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1 >RESeT Discussion Papers rivista mensile 01_2013 del 26/03/2013 ISSN:

2 Il nuovo schema di regolamentazione per le banche: Basilea III. Basilea II ha insegnato qualcosa? Francesco Ardolino Università degli Studi di Napoli Federico II 01_2013 Abstract In December 2010 a new international banking regulation, Basel III, was issued. It aims at stabilizing further the banking sector after subprime financial crisis. A stronger trade-off between financial stability and credit supply to the real economy can be forecast. Basilea III Basilea II Stabilità finanziaria Banche Italiane

3 1 Introduzione Sono passati all incirca venticinque anni dal primo tentativo di regolamentare il settore bancario a livello internazionale da parte del comitato di Basilea 1, sostenendo l adeguatezza patrimoniale degli istituti e la convergenza delle regole di vigilanza nazionali. Oggi è l anno di Basilea III, terza versione dello schema di regolamentazione. In questo quarto di secolo, il mercato finanziario è andato evolvendosi e, naturalmente, le regole di Basilea di pari passo l hanno seguito. Due principi di base, invece, non hanno subito mutamento: il patrimonio di vigilanza e l attivo ponderato per il rischio (da qui in poi APR ). Incrociando i due concetti sopramenzionati si può, così, riassumere il perno attorno al quale gira il sistema Basilea : se si vuole incrementare l attivo e il livello di rischio medio assunto da una banca, si deve detenere una maggiore quantità di patrimonio. Tutto ciò, per assicurare la stabilità e la sopravvivenza degli istituti bancari in modo che ne risulti salvaguardata, di riflesso, l economia reale. Tali idee, forse, tengono conto in maniera lieve della contraddizione in seno a se stesse: detenere più capitale costa di più e solitamente, questo maggior costo è addebitato alla clientela. Grazie a quest insieme di regole e le 1Il comitato di Basilea per la vigilanza bancaria è un'organizzazione internazionale istituita dai governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati (G10) alla fine del Il suo scopo è quello di promuovere la cooperazione fra le banche centrali e altre agenzie equivalenti allo scopo di perseguire la stabilità monetaria e finanziaria. relative contraddizioni si arriva al famoso trade off tra stabilità finanziaria e offerta di credito (livello di produzione e occupazione). A poco tempo dall entrata in vigore di Basilea III, l esperienza Basilea II in Italia ha reso evidenti determinate tendenze. Le regole di Basilea II, richiedendo coefficienti di capitale più robusti e penalizzando le operazioni prettamente commerciali, hanno incentivato gli istituti italiani a riallocare i loro portafogli a favore di attività finanziarie. Le banche italiane hanno irrobustito i loro coefficienti di patrimonio in buona parte attraverso riallocazioni degli attivi verso attività a rischio più basso (e in ottica Basilea II ciò comporta penalizzare la voce prestiti ) nel periodo appena successivo a Basilea II. In poche parole, il famoso trade off sussiste in egual modo ma le banche, avendo una valida alternativa alla completa ricapitalizzazione e sostenendo un minor costo, hanno preferito indirizzare risorse verso il settore finanziario, penalizzando ancor di più l economia reale. Basilea III, nonostante le novità introdotte, sembra avere lo stesso destino, se non peggiore. Il lavoro è diviso come segue: nel Paragrafo 2 si riporteranno cenni su Basilea III. Nel Paragrafo 3 analizzeremo le conseguenze dell applicazione di Basilea II e la reazione delle banche italiane. Nel paragrafo 4, basandoci sui risultati della ricerca effettuata e sulle nuove prescrizioni del comitato, cercheremo di valutare la bontà di Basilea III. Il paragrafo 5 riporterà le maggiori conclusioni.

