Capitolo 2: Automi a stati finiti

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Capitolo 2: Automi a stati finiti"

Transcript

1 Cpitolo 2: Automi stti finiti 1 Sistemi stti Voglimo introdurre un sistem che modelli un semplice meccnismo di interzione con un sctol ner, dott di un ingresso e di un uscit. Supponimo che tle sistem poss ricevere in ingresso messggi, dti d un lfeto finito S = {σ 1,σ 2,,σ l }, e produrre in uscit un vlore in {0,1}che può essere osservto. Un esperimento sul sistem consiste nei due pssi: 1. Viene presentt un sequenz di messggi, descritt d un prol w Σ*. 2. Al termine, viene effettut un osservzione: se il risultto è 1 l prol viene ccettt, ltrimenti respint. Poiché possimo ccedere l sistem solo ttrverso esperimenti, il comportmento del sistem è descritto dll insieme di prole ccettte; questo sistem è quindi visto come riconoscitore di linguggi. Esso può essere modellto ttriuendo l sistem un insieme di possiili stti interni Q, con le seguenti richieste: 1. Ad ogni istnte il sistem si trov in un preciso stto q Q e questo stto può essere modificto solo ttrverso un messggio σ Σ invito in ingresso. L legge che descrive l modific di stto interno cust dll rrivo di un messggio è dt dll funzione di trnsizione (o di stto prossimo) δ: ΣxQ Q. Se il sistem si trov nello stto q ed rriv il messggio σ, il sistem pss nello stto δ(q, σ). 2. Prim dell rrivo di ogni messggio, il sistem si trov in uno stto inizile q o Q. 3. L osservzione sul sistem è descritt d un funzione di uscit λ: Q {0,1}: se il sistem è nello stto q, il risultto dell osservzione è λ(q). Si osservi che l funzione λ è univocmente individut ssegnndo l insieme di stti F = {q λ(q) =1}; tli stti sono detti stti finli. Messggio in ingresso σ Σ Stto q Osservzione in uscit o {0,1} Formlmente: Definizione 1.1 Un utom stti A è un sistem A = < Q, Σ, δ, q o, F >, dove Q è un insieme di stti, Σ è un lfeto finito, δ: ΣxQ Q è l funzione di trnsizione, q o Q è lo stto inizile, F Q è l insieme degli stti finli che definisce un funzione λ: Q {0,1}, dove: λ(q) = se q F llor 1 ltrimenti 0 Se l insieme Q è finito, l utom è detto stti finiti. 19

2 L funzione δ: ΣxQ Q può essere estes univocmente d un funzione δ*: Σ*xQ Q definit induttivmente d: 1. δ*(q, ε)=q, 2. δ*(q, wσ)= δ(δ*(w,q), σ) per ogni w Σ*. In sostnz δ*(q, w) è lo stto in cui rriv il sistem, inizilizzto con q, dopo ver pplicto le zioni corrispondenti ll sequenz w di messggi. Il linguggio L(A) riconosciuto dll utom A è dto d: L(A) = {w w Σ* e δ*(q o,w) F } = {w w Σ* e λ(δ*(q o, w))=1 } Con uso di notzione, per semplicità, l funzione δ* srà in seguito denott con δ. Un utom stti finiti può essere ulteriormente rppresentto come digrmm degli stti, cioè come un grfo orientto in cui i vertici (indicti in circonferenze) rppresentno gli stti e i lti (etichettti con simoli di S ) le possiili trnsizioni tr stti. Lo stto inizile viene indicto con un frecci in ingresso mentre gli stti finli vengono indicti con un doppi circonferenz (vedere esempio 2.1). Esempio 2.1 Si consideri l utom A= < S, Q, d, q 0, F> dove: S={,} Q={q 1, q 2 } d: {,}x{ q 1, q 2 } { q 1, q 2 } dt dll tell : d q 1 q 1 q 2 q 2 q 2 q 1 Stto inizile: q1 F={q 2 } Il suo digrmm stti è il seguente: q 1 q 2 Si osservi che ogni prol w Σ* induce nel digrmm degli stti un cmmino, dllo stto inizile q o d uno stto q, così che il linguggio ccettto dll utom è dto dlle prole che inducono cmmini che portno dllo stto inizile in uno stto finle. Nel corso di questo cpitolo studimo gli utomi come riconoscitori di linguggi. In prticolre ffrontimo prolemi di sintesi (dto un linguggio, costruire un utom che lo riconosce) e di sintesi ottim (dto un linguggio, costruire il più piccolo utom che lo riconosce). Dimo poi due crtterizzzioni dell clsse dei linguggi riconosciut d utomi stti finiti, l prim medinte le grmmtiche di tipo 3 e l second medinte le cosidette espressioni regolri. 20

