Banche e assicurazioni nella finanza globale: il ruolo della supervisione
|
|
- Donata Serafini
- 8 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 Montepaschi Vita Annual Forum Banche e assicurazioni nella finanza globale: il ruolo della supervisione Scaletta dell intervento di Fabrizio Saccomanni Direttore Generale della Banca d Italia Roma, 12 ottobre 2007
2 1. BANCHE E ASSICURAZIONI: ANALOGIE E DIFFERENZE Il lavoro dei Professori Beltratti e Corvino mette bene in luce il tema delle analogie e delle differenze tra banche e assicurazioni. Da un lato, è innegabile che i profondi cambiamenti che, soprattutto dall inizio degli anni novanta, hanno interessato l assetto dei sistemi finanziari internazionali abbiano contribuito a una significativa integrazione tra settori creditizio, mobiliare e assicurativo. I prodotti finanziari tipici dei tre settori si sono parimenti sviluppati, rendendo meno netto il confine tra i bisogni che essi intendono soddisfare. L evoluzione della vigilanza da un modello basato sulla natura dei soggetti regolati a uno incentrato sulle finalità da perseguire appare la naturale conseguenza di tale integrazione. Nel modello per finalità ciascuna autorità è responsabile di una specifica tipologia di controlli nei confronti di tutti gli intermediari finanziari (indipendentemente dal settore in cui essi operano). Le tipologie di controlli corrispondono, a loro volta, alle finalità stabilità dei singoli intermediari e del sistema bancario nel suo complesso e trasparenza e correttezza dei loro comportamenti che la regolamentazione intende perseguire. Con la rilevante eccezione del settore assicurativo e di quello dei fondi pensione, l architettura della vigilanza nel nostro Paese è, di fatto, un modello per finalità. Il perseguimento della stabilità è affidato alla responsabilità della Banca d Italia; quello della trasparenza è attribuito alla Commissione nazionale per le società e la borsa. Sono all esame del Parlamento riflessioni sulle modalità con cui rendere maggiormente esplicite nel nostro sistema finanziario le caratteristiche tipiche del modello per finalità. Dall altro lato, come ben sottolineano i Professori Beltratti e Corvino, pur avendole rese meno nette, i processi di cambiamento in atto nei sistemi finanziari non sono stati tali da eliminare le specificità che ancora contraddistinguono, soprattutto con riferimento alla natura dei rischi assunti, le 2/14
3 attività nei diversi comparti dell intermediazione. In particolare, la diversa natura dei rischi bancari e assicurativi rappresenta la maggiore difficoltà che, nonostante i progressi compiuti, i sistemi di misurazione congiunta e le tecniche di gestione integrata dei diversi profili di rischiosità di fatto ancora incontrano. Tra i vari fattori alla base di questa difficoltà, due mi paiono particolarmente rilevanti. In primo luogo, ciascun rischio finanziario può essere quantificato solo sulla base di precise ipotesi sull orizzonte temporale rilevante, da intendersi come il tempo necessario perché l operatore possa modificare la propria posizione di rischio. Poiché tale parametro varia significativamente con il tipo di rischio da misurare (si va da uno o alcuni giorni per i rischi di mercato, a un anno per il rischio di credito, a vari anni per il rischio assicurativo delle polizze-vita), la quantificazione dell entità delle perdite associate al complesso di questi rischi presuppone una scelta in qualche modo arbitraria, che può determinare un elevato grado di approssimazione nella misurazione integrata dei rischi. In secondo luogo, risulta particolarmente difficile misurare con precisione la correlazione fra i diversi rischi. Ad esempio, l assenza di serie storiche sufficientemente lunghe relative a eventi connessi con il manifestarsi congiunto del rischio di credito e di quello assicurativo non consente di valutare con accuratezza i possibili benefici derivanti dalla presenza contemporanea di un operatore nei due settori di attività ( benefici da diversificazione ). Le diversità che caratterizzano l attività, i rischi assunti e la misurazione degli stessi nei diversi comparti finanziari trovano riflesso nell approccio alla regolamentazione prudenziale adottata dalle autorità di Vigilanza, sia a livello internazionale sia a livello di singolo paese. Le differenze che caratterizzano gli impianti prudenziali spaziano dalle regole contabili alla stessa definizione di patrimonio, al ruolo assunto dal capitale, dagli accantonamenti e dalle riserve tecniche. 3/14
4 2. LA REGOLAMENTAZIONE DEI CONGLOMERATI IN EUROPA La bancassicurazione si è sviluppata in Europa già nel corso degli anni ottanta. Attualmente, molte tra le principali banche e compagnie di assicurazione hanno una rilevante attività inter-settoriale e si configurano come conglomerati finanziari ai sensi della direttiva 2002/87/CE, sulla quale tornerò tra breve. I conglomerati, spesso con ampia articolazione cross-border, hanno orientamento prevalentemente bancario, con un valore mediano della quota delle attività bancarie su quelle totali pari a quasi il 90 per cento. Non mancano peraltro i conglomerati di matrice assicurativa. Nei conglomerati finanziari i rischi tipici dei diversi settori si combinano, rendendo più difficile la valutazione dell adeguatezza patrimoniale; strutture di gruppo più complesse pongono sfide all efficacia della regolamentazione e della vigilanza condotta sulle singole componenti. Riflessioni sulle modalità per rafforzare la supervisione su operatori finanziari diversificati sono da tempo condotte dalle autorità di vigilanza. In sede internazionale, fin dall inizio degli anni novanta, sono state compiute valutazioni sugli strumenti più adeguati per vigilare sui conglomerati, riducendo il rischio di arbitraggio regolamentare. I lavori hanno tratto impulso con la costituzione, nel 1996, del Joint Forum, un organismo formato da rappresentanti delle autorità di vigilanza delle banche, delle assicurazioni e dei valori mobiliari. In tale ambito i fattori che rendono necessario un approccio organico alla vigilanza sui conglomerati sono stati individuati nel rischio che il patrimonio subisca diluizioni a causa dell utilizzo degli stessi elementi patrimoniali per fronteggiare rischi in parti diverse del medesimo gruppo (double gearing), nella possibile maggiore concentrazione dei rischi e nel rischio di contagio. Il Joint Forum ha nel tempo proposto una serie di soluzioni regolamentari e strumenti di vigilanza utilizzabili per valutare l adeguatezza patrimoniale del conglomerato e per garantire che le autorità di vigilanza dispongano di una 4/14
