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1 Anno XII - n Giugno 2004 Tariffa R.O.C.: "Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano ISPIRelazioni Internazionali L ISPI PROTAGONISTA DEL FORO DI DIALOGO ITALO-FRANCESE Si è tenuto il 29 e 30 aprile, nella cornice storica di Palazzo Reale a Torino, il primo Foro di dialogo italo-francese. Nato su iniziativa dei Ministeri degli Affari Esteri francese e italiano, l evento è stato organizzato dall Ispi in collaborazione con l Ambasciata di Francia a Roma e l Ambasciata d Italia a Parigi e con il sostegno di imprese, istituti e fondazioni bancarie dei due Paesi. Obiettivo generale del foro è di favorire il dialogo tra i membri della società civile dell uno e dell altro Paese nel campo economico, sociale, culturale e finanziario, stimolando il confronto e l approfondimento delle differenze istituzionali e normative che ne limitano una più fattiva collaborazione. Sono stati invitati a partecipare ai lavori del Foro rappresentanti del mondo accademico, politico e culturale, sindacale e imprenditoriale, economisti e responsabili di istituzioni finanziarie. Strutturato in due sezioni, una italiana presieduta da Rainer Masera e una francese presieduta da Bruno Racine, l incontro si è articolato in atelier che hanno considerato le possibili aree comuni d intervento: dai fattori strutturali della crescita alle reti tra Francia e Italia, dalle dinamiche sociali alla ricerca scientifica, dalla gestione del patrimonio culturale alla percezione che le due nazioni hanno l una dell altra. Il primo atelier, intitolato Fattori strutturali della crescita in Europa e presieduto da Alberto Majocchi e da Christian de Boissieu, ha indicato gli elementi su cui Francia e Italia possono far leva per aiutare la crescita europea: un riavvicinamento tra le imprese e le banche dei due Paesi; una lettura pragmatica del patto di stabilità che riduca la spesa pubblica e garantisca sistemi di controllo effica- I due Ministri degli Esteri Michel Barnier e Franco Frattini all'inaugurazione del foro. ci; il sostegno a una strategia industriale che si occupi della delocalizzazione della produzione e della concorrenza asiatica; l applicazione dell Agenda di Lisbona; lo sviluppo di poli di studio universitario e post-universitario di eccellenza; la creazione di margini di manovra supplementari per il finanziamento di politiche di sviluppo. Nel secondo atelier, dal titolo Le grandi reti: la Francia e l Italia nella Grande Europa, presieduto da Sergio Pininfarina e da Romain Zaleski, è stato affrontato il tema del potenziamento delle infrastrutture. Da un punto di vista economico-finanziario ed ecologico, il progetto della linea ad alta velocità Torino-Lione rappresenta per i due paesi un occasione per rafforzare la propria collaborazione. Riguardo al settore energetico, invece, è stata denunciata l insufficienza delle reti oggi esistenti 1

2 ISPI In Brief SPECIALE RELAZIONI TRANSATLANTICHE In questo numero SPECULANDO di Franco Bruni Per rilanciare l economia europea DALLA RICERCA ISPI L Europa e lo spettro dei direttorii Unione europea e America latina: un associazione strategica a più velocità? L India e il sistema di alleanze americano Balcani: velocità diverse, unica direzione ATLANTE La Libia riabilitata IN NETWORK CON ISPI: VILLA VIGONI GLOBE: APPUNTAMENTO CON LE CARRIERE INTERNAZIONALI ISPI DA LEGGERE ALUMNI DIRETTORE RESPONSABILE Franco Bruni COMITATO EDITORIALE Franco Bruni, Paolo Magri, Franco Zallio ai fini della sicurezza e dell efficienza del mercato europeo e sono stati auspicati sia maggiori investimenti nelle infrastrutture sia un quadro normativo di riferimento chiaro, che consenta effettivamente il libero accesso al mercato degli operatori. Alain Lancelot e Francesco Margiotta-Broglio hanno presieduto il terzo atelier, Il cambiamento sociale in Francia e in Italia, che ha analizzato le sfide a cui le società francesi e italiane dovranno far fronte: l invecchiamento della popolazione, l immigrazione, i problemi di ghettizzazione creati dallo sviluppo urbano; la rilocalizzazione delle attività produttive e della loro redistribuzione; la mobilità sociale e la responsabilità educativa di promuovere e sostenere il senso del lavoro, inteso come capacità di sviluppare ciascuno le proprie abilità lavorative, nel rispetto dei legami sociali. Particolare risalto è stato dato alla tematica della formazione sanitaria: in entrambi i paesi si dovrebbero migliorare le competenze del personale medico in materia di sostegno umano al malato (care) e non limitarsi allo sviluppo delle competenze tecniche (cure). Il patrimonio culturale è stato il tema del quarto atelier, intitolato La gestione del patrimonio culturale nel XXI secolo in Europa e presieduto da Jean Musitelli e Cesare de Seta. Ne è emersa la priorità di tutelare l eredità paesaggistica e ambientale dei due paesi. Riguardo ai musei, invece, Francia e Italia riflettono una storia diversa, di centralizzazione la prima, di decentralizzazione la seconda. Tale diversità andrebbe condivisa, risolvendo la conflittualità fra collezioni permanenti e mostre, e sostenendo la circolazione sia delle opere d arte, anche attraverso prestiti a lunga scadenza, sia del personale tecnico-scientifico. Il quinto atelier, presieduto da Jacques Andréani e Alain Elkann e intitolato L immagine reciproca della Francia in Italia e dell Italia in Francia, ha individuato i settori prioritari per migliorare l immagine della Francia in Italia e viceversa: l insegnamento della lingua e della cultura dell altro Paese; il riavvicinamento delle famiglie emigrate alle proprie origini culturali; l intrattenimento di rapporti culturali ed economici a livello di municipalità, tramite i gemellaggi tra comuni; le coproduzioni cinematografiche e la cooperazione nei settori del design e dell innovazione. È emersa anche l importanza di instaurare un rapporto maggiormente egualitario. L Italia è stata esclusa per molto tempo dal club delle grandi potenze europee: come risultato, in politica estera ora l Italia è più vicina agli Usa e alla Russia e ha concluso importanti accordi commerciali con i Paesi del Nord Africa, contrapponendosi alla Francia. Maggiori sforzi dovrebbero essere impiegati per fare in modo che si instauri un dialogo costante basato sul confronto e sulla collaborazione. Infine, l ultimo atelier, presieduto da Rinaldo Bertolino e Maurice Aymard e intitolato Ricerca scientifica, organizzazione e finanziamento, è stato dedicato alla ricerca. Per quanto riguarda la struttura organizzativa, Francia e Italia hanno sistemi molto simili (università, istituzioni specializzate e laboratori di ricerca industriale) da promuovere attraverso il coinvolgimento di attori diversi, l integrazione delle discipline scientifiche, il rafforzamento del network internazionale tra istituti, equipe di ricerca e autorità. A ciò si dovrebbe affiancare un aumento della mobilità dei ricercatori e degli studenti e una semplificazione delle procedure amministrative e finanziarie contro la dispersione delle risorse e a favore della concentrazione dei finanziamenti verso determinati tipi di progetti. A questo proposito, è stata avanzata la proposta 2

3 di costituire una fondazione italo-francese di sostegno alla ricerca. Concludendo i lavori del Foro, Racine e Masera si sono dichiarati soddisfatti per il fatto che dal dibattito siano emerse delle posizioni comuni, delle idee da approfondire insieme e delle proposte concrete da formulare a livello politico. GLI ATELIER E I PARTECIPANTI Sessione inaugurale Boris Biancheri, Presidente Ispi; Michel Barnier, Ministro degli Esteri francese; Franco Frattini, Ministro degli Esteri italiano; Rainer Masera, Presidente della sezione italiana del Foro; Bruno Racine, Presidente della sezione francese del Foro Fattori strutturali della crescita in Europa Antoine Bernheim, Presidente Assicurazioni Generali; Franco Bruni, Vicepresidente Ispi e Docente Bocconi; René Carron, Presidente Crédit Agricole; Philippe d Arvisenet, Direttore Etudes Economiques Bnp-Paribas; Christian de Boissieu, Presidente Delegato Conseil d Analyse Economique; Thierry de Montbrial, Direttore Generale Ifri; Gabriele Galateri, Presidente Mediobanca; Giorgetto Giugiaro, Presidente Italdesign Giugiaro; Alberto Majocchi, Presidente Isae Le grandi reti: la Francia e l Italia nella Grande Europa Carlo Andrea Bollino, Presidente Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale; Ezio Bussoletti, Consigliere Scientifico Ministero dell Ambiente; Noël de Saint-Pulgent, Ispettore Generale delle Finanze; Bruno Ermolli, Presidente Promos; Paolo Comastri, Direttore Generale Lyon-Turin Ferroviaire; Louis Gallois, Presidente Sncf; Francis Mayer, Direttore Generale Caisse des Dépôts et Consignations; Alberto Meomartini, Presidente Italgas; Sergio Pininfarina, Presidente Pininfarina; Henry Proglio, Presidente Véolia Environnement; François Roussely, Presidente Edf; Jean-Cyril Spinetta, Presidente Air France; Romain Zaleski, Amministratore Delegato Carlo Tassara Il cambiamento sociale in Francia e in Italia Luigi Cavalchini, Presidente Unicredit Private Banking; Anne-Marie Comparini, Deputato nel Rhône; Xavier Emmanuelli, Presidente del Samu Social de Paris; Alain Lancelot, Docente Université Sorbonne; Francesco Margiotta-Broglio, Docente Università di Firenze; Renato Viale, Presidente Unioncamere Piemonte; Jean- François Trogrlic, Cfdt Relations Internationales La gestione del patrimonio culturale nel XXI secolo in Europa Paolo Colombo, Curatore Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma; Andrea Comba, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Torino; Odile Decq, Architetto; Cesare de Seta, Docente Università di Napoli; Alain Fleischer, Direttore dello Studio National des Arts Contemporaines-Le Fresnoy; Henri Loyrette, Direttore del Musée du Louvre; Alessandra Mottola Molfino, Storica dell arte; Jean Musitelli, Consigliere di Stato e Delegato Permanente Unesco; Franco Maria Ricci, Editore; Marie-Yvonne de Saint-Pulgent, Consigliere di Stato, già Direttore del Patrimonio; Jean-Noël Schifano, Scrittore; Mariella Utili, Direttore Museo Capodimonte L immagine reciproca della Francia in Italia e dell Italia in Francia Jacques Andréani, Ambasciatore di Francia in Italia; Adriana Asti, Attrice; Anne-Marie Boutin, Presidente Agence pour la Promotion de la Création Industrielle; Evelina Christillin, Vice Presidente Esecutivo Toroc; Giovanni Dominedò, Ambasciatore d Italia a Parigi; Alain Elkann, Scrittore; Loïc Hennekinne, Ambasciatore di Francia a Roma; Jean-Claude Killy, Membro Comité International Olympique; Ubaldo Livolsi, Amministratore Delegato Cinecittà; Alain Flammarion, Vice-Presidente Groupe Flammarion; Michel Platini, Vice-Presidente Fédération Française de Football Ricerca scientifica, organizzazione e finanziamento Maurice Aymard, Amministratore Maison des Sciences de l homme; Piero Benvenuti, Commissario Straordinario Istituto Nazionale di Astrofisica; Rinaldo Bertolino Rettore Università di Torino; Catherine Brechignac, Fisico; Maurizio Brunori, Direttore Dipartimento Scienze Biomediche Università La Sapienza, Roma; Alice Dautry, Biologa; Pier Maria Furlan, Segretario Generale Università Italo-Francese; Xavier Le Pichon, Docente Institut de France; Iginio Marson, Presidente Istituto di Oceanografia e Geofisica Sperimentale; Jean-Marc Oury, Presidente Saint-Germain Conseils Investissements; Rodolfo Zich, Presidente Istituto Mario Boella 3

