Maiuscole: vigono le normali regole della lingua italiana, mai utilizzare il TUTTO MAIUSCOLO.
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- Pio Giglio
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1 Norme editoriali di base Corsivi: si usano in genere per le cosiddette opere d ingegno (titoli di libri, film, poesie, canzoni ), per termini stranieri di uso non comune e in poche altre occasioni. D eufoniche: in genere sono concesse solo prima di una parola che inizia con la medesima vocale ( ed essere ma e avere ); alcuni la richiedono anche quando la congiunzione è preceduta da vocale ( trovarsi ad essere ). Maiuscole: vigono le normali regole della lingua italiana, mai utilizzare il TUTTO MAIUSCOLO. Virgolette: ne esistono tre tipi: : Da preferire, utilizzate per citazioni, dialoghi e parole da evidenziare. : utilizzate all interno di un testo virgolettato per evidenziare una parola : utilizzate solo per i dialoghi (es.: Disse: «Ci vediamo dopo») Citazioni: vedi esempio nelle pp. seguenti. Note: Possono essere numerate progressivamente per pagina, per capitolo, per sezione, o proseguire dall inizo alla fine del volume. L apice della nota si mette prima del segno di punteggiatura, fuori dalle virgolette della eventuale citazione. I riferimenti bibliografici in nota possono essere inseriti per esteso, oppure abbreviati (laddove esista una bibliografia), e avere forme diverse: - C. Taylor, 1999, p Taylor C. (1991): Il disagio della modernità. Trad. it. Roma-Bari: Laterza, 1999, p Taylor, Il disagio della modernità, cit., p. 15. Cifre: in genere si usa scrivere in parola le cifre da uno a dieci, in numero quelle dall 11 in su; se accompagnate da un unità di misura abbreviata (cm, kg ) si mettono in genere in numero. Fanno spesso eccezione, nella narrativa soprattutto, migliaia e milioni a cifra tonda (duemila, quattro milioni), non sempre le cifre più complesse (15.750). In questi casi il buon senso vale più della regola. Bibliografia: Alcuni tra i possibili esempi: Taylor C. (1991): Il disagio della modernità. Trad. it. Roma-Bari: Laterza, Taylor C., Il disagio della modernità, Roma-Bari, Laterza, 1999 (1991). C. Taylor, Il disagio della modernità (ed. orig. 1991), Laterza, Roma-Bari 1999.
2 Antonio Tagliaferri La pittura sottesa Maddalena Penocchio Antonio Tagliaferri [fig. 1] (Brescia, 9 febbraio maggio 1909) 1 è una figura contraddittoria di professionista dell arte e operatore culturale, onnipresente nella realtà culturale bresciana già dagli anni Sessanta dell Ottocento. La sua lunga e proficua carriera lo vede attivo come architetto e pittore. Il suo iter formativo, il suo approcciarsi al mercato dell arte attraverso le esposizioni, il suo essere protagonista della vita culturale e del contesto territoriale in cui lavora, fanno di Tagliaferri l incarnazione di molti dei caratteri peculiari del nuovo sistema dell arte ottocentesco. Tagliaferri è noto soprattutto come architetto, e come tale è già stato oggetto di studi approfonditi. Questo saggio e i seguenti di Silvia Iacobelli e Marco Camisani affrontano per la prima volta il tema di Tagliaferri pittore e uomo di cultura, cercando di chiarire il ruolo giocato dalla pittura nella sua professione, e di mettere a fuoco il suo essere la figura centrale del periodo 2, uno dei protagonisti più in vista nel sistema dell arte bresciano. Antonio è e rimane comunque un architetto: egli sceglie oggettivamente di intraprendere questa professione, e già nella fase della sua formazione scolastica il suo piano di studi non lascia dubbi in tal senso. Questo è un elemento discriminante che ci induce a definirlo un non pittore, nonostante i suoi numerosi elaborati pittorici: sta di fatto che pur dipingendo per tutta la vita, non sceglie la pittura come mestiere. Questa contraddizione l essere pittore e il non esserlo è peculiare di Antonio Tagliaferri, ma non è altro che un dato caratterizzante di alcuni operatori dell arte del XIX