Davanti al Re / 1. angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da

Transcript

1 Davanti al Re / 1 Lc 2,8-20 8C erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13E subito apparve con l angelo una moltitudine dell esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». 15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono dunque senz indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com era stato detto loro. Vi annunzio una grande gioia (Lc 2,8-14) 8C erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13E subito apparve con l angelo una moltitudine dell esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». Se cerchiamo di svolgere il testo di Luca, ci troviamo subito in uno scenario dal fascino inquietante: è notte, nella campagna brillano soltanto rari fuochi, tutto tace; ogni rumore può essere l indizio di una minaccia. Poi scopriamo che il buio nasconde e protegge personaggi che appartengono a un mondo marginale; avvertiamo la fatica della veglia notturna. All improvviso una luce dal cielo invade la scena. Fatichiamo ad immaginare ciò che il Vangelo descrive: angeli dal cielo, gioia grande e un annuncio dalla portata inimmaginabile: «Oggi vi è nato un salvatore». Una notizia che a molti fa sentire anche più forte il senso della delusione, solo che si dia uno sguardo alla storia; infine lo strano segno che doveva servire ai pastori per riconoscere il bambino di cui annunciavano la nascita: «Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia», rimane il segno per tutti coloro che vengono raggiunti da questa buona notizia: un bambino avvolto in fasce. È un enigma difficile da sciogliere, non tanto perché esso risulti incomprensibile all intelligenza, ma perché è impegnativo da accettare.

2 I personaggi della storia. Sullo sfondo vi sono due giovani sposi giunta a Betlemme di Giudea per il censimento indetto da Augusto, un re lontano e potente come mai nessuno prima di lui, che si faceva temere per la forza dei suoi eserciti e si faceva chiamare signore del mondo e salvatore, perché non appena scoppiavano tumulti o i confini erano minacciati egli mandava le sue truppe a fare terra bruciata. In primo piano, invece, vediamo dei pastori a veglia del gregge, di notte. I pastori appartenevano al livello più basso della scala sociale; vivevano fuori delle città, gente selvatica e violenta, avvezza al deserto e ai luoghi sperduti; disprezzati perché rozzi e ignoranti; non di rado ladri di bestiame e mercanti astuti; non era infrequente che si trasformassero in predoni, specie nelle regioni più desolate e nei passi più aspri dei monti; gente che viveva con le bestie e come bestie, lontani dall osservanza della legge e spesso senza legge. È la vita di chi vive da nomade ed è incline a difendersi aggredendo; una vita difficile, che cementa complicità fra coloro che la vivono, una solidarietà tanto più tenace quanto più dall esterno si avvicina una minaccia. Nell Antico Testamento la figura del pastore è molto presente e con valenza di volta in volta assai diversa. Il Vangelo situa il suo racconto nella regione di Betlemme di Giuda, la terra nella quale era nato Davide, il mitico re e liberatore di Israele; era stato egli stesso pastore e alla testa dei suoi compagni aveva combattuto vittoriosamente contro i nemici del suo popolo, liberandolo dall oppressione dei Cananei; egli usava la tecnica delle guerriglia tipica di quei luoghi e dei gruppi poco numerosi, ma profondi conoscitori del territorio e determinati a raggiungere il loro scopo. Questo richiamo aiuta a comprendere la forza dirompente di un annuncio rivolto ai pastori di Betlemme: essi possono comprendere più e meglio di chiunque altro la buona notizia, che «sarà per tutto il popolo» e per il mondo intero. I pastori, posti al livello più basso della scala sociale, più di chiunque altro potevano apprezzare l annuncio della venuta di un salvatore. I pastori a veglia delle loro greggi sono avvolti dalla luce della gloria del Signore, un immagine con la quale si vuole dire che Dio si è manifestato loro in modo tale da dissipare in essi ogni ombra di dubbio. La loro reazione, infatti, è quella tipica dei personaggi che nella Bibbia si trovano d improvviso davanti a Dio: «furono presi da grande spavento». I pastori restano sbigottiti perché davanti ai loro occhi accade qualcosa di inimmaginabile. Come sempre il portatore della notizia è l angelo, cioè il messaggero di Dio: «vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore».