4 LANCIATO IN ISPI IL PRIMO FORO DI DIALOGO ITALO-OLANDESE Franco Frattini, ministro degli esteri Palazzo Clerici ha ospitato il 3 e 4 maggio scorsi il primo foro di dialogo bilaterale italo-olandese. All incontro, nato su iniziativa dei rispettivi Ministeri degli Affari Esteri e organizzato dall Ispi in collaborazione con l Istituto Clingendael di Amsterdam, hanno partecipato personalità del mondo politico, accademico, imprenditoriale e culturale dei due Paesi. Il foro si è articolato in quattro sessioni. In quella inaugurale, intitolata Sviluppi attuali nell Ue: la posizione di Italia e Olanda, sono stati esaminati il ruolo e le prospettive dei due paesi all interno dell Unione europea; nella seconda, Italia e Olanda: due diverse culture societarie, sono stati invece analizzati i caratteri peculiari dei due Paesi alla luce delle loro diverse storie economiche; infine, nella sessione Società e cultura: punti in comune e percezioni è stata considerata la situazione delle industrie culturali dei due paesi (soprattutto quella cinematografica) e dello sviluppo urbanistico-architettonico, nonché eventuali opportunità per una collaborazione in progetti comuni. Nella sessione inaugurale, l Amb. Biancheri ha ricordato come tra Olanda e Italia si sia passati negli ultimi decenni da un clima di contrapposizione tra i Paesi del Nord e quelli del Mediterraneo, a uno di collaborazione la creazione del Mercato Comune Europeo e, ora, a un foro di dialogo permanente. La collaborazione tra Italia e Olanda, infatti, è assai attiva da molto tempo: i due Paesi sono membri fondatori della Comunità Europea ed entrambi sostengono l importanza di una sicurezza comune oltre alla necessità di ricoprire un ruolo di primo piano nelle missioni di pace nei Balcani, in Afghanistan e in Iraq. Inoltre, entrambi sono stati costretti a ridimensionare le spese destinate al welfare per mantenere la propria competitività nei mercati internazionali. Il Foro, quindi, diventa non solo un opportunità per condividere prospettive ed esperienze, ma anche uno strumento per approfondire queste posizioni comuni. Il ministro italiano Frattini ha sottolineato come nei rapporti bilaterali commerciali gli imprenditori italiani e olandesi debbano avere il coraggio di scommettere sul miglioramento dei loro rapporti economici. Nel settore della cultura, Italia e Olanda condividono un patrimonio straordinario da conservare e da valorizzare, e la lunga storia di collaborazione tra le università, gli istituti scientifici e i laboratori di ricerca deve essere rafforzata, soprattutto coinvolgendo le generazioni dei più giovani. Nell ambito del progetto europeo, Olanda e Italia devono ribadire il proprio ruolo di padri fondatori dell Unione e insistere per un integrazione politica più forte, pur considerando la storia e l eredità dei dieci nuovi membri dell Europa e il legame transatlantico con gli Stati Uniti. Il modo migliore per dare un segnale forte e tangibile dell efficacia di questa collaborazione Ben Bot, ministro degli esteri olandese è l accordo sulla costituzione europea la cui base è il testo elaborato dalla presidenza italiana alla riunione di Napoli dello scorso mese di dicembre e un Europa in cui le decisioni, attraverso il metodo della doppia maggioranza, siano prese più rapidamente. Il ministro olandese Bot si è interrogato invece sulle ragioni che spingono Olanda e Italia a lavorare assieme, benché i rispettivi popoli percepiscano una notevole distanza (politica, economica e culturale) e ritengano che esistano più differenze che similarità. È evidente, nonostante ciò, come i due Paesi siano stati una fonte d ispirazione reciproca, soprattutto all inizio dell era moderna, quando molti giovani del Nord Europa viaggiavano nelle città italiane per studiare legge, medicina, le arti, e quando un intenso scambio commerciale legava molti centri italiani, come Venezia, alle città olandesi, come Amsterdam. Nell azione politica internazionale, Italia e Olanda condividono la necessità dell integrazione europea e hanno intrapreso un percorso comune, fatto di grandi ideali e valori, ma anche di enormi sforzi e difficoltà, per assicurare regole certe e credibili, come la futura carta costituzionale europea. 4

5 Nella sessione dedicata alla cultura societaria, Robert Martijnse e Guidalberto Guidi hanno evidenziato i caratteri peculiari di Olanda e Italia universalista la prima, orientata al particolarismo la seconda e il carattere individualista che accomuna i due Paesi a livello di management. Inoltre, Presidente della Philips e il Vice Presidente di Confindustria hanno insistito sulla necessità di garantire lo sviluppo sostenibile di entrambe le economie e dell Europa in generale nell immediato futuro. A tal fine, l attuazione e la realizzazione degli obiettivi fissati dall Agenda di Lisbona non sono ulteriormente rinviabili. In questo senso, acquista un importanza fondamentale il sostegno alla ricerca e l investimento in capitale umano per preservare la competitività del sistema europeo e aumentarne la produttività, tenendo il passo con i Paesi emergenti del Sud Est Asiatico e degli Stati Uniti. In secondo luogo, Martjinse e Guidi pongono l accento sul I panelists della sessione inaugurale, da sinistra: Carlo Secchi, Rettore Università Commerciale L. Bocconi; Alfred Van Staden, Direttore Clingendael; Franco Frattini, Ministro degli Affari Esteri italiano; Ben Bot, Ministro degli Affari Esteri olandese; Boris Biancheri, Presidente Ispi; Michael Zeeman, Giornalista De Volkskrant costo elevato della manodopera in Europa causa della delocalizzazione delle imprese a Est e una regolamentazione del mercato troppo rigida, a cui si accompagna un eccessiva burocratizzazione della macchina comunitaria e una legislazione spesso troppo complessa e disomogenea. In particolare, Martjinse riflette sull esigenza di assumere una filosofia industriale di sostegno e incentivazione dei settori più produttivi (empowerment of the winners), piuttosto che assistere le attività in declino (backing the loser), utilizzando i mezzi consentiti da Bruxelles e puntando dunque sulla ricerca, sullo sviluppo e sulla flessibilità delle imprese. Spetta invece all Ue il rafforzamento del mercato interno, lo sviluppo di politiche specifiche volte a incentivare la conoscenza, la ricerca e la formazione, e il ridimensionamento della burocrazia amministrativa. SESSIONE INAUGURALE LE SESSIONI E I RELATORI Sviluppi attuali nell Ue: la posizione di Italia e Olanda Boris Biancheri, Presidente Ispi; Ben Bot, Ministro degli Affari Esteri olandese; Franco Frattini, Ministro degli Affari Esteri italiano; Carlo Secchi, Rettore Università Bocconi; Alfred van Staden, Direttore Clingendael; Michael Zeeman, Editorialista De Volkskrant. I SESSIONE: Italia e Olanda: due diverse culture societarie? Mario Enrico, Presidente Océ; Guidalberto Guidi, Vice Presidente Confindustria; Robert Martijnse, Presidente Philips SpA; Jaap Peters, Presidente prima Commissione Olandese sulla Corporate Governance; Giuseppe Rossi, Presidente Basell Poliolefine Italia SpA; Michele Tiraboschi, Direttore Centro di Studi Internazionali M. Biagi, Università di Modena e Reggio Emilia; Jelle Visser, Direttore scientifico Amsterdam Institute for Labour Studies; II SESSIONE: Società e cultura: punti in comune e percezioni Ginevra Bompiani, Editore; Hendrik Jan Schoo, Editorialista De Volkskrant; Giulio Manfredonia, Regista; Bert Meijer, Direttore Dutch Institute for Art History, Firenze; Fons Rademaker, Regista; Paul Scheffer, Pubblicista; Ranieri Tallarigo, già Ambasciatore italiano in Olanda; Ben van Berkel, Architetto UN Studio; Ronald van Beuge, già Ambasciatore d Olanda in Italia; Cino Zucchi, Architetto Cino Zucchi Architetti CONCLUSIONI Ronald Loudon, Ambasciatore d Olanda in Italia; Mario Brando Pensa, Ambasciatore d Italia in Olanda 5

6 Ciclo d incontri DALLE PRIMARIE ALLA NOMINATION: LA CAMPAGNA PRESIDENZIALE AMERICANA 2004 Il 22 marzo si è tenuto a palazzo Clerici il primo incontro del ciclo Elezioni Usa 2004 Analisi di una campagna cruciale, promosso dall Ispi in collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche dell Università degli Studi di Milano e il Consolato Generale Usa di Milano. All evento, moderato da Marino Regini, preside della facoltà di Scienze Politiche dell Università degli Studi di Milano, sono intervenuti Jeff Israely, capo-redattore della rivista TIME Magazine, e Vittorio Zucconi, editorialista de La Repubblica. Temi dell incontro sono stati l analisi del clima in cui si sono svolte le elezioni primarie e l esame del sistema elettorale americano. Le primarie hanno definito il tema su cui si giocheranno le presidenziali: per Israely, tra Bush e Kerry vincerà chi saprà dare la risposta più convincente ed equilibrata al problema della sicurezza e della guerra contro il terrorismo. Questo risulta chiaro se si considera la parabola discendente del candidato democratico Howard Dean: la sua presa di posizione contro la guerra lo aveva promosso da outsider a canditato dell establishment, ma proprio questa ferma a volte, rabbiosa condanna dell intervento in Iraq gli ha precluso la via alla vittoria. John Kerry, all opposto, è un leader con grande esperienza in politica estera, già membro della Commissione Affari Esteri ed eroe del Vietnam: è un uomo che dà un immagine equilibrata di sé, e ha vinto le nomination nel giro di poche settimane. Zucconi dedica invece il suo intervento al sistema elettorale americano. Per il giornalista della Repubblica esso, benché esista da più di due secoli e assicuri il massimo possibile di rappresentatività e democrazia, incoraggia il radicalismo delle posizioni e, favorendo il front Incontro IL SENATORE GARY HART ALL ISPI Lo scorso 12 febbraio si è svolto all Ispi l incontro con il Senatore Gary Hart già candidato alla presidenza degli Stati Uniti nelle elezioni del 1988 e attualmente membro del Council on Foreign Relations dal titolo Which American Foreign Policy after the Presidential Elections?. Di fronte ai risultati delle elezioni presidenziali, il Senatore democratico ha tracciato possibili scenari futuri sul ruolo degli Stati Uniti come potenza mondiale e sulle strategie di politica estera. L analisi di Hart è partita da una critica radicale alla politica estera americana: di fronte al disordine globale, gli Stati Uniti si sono imposti come forza garante del nuovo ordine mondiale, spendendo nella difesa tante risorse quante quelle di tutte le altre nazioni al mondo messe assieme. Come, un tempo, quello romano e britannico, il nuovo impero americano intende assicurare la stabilità esportando la democrazia, ma, di runner (chi ha successo sin dall inizio), incentiva l aspetto competitivo più che il valore dei contenuti. In più, richiede disponibilità finanziarie enormi. Nel funzionamento del sistema i media rivestono un ruolo determinante: i politici sono professionisti della politica, che hanno imparato a sfruttare al massimo la visibilità offerta dai mezzi di comunicazione. Per gli elettori, dunque, la scelta del candidato si risolve nel particolare che tradisce il leader vero dal commediante: gli elettori si trasformano in pubblico che non valuta più i programmi politici, ma la fotogenia e l appeal televisivo. fatto, impone i propri valori con la forza militare. Le prossime elezioni costituiranno uno spartiacque nella politica estera statunitense: gli americani dovranno scegliere tra l unilateralismo imperialista di Bush e il multilateralismo democratico di Kerry. In particolare, Hart ha criticato la scelta di agire individualmente nelle zone di crisi per la mancanza di istituzioni sopranazionali efficaci, ha proposto come alternativa una politica concertata a livello internazionale. In questa prospettiva, le operazioni di peace-making, la nascita di istituzioni preposte al controllo finanziario e la cooperazione con gli altri stati sui temi ambientali diventerebbero strumenti importanti per una governance globale equilibrata e condivisa. Nelle prossime elezioni, insomma, gli americani decideranno se continuare sulla strada dell impero o se ritornare alle proprie origini di democrazia repubblicana. L iniziativa è poi proseguita congli incontri del 29 marzo ( Il sistema americano delle Primarie nell Elezione Presidenziale Usa. A cosa servono in realtà? ) e del 21 aprile ( Una campagna elettorale nazionale con ripercussioni internazionali: quali implicazioni per la scena politica italiana? ), proseguirà il 18 ottobre ( Immagine o sostanza? Un analisi critica della comunicazione nella campagna presidenziale Usa del 2004 ) e si concluderà a Palazzo Clerici a novembre ( Il nuovo Presidente degli Stati Uniti: scenari futuri per la politica estera ). 6

