Questo testo e' dedicato a tutti quelli che volenti o nolenti, consapevoli o meno, col loro parlarmi, scrivono le mie battute

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1 TUTTI I DIRITTI RISERVATI PER OGNI UTILIZZAZIONE DOVRA' ESSERE RICHIESTA PREVENTIVA AUTORIZZAZIONE ALLA SOCIETA' ITALIANA AUTORI ED EDITORI (S.I.A.E.) VIALE DELLA LETTERATURA 30, ROMA - PRESSO LA QUALE L'OPERA E' DEPOSITATA LA MALATTIA DELLA FAMIGLIA M di Fausto Paravidino versione Fausto Paravidino Via Sebino 11 9/ Roma. tel.:

2 2 Questo testo e' dedicato a tutti quelli che volenti o nolenti, consapevoli o meno, col loro parlarmi, scrivono le mie battute dati gli argomenti qui trattati, vorrei inoltre dedicare la presente all'opera di alcuni signori medici, nelle persone di Checov, Celine, e i miei due beneamati genitori fausto

3 3 la malattia della famiglia M di fausto paravidino (g ennaio - aprile 2000) personaggi La famiglia M.: Maria una ragazza tra i venti e i venticinque anni Marta sua sorella Gianni il loro fratello minore Luigi il genitore E poi: Fabrizio tra i venti e i trenta Fulvio idem Il dottore luogo Anche in Italia, come nel Far West, ci sono piccoli centri abitati che si sviluppano interamente ai lati di importanti strade statali. La caratteristica di questi luoghi è il limite dei 50 allora su strada dritta, limitazione inspiegabile per il viaggiatore che consideri tali località solo come un intralcio o un ristoro nella sua primaria esigenza di spostarsi da un posto ad un altro posto. Le principali risorse economiche di siffatti paesi sembrerebbero pertanto il bar del camionista e la pompa di benzina, ma a osservare meglio si scopre che tali risorse sono affiancate anche da agricoltura, allevamento e persone. In uno di questi luoghi è ambientata la nostra vicenda. tempo Il tempo è quello a cavallo tra l autunno e l inverno, un uggioso depressivo che talvolta sfoga in pioggia o neve. nota La versione del testo sulla quale ho basato questa revisione è quella pubblicata da Ubulibri, ed è (ad eccezione di un piccolo taglio) quella presentata alla edizione 2000 del Premio Candoni - Arta Terme. Si ringraziano il regista Ramin Gray e la scrittrice di teatro Timberlake Wertenbaker per il lavoro condotto sul testo al Royal Court Theatre nell estate di quello stesso anno, lavoro che se non ha portato, come speravo, ad una nuova stesura del testo, ha per lo meno portato me ad una maggiore consapevolezza di esso.

4 4 prologo Il dottore da solo. DOTTORE Sono quello che una volta si sarebbe chiamato medico della Mutua e che ora si chiama medico di Base o di famiglia, ma data la natura del luogo dove lavoro e dove è ambientata la vicenda, non disdegno neanche essere chiamato medico di campagna o, più semplicemente: dottor Cristofolini, come fanno i più. È opinione diffusa che il mio compito sia quello di guarire i malati, e io stesso ho (lungamente) condiviso questa opinione che ora posso testimoniare essere vera solo di misura. Sono in realtà chiamato a curare i malati. Curare può voler dire tutto, e malati può voler dire tutti. Tale è la natura del mio lavoro. Sono stato educato a riconoscere le malattie per debellarle o limitarne i danni, e sono specializzato in malattie tropicali, ma di fatto, la più parte del mio lavoro consiste nel prestare un paziente orecchio alle ansie e ai problemi, anche sanitari, di coloro che - per ironia di linguaggio - vengono a loro volta chiamati pazienti, e a proporre rimedi sbilanciandomi in consigli di carattere generale, come: Faccia una bella passeggiata, Si faccia un bel pianto, Perché non glie lo dici che il problema è questo?, Secondo me dovreste fare la pace. È raro che questi consigli vengano messi in pratica, ma è anche raro che i miei pazienti prendano le medicine nella forma e nel dosaggio da me prescritti, per cui sto cominciando a formularmi l idea che il mio compito primario sia questo: ascoltare. La malattia è un ingiustizia senza rimedio, come lo sono le pene d amore, la morte, l ignoranza dei figli e dei padri e la perdita del raccolto. Di fronte a tanta ingiustizia l unica cosa che la può rendere sopportabile è dichiararla ad un altra persona, nella speranza che il dolore privato diventi dolore del mondo. Entrano nel mio ambulatorio, si siedono davanti a me. Alzo lo sguardo e domando Cosa si sente? ovvero Cos ha?, Cosa c è che non va? Si sfoghi, mi dica cosa la affligge, qualsiasi cosa, pianga pure, io la ascolterò, non la interromperò, non la giudicherò se lei non me lo chiederà, non saprò proporle nessuna soluzione, ma lei tornerà a casa e starà meglio. E se domani starà di nuovo così male, mi troverà al solito posto, e così sarà fino alla fine delle vostre storie e del mio incarico. Sono un medico di base specializzato in malattie tropicali. Il mio compito è quello di testimoniare la malattia. Di qualunque natura essa sia. Quelle che vedrete, sono alcune delle storie che ho.

5 5 uno Un luogo di ritrovo. Sera, cielo sereno. Maria e Fulvio. Tu mi ami? Sì, perché? Il dottore. DOTTORE Ecco, questo è Fulvio, il figlio della tabaccaia, non lo conosco bene, è venuto da me una volta soltanto, voleva che gli facessi fare il test per l HIV. Da lì ho appreso che occasionalmente, la sera, quando gli amici lo fanno bere, dimentica di essere felicemente fidanzato con Maria. Comunque sia, è risultato negativo al test. Maria M. - la fidanzata - è lei. Vive con Luigi, suo padre, Marta e Gianni: i suoi fratelli. È la reginetta delle gravidanze interrotte. Il che mi fa supporre che anche lei, di quando in quando, manchi di rispetto a Fulvio. Maria e Fulvio. Ogni tanto mi sembra che non te ne frega niente di me. Adesso? No, ogni tanto. Quando? Che ne so, è difficile, è una sensazione. Ho capito, ma vorrei capire come si può fare. Non ti va di parlarne. No, no, se vuoi parlare Non ti va. No, non mi va. Parliamo troppo ma se pensi che dobbiamo parlare ne parliamo, pazienza se non mi va, sopporto, mi sforzo. (pausa) Che c è? A te pare che siamo fidanzati? Non so, non sono molto esperto, penso di sì. A me sembra di no. Perché? Ma perché non ci comportiamo come fidanzati! Perché, come si comportano i fidanzati? Non lo so, è un esempio stupido, ma non mi regali mai una rosa. Vuoi che ti regali delle rose? No, non me ne frega niente delle rose, te l ho detto, era un esempio. Era un esempio stupido se non te ne frega niente delle rose. Come faccio a spiegartelo?! Non lo so, sei tu che ti sei voluta impantanare in questa discussione, io sono qui che ascolto. Ma non mi aiuti per niente. Se non so dove vuoi arrivare come faccio ad aiutarti? Ma hai capito benissimo dove voglio arrivare. Che non mi occupo abbastanza di te? Non è questo.