3 2 Osservilità e indistinguiilità di stti Dto un utom stti A = < Q, Σ, δ, qo, F >, il comportmento di A è il linguggio L(A) = {w w Σ* e δ(q o, w) F } = {w w Σ* e λ(δ(q o, w))=1 } Essenzilmente il comportmento è ottenuto di risultti degli esperimenti sull utom, poiché λ(δ(q o, w)) è il risultto di un osservzione dopo che l utom h processto l sequenz di messggi descritt dll prol w. Uno stto q Q è detto osservile se esiste un prol w Σ* per cui q = δ(qo, w); un utom A è detto osservile se tutti i suoi stti sono osservili. Esempio 2.2 Nel seguente utom lo stto q 3 è irrggiungiile o non osservile, mentre q 1 e q 2 sono osservili: q 3 q 1 q 2 Gli stti non osservili in un utom sono irrilevnti per qunto rigurd il riconoscimento e possono essere trnquillmente soppressi rendendo l utom osservile: per questo motivo in seguito supponimo di trttre solo utomi osservili. Dto un utom A = < Q, Σ, δ, qo, F >, due stti q,q Q sono detti distinguiili se si può trovre un prol w Σ* per cui λ(δ(q, w)) λ(δ(q, w)): è cioè possiile distinguere con un esperimento il comportmento dell utom inizilizzto con q d quello inizilizzto con q. Se vicevers per ogni prol w Σ* vle che λ(δ(q, w))= λ(δ(q, w)), diremo q e q che sono indistinguiili, scrivendo q q. Questo signific che non è possiile distinguere con esperimenti il comportmento dell utom inizilizzto con q d quello inizilizzto con q. Ovvimente due stti sono indistinguiili se e solo se non sono distinguiili. Proposizione 2.1 è un relzione di equivlenz, verific cioè le proprietà: 1. Riflessiv: q (q q) 2. Simmetric: q,q (q q q q) 3. Trnsitiv: q,q,q (q q e q q q q ). verific inoltre l proprietà: 4. Se q q, llor δ(q, z) δ(q, z) per ogni z Σ*. Dimostrzione: E immedito dll definizione mostrre che è un relzione di equivlenz. Verifichimo quindi solo l proprietà 4. Supponimo che q q. Per prole w,x Σ* vle che δ(δ(x, q), w)= δ(q, wx) e δ(δ(x, q,w))= δ(q, wx); ne segue che per ogni prol w Σ* vle λ(δ(δ(q,x),w))=λ(δ(q, wx))= λ(δ(q, wx))= λ(δ(δ(q,x),w)), poiché q q. Questo prov che δ(q,z)) (δ(q,z). 21

4 Esempio 2.3 Si consideri il seguente utom, rppresentto dl digrmm degli stti: q 2 q 0 q 1 q 3 q 4 In tle utom q1 e q3 sono indistinguiili, q2 e q4 sono indistinguiili mentre sono tutti gli stti q0, q1 e q 2 sono distinguiili tr loro. L presenz in un utom A di stti indistinguiili ci permette di costruire un nuovo utom A, ottenuto d A identificndo gli stti indistinguiili tr loro. A h quindi meno stti di A pur riconoscendo lo stesso linguggio. Più precismente, osservimo che l relzione prtizion l insieme degli stti Q in clssi di equivlenz; indichimo con [q] l clsse di equivlenz contenente q, cioè l insieme di stti q con q q. Possimo or costruire un nuovo utom A che h come stti le clssi di equivlenz [q], come funzione di trnsizione δ([q], σ) = [δ(q, σ)], come stto inizile l clsse di equivlenz [q o ], come funzione λ l funzione λ([q] )= λ(q). Si osservi che, cus dell Proposizione 2.1, tli definizioni sono en poste e che il nuovo utom riconosce lo stesso linguggio del precedente: L(A)=L(A ). Esempio 2.4 Riprendendo Esempio 2.3, si ottiene l utom A dove: osservili: q 0 q 1 q 2 22

5 3 Sintesi di utomi Affrontimo in quest sezione il prolem di sintesi di utomi: dto un linguggio L Σ*, costruire un utom che riconosc L. Considereremo in prticolre il più grnde utom osservile che riconosce L e il minimo utom che riconosce L. Osservimo che un utom A ssoci d ogni prol w Σ* lo stto δ(q o,w), definendo dunque un funzione f: Σ* Q dove f(w)= δ(qo, w). In un utom osservile, per ogni stto q esiste un prol w Σ* tle che q= δ(q o, w): l funzione f risult quindi essere suriettiv. Nel più grnde utom osservile per un linguggio L prole diverse corrispondono stti diversi, cioè se w w deve essere δ( q o, w) δ( q o, w ). L funzione f: Σ* Q risult llor un corrispondenz iunivoc: indicheremo con [w] lo stto corrispondente ll prol w. Dto un linguggio L Σ*, il più grnde utom osservile per L è l utom GL= < Q, Σ, δ, qo, F > dove: 1. Q={[x] x Σ*} 2. δ([x], σ) = [xσ] 3. q o = [ε] 4. F = {[y] y L} Si osservi che gli stti di G L sono essenzilmente le prole in Σ*, quindi per qulsisi L l utom G L h sempre infiniti stti. Esempio 3.1 Il grfo degli stti GL per il linguggio L={ n m m,n>0} è il seguente: [ε] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] 23