7 Tavola rotonda AL VIA LA NUOVA EDIZIONE DI GLOBAL FP Lo scorso 24 marzo l Ispi ha organizzato la tavola rotonda L amico americano: la politica estera italiana tra antiche fedeltà e nuovi scenari. L evento si è tenuto in occasione del lancio di Global FP, il nuovo bimestrale di politica ed economia internazionale realizzato dall Ispi in collaborazione con Iai e la rivista americana FP-Foreign Policy ed edito da RCS Media Group. All incontro, moderato dal Direttore della rivista Ernesto Galli della Loggia, sono intervenuti il Presidente dell Ispi Boris Biancheri; il Direttore del Corriere della Sera, Stefano Folli; il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni; il Presidente del Consiglio per le Relazioni tra Italia e Stati Uniti Cesare Merlini; il Presidente di Rcs Quotidiani Cesare Romiti e Michele Salvati, Docente di economia politica presso l Università degli Studi di Milano. Nato come risposta al nuovo ruolo assunto dalla politica internazionale, Global FP presta particolare attenzione ai grandi mutamenti nello scenario globale, più che alla politica estera in senso tradizionale. Per Folli, il mutamento in senso filo-americano nella politica estera dell attuale governo non porta alle estreme conclusioni le sue implicazioni: infatti, pur non allineandosi all asse franco-tedesco l Italia non ha proposto un alternativa e continua ad avere un ruolo ambiguo in Iraq. Per Formigoni, invece, è sì necessario restare in Iraq, ma favorendo il dialogo con le parti moderate delle società islamiche, convincendo l amico americano a multilateralizzare il proprio approccio ai problemi internazionali. Per Salvati, infine, dopo l 11 settembre e la guerra in Iraq la sinistra moderata ha assunto una posizione inconciliabile: da un lato, la convinzione che la guerra sia stata una scelta sbagliata, dall altro la coscienza che gli Usa siano un baluardo indispensabile di fronte al terrorismo internazionale. In tale situazione, la sinistra si trova di fronte a due dilemmi: come far cambiare agli Stati Uniti la loro direzione senza porsi in una posizione di scontro frontale? Come liberare i movimenti pacifisti dalle loro componenti manichee e radicali? Tavola Rotonda A TORINO UN INCONTRO SUL RUOLO DEI TRIBUNALI INTERNAZIONALI Il ruolo dei Tribunali Internazionali per la repressione dei crimini nell attuale fase delle Relazioni Internazionali è il titolo dell incontro tenutosi a Torino lo scorso 9 marzo. Al convegno, promosso dall Ispi e dallo Iuse, in collaborazione con l Associazione Torinese di iniziativa per l Itc-Ilo, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e con il patrocinio di Unicri, Itc- Ilo e Un Staff College, hanno partecipato Carla Del Ponte, Procuratore del Tribunale Penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia, Boris Biancheri, Presidente dell Ispi, e Giuseppe Porro, Docente all Università degli Studi di Torino. Carla Del Ponte, da tutti conosciuta per il suo ruolo nel processo a Milosevic, ha sottolineato che sono cinquantatre gli imputati che aspettano di essere giudicati, mentre altri dieci verranno messi in stato d accusa prima della fine dell anno. Il processo per i crimini di genocidio nell ex Jugoslavia, tuttavia, si scontra con problemi immensi, per esempio la difficoltà di raccogliere prove e testimonianze. Eppure, sono stati sentiti, fino a ora, più di tremila testimoni, sono stati acquisiti migliaia di documenti, rintracciate le fosse comuni, ricostruiti massacri come quello di Srebrenica dove, su ordine di Milosevic, vennero uccisi ottomila musulmani. L ostacolo maggiore è che il processo non si svolge secondo il diritto romano, bensì secondo quello anglosassone che non prevede la parte civile: Il grande rimpianto dice il Procuratore Del Ponte è che il codice di procedura della Common Law non prevede la parte civile, e, quindi, permette alle vittime di rivolgersi soltanto a un tribunale civile. Ma in Paesi devastati come la Bosnia-Erzegovina o la Serbia-Montenegro questa è un impresa ardua. Entro il 2010 il Tribunale per i Crimini nella ex Jugoslavia dovrà chiudere, ma il percorso per una giustizia sopranazionale, afferma con energico ottimismo il Procuratore, è ormai tracciato. 7

8 Formazione VOLGE AL TERMINE IL MASTER IN INTERNATIONAL AFFAIRS E terminato a inizio aprile il terzo modulo del Master in International Affairs (Mia) dell Ispi, che si concluderà il prossimo mese di luglio con la tradizionale cerimonia di chiusura e la consegna dei diplomi. Il Percorso Carriera Diplomatica ha sviluppato e approfondito gli argomenti propri delle prove scritte del Concorso per la Carriera Diplomatica, mentre il Percorso Carriere Internazionali ha previsto l approfondimento di temi specifici. Nell ultimo modulo gli studenti del Percorso Carriera Diplomatica perfezioneranno la loro preparazione con seminari di approfondimento delle materie inerenti al Concorso del Ministero degli Esteri (Storia delle relazioni internazionali, Diritto internazionale pubblico e dell Unione Europea, Politica economica e cooperazione economica, commerciale e finanziaria multilaterale, Inglese e Francese). Gli studenti che aspirano a una carriera internazionale, invece, approfondiranno i temi legati alle attività degli organismi internazionali nel settore del nation building e nel campo delle attività a favore dello sviluppo economico e sociale. Questi ultimi si prepareranno, infine, per i tirocini, in Italia o all estero. Nei mesi estivi o, alternativamente in quelli autunnali, gli studenti saranno infatti ospitati nei quartier generali o negli uffici periferici degli Organismi del sistema Onu, dell Ue e di Ong, dove avranno modo di mettere in pratica quanto appreso nel corso del Master nelle aree dello sviluppo, della tutela dei diritti umani, della comunicazione, etc. Inoltre, come parte integrante del programma del Mia, dal 29 al 1 aprile si è svolta la tradizionale visita degli studenti presso le principali Istituzioni Internazionali di Bruxelles (Parlamento Europeo, Segretariato Generale del Consiglio dell Unione Europea, Commissione Europea, Nato). Nel corso della visita i partecipanti hanno avuto modo di ascoltare testimonianze dirette su diversi argomenti: dalle politiche di cooperazione allo sviluppo dell Unione Europea verso i paesi terzi ai rapporti tra la Nato e il grande Medioriente, dalle prospettive finanziarie dell Ue allargata alle relazioni tra l Alleanza Atlantica e l Unione stessa, dalla Convenzione europea al funzionamento del Consiglio dell Ue. Le visite alle Istituzioni Internazionali sono state infine arricchite dall incontro con alcuni diplomatici italiani quali, tra gli altri, l Amb. Maurizio Moreno, Rappresentante Permanente d Italia presso il Consiglio Atlantico e l Amb. Rocco Cangelosi, Rappresentante Permanente d Italia presso l Unione Europea. CERTIFICATE PER OPERATORI ISTITUZIONALI DELL INTERNAZIONALIZZAZIONE Ispi e Camera di Commercio di Milano promuovono la prima edizione del Certificate per operatori istituzionali dell internazionalizzazione, un corso che si propone di fornire a tutti coloro che operano per l internazionalizzazione strumenti di approfondimento e di messa a fuoco delle principali tendenze in atto a livello mondiale e dell estero vicino con cui si confronta il Sistema Italia. Il Certificate è rivolto a tutti gli operatori dell internazionalità lombarda (sistema camerale, amministrazioni pubbliche, enti locali, associazioni di categoria e università). Composto da un ciclo di 12 workshop, ciascuno dei quali è articolato in modo da favorire la riflessione e il dibattito sulle singole tematiche, il corso prevede la presenza di un main speaker che introduce i principali temi dell incontro e uno o più testimoni che offrono argomenti di approfondimento maggio, China s new opportunities Luigi Cavallero, SKF Industrie; Taotao Chen, Tsinghua University di Pechino; Riccardo Fuochi, MAIMEX Spa; Benedetta Trivellato, Ispi 11 giugno, Le relazioni euro-mediterranee dopo l allargamento Luca Ferrari, Ministero degli Affari Esteri; Giorgio Gomel, Banca d Italia; Franco Zallio, Ispi 25 giugno, Russia-Ue: un partenariato strategico? Carlo Boffito, Università degli Studi di Torino; Giampiero Borghini, Fondazione Italia Russia; Lucia Tajoli, Ispi e Politecnico di Milano Ottobre, Le prospettive economiche dell Asia Michele Miari Fulcis, Asian Development Bank; Cesare Romiti, RCS Quotidiani; Maria Weber, Ispi e Università Bocconi 19 novembre, Gli sviluppi commerciali e valutari delle elezioni presidenziali Usa Franco Bruni, Ispi e Università Bocconi; Mario Deaglio, Università degli Studi di Torino; Enrico Sassoon, American Chamber of Commerce in Italy 3 dicembre, La nuova Europa, i Balcani e i nuovi vicini orientali della Ue Giorgio Aliberti, Consiglio d Europa; Alberto Cammarata, Commissione Europea; Lucia Tajoli, ISPI e Politecnico di Milano 2005 La Wto e i negoziati commerciali Efficienza e integrazione nella Ue allargata L America latina: un rilancio regionale? Le Ong come strumento di sviluppo Nation Building: l esperienza italiana Global Outlook 8