6 6 (molto stupito) Davvero? No. Allora non lo so. Se ti viene in mente qualcosa dimmelo. Ma ti annoi? No, no, non è questo. E allora perché ti fai tutti questi problemi? Stiamo bene e basta. Penso che potremmo stare meglio. No, è normale che sia così. È perché siamo grandi. Se morivamo prima ci sembrava di stare benissimo, ormai siamo troppo grandi e ci dobbiamo accontentare di sopportarci. Che comunque non è male. Sforzati di sopportarmi come io sopporto te. Fai molta fatica? A sopportarti? Sì. No. È un rapporto adulto. È normale. Entra Fabrizio. Ciao, vi disturbo? No, no. Magari volevate stare un po No, ti stavamo aspettando. Il dottore. DOTTORE Fabrizio lo conosco meglio perché fa finta di essere ipocondriaco. È un bugiardo patologico, tra le altre cose sostiene di essere cugino acquisito di Fulvio. Non mi è mai riuscito di trovare tra loro altro rapporto che la semplice amicizia, cosa che comunque non è da sottovalutare. Fulvio, Maria, Fabrizio. Cosa facciamo? Gli altri ci aspettano in autostrada. Qual è il programma? Andiamo all autogrill, beviamo due birre, facciamo due discorsi e ce ne andiamo. Maria viene con noi? Ti va? (priva di vita) Sì. Sì. due Casa M. Mattino, cielo poco nuvoloso. Marta e Maria. Ti sei divertita? Ieri? Sì. Dove sei stata? Così, con Fulvio. Era una festa?

7 7 Sì, una festa. Bello? Sì, penso di sì. (Pausa) Gianni? Dorme, no? Ha fatto tardissimo, ubriaco. E tornato dopo di me? Non sto a controllare a che ora tornate a casa. Io esco. Mi prendi le sigarette? Diana blu. Ti do i soldi. Me li dai quando torno. (sta per uscire, si ferma sulla porta come in preda al panico) Ti voglio bene. A volte non si vede. Scusa. (esce in fretta). Marta si accende l ultima sigaretta. Inizia a fumare lentamente. Entra Luigi, un uomo sulla cinquantina. Ha il passo incerto. Ciao papà. Come stai? (spegne la sigaretta) Il dottore. DOTTORE Eccoci qua, ci siamo quasi tutti. La ragazza che sta per iniziare la sua giornata è Marta M., ed è una gran brava ragazza, molto responsabile. L uomo che sta per affrontare uno dei grandi problemi che quotidianamente rendono invivibili i suoi giorni e quelli di coloro che lo circondano è Luigi M., il genitore. Marta e Luigi. Non trovo le scarpe. Ce le hai. Queste sono le pantofole. E non vanno bene? Vanno bene come pantofole. Io ho bisogno delle scarpe. Perché, dove devi andare? Quando mi alzo mi metto le scarpe. Adesso le cerchiamo. Le ho già cercate, non ci sono. Non ti ricordi dove le hai lasciate l ultima volta? Le ho messe al loro posto. E qual è il loro posto? Lo sgabuzzino delle scope. Lo sgabuzzino delle scope ce l avevamo nella casa vecchia. Io ieri sera le ho messe lì. Sarà stata un altra sera. Era ieri sera, le ho messe lì e mi sono messo le pantofole, devono essere lì. Saranno da qualche altra parte. Adesso te le cerco. Qualcuno deve averle spostate. Nessuno ti sposta le scarpe. Tuo fratello deve averle spostate, io ieri sera le ho messe lì. Sono andato al cimitero e quando sono tornato le ho messe lì.

8 8 Quando la mamma è morta non stavamo già più nella casa vecchia. Non le hai mai messe nello sgabuzzino tornando dal cimitero. Ieri sì. Tuo fratello deve averle spostate. Dov è Gianni? E a letto. Bisogna che si alzi. Ieri è tornato tardi. Non può stare tutto il giorno a letto. E domenica. Non è un motivo per stare tutto il giorno a letto. Non ha niente da fare. Se si alza poi qualcosa da fare la trova. Vallo a svegliare. Sì, adesso vado. Vuoi che ti faccia un caffè? Lo prendo con Gianni. Quando si alza. Vallo a svegliare. Prima guardo se trovo le scarpe. Non le trovi, le ho già cercate, le ha spostate Gianni. Non si troveranno mai. Vallo a svegliare. Guardo meglio nello sgabuzzino delle scope. Lo sgabuzzino delle scope era nella casa vecchia. Non possono essere lì. Quando abbiamo cambiato casa ce le avevo ai piedi. Vai a svegliare Gianni. Sì. Marta esce. Luigi comincia a passeggiare per la casa. Si ferma. Si è dimenticato dove doveva andare. Torna a sedersi. Si rialza, esce. Marta rientra. Papà! (Pausa) Papà! (off) Sì. Dove sei? (off) Devo lavarmi. Aspetta che ti aiuto. (off) Sono capace di lavarmi. Marta esce. Entra Gianni. Si guarda intorno. Va verso il pacchetto di sigarette sul tavolo. È vuoto. Va verso la cucina, sbatte contro una sedia, inciampa, si fa male. Ahia Il dottore. DOTTORE Gianni M. è l ultimogenito della famiglia. Parla spesso a vanvera e si diverte a tormentare gli altri con la sua saccenza. Marta mi dice spesso che così facendo si sta scavando la fossa con le sue mani, io trovo generalmente un po fuori tono i giudizi di Marta sui suoi famigliari. Gianni. (off) Ti sei alzato? No. (off) C è il caffè sul fuoco. Entra Luigi tutto bagnato.

9 9 Ciao, caffè? Hai fatto il caffè? Ne vuoi? Grazie. (nota che è tutto bagnato) Ti sei lavato? Marta pensa che non sia più capace di lavarmi da solo. Sei perfettamente in grado di lavarti da solo. Mi sono sempre lavato da solo. Infatti. Ogni tanto non la capisco mica, è nervosa. Uh. Non è cattiva però. Non ho detto che sia cattiva. Le piace sentirsi utile. A tutti piace sentirsi utile. Solo che a volte lei non capisce che un uomo ha bisogno dei suoi spazi. Sì ma non è cattiva. No, (pausa) è un po asfissiante. E stanca. Sì, ma non lo vuole ammettere, così si stanca ancora di più. Prima o poi le verrà un esaurimento nervoso. No. Se non gioca un po sì. No. Non le verrà. Magari non le verrà. Ma se non sta attenta le verrà. Non le verrà. A mamma era venuto. Non era esaurimento nervoso. Il dottor Cristofolini aveva detto che era esaurimento nervoso. Non capisce niente quello. Però mamma non stava bene. Era solo un po stanca. Era esaurita. No. Il dottore Da quando è arrivato quello stanno tutti male. Sono le medicine. Tu stavi male da prima. Io sì, ma la mamma no. Se tua sorella non si innamorava di quello lì tua mamma era ancora viva. Le sue ricette l hanno ammazzata. Sì, sì, sì Rientra Marta. Ecco il caffè. Sei innamorata del dottor Cristofolini? Ma cosa dici? L ha detto papà. Papà, ma cosa dici prendi il tuo caffè, dai. Luigi inizia a bere il caffè. Se non ti innamoravi del dottor Cristofolini mamma era ancora viva.