secolo. Impostazione della pagina a una colonna. Font: Times New Roman interlinea automatico Perfetta per la correzione e revisione redazionale. Nella pagina seguente, impostazione della pagina a due colonne. Ideale per una prima e semplice impaginazione [con o senza immagini]. A Brescia i primi studi artistici Dai documenti presenti presso l Archivio di Stato di Brescia relativi alla locale Scuola comunale di disegno per arti e mestieri 3, il nome del padre di Antonio, Giovanni, compare fra quelli dei genitori degli alunni firmatari di una lettera del primo aprile indirizzata alla Congregazione Municipale per chiedere la municipalizzazione del pionieristico Istituto Rottini, che diviene quindi comunale il 25 novembre di quell anno. All epoca Antonio ha 16 anni ed evidentemente è già allievo di Gabriele Rottini (Brescia ) 5. In mancanza di fonti certe, è plausibile ipotizzare, considerata la sua estrazione sociale, che Tagliaferri prima di seguire i corsi di Rottini abbia appreso i primi rudimenti di disegno da Rodolfo Vantini (Brescia ) nella aule dell Imperial Regio Liceo, che in quegli anni è un attivo centro di vita culturale e di formazione civile, a tal punto da essere mal tollerato dal governo austriaco. Non v è dubbio che sia allievo della scuola di disegno nell anno accademico : lo attesta l assegnazione del primo premio ad onorem [fig. 2] in paesaggio-pittura per profitto, diligenza e buona condotta, al cui guiderdone Antonio rinuncia spontaneamente trovandosi in posizione agiata 6. In questi anni nella scuola vige ancora il regolamento provvisorio del
3 Antonio Tagliaferri La pittura sottesa Maddalena Penocchio Antonio Tagliaferri [fig. 1] (Brescia, 9 febbraio maggio 1909) 1 è una figura contraddittoria di professionista dell arte e operatore culturale, onnipresente nella realtà culturale bresciana già dagli anni Sessanta dell Ottocento. La sua lunga e proficua carriera lo vede attivo come architetto e pittore. Il suo iter formativo, il suo approcciarsi al mercato dell arte attraverso le esposizioni, il suo essere protagonista della vita culturale e del contesto territoriale in cui lavora, fanno di Tagliaferri l incarnazione di molti dei caratteri peculiari del nuovo sistema dell arte ottocentesco. Tagliaferri è noto soprattutto come architetto, e come tale è già stato oggetto di studi approfonditi. Questo saggio e i seguenti di Silvia Iacobelli e Marco Camisani affrontano per la prima volta il tema di Tagliaferri pittore e uomo di cultura, cercando di chiarire il ruolo giocato dalla pittura nella sua professione, e di mettere a fuoco il suo essere la figura centrale del periodo 2, uno dei protagonisti più in vista nel sistema dell arte bresciano. Antonio è e rimane comunque un architetto: egli sceglie oggettivamente di intraprendere questa professione, e già nella fase della sua formazione scolastica il suo piano di studi non lascia dubbi in tal senso. Questo è un elemento discriminante che ci induce a definirlo un non pittore, nonostante i suoi numerosi elaborati pittorici: sta di fatto che pur dipingendo per tutta la vita, non sceglie la pittura come mestiere. Questa contraddizione l essere pittore e il non esserlo è peculiare di Antonio Tagliaferri, ma non è altro che un dato caratterizzante di alcuni operatori dell arte del XIX secolo. A Brescia i primi studi artistici Dai documenti presenti presso l Archivio di Stato di Brescia relativi alla locale Scuola comunale di disegno per arti e mestieri 3, il nome del padre di Antonio, Giovanni, compare fra quelli dei genitori degli alunni firmatari di una lettera del primo aprile indirizzata alla Congregazione Municipale per chiedere la municipalizzazione del pionieristico Istituto Rottini, che diviene quindi comunale il 25 novembre di quell anno. All epoca Antonio ha 16 anni ed evidentemente è già allievo di Gabriele Rottini (Brescia ) 5. In mancanza di fonti certe, è plausibile ipotizzare, considerata la sua estrazione sociale, che Tagliaferri