9 Formazione NUOVA EDIZIONE DEL TRADIZIONALE CORSO PER CONSIGLIERI DI LEGAZIONE Dall 8 al 10 marzo l Ispi ha ospitato, su incarico dell'istituto Diplomatico, un modulo formativo del Corso Superiore di Formazione Professionale per Consiglieri di Legazione del Ministero degli Affari Esteri. Hanno preso parte alle sessioni 25 Consiglieri di Legazione, diplomatici con circa dieci anni di esperienza nel servizio che hanno svolto incarichi in almeno due sedi all estero. Il modulo, focalizzato sull'analisi del rapporto tra diplomazia e imprese, aveva l'obiettivo di favorire un proficuo scambio tra questi due mondi, talvolta apparentemente distanti, per affrontare le sfide quotidiane della globalizzazione e di una crescente internazionalizzazione. Il modulo si è aperto con un inquadramento teorico di Mario Deaglio, Docente presso l Università degli Studi di Torino, sui punti di forza e debo- GIOVANI DA TUTTA EUROPA PER LA EUROPEAN YOUTH SCHOOL Per il terzo anno, il Comune di Carpi ha promosso la European Youth School, con il coordinamento scientifico dell Ispi e in collaborazione con il centro universitario J. Monnet di Modena e Reggio Emilia e il Dipartimento di Storia delle Istituzioni Politiche dell Università di Bologna. L iniziativa, svoltasi con il patrocinio del Presidente della Commissione europea Romano Prodi, del Presidente del Parlamento europeo Pat Cox, del Commissario europeo per l Istruzione e la Cultura Viviane Reding e del Ministro italiano per le Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione, si è svolta dal 3 all 8 maggio. Coinvolgendo gli studenti laureandi e laureati in economia, diritto, lingue, scienze politiche e relazioni internazionali selezionati tra le più prestigiose università europee, obiettivo della EYS è di offrire ai giovani l opportunità di studiare e analizzare le politiche europee e di stimolare riflessioni e dibattiti sul processo d integrazione. La settimana di studi si è articolata in quattro moduli: I nuovi candidati e la politica di prossimità dell Ue ; La Costituzione e il futuro della Ue ; Stabilità macroeconomica, coesione e patto di stabilità ; Mercato unico, competizione e liberalizzazione delle industrie di rete. Il corso si è concluso con l incontro L'Europa fatta e l'europa da fare alla presenza dell Amb. Sergio Romano. lezza dell Italia nell attuale economia mondiale. Sono poi seguiti degli approfondimenti su alcune aree geografiche di interesse strategico per il nostro Paese (Est Europa, Cina e Mediterraneo) nell ambito delle quali sono intervenuti i rappresentanti di Merloni Elettrodomestici, Unicredit, Sisal, San Paolo IMI International, Mares Group, Finasi, etc. Il programma ha previsto inoltre la testimonianza di Cesare Romiti, Presidente di RCS Quotidiani, oltre a un incontro presso la sede di Assolombarda al quale sono intervenuti Giuseppe Castelli, membro del Comitato di direzione e Consigliere incaricato per l internazionalizzazione; Fabio Aromatici, responsabile area Internazionalizzazione e Qualità e Luigi Lucchetti, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori. Il corso si è concluso con l intervento di Fabrizio Onida, già Direttore dell Istituto per il Commercio Estero, che ha approfondito l analisi delle prospettive future dell Italia nel contesto Internazionale. L ISPI MEMBRO DEL CLUB DI BRUGES Il 23 e 24 aprile l Ispi ha ospitato la European Parliament Joint Simulation, una simulazione del dibattito in seno al Parlamento Europeo organizzata dalle Istituzioni formative in International Affairs che compongono il network di cui il Master in International Affairs è parte. Hanno partecipato all iniziativa un gruppo di studenti provenienti da Sciences Politiques (Parigi), dall Institute Universitaire des Hautes Etudes Internationales (Ginevra), dalla University of St. Gallen e dall Ispi. Nel corso delle due giornate di attività i partecipanti, divisi in gruppi politici strutturati secondo le reali proporzioni dell Assemblea di Strasburgo, hanno approfondito i temi legati alla finanza pubblica, suggerendo emendamenti e discutendo le proposte avanzate dagli avversari di altri gruppi parlamentari. Nel pieno rispetto delle reali procedure parlamentari, la simulazione si è conclusa con la votazione del documento finale, frutto delle stimolanti e accese negoziazioni avvenute tra le parti. 9

10 Summer School Sulla scia del successo della Winter School, anche quest anno prende il via l edizione estiva dei corsi brevi e dei diplomi part-time dell Ispi: la Summer School 2004, infatti, proporrà un catalogo aggiornato nel contenuto, di circa 30 corsi. Rivolti a laureandi, neolaureati e professionisti interessati ad avvicinarsi a tali temi, i corsi della Summer School saranno articolati nelle consuete aree di approfondimento - Sviluppo, Aiuti umanitari, European Affairs, Relazioni Internazionali, Atlante geopolitico - a cui si aggiungeranno nuove proposte di corsi focalizzati sui temi, estremamente attuali, della gestione delle crisi umanitarie e dei conflitti. I corsi dell area Sviluppo, che permetteranno di conseguire il Diploma in Sviluppo e Cooperazione Internazionale, offriranno un inquadramento sulle dimensioni economiche dello sviluppo internazionale e presenteranno gli attori istituzionali (Nazioni Unite, Unione Europea, Ong, Cooperazione bilaterale ecc.) e gli strumenti di intervento della cooperazione, oltre a una serie di approfondimenti sui temi del commercio internazionale e della relazione fra popolazione, immigrazione e sviluppo. Nell area Aiuti umanitari, verranno proposti corsi utili per il conseguimento del Diploma in Emergenza e interventi umanitari sugli attori internazionali e le strategie di intervento in situazioni di emergenze complesse (approfonditi nell ambito del corso Gli interventi sanitari in contesti di emergenza, realizzato in collaborazione con Medici Senza Frontiere), sulle caratteristiche del diritto umanitario internazionale e sulla gestione delle crisi umanitarie post-conflitto armato. Sarà inoltre riproposto il percorso per il conseguimento del Diploma in European Affairs, con corsi di inquadramento (storia e funzionamento delle istituzioni comunitarie, politica economica europea, politiche comunitarie) e di approfondimento sulle relazioni esterne dell Unione (cooperazione allo sviluppo e politica estera e di sicurezza comune) e sugli esiti del processo di allargamento dell Unione. Infine, verranno proposti i corsi di Microeconomia e Diritto Privato e Costituzionale, in preparazione alle selezioni per l accesso alla prossima edizione del Master in International Affairs, oltre a corsi di approfondimento sullo stato del sistema e delle relazioni internazionali. I corsi, tenuti da accademici italiani e stranieri, nonché da testimoni provenienti direttamente dal campo, si terranno nelle settimane del luglio, luglio e 6-10 settembre. Iscrizioni entro il 2 luglio ( Formazione IL POSTGRADUATE CERTIFICATE BUSINESS IN CHINA GIUNGE ALLA TERZA EDIZIONE Ha preso il via, lo scorso 24 maggio, la terza edizione del Postgraduate Certificate Business in China, iniziativa realizzata dall Ispi grazie al sostegno di Focus China, un network di imprese e istituzioni interessate a fare business in Cina. Il corso, coordinato dalla Prof.ssa Maria Weber, docente dell Università Bocconi e Senior Research Fellow dell Ispi, è frequentato da circa 35 fra neolaureati in discipline quali giurisprudenza, economia, scienze politiche e lingue orientali e giovani professionisti, interessati ad approfondire la conoscenza del contesto e del mercato cinese, anche in vista di un loro futuro coinvolgimento in realtà aziendali operanti in Cina. I partecipanti, provenienti per il 45% da fuori Lombardia, avranno l opportunità di approfondire le principali caratteristiche giuridico-economiche del business climate cinese per concentrarsi poi sugli aspetti operativi di un attività in Cina. Il programma del corso prevede, infatti, un approccio didattico multidisciplinare, con insegnamenti di economia e diritto internazionale, diritto cinese, marketing internazionale, strategie di internazionalizzazione, storia e cultura del Paese, nonché approfondimenti sulle problematiche che la gestione di un azienda in Cina comporta, dal management delle differenze culturali fino alle tecniche di comunicazione nel mondo degli affari. Le lezioni, tenute da accademici italiani e stranieri, saranno integrate da testimonianze di professionisti, imprenditori e operatori presenti nel mercato cinese. Questa terza edizione del Certificate ha visto un deciso aumento delle domande di partecipazione, a testimonianza sia del riconoscimento dell attività di ricerca e formazione dell Istituto sull area asiatica sia del crescente interesse per il mercato cinese a seguito del potenziamento dei rapporti commerciali della Cina con l Unione Europea. Il Postgraduate Certificate Business in China, che prevede sette settimane di lezioni a tempo pieno, per un totale di circa 180 ore d aula, terminerà il prossimo 8 luglio. 10

11 IN NETWORK CON ISPI LA NATO NEL NUOVO SECOLO Internazionali ISPIRelazioni SPECIALE RELAZIONI TRANSATLANTICHE LE RELAZIONI TRANSATLANTICHE A UN ANNO DALLA GUERRA IN IRAQ Qual è il futuro delle relazioni transatlantiche e della dimensione politica delle istituzioni internazionali dopo l inizio della crisi irachena? Qual è il rapporto di Stati Uniti ed Europa nei confronti dei paesi in via di sviluppo e dei mercati emergenti e come sono evolute, nel corso degli anni, le relazioni economiche tra le due sponde dell Atlantico? Qual è, infine, l eredità culturale dell Occidente? Sono questi gli interrogativi su cui si è focalizzata la conferenza internazionale Transatlantic relations one year after the Iraq war, tenutosi a Palazzo Clerici il 20 e 21 febbraio scorsi. L iniziativa, realizzata dall Ispi sotto l Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha aperto le celebrazioni per il 70 Anniversario della fondazione dell Istituto. Il futuro delle relazioni transatlantiche Il ruolo dell Alleanza Atlantica nell attuale scenario mondiale è stato il punto di partenza della conferenza: per Nicholas Burns, Ambasciatore Usa alla Nato, l Alleanza è un esempio del successo della collaborazione tra paesi europei e continente americano. La sua riforma e il suo recente allargamento ai Paesi dell Est dimostra la volontà degli Stati membri di far fronte comune rispetto alle nuove minacce globali. La drammatica rottura del 2003, tuttavia, ha toccato questioni importanti: quale deve essere la natura del potere americano nel mondo? Quali devono essere il ruolo e la responsabilità degli Europei come membri dell Alleanza LE SESSIONI E I RELATORI Il futuro delle relazioni transatlantiche Nicholas Burns, Rappresentante permanente degli Stati Uniti alla Nato; Edward Luttwack, Council for Strategic and International Studies, Washington; Sergio Romano, Editorialista del Corriere della Sera; Hubert Védrine, già Ministro degli Esteri francese; Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea La dimensione politica delle relazioni transatlantiche Karl Kaiser, Weatherhead Center for International Affairs, Harvard University; Victor Bulmer-Thomas, Direttore del Royal Institute of International Affairs, Chatham House, Londra; Maurizio Ferrera, Università degli Studi di Milano; Charles Kupchan, Direttore Studi Europei, Council on Foreign Relations, Washington; Alessandro Minuto Rizzo, Vice Segretario Generale della Nato; Franco Venturini, Editorialista del Corriere della Sera. Stati Uniti ed Europa di fronte ai Paesi in via di sviluppo e ai mercati emergenti Eberhard Sandschneider, Direttore Otto-Wolff Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, Berlino; Riccardo Faini, Università di Roma Tor Vergata, già Direttore esecutivo FMI; Frank Loy, Vice Presidente di Resources for the Future, Washington, già Sottosegretario di Stato agli Affari Globali degli Stati Uniti; Fabrizio Onida, Università Bocconi, già Presidente ICE; Carlo Pesenti, Direttore Generale Italmobiliare SpA Le questioni economiche transatlantiche: macroeconomia, finanza, commercio, corporate governance Franco Bruni, Presidente Comitato Scientifico ISPI e Università Bocconi; Mario Deaglio, Università degli Studi di Torino; Luigi Spaventa, Università di Roma, già Presidente CONSOB; Norbert Walter, Chief Economist Deutsche Bank Group; Commenti: Carlo Bastasin, Vicedirettore de La Stampa; Giangiacomo Nardozzi, Politecnico di Milano; Fausto Panunzi, Università di Bologna L eredità culturale dell Occidente fra Europa e America Gianni Riotta, Corrispondente da New York del Corriere della Sera; Paolo Galluzzi, Direttore Istituto e Museo Nazionale di Storia della Scienza, Firenze; Mohammed Kadry Said, Capo Divisione Militare, Al-Ahram Center for Political and Strategic Studies, Il Cairo; Alberto Martinelli, Università degli Studi di Milano; Charles Maynes, Presidente Eurasia Foundation, Washington; Fausto Pocar, Vice Presidente del Tribunale Penale Internazionale per l ex Jugoslavia 11