10 10 Pa-pà Marta raccoglie le tazzine, esce in cucina. C è puzza. Bisogna lavare il pavimento. C è puzza di piscio. Da quando non c è mamma non si lava più il pavimento. Marta lo lava tutti i giorni. Ieri non lo ha lavato. Sei tu che puzzi di piscio. Io non puzzo. Quando ti pisci puzzi. Non mi sono pisciato. È il pavimento. Il pavimento non puzza di piscio. Marta! Marta! Non mi sono pisciato. Non c è niente di male. Non c è niente di male ma non mi sono pisciato. Marta! Lasciala stare, non vedi che è esaurita? Ti deve cambiare. Non mi puoi cambiare tu? Ti cambia lei. Marta! (off) Cosa c è? C è da cambiare papà. Adesso arrivo. Adesso viene. Ma come mai ci mette tanto? E un po stanca. Sì, ma la casa deve andare avanti lo stesso. Entra Marta. Forza papà, andiamoci a cambiare. Lo solleva con fatica e lo accompagna fuori scena. Piano, piano, mi fai male. Su, su. Non sono un pacco. Dai, non fare storie, andiamo. Non mi parlare come una suora, non sei una suora. Ma cosa ne sai tu di come parlano le suore Lo so come parlano le suore. Allora raccontami come parlano le suore. Come te parlano. Come si parla coi deficienti. Sul loro dialogo dissolvenza.

11 11 tre Un luogo di ritrovo. Mezzogiorno, cielo sempre un po coperto. Fulvio e Fabrizio. Mi sa che non la amo. Non mi ero accorto che eravate a questo punto. A che punto? No, nel senso che ma lei cosa ne pensa? Non lo so, parla in continuazione ma non l ho mica capito che cosa pensa. Ah, ne parlate. Non facciamo altro. Ne parliamo tanto che non sappiamo più di cosa stiamo parlando. Qual è il problema? Si è lamentata che non le regalo mai delle rose. Stiamo insieme da una vita e dovrei regalarle le rose. A te non piace regalare rose. Sì, ma poi mi ha detto che comunque non era quello. E che cos era? Che non le dedico abbastanza attenzione. Be, è un classico. Infatti. E secondo te è vero? Stiamo sempre insieme! Ma se lei ti lasciasse come staresti? Non so quando mi minaccia però non ho paura. Perché sai che tanto poi non lo fa. E quello il guaio. Eh sì. Sì. Sì. Fulvio si alza. Dove vai? A casa. Pensavo che ti dovessi vedere con Maria. Adesso? Mi pareva. Vado a casa a mangiare. Buon appetito. Rimani qui? Che ci fai da solo? Non lo so, non ho voglia di andare a casa. Boh, buon divertimento. Ciao. Fabrizio è rimasto dove Fulvio lo aveva lasciato. Entra Maria. Ciao. Oh, ciao, cercavi Fulvio? Sì, dovevamo vederci.

12 12 Sì, mi pareva, infatti. È andato a casa. Ah. Uhm. E tu che ci fai qui? Boh? Come? Non lo so. Non mi andava di andarmene a casa. Perché? Come perché? Non mi andava, no? Non stai bene a casa? Sì, sì. E tu? Sì. Bene. È una bella cosa che stiamo tutti e due bene a casa, no? Sì. Sì. Ma se a casa stiamo così bene, che ci facciamo qua? Io mi dovevo vedere con Fulvio. Ah, già, è vero. E tu? Io io mi ricordavo che vi dovevate vedere e allora sono rimasto così se arrivavi ti dicevo che Fulvio è andato a casa. Be, sei stato gentile. Sì, io sono gentile. E una bella cosa. Perché, tu non sei gentile? A volte no. Be, è normale, nessuno è sempre gentile. Con mia sorella sono proprio stronza. Stronza? Non ci credi? No. E invece è così, a volte sono proprio stronza. Perché? Non lo so. Quando sono da sola penso che dovrei essere più buona con lei, ma poi appena la vedo mi viene da essere di nuovo stronza. Non parlate molto. Non abbiamo molto da dirci. Pensavo che a te piacesse parlare. Faccio una fatica terribile. Adesso stai facendo fatica? Adesso non stiamo parlando di niente. Fabrizio ci rimane un po male. quattro Casa M. Un paio d ore più tardi, cielo coperto. Gianni da solo in casa. È intento a fare qualcosa. Forse niente. Entra Maria. (senza voltarsi) Maria. Ciao. Non ti chiedi come ho fatto a riconoscerti senza voltarmi?

13 13 No. Non sei curiosa? Non siamo tantissimi ad avere le chiavi di casa. Poteva essere Marta. E uscita? E andata a comprarsi le sigarette da sola visto che tu ci hai messo quattro ore. Le hai comprate? Era arrabbiata? No, voleva fumare. Le hai comprate? Sì. Allora dammi una sigaretta. Maria gli butta il pacchetto. Mi fanno schifo le Diana. Infatti non sono per te. Sopporterò. Si accende una sigaretta. Allora? Cosa? Non sei curiosa? Di sapere come ho fatto a riconoscerti? No, ma immagino che non la smetterai finché non te lo chiedo, quindi dimmelo. No, mi porterò il segreto nella tomba. Bene. Io invece sono curioso. Dove sei stata? In giro. Sono curioso. Sono stata in giro, basta. Con Fulvio? Sì. Perché sorridi? Mi fai ridere. Non sono io che ti faccio ridere. Smettila. Cos hai fatto? Vaffanculo, sono fatti miei! Se ne sta andando. Ti voglio bene. Sei un rompicoglioni. Ma ti voglio bene. Lo dici solo perché vuoi che ti racconti qualcosa. Sì. Maria esce. Gianni sorride. La adoro.

14 14 cinque Casa M. Verso sera, non necessariamente la stessa, cielo nuvoloso. Papà Luigi e Marta. Mi porti gli occhiali? Non ci vedi perché è buio, gli occhiali non ti servono a niente. E troppo presto, non può essere già buio. Eppure è venuto buio. Una volta non era così buio. Una volta ci vedevi meglio. E allora portami gli occhiali. Papà, non è un fatto di occhiali, quelli ti servono per mettere a fuoco, se non ti basta la luce non ci vedi, e non c è niente da fare. Ti ci abitui. Una volta mi bastava. Una volta non eri malato. Non è il mondo che cambia. Sei tu. Anche il mondo un po cambia. Anche il mondo un po cambia. Tu mi volevi più bene. Io ti voglio bene. Mi contraddici sempre. Sembra che lo fai apposta. Sarò malato ma non sono scemo. Non c è bisogno di contraddirmi così tanto. Gli altri non lo fanno. Gli altri non passano così tanto tempo con te. Ma quando ci sono, sono più gentili. Perché non ti ascoltano. Perché non ascoltano quel cretino del dottor Cristofolini. Il dottore ti sta aiutando tantissimo. Quando c era il dottore vecchio non stavo così male. Perché eri meno malato. Appunto. Senti, ti porto a letto? E presto. Non ti va di coricarti un po? Il fatto che è buio non vuol dire che è ora di andare a letto. Se no d inverno le fabbriche chiuderebbero alle tre. Non lavori più in fabbrica. Non è un buon motivo per buttare la giornata. D accordo, non buttiamo la giornata. Stiamo qua a parlare delle stagioni. Se con te si potessero fare discorsi più seri li farei. Sì. Quando parlo con Gianni ha sempre qualcosa da raccontarmi, lui è curioso. È pieno di interessi. Tu no. No, non ho gli interessi di Gianni.