4 2 La risposta alla crisi finanziaria 2007/08: Basilea III In data 30 marzo 2009 il comitato di Basilea annunciava che, in collaborazione con il financial stability board e i leader del G20, intendeva rispondere alla crisi finanziaria introducendo un nuovo schema di regolamentazione. I risultati del lavoro parallelo del comitato e delle altre autorità sopramenzionate sono stati resi noti a fine Nasce, così, lo schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari meglio conosciuto come Basilea III. Quest ultima rappresenta l ultimo passo di un processo di revisione regolamentare, iniziato nel 2008 come conseguenza delle pecche mostrate da Basilea II durante la crisi americana dei mutui subprime. Infatti, tutti i tre pilastri sono stati aggiornati soprattutto in riferimento ai maggiori rischi insiti nelle operazioni di cartolarizzazione. Inoltre, è stato rivisto il frame work per il rischio di mercato (Bank for interantional settlement, 2009a, 2009b). Basilea III, invece, mira ad aumentare la qualità del capitale mettendo in condizione le banche di assorbire meglio le perdite in condizione di continuità d impresa (Amediku, 2011). Per riuscire in questo intento il comitato ha lavorato secondo un approccio a due blocchi (Hannoun, 2010): modifica delle regole micro-prudenziali e implementazione di nuove regole macro-prudenziali. Le modifiche a livello micro sono state notevoli e riguardano: la migliore qualità, consistenza e trasparenza del patrimonio; una migliore copertura dei rischi; l introduzione di un indice di leva finanziaria (leverage ratio); l introduzione di requisiti di liquidità. Il coefficiente minimo di patrimonio rimane invariato all 8% mentre vengono innalzati quello per il CET 1 2 (al 4,5%) e per il tier 1 3 (al 6%). La nuova copertura dei rischi terrà conto di valori stressed per il calcolo dei requisiti patrimoniali. L indice di leva finanziaria tenderà a diminuire i dannosi processi di deleveraging 4. I nuovi due indici di liquidità, liquidity coverage ratio 2 Il common equity tier 1, formato in maniera preponderante da azioni ordinarie e riserve di utili, rappresenta il patrimonio di qualità più elevata e, quindi, con la massima capacità di assorbire le perdite. 3 Il tier 1 è formato dalla somma tra il CET1 (al netto delle deduzioni) e il tier 1 aggiuntivo (composto da azioni privilegiate e altri strumenti con capacità di assorbire perdite). 4 Termine inglese che indica la riduzione della percentuale di debiti in bilancio da parte di un entità economica. e net fund stable ratio (Buèková, Reuse, 2011), stabilizzeranno il ricorso ai vati tipi di finanziamento e fortificheranno gli istituti in vista di crisi di liquidità di breve e lungo periodo. I nuovi provvedimenti macro- prudenziali, invece, concernono: l introduzione di buffer di conservazione del capitale e/o anticiclici; l introduzione di accantonamenti anticiclici (forward looking); l introduzione di misure volte a ridurre il rischio sistemico derivante dalle interconnessioni bancarie. Il compito dei buffer 5 (formati in misura del 2,5% da strumenti di CET1) sarà quello di ridurre la pro ciclicità 6 delle regole di Basilea; il loro sarà un vero e proprio cushioning effect (un effetto imbottitura grazie al quale sarà più facile assorbire gli shock negativi derivanti dal mercato finanziario). Gli accantonamenti anticiclici diminuiranno la pro ciclicità causata dalla valutazione a fair value 7 degli strumenti finanziari in bilancio. Le misure che riducono il rischio sistemico causato da interconnessioni bancarie concernono una specifica regolamentazione delle g- sifi 8 e degli incentivi all uso delle ccp 9. Le due dimensioni discusse sono chiaramente interconnesse poiché una maggiore solidità dei singoli istituti bancari diminuisce il rischio di shock di portata sistemica. Il comitato ha previsto un periodo di transizione per l introduzione delle nuove norme per permettere agli istituti di conformarsi alla severità di queste ultime. L entrata in vigore a livello nazionale delle modifiche è stata prevista per il 1 gennaio 2013 e, salvo complicazioni, l entrata in vigore a pieno regime delle nuove regole decorrerà dal 1 gennaio I buffer rappresentano degli accantonamenti di patrimonio aggiuntivi rispetto ai requisiti patrimoniali. La nuova regolamentazione di Basilea III ne introduce due: buffer di conservazione del capitale, obbligatorio, e buffer anticiclico, facoltativo. 6 Per pro-ciclicità si intende quel fenomeno per cui l attività creditizia delle banche tende a seguire lo stesso andamento ciclico dell economia reale, con un forte incremento durante le fasi di crescita economica e un incremento modesto o addirittura una contrazione durante le fasi di rallentamento. 7 Il corrispettivo al quale un attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in un operazione fra terzi indipendenti. 8Global Systemic Important Financial Institution ossia banche a rilevanza sistemica globale. 9 Le controparti centrali sono un organo terzo che si interpone tra il venditore e l'acquirente che, dietro compenso, si assume il rischio che una delle parti coinvolte nei contratti sia insolvente.