12 Atlantica e come Paesi democratici nei confronti di Paesi in cerca di stabilità e democrazia? Nell ottica di Burns, Europa e Usa sono destinati a rimanere insieme: se l Europa dipende dalla Nato per la sicurezza convenzionale e nucleare, gli Stati Uniti necessitano dell Europa per far fronte ad altre, importanti questioni, quali la Speculando In Europa è diffuso un bisogno di rilancio dell economia. Si suggeriscono varie ricette: dalle politiche di stimolo monetario e fiscale all accelerazione di riforme strutturali del mercato dei capitali e del lavoro. L obiettivo ufficiale è ambizioso: reagire allo shock della globalizzazione raggiungendo il primato mondiale di competitività dettato dal Consiglio Europeo di Lisbona. La varietà di interventi e finalità toglie però incisività alla strategia, che sarebbe bene concentrare con maggior chiarezza in due categorie di programmi. proliferazione di armi di distruzione di massa, il crimine internazionale e il traffico internazionale di droga. Le sfide del 2004 (l adempimento del mandato di peacekeeping in Afghanistan attribuito dall Onu alla Nato, il processo di pace e nel Medioriente, la collaborazione con la Russia per agevolare il ritiro definitivo delle truppe della PER RILANCIARE L ECONOMIA EUROPEA di Franco Bruni Primo: il riorientamento delle politiche di welfare in senso dinamico. L Europa dedica molte risorse a rassicurare i suoi cittadini con assistenza e previdenza, che danno alla vita economica un sapore diverso da quello di sistemi più flessibili e competitivi. Il che ha valore civile e culturale ma un costo che sembra mettere l Unione nel dubbio amletico se soccombere alla globalizzazione o rinunciare alla specificità del suo modello economico. La strategia dovrebbe invece essere: mantenere abbondanti risorse e attenzione politica al welfare, ma trasformarne la natura. La concorrenza delle economie emergenti ci costringe a ristrutturare radicalmente la nostra produzione, puntando sulla qualità e l innovazione, sui vantaggi del capitale umano e dell esperienza accumulati in secoli di sviluppo industriale e di successiva terziarizzazione, sfruttando meglio la nostra maggiore maturità capitalistica. Ma questa trasformazione implica forme di mobilità e di flessibilità che mettono in gioco la sicurezza di gruppi sociali anche deboli. Per affrontare la transizione bisogna passare da un welfare statico ad un welfare dinamico, concentrato nel facilitare il cambiamento anziché nel rassicurare la conservazione. Trasferire risorse, ad esempio, dal sistema pensionistico a quello che gestisce periodi di disoccupazione e riqualificazione del lavoro, e dalla protezione dell agricoltura alla facilitazione della riconversione industriale. Accettare cioè la sfida dei minori costi cinesi, ma affrontarla con armi che riflettono in modi nuovi i valori di solidarietà e di socialità che distinguono l Europa. Federazione da Georgia e Moldavia) potranno consolidare la cooperazione storica tra Usa e Ue. Di parere diverso è l ex Ministro degli Esteri francese Hubert Védrine, per il quale oggi l unilateralismo è una posizione unanimemente condivisa dai leaders americani, specialmente per ciò che concerne la sicurezza stessa della nazione. Secondo: migliorare la produzione di beni e servizi pubblici, che nella tradizione europea hanno parte importante e vengono richiesti in quantità e qualità crescenti e nuove dallo sviluppo moderno e, anche questi, dallo shock della globalizzazione. Dalla sanità, alla scuola, alla giustizia, alle carceri, dai trasporti al controllo della congestione e dell inquinamento, dall educazione permanente all impegno pubblico nei grandi progetti di ricerca di frontiera, dalla sicurezza antiterroristica all integrazione etnica, dobbiamo riuscire a fare di uno Stato che la nostra tradizione ci impedisce di confinare nella dimensione minima del liberismo spinto, un elemento propulsore dello sviluppo, un fattore in grado di rendere le condizioni produttive europee più agevoli, anche quando avvengono a costi espliciti superiori. Ciò richiede un radicale cambiamento della pubblica amministrazione che deve diventare, al contrario di quel che è oggi, il settore dove lavorano le persone più qualificate, meglio pagate e più severamente incentivate e disciplinate. Chi sbaglia, chi non è produttivo, chi fallisce i suoi obiettivi, deve perdere il posto più rapidamente nel settore pubblico che in quello privato. Dobbiamo uscire dalla sfiducia nella capacità di utilizzare bene la pubblica amministrazione. E una sfiducia che deriva da anni di ruberie e malgoverno. Facciamo un esempio: oggi un impresa di trasporti pubblici può vantarsi di essere in utile. Il che non ha senso economico. Significa solo che si sta utilizzando un criterio privatistico per allocare le risorse pubbliche. Lo facciamo per incapacità e paura di usare criteri pubblicistici che in passato ci hanno dato imprese pubbliche insieme deficitarie, inefficienti, fuori controllo. Ma l Europa deve recuperare l ambizione politica e culturale di saper governare la cosa pubblica con criteri appropriati e rigorosi. L Europa, sempre più larga e, speriamo, sempre più unita, deve cercare linee strategiche per reagire alla globalizzazione pensando le sue caratteristiche tipiche come un punto di forza, anziché come una presunta debolezza. 12

13 Di fronte all evoluzione della politica estera americana, improntata al concetto di souvereignisme, Védrine si interroga sull atteggiamento europeo nel prossimo futuro: la spaccatura emersa nel 2003 è figlia di disaccordi profondi, antichi, non determinati solo dall amministrazione Bush, ma latenti nella società europea, che ancora non è d accordo sul ruolo degli Stati uniti nel mondo. Védrine dubita fortemente che un Europa più unita possa in qualche modo incidere sulla direzione unilateralista americana, perché le differenze nell approccio ai grandi temi dell attualità la questione israelo-palestinese, il terrorismo, il rapporto con il mondo arabo e musulmano, la strategia di dissuasione nucleare sono destinate a permanere, così come è destinata a non esistere una posizione comune che consenta ad Nicholas Burns, Rappresentante Permanente degli Stati Uniti alla Nato entrambi di arrivare a dominare insieme le dinamiche mondiali. Luttwak parla di un atteggiamento a pendolo, alla luce delle diverse opzioni verso le quali periodicamente tendono gli Stati Uniti d America e le oscillazioni che ne derivano, per esempio tra unilateralismo e multilateralismo. L azione americana in Iraq è un esempio di interventismo unilaterale; tuttavia la storia americana dimostra che il paese ha vissuto anche momenti di estremo impegno multilaterale: nel 1945, con la creazione delle Nazioni Unite; nel 1949, con l Alleanza Atlantica; la nascita del Fondo Monetario Internazionale, della World Bank e del Wto; la stessa Ue ha beneficiato dell appoggio americano fin dalle origini. Per Sergio Romano, è stata proprio la Nato la causa del contenzioso dei rapporti euro-americani: dalla caduta del muro, l Alleanza Atlantica ha affannosa- mente cercato un ruolo e ne ha assunti diversi, a tratti contradditori, operando prima come alleanza dei vincitori con l allargamento a Est, poi divenendo garante della sicurezza collettiva nella penisola balcanica, senza però cercare una collaborazione con la Russia. Una Russia che si è presto rivelata partner indispensabile all indomani dell 11 settembre, quando l azione in Afghanistan ha reso imprescindibile l avvio del dialogo con la Federazione. Anche sul terreno dell economia persistono differenze importanti: le numerose controversie commerciali, l atteggiamento ostile verso l Euro, le frequenti dissonanze nella politica antitrust, la legge Clinton sui benefici fiscali alle esportazioni americane e i dazi sull acciaio, sono dimostrazione del divario esistente tra Europa e Stati Uniti. Ma la differenza che più spicca oggi riguarda il concetto di legalità internazionale: mentre per gli europei esso coincide con il progressivo trasferimento della sovranità a istituzioni sovranazionali (vedi il Trattato sulle mine antiuomo, i Trattati per l Istituzione di tribunali Internazionali, il Trattato per la creazione del Tribunale Penale Internazionale), gli americani hanno la tendenza a estendere l area della legalità americana nel mondo, rendendo applicabili le leggi americane al di là dei confini e imponendo sanzioni a quei paesi che non vi si uniformano. Romano, inoltre, sottolinea come ciò che accadrà nei prossimi mesi in Iraq, Palestina, Iran, Corea del Nord e Pakistan, sarà di cruciale importanza per il mondo, e per gli Stati Uniti in particolare: è bene, dunque, augurarsi che questa grande democrazia riconosca di avere sbagliato e cambi idea. Le conclusioni di questa prima sessione del convegno sono state affidate al Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, che ha sottolineato come, nonostante i contenziosi tra Usa e Ue in materia economica esistano da sempre e costituiscano una caratteristica del tutto naturale delle loro relazioni, i tentativi di ricostruzione di rapporti operativi siano stati espressi dal messaggio del VicePresidente americano a Davos sul ruolo dell Ue, sulla necessità di un operatività comune e di una convergenza nelle azioni. L obiettivo dell Ue è trovare una strategia comune, ma il fallimento della Costituzione e i problemi per la realizzazione di un autorità di politica economica, rappresentano degli ostacoli al completamento del processo europeo. Edward Luttwack, Council for Strategic and International Studies, Washington Sull atteggiamento americano verso il futuro, Prodi nota come gli investimenti nell innovazione, nella ricerca e nello sviluppo favoriscano un aumento della produttività anche a scapito di una minore occupazione. Quello della ricerca è il metodo scelto dagli americani per affrontare i cambiamenti nel mondo, e questa dovrebbe essere la carta vincente anche in Europa. Eppure, le richieste di ridurre le spese di bilancio all 1% del Pnl sono in netto contrasto non solo con la possibilità dell Unione di effettuare gli investimenti necessari nel settore, ma anche con gli obiettivi prefissati a Lisbona e l impegno per un economia europea più competitiva. Dal 1 maggio 2004 l Ue sarà composta da oltre 400 milioni di persone, un numero superiore alla popolazione americana, con un aumento del Pil del 5% ma con un potenziale umano del 25%. Questo potenziale rischia, però, di rimanere inutilizzato, a meno che l Europa non decida di fare la propria parte, pagando il prezzo necessario per conquistare la propria politica. La dimensione politica delle relazioni transatlantiche La seconda sessione della conferenza è stata aperta da Karl Kaiser, secondo il quale Europa, America e Istituzioni Internazionali hanno tutte sofferto della crisi: la prima ne è uscita divisa; la seconda ha ridotto la sua presenza nel mondo; le ultime sono state messe in discussione. La crescente instabilità mondiale non consente di rinunciare a regole comuni, benché adattate alle nuove circostanze. L azione americana in Iraq ha messo in 13

