediari - in termini di dimensioni, complessità e altre caratteristiche - dettando, per taluni ambiti, regole differenziate e sollecitando, in via più generale, un applicazione delle disposizioni coerente con le specificità di ciascun intermediario. Ove possibile, si tende a evitare un eccessiva prescrittività, indicando solo principi di carattere generale, integrati da linee guida applicative e indicazioni su prassi accettabili Italia: 3 classi di intermediari 50

51 6. INFORMATIVA AL MERCATO (3 PILASTRO) 51

52 Il 3 pilastro Rafforzamento della disciplina esercitata dal mercato sui comportamenti delle banche nel promuovere la solidità delle singole banche e del sistema... la sua efficacia dipende dalla disponibilità di informazioni affidabili, complete e tempestive, che consentano una valutazione adeguata delle condizioni finanziarie e reddituali delle banche 52

53 3 PILASTRO Quadri sinottici che riepilogano informazioni quantitative e qualitative Obiettivi: Il 3 pilastro trasparenza e comparabilità delle informazioni contenimento dei relativi oneri parità competitiva Principio di proporzionalità Dettaglio informativo commisurato alla complessità organizzativa della banca e al tipo di operatività svolta. 53

54 Il 3 pilastro Le informazioni sono pubblicate attraverso il sito internet della banca e pubblicate almeno una volta l anno, entro trenta giorni dalla pubblicazione del bilancio. Le banche autorizzate ad utilizzare i sistemi IRB e AMA pubblicano, almeno semestralmente, le informazioni di carattere quantitativo sui rischi e, almeno trimestralmente, le informazioni su patrimonio di vigilanza e adeguatezza patrimoniale. Le banche possono pubblicare le informazioni con maggiore frequenza, in considerazione della rilevanza delle attività svolte, della propria presenza in diversi Paesi e settori finanziari, della partecipazione a mercati finanziari e a sistemi internazionali di pagamento, regolamento e compensazione, della volatilità del valore delle esposizioni. 54

55 7. BASILEA 2 E LA CRISI 55

56 I lavori proseguono in Europa Dopo la pubblicazione del nuovo Accordo sul Capitale sono proseguiti intensi i lavori internazionali e nazionali per favorirne l attuazione nei vari paesi. Es. in Europa: Ruolo molto importante del Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (CEBS) tra il 2005 e il 2006 pubblicazione di definizione di numerose linee-guida su tanti aspetti della nuova disciplina, al fine di favorire la convergenza delle norme e delle prassi tra i paesi membri (validation, home-host, 2 pilastro) 56

57 e a Basilea Anche il Comitato di Basilea è fortemente impegnato nell attuazione delle nuove norme (es. Accord Implementation Group) con l idea di rispettare una pausa regolamentare regulatory burden (Basilea 2, IAS, ) better regulation e di riconoscere nei prossimi anni i modelli di portafoglio delle banche (non solo rating interni: Basilea 3) Tuttavia, la crisi finanziaria ha modificato i programmi di lavoro 57

58 Pre-crisi: La crisi (1) bassa volatilità e liquidità abbondante; tassi di interesse e premi al rischio a livelli minimi; innovazione finanziaria (prodotti strutturati, derivati: CRT) modello originate-to-distribute Soggetti che prima avevano difficoltà di accesso al credito si sono potuti indebitare su vasta scala: aumento rischio sistemico Dalla crisi settore immobiliare USA: Percezione di quanto fosse stata sopravvalutata la dispersione del rischio, quanto inadeguati fossero, in periodi di crisi, i metodi di valutazione e di gestione dello stesso, quanto fosse approssimativa la conoscenza dei prodotti che erano oggetto di scambio 58

59 La crisi (2) Settembre 2008: fallimento di Lehman Brothers Fallimento e salvataggio di tante grandi banche, non solo Usa Caduta verticale dei corsi di borsa Interventi massicci delle banche centrali e dei governi Strumenti vari di garanzia e ricapitalizzazione delle banche, anche in Italia 59

60 Quali conseguenze sulla regulation? Ri-discussione dei principi alla base della regolamentazione finanziaria: è opportuno lasciare il mercato libero? chi regolamentare? con quali strumenti? intenso dibattito, molte opinioni, tanti reports (forse troppi ) Basilea 2 è stata chiamata in causa come uno dei principali responsabili della crisi 60

61 I capi d accusa a Basilea 2 1. il livello di capitale in media non è sufficiente e dunque le banche sono fallite 2. i requisiti sono ciclici e dunque rafforzano la naturale fluttuazione dell economia (prociclicità) 3. B2 delega troppo alle agenzie di rating 4. i modelli interni non funzionano 5. B2 genera incentivi distorti 61

62 la difesa (1) 1. obiettivo di invarianza del capitale per una transizione raduale; in ogni caso, le regole non sono scritte sulla pietra 2. Ciclicità (sia al numeratore sia al denominatore del solvency ratio) insita in un approccio più risk-sensitive. Ma nel Framework meccanismi per attenuarla; ulteriori lavori in corso. 3. OK, ma era vero anche prima di B2. Ma possiamo eliminarle dai mercati? Forse no (cfr. Regolamento UE approvato ieri ) 62

63 la difesa (2) 4. B2: per la misurazione dei rischi i supervisori fanno leva sulle prassi delle banche: forse si è peccato nel voler cogliere tutto con i modelli ma forse è anche un problema di enforcement più che di regulation Quale alternativa? 5. B2 corregge molti degli incentivi distorti di B1 (es fuori bilancio) Last but not least: Basilea 2 non era ancora in vigore quando è scoppiata la crisi! 63

64 La risposta delle autorità Da un lato, si stanno proseguendo i lavori già intrapresi pre-crisi (es. patrimonio di vigilanza, grandi fidi) Dall altro, si stanno predisponendo affinamenti e rafforzamenti di Basilea 2: 1 pilastro (es cartolarizzazioni, trading book, monitoraggio requisiti) 2 pilastro (es. stress test, liquidità) 3 pilastro (disclosure & valuation) 64

65 La risposta delle autorità + ulteriori lavori: Ciclicità Livello di capitale? Regolamentazione agenzie di rating (UE) Cooperazione tra autorità (es. collegi di supervisori ) Leverage ratio 65

66 Qualche riferimento: Basilea 2: Nuovo Accordo di Basilea 2 Disposizioni di vigilanza della banca d Italia: Basilea 2 e la crisi: Cannata-Quagliariello, Bancaria 1/09 Financial Stability Forum (08), Rafforzare la solidità dei mercati e degli intermediari Kashyap, Rajan, Stein (08), Rethinking Capital Regulation Onado, Sironi (08): 66

67 Francesco Cannata Tel

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