5 3 Le banche italiane alle prese con Basilea II Per analizzare la reazione (capitalizzazione, composizione degli attivi di bilancio) delle banche italiane all entrata in vigore di Basilea II ci si è serviti dei dati contenuti e resi pubblici nelle relazioni annuali di Banca d Italia oltre che nella sua base informativa pubblica on-line 10. Partendo dal presupposto che Basilea II è entrata in vigore il 1 gennaio del 2007 (mentre per le banche che adottavano i metodi più avanzati di calcolo dei rischi di credito e operativi l entrata in vigore era prevista per il 1 gennaio del 2008), si è scelto di basare l analisi su dati di fine anno per il quadriennio La scelta di questo periodo è stata dettata dalle seguenti motivazioni: l analisi deve ricomprendere un periodo abbastanza ampio e che contiene sia anni precedenti sia successivi all entrata in vigore di Basilea II; disponendo di dati di fine anno, si è ritenuto che la valutazione debba fermarsi al 2009 giacché i dati 2010 possono, molto probabilmente, riflettere l influenza dell entrata in vigore di Basilea III (si ricorda che, a fine 2010, il Comitato di Basilea aveva già completato il testo di Basilea III). L analisi si basa su due step. Il primo passo sarà evidenziare se e come gli istituti italiani hanno irrobustito i loro ratio patrimoniali; il secondo metterà in evidenza la variazione nella composizione degli attivi patrimoniali bancari dopo gli aggiustamenti di capitale. E importante sottolineare che le valutazioni derivanti dallo studio dei dati potrebbero soffrire di alcune distorsioni o pecche; queste ultime potrebbero derivare, oltre che da generici fattori di domanda e offerta, dallo scoppio della crisi finanziaria dei mutui subprime nell estate Definire precisamente quale quota parte di reazione sia da addossare alle regole di Basilea piuttosto che agli altri fattori sopramenzionati non è cosa semplice. Quello che si può far notare qui è che la crisi dei mutui subprime ha avuto un effetto alquanto modesto sul sistema bancario Italiano. Ciò è confermato da una rilevazione condotta da Banca d Italia nell agosto 2007 sull esposizione del sistema bancario italiano ad attività collegate al segmento dei mutui ipotecari statunitensi subprime e Alt-A 11. Da 10Database interattivo che raccoglie, sotto forma di serie storica, informazioni statistiche su moneta, intermediari creditizi, tassi di interesse, mercato finanziario, conti finanziari, finanza pubblica, bilancia dei pagamenti, debito estero e posizione verso l estero in riferimento all Italia. 11Mutui caratterizzati da incompleta documentazione. quest ultima emerge che nessuna banca del sistema risultava esposta direttamente verso i comparti subprime e Alt-A statunitensi (cioè attraverso l erogazione diretta di mutui). A settembre del 2007 quaranta istituti presentavano esposizioni indirette per un ammontare di 4,9 miliardi, connesse con ABS, CDO e quote di fondi speculativi il cui sottostante era investito per circa la metà in crediti subprime e Alt-A; circa il 63 per cento di questi strumenti aveva un rating tripla A (Banca D Italia, 2007). Inoltre, le banche italiane hanno meglio resistito agli effetti sistemici negativi seguenti la crisi grazie al loro modello tradizionale d intermediazione. A differenza degli altri istituti europei, le banche italiane erano (e sono) tipicamente commerciali giacché la presenza dei prestiti verso il settore privato era (ed è) preponderante nell attivo rispetto agli asset puramente finanziari (Bancaria Editrice-ABI, 2010). In conclusione, quindi, si può affermare che i dati che saranno usati soffrono solo in minima parte gli scompensi creati dalla crisi finanziaria del Il processo di aggiustamento patrimoniale L analisi effettuata in questo paragrafo si focalizza sulle variazioni, rispettivamente, del Patrimonio di Vigilanza, dell Attivo ponderato in base al rischio e dei requisiti di capitale delle banche Italiane nel periodo che va dal 2006 al I dati usati sono relativi a: l intero sistema bancario italiano; i maggiori gruppi bancari italiani. Come si può notare dalla tabella 1 emerge che, a livello di sistema, le banche italiane nel 2006 erano ben capitalizzate, riportando un coefficiente totale di patrimonio di vigilanza del 10,7% contro l 8% richiesto dalla normativa. Inoltre, a fine 2009 il sistema bancario italiano mostrava un coefficiente totale del 12,1 %. Si è assistito anche a un aumento della qualità del capitale detenuto. Infatti, se si confrontano i valori dei tier tra il 2006 e il 2009 si può notare che le percentuali di aumento maggiori sono di CET 1 (18%) e tier 1 (13%). Analizzando l intero percorso , invece che semplicemente i vertici, è evidente che nell anno in cui la normativa è andata in vigore i coefficienti hanno registrato una piccola diminuzione. Questa diminuzione può essere spiegata in parte dalle nuove regole sulle deduzioni di capitale introdotte da Basilea II e in parte dalla diminuzione di tier Il tier 2 è formato da strumenti che non soddisfano i criteri di computabilità al tier 1 (strumenti subordinati ai depositi, con minimo cinque anni di scadenza e nessun incentivo al rimborso anticipato).