15 15 Maria no, lei è timida, quindi non c entra, è un discorso a parte, ma tu mi preoccupi. Una volta facevi sempre un sacco di cose, eri più vitale. Una volta c era mamma. La vita continua lo stesso. Sai, credo che Maria abbia qualcuno. Fulvio. Qualcosa del genere. (pausa) E tu? Io che? Non c è nessuno? No. Vedi, non si sa mai di cosa parlare. Parla con Maria. Parlaci tu, così poi mi racconti. Ci manca solo quello. Suona il telefono. C è il telefono. L ho sentito. Rispondi, allora. Non è per me. E allora deve disturbare tutto il tempo senza che nessuno lo fermi? Entra Gianni. C è il telefono. Rispondi. (al telefono) Pronto. Chi è? (al telefono) Pronto. Chi è? Gianni riattacca. Chi era? Nessuno. Gianni se ne va. Ci fanno anche gli scherzi, ci fanno. Non è uno scherzo, aveva suonato anche prima. È uno che vuole fare sapere che esiste. Chi è? Non lo so. Non gli riesce molto bene di fare sapere che esiste se non sai chi è. Non è per me. Dov è Maria? Sarà in camera sua.

16 16 Perché non è qui con noi? Sta bene in camera sua. Non sta bene con noi? Sta meglio in camera sua. Dovreste andare più d accordo. Andiamo d accordo. Non è vero. Chiamala. Perché? Voglio parlarvi. Ma davvero, non abbiamo nessun problema. Non è vero, vi devo parlare. Valla a chiamare. Marta si alza. Ed esce. Suona il telefono. Nessuno risponde. Luigi si alza e si trascina verso il telefono. (risponde) Lo so che esisti ma non so chi sei, io mi chiamo Luigi. E tu? Entra Gianni. Chi era? Uno che voleva fare sapere di esistere. E come si chiama? Non lo so, non me l ha detto. Richiamerà. Speriamo. Entrano Maria e Marta. Mi volevi parlare? Sì. Gianni se ne stava andando, si ferma stupito. Secondo te chi era al telefono? Non lo so. E già qualche volta che chiama e non dice niente. Ti dà tanto fastidio? Sono solo curioso di sapere chi è. Tu hai dei sospetti? No. Bene, bene. E questo che mi dovevi dire? Sì, mi pare di sì. Allora posso tornare in camera mia? Perché non stai un po qui con noi? Vuoi che resti qui? Sì, stiamo un po tutti insieme. Anche io? Sì, tutta la famiglia.

17 17 Marta sbuffa. Rimangono lì tutti quattro un po in imbarazzo per quasi un minuto. Poi comincia a suonare il telefono. Dissolvenza. Luce. Il dottore da solo. sei DOTTORE E venne Fabrizio l ipocondriaco, era molto eccitato e il problema era che di notte il sangue gli colava dalle orecchie. Ma non era questo colare notturno che lo agitava. Ma questo era tutto quello che lui pensava di potere dire a me ed era di questo che dovevamo parlare. Ovviamente non potevo escludere che il suo sangue che cola di notte dalle orecchie potesse essere causato da una pustola, un eczema, una coltellata, ma la cosa non convinceva né me né il mio paziente, che in cuor suo - riguardo alla sua malattia - si era formulato già un idea ben precisa e con tanto di colpevoli, ipotesi che ovviamente non poteva confessarmi, ma che era mio compito scoprire. Questo è quello che chiedeva da me, e quello che dovevo fare. Dopo avremmo potuto verificare insieme con calma se la sua ipotesi era veritiera e magari farci su quattro risate, cosa che - purtroppo - non avemmo occasione di fare. sette Casa M. Sera tardi, pioggia battente. Maria guarda dalla finestra. Entra Gianni. La guarda. Piove. Merda. Perché? Non lo so. Mi è sembrata una cosa brutta. Non ti piace la pioggia? Non me l avevi mai chiesto. (pausa) Davvero ti importa sapere se mi piace la pioggia? No. Allora perché me l hai chiesto? Non lo so. Se me l hai chiesto è perché ti importava saperlo. Ormai ne abbiamo parlato troppo, è diventato troppo importante, non mi importa più. Ma è importante. È importante, no? Non lo so. Come non lo so? E importante il rapporto che abbiamo con la natura. No? Sì. A scuola si impara che è brutta la grandine perché rovina l uva, la nebbia perché rompe le palle a papà quando torna dal lavoro e la neve è buona solo per proteggere il grano. È sbagliato. È antropocentrico. Fascista. (riflette) Poi però dopo le elementari non ci si pensa più. Basta Gianni, mi stai rompendo le palle. Ma il rapporto con la natura è fondamentale, se non ci interroghiamo almeno su questo, niente ha più senso, non puoi dire che questo ti rompe le palle. Non puoi. Voglio dire che io parlerei volentieri con te della pioggia se non avessi la sensazione che mi stai prendendo per il culo. Non ti sto prendendo per il culo.

18 18 Quando ti esalti così tanto per un argomento che ho proposto io hai l aria di prendere per il culo. Tu non hai proposto l argomento, hai solo detto piove, tutto il ragionamento l ho fatto io. Sono partito da una tua frase banale per intavolare un discorso. E tu non l hai accettato. Ho la sensazione sempre più netta di essere l unico a provare a costruire un dialogo in questa casa. Siete castranti. A parte papà ovviamente. Non avete mai niente da dire e tagliate le palle a chi prova ad intavolare una qualsiasi discussione. Non parliamo mai perché parli sempre tu. Non ascolti. Ti piace ascoltarti. Per forza. Sono un maschio. Gianni fa per uscire. Esci? No. Gianni apre la porta. Merda! Piove! Esce. Maria da sola. E bella la pioggia. La luce elettrica fluttua due volte. Passaggio di tempo, pioggia sempre battente. Maria sola. Bussano ai vetri. Maria ha un sobbalzo, poi va ad aprire la porta. Fabrizio? Posso entrare? Perché? Piove. Fabrizio entra. Ha in mano un mazzo di rose. Cosa ci fai qui? Passavo. Così poi la pioggia, un gran freddo, allora ho detto Maria abita lì, magari mi apre e non prendo l acqua, allora ho bussato, ti ho portato queste. Sì. Passeggiavo per caso con dei fiori. Passeggio spesso con dei fiori. Così se piove e devo chiedere a qualcuno che mi apra non mi faccio trovare a mani vuote. Dà fastidio la macchina lì davanti? Non passa mai nessuno. Ti scoccia che ti sono venuto a trovare? Senza telefonare o No. Davvero? Davvero. Solo non ti scoccia o ti fa piacere? No, no, non c è bisogno che ci pensi, solo se posso stare un po qui, fa piacere a me, ecco. Posso?

19 19 Sì, siediti. No, grazie. Maria gli dà una sedia. Fabrizio si siede. Poi si rialza. Maria ride. Fabrizio le passa le rose. Queste sono per te. Sono belle. Fabrizio le poggia sul tavolo. Le ho poggiate qui. Perché tutto questo? Tutto questo cosa? Le rose Be sono belle e allora ho pensato che ti facevano piacere e ma ti fanno piacere? (ci pensa molto a lungo) Sì. Per questo. (Pausa) Sai, io sono piuttosto timido. Non sembrerebbe. Be, non sono ancora riuscito a dirlo non sono mai riuscito a dirlo in tutta la mia vita, sarebbe la prima volta cioè, magari l ho detto ma per finta, e anche lì era imbarazzante Cosa? Dopo questo preambolo è ancora più difficile. Sei buffo. Io ti amo. Ma non mi conosci per niente. Non c entra, io ti amo. Non è vero. Sì, io ti amo. (pausa) È come uccidere, superato l imbarazzo della prima volta continuare è esaltante. Maria, io ti amo. Ma come fai? Non lo so, non ci penso, ti amo. C è c è Fulvio. Sì, c è Fulvio. E un tuo amico. Sì, è un mio amico. Noi siamo fidanzati. Sì. Ma io non ho detto tu e Fulvio non siete fidanzati, io e Fulvio non siamo amici ho detto che ti amo. E cosa pensi di fare? Non penso a niente. Ti amo. Mi stai facendo diventare scema.

