Discorso di Mercedes BRESSO, Presidente del Comitato delle regioni

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1 Contribuire al successo di Europa 2020 operando in partenariato. Un impegno comune per gli enti locali e regionali, le parti sociali e le organizzazioni della società civile Discorso di Mercedes BRESSO, Presidente del Comitato delle regioni 469a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo Bruxelles, 16 febbraio 2011 Fa fede solo il discorso pronunciato Gianluca Spinaci Fiche CdR 1692/2011 IT/cl IT

2 - 1 - Desidero ringraziare il Presidente (Staffan) Nilsson per il suo gentile invito ad intervenire di fronte alla sessione plenaria del Comitato economico e sociale. Oltre che ringraziarla, gentile Presidente, vorrei congratularmi per la sua elezione ed esprimere, a nome di tutti i membri del Comitato delle regioni, l'augurio più sincero ed il nostro supporto per la piena riuscita del suo mandato, "Engaging People for a Sustainable Europe". Onorevoli Colleghi, i nostri due Comitati condividono diverse cose, dal loro ruolo consultivo alle sinergie amministrative e logistiche. Ovviamente siamo anche due realtà differenti: per la diversa natura politica del mandato d'origine dei nostri membri e per i diversi modus operandi che abbiamo sviluppato, voi a partire dal 1958, noi dal Non sarei quindi credibile se proponessi una cooperazione "toute azimut". Piuttosto, condivido con voi il senso di responsabilità e soprattutto l'opportunità di selezionare alcuni ambiti di azione politica su cui unire le nostre forze. Nel mio intervento odierno, la mia proposta si focalizzerà su un tema in particolare. Conto sui vostri suggerimenti, nel dibattito che seguirà, sia per meglio definire le modalità di cooperazione su questo soggetto che per individuare altre aree di interesse comune. Tra le cose che ci uniscono, credo fermamente che ci sia il tema della dimensione europea nello sviluppo dei nostri territori. Avendo ricoperto diversi mandati elettorali a livello locale e regionale, credo fermamente nel partenariato con le associazioni di categoria e la società civile.

3 - 2 - Partenariato che alcune politiche dell'unione europea, penso alla politica di coesione piuttosto che allo sviluppo rurale per citarne che due, hanno sicuramente contribuito a rafforzare. Sono molto lieta, quindi, di quest'opportunità di intervenire oggi per parlare degli aspetti politici della nuova strategia Europa Una strategia cui il Comitato delle regioni, come il CESE, assegna una priorità molto alta. L'UE deve superare le conseguenze della crisi economica. Nonostante il miglioramento delle prospettive economiche, i nostri territori sono stati colpiti e stanno recuperando in modo disomogeneo. Esiste un rischio di una ripresa senza occupazione. Una ripresa a macchia di leopardo, che minacci la coesione sociale, economica e territoriale. È nostro dovere, oggi più che mai, di operare per il futuro di tutti i cittadini e di tutti i territori dell'unione. Per questo abbiamo accolto positivamente la strategia Europa In particolare, abbiamo apprezzato le novità che essa comporta rispetto alla strategia precedente, quella di Lisbona. Una forte insistenza sui tre pilastri della crescita (intelligente, sostenibile ed inclusiva), ed una serie correlata di obiettivi principali e sette iniziative faro per convogliare meglio gli sforzi a tutti i livelli. Condividiamo inoltre la decisione di fare di questa nuova strategia la chiave di volta della governance economica rafforzata per l'unione europea, anche grazie all'introduzione del cosiddetto Semestre europeo. Occorre tuttavia che quest'accresciuto sforzo di coordinamento delle politiche macroeconomiche, occupazionali e strutturali persegua delle finalità condivise.

4 - 3 - Occorre cioè che i sacrifici attuali in termini di bilancio, e quelli previsti proposti da più parti, non mettano in discussione principi fondamentali di solidarietà del progetto europeo, di inclusione del nostro modello di economia sociale di mercato, i processi di convergenza e coesione all'interno dell'unione e nelle aree del vicinato. Non esistono pozioni magiche. Esistono tuttavia proposte ragionevoli. Ancor più sulla base delle esperienze passate. Gli enti regionali e locali, in Europa, sono responsabili in media per i 2/3 degli investimenti capitali. Da essi dipende l'implementazione sul terreno di circa il 70 % della regolamentazione europea. Se vogliamo conseguire gli obiettivi di Europa 2020, è necessario rafforzare il partenariato tra gli enti regionali e locali, i governi nazionali e le istituzioni dell'unione. È questa l'idea essenziale alla base della nostra proposta sui Patti Territoriali per Europa Il Comitato delle regioni chiede di concludere dei patti territoriali tra i governi degli Stati membri e le rispettive città e regioni per realizzare gli obiettivi di Europa Un'idea che ha trovato sostegno presso tutte le istituzioni europee e che lo stesso Presidente Barroso ha accolto favorevolmente, intervenendo alla sessione plenaria del CdR di dicembre Patti territoriali così concepiti, basati sulla governance multilivello, vanno necessariamente integrati con i partenariati orizzontali tra gli enti regionali e locali, le parti sociali, economiche e la società civile organizzata. Non lo affermo per una questione di cortesia nei vostri confronti.