6 Tornndo l cso generle, osservimo che due stti [x], [y] in G L sono indistinguiili se, per ogni w, xw L yw L. L utom minimo M L per L è ottenuto identificndo gli stti indistinguiili in G L, con l costruzione presentt in Sezione 2. Come ci si può spettre, l utom minimo è, fr tutti gli utomi che riconoscono lo stesso linguggio, quello che h il minimo numero di stti. Proposizione 3.1 Se A = < Q, Σ, δ, q o, F > è un utom che riconosce L, il numero di stti di M L non può superre quello di A. Dimostrzione: Sino [x], [y] due stti distinguiili in G L, e quindi per un opportun prol w vle d esempio che xw L m yw L. Allor gli stti δ(q o, x) e δ(q o, y) sono stti di A distinti, poiché λ(δ(δ(qo, x), w)= λ(δ(qo, xw)) = 1, m λ(δ(δ(qo, y), w)= λ(δ(qo, yw)) = 0. Sino or [x 1 ], [x 2 ], [x 3 ], tutti gli stti di M L ; poiché [x 1 ], [x 2 ], [x 3 ], sono stti distinguiili in G L, per qunto detto sopr δ(q o, x 1 ), δ(q o, x 2 ), δ(q o, x 3 ), sono stti distinti in A. A possiede lmeno tnti stti qunto M L, d cui l tesi. L utom minimo per un linguggio L può essere dunque determinto dl seguente procedimento: 1. Consider l utom G L (descritto d un lero con infiniti nodi) 2. Prtendo dll rdice [ε], visit l lero in mpiezz e modificlo, fino qundo ci sono nuovi nodi d visitre. Visitndo il nodo [wσ], cui rriv un rco etichettto σ dl nodo [w], se [wσ] è indistinguiile d un nodo [x] già precedentemente visitto llor colleg [w] [x] con un rco etichettto σ e cncell il sottolero di rdice [wσ]. 3. Il nodo inizile del grfo degli stti di è [ε], i nodi finli sono quelli del tipo [x] con x L. Esempio 3.2 Si L={ n m m,n>0}. Per costruire M L si prt visitre in mpiezz G L dll rdice [ε]. 1. [] è distinguiile d [ε], poiché ε L m L. 2. [] è distinguiile si d [ε] che d [], poiché L m ε L e L m L. 3. [] è indistinguiile d [], come si verific fcilmente. Colleg llor [] se stesso con un rco etichettto e sopprimi il sottolero di rdice []. 4. [] è distinguiile d [ε], d [] e d [], come si verific fcilmente (per esempio, [] è distinguiile d [] perché L m L). 5. [] è indistinguiile d [], come si verific fcilmente. Colleg llor [] se stesso con un rco etichettto e sopprimi il sottolero di rdice []. 6. [] è indistinguiile d [], come si verific fcilmente. Colleg llor [] se stesso con un rco etichettto e sopprimi il sottolero di rdice []. 7. [] è indistinguiile d [], come si verific fcilmente. Colleg llor [] [] con un rco etichettto e sopprimi il sottolero di rdice []. 8. [] è indistinguiile d [], come si verific fcilmente. Colleg llor [] se stesso con un rco etichettto e sopprimi il sottolero di rdice []. 9. Non esistendo nuovi nodi d visitre, l costruzione è termint. L utom minimo per L={ n m m,n>0} è llor descritto dl seguente grfo degli stti: 24

7 [ε] [] [] [,] Esempio 3.3 Si L={ n n n>0}. Osservimo che, in G L, per k,n>0 e se k n vle che [ k ] è distinguiile d [ n ], poichè n n L m k n L. Ne segue che in M L gli stti [], [ 2 ],, [ k ], sono distinti: l utom minimo contiene dunque infiniti stti, quindi il linguggio L={ n n n>0} non può essere riconosciuto d utomi stti finiti. 4 Automi stti finiti e grmmtiche di tipo 3 In quest sezione provimo che i linguggi regolri (di tipo 3) sono esttmente quelli riconosciuti d utomi stti finiti; gli utomi stti finiti risultno dunque i riconoscitori corrispondenti quei sistemi genertivi che sono le grmmtiche di tipo 3. Proposizione 4.1 Per ogni linguggio L riconosciuto d un utom stti finiti esiste un grmmtic G di tipo 3 tle che L=L G. Dimostrzione: Si A = < Q, Σ, δ, q o, F > un utom stti finiti che riconosce L. Dto A, costruimo l seguente grmmtic G=< S,Q,P, q o > dove: 1. L insieme dei metsimoli coincide con gli stti dell utom. 2. L ssiom è lo stto inizile. 3. q k σq j è un regol di produzione di G se q j = δ(q k, σ). 4. q k ε è un regol di produzione di G se q k F. Per induzione sull lunghezz dell prol, si prov che: (1) qj = δ( q0, w) se e solo se q0 G* w qj per ogni prol w Se l(w)=0, cioè w=ε, l proprietà (1) è verifict. Supponimo che l proprietà si verifict per tutte le prole di lunghezz l più n, e considerimo un prol wσ di lunghezz n+1. Supponimo che q j =δ(q 0, w) e che q= δ(q 0, wσ), così che q= δ(q j, σ) poiché δ(q 0, wσ)= δ(δ( q 0, w), σ),poiché l(w)=n, per ipotesi di induzione esiste un unico q j tle che q 0 G * w q j ; per l regol di costruzione dell grmmtic numero 3, l unic regol in G che permette di riscrivere qj con un prol inizinte per q è qj σq. Ne segue: q = δ(q 0, wσ) se e solo se q 0 G * wσq 25