6 (variazione negativa del fondo oscillazione titoli) causata dalla crisi finanziaria nella seconda parte dell anno Osservando l evoluzione del patrimonio di vigilanza e dell APR, si può notare che il primo è aumentato gradualmente e continuamente in tutti i quattro anni mentre il secondo, dopo un aumento del 7,16 % dal 2006 al 2007, ha sperimentato dal 2007 al 2009 una diminuzione del 6,85 %. Ciò ci segnala che nel tempo (nello specifico, successivamente all entrata in vigore di Basilea II) le banche hanno modificato la composizione di portafoglio verso attività a più basso rischio. I coefficienti esibiti seppur elevati, quindi, non devono trarre in inganno; fondamentalmente riflettono non solo gli aumenti di capitale ma anche e soprattutto il mutamento della composizione di portafoglio a favore di attività a basso rischio. Gli stessi discorsi possono essere fatti per i cinque maggiori gruppi bancari tranne che per la qualità del capitale detenuto. Infatti, questi ultimi riportano un capitale di qualità minore rispetto alla media del sistema bancario. basso rischio. Il grafico 1 mostra la variazione relativa delle attività di bilancio bancario italiano nel quadriennio di riferimento. In tale periodo, le banche italiane hanno ridimensionato la voce prestiti del 3,61% mentre la voce securities 13 è aumentata di circa il 4,46%. Grafico1 Variazione relativa delle attività di bilancio sistema bancario Italiano periodo (valori %) Tabella 1 Patrimonio di vigilanza, attivo ponderato e coefficienti di patrimonio delle banche Italiane periodo sistema bancario italiano Patrimonio di vigilanza(mld ) 192, , , ,621 APR (mld ) 1800, , , ,785 Ratio CET1 (%) 7,3 7,2 7 8,9 Ratio T1 (%) 7,8 7,7 7,6 9WP Ratio Totale(%) 10,7 10,4 10,8 12,1 maggiori gruppi bancari Patrimonio di vigilanza(mld ) 120, , , ,93 APR (mld ) 1215, , , ,051 Ratio CET1 (%) 6 5,7 5,8 7,2 Ratio T1 (%) 6,7 6,4 6,7 8,3 Ratio Totale(%) 9,9 9,5 10,3 11,8 Ns. elaborazioni su dati Banca d Italia Grafico 2 Variazione relativa tipologia securities in bilancio sistema bancario Italiano periodo (valori %) Maggiori gruppi bancari: I cinque maggiori gruppi bancari Italiani in base alle attività totali (a fine anno); Ns. elaborazioni su dati Banca d Italia 3.2 La riallocazione delle attività di bilancio Nel precedente paragrafo abbiamo concluso che le banche Italiane dopo l attuazione di Basilea II hanno modificato il loro portafoglio a favore di attività a più basso rischio. Il secondo passo, ora, è quello di verificare quali siano queste famigerate attività a Ns. elaborazioni su dati Banca D Italia 13Titoli di Stato, altre obbligazioni e derivati.