5 visione unitaria della sua esposizione ai rischi. In Europa le indicazioni del Joint Forum sono alla base della definizione della direttiva relativa alla vigilanza supplementare sui conglomerati finanziari. La normativa comunitaria in materia di conglomerati ha integrato le norme settoriali con specifiche previsioni sull adeguatezza patrimoniale, la concentrazione dei rischi e le operazioni intra-gruppo dei conglomerati; essa ha definito, inoltre, le modalità con cui le autorità incaricate della vigilanza sulle componenti del conglomerato devono coordinarsi e scambiarsi informazioni. I lavori di predisposizione della proposta di direttiva conglomerati e il negoziato per la sua approvazione hanno consentito l avvio, anche in Europa, di un confronto fra gli impianti regolamentari e di vigilanza in vigore nei principali settori dell intermediazione finanziaria. Allo stesso tempo, l avvio del processo di revisione delle procedure per l elaborazione della legislazione comunitaria (il cosiddetto processo Lamfalussy) ha permesso che tale confronto potesse avvenire nell ambito delle strutture che avrebbero coadiuvato l elaborazione normativa della Commissione europea in materia finanziaria. In particolare, in seguito alla creazione, nel 2004, del Committee of European Securities Regulators (CESR), del Committee of European Banking Supervisors (CEBS) e del Committee of European Insurance and Occupational Pension Supervisors (CEIOPS), alcune tematiche di interesse comune ai tre settori (quali, ad esempio, la rappresentazione contabile delle attività vigilate, la regolamentazione sull outsourcing di alcune attività connesse e la regolamentazione relativa ai controlli interni degli intermediari finanziari) hanno potuto essere trattate con regolarità in riunioni periodiche fra i presidenti dei tre Comitati. Più recentemente, in relazione alla necessità di affrontare le numerose questioni relative all applicazione negli Stati membri della direttiva conglomerati, i Comitati settoriali hanno costituito nell aprile 2006 l Interim Working Committee on Financial Conglomerates (IWCFC). 5/14
6 3. I CONGLOMERATI IN ITALIA Le norme della direttiva sui conglomerati sono state recepite in Italia dal Decreto Legislativo n. 142 del 30 maggio Esso, come ha fatto la direttiva a livello comunitario, ha imposto che l attuazione della vigilanza supplementare avvenisse attraverso un confronto fra le autorità di vigilanza settoriali, alle quali è stato richiesto di definire specifici accordi per l applicazione della normativa nazionale. A tale scopo nel settembre del 2005 è stata formalizzata, con l ISVAP e successivamente con la CONSOB, la costituzione di una sede di confronto sistematico sui problemi dei conglomerati (il Tavolo Tecnico Conglomerati (TTC)). Come primo adempimento, il tavolo tecnico ha elaborato un primo Accordo di Coordinamento, sottoscritto dalle tre autorità il 16 marzo Le tre autorità hanno proseguito i propri lavori al fine di definire i criteri di calcolo dei requisiti patrimoniali supplementari per i conglomerati e i contenuti degli altri istituti prudenziali previsti dalla direttiva. La Banca d Italia e l ISVAP hanno, inoltre, avviato un confronto con gli intermediari bancari e assicurativi con riferimento alla loro identificazione come conglomerati finanziari, alle disposizioni applicative delle metodologie di calcolo dell adeguatezza patrimoniale dei conglomerati, nonché alla definizione della disciplina relativa agli altri istituti di vigilanza supplementare. Le riunioni con i conglomerati a prevalenza bancaria hanno reso evidente che tali gruppi rappresentano una realtà variegata, con livelli di integrazione che dipendono dal disegno strategico e dal ruolo attribuito al business assicurativo. 6/14
7 4. LA PROPOSTA SOLVENCY 2 Lo scorso luglio la Commissione europea ha adottato una proposta di direttiva sul nuovo regime di vigilanza prudenziale delle compagnie di assicurazione e riassicurazione (Solvency 2). Uno degli obiettivi di Solvency 2 è quello di istituire un sistema di solvibilità che tenga conto in modo più accurato, rispetto al sistema vigente, dei rischi effettivamente assunti dalle singole imprese. Si tratta di un provvedimento importante, perché avvicina il linguaggio utilizzato dalle autorità di vigilanza assicurative a quello delle autorità bancarie. Al pari della direttiva sui requisiti per le banche e le imprese di investimento (Capital Requirements Directive, CRD), Solvency 2 sarà caratterizzata da tre diversi strumenti di controllo (o pilastri). Il primo riguarda i requisiti quantitativi e prevede un nuovo approccio per il calcolo dei livelli minimi di capitale che le imprese devono detenere. Questi potranno essere determinati utilizzando delle formule standard o sulla base dei modelli interni sviluppati dalle imprese di assicurazione, previa autorizzazione delle autorità di vigilanza. A questo primo livello di controllo ne sono affiancati altri due, nella consapevolezza che i requisiti minimi, ancorché quantificati con metodologie più avanzate e accurate, non sono di per sé sufficienti a garantire la solidità dell intermediario. Il secondo pilastro, oltre a definire i requisiti qualitativi (meccanismi di governance, sistemi di controllo interno, presidi per la gestione dei rischi) richiede alle imprese assicurative, analogamente a quanto previsto per le banche, di condurre regolarmente una propria valutazione dei rischi e dell adeguatezza patrimoniale. In tale ambito, le autorità di vigilanza svolgeranno un processo di revisione e valutazione circa l adeguatezza delle strategie, dei processi e delle procedure di reporting adottati dall impresa. 7/14
8 Infine, il terzo pilastro mira a rafforzare, con specifici requisiti di trasparenza, l effetto disciplinante che il mercato può esercitare sugli intermediari. Un ulteriore elemento di novità per il settore assicurativo che anch esso avvicina le regole prudenziali assicurative a quelle bancarie riguarda l ambito di applicazione, prevalentemente a livello di gruppo, di Solvency 2. Se tale impostazione sarà mantenuta, la supervisione delle imprese di assicurazione, attualmente centrata sulle singole imprese (solo supervision), risulterà radicalmente modificata. La vigilanza a livello di gruppo pone, per gli operatori con rilevante articolazione cross-border, problemi peculiari di ripartizione di compiti e di responsabilità tra autorità del paese di origine della capogruppo (home) e quelle dei paesi ospitanti le filiazioni (host). Ai fini dell esercizio della vigilanza, la proposta Solvency 2 introduce il concetto di autorità responsabile della supervisione sul gruppo assicurativo (group supervisor, il