8 Se q j è stto finle, llor osservimo ulteriormente che q 0 G * w se e solo se q 0 G * wq j e q j è finle (per l regol di costruzione dell grmmtic numero 4). Concludimo che q 0 G * w se e solo se δ(q0, w) F, che equivle dire: se e solo se w L. Esempio 4.1 Si dto il seguente utom, descritto dl digrmm degli stti: q 0 q 1 q 2 Il linguggio ccettto dll utom è generile dll grmmtic con ssiom q0 e dlle seguenti regole di produzione: q0 q1, q2 q1, q1 q2, q 2 ε Aimo visto che, per ogni utom stti finiti è possiile costruire un grmmtic di tipo 3 che gener il linguggio riconosciuto dll utom. Ponimoci il prolem inverso: dt un grmmtic di tipo 3, costruire un utom che riconosce il linguggio generto dll grmmtic. Si consideri, questo rigurdo, un grmmtic G =< S,Q,P,S> di tipo 3; per l Proposizione 5.2 in Cp.1 possimo supporre, senz perdit di generlità, che l grmmtic conteng solo regole del tipo A σb, A ε. Cercndo di invertire l costruzione dt in Proposizione 4.1, possimo costruire un grfo con rchi etichettti S come segue: 1. Vertici del grfo sono i metsimoli in Q. 2. Nel grfo c è un rco d A B etichettto σ se A σb è un produzione di G. 3. Nodo inizile è S 4. A è un nodo finle se A ε è un regol di G. Esempio 4.2 Dt l grmmtic G =< S,Q,P,S> con regole di produzione q 0 q 0 q 0 q 1 q 1 q 0 q 0 e Il grfo con rchi etichettti ssocito è il seguente: q 0 q 1 26

9 Interpretndo i metsimoli come stti, osservimo che il grfo precedente non è il grfo degli stti di un utom. In un utom, inftti, dto uno stto q e un simolo σ esiste un unico stto prossimo δ(σ,q); nel grfo precedente, ci sono invece due trnsizioni etichettte con σ che portno d q0 due distinti stti q 0 e q 1. Possimo interpretre questo ftto come un specie di non determinismo: se il sistem si trov in un dto stto (d esempio q 0 ), l rrivo di un messggio non port necessrimente d uno stto prossimo univocmente individuto dllo stto presente e dl messggio, ensì port in uno tr un insieme di stti possiili (nel nostro esempio q 0 o q 1 ). Questo port ll seguente definizione: Definizione 4.1 Un utom stti finiti non deterministico A è un sistem A = < Q, Σ, R, q o, F >, dove Q è un insieme finito di stti, Σ è un lfeto finito, R: QxΣxQ {0,1} è l relzione di trnsizione, q o Q è lo stto inizile, F Q è l insieme degli stti finli. L funzione R: QxΣxQ {0,1} può essere univocmente rppresentt dll relzione R QxΣxQ, dove (q, σ, q ) R se e solo se R(q, σ, q )=1. Allo stesso modo, R: QxΣxQ {0,1} può essere rppresentt dll funzione R : QxΣ P(Q), dove P(Q) è l insieme delle prti di Q e R (q, σ) = {q R(q, σ, q )=1}. L utom stti finiti nondeterministico è rppresentile d un grfo etichettto, i cui vertici sono gli stti di q e d q q c è un rco etichettto con σ se e solo se R(q, σ, q )=1. Il grfo vrà un vertice specile corrispondente llo stto inizile e ltri vertici opportummetne mrcti corrispondenti gli stti finili. Un prol w= x 1 x m è riconosciut dll utom non deterministico A se ess induce nel grfo degli stti lmeno un cmmino s 0, s 1,, s m dllo stto inizile s 0 = q o uno stto finle s m F, cioè se: 1. s0 = qo 2. R(s 0, x 1, s 1 )= = R(s k, x k+1, s k+1 )= =R(s m-1, x m, s m )=1 3. s m F Il linguggio L(A) riconosciuto dll utom non deterministico A è l insieme delle prole riconosciute. Osservimo che un utom stti finiti A = < Q, Σ, δ, q o, F > è un prticolre utom non deterministico A = < Q, Σ, R, qo, F >, in cui R(q, σ,q )=1 se e solo se q =δ(q, σ). L relzione R è equivlente in tl cso d un funzione δ: ΣxQ Q, ed ogni prol w= x 1 x m induce un unico cmmino prtente dllo stto inizile. Ovvimente esistono utomi stti finiti non deterministici che non sono utomi stti (si ved Esempio 4.2). Ciò nonostnte, i linguggi riconosciuti d utomi non deterministici coincidono con quelli riconosciuti d utomi deterministici: Proposizione 4.2 Per ogni linguggio L riconosciuto d un utom stti finiti non deterministico finiti esiste un utom stti finiti che lo riconosce. Dimostrzione: Si A = < Q, Σ, R, q o, F > un utom stti finiti non deterministico che riconosce L. Possimo costruire il seguente utom deterministico A = < Q', Σ, δ, q o, F > che riconosce lo stesso linguggio come segue: 27