14 SPECIALE RELAZIONI TRANSATLANTICHE 14 discussione il concetto di uso legittimo della forza e di legittima difesa, così come definito all art. 51 della Carta Onu, sebbene da tempo siano stati sollevati dubbi sui criteri di definizione. Si tratta, dunque, di stabilire quando e dove comincia la difesa e quando si può intervenire. Per Victor Bulmer Thomas, tra americani ed europei esiste una concezione diversa del livello di sicurezza che una nazione può raggiungere: gli Stati Uniti credono fermamente che sia possibile garantire l assoluta sicurezza del territorio, mentre l Europa per ragioni storiche ne ha sempre dubitato. Esiste inoltre una diversa percezione delle minacce: se davvero ci troviamo di fronte a minacce globali, la partnership tra Usa e Ue non è più sufficiente, e il coinvolgimento nell Alleanza di altri Paesi, quali la Cina e la Russia, appare tanto necessario quanto complicato. Un altra questione essenziale divide i due alleati: l uso della forza. Esso risulta estremamente diverso se si raffrontano la strategia del dipartimento di sicurezza americano e il documento di Xavier Solana, secondo cui l uso della forza è consentito solo se legittimo - dunque conforme al diritto umanitario - e autorizzato dall Onu. Inoltre, l asimmetria nel campo dell hard power è destinata a rimanere, poiché nessun Presidente americano taglierà le spese alla difesa rinunciando al vantaggio assoluto che l America detiene, e questo è un dato di fatto destinato a condizionare le relazioni transatlantiche. L Europa continuerà il proprio cammino per un sistema di sicurezza e una difesa comune, ma sarà un percorso lungo, di cui nessuno è in grado di stimare la Hubert Védrine, già Ministro degli Esteri Francese durata. E pertanto improbabile che, nel breve periodo, i paesi europei decidano di aumentare le spese militari rendendo l Europa vulnerabile verso la strategia e il ruolo degli Stati Uniti. Quali possibili rimedi? Secondo Bulmer Thomas, serve un ruolo più attivo dell Europa nel tentare di affrontare i problemi di difesa, come in Iran, dove l Unione, con l invio dei tre Grandi a Teheran, sta dimostrando la volontà di svolgere un ruolo, a differenza di quanto sta accadendo in Iraq. L Europa è in grado di fornire, in supporto all hard power americano, quel soft power che gli Stati Uniti non possiedono; ma affinché ciò accada è necessario che gli Stati Uniti evitino azioni suscettibili di indisporre gli Europei, e rinunciare così ad un prezioso strumento. Maurizio Ferrera, citando i dati recentemente pubblicati dal German Marshall Fund e dal Global Attitude Survey del Pew Research Center, indica come le due società percepiscano una profonda diversità dei valori sociali e culturali, tra cui, in particolare, il ruolo dello Stato e della politica sociale. Gli europei tendono a essere più interventisti per ciò che concerne il ruolo dello Stato nella società rispetto all opinione pubblica americana, la quale crede invece in uno Stato che non interferisca nei progetti dei singoli. Questa divergenza di percezione si fa ancora più acuta se si considera il ruolo dello Stato verso le categorie più bisognose. Inoltre, questa divergenza di percezione è più accentuata tra le giovani generazioni. Evidentemente, il fenomeno va ricollegato alla perdita della memoria della seconda guerra mondiale e, di conseguenza, della stretta collaborazione fra Usa ed Europa in quella fase del secolo scorso. La creazione di una cornice di interazione dove le giovani generazioni dei due popoli approfondiscano la conoscenza reciproca potrebbe essere una soluzione al problema. L Europa ha enormi difficoltà nell affrontare il fenomeno del multiculturalismo sociale, della convivenza tra componenti diverse della società, aspetto che l America sembra aver risolto in maniera efficace. Questo, allora, è un fronte sul quale l esperienza americana può essere utile agli europei. Viceversa, nel settore della politica sociale, è il modello europeo che può insegnare qualcosa agli americani, il Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea cui livello di insoddisfazione, soprattutto per quanto concerne il sistema sanitario, è molto alto. È necessario, insomma, un metodo di coordinamento aperto che promuova l apprendimento di policy tra Paesi: in questo senso, un coinvolgimento delle giovani generazioni potrebbe contrastare il gap di valori che i dati di oggi sembrano invece rivelare. Per Charles Kupchan, le tensioni sono da attribuirsi non a particolari decisioni o posizioni politiche, ma piuttosto a cambiamenti in corso nel sistema internazionale e sui quali né gli Stati Uniti né l Europa hanno alcuna capacità di controllo. Paradossalmente la fine della guerra fredda ha reso l Europa meno dipendente dagli Stati Uniti, e gli Stati Uniti meno interessati al vecchio continente. La Nato, quindi, sarebbe vittima del suo stesso successo: crollata l Unione Sovietica, America ed Europa hanno perso la centralità che prima occupavano reciprocamente. Inoltre, un Europa unita significa un Europa sempre più sicura, in grado di scegliere un percorso diverso rispetto a quello americano. In più, l avventura irachena ha determinato un diffuso anti-americanismo, che traspare dalla politica estera europea. Di conseguenza, Washington si interroga sull opportunità di privilegiare alcuni Stati particolarmente affini all America, prendendo le distanze dall Europa. Data questa situazione, è necessario concentrare gli sforzi affinché la comunità atlantica continui a essere una zona in pace, rifiutando ogni logica di balance of power, e puntando piuttosto a cooperare come unità centrale del sistema internazionale, mentre la Nato deve proiettarsi oltre il continente europeo.

15 Karl Kaiser, Weatherhead Center for International Studies, Washington Per assumere quel ruolo di catalizzatore del consenso sulla sicurezza transatlantica, la Nato deve essere consapevole delle implicazioni insite nel multilateralismo e della natura mutevole del contesto internazionale, precisa l Amb. Minuto Rizzo. La Nato è sempre stata lo strumento primario per le operazioni di gestione delle crisi ed è destinata a rimanere nel prossimo futuro l unica efficace istituzione di difesa e sicurezza per gli alleati e per l intera comunità internazionale. Essa non deve, però, essere sempre alla guida delle operazioni, dato che ha già sviluppato relazioni con altri paesi e istituzioni in cui limita il suo ruolo a quello di supporto. Queste nuove forme di cooperazione come la partnership con la Russia avranno il vantaggio di ampliare lo spettro degli strumenti disponibili per garantire la sicurezza. Difficile da realizzare appare invece la partnership tra la Nato e l Ue, soprattutto da quando quest ultima ha iniziato a concepire una strategia di hard security. Un possibile punto di contatto sarebbe quello di concentrarsi in quelle aree dove gli interessi coincidono e dove ciascuna istituzione può fungere da complemento all altra. Questa logica strategica per la complementarietà e la cooperazione è ora più che mai importante, data l esistenza di permanent agreements che stanno aprendo la strada per operazioni Ue a supporto Nato, come già è avvenuto in Macedonia e in Bosnia. La Nato dimostra di avere appreso la lezione: ora l organizzazione sembra avere abbandonato la sua tipica staticità, per assumere il comando di operazioni militari nei Balcani, in Asia Centrale, Afghanistan e, forse, in Iraq. La Nato rimane quindi l unico veicolo esistente, al momento, per il perseguimento della sicurezza comune, dato che nessun altra organizzazione è in grado di generare il dispiegamento, il comando e il sostegno di vaste operazioni militari come l organizzazione atlantica. Per Franco Venturini, le celebrazioni per il 60 anniversario dello sbarco in Normandia, il G8 negli Usa, il Vertice Nato a Istanbul e il passaggio di sovranità alle autorità irachene non implicano che le attuali divergenze appartengano al passato. Senza accusare gli Usa di esercitare sul piano internazionale il peso preponderante della loro potenza, Venturini sollecita al tempo stesso l urgenza di stabilire con l Europa le regole e le procedure in grado di evitare il punishment, quell atteggiamento punitivo degli Americani verso i Paesi dissenzienti. Oggi, le differenze di interessi tra americani ed europei vanno dai commerci alle relazioni con la Cina. A ciò si aggiungano le diverse concezioni sul processo di unità europea, il timore suscitato dall estensione del territorio europeo alla Turchia, ai Balcani, al Caucaso, fino al ricongiungimento con quel Medio Oriente democratizzato che si è dimostrato meno ostile alla guerra in Iraq. E necessario dunque che queste concezioni americane giungano a una sintesi, mentre è bene che l Europa superi il complesso americano di cui è prigioniera, e affronti le questioni di fondo anziché attendere che queste agiscano come un boomerang contro l Alleanza atlantica. Stati Uniti ed Europa di fronte ai Paesi in via di sviluppo e ai mercati emergenti Secondo Sandschneider, affrontare il tema della stabilità significa far fronte alla disgregazione e al fallimento delle Victor Bulmer-Thomas, Direttore Royal Institute of International Affairs, Chatham House, Londra entità statali. Negli anni 60 l attenzione dell occidente europeo si concentrò sulle conseguenze che il processo di decolonizzazione aveva sulla sicurezza interna. Negli anni 70 e 80, invece, l aiuto portato ai Paesi dell Europa del Sud portò a una reale stabilizzazione democratica. L esperienza americana è diversa da quella europea: infatti, l esportazione della democrazia è molto più difficile della sua proclamazione attraverso l invasione di un Paese. Per quanto concerne le minacce asimmetriche, nelle relazioni transatlantiche conta il processo di cambiamento delle strutture e delle mentalità. Ai tempi della Guerra Fredda, la sicurezza dell occidente era fondata sulle quantità (testate missilistiche, soldati, carri armati). Oggi, non si parla più di quantità, ma di effetti: per attaccare gli Usa non servono eserciti forti o investimenti stellari in tecnologie militari, l 11 settembre ce lo ha insegnato. 15

16 SPECIALE RELAZIONI TRANSATLANTICHE Alessandro Minuto Rizzo, Vice Segretario Generale della Nato Riguardo all azzeramento delle disuguaglianze, le minacce provengono da aree isolate dal processo di globalizzazione, da zone disgregate dove il processo di sviluppo non è ancora iniziato e dove ci sono regimi autocratici e dittatoriali. Invece, nelle aree in cui le reti della globalizzazione sono più forti, i mercati crescono, e con essi democrazie floride e aree in cui si può trovare terreno fertile per la collaborazione. Per i mercati emergenti, sottolinea Faini, la creazione di un mercato globale di capitali costituisce una grande opportunità. Tuttavia, se invitiamo i mercati emergenti a beneficiare del mercato globale dei capitali, dobbiamo anche essere in grado di proteggerli quando il capitale è troppo volatile. Inoltre, nei paesi in via di sviluppo, con un sistema di infrastrutture deboli, con limitato capitale umano e dalla posizione geografica sfavorevole, la globalizzazione può divenire marginalizzazione. Le istituzioni finanziarie dovrebbero aiutare questi Paesi, ma senza ridurre gli incentivi per le riforme economiche e per una gestione efficace delle risorse. Gli Usa, primo grande azionista di questi Paesi, si stanno però progressivamente disinteressando delle istituzioni finanziarie internazionali: la qualità dell impegno delle amministrazioni precedenti è diminuito, a causa dello scontro interno tra il pragmatismo (la tendenza a utilizzare queste istituzioni per gli scopi per cui sono state create) e il dogmatismo, ostile al ruolo di salvataggio finanziario che caratterizza il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. L Europa, invece, offre strategie di lungo periodo per queste istituzioni: il problema della Ue è di costituire una rappresentanza unica senza identificarsi come un mero contrappeso degli Stati Uniti. Tuttavia, nelle operazioni di credito internazionale dell Imf e della Wb, gli Usa hanno l unica vera influenza sulle linee di credito delle Istituzioni Internazionali, mentre l Europa, e ancor meno il Giappone, ha un ruolo più marginale. Se la rappresentanza europea parlasse con un unica voce, molto probabilmente tutto ciò cambierebbe, e per questo non si parlerebbe di contrappeso, ma di ribilanciamento di interessi e influenze. Frank Loy individua nell eccezionalismo americano, inteso come la consapevolezza di rivestire un ruolo eccezionale che garantisce l autonomia decisionale, la causa principale dell incrinarsi delle relazioni transatlantiche. Da ciò derivano le difficoltà, per l amministrazione americana, nello stipulare i trattati su cui si basa l ordine internazionale: benché alcuni di essi siano ritenuti vantaggiosi si pensi ai trattati sulla World Bank, altri come il trattato sulla Corte Penale Internazionale e quello sulle Mine sono considerati sconvenienti in quanto, essendo condivisi e sottoscritti anche da altri Paesi, possono limitare la sovranità e l eccezionalismo statunitense. Il commercio, benché abbia unito le due sponde dell Atlantico, piuttosto che dividerle, ha anche aumentato la divisone tra Nord e Sud del mondo e l allontanamento di quei paesi in via di sviluppo contrari ad accettare un regime commerciale che li avrebbe definitivamente collocati in una posizione di secondo piano. Sono queste le ragioni che hanno portato alla nascita del movimento di Seattle e al fallimento di Cancun. In relazione al tema dell ambiente, invece, l amministrazione registra una netta inversione di marcia rispetto all Europa: il protocollo di Kyoto si è arenato, mentre la Convenzione sul Diritto del Mare e quella sulla Biodiversità sono state modificate per soddisfare la volontà e i bisogni americani. In sostanza, e in linea con il principio di eccezionalità, nel momento in cui tali convenzioni prevedono costi e limiti per gli Stati Uniti, esse non sono attuabili. Per risolvere questa situazione di stallo può essere utile considerare il modo in cui gli Stati Uniti hanno parzialmente risolto le loro responsabilità verso il Giappone, sviluppando un agenda comune, deliberatamente estranea alle tematiche della difesa e del commercio, e delineando una collaborazione nell ambito scientifico e di aiuto allo sviluppo. Per Fabrizio Onida, sul piano della crescita relativa, gli Usa stanno guidando l Europa (il Pil procapite europeo è circa i 2/3 di quello Usa). Sul piano del commercio, la nascita del Nafta e di altre organizzazioni regionali in America Latina testimonia una polarizzazione regionale, mentre le interdipendenze transpacifiche tra Cina e Usa, tra Giappone e Sud-Est asiatico, tra Europa dell Est e Europa centrale e occidentale esprimono una regionalizzione di tale interdipendenza. Sul piano delle controversie commerciali transatlantiche, l atteggiamento di Stati Uniti ed Europa ha avuto influssi sulle loro relazioni bilaterali, più che sui contatti con in mercati emergenti. Infine, l interdipendenza dovuta alla produzione multinazionale è sicuramente molto più importante della pura interdipendenza commerciale. Nel 2000, infatti, le esportazioni delle filiali Usa verso l estero erano circa tre volte la quantità complessiva di export; le vendite delle filiali statunitensi in Europa erano cinque volte tanto le esportazioni Usa verso l Europa, mentre le vendite delle filiali Usa delle compagnie europee erano quattro volte tanto le esportazioni europee verso gli Usa. Probabilmente, l investimento multinazionale continuerà a essere fiorente e costituirà un antidoto alle questioni oggetto di controversie in termini commerciali. Le multinazionali sono le Charles Kupchan, Direttore Studi Europei, Council on Foreign Relations, Washington 16