consolidated supervisor nella terminologia della CRD), alla quale sono assegnati specifici compiti di coordinamento e poteri decisionali su aspetti chiave della vigilanza di gruppo, ivi compresa la possibilità di far prevalere la propria decisione circa l autorizzazione all utilizzo dei modelli interni adottati dall impresa ai fini prudenziali. Sotto tale profilo, la proposta della Commissione prevede una procedura simile a quella contenuta nell art. 129 della CRD per le banche. Rispetto alla disciplina bancaria, il ruolo dell autorità responsabile della vigilanza a livello consolidato diverrebbe particolarmente incisivo nel caso in cui al gruppo assicurativo cross-border sia applicato il cosiddetto dispensation regime, che si realizza quando la capogruppo si impegna attraverso una dichiarazione scritta, legalmente vincolante e resa pubblica a trasferire fondi propri a favore della filiazione estera nel caso in cui ciò sia necessario, ossia in situazione di insolvenza di quest ultima (group support). In tal caso, l autorità host perde la competenza in materia di rispetto di requisiti patrimoniali, non potendo più adottare misure correttive al livello della filiazione. 8/14
9 È certamente prematuro fornire una valutazione complessiva circa il grado di convergenza tra discipline bancaria e assicurativa che deriverà dalla piena attuazione di Solvency 2. La proposta è infatti ancora oggetto di negoziazione presso il Parlamento europeo e il Consiglio. Esistono certamente, e sono chiari fin da ora, alcuni profili sui quali non sarà possibile pervenire a soluzioni omogenee. Alcune scelte tecniche, quali ad esempio quelle riguardanti la misurazione della correlazione tra i rischi e dei benefici della diversificazione, continueranno a riflettere le differenze tra attività assicurativa e bancaria e le caratteristiche dei rischi ai quali le due categorie di intermediari sono esposti. Tuttavia, è indiscutibile che essa segnali la volontà di migliorare il dialogo, anche a livello regolamentare, tra il mondo assicurativo e quello bancario. La scelta di sposare un approccio di vigilanza basato sui rischi e di fare affidamento sulle migliori pratiche diffuse presso gli intermediari anche nell azione di controllo prudenziale rende la filosofia sottostante le due discipline più vicina che in passato. 5. LE RECENTI TURBOLENZE SUI MERCATI FINANZIARI: ALCUNE RIFLESSIONI Sebbene l impatto della crisi del mercato americano dei mutui subprime sugli intermediari italiani (banche, assicurazioni e imprese d investimento) possa considerarsi contenuto nel confronto internazionale, le implicazioni delle turbolenze innescate dalla crisi assumono rilevanza anche per il nostro sistema finanziario. Occorre far sì che dall esperienza recente si traggano indicazioni utili per gli sviluppi futuri, sia nel campo dei meccanismi di funzionamento del mercato finanziario sia in quello dell intervento regolamentare volto a contenere le conseguenze di eventuali fallimenti del mercato. Come noto, le perdite stimate derivanti dal deterioramento dei mutui subprime alle famiglie americane si aggirerebbero intorno a 100 miliardi di dollari. Se 9/14
10 così fosse, si tratterebbe di un ammontare pari a circa l 8 per cento del mercato dei mutui subprime e a circa l 1 per cento del complesso dei mutui alle famiglie americane. Sebbene si tratti di perdite significative in valore assoluto, esse risultano tutto sommato relativamente contenute in proporzione alla dimensione del mercato statunitense dei mutui alle famiglie. Diversi sono i fattori che, tuttavia, hanno fatto sì che la prospettiva di perdite relativamente contenute provocasse di fatto sui mercati finanziari mondiali una ampia serie di effetti a catena di rilevante portata, che hanno finito per estendersi anche al mercato interbancario, richiedendo l intervento delle banche centrali. Tre di questi fattori risultano a mio avviso determinanti nello spiegare la dinamica della crisi. Il primo fattore è connesso con il progressivo affermarsi di un modello di intermediazione di tipo originate and distribute rispetto al precedente modello di tipo buy and hold. Nel modello originate and distribute, come noto, i rischi di credito tendono a essere distribuiti al di fuori del bilancio dell intermediario che ha inizialmente erogato il prestito, facendo ricorso alle cartolarizzazioni e ad altri strumenti di trasferimento del rischio, come i derivati di credito. La dinamica della crisi ha mostrato come questo modello di intermediazione, i cui vantaggi in termini di diffusione e diversificazione dei rischi sono certamente significativi, possa essere soggetto a problemi nella struttura degli incentivi, sia nella fase di origination che in quella di distribution. Incentivi perversi nella fase di origination, infatti, hanno determinato un abbassamento degli standard di erogazione dei mutui e un conseguente decadimento della qualità dei prestiti, proprio a causa della prospettiva degli originator di trasferire ad altri il relativo rischio. D altro canto, incentivi perversi nella fase di distribution hanno contribuito, anche per effetto della crescente domanda di strumenti caratterizzati da un elevato profilo rischio-rendimento, alla diffusione di prodotti di credito strutturati altamente complessi, per i quali il controllo dell evoluzione dei rischi 10/14
11 sottostanti risulta, di fatto, oltremodo problematico. È un fatto che alcuni tra i maggiori investitori in prodotti di credito strutturati sono state proprio highly leveraged institutions, come gli hedge funds, che richiedono questi strumenti per mantenere elevato il livello dei rendimenti. Alcuni incentivi tipici della fase di distribution, inoltre, sono stati, almeno in parte, influenzati dalle agenzie di rating, sul cui ruolo si sta attualmente riflettendo. In questo contesto, la difficoltà di quantificare in che misura la performance di alcuni di questi prodotti risenta del deterioramento dei mutui subprime sottostanti ha provocato un vero e proprio prosciugamento della liquidità sul mercato secondario. In un clima di elevata incertezza, le condizioni di illiquidità si sono estese all intero mercato delle asset backed securities (ABS), indipendentemente dal fatto che le attività sottostanti fossero o meno legate al segmento subprime. Il secondo fattore deriva dal progressivo incremento, registrato nel corso degli ultimi anni, della leva finanziaria con cui si è investito nei prodotti di credito strutturati. L utilizzo di una elevata leva finanziaria, infatti, fa sì che perdite cash relativamente contenute possano risultare di fatto significativamente ampliate, e incidere in misura elevata, pertanto, sulla propensione degli operatori a negoziare sul mercato secondario. Il terzo fattore è connesso con le relazioni tra le banche e alcuni speciali veicoli (conduit e structured investment vehicles, SIV) che investono, tra l altro, in prodotti di credito strutturati. Le difficoltà interpretative delle regole contabili sul consolidamento delle cosiddette special purpose entities (SPE), che hanno a volte consentito che i veicoli fossero off-balance, e il meccanismo di funzionamento di alcune regole prudenziali presenti in Basilea 1 possono talvolta aver indotto le banche a investire in ABS e altri prodotti di credito strutturati proprio attraverso i veicoli off-balance anziché direttamente. Come sappiamo, l incertezza in merito alla effettiva valutazione dei prodotti strutturati detenuti nei portafogli dei veicoli ha provocato tensioni sul mercato della carta commerciale a breve termine (sul quale i veicoli si finanziano) e ha richiesto 11/14