10 1. Q = 2 Q, cioè gli stti del nuovo utom A sono i sottoinsiemi degli stti di A. 2. Se X Q, llor δ(x, σ)={q R(q,σ,q )=1 e q X}, cioè δ(x, σ) è l insieme di stti ccessiili d X con un rco etichettto con σ. 3. q o = { q o } 4. F = {X X Q e X F Ø}, cioè F è formto di sottoinsiemi di Q che contengono lmeno un stto in F. Per induzione sull lunghezz dell prol, cus delle condizioni 2. e 3. di dimostr fcilmente che: δ( q o, x 1 x m,) = {q x 1 x m induce un cmmino q o, s 1,, s m d q o llo stto s m = q} Per l 4. segue infine che x1 xm è riconosciut d A se e solo se è riconosciut d A. Esempio 4.2 Dto l utom non deterministico descritto dl seguente grfo: q 0 Un utom deterministico equivlente, che riconosce cioè lo stesso linguggio, ottenuto con l costruzione mostrt in Proposizione 4.2, è il seguente: q 1 Ø Not ene: nel grfo così ottenuto non viene visulizzto lo stto {q 1 } in qunto tle stto non è osservile. Possimo questo punto concludere: {q 0 } Teorem 4.1 Le due seguenti ffermzioni sono equivlenti: (1) L è generto d un grmmtic di tipo 3 (2) L è riconosciuto d un utom stti finiti Dimostrzione: (1) implic (2). E il contenuto di Proposizione 4.1. (2) implic (1). Dt un grmmtic G di tipo 3 che gener L, si costruisce il grfo etichettto ssocito, che può essere interpretto come utom stti finiti non deterministico che riconosce L. Si costruisce infine come in Proposizione 4.2 un utom stti finiti che riconosce L. {q 0, q 1 } 28

11 In Proposizione 4.2 imo mostrto che per ogni utom non deterministico stti finiti esiste un utom deterministico equivlente. V per contro osservto che, se l utom non deterministico h M stti, il nuovo utom deterministico può vere fino 2 M stti, cos che rende inutilizzile l costruzione in molte ppliczioni. 5 Automi stti finiti e espressioni regolri In quest sezione introducimo un clsse di espressioni (le espressioni regolri) ed ssocimo in modo nturle d ogni espressione un linguggio. Mostrimo poi che l clsse di linguggi denotti d espressioni regolri è l clsse di linguggi riconosciuti d utomi stti finiti (Teorem di Kleene). Definizione 5.1 Dto un lfeto Σ, le espressioni regolri su Σ sono definite induttivmente: 1. Ø, ε, σ (per σ Σ) sono espressioni regolri 2. se p, q sono espressioni regolri, llor (p+q), (p.q), (p*) sono espressioni regolri Richimimo or che, dti linguggi L 1, L 2 e L sull lfeto Σ: 1. Unione di L 1 e L 2 è il linguggio L 1 L 2 ={x x L 1 o x L 2 } 2. Prodotto di L 1 e L 2 è il linguggio L 1. L 2 ={xy x L 1 e y L 2 } 3. Chiusur (di Kleene) di L è il linguggio L*= L 0 L 1 L k = U L k =0 Ad ogni espressione regolre p ssocimo un linguggio L (e diremo che p denot L) come segue: 1. Ø denot il linguggio vuoto, ε denot il linguggio {ε}, σ denot il linguggio {σ} 2. se p,q,m denotno rispettivmente L1, L2 e L, llor (p+q), (pq), (m*) denotno rispettivmente L 1 L 2, L 1. L 2, L*. Esempio 5.1 ***+()* è un espressione regolre che denot il linguggio L dove: L = {w w= j k l (j,k,l 0) o w=() k (k 0)}. Il linguggio {w w= 2k+1 ( k 0) } è denotto dll espressione regolre.()*, oppure d ()* o ()*()* (o d ltre ncor). Osservimo che le espressioni regolri denotno linguggi in modo composizionle: un dt espressione indic le operzioni di unione, prodotto e chiusur che, pplicte i linguggi-se Ø, {ε}, {σ}, permettono di ottenere il linguggio denotto. Questo permette l uso di tecniche induttive per mostrre proprietà dei linguggi denotti d espressioni regolri. Ad esempio, per mostrre che un proprietà P vle per tutti i linguggi denotti d espressioni regolri, st provre che: 1. I linguggi se Ø, {ε}, {σ} verificno l proprietà P 2. Se i linguggi A,B verificno l proprietà P, llor A B, AB, A* verificno l proprietà P. Esempio 5.2 Dt un prol w=x 1 x 2.. x m, l su trspost w R è l prol w R = x m x m-1.. x 1 ; dto un linguggio L, il suo trsposto L R è il linguggio {w w R L}. Voglimo provre che se L è denotto d un espressione regolre, llor nche L R lo è. A tl rigurdo, st osservre: k 29