5 - 4 - Al contrario, lo faccio sulla base dell'esperienza vissuta dei membri del Comitato delle regioni e analizzata dalla nostra Piattaforma di monitoraggio Europa La Piattaforma, infatti, ci ha permesso, di reperire e diffondere le esperienze passate e presenti di patti territoriali. Patti in cui le autorità pubbliche, nazionali e regionali o locali hanno stretto un partenariato forte con le forze economiche e sociali e la società civile. Ad esempio in Austria: Patti territoriali per l'occupazione , in Belgio: Patto Fiandre in azione 2020, in Regno Unito: Partenariato dell'area metropolitana di Nottingham, in Francia: Patto territoriale per l'inclusione, in Germania: Iniziativa per l'innovazione "Regioni imprenditoriali" del ministero per l'istruzione e la ricerca in Spagna: Patti territoriali della Catalogna per le aree rurali. Queste sono soltanto alcune esperienze che presto pubblicheremo online. Vogliamo, infatti, favorire i processi di apprendimento e gli scambi di esperienze e conto anche sul vostro contributo per raccogliere altri esempi concreti. Tutte queste esperienze mostrano un presupposto indispensabile per attuare con successo le politiche di sviluppo a livello territoriale: la combinazione di partenariati orizzontali e verticali tra attori che condividono finalità e obiettivi comuni e assumono impegni reciproci. Questo è anche l'approccio alla base della nostra proposta dei patti territoriali. Partenariati multilivello tra le diverse sfere di governo e partenariati orizzontali più ampi che si rafforzino reciprocamente. È ora venuto il momento per gli Stati membri di mettere in pratica queste idee e per le istituzioni dell'unione europea di incoraggiare e sostenere questo processo.

6 - 5 - La prima Analisi annuale della crescita pubblicata dalla Commissione europea ha infatti evidenziato un divario tra le ambizioni della nuova strategia e le prime idee avanzate dagli Stati membri nelle bozze dei programmi nazionali di riforma. Presentate nel novembre 2010, esse non sono all'altezza delle ambizioni. Secondo il monitoraggio effettuato dalla nostra Piattaforma Europa 2020, gli enti regionali e locali sono stati coinvolti solo in maniera preliminare e non sistematica nella preparazione di questi programmi. È intenzione del Comitato delle regioni continuare a monitorare da vicino la reale attuazione delle strategia Europa E sono convinta dell'utilità di un lavoro congiunto su questo fronte, in cui si possono individuare sinergie con i lavori condotti dal Gruppo di monitoraggio Europa 2020 installato dal CESE. Del resto, abbiamo colto alcuni messaggi incoraggianti, che costituiscono un capitale politico importante su cui investire. Mi riferisco a due proposte contenute nella comunicazione della Commissione sulla revisione del bilancio dell'ue, che risultano in sintonia con un approccio di partenariato quale quello suggerito dai patti territoriali: 1. l'adozione di un quadro strategico comune che dia maggiore organicità alle politiche UE, nel realizzare uno sviluppo territoriale più efficiente e iniziative più coerenti nel contesto della strategia Europa Questo quadro strategico comune andrebbe a sostituire l'approccio attuale, basato su orientamenti strategici distinti per i fondi strutturali, e consentirebbe di definire collegamenti e meccanismi di coordinamento con il FEASR e con il FEP; 2. la conclusione di un contratto di partenariato per lo sviluppo e gli investimenti tra la Commissione e ciascuno Stato membro per sostenere l'attuazione dei fondi strutturali e di altri fondi per lo sviluppo territoriale.

7 - 6 - Occorre tuttavia una forte spinta politica affinché questo segnale di apertura non si esaurisca in una pura dinamica contrattuale tra Commissione europea e Stati membri, che escluda le istituzioni ed i partner socio-economici dei territori. In questo quadro vorrei anche segnalarvi che diverse regioni o associazioni di regioni sono già all'opera, accanto al Comitato delle regioni, per utilizzare i patti territoriali nell'attuazione di questa o quella iniziativa faro della strategia Europa È sulla spinta di questo movimento che il Comitato delle regioni sottoporrà al Consiglio europeo di primavera la sua proposta di basare i programmi nazionali di riforma su patti territoriali che impegnino i governi nazionali, le regioni, le città e altre amministrazioni pubbliche ad attuare Europa 2020 in partenariato. I patti territoriali da noi proposti e l'adozione di un approccio comune da parte dei due Comitati consultivi dell'ue hanno un fine ultimo: favorire l'appropriazione della strategia Europa 2020 da parte dei cittadini. Su quest'obiettivo abbiamo la responsabilità e l'opportunità di unire le nostre forze. Grazie per l'attenzione. Fiche CdR 1692/2011 IT/cl

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