7 La riallocazione di attività nel quadriennio , quindi, è andata a favore di titoli, obbligazioni e strumenti derivati. E palese l elevata specularità della riallocazione. L aumento relativo di strumenti prettamente finanziari è stato coperto per l 81% da una diminuzione relativa dei prestiti e per il restante 19% dalle altre poste come nel grafico 1 (solo la liquidità è rimasta pressoché relativamente invariata). Dal grafico 2, inoltre, si evince che nel quadriennio gli istituti hanno diminuito relativamente la presenza di bond governativi preferendo detenere altri tipi obbligazioni (qualcosa in più del 10%). Questo tipo di comportamento riflette, oltre a generici fattori di domanda e offerta, l influenza delle norme di Basilea II. Una sorta di trattamento di favore che Basilea II ha offerto agli strumenti finanziari piuttosto che a operazioni prettamente commerciali. Il sistema di rating o meglio le valutazioni delle agenzie di rating, sicuramente hanno avuto una pesante influenza sull andamento di tale processo. Queste ultime sono state accusate di clientelismo verso le compagnie e le istituzioni che valutano giacché queste ultime pagano delle commissioni per la loro valutazione. Secondo alcuni osservatori, questo conflitto d interesse ha guidato le agenzie ad ammorbidire i loro standard, portando a concedere rating troppo generosi relativamente al rischio di default dei titoli (Baghai, Servaes, Tamayo, 2012). Concludendo, gli istituti hanno trovato una via meno dispendiosa per mostrare requisiti di capitale robusti e stabili à la Basel, e ciò non ha modificato, in sostanza, l esistente trade off tra stabilità finanziaria (irrobustimento dei coefficienti di capitale) e offerta di credito all economia reale (livello di produzione e occupazione). 4 Basilea III alla luce degli avvenimenti passati Alla luce dei risultati emersi dalla ricerca effettuata possiamo trarre le seguenti conclusioni su Basilea III: la maggiore qualità e consistenza del capitale (specialmente quello primario o CET 1), insieme ai buffer patrimoniali e all obbligo di trattenere gli utili in determinati casi, costringerà le banche a raccogliere obbligatoriamente nuovo capitale sul mercato e ciò aumenterà il costo dello stesso; i nuovi requisiti di liquidità imporranno ulteriori costi opportunità agli istituti bancari, che dovranno trattenere ulteriori risorse piuttosto che utilizzarle; la revisione a rialzo dei coefficienti di ponderazione in base al rischio per gli strumenti finanziari ha ristretto il gap esistente tra questi ultimi e le attività prevalentemente commerciali (una banca prevalentemente d investimento con Basilea III risulta ancora avvantaggiata, anche se in maniera minore, rispetto a una prettamente commerciale). Questi motivi portano a pensare che, seppur le banche non si potranno affidare in egual modo a determinati trucchi per esibire coefficienti robusti di capitale, con la neonata Basilea III il trade off tra stabilità finanziaria e il livello di produzione risulterà amplificato e sbilanciato a favore della ricerca della prima, penalizzando oltremodo l economia reale. 5 Conclusioni Le banche italiane nel periodo hanno riallocato il loro portafoglio verso attività a più basso rischio. Specificatamente, l impegno in operazioni prettamente commerciali è diminuito relativamente del 3,61% mentre le operazioni di investimento (specialmente titoli obbligazionari) hanno sperimentato un aumento relativo del 4,46%. La riallocazione è stata speculare per l 81%. La causa di questo tipo di riallocazione è stata, per lo più, Basilea II, grazie al trattamento di favore accordato agli strumenti finanziari a livello di coefficienti di ponderazione in base al rischio. Alla luce di tali risultati, Basilea III, nonostante alcune sue novità (e anche se riuscirà a eliminare alcuni comportamenti elusivi ), basandosi sullo stesso principio-base (il metodo degli attivi ponderati in base al rischio), irrigidirà il trade off tra stabilità finanziaria e offerta di credito.

8 BIBLIOGRAFIA Amediku S., (2011), Was Basel III necessary and will it bring about prudent risk management in banking?, Bank of Ghana, working paper No. 2011/01. Baghai R., Servaes H., Ane Tamayo A., (2012), Have Rating Agencies Become More Conservative? Implications for Capital Structure and Debt Pricing, Stockholm School of Economics-CEPR-LSE. Banca D Italia, (2007), Relazione annuale sul 2007, Roma. Bancaria editrice-abi, 2010, Basilea 3 e l impatto sui finanziamenti bancari alle imprese italiane, Contributi bancaria editrice n. 10, Roma. Bank for international settlements, (2009a), Revisions to the Basel II market risk Frame work, Basilea. Bank for international settlements, (2009b), Enhancements to the Basel II Frame work, Basilea. Buèková V., Reuse S.,(2011), Basel III Global Liquidity Standards: Critical Discussion and impact onto the European Banking Sector, Brno, Masaryk University. Hannoun H., (2010), Towards a global financial stability framework, 45th SEACEN governors conference Siem Reap province, Cambodia

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