20 20 Non si può. Voi siete amici - e non mi conosci per niente, abbiamo parlato ogni tanto e basta - è che - cioè adesso tu sei venuto qui, i fiori, hai detto tutto questo e ora? E io - perché è così difficile? Ma perché non mi odi? Io mi sto ascoltando, non mi piaccio. Perché non parli? Ma se ti dico sì, va bene, anch io ti amo cosa risolviamo? È peggio, perché non è possibile, no? L hai detto. Sì, ma è inutile, non si può. Puoi dire che non volevi dirlo. No. Non è questo. Allora sono felice. Ma non c è niente da essere felici. Si osservano. Buio di colpo. La luce. E mancata la luce. E la pioggia. Ho un accendino. No. No? Torna subito. Sì, ma intanto E bello il buio. Si ascolta meglio. Pausa al buio. Cosa fai? E la mia mano. Mi sembrava. Aspetta. Dove sei? Qui. Mi sembravi più lontano. Mi allontano? No uuummmfff cosa fai? E un bacio. Lo so. Non vuoi? Rumore di bacio. No. Sospiri. Se torna la luce? Scoppiamo a ridere. Rumore di sedia. Rumore di mani sul tavolo. Ahia. Scusa.

21 21 Niente. Sospiri. Maria? Sì. C è qualcuno? Ci sono io. Dove sei? Sulla sedia. Sei seduta al tavolo? Sì. Cosa fai lì? Aspetto che torni la luce. Tu dove sei? Dalla porta. Non dormivi? Mi era sembrato di sentire dei rumori. Ho sbattuto contro la sedia quando è andata via la luce. Credevo che fosse papà. Papà no, è a letto. Torna la luce. Maria seduta al tavolo. I fiori sono davanti a lei. Fabrizio è immobile alle spalle di Marta. E quelli? Cosa? Le rose. Ah, belle, no? Si guardano. Bisognerà metterle in un vaso. Sì. Marta va a prendere un vaso. Lo prende. Si volta, vede Fabrizio. Buonasera. Come sei entrato? Dalla porta. Era aperta. Era aperta? Sì. (indica i fiori) Sono tuoi? (indica Maria) Sono suoi. Sei Fulvio? No. Sì. Sì o no? Sì. Be, piacere di conoscerti. Non mi avevi mai visto? Be, è carino.

22 22 Sì? Sì. Grazie. Non è colpa mia. (pausa) Pensate di amarvi? Sì. Marta guarda Maria. Ti secca? No. Non deve. Vieni a pranzo domani? Perché? Cucino io. Invito chi mi pare. Vieni? Grazie. Bene, a domani. Marta esce. Se non vuoi non vengo. Vai a casa. Sì, dicevo, per domani Ti prego, vai a casa. Sì. Buio. otto Casa M. Stessa notte, piove ancora. La scena è completamente buia. Entra uno al buio, cammina cercando di non fare rumore. Sbatte contro una sedia. Fa rumore (e si fa male). Ahia! Si accende la luce. È Marta. Ciao. Ciao, come va? Bene, bene. Tu? Bene, grazie. Dormivi? No. Ah. Eeee che ora sarà? Le quattro, quattro e mezza E non dormivi. No. Gli altri? Loro dormono. E tu eri sveglia. Eh sì. Sì.

23 23 Sicché sono ubriaco. Ti faccio un caffè? Facciamoci un caffè. Marta sta per uscire. Di notte sei più bella. Cosa? Sei bella. Sei ubriaco. Ho anche fumato un po. Ecco. Ti voglio bene, sai? Certo, sono tua sorella, no? Infatti. Anche a Maria voglio bene, a papà però ti voglio bene. Grazie. Anch io. Non mi chiedi come mai mi viene da dirti una cosa così logica? No. Non ti sembra strano? Quasi tutto quello che fai tu mi sembra strano, per questo non ti chiedo mai niente. Certo a fare sempre quello che ti pare si finisce per essere poco interessanti. Appunto. Speravo che mi contraddicessi. No. Vuoi una sigaretta? Pensi che staremo a parlare ancora a lungo? Io mi fumo una sigaretta. Dammene una. Gianni la guarda. Camel. Faccio notare. (si accendono le sigarette). Io sono un po fatto però anche tu sei diversa. Mi trovi diversa? Ma ti sembra normale che io e te stiamo qui a parlare e a fumare alle quattro e mezza del mattino? Sì. E non dormivi. No. Lo so perché non dormivi. Io no. Pensavi a noi pensavi. Sì? Tu pensi che a noi non ce ne frega niente di papà, che tu da sola ti fai un culo così per lui e ti becchi pure gli insulti ogni tanto, mentre noi facciamo quello che vogliamo, facciamo. Non aiutiamo in casa, torniamo tardi e non ci dici mai: adesso che s è pisciato lo cambi tu, mai. Sei un po fredda magari, dai qualche rispostina, ma non ci dici mica niente. Ma io non ho capito te se lo fai perché pensi che lui così ti vuole più bene -

24 24 perché se è così è una scemenza perché - perché lui non è sensibile a queste cose - o se invece un giorno non ne potrai più e ci spaccherai la faccia, oppure se lo fai solo per la soddisfazione di potermi dire con superiorità che se faccio questi discorsi è perché non ho capito niente. E magari è vero, non ho capito niente. Allora aiutami, no? Perché tu ti fai un culo così e noi ce ne battiamo le palle e tu non dici niente? Perché uno può dire no, non è che ve ne battete le palle, il vostro è un altro modo di dimostrare l affetto, ma è una stronzata. Perché perché l affetto è un conto. Il culo che c è da farsi è un altro. E allora tu non puoi dire sì, io gli voglio bene, però le mani nel suo piscio non mi va di mettercele, perché se gli vuoi bene, gli vuoi bene anche quando piscia, quando vomita, quando beve, quando rompe i coglioni, quando si dimentica le cose. Ma anche se non gli vuoi bene, se ti fa schifo, o se anche magari l hai sempre odiato, insomma, anche se lo pensi, no! Va bene per lui. Ma per te è un altro discorso. Perché resta il fatto che tu ti fai il culo. E io no! E allora? Che cazzo di storia è? Piano, dormono. E che si sveglino, perché questo discorso deve interessare anche a loro. A Maria. A papà che non me ne frega niente se si è ridotto così, sarà diventato più distratto, più egoista, ma non è scemo da non vedere quello che succede. Allora dovrebbe fare il padre e dire: adesso voi due vi muovete. Questo mese rompo i coglioni a voi due. Smettila davvero. Ma perché? Smettila. Sì, sì, la smetto. La smetto. Io la smetto anche, perché se parlo dico cazzate, e se anche ne dico una giusta, tanto io ne ho dette tante, che nel mucchio quelle giuste non sanno di niente. E intanto mamma è morta, perché è morta, e allora l hanno uccisa le medicine, dice lui le medicine del Cristofolini. No. Eh, no. Eh sì. Sì. Lo sai benissimo anche tu, e anche Maria, lo sanno tutti! Non lo sa nessuno perché non è vero. Sì, non è vero. E vero, è vero Non è mai stato dimostrato. No, perché a dimostrarlo non si faceva bene a nessuno, perché tanto a lui fa piacere pensarla così, gli fa comodo, e anche lì, tu, giù a reggergli il gioco, come se facesse comodo anche a te, e invece no, perché se tu lo dicessi chiaro e forte che mamma si è ammazzata da sola No. Che non ce la faceva più di lui, di noi, di lei, e si è buttata in gola tutto il tubetto delle medicine - sì certo, come dice papà, le medicine, proprio quelle - se tu lo gridi forte allora col cazzo, che ci stai lì a pulirgli. Silenzio. No. Cosa no? Non pensavo a questo. Ma io sì. Io a questo pensavo. Anche se tu pensi che non ci penso. Lo so che ci pensi. Lo sai? Ma cosa sai? Lo so che ci pensi. E anche Maria. Anche Maria? Cosa ne sai di cosa pensa Maria se non parlate mai?