12 l effettivo utilizzo delle linee di liquidità offerte dalle banche sponsor. Ne sono quindi derivate tensioni fin sul mercato interbancario. Ritengo sia utile ricordare, inoltre, che i tre fattori che ho brevemente richiamato (l affermazione di un modello originate and distribute, l incremento della leva finanziaria e le relazioni tra banche e conduit) hanno operato in un contesto regolamentare di transizione, nel quale si sono via via definite le nuove regole prudenziali che entreranno effettivamente in vigore a partire dal prossimo anno (Basilea 2). 6. POSSIBILI LINEE DI AZIONE La cesura tra Basilea 1 e Basilea 2 è significativa. Il nuovo approccio prudenziale è maggiormente in linea, rispetto al passato, con le prassi di gestione del rischio adottate dagli operatori sul mercato. Da questo punto di vista, e nonostante le specificità che ancora contraddistinguono l operatività e i rischi delle banche rispetto a quelli delle compagnie assicurative, la prospettiva di adozione di Solvency 2 si colloca lungo un solco analogo, che bilancia le esigenze di sviluppo e innovazione dei mercati con quelle di intervento pubblico nel caso di fallimento degli stessi. Ogni regolamentazione è per sua natura perfettibile, e Basilea 2 non rappresenta certamente una eccezione. Il Comitato ha già da tempo avviato una serie di riflessioni su argomenti specifici (come ad esempio la gestione del rischio di liquidità da parte delle banche e il trattamento prudenziale degli strumenti finanziari detenuti nel trading book). Le riflessioni potranno condurre, anche nella stessa fase di effettiva implementazione delle nuove regole, ad azioni di fine tuning, in grado di accrescere l efficacia dei requisiti prudenziali previsti dall Accordo. Al più efficace perseguimento della stabilità finanziaria internazionale contribuirà, in Europa, il processo di verifica del funzionamento dell assetto complessivo dell architettura regolamentare. La normativa europea che ha 12/14
13 introdotto la procedura Lamfalussy relativa al funzionamento delle strutture di regolamentazione e vigilanza sul sistema finanziario nell UE richiede infatti che la procedura sia sottoposta a revisione entro la fine di quest anno. La revisione delle strutture Lamfalussy dovrebbe essere volta a consolidare il ruolo dei Comitati settoriali nell orientare le prassi di vigilanza delle autorità dei Paesi membri. Il rafforzamento dello status giuridico e del mandato dei Comitati, unitamente al miglioramento dei meccanismi decisionali al loro interno, contribuiranno a rendere più spedito il processo di convergenza e più efficace l attività di vigilanza sugli intermediari con rilevante articolazione cross-border. Nonostante la discussione sia ancora in corso, è da attendersi che, al termine della revisione, il dialogo e il coordinamento tra le autorità settoriali risultino ulteriormente rafforzati. È ancora presto per trarre dalle esperienze vissute nell estate chiare indicazioni di policy, e in materia sono in corso riflessioni e analisi approfondite sia a livello europeo (Ecofin, BCE) sia a livello internazionale nell ambito del G7 e del Financial Stability Forum, presieduto dal Governatore della Banca d Italia, Mario Draghi. In questi contesti occorrerà certamente riflettere sul grado di trasparenza del comparto della finanza strutturata, soprattutto con riferimento alla specifica allocazione dei rischi; sull adeguatezza dei sistemi di gestione del rischio di liquidità da parte delle banche, anche alla luce delle interconnessioni tra i rischi di market liquidity e funding liquidity; sui meccanismi di valutazione e di pricing dei prodotti di credito strutturati, nonché sui modelli utilizzati dalle agenzie di rating nel processo di assegnazione dei loro giudizi. In ogni caso, al di là della necessità di disegnare regole prudenziali che, nel rispetto dei meccanismi di mercato, risultino sempre più efficaci, l esperienza delle recenti turbolenze mostra chiaramente l importanza della reputazione e della fiducia nei mercati finanziari. Crisi di fiducia, come abbiamo visto, possono ostacolare l efficiente funzionamento di importanti comparti del 13/14
14 mercato finanziario, come quello interbancario; fattori reputazionali possono far sì che il modello originate and distribute si dimostri, in caso di difficoltà, del tutto inefficace, costringendo le banche ad affrontare e sostenere l impatto di rischi che pensavano di aver trasferito. È importante che tanto gli intermediari quanto le autorità di controllo tornino a riflettere anche su questi fattori. 14/14
II.11 LA BANCA D ITALIA
Provvedimento del 24 marzo 2010. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di contenuto generale della Banca d Italia nell esercizio delle funzioni di vigilanza bancaria
DettagliAvvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di
DettagliVigilanza bancaria e finanziaria
Vigilanza bancaria e finanziaria DISPOSIZIONI DI VIGILANZA IN MATERIA DI POTERI DI DIREZIONE E COORDINAMENTO DELLA CAPOGRUPPO DI UN GRUPPO BANCARIO NEI CONFRONTI DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO
DettagliREGOLAMENTO EMITTENTI
REGOLAMENTO EMITTENTI ATTESTAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI E DEGLI ORGANI AMMINISTRATIVI DELEGATI SUL BILANCIO D ESERCIZIO E CONSOLIDATO E SULLA RELAZIONE
DettagliOrientamenti. sulla serie di scenari da utilizzare nei piani di risanamento ABE/GL/2014/06. 18 luglio 2014
ABE/GL/2014/06 18 luglio 2014 Orientamenti sulla serie di scenari da utilizzare nei piani di risanamento 1 Orientamenti ABE sulla serie di scenari da utilizzare nei piani di risanamento Status giuridico
DettagliIORP II Quali opportunità per la previdenza complementare italiana?