17 prime a saperlo, e bisognerebbe forzare i governi a comprendere che l interdipendenza, in termini di tecnologia, servizi e ricerca, divisione del lavoro, e anche divisone dei profitti, richiede un mondo in cui il commercio non sia più determinato dal libero scambio, ma ispirato al fair trade. Carlo Pesenti porta come testimonianza la sua esperienza di imprenditore. Sin dagli anni 90, il settore del cemento è stato un protagonista del processo globalizzazione: nel 1990, i primi cinque produttori controllavano il 25% del mercato, oggi essi ne controllano oltre il 50%. Che cosa ha reso possibile questa trasformazione? La caduta del blocco sovietico ha permesso la nascita di nuovi mercati, crescente privatizzazione e liberalizzazione, mentre l evoluzione delle information technologies ha comportato un aumento della produttività. Se gli anni 90 furono caratterizzati da una globalizzazione turbolenta, spesso non controllata, dopo l attentato alle Twin Towers l instabilità ha accentuato il rallentamento economico. Il settore del cemento è un esempio di questo mutamento: il processo di globalizzazione si è fermato e nessun operatore ha fatto significativi investimenti nello sviluppo. Per rilanciare un processo di sviluppo economico e una globalizzazione responsabile e sostenibile bisogna ridefinire i meccanismi di governance globale : Usa ed Europa devono ridisegnare gli strumenti creati dopo la seconda guerra mondiale (Wto, Onu, G7, G8, G9) in modo da riequilibrare i pesi delle nuove economie. Occorre Frank Loy, Vice Presidente Resources for the Future, Washington, già Sottosegretario di Stato agli Affari Globali degli Stati Uniti inoltre sostenere il multilateralismo: l Europa deve assumere un ruolo nuovo, e gli Usa devono instaurare un rapporto nuovo con l Europa. Infine, le aziende, assecondando principi di responsabilità e sostenibilità, devono assicurare che la nuova fase di globalizzazione non sia un elemento negativo, ma un opportunità di sviluppo economico complessivo. Italcementi ha già adottato meccanismi che vanno in questo senso: formazione di management locale, trasferimento di modelli di best practices, sia ambientali sia di gestione delle risorse. Le questioni economiche transatlantiche Franco Bruni classifica le relazioni transatlantiche secondo diversi criteri: le controversie commerciali; le tematiche macroeconomiche (la moneta unica, la Banca Centrale Europea); le politiche monetarie; le tensioni geopolitiche; l atteggiamento verso i Pvs e i Paesi più poveri del mondo; il problema dello sviluppo in generale. Dato che le differenze storiche e culturali nella gestione dei rispettivi mercati finanziari hanno conseguenze sulla portata e l efficienza del mercato dei capitali, ne deriva che questo mercato è meno efficace ed efficiente di quanto potrebbe essere. Riguardo alla diversa regolamentazione finanziaria, sia in Europa sia negli Stati Uniti gli strumenti di regolamentazione si scontrano con il bisogno di cambiare la regolamentazione e di adattarla ai tempi nuovi. La globalizzazione, l innovazione finanziaria, la differenza tra banche, compagnie di assicurazione e borse valori ci spingono a trovare nuove regole per il nostro sistema. Tuttavia, Stati Uniti ed Europa adottano metodologie diverse, spesso senza un sufficiente scambio di idee. Esiste certamente un interazione, ma si dovrebbe essere più ambiziosi su questa tematica. Siamo in qualche modo dei concorrenti, e la competizione è una cosa buona perché porta efficienza, tuttavia il meccanismo competitivo, a volte, non è virtuoso. È Mario Deaglio, applicando l analisi economica alle relazioni euro-americane, indica come queste costituissero un sistema stabile, conveniente per entrambe le sponde, con gli Usa come centro e l Europa come zona intermedia. Inoltre, ciò implicava anche un vantaggio per il settore finanziario, nel senso che gli Usa ricevevano una sorta di tassa per questo servizio, e pure per Eberhard Sandschneider, Direttore Otto-Wolff Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, Berlino le sue compagnie multinazionali che erano libere di muoversi nel mondo molto più facilmente di quelle europee. D altro lato, gli Usa si erano impegnati a difendere l Europa, e questo ha comportato il passaggio dei costi per la difesa europea dai contribuenti europei a quelli americani, lasciando le risorse europee libere di essere utilizzate per la crescita economica. Il miracolo economico, dunque, fu reso possibile da queste condizioni, e il dollaro poteva essere considerato un bene comune, che gli Usa amministravano in nome dell economia internazionale. Questa cooperazione incominciò, lentamente, ad affievolirsi nel 1971, quando il dollaro si sganciò dall oro, e il suo potere si trasformò in egemonia. Per mantenere la loro moneta attraente, gli Usa iniziarono dagli anni 80 ad aprire il loro mercato e a favorire gli investimenti stranieri, portando alla liberalizzazione del mercato interno e alla sua deregolamentazione. Privata della moneta comune il dollaro, l Europa avviò un sistema monetario proprio, dall Ecu fino all Euro. Riguardo ai trend del commercio internazionale, i due lati dell Atlantico stanno allontanandosi sempre più: dal 1980 al 2001 l Europa è stata il partner principale degli Usa, ora il suo posto è stato preso dal Nafta. Se consideriamo i flussi multinazionali in termini aggregati, il valore aggiunto prodotto dalle multinazionali va crescendo, mentre nel resto dell Europa occidentale resta stabile, o sta lentamente declinando. In conclusione, i dati in nostro possesso indicano una distanza in aumento: c è ancora margine per cooperare, ma i nostri destini, oggi, non sono più così intimamente uniti come sono stati in passato. Luigi Spaventa considera gli aspetti giudi- 17

18 SPECIALE RELAZIONI TRANSATLANTICHE Carlo Pesenti, Direttore Generale Italmobiliare Spa ziari e rileva che, dopo lo scandalo Enron, la legislazione federale si è introdotta, per la prima volta, nell ambito del diritto societario: il Public Company Accounting Oversight Board, infatti, impone la registrazione e la sorveglianza pubblica sul controllo dei bilanci delle aziende, disciplina i conflitti di interessi, tratta la responsabilità corporativa e ne indica le sanzioni. Un altro elemento di novità è stata l iniziativa giudiziaria, che ha imposto la presenza di analisti indipendenti all interno delle banche. In Europa, invece, il maggiore sviluppo in materia è stata un iniziativa della Commissione, il Financial Services Action Plan, oltre a direttive standard per la regolamentazione dei bilanci, direttive relative all abuso di posizione dominante, schemi per investimenti collettivi, regolamentazioni sugli aggregati finanziari e la direttiva, in fase di progettazione, sui servizi di investimento e sulla trasparenza. Dal punto di vista delle istituzioni, il Gruppo dei Saggi ha introdotto la delega legislativa in materia di mercati finanziari. A ciò si aggiunga il Comitato dell European Security Regulator, nato per definire degli standard e per armonizzare lo sviluppo e le pratiche della regolamentazione. Ci sono poi problemi di extraterritorialità: nell ambito della revisione dei conti, per esempio, la legislazione americana prevede la sorveglianza di un revisore esterno, ma questa è incompatibile con qualsiasi tipo di sistema giuridico europeo. Il principio di equivalenza (broad equivalence) tenta di risolvere questo problema, per cui se l autorità americana ha rimostranze circa una sua filiale in territorio straniero, deve chiedere la cooperazione delle autorità competenti nei Paesi interessati. In senso opposto, la direttiva europea sui conglomerati finanziari riguarda la supervisione di compagnie non europee che hanno delle holding operanti sul territorio europeo. La proposta Usa a questo punto è stata la creazione della Security and Exchange Commission. Gli Usa, in conclusione, devono intervenire in quegli Stati che, a prescindere dal loro regime fiscale, non si accordano agli standard basilari e non offrono alcun tipo di collaborazione per la regolamentazione estera. Riguardo ai mercati finanziari, Walter sostiene che l Europa è avanti, non indietro, e che è il sistema europeo a essere il più appropriato, dato che il sistema di consulenze negli Usa va bene per gli avvocati, ma non per i consumatori. Ovviamente, gli attori privati europei non possono supportare in maniera decisiva questo sforzo, perché non si può credere nella capacità di autoregolamentazione degli agenti dei mercati finanziari. Dobbiamo essere consapevoli che un autorità di regolamentazione è necessaria, ed è chiaro che i due importanti attori di questa negoziazione sono l Europa e gli Usa. Riguardo agli investimenti diretti esteri il pagamento netto degli Usa nei confronti del resto del mondo, ora, è completamente a zero, il che significa che gli Usa guadagnano l 1,5% per unità di capitale investito nel resto del mondo. Questi sono fatti, e l unica cosa che possiamo fare per colmare il divario nel settore finanziario è imparare la loro lezione. Per Bastasin, le Istituzioni europee sono cresciute assumendo come riferimento l idea di un mondo bipolare, considerando l Euro come un contrappeso al dollaro. Ora, tuttavia, viviamo in una cornice completamente diversa: non più solo due attori con interessi compatibili, ma tre attori, inclusa l Asia, con obiettivi decisamente incompatibili. Per questo l Europa ha bisogno di una voce politica responsabile e di una politica reale. Il potere economico, americano ed europeo, è destinato al declino in termini relativi. Gli Usa ricevono cinquemila miliardi di dollari ogni anno dall Asia per mantenere il loro livello di consumo. Il governo giapponese ritiene che la sicurezza americana valga più di settecento miliardi di dollari e il debito americano verso la Cina è di più di cinquecento miliardi di dollari e sta crescendo al tasso di cinquanta miliardi di dollari l anno. A un certo punto, gli Usa dovranno smettere di consumare più di quanto producano, e quando questo accadrà, il tenore di vita americano andrà incontro ad un lungo declino. Il contrappeso, oggi, non può essere garantito dall Europa, ma dalla Cina. Si può dire che tra quindici anni Usa ed Europa potrebbero essere costrette a unire le proprie debolezze, per poter resistere ai giganti asiatici. Per questo, dovremmo costruire delle leggi politiche ed economiche equivalenti, un unico spazio economico dove ci possa essere un libero movimento di merci, persone, capitali e servizi, uno spazio basato sulla filosofia liberista e una condivisione degli ideali democratici. Una chiusura o una visione conflittuale danneggerebbe entrambi. Analizzando il modello economico americano ed europeo, Giangiacomo Nardozzi afferma che, negli Usa, il consolidamento dell industria e la diversificazione del fronte degli affari ha comportato una maggiore importanza delle banche nel modello a orientamento di mercato, mentre, in Europa, esso ha prodotto un accresciuta importanza dei mercati in un modello a orientamento bancario. Ciò che distingue il sistema bancario Usa da quello europeo è l ambiente competitivo in cui si sono registrate queste trasformazioni. Infatti, le pressioni che hanno influenzato la riorganizzazione bancaria sono più forti negli Usa che in Europa, perché le deregolamentazione Usa ha creato due mercati domestici per il banking obiettivo che Luigi Spaventa, Università di Roma, già Presidente CONSOB 18