prima di seguire i corsi di Rottini abbia appreso i primi rudimenti di disegno da Rodolfo Vantini (Brescia Fig. 1 Antonio Tagliaferri in una fotografia di fine Ottocento ) nella aule dell Imperial Regio Liceo, che in quegli anni è un attivo centro di vita culturale e di formazione civile, a tal punto da essere mal tollerato dal governo austriaco. Non v è dubbio che sia allievo della scuola di disegno nell anno accademico : lo attesta l assegnazione del primo premio ad onorem [fig. 2] in paesaggio-pittura per profitto, diligenza e buona condotta, al cui guiderdone Antonio rinuncia spontaneamente trovandosi in posizione agiata 6. In questi anni nella scuola vige ancora il regolamento provvisorio del 1851, che prevede che l insegnamento sia diviso in due sezioni, disegno-pittura-scultura e architettura-decorazione. Sono attivi nove corsi e Gabriele Rottini compare come unico insegnante di figura-ornato-paesaggio; Tagliaferri risulta allievo di quello di pittura-paesaggio e di quello di architettura 7. Lo stesso vale per il , quando condivide il corso di pittura-paesaggio con Giovan Battista Ferrari (Brescia Milano 1906). È interessante notare come, a margine dei loro nomi riportati nel quadro dimostrante il grado degli scolari, si specifichi paesaggio per Giobatta e prospettiva per Antonio, a precisare subito la specializzazione intrapresa dai due giovani allievi, che non a caso delineerà le loro carriere. Un distinguo che
4 Antonio Tagliaferri c.16 tondo La pittura sottesa c. 14 tondo Titolo, sottotitolo, autore Maddalena Penocchio c. 11 corsivo C. 11 Antonio Tagliaferri [fig. 1] (Brescia, 9 febbraio maggio 1909) 1 è una figura contraddittoria di professionista dell arte e operatore culturale, onnipresente nella realtà culturale bresciana già dagli anni Sessanta dell Ottocento. La sua lunga e proficua carriera lo vede attivo come architetto e pittore. Il suo iter formativo, il suo approcciarsi al mercato dell arte attraverso le esposizioni, il suo essere protagonista della vita culturale e del contesto territoriale in cui lavora, fanno di Tagliaferri l incarnazione di molti dei caratteri peculiari del nuovo sistema dell arte ottocentesco. Tagliaferri è noto soprattutto come architetto, e come tale è già stato oggetto di studi approfonditi. Questo saggio e i seguenti di Silvia Iacobelli e Marco Camisani affrontano per la prima volta il tema di Tagliaferri pittore e uomo di cultura, cercando di chiarire il ruolo giocato dalla pittura nella sua professione, e di mettere a fuoco il suo essere la figura centrale del periodo 2, uno dei protagonisti più in vista nel sistema dell arte bresciano. Antonio è e rimane comunque un architetto: egli sceglie oggettivamente di intraprendere questa professione, e già nella fase della sua formazione scolastica il suo piano di studi non lascia dubbi in tal senso. Questo è un elemento discriminante che ci induce a definirlo un non pittore, nonostante i suoi numerosi elaborati pittorici: sta di fatto che pur dipingendo per tutta la vita, non sceglie la pittura come mestiere. Questa contraddizione l essere pittore e il non esserlo è peculiare di Antonio Tagliaferri, ma non è altro che un dato caratterizzante di alcuni operatori dell arte del XIX secolo. Rientro di inizio paragrafo Rimando alle figure Nota [in apice] Virgolette Per gli incisi utilizzare il trattino lungo A Brescia i primi studi artistici Dai documenti presenti presso l Archivio di Stato di Brescia relativi alla locale Scuola comunale di disegno per arti e mestieri 3, il nome del padre di Antonio, Giovanni, compare fra quelli dei genitori degli alunni firmatari di una lettera del primo aprile indirizzata alla Congregazione Municipale per chiedere la municipalizzazione del pionieristico Istituto Rottini, che diviene quindi comunale il 25 novembre di quell anno. All epoca Antonio ha 16 anni ed evidentemente è già allievo di Gabriele Rottini (Brescia ) 5. In mancanza di fonti certe, è plausibile