3 Il richiamo alla città che era stata la patria di Davide, il re pastore che aveva sconfitto Golia, il gigante che sfidava Israele; il titolo dato al bambino: «Cristo», cioè consacrato con l unzione con la quale venivano stabiliti i re di Israele erano elementi che parlavano anche a gente rozza e avevano la forza di evocare il tempo nel quale proprio i pastori, i popoli della montagna, guidati da Davide, avevano conquistato la terra contendendola ai Cananei. Dunque, colui di cui era stata annunziata la nascita era uno di loro, destinato a divenire il loro capo e guida. Allora l annuncio ai pastori deve essere compreso non solamente come un segno della preferenza di Dio per la gente marginale, ma come un richiamo forte alle origini di Israele, quando Dio dal deserto e dalla steppa aveva raccolto delle tribù di pastori nomadi e ne aveva fatto il suo popolo portandolo alla conquista di una terra. Così come Dio aveva creato l uomo plasmandolo dalla polvere del suolo, allo stesso modo si era formato un popolo dalla gente di più umile condizione e senza alcuna ricchezza e potere tra gli altri popoli, anzi senza neppure una terra nella quale vivere in libertà. Con grande meraviglia e scandalo dei benpensanti, nel messaggio degli angeli non vi è né biasimo, né condanna per quegli aspetti della vita dei pastori che invece erano motivo di disprezzo per la gente pia; vi è piuttosto gioia per il dono di Dio agli uomini e l invito ad andare a Betlemme di Giudea a vedere il bambino. Quei pastori più di altri potevano sentire e apprezzare il dono di un capo destinato a guidare gli uomini di buona volontà alla libertà, a una dignità vera e a benedire Dio per il dono della vita. E il primo riscatto consiste proprio nell essere stati scelti da Dio, benché così lontani dalle Legge e dalle sue osservanze. La sola condizione che Dio pone è mettersi in cammino verso Betlemme. Per vedere con i propri occhi la verità che è stata annunziata. Andiamo, vediamo questo avvenimento (Lc 2,15-20) 15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono dunque senz indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com era stato detto loro.

4 I pastori accolgono l invito e vanno «senz indugio». È notte, ma non si può aspettare: la notizia è troppo importante. Si muovono al buio come ladri; lasciano il deserto dirigendosi verso la città degli uomini guidati dal desiderio di vedere il bambino. Dovranno cercare una casa tra le case degli uomini; ma conoscono il segno che darà loro la certezza di avere trovato: sarà quella nella quale c è un bambino Il segno «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino». È il medesimo ordine col quale i personaggi compaiono nel Vangelo di Luca e contiene la pedagogia di Dio: è la Madre, colei che tiene a mente ogni parola e tutto custodisce nel segreto del suo cuore, colei che accompagna e introduce al mistero del Figlio. Giuseppe, l uomo giusto che accoglie il mistero in silenzio, è il primo degli adoratori del Figlio di Dio. È la sobria descrizione di un quadro familiare in una casa di gente comune a quel tempo e non solo: i poveri a sera ricoveravano se stessi e gli animali in un unico luogo diviso in modo da assegnare alle bestie uno spazio separato da quello occupato dalle persone. Era una necessità imposta dalle circostanze e anche il mezzo per sorvegliare gli animali che erano la sola risorsa della famiglia. «Trovarono il bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia». I pastori contemplano il bambino avvolto in fasce, come si usava, ma l immagine ricorda molto da vicino l uso di seppellire i morti, i quali, appunto venivano avvolti in un lenzuolo legato con bende. È adagiato in una mangiatoia, il luogo più comodo e più soffice di cui i poveri potevano disporre. Ma la mangiatoia allude anche al cibo: quel bambino sarà la fonte della vita per molti. È il preludio della Pasqua in cui la morte dell agnello e il pegno per la vita di Israele. Il messaggio. L accento non va posto tanto sulla povertà: è fuorviante fare paragoni con la condizione attuale, sia pure la più umile; in fondo a quel tempo avere una casa e qualche animale era già molto! Più importante è piuttosto sottolineare la condizione della gente comune, che non gode di potere e di privilegi di sorta. La meraviglia, e i pastori lo rimarcheranno, è che la nascita di un bambino di quel bambino segna un nuovo inizio, come era stato al tempo di Davide, il quale era il più giovane tra i suoi fratelli, l ultimo nella scala gerarchica della famiglia, uno che il padre non aveva pensato di mandare in battaglia come i suoi fratelli, ma aveva inviato a pascere le pecore nei campi. Eppure quel pastore, che la Bibbia descrive come «un bel ragazzo dai capelli rossi», termini che sottolineano l incolmabile distanza dal guerriero che terrorizza Israele, proprio lui libererà il suo popolo dalla schiavitù imposta dai Cananei e sarà pastore dei suoi fratelli. È l antieroe che sarà vincitore dei suoi nemici con la forza di Dio.