IORP II Quali opportunità per la previdenza complementare italiana? Roma, 20 novembre 2014 Elena Moiraghi DIRETTIVA 2003/41/CE PRINCIPALI TAPPE 1991 Prima proposta di direttiva della Commissione europea
DettagliREGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO
REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO APPROVATO DAL CONSIGLIO GENERALE NELL ADUNANZA DEL 28/06/2013 Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro 1 INDICE AMBITO DI APPLICAZIONE p. 3 TITOLO I: PRINCIPI
DettagliIII PILASTRO INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31/12/2014
III PILASTRO INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31/12/2014 1 Premessa Le disposizioni contenute nella Circolare della Banca d Italia n.216 del 5 agosto 1996 7 aggiornamento del 9 luglio 2007, Capitolo V - Vigilanza
DettagliREGOLAMENTO PER GLI IMPIEGHI DEL PATRIMONIO
REGOLAMENTO PER GLI IMPIEGHI DEL PATRIMONIO (approvato dalla Commissione Centrale di Beneficenza nella riunione del 28 febbraio 2005; coordinato con le modifiche deliberate il 24 luglio 2007, il 16 dicembre
DettagliCorso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007
Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani AA. 2006-2007 PIANO e PIANIFICAZIONE 3 Pianificazione È il Processo con il quale un individuo, una impresa, una istituzione, una collettività territoriale
DettagliOSSERVAZIONI SUL DOCUMENTO DI CONSULTAZIONE CONSOB AVVIO DEL LIVELLO 3 SUL NUOVO REGOLAMENTO INTERMEDIARI CONFRONTO CON IL MERCATO
Roma, 30 gennaio 2008 OSSERVAZIONI SUL DOCUMENTO DI CONSULTAZIONE CONSOB AVVIO DEL LIVELLO 3 SUL NUOVO REGOLAMENTO INTERMEDIARI CONFRONTO CON IL MERCATO L ANIA ha esaminato i contenuti della documentazione
DettagliIl risk management nell investimento previdenziale: il quadro di riferimento
Laura Crescentini Il risk management nell investimento previdenziale: il quadro di riferimento Le nuove sfide della gestione previdenziale Roma, 29 marzo 2012 Il quadro di riferimento D. M. n. 703/1996
DettagliSpett.le Dipartimento del Tesoro Direzione IV dt.direzione4.ufficio2@tesoro.it dt.direzione5.ufficio4@tesoro.it
Spett.le Dipartimento del Tesoro Direzione IV dt.direzione4.ufficio2@tesoro.it dt.direzione5.ufficio4@tesoro.it Oggetto: osservazioni al documento di consultazione del Ministero dell economia e delle finanze,
DettagliIL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO
http://www.sinedi.com ARTICOLO 27 OTTOBRE 2008 IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO PRODUZIONE DI VALORE E RISCHIO D IMPRESA Nel corso del tempo, ogni azienda deve gestire un adeguato portafoglio di strumenti
DettagliREGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI ROVIGO
REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI ROVIGO AMBITO DI APPLICAZIONE TITOLO I PRINCIPI GENERALI Finalità del processo di gestione del patrimonio Fondo stabilizzazione
DettagliING Lease (Italia) S.p.A. Informativa al pubblico Pillar III 31/12/2013
ING Lease (Italia) S.p.A. Informativa al pubblico Pillar III INTRODUZIONE La disciplina di Basilea II è una iniziativa internazionale in base alla quale gli istituti finanziari dei Paesi aderenti vengono
DettagliMONITORAGGIO SULL AVVIO DEL CICLO DI GESTIONE DELLA PERFORMANCE 2013 DELL ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE
Istituto Nazionale Previdenza Sociale MONITORAGGIO SULL AVVIO DEL CICLO DI GESTIONE DELLA PERFORMANCE 2013 DELL ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE ORGANISMO INDIPENDENTE DI VALUTAZIONE 1 INDICE
DettagliAccordo di coordinamento in materia di identificazione e adeguatezza patrimoniale dei conglomerati finanziari
Accordo di coordinamento in materia di identificazione e adeguatezza patrimoniale dei conglomerati finanziari La Banca d Italia, la CONSOB e l ISVAP VISTA la direttiva 2002/87/CE del Parlamento europeo
DettagliREGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FANO
REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FANO 1 INDICE AMBITO DI APPLICAZIONE p. 3 TITOLO I: PRINCIPI GENERALI Art. 1 Finalità del processo di gestione del patrimonio
DettagliStrategia di classificazione della clientela relativamente ai servizi d investimento offerti dalla Banca Nazionale del Lavoro SpA
relativamente ai servizi d investimento offerti dalla Banca Nazionale del Lavoro SpA Classification Policy PREMESSA, FONTI NORMATIVE ED OBIETTIVO DEL DOCUMENTO... 3 1. DEFINIZIONI... 3 1.1. CLIENTI PROFESSIONALI...
DettagliREGOLE REGOLE. Comunicazione. Economia reale e monetaria. Competenze. Concorrenza. Mercati creditizi e finanziari. Tecnologia BANCA IMPRESA
0 Economia reale e monetaria REGOLE REGOLE BANCA Concorrenza IMPRESA Comunicazione Competenze Mercati creditizi e finanziari Tecnologia 1 REGOLE.. IAS/IFRS BASILEA 2 2.. ASPETTI Autonomia Interdipendenza
DettagliRisoluzione n. 343/E
Risoluzione n. 343/E Roma, 04 agosto 2008 Direzione Centrale Normativa e Contenzioso OGGETTO: Richiesta di consulenza giuridica. Articolo 10, n. 4, D.P.R. n. 633 del 1972. Regime IVA applicabile ai servizi
DettagliNUMERICA RISK STP FUNZIONI FONDAMENTALI SII
NUMERICA RISK STP FUNZIONE ATTUARIALE, SOLVENCY II DIRETTIVA SOLVENCY II FUNZIONI FONDAMENTALI In conformità agli articoli 44, 46, 47 e 48 della direttiva 2009/138/CE Solvency II, le autorità nazionali
DettagliCOMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA
COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1
DettagliREGOLAMENTO AMMINISTRATIVO DELL ASSOCIAZIONE CASSA NAZIONALE DI PREVIDENZA ED ASSISTENZA A FAVORE DEI RAGIONIERI E PERITI COMMERCIALI
REGOLAMENTO AMMINISTRATIVO DELL ASSOCIAZIONE CASSA NAZIONALE DI PREVIDENZA ED ASSISTENZA A FAVORE DEI RAGIONIERI E PERITI COMMERCIALI Premessa Questo Regolamento, nell ambito dell autonomia gestionale,
DettagliLa strategia finanziaria adottata in relazione al profilo di rischio/rendimento. Il sistema di controllo e valutazione della gestione finanziaria
Controllo della gestione finanziaria e disposizioni COVIP sul processo di attuazione della politica di investimento Giampaolo Crenca Presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari Roma, 19 giugno 2012
DettagliModello dei controlli di secondo e terzo livello
Modello dei controlli di secondo e terzo livello Vers def 24/4/2012_CLEN INDICE PREMESSA... 2 STRUTTURA DEL DOCUMENTO... 3 DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI CONTROLLO... 3 RUOLI E RESPONSABILITA DELLE FUNZIONI
DettagliIl Pricing nel Settore Finanziario: Tendenze e problemi aperti
Il Pricing nel Settore Finanziario: Tendenze e problemi aperti La prospettiva dell offerta delle assicurazioni di Sergio Paci Università Bocconi 1 Il tema del pricing è molto complesso e articolato anche
DettagliA.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti
L AINI ( ) è un Associazione di artigiani e di piccole e medie imprese appartenenti ai diversi settori merceologici i cui proprietari sono appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana in Croazia (CNI),
DettagliProvincia- Revisione della disciplina delle funzioni
Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni L art. 1, comma 86, della l. n. 56/2014 ha elencato le funzioni fondamentali delle Province non comprendendo tra queste il servizio idrico integrato;
DettagliStrumenti finanziari Ias n.32 e Ias n.39
Strumenti finanziari Ias n.32 e Ias n.39 Corso di Principi Contabili e Informativa Finanziaria Prof.ssa Sabrina Pucci Facoltà di Economia Università degli Studi Roma Tre a.a. 2004-2005 prof.ssa Sabrina
DettagliInformativa al Pubblico
1 Informativa al Pubblico Pillar 3 Informazioni al 31 Dicembre 2010 2 MPS Gestione Crediti Banca S.p.A. Sede Sociale in Siena, Piazza Salimbeni 3, www.mpsgestionecreditibanca.it Iscritta al Registro Imprese
DettagliIl Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico
Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico L Associazione Bancaria Italiana (ABI) Il Presidente dell ABI La CONFINDUSTRIA Il Presidente di CONFINDUSTRIA La Conferenza dei
DettagliHYPO ALPE-ADRIA-BANK
HYPO ALPE-ADRIA-BANK INFORMATIVA AL PUBBLICO Terzo pilastro di Basilea 3 Al 31 dicembre 2014 (Circ. n. 285 del 17 dicembre 2013) 1 Informativa al pubblico Dal 1 gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova
Dettagli23 Febbraio 2016. State Street Asset Owners Survey
23 Febbraio 2016 State Street Asset Owners Survey Introduzione Il sistema pensionistico globale si trova di fronte a sfide di enorme portata I fondi pensione devono evolversi e svilupparsi per riuscire
DettagliIl sistema monetario
Il sistema monetario Premessa: in un sistema economico senza moneta il commercio richiede la doppia coincidenza dei desideri. L esistenza del denaro rende più facili gli scambi. Moneta: insieme di tutti
DettagliDa più parti si sente dire e si legge che con Basilea 2 non serviranno più le garanzie o che esse avranno un ruolo ridotto.