25 25 So che ci pensate proprio quando non parlate. Pensate: come dovremmo sentirci in colpa che c è nostra sorella che fa l infermiera e la mamma mentre noi beviamo, fumiamo, scopiamo, parliamo, pensiamo, quanto pensate! - Non sto bene. Vuoi vomitare? No, non è stomaco, non sto bene. Non dirmi che è per me perché non ci credo No, no, è per me, pensavo a me pensavo. Mi è presa una tristezza come se avessi addosso quella di tutto il mondo, una specie di Cristo depresso, sai Sono le canne. Sarà. Di notte si è più tutto. Più allegri, più tristi, più rompiballe. Di notte si parla di più. La storia. Che storia? Raccontamela. Una storia di mamma. Cera una volta? Sì, però in tedesco. Quale? Quella che finisce che In seinen Armen das Kind war tot. Sei sicuro? Gianni la abbraccia, rimane con la testa sul suo petto. Wer reitet so spat durch Nacht und Wind? Es ist der Vater mit seinem Kind; Er hat den Knaben wohl in dem Arm, Dissolvenza. nove Casa M. Mattino seguente, cielo sereno. Luigi. Entra Marta con il caffè. Silenzio. Che casino questa notte. Sì? Eh be. Chi c era? Ho sentito una voce. Gianni era un po agitato.

26 26 No, un altra voce. Maria. Anche, ma lei parla sempre piano. Se era solo lei non la sentivo. C era il suo fidanzato. Ah, ecco! Ecco! Non mi si dice mica niente a me. Sono contento. Un po di vita! Sì. E tu l hai visto? Fulvio, vero? Mi pare di sì. La famiglia si allarga! E quando lo possiamo vedere tutti insieme, questo Fulvio, da fare due parole, così, per conoscerci? Non lo so, papà. Non l hai invitato a pranzo? Sì. Davvero? Sì. Sì? Ti ho detto di sì. Allora oggi abbiamo un ospite. Mi devo mettere elegante. Non dire sciocchezze. Se non ci si mette eleganti per gli ospiti, quand è che ci si mette eleganti? Poi per un genero! Non esageriamo. Vado a mettermi elegante. Magari non viene. Se non viene mi vado a cambiare di nuovo. Mettiti elegante anche tu. Magari non viene. Se non viene ti sarai messa elegante lo stesso. Mettiamoci tutti eleganti. Se non viene pranziamo tutti insieme eleganti lo stesso. Dov è Gianni? Dorme. Sveglialo. Ieri è tornato tardi. Vallo a svegliare. Per dirgli di mettersi elegante? Sì, per suo cognato. Magari non viene. Non è un motivo per stare a letto tutto il giorno. Vallo a svegliare. Io vado a vestirmi. Cosa fai da mangiare? Non lo so. Fai qualcosa di un po ricercato. (uscendo) Non so la zuppa di cipolle, la fonduta però attenzione ai grumi, tua mamma faceva sempre i grumi. Invece che essere un piacere diventava una sofferenza È uscito. Marta sola. Ci vorrebbe la fontina, ci vorrebbe. dieci

27 27 Altrove, stesso giorno. Fulvio e Fabrizio. Fulvio fa annusare una mano a Fabrizio. Cos è? Non so. Pensaci. Motorino? E il suo dentro. Del motorino? Maria. (pausa) Ti piace? Così, in astratto, no. Cosa vuol dire? Penso che se ne fossi innamorato, mi piacerebbe. Ma sarebbe lo stesso odore. Pressappoco. E allora che senso ha innamorarsi o no, di una o di un altra? Ma uno mica si innamora solo dell odore della fica. Anche. Anche. E a te piace l odore che hai sulla tua mano? Me lo stavo chiedendo, per questo volevo un parere esterno. L odore della fica è inscindibile dal tutto. È legato alla persona. Anche se gli odori di fiche si assomigliano tutti, tu stai sentendo l odore della sua. E io di tutte. Quindi non mi piace la sua? E quello che ti stavi chiedendo, no? Quindi secondo te non sono più innamorato? Secondo te? Sto cercando di capirlo. Non mettere confusione. È da quasi una settimana che non la vedo per capire se mi manca o no. E ti manca? Sento l odore! Non la vedi da una settimana e senti l odore? Si guardano stupiti. Fulvio si annusa la mano. La fa annusare a Fabrizio. Motorino. Senza dubbio. Fulvio annusa l aria. Acchiappa di scatto la mano di Fabrizio e se la porta al naso. Fica. Chi è? Una. Fica. Sì, con una ragazza attaccata intorno. Sei innamorato? No. E una chiavata? No. Allora sei innamorato. Ci vediamo. E scopate.

28 28 Parliamo. E da quanto è che va avanti questa storia? Non c è nessuna storia. Sì, però è proprio difficile parlare con te! Da quanto è che vi vedete, solo voi due, e parlate? Senti, è perché è una cosa così, che non so, allora non mi va di parlarne tanto. Perché hai paura di sentirti un cretino quando finisce, ti capisco. Ti senti un cretino? Perché? No, hai detto che quando finisce uno magari si sente un cretino Non è finita. Mi sembrava di avere capito che Mi sto solo chiedendo se mi piace ancora l odore della sua fica. Se per caso non è più la rottura di coglioni del fatto di avere, di avere una persona che sta con me, ecco. Allora, non vi siete lasciati. Ti sembro uno che molla così? Non è un fatto di mollare, è che se uno Ti sembro uno che molla alla prima difficoltà? Non è la prima difficoltà, è da quando ti conosco che vi lamentate! Be non sono uno che molla neanche dopo un mare di difficoltà. Mi interrogo, sì. Sono uno che si interroga. Ma non uno che molla. Non volevo dire questo. E allora non l hai detto. E io e Maria non ci siamo lasciati. Uno di questi giorni finisco di interrogarmi, vado da lei con un aria da figo che perdona - non si sa che le devo perdonare, ma le donne hanno sempre un senso di colpa quando non ti fai sentire per un po - lei si scioglie, mi abbraccia e scoppia in lacrime e la vita continua a scorrere tranquilla. Probabilmente dopo lei ne vorrà parlare, e io cercherò di tagliare corto o sopportare ecc. Stare insieme è questo. Mica passeggiare con la manina nella manina e scambiarsi grandi sorrisi! Certo. Fai passare una settimana e vedrai che te ne accorgi anche tu. Può darsi. Adesso andiamo al fiume. Al fiume? Io e gli altri abbiamo comprato sei chili di salsiccia. Andiamo al fiume. Io avrei un impegno oggi. Con quella? Tu non duri una settimana, te lo dico io. Magari ci sentiamo questa sera. Fabrizio. Eh. Non lasciarti portare dove non puoi andare. Te lo dico da amico. E perché ti conosco. Certo.