ipotizzare, considerata la sua estrazione sociale, che Tagliaferri prima di seguire i corsi di Rottini abbia appreso i primi rudimenti di disegno da Rodolfo Vantini (Brescia ) nella aule dell Imperial Regio Liceo, che in quegli anni è un attivo centro di vita culturale e di formazione civile, a tal punto da essere mal tollerato dal governo austriaco. Non v è dubbio che sia allievo della scuola di disegno nell anno accademico : lo attesta l assegnazione del primo premio ad onorem [fig. 2] in paesaggio-pittura per profitto, diligenza e buona condotta, al cui guiderdone Antonio rinuncia spontaneamente trovandosi in posizione agiata 6. In questi anni nella scuola vige ancora il regolamento provvisorio del Titoletto di paragrafo in neretto. Rientrato, staccato di un a capo dal paragrafo precedente Tra le date e tra le parole composte utilizzare il trattino corto Il corsivo solo per le parole in latino o straniere e per i titoli di opere
5 1851, che prevede che l insegnamento sia diviso in due sezioni, disegno-pittura-scultura e architettura-decorazione. Sono attivi nove corsi e Gabriele Rottini compare come unico insegnante di figura-ornato-paesaggio; Tagliaferri risulta allievo di quello di pittura-paesaggio e di quello di architettura 7. C. 10 Lo stesso vale per il , quando condivide il corso di pittura-paesaggio con Giovan Battista Ferrari (Brescia Milano 1906). È interessante notare come, a margine dei loro nomi riportati nel quadro dimostrante il grado degli scolari, si specifichi paesaggio per Giobatta e prospettiva per Antonio, a precisare subito la specializzazione intrapresa dai due giovani allievi, che non a caso delineerà le loro carriere. Un distinguo che rispecchia la necessità del tempo di definire itinerari professionali specifici e dettagliati, a presunta difesa della professionalità che gli artisti vanno recuperando, dopo la dequalificazione e la perdita d identità introdotte dal nascente moderno mercato dell arte, dalla crisi della committenza più tradizionale e dei relativi generi artistici [ ]. Negli anni di frequentazione della Scuola comunale di disegno per arti e mestieri Antonio studia le opere dell annessa Pinacoteca Tosio 14, eseguendo copie ad esempio da Giuseppe Canella (Verona Firenze 1847) e Luigi Basiletti (Brescia ) 15, in particolare di quadri in cui l architettura ha un ruolo centrale; si vedano le copie Le tintorie di Rouen o Il Tempio della Fortuna a Tivoli eseguite da Tagliaferri presumibilmente nel Antonio sicuramente guarda anche ai due protagonisti della pittura prospettica bresciana degli anni Trenta e Quaranta, Angelo Inganni (Brescia Gussago, Bs 1880) 16 e Giovanni Renica (Montirone, Bs Brescia 1884) 17, con il quale, secondo Riccardo Lonati 18, potrebbe addirittura aver compiuto un apprendistato, dato che fino ad oggi ci è stato impossibile verificare, e che potremmo forse leggere come una più generica ispirazione a. Oltre che a Brera, Giovanni Renica studia presso la scuola privata di Giovanni Migliara (Alessandria Milano 1837) 19, il quale lo porta con sé durante un viaggio tra l altro a Roma e Napoli nel , trasmettendogli l abitudine e l abilità a documentare su taccuini gli studi dal vero, per crearsi un repertorio iconografico a cui attingere per le vedute dipinte in atelier. L architettura, per Renica e ancor più per Inganni, è congeniale ad ambientare i racconti e le scene di vita quotidiana, che non risultano quindi d invenzione, ma veri e propri reportage di momenti reali. Per lunghe citazioni, testi ripresi parzialmete o integralmente, utilizzare un corpo inferiore, rientrando sul lato sx. Il testo va isolato con un a capo prima e uno dopo. Se la citazione è parziale. utilizzare le [ ] dove è stata tagliata inizio/fine Note c. 8 1 Per una ricostruzione biografica e bibliografica completa su Antonio Tagliaferri si vedano gli studi di Valerio Terraroli e la recente scheda di Marco Camisani: V. Terraroli, Antonio e Giovanni Tagliaferri. Due generazioni