-omissis- 1.7 Il ruolo delle garanzie Da più parti si sente dire e si legge che con Basilea 2 non serviranno più le garanzie o che esse avranno un ruolo ridotto. Riteniamo che queste affermazioni nascano
DettagliComune di San Martino Buon Albergo
Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE
DettagliREGOLAMENTO N. 37 DEL 15 MARZO 2011. L ISVAP (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo)
REGOLAMENTO N. 37 DEL 15 MARZO 2011 REGOLAMENTO CONCERNENTE L ATTUAZIONE DELLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI VERIFICA DI SOLVIBILITA CORRETTA INTRODOTTE DALLA LEGGE 26 FEBBRAIO 2011, N.10 DI CONVERSIONE DEL
DettagliPROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE
PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE A.S. Dott.ssa Carmen Prizzon Il progetto Operazione complessa unica e di durata limitata rivolta a produrre un risultato specifico attraverso
DettagliRisparmio e Investimento
Risparmio e Investimento Risparmiando un paese ha a disposizione più risorse da utilizzare per investire in beni capitali I beni capitali a loro volta fanno aumentare la produttività La produttività incide
DettagliLa disciplina della Consulenza Finanziaria nella Mifid 2
La disciplina della Consulenza Finanziaria nella Mifid 2 tra conferme, novità e condizioni Prof. Maria-Teresa Paracampo Associato di Diritto del Mercato Finanziario Università degli Studi di Bari Aldo
DettagliBasilea 3 2012 Rischio operativo Convegno annuale DIPO
Basilea 3 2012 Rischio operativo Convegno annuale DIPO Solvency II: le nuove regole sul rischio operativo per le imprese di assicurazione Roma, 27 giugno 2012 Lucilla Caterini Grossi Indice v Solvency
DettagliCapitolo 1 Il sistema finanziario e il sistema reale 3. Capitolo 2 I saldi finanziari settoriali e l intermediazione finanziaria 29
00.romaneNadotti:Layout 1 25-09-2009 15:15 Pagina vi Gli Autori Prefazione Ringraziamenti dell Editore In questo volume... Il sito xiii xiv xvi xvii xxiii PARTE I Concetti fondamentali Capitolo 1 Il sistema
DettagliFondo Pensione dei Dipendenti del Gruppo Reale Mutua
Fondo Pensione dei Dipendenti del Gruppo Reale Mutua Documento sulla politica di investimento Sommario PREMESSA... OBIETTIVI DELLA POLITICA D INVESTIMENTO... Caratteristiche dei potenziali aderenti...
DettagliRISULTATI DELLA RILEVAZIONE SULLE COMMISSIONI APPLICATE DALLE BANCHE SU AFFIDAMENTI E SCOPERTI DI CONTO
RISULTATI DELLA RILEVAZIONE SULLE COMMISSIONI APPLICATE DALLE BANCHE SU AFFIDAMENTI E SCOPERTI DI CONTO 1. Premessa La legge n. 2 del 28 gennaio 2009 ha vietato la commissione di massimo scoperto (CMS)
DettagliBASILEA 2. La struttura generale dell accordo LE TAPPE PRINCIPALI
BASILEA 2 La struttura generale dell accordo Monica Malta LE TAPPE PRINCIPALI 1974 nasce il Comitato di Basilea dei Paesi del G10 1988 stipula dell accordo "Basilea 1 1996 modifica dell accordo 2001 1
DettagliREGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE
DELIBERAZIONE DELLA 2 L. 196/97 Art. 17. Approvazione del Regolamento istitutivo del Dispositivo di accreditamento delle strutture formative della Regione Marche (DAFORM). LA VISTO il documento istruttorio
Dettagli*** Terzo pilastro dell accordo di Basilea II / Basilea III
Informativa al pubblico in materia di adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all identificazione, alla misurazione e alla gestione di tali
DettagliREGOLAMENTAZIONE DEL SISTEMA FINANZIARIO. Economia degli Intermediari Finanziari
REGOLAMENTAZIONE DEL SISTEMA FINANZIARIO Economia degli Intermediari Finanziari MOTIVAZIONI DELLA REGOLAMENTAZIONE Il fatto che il settore finanziario è, rispetto ad altri settori, fortemente regolamentato
DettagliLa regolamentazione del sistema finanziario e gli organismi di controllo. Avv. Lorenzo Di Antonio
La regolamentazione del sistema finanziario e gli organismi di Avv. Lorenzo Di Antonio indice Obiettivi e strumenti della regolamentazione Le autorità di vigilanza I modelli di vigilanza Le fonti della
DettagliPROGETTO DI 18.05.2006 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE. relativa alla revisione delle modalità di fissazione dei tassi di riferimento
IT PROGETTO DI 18.05.2006 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE relativa alla revisione delle modalità di fissazione dei tassi di riferimento 1. TASSI DI RIFERIMTO E TASSI DI ATTUALIZZAZIONE Nell ambito del
DettagliNuove funzioni e responsabilità del Risk Management. Presentazione alla Conferenza Il governo dei rischi in banca: nuove tendenze e sfide
Nuove funzioni e responsabilità del Risk Management Presentazione alla Conferenza Il governo dei rischi in banca: nuove tendenze e sfide 9 Aprile 2015 Agenda 1. Premessa: Il ruolo della Corporate Governance
DettagliMaggio 2014. Silvia Colombo, Jenny.Avvocati
Maggio 2014 Prime riflessioni sul recepimento degli Orientamenti EIOPA, attuativi della direttiva Solvency II: l IVASS modifica il Regolamento n. 20/2008 Silvia Colombo, Jenny.Avvocati L iter delle modifiche
DettagliDECENTRAMENTO DELLE POLITICHE DEL LAVORO E SVILUPPO LOCALE L ESPERIENZA ITALIANA Note introduttive. Giovanni Principe General Director ISFOL
DECENTRAMENTO DELLE POLITICHE DEL LAVORO E SVILUPPO LOCALE L ESPERIENZA ITALIANA Note introduttive Giovanni Principe General Director ISFOL DECENTRALISATION AND COORDINATION: THE TWIN CHALLENGES OF LABOUR
DettagliNOTA A CURA DEL SERVIZIO POLITICHE FISCALI E PREVIDENZIALI DELLA UIL UN OPERAZIONE VERITA SULLA GESTIONE FINANZIARIA DEI FONDI PENSIONE
NOTA A CURA DEL SERVIZIO POLITICHE FISCALI E PREVIDENZIALI DELLA UIL UN OPERAZIONE VERITA SULLA GESTIONE FINANZIARIA DEI FONDI PENSIONE Le ultime settimane sono caratterizzate da una situazione non facile
DettagliSERVIZI DI GESTIONE PATRIMONIALE