19 non ha ancora attecchito in Europa e perché le maggiori banche Usa si devono confrontare con forti concorrenti nelle industrie di sicurezza, dopo la separazione delle banche commerciali da quelle di investimento. La progressiva rimozione delle restrizioni federali e statali nel settore bancario, poi, ha fortemente intensificato la concorrenza interna. D altra parte, le banche americane hanno dovuto anche affrontare la competizione di banche di investimento molto forti provenienti dall estero. In Europa, il settore bancario è ancora frammentato e perciò la competizione interna è limitata al livello nazionale per ciascun paese. Come per il mercato dei capitali, il sistema bancario europeo ha beneficiato di una sorta di posizione dominante dove esso era ben inserito nel contesto finanziario, e questo vantaggio competitivo ha portato ad alcune differenze: il consolidamento delle industrie bancarie nell area dell Euro ha creato attori rilevanti nel contesto nazionale di appartenenza, ma relativamente piccoli in un contesto europeo. Ne deriva che: 1. I servizi finanziari offerti sono influenzati dalle relazioni locali e dalle situazioni particolari, più che dalle prospettive generali offerte dal contesto europeo, e ciò è una perdita netta per il sistema europeo in generale; 2. la strategia di crescita delle maggiori banche è vincolata da limiti imposti dai contesti nazionali; 3. limitandosi al livello nazionale, le banche europee hanno scelto dei modelli che mal si adattano al più grande mercato continentale. Per Fausto Panunzi, infine, nonostante le differenze dei sistemi di legislazione Norbert Walter, Chief Economist Deutsche Bank Group societaria, tra Usa ed Eu, si è constatata una sorta di contemporaneità negli scandali finanziari. Anzitutto, il fallimento del consiglio direttivo: in Parmalat non vi era nessun direttore completamente indipendente, Enron, invece, proponeva una situazione da manuale, con quattordici direttori su sedici indipendenti, ma, in entrambi i casi, il monitoraggio del consiglio è risultato inefficiente. Il problema è che se viene dato poco potere e pochi incentivi ai direttori, si può provocare un atteggiamento passivo; d altro lato, se si danno incentivi di maggiore potere, allora si può assistere a una collusione con il management per cercare di assicurasi la nuova nomina. In secondo luogo, si regista il fallimento dell azione di quegli intermediari i revisori di bilancio, gli analisti finanziari, le agenzie di rating che devono mitigare l asimmetria informativa tra industria e investitore attraverso differenti tipi di analisi e certificazione. Infine, la mancanza di trasparenza: entrambe le compagnie avevano società consociate in centri finanziari off-shore, e per questo è stato molto più difficile individuare tutte le operazioni finanziarie. Come rimedio a queste disfunzioni si potrebbe suggerire l imposizione di una lista delle società consociate nei centri off-shore, o rendere più dure le conseguenze del non mostrare i bilanci. Un problema specificatamente europeo, tuttavia, è il ruolo delle banche: nel caso Parmalat, esse non hanno assicurato il monitoraggio delle attività dell azienda. Forse, questo è da imputare a una sorta di pigrizia, all assenza di incentivi per analizzare i progetti, alla presenza di troppi elementi collaterali, oppure al fallimento nella coordinazione con gli intermediari. O, forse, le banche pensavano di poter scaricare il rischio di prestiti sul mercato. L eredità culturale dell Occidente fra Europa e America Gianni Riotta individua un paradosso nelle relazioni transatlantiche: se gli Stati Uniti non sono in grado di risolvere tutte le crisi da soli, l Europa non può risolvere le crisi senza l aiuto degli Stati Uniti. Come ha dimostrato l esperienza americana in Afganistan e in Iraq, gli Usa hanno vinto facilmente sul piano militare, ma la vera vittoria, la pace, ancora non è stata ottenuta, e potrà essere vinta solo se Stati Uniti ed Europa sapranno collaborare sotto l egida dell Onu e delle altre Istituzioni Internazionali. Paolo Galluzzi analizza le differenze tra i musei europei e americani. Il museo europeo, gestito solitamente dallo Stato o da enti pubblici territoriali, si caratterizza per l ampia autonomia e indipendenza scientifica, ma anche per la scarsa, o assente, autonomia gestionale e organizzativa. Non è diretto da managers, ma da studiosi, perché le autorità che li governano li considerano come entità estranee alla logica di mercato: il museo coincide con il suo patrimonio, che è espressione della collettività, quindi è un bene a cui non ha senso applicare valutazioni fondate sul rapporto costi-benefici. Nonostante ciò, negli ultimi anni lo scenario è cambiato, e anche in Europa si è imposta la figura del museo-azienda. Questi elementi di ammodernamento sono ispirati a modelli statunitensi: i musei americani, infatti, sono musei privati, diretti da competenze miste, dove accanto agli studiosi si affiancano i manager e gli esperti di comunicazione che, insieme, gestiscono il museo con una forte attenzione agli equilibri di bilancio, alle politiche di sviluppo, alle strategie di sensibilizzazione educativa e di partecipazio- 19

20 SPECIALE RELAZIONI TRANSATLANTICHE Gianni Riotta, Corrispondente da New York del Corriere della Sera ne, alla customer satisfaction. Musei in trasformazione perenne attraverso collezioni dinamiche, che crescono grazie ad ambiziose politiche di acquisizione, alle quali si accompagnano, talvolta, disinvolte dismissioni o acquisizioni del patrimonio. Tuttavia, questa operazione di imitazione e di assimilazione del modello dall Europa verso gli Stati Uniti è fondata su un operazione di decontestualizzazione delle funzioni di management e marketing da tutti gli altri elementi che concorrono a formare la peculiare identità del museo americano. Questo crea oggi dei problemi, in quanto il museo europeo non vede, a differenza di quello americano, le politiche educative, di comunicazione, di gestione e di marketing come un blocco unificato tanto sul piano delle competenze interne quanto nella definizione della mission del museo verso la società. Purtroppo, il museo europeo ha ancora oggi il compito di conservare, di tramandare, e quando apre al pubblico è per una visione educativa dell identità, piuttosto che per una logica di servizio. Per Mohammed Kadry Said il mondo musulmano non percepisce differenze, sul piano culturale, tra Europa e Stati Uniti. Piuttosto, percepisce le differenze tra europei e statunitensi in campi che sono anche di loro interesse, come la difesa contro i missili balistici, per esempio. L uso della forza, e il ruolo della legge e delle organizzazioni internazionali, sono valori culturali nei quali si trovano similarità tra le due sponde dell atlantico. I casi del Kosovo e della prima Guerra del Golfo dimostrano come anche l Europa sia stata propensa all uso della forza. Più recentemente, sul tema del muro tra Palestina e Israele, i Paesi europei si sono astenuti o non hanno sostenuto la posizione araba in seno al Consiglio di Sicurezza dell Onu, e di conseguenza non possono essere descritti come pacifisti. Nonostante ciò, qualcosa è cambiato durante la guerra in Iraq, perché l atteggiamento dell Europa di opposizione agli Usa è stato apprezzato. A partire dagli anni 90, il Medio Oriente è stato circondato da tre attori principali gli Usa, l Ue e la Nato che insieme definivano i confini della sicurezza dell area in collaborazione con i Paesi della regione (il processo di Barcellona ne è un esempio). Dopo l 11 settembre e la guerra in Afghanistan e in Iraq, le rispettive aree di intervento sono mutate. La Nato, intervenendo in Afghanistan, ha lasciato per la prima volta la sua area originaria di responsabilità. Oggi in Iraq si trovano trenta Paesi, tra cui la Spagna, la Germania e il Giappone. Diverse sono anche le strategie messe in atto da Usa e Ue. Gli Usa, anche prima dell amministrazione Bush, usavano il termine trasformazione al posto di cambiamento nella loro politica estera. Una logica condivisibile, in quanto quella parte del mondo, oggi, è nettamente inferiore sul piano del tenore di vita, dei bisogni rispetto ad altre aree quali l Asia. Il Medio Oriente ha bisogno di una trasformazione, non solo di un cambiamento, e questo obiettivo dovrebbe formare oggi la missione comune di Usa e Ue. L unico modo di compiere questa missione è che i tre attori agiscano non come nemici, ma come partners, lavorando insieme per trasformare quest area, anche a costo di ricorrere all uso della forza. Se ciò che è avvenuto in Iraq ha avuto delle conseguenze negative sul paese, tuttavia ha anche generato quelle condizioni necessarie per avviare un processo di riforma. Nel futuro, gli attori della sicurezza devono prepararsi a nuove missioni comuni, collaborando insieme ai nuovi attori della regione ricorrendo non solamente al dialogo, ma anche al concetto di preemption, nei casi dove sussistono gravi violazioni dei diritti umani e delle democrazia. Alberto Martinelli divide il suo intervento in due parti: la prima è dedicata all identificazione degli elementi fondamentali dell eredità culturale occidentale, il secondo all individuazione delle principali analogie e differenze tra la versione europea e nordamericana di questa cultura occidentale. Un eredità culturale occidentale esiste, anche se composta da valori e principi a volte complementari, a volte in conflitto, da cui, però, si può ricavare una tensione comune al razionalismo e all individualismo, alla ricerca incessante della conoscenza, della scoperta, del superamento del limite, dell affermazione dei principi di libertà e di eguaglianza di tutti gli esseri umani. Tutti questi valori e atteggiamenti arrivano a maturazione con l avvento della civiltà moderna, un prodotto europeo che si è esteso, attraverso un progressivo processo d ibridazione, a tutto il mondo, dando vita a culture profondamente diverse. Nella modernità, la ragione, illuministicamente, si libera dalla tutela dei condizionamenti e dai vincoli religiosi: essa è uno strumento che ci permette di convivere, ed è antitotalitaria, perché non pretende di possedere la verità unica, ma si limita a cercare di capire le cose, e a esprimere, attraverso la comprensione della realtà, la nostra libertà. Tra Stati Uniti ed Europa, le differenze nella percezione di tali valori sono visibili soprattutto nelle culture giovanili. Nei confronti della guerra, i giovani europei hanno un atteggiamento più pacifista, mentre gli americani sono più propensi a considerare la guerra un opzione plausibile, quando sono in gioco valori fondamentali come l interesse nazionale. Nei confronti della religione, gli americani sono più osservanti degli europei, mentre in molti Paesi europei, la chiesa è importante più come istitu- Fausto Pocar, Vice Presidente del Tribunale Penale Internazionale per l ex Jugoslavia 20

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