12 1. Ø R = Ø, {ε} R = {ε}, {σ} R = {σ}, 2. (A B) R = A R B R, (AB) R = B R A R, (A*) R = (A R )* Le regole precedenti permettono, conoscendo l espressione che denot L, di costruire l espressione che denot L R. Per esempio, se (+)(c+)* denot L, llor (c+)*(+) denot L R. I linguggi denotti d espressioni regolri sono tutti e soli quelli riconosciuti d utomi stti finiti, come enuncito nel seguente: Teorem (di Kleene) 5.1 Le due seguenti ffermzioni sono equivlenti: (1) L è denotto d un espressione regolre (2) L è riconosciuto d un utom stti finiti Dimostrzione: (1) implic (2). Bst provre che: 1. Ø, {ε}, {σ} sono riconosciuti d utomi stti finiti 2. Se A, B sono riconosciuti d utomi stti finiti, llor A B, AB, A* lo sono. Per il punto 1., st osservre che: σ sono utomi che riconoscono rispettivmente Ø, {ε}, {σ}. Per il punto 2., supponimo che A,B sino riconosciuti d utomi stti finiti. Per l Proposizione 4.1, A è generto d un grmmtic G =< S,Q,P,S > di tipo 3 e B è generto d un grmmtic G =< S,Q,P,S > di tipo 3. Senz perdit di generlità, possimo supporre che le regole sino del tipo q k σq j oppure q k ε, ed inoltre che Q e Q sino insiemi disgiunti. Si verific fcilmente che:. A B è generto dll grmmtic G 1 =< S,Q 1,P 1,S 1 >, dove Q 1 contiene i metsimoli in Q, i metsimoli in Q e un nuovo metsimolo S 1, mentre P 1 contiene le regole in P, le regole in P e le nuove regole S 1 S, S 1 S.. AB è generto dll grmmtic G 2 =< S,Q 2,P 2,S >, dove Q 2 contiene i metsimoli in Q e in Q, mentre P1 contiene le regole in P, d esclusione di quelle del tipo q ε, tutte le regole in P e le nuove regole q S per ogni metsimolo q in Q per cui q ε è un regol in P. c. A* è generto dll grmmtic G 3 =< S,Q, P 3, S >, dove P 3 contiene le regole in P più le nuove regole q S per ogni metsimolo q in Q per cui q ε è un regol in P. (2) implic (1) Si L riconosciuto dll utom stti finiti A = < Q, Σ, δ, q o, F >; voglimo esiire un espressione regolre che denot L. A tl rigurdo, per ogni stto qk considerimo l utom Ak = < Q, Σ, δ, qk, F > che differisce d A solo per lo stto inizile, che è q k nziché q 0. Si X k il linguggio riconosciuto d A k, così che L=X 0. Osservimo che: 1. ε X k se e solo se q k è stto finle. 2. σw X k se e solo se δ(q k,σ)=q j e w X j. Per ogni stto finle qk, possimo quindi scrivere l equzione: 30

13 X k = {ε} ( σ Σ,δ(qk, σ)=qj σ X j ) Anlogmente, per ogni stto non finle q s possimo scrivere l equzione: X s = ( σ Σ,δ(σ,qs)=qj σ X j ) Aimo or un sistem in cui le incognite sono linguggi; il numero di incognite è inoltre pri l numero delle equzioni. V segnlto inoltre che il sistem è linere destr (l prte sinistr di ogni equzione è un vriile, mentre l prte destr è un unione di prodotti, ed in ogni prodotto l incognit compre l più un volt ed in ultim posizione). Allo scopo di risolvere tle sistem, comincimo con lo studio dell equzione (#) X=AX B dove A,B sono linguggi e supponimo che ε A. Tle equzione mmette un sol soluzione che è X=A*B - A*B è un soluzione, come si verific immeditmente: A(A*B) B=A({ε} A A 2... A k..)b B=( A A 2... A k..)b B=( A A 2... A k.. {ε})b=a*b - Tle soluzione è inoltre l sol. Supponimo inftti che ci sino due soluzioni distinte X,Y tli che X=AX B e Y=AY B. Si h l lunghezz dell più cort prol che distingue X d Y (si trov in un linguggio e non nell ltro) e si inoltre s l lunghezz dell più cort prol in A ( s>0 poiché per ipotesi ε A). L più cort prol che distingue AX B d AY B risult llor di lunghezz h+s>h: ssurdo, poiché X=AX B e Y=AY B. Il sistem può essere risolto per sostituzione: si fiss un equzione e un incognit in ess contenut, l si risolve come (#) e si sostituisce il risultto in ogni ltr equzione, pplicndo poi opportunmente l proprietà distriutiv. Si ottiene un sistem dello stesso tipo, con un equzione in meno ed un incognit in meno. Al termine ogni linguggio X k, e quindi in prticolre L= X 0, verrà ottenuto pplicndo Ø, {ε}, {σ} un numero finito di volte le operzioni di unione, prodotto e chiusur. Esempio 5.3 Dto il seguente utom che riconosce il linguggio L, trovre l espressione regolre che denot L. Detto q 0 lo stto inizile e q 1 l ltro stto, ottenimo il sistem (utilizzndo per comodità il simolo + invece di ): X0=ε+ X1+X0 X 1 = X 0 +X 1 Risolvendo l second equzione: X 1 = *X 0 Sostituendo l soluzione dt dll second equzione nell prim e rccogliendo: X0 = ε +(*X0)+ X0= ε + *X0+ X0= ε + (* + ) X0 Risolvendo: X 0 = (* +)* ε=(* +)*=L 31

14 Esempio 5.4 Il linguggio L={w w {,}* e non è fttore di w} è riconosciuto dl seguente utom non deterministico: Trovre l espressione regolre che determin lo stesso linguggio. Detto q0 lo stto inizile e q1 l ltro stto, ottenimo il sistem (utilizzndo come prim il simolo + invece di ): X 0 = X 0 +X 1 +ε X 1 = X 0 Sostituendo l soluzione dt dll second equzione nell prim e rccogliendo: X0 = (+)X0+ε Risolvendo: X 0 = (+)*ε D cui L= X 0 = (+)*, ottenendo un espressione regolre che denot L. Un delle impliczioni del teorem di Kleene è l chiusur dei linguggi regolri sotto unione, prodotto e chiusur di Kleene: se A e B sono linguggi regolri, llor A B, AB, A* lo sono. E ulteriormente possiile provre che i linguggi regolri sono chiusi rispetto lle operzioni di complemento e intersezione: Teorem 5.2 Se A, B sono linguggi regolri, llor A c e A B lo sono. Dimostrzione: Se A è regolre llor è riconosciuto d un utom stti finiti deterministico < Q, Σ, δ, qo, F >. E immedito verificre che l utom < Q, Σ, δ, qo, Q\F >, identico l precedente slvo l ver scmito gli stti non finli con gli stti finli, riconosce A c. Quindi i linguggi regolri sono chiusi rispetto l complemento. Essendo chiusi rispetto ll unione, sono llor chiusi rispetto ll intersezione, poiché per l legge di De Morgn: A B = (A c B c ) c 6 Espressioni regolri in UNIX Le espressioni regolri sono molto uste in UNIX come formlismo per specificre linguggi sull lfeto dei crtteri. Molti comndi importnti effettuno inftti elorzioni su testi e possono essere pplicti linguggi specificti ttrverso sottoclssi di espressioni regolri (oppure, in certi csi, estensioni delle espressioni regolri). Tr essi citimo wk, ed, ex, grep, pg, sed, lex e vi. Presentimo qui due esempi: - le espressioni regolri semplici e il comndo grep; - le espressioni regolri estese e il comndo lex. 32