SERVIZI DI GESTIONE PATRIMONIALE Annuncio Pubblicitario CONOSCERE I NOSTRI CLIENTI I bisogni, le aspettative ed il modo di interpretare gli investimenti sono differenti per ogni Cliente. Siamo certi che
DettagliRischi operativi e ruolo dell operational risk manager negli intermediari finanziari
S.A.F. SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE LUIGI MARTINO L operational risk management in ottica regolamentare, di vigilanza ed organizzativa Rischi operativi e ruolo dell operational risk manager negli intermediari
DettagliIl presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
L 77/42 Gazzetta ufficiale dell Unione europea 24.3.2010 REGOLAMENTO (UE) N. 244/2010 DELLA COMMISSIONE del 23 marzo 2010 che modifica il regolamento (CE) n. 1126/2008 della Commissione che adotta taluni
DettagliRISOLUZIONE N. 102/E
RISOLUZIONE N. 102/E Roma, 26 novembre 2012 Direzione Centrale Normativa OGGETTO: Interpello ART. 11, legge 27 luglio 2000 n. 212 FONDO DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE PER IL PERSONALE DELLA BANCA Regime fiscale
DettagliTERZO PILASTRO DI BASILEA 2 - INFORMATIVA AL PUBBLICO al 31 dicembre 2011
TERZO PILASTRO DI BASILEA 2 - INFORMATIVA AL PUBBLICO al 31 dicembre 2011 La disciplina prudenziale per gli intermediari finanziari iscritti nell elenco speciale di cui all art. 107 TUB (Intermediari ex
DettagliSTRUMENTI FINANZIARI NEI PROGRAMMI 2014-2020
STRUMENTI FINANZIARI NEI PROGRAMMI 2014-2020 Verso un utilizzo più strategico imparando dall esperienza maturata Roberto D Auria Mario Guido Gruppo di lavoro Competitività Roma, 28 ottobre 2013 L esperienza
DettagliCorso Tecnico di redazione di progetti Europei
Corso Tecnico di redazione di progetti Europei Politiche, programmi, bandi Dovrebbe essere innanzitutto chiaro che le risorse finanziarie messe a disposizione dal bilancio europeo attraverso i bandi servono
DettagliBasilea III. Aprile 2013
Basilea III Aprile 2013 Basiela I, II, III,. 2 Basilea I 1988 Basilea II 2006 Basilea III 2013 Risposta del Comitato di Basilea alla crisi finanziaria Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria 3 Il
DettagliProgetto DAP Database delle Abitudini di Pagamento
Progetto DAP Database delle Abitudini di Pagamento Antonio De Martini Presidente Associazione Italiana per il Factoring (Assifact) Milano, 23 giugno 2009 Indice Le informazioni sulle abitudini di pagamento
DettagliDelibera Covip e nuovo 703/96: quali sfide per i modelli gestionali dei fondi pensione? Antonello Motroni - Mefop ITForum 2013 Rimini, 23 maggio 2013
Delibera Covip e nuovo 703/96: quali sfide per i modelli gestionali dei fondi pensione? Antonello Motroni - Mefop ITForum 2013 Rimini, 23 maggio 2013 Un nuovo contesto di riferimento La gestione finanziaria
DettagliIL SISTEMA FINANZIARIO. Giuseppe G. Santorsola 1
IL SISTEMA FINANZIARIO 1 Premessa Lo studio del sistema finanziario si fonda sull analisi dei suoi elementi costitutivi. La struttura finanziaria dell economia individua l insieme dei circuiti di risorse
DettagliOBBLIGAZIONI SUBORDINATE: COSA SONO E PERCHÉ SONO RISCHIOSE
1 OBBLIGAZIONI SUBORDINATE: COSA SONO E PERCHÉ SONO RISCHIOSE I bond subordinati sono una speciale categoria di obbligazioni il cui rimborso nel caso di problemi finanziari per l emittente - avviene successivamente
DettagliCOMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)
COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA
DettagliMODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.
ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico
DettagliModulo 8. Moneta e prezzi nel lungo periodo. UD 8.1. Il sistema monetario
Modulo 8. Moneta e prezzi nel lungo periodo Questo modulo si occupa dei problemi della moneta e dei prezzi nel lungo periodo. Prenderemo in esame gli aspetti istituzionali che regolano il controllo del
DettagliISTRUZIONI SULLA TRATTAZIONE DEI RECLAMI. Relazione
ISTRUZIONI SULLA TRATTAZIONE DEI RECLAMI Relazione Con le Istruzioni sulla trattazione dei reclami (di seguito, Istruzioni ) la COVIP intende procedere nella realizzazione di interventi volti ad accrescere
DettagliCARTA DEI SERVIZI. Premessa:
CARTA DEI SERVIZI Premessa: La Carta dei Servizi è uno strumento utile al cittadino per essere informato sulle caratteristiche del servizio offerto, sulla organizzazione degli uffici comunali, sugli standards
DettagliRegolamenti Isvap 21, 22, 25, 26, 27 attuativi del Codice delle Assicurazioni Private
Regolamenti Isvap 21, 22, 25, 26, 27 attuativi del Codice delle Assicurazioni Private 1 Regolamento Isvap n. 21 del 28 marzo 2008 2 Regolamento concernente i principi attuariali e le regole applicative
DettagliVolontariato. Sulle delibera della regione Marche che trasferisce al Centro servizi volontariato risorse per sostenere progetti delle associazioni
Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà Volontariato. Sulle delibera della regione Marche che trasferisce al Centro servizi volontariato risorse per sostenere progetti delle associazioni Quale valutazione dare
DettagliOPERAZIONI M&A NEL SETTORE DEL REAL ESTATE: QUALI SOLUZIONI?
OPERAZIONI M&A NEL SETTORE DEL REAL ESTATE: QUALI SOLUZIONI? Operazioni M&A nel settore del Real Estate: quali soluzioni? 1 Ogni negoziazione può essere compromessa da un potenziale deal breaker. Per questo
DettagliL armonizzazione dei sistemi contabili
L armonizzazione dei sistemi contabili Il percorso di avvicinamento della Regione Torino, 20 ottobre 2014 I nuovi principi contabili Definizione di principi contabili Principi contabili Disposizioni tecniche
DettagliCIRCOLO RICREATIVO AZIENDALE LAVORATORI DI POSTE ITALIANE. CRALPoste CODICE DI COMPORTAMENTO
CIRCOLO RICREATIVO AZIENDALE LAVORATORI DI POSTE ITALIANE CRALPoste CODICE DI COMPORTAMENTO Roma, 31 Marzo 2005 INDICE Premessa pag. 3 Destinatari ed Ambito di applicazione pag. 4 Principi generali pag.
DettagliGestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.
Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,
DettagliTavola 1 Requisito informativo generale
Tavola 1 Requisito informativo generale (a) Il Consiglio di Amministrazione di Finlabo SIM. (di seguito anche la SIM o la Società ), ha definito le politiche di gestione dei rischi all interno delle quali
DettagliIL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:
IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti
DettagliINTERVENTI. L ACCORDO DI BASILEA 2 Nuovi rapporti tra imprese e banche
INTERVENTI L ACCORDO DI BASILEA 2 Nuovi rapporti tra imprese e banche di MAURIZIO CALELLO È arrivato a conclusione dopo un lungo e intenso lavoro il nuovo accordo internazionale sui requisiti patrimoniali
DettagliISVAP Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo. Via del Quirinale, 21 00187 Roma. Roma, 15 giugno 2012
ISVAP Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo Via del Quirinale, 21 00187 Roma Roma, 15 giugno 2012 Commenti dell associazione Chief Risk Officer Forum Italia (CROFI)
DettagliLa Certificazione di qualità in accordo alla norma UNI EN ISO 9001:2000
La Certificazione di qualità in accordo alla norma UNI EN ISO 9001:2000 Giorgio Capoccia (Direttore e Responsabile Gruppo di Audit Agiqualitas) Corso USMI 07 Marzo 2006 Roma Gli argomenti dell intervento
DettagliMODIFICHE AL REGOLAMENTO N. 11768/98 IN MATERIA DI MERCATI
MODIFICHE AL REGOLAMENTO N. 11768/98 IN MATERIA DI MERCATI DOCUMENTO DI CONSULTAZIONE 27 luglio 2006 Le osservazioni al presente documento di consultazione dovranno pervenire entro il 7 agosto 2006 al
DettagliRISOLUZIONE N. 430/E QUESITO
RISOLUZIONE N. 430/E Direzione Centrale Normativa e Contenzioso Roma, 10 novembre 2008 OGGETTO: Consulenza giuridica. Articolo 11, legge 27 luglio 2000, n. 212. Irap cuneo fiscale Imprese che svolgono
DettagliPolitica di valutazione e pricing
Politica di valutazione e pricing Aprile 2014 Indice Premessa... 3 1. Politica di valutazione e pricing... 3 1.1 Ambito di applicazione e contenuto... 3 1.2 Caratteristiche delle metodologie di pricing
DettagliIndice. Presentazione, di Roberto Ruozi. pag. xiii
Presentazione, di Roberto Ruozi 1 L attività bancaria 1.1 Una definizione di banca 1.2 Le origini del sistema bancario moderno 1.3 L evoluzione del sistema creditizio nel quadro europeo: concorrenza e
DettagliPolicy sintetica di Banca delle Marche S.p.A. per la gestione dei conflitti d interesse
Policy sintetica di Banca delle Marche S.p.A. per la gestione dei conflitti d interesse 1. Introduzione Banca Marche nel normale esercizio della propria attività e nell erogazione dei propri molteplici
DettagliNuovi IFRS nelle compagnie assicurative:
ATTIVITA DI RICERCA 2016 Nuovi IFRS nelle compagnie assicurative: impatti di accounting, governance e processo PROPOSTA DI ADESIONE 1 TEMI E MOTIVAZIONI IFRS 9 entrerà in vigore il 1 gennaio 2018 sostituendo
DettagliINFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31/12/2014. Sintesi del documento pubblicato ai sensi della normativa di vigilanza prudenziale
INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31/12/2014 Sintesi del documento pubblicato ai sensi della normativa di vigilanza prudenziale La nuova normativa di vigilanza prudenziale si basa, in linea con
Dettagli1 Università di Trento ed Euricse 2 Università dell Insubria, Varese
Nel corso degli ultimi anni diversi studiosi e responsabili di importanti istituzioni hanno sostenuto che le cooperative hanno reagito alla crisi in corso meglio delle altre forme di impresa. La maggior
DettagliCONTABILITA E BILANCIO: IL BILANCIO PUBBLICO PRINCIPI ECONOMICI, DISCIPLINA GIURIDICA E NORMATIVA FISCALE
CONTABILITA E BILANCIO: IL BILANCIO PUBBLICO PRINCIPI ECONOMICI, DISCIPLINA GIURIDICA E NORMATIVA FISCALE Prof. Giovanni Frattini Dal cap. 5 Il bilancio pubblico - L introduzione dei principi contabili
DettagliINFORMATIVA AL PUBBLICO ANNO 2014
INFORMATIVA AL PUBBLICO ANNO 214 Finanziaria Senese di Sviluppo S.P.A. Sede Legale Piazza Matteotti 3 531 Siena Capitale Sociale 16.572.177 i.v. Codice Fiscale e Partita Iva 721528 Società iscritta nell
DettagliINFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2013
INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2013 Sintesi del documento pubblicato ai sensi del Titolo IV della Circolare 263/06 della Banca d Italia L Informativa al pubblico adempie all obbligo
DettagliAutorità Garante della Concorrenza e del Mercato
Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato PROTOCOLLO DI INTESA TRA l AUTORITA PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI E L AUTORITA GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO L Autorità per le garanzie
DettagliMODELLO TEORICO DEI REQUISITI DI PROFESSIONALITA DEGLI AMMINISTRATORI
MODELLO TEORICO DEI REQUISITI DI PROFESSIONALITA DEGLI AMMINISTRATORI Approvato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 3 marzo 202 OBIETTIVI Ai fini del corretto assolvimento delle funzioni
DettagliSENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA
SENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA BOZZA Doc. XVIII n. 95 RISOLUZIONE DELLA 6ª COMMISSIONE PERMANENTE (Finanze e tesoro) (Estensore SUSTA) approvata nella seduta del 2 luglio 2015 SULLA PROPOSTA
DettagliMERCATO IMMOBILIARE: CRISI FINANZIARIA?
MERCATO IMMOBILIARE: CRISI FINANZIARIA? MILANO, 24 Giugno 2008 La crisi Immobiliare in Europa - Lorenzo Greppi CRISI IMMOBILIARE E PARAMETRI DI RISCHIO La crisi internazionale ha avuto pesanti riflessi
DettagliAppunti sul libro Economia della banca I SERVIZI DI INVESTIMENTO
Appunti sul libro Economia della banca I SERVIZI DI INVESTIMENTO I SERVIZI DI INVESTIMENTO Tali investimenti danno origine alla raccolta bancaria indiretta, termine con il quale si identificano alcuni
Dettagli