di architetti in Lombardia tra Ottocento e Novecento, Brescia 1991; V. Terraroli, Antonio Tagliaferri ( ). L architettura come romanzo della storia, catalogo della mostra (Brescia, AAB), Brescia 1999; M. Camisani, Tagliaferri Antonio, in R. Ferrari, S. Iacobelli, M. Penocchio (a cura di), Verso l arte. Artisti bresciani a Brera nell 800, Brescia 2009, pp B. Passamani, Brescia fra tradizione e moderno, in Brescia postromantica e liberty , catalogo della mostra (Brescia, S. Giulia), Brescia 1985, p ASBs, Comune di Brescia, rub. XV, b. 188, Quadro dimostrante il grado degli Scolari che praticarono la Scuola Comunale di disegno dell anno G.A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle Provincie di Lombardia dal 1877 al 1862, Milano M. Rosci, L evoluzione del «semplice» paesaggio: Basiletti e Giuseppe Bisi, in M.C. Gozzoli, M. Rosci, Il volto della Lombardia da Carlo Porta a Carlo Cattaneo paesaggi e vedute , Milano 1975, p. 72. Per le note [sempre in coda al testo] rimangono valide le indicazioni del testo principale ma in corpo minore
6 Biografia Nascita Nasce a Brescia il 9 febbraio nel Palazzo Tagliaferri in via della Torre al n. 249, ora via Gambara. Figlio di Giovanni e della contessa Cecilia Carini, ha due fratelli: Carlo e Domenico A Brescia i primi studi artistici Dall anno scolastico 1853/1854 al 1856 studia a Brescia presso la Scuola comunale di disegno per arti e mestieri, chiamata poi Moretto Allievo a Brera Si trasferisce a Milano per studiare all Accademia di Brera: segue quasi certamente i corsi di Architettura di Federico Schmidt e Gaetano Besia e il corso triennale di Prospettiva diretto da Luigi Bisi, dall anno accademico 1856/1857 al Esempio di biografia schematica con progressione cronologica Schede opere Esempio di scheda 1. Antonio Tagliaferri Le tintorie di Rouen, 1854 olio su tela, cm 94x88 Lonato del Garda (Bs), Fondazione Ugo Da Como, Donazione Tagliaferri Firmato in basso a sinistra; firmato e datato sul retro della tela L opera venne realizzata da Tagliaferri quando era allievo della Scuola comunale di disegno per arti e mestieri, che attuava una prassi didattica presente in quasi tutte le Accademie, quella di inviare gli allievi nell annessa pinacoteca, utilizzata come vero e proprio laboratorio-galleria dei modelli dei maestri, considerati da sempre l esempio da copiare del bello in arte. Il dipinto è la copia della Veduta della tintoria di Rouen [olio su tela, cm 78,5x70, firmato e datato in basso a sinistra Canella 1832 ], opera del 1832 di Giuseppe Canella ( ), conservata presso i Civici Musei di Brescia (inv. 440). Il quadro fu commissionato all artista veronese, grande innovatore della pittura di paesaggio, dal conte Paolo Tosio ( ) che lo donò alla città per legato testamentario. Agosti 2005 G. Agosti, Di un libro su Paolo da Caylina il giovane, in Prospettiva, , 2005, pp Alizeri 1847 F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, I-II, Genova, 1847 Arslan 1936 W. Arslan, Sulla pittura del primo Settecento veneziano, in La Critica d Arte, I, 1936, pp e Baciccio 2001 Baciccio un anno dopo. La collezione Chigi, restauri e nuove scoperte, catalogo della mostra di Ariccia, a cura di M. Fagiolo dell Arco e F. Petrucci, Milano 2001 Baio 2007 S. Baio, Qualche appunto per la vicenda artistica di Antonio Gandino, in Civiltà bresciana, XVI, 2007, pp Baldassarri 1995 F. Baldassarri, Carlo Dolci, Torino 1995 Esempio di bibliografia con progressione alfabetica [anche la versione cronologica è corretta]
7 C. 9 Fig. 1 Antonio Tagliaferri in una fotografia di fine Ottocento. Esempio di didascalia Esempio di organizzazione dei file Tutti i testi vanno salvati in Word [.doc] o in Open Office e possono essere organizzati in una o più cartelle distinte Le immagini [JPG a 300 dpi] vanno allegate in una cartella separata, salvate in ordine, anche in sottocartelle, utilizzando nomi brevi senza punteggiatura
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