29 29 Fabrizio esce. Fulvio da solo. Un momento. Fulvio prende il telefonino, compone un numero, attende. undici Squilla il telefono in casa M. Luigi elegantissimo si affretta a rispondere. Chi esiste? Fulvio! Ti stiamo aspettando. Sì, a pranzo. Sì. Sì, ti abbiamo invitato. Sì, non lo sapevi? Come chi? Marta, mia figlia. Sì, è un po timida, sarà per questo che non te l ha detto. Sì, Marta sta già cucinando per te, ci offendiamo, se non vieni, eh! Ti aspettiamo. Sì. Sì. dodici Fabrizio da solo. È al telefono. Aspetta. Pronto? Ah, buonasera, c è sua figlia? No, Maria. Sono Fulvio. No, non credo che ci conosciamo. A pranzo ma non sono sicuro in realtà che No, mi fa piacere conoscerla, è che eravamo d accordo che ci sentivamo prima, magari No, non sapevo che Marta stesse già cucinando. No, come facevo a saper No, non la sto prendendo in giro. No. No. tredici Casa M. Più tardi. Gianni e Luigi. Sono molto eleganti. Tu non lo conosci? Non ho mai conosciuto nessun Fulvio. Eppure è un posto piccolo Non ho mai conosciuto nessuno che conoscesse mia sorella. E strano. Mamma conosceva tutti quelli che conoscevo io. E tu non conoscevi tutti quelli che conosceva mamma, non è strano per niente. E perché le donne sono più espansive. Non è per quello. Sì, è sempre stato così. Io sono espansivo, eppure non conosco le persone che conosce Maria. Che non è espansiva per niente.

30 30 Cosa ne sai tu? Lo so. Conosco tutti i suoi amici. E perché è un posto piccolo. Infatti. Secondo te è poco espansiva? Non secondo gli altri. Secondo te! È il nostro parere che voglio sapere. Io le voglio bene. E ci mancherebbe altro, ma secondo te è chiusa? Sì. Secondo me no. E secondo me sì. E solo più riflessiva. Non è vero, rifiuta i discorsi. Questo è vero, ma è perché forse è per via dei nostri discorsi. No, no, rifiuta anche quelli interessanti. Entra Maria. Vatti a vestire elegante. Sto bene così. No, mettiti qualcosa di elegante, è importante. Sì, mettiti in maschera anche tu. Ci divertiamo. Non è per divertirsi, è per rispetto. Non abbiamo mai fatto caso a come vestirci Ma per rispetto verso Fulvio. Non verrà. Suonano alla porta. E arrivato, è arrivato! Gianni, vai ad aprire! Gianni va ad aprire. È Fulvio. Ciao. Ciao. Sei il fidanzato di una delle mie sorelle? Vieni Fulvio, accomodati, ti faccio preparare un aperitivo, io sono Luigi, il papà di Maria, e lui è Gianni, mio figlio. Marta! Marta! Marta è l altra mia figlia, è in cucina, Marta, vieni a vedere chi c è! Cosa ci fai qua? Mi hanno invitato. Ma chi? Tuo padre. (a Luigi) L hai invitato tu? Marta l ha invitato, comunque l importante è che sia con noi Non credo che si fermi. Non essere scortese, se mi vuoi scusare, vado a vedere a che punto è il pranzo Prego.

31 31 Gianni, vieni a preparare un aperitivo a Fulvio (gli fa l occhiolino) Ti va un aperitivo? Sì, grazie. Escono Gianni e Luigi. Be? Non sei contenta di vedermi? Sì. Solo che No, non parlare. Veramente dovrei parlarti invece c è qualcosa che ti dovrei dire No. Non c è niente che devi dirmi. Lo so cosa vuoi dirmi. Lo so. Ma non ha importanza. L importante è che io sono qua. E tu sei qua. E non c è nient altro. Tutto il resto sono stronzate. Stronzate, io e te, quello che c è tra di noi è troppo importante per rovinarlo per una stronzata. Non sarei venuto qua dopo tanto tempo che non ci sentivamo se dessi importanza a queste stronzate. Io ti perdono. Tu mi perdoni? Io ti perdono. Fulvio l abbraccia, Maria rimane un po rigida. Su, su, va tutto bene Entra Fabrizio con un mazzo di rose in mano. Non capisce. Non dice una parola. Maria lo vede, Fulvio no, è di spalle. Entra Gianni con un aperitivo in mano. Non capisce. Fulvio lo vede, Maria no, è di spalle. (Evidentemente a Fabrizio) Ciao. Ciao. Maria scopre Gianni e Fulvio scopre Fabrizio. Io sono Gianni. Lei è Maria, mia sorella, lui è Fulvio, il suo fidanzato. Tu? Mi chiamo Fabrizio. Sei il fidanzato di Marta? Marta? E mia sorella. L altra. Sì, certo. Sì? No. Sì, la conosco non siamo fidanzati. Scusa se sono indiscreto: entri spesso nelle case della gente con delle rose in mano? Scusa anche la mia indiscrezione ma No, Fulvio, hai ragione, credo che dovremmo parlare. Lo credo anch io. (A Maria) E forse anche tu avrai qualcosa da dire? Non mi hai lasciato parlare. Mi sembra un momento abbastanza imbarazzante. Gianni, perché non vai a fare un aperitivo per questo con le rose? Non vorrei tornare con due aperitivi e trovarvi in quattro. Gianni, vattene. Ti prego, sto qui, in un angolo, non disturbo, parlo solo se mi chiedete un consiglio espressamente. Posso scartare l ipotesi che quei fiori siano per Marta o per me? Fulvio te l avremmo detto

32 32 Voi due? Noi due, te l avremmo detto al più presto Siete già in ritardo da un po per dirmelo al più presto Gli eventi sono un po precipitati Sì, da soli. Stai zitto o vattene. Sto zitto. Lo so che ho fatto una cosa che non ti dovevo fare ma è stato più forte di me, io non ci posso fare niente, tu pensa quello che vuoi Non lo so, dovrei anche pensare a quello che vuoi tu? No, infatti, voglio solo dire che la nostra amicizia non c entra Direi proprio di no. Io sono innamorato, non ci posso fare niente. Avrei preferito che non fosse la tua ragazza. Lo spero bene. Sono innamorato, cosa devo fare? E tu? Io non so. Forse è il caso che ti concentri. Mi sembrava che tu non vedessi l ora che ti lasciassi. Ma non l hai fatto. Detto così sembra una formalità. Non lo è. Tu pensi che tra di noi possa andare avanti? Ora non lo so, dieci minuti fa lo pensavo senz altro. Mi sembrava che non mi sopportassi, che fossi così stufo Mai quanto te, direi. Io non sono stufa, è che è difficile starti vicino, quando ci sono vuoi stare solo, e allora E allora per stare sola anche tu è meglio cercarsi un po di compagnia. No, guarda che lei sta spesso sola. Stai zitto. Era per difenderti. Non ne ho bisogno. A me sembra di sì. E da quant è che va avanti questa storia? Ieri? Ieri? Entra Luigi seguito da Marta. E pronto! (a Fabrizio) Ciao Fulvio Ciao. (a Fulvio) E tu chi sei? E Fulvio, no? Lui? (a Fabrizio) Ma tu chi sei?