15 6.1 Espressioni regolri semplici Aimo visto che, dto un lfeto Σ, le espressioni regolri su Σ sono opportune prole sull lfeto Σ esteso coi simoli Ø, ε, +,., *, (, ). Tli prole sono ottenute prtire di simoli Ø, ε, σ (per σ Σ) pplicndo itertivmente l seguente regol: se p, q sono espressioni regolri, llor nche (p+q), (p.q), (p)* lo sono. Sottoclssi di espressioni regolri possono essere ottenute ponendo restrizioni ll precedente regol di formzione, togliendo eventulmente le prentesi se il linguggio denotto dll espressione non cmi ( d esempio, ((+)+c) può essere riscritto come (++c)). Vedimo lcuni esempi: Dto un lfeto Σ, le clssi su Σ sono espressioni regolri del tipo (x 1 + x x n ), dove x k è un letter in Σ. Ad esempio, se Σ = {,,c,d}, llor (++c+) oppure ( + d) oppure (c) sono clssi, mentre * oppure cd oppure (+c)*d non lo sono. Il linguggio denotto d un clsse è un sottoinsieme di Σ. Le espressioni regolri semplici sono espressioni regolri del tipo (c 1.c 2..c n ), dove c k è o un clsse, o un clsse seguit d *. Ad esempio ((+d).(+c)*.(+d)) è un espressione regolre semplice, che denot il linguggio di prole che inizino col simolo oppure d, seguito d un prol sull lfeto {,c} e terminno col simolo oppure d. (*+*) è invece un espressione regolre m non è un espressione regolre semplice. Essenzilmente, le espressioni regolri semplici in UNIX sono espressioni regolri semplici sull lfeto dei crtteri ASCII, con due vvertimenti: - lcuni crtteri ASCII sono usti in UNIX per denotre operzioni, quindi non possono essere usti direttmente come crtteri; tli crtteri potrnno tuttvi essere codificti con opportune prole. - Poiché i crtteri ASCII sono 256, si sono inventti trucchi per specificre lcuni sottoinsiemi di crtteri in mnier comptt. Per qunto rigurd il primo punto, escluderemo i crtteri ^, $,., \, -, [, ], *, +,?, {, },, (, ),, /, %, <, >, che denotno operzioni in UNIX e ci limiteremo considerre i rimnenti crtteri. Indicheremo con Σ i rimnenti crtteri, che vengono ordinti con un ordine totle: Σ = { <0<1< <9< <A<B< <Z< <<< <z< } Un intervllo dell ordine totle può essere identificto di suoi estremi: con x-y denotimo quindi tutti i crtteri z tli che x z y. L insieme degli intervlli è llor il linguggio I(Σ) = Σ-Σ = {x-y x,y Σ}; si osservi che Σ I(Σ) form un codice. Le clssi di crtteri in UNIX sono le prole nel linguggio [((Σ I(Σ))*] [^(Σ I(Σ))*], e cioè le prole del tipo [x 1 x 2 x n ] o [^ x 1 x 2 x n ] con x k Σ I(Σ). Ogni clsse w di crtteri viene interprett come il sottoinsieme K(w) Σ, definito come segue: - se x, y Σ llor K([x]) = {x}, mentre K([x-y]) ={z x z y, z Σ} - K([x 1 x 2 x n ]) = K([x 1 ]) K([x 2 ]) K([x n ]) - K([^x 1 x 2 x n ]) = Σ \ K([x 1 x 2 x n ]) 33