5 I pastori che vivono ai margini del deserto sono coloro che pur nella condizione bassa e disprezzata nella quale sono tenuti dall opinione comune, sono i più vicini alle radici della storia di Israele; sono coloro che conservano più di altri l ansia della libertà e del riscatto; pur non avendo mezzi sono però coraggiosi e anche temerari. Sono coloro che vegliano nella notte, mentre gli abitanti della città sono immersi nel sonno: essi sono pronti quando giunge l annuncio dell arrivo del Signore e sposo di Israele e riconoscono nel bambino il pastore che li guiderà alla libertà, come aveva fatto Davide. Il bambino, che fin dal suo nascere veste le bende della morte, cioè il segno della debolezza, porta il «segno» del Signore, la cui potenza è l umiltà. Il Figlio di Dio e di Maria vivrà fedelmente la sua obbedienza al Padre in mezzo a uomini che consumano la loro ribellione a Dio rifiutando la debolezza e la stoltezza della condizione assunta dal Verbo e perciò rifiuteranno il suo invito a seguirlo lungo la via della croce. E così redimerà la morte, che non sarà più la fine, ma un nuovo inizio e il principio della visione. Epilogo 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com era stato detto loro. I pastori danno testimonianza della parola che li ha fatti alzare, di notte, per andare nella città di Davide. I loro sembrano strani discorsi, qualcosa a mezzo tra il delirio e la profezia: quel bambino è veramente «il salvatore e il Cristo. Tra le antifone maggiori si legge: «O germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli. Tacciano davanti a te i re della terra e le nazioni ti invochino: vieni a liberarci, non tardare» (19 dic), è l invocazione della Chiesa in cammino con i pastori verso il Natale. Quello che era sfuggito agli abitanti di Betlemme ora è palesato. Maria custodisce nel cuore la Parola. I pastori se ve vanno pieni di gioia, perché è rinata la speranza. La nascita di quel bambino è un nuovo inizio: il Signore ha dato un figlio. Il racconto di Luca è l eco e il compimento di un testo del Profeta Isaia in cui si legge: «1 Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. 2 Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. 3 Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. 4 Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco. 5 Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; 6 grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.» (Is 9,1-6)

6 Conclusione. I pastori appartengono a categorie di persone che il Vangelo menziona anche altrove: sono quelle raccolte ai crocicchi delle strade e lungo le siepi; gente senza neppure una casa, che per affrontare la vita si raduna gruppi non sempre raccomandabili; persone rozze e lontane da quello stile di vita composto e riverente che è proprio delle persone per bene; è gente che, almeno culturalmente, vive ai margini della società composta da chi apprezza piuttosto chi vive secondo le regole, anche dal punto di vista religioso. Eppure sono costoro i portatori delle domande vere, quelle che fanno sentire con forza che l ipotesi della fede merita di essere considerata con attenzione e colgono in un Dio che si è fatto vicino vicino a loro la grande, inattesa opportunità di riscatto della loro vita. Essi comprendono, anzi: sperimentano, che non devono pagare pegno per comparire dinanzi a Dio; vivono il rovesciamento anche della prospettiva religiosa: non devono andare al Tempio, perché Dio è venuto a Betlemme. Le istanze di cui essi sono portatori e che li rendono non di rado disonesti e violenti, pur restando tutte da purificare, non li rendono nemici di Dio per il fatto che rappresentano una minaccia per i benpensanti. Essi scoprono piuttosto, non senza meraviglia, che il desiderio della giustizia, di condizioni più umane e la stessa disponibilità anche a combattere e a rischiare la vita al seguito di chi è venuto a salvare gli uomini, tutto ciò li rende prossimi di Dio. Comprendono che l annuncio è stato portato a loro perché essi lo possono comprendere e accogliere meglio di tutti; perche essi più di altri più di chi ha imposto il proprio ordine alle cose sono in sintonia con Dio. Chi vive una condizione sfortunata e marginale può trovarsi impastoiato in una religiosità vittimista: la sua condizione può indurlo a pensare che essa sia il segno che Dio gli è nemico; ma la buona notizia, che segna l inizio del riscatto, è che Dio invece ha compassione di chi patisce e gli è Padre e sostegno nella lotta. Concludiamo con l esortazione di Isaia agli abitanti di Gerusalemme: «Irrobustite le mani fiacche, rendete forti le ginocchia vacillanti, dite agli smarriti di cuore: regna il tuo Dio» (Is 35,3).