33 33 Fabrizio? Fabrizio? Io sono Fulvio. Ah, piacere, Marta. Ma non vi conoscete? Veramente credevo che fosse lui. Eh, certo, sei di casa, no? E un caso. Scusa Fabrizio, hai detto? Sì. Tu sei un amico di Fulvio? Silenzio. Be comunque sei il benvenuto, sediamoci a tavola se no si fredda! Gianni, aiuta Marta a portare di qua Loro sono tutti fidanzati con Maria, l hanno scoperto adesso e stavano cercando di chiarirsi le idee. E vero? Sì. E qual è quello vero? Io sono quello che c era prima, lui è la novità. Secondo lei qual è quello vero? Maria, credo che tu dovresti essere un po più responsabile. Non puoi svegliarti oggi e chiedermi di essere responsabile. Se vuoi un consiglio da me, me lo dovevi Non voglio nessun consiglio da te. Non essere strafottente. Non sono stra Non vuoi consigli da nessuno, non vuoi sentirti dire che devi essere responsabile, se non vuoi i consigli devi accettare le critiche, guarda che casino hai combinato! Papà, sono fatti miei. Non sono fatti tuoi, questi due stronzi dove li mettiamo? Non lo so, ne stavamo parlando prima che entrassi tu. Adesso non dire che è colpa mia se tu non riesci a risolvere questo casino! Non stava dicendo questo. Un po sì. Sto dicendo che è una cosa che riguarda me Sì, perché tu sei una ragazza autonoma, fai sempre di testa tua! Come la mamma, ma io pensavo che fossi un po più sveglia! Adesso basta. Non si possono sempre affrontare i problemi sbuffando, con una scrollata di spalle. Non mi piace proprio per niente questo andazzo. Adesso ci mettiamo qui, con calma, ci diciamo le cose e analizziamo per bene il da farsi. E non mi interessa se vuoi o non vuoi il mio aiuto o il mio consiglio. Ci sediamo tutti quanti quelli che siamo attorno a questo tavolo. Mangiamo. E quando abbiamo finito di mangiare affrontiamo il problema tutti insieme con calma, e vedrete che così una soluzione si trova.

34 34 Sono d accordo. Tu cosa c entri? Mi piace discutere, credo nella dialettica. Bravo, allora quando sarà il momento anche tu dirai la tua opinione. Ora aiuta Marta a portare qui il mangiare. Credo che sarà meglio rimandare questo pranzo. E discutere prima? No, è meglio mettere qualcosa sullo stomaco. Fulvio, Fabrizio, è stato un piacere. vi devo accompagnare alla porta o la trovate da soli? Marta non scappare anche tu davanti ai problemi perché non è da te. Papà, per piacere. Marta, non insistere, ho capito che lo fai per non mettere tua sorella in imbarazzo e questo è molto bello da parte tua, ma questa volta so cosa fare, nessuno esce di qui finché non si è arrivati ad una soluzione. Non sono io il malato, non solo. È facile fare tutti di testa propria, ma non si può fare sempre così. Ora prendo in mano io la situazione. Facciamo un giro di opinioni e vediamo se riusciamo a chiarirci un po tutti le idee. Amare è bello ma ragionare è indispensabile. Marta, porta qualcosa da mettere su questa tavola prima che la fame ci renda tutti nervosi. Andate a casa, non vi preoccupate, ci penso io a lui. Va verso Luigi come per accompagnarlo da qualche parte. Papà. Luigi le dà uno schiaffo molto forte. Rimangono tutti interdetti. Poco dopo, Marta gli ricambia uno schiaffo altrettanto forte. Mai più. (Sottovoce) Porca troia. Maria Andatevene. Io vado a letto. Esce molto lentamente. Ti porto qualcosa da mangiare. Luigi lentamente si volta e la guarda. Poi prosegue la sua uscita. È uscito. quindici Casa M. Alba, cielo limpidissimo. Gianni sta vestendo papà. Maria guarda fuori dalla finestra. Vedrai come ci divertiamo. E freddo?

35 35 Certo che è freddo, se no che gusto c è? E presto. E l alba. Il cane? Flash è morto. Si è preso un colpo. Non l hai fatto apposta. L ho impallinato. Può succedere. Il fucile. Non hai più il porto d armi. Non possiamo andare a caccia senza cane e senza fucile. Vedrai che ci divertiamo. A te piace andare a caccia. Ci andavo sempre. Entra Marta. Silenzio. Cosa fate? Andiamo a caccia. Non fate i cretini, non si può andare a caccia, papà non ha più neanche il porto d armi. Cosa ce ne frega a noi? Non si può andare a caccia. Noi possiamo e ci divertiremo un sacco. Fa freddo. Fa freddo. Ma ci lasci in pace? Deve fare freddo. Ci ammaleremo. Ma non la stare a sentire quella. Papà non sei un coglione, non farti trattare come un coglione. Sei tu che lo tratti come Io non ho mai cercato di fargli credere qualcosa che non fosse vera. Perché non hai fantasia. Non litigate. Non stiamo litigando. Sì, a me sembra che stiamo litigando, perché devi dirgli che non stiamo litigando? Papà, torna a letto. Papà viene a caccia con me. Silenzio. Io vado a dormire. Non puoi tirarti indietro così, dobbiamo andare a caccia. Nessuno va a caccia senza fucile col cane morto e con sto freddo. Buonanotte. Buonanotte. Luigi esce. Ti credi furba? E inutile fargli credere una cosa che non è vera. E inutile tutto, e allora? Con un po di fantasia si vive meglio. Era felice.

36 36 Ti sembrava felice? Non poteva esserlo comunque dopo quello che hai fatto ieri. Il fatto che Maria faccia la troia non lo autorizza a fare il cretino, sono problemi di Maria. Maria si volta. Gianni è in imbarazzo. (a Maria) Io non dico che papà abbia fatto bene a immischiarsi in Lo so. Vorrei che questo fosse chiaro. E chiaro. Dico solo che secondo me Marta non aveva il diritto di trattarlo così. Dovevamo fare veramente il dibattito su chi si scopa Maria? Tu ti saresti divertito. (a Maria) Non mi sarei divertito. Io penso di sì. Ma siete tutti contro di me? No. Siamo soli. Ma come siamo soli? E che cazzo di novità è? Nessuna novità. Ma cazzo sedici Casa M. Stesso giorno. Maria e Marta. Il telefono suona. Forse è il caso se rispondi. Non so cosa dirgli. Rispondo io? La sai lunga tu. Il telefono si sta zitto. Voi pensate che io abbia solo voglia di rompervi i coglioni. Io e chi? Non ci siamo noi e tu. Un giorno ti sveglierai e ti accorgerai che nessuno ti vuole fare del male. Che ognuno cià i cazzi suoi e basta. E scoprirai di essere molto più sola di come ti lamenti di essere. Cos è, una maledizione? E una constatazione, a nessuno interessa maledirti. Andremo molto d accordo il giorno che smetterai di invidiarmi o compiangermi. Questa era una maledizione. Questa sì. Sorridono. diciassette

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