16 Esempio 6.1 K([A]) = {A}, K([A]) = {,,A}, K([3-7]) = {3,4,5,6,7}, K([13-79]) = K([1]) K([3-7]) K([9]) = {1,3,4,5,6,7,9}, K([^3-5A-D]) = Σ \ {3,4,5,A,B,C,D}= {.., 0,1,2,6,7,..,9,, E,F,.., Z,,,,..,z, }. Le espressioni regolri semplici in UNIX sono espressioni regolri del tipo c 1 c 2. c n, dove c k è o un clssi di crtteri, o un clssi di crtteri seguit d *. Interpretndo come prim le clssi di crtteri come sottoinsiemi di Σ, il simolo * come chiusur di Kleene e l sequenz come prodotto di linguggi, ogni espressione regolre semplice è interprett come linguggio contenuto in Σ*. Esempio 6.2 [1-3][d] vle il linguggio {1,2,3} {,d}= {1,1d,2,2d,3,3d} [1-3]*[d] vle il linguggio {1,2,3}* {,d}, cioè le prole sull lfeto {1,2,3} seguite d oppure d. 6.2 String mtching in UNIX: il comndo grep Un importnte prolem che si ritrov frequentemente nell elorzione di testi è lo string mtching. Nell versione più semplice, tle prolem richiede, dte due prole p,t Σ* dette rispettivmente pttern e testo, di determinre se il pttern è un fttore del testo, cioè se t=xpy per opportuni x,y. Tle prolem può essere esteso considerndo un linguggio L come pttern e chiedendo in quli posizioni di t compiono prole di L. Il comndo grep (Glol Regulr Expression Printer) risolve in UNIX un prolem di string mtching in cui il linguggio pttern viene specificto d un espressione regolre semplice e il testo è un file di testo ASCII. Per esempio, per ricercre l prol utom in un file di testo UNIX chimto dispens.txt sterà digitre il comndo: grep utom dispens.txt In uscit verrnno visulizzte tutte le righe del file dispens.txt contenenti l prol utom. 6.3 Espressioni regolri estese Essenzilmente, le espressioni regolri semplici sono conctenzioni di clssi o clssi iterte. Prtendo dlle espressioni regolri semplici, si possono ottenere le espressioni regolri estese pplicndo itertivmente l regol: se r, s sono espressioni regolri estese, llor (rs), (r s), (r)*, (r)+, (r)? sono espressioni regolri estese. Ad esempio, ([-d1]2)* [f]? è un espressione regolre estes. Interpretndo opportunmente l conctenzione e come operzioni inrie su linguggi, *,+,? come operzioni unrie sui linguggi, ogni espressione regolre estes denot un linguggio sull lfeto Σ dei crtteri. In prticolre, se X e Y sono linguggi su Σ, llor: - XY = {xy x X,y Y} (Usule prodotto di linguggi) - X Y = X Y (Usule unione di linguggi) - X* = {ε} X X 2 X k (Usule chiusur di Kleene) - X+ = X X 2 X k (in precedenz denotto con X + ) - X? = {ε} X 34

17 Ad esempio, usndo l precedente denotzione, l espressione regolre estes, ([-d1]2)* [f]? denot il linguggio {2,2,c2,d2,12}* {ε} {f}. 6.4 Anlizztore lessicle in UNIX: il comndo lex Le frsi dell itlino scritto sono potenzilmente infinite, m costituite d prole, normlmente di poche lettere, riconosciili perché seprte tr loro. Queste prole formno il lessico, e l nlisi grmmticle le divide in gruppi logicmente omogenei : i nomi, gli rticoli, i veri e così vi. Esempio 6.3 sul-cstello-di-veron tte-il-sole--mezzogiorno è un frse, frmmento di un not poesi di Crducci, vist come prol contenente i simoli specili -,. Nell frse sono fcilmente individuili le prole del lessico: sul, cstello,., mezzogiorno. L nlisi del lessico non è in grdo, ovvimente, di ttriuire significto ll frse, pur potendo costituire un utilissim pre-elorzione per l comprensione. Un situzione nlog si riscontr in linguggi rtificili quli i linguggi di progrmmzione. Il significto di un progrmm, scritto in un dto linguggio di progrmmzione, viene ttriuito operzionlmente dl compiltore. Il compiltore è un lgoritmo che, ricevendo in ingresso il testo T di un progrmm scritto in un dto linguggio di progrmmzione (detto linguggio sorgente) lo trduce in un corrispondente progrmm Z scritto in un linguggio (detto linguggio oggetto) direttmente eseguiile dll elortore. L prim fse del processo di compilzione è l cosiddett nlisi lessicle. Ogni linguggio di progrmmzione h un suo lessico. Gli elementi del lessico sono divisi in gruppi logicmente omogenei tlvolt detti token. Essi sono d esempio gli identifictori di vriili (come PIPPO, delt,x,.), le costnti (come 100, 3.14,.), gli opertori (come +, *, -, :, =, ^,.), i commenti (seguiti e preceduti d opportuni segnltori), le prole chive del linguggio (if, do,while, ) e così vi. I linguggi corrispondenti i token sono generlmente molto semplici, denotili con espressioni regolri; di conseguenz l individuzione di prefissti token in un testo T richiede: 1. l costruzione degli utomi stti finiti che riconoscono i linguggi corrispondenti i token; tli utomi esistono grzie l teorem di Kleene; 2. l scnsione del testo T d prte degli utomi precedentemente costruiti. Ogniqulvolt un sottostring del testo T viene riconosciut pprtenente un token, l nlizztore lessicle ttiv delle zioni, che comportno l sostituzione dell sottostring con un nuov string. All fine ottenimo un nuov rppresentzione intern V del testo T, utile per l compilzione. Il comndo lex di Unix fcilit l costruzione di nlizztori lessicli implementndo utomticmente i punti 1. e 2. sopr riportti. Il progrmmtore deve solo definire i token che vuole riconoscere (scrivendo l espressione regolre estes che denot il token) e le zioni d compiere ogni qul volt un certo token viene riconosciuto (implementndo tli zioni con semplici istruzioni nel linguggio C). Dimo un esempio, semplificndo scopo didttico. Il seguente file "tokens" specific le espressioni regolri estese che denotno i token; di finco d ogni espressione viene indict l'zione d intrprendere, scritt in C: 35

18 %% [ \t\n] ; \{ printf("begin\n"); \} printf("end\n"); [()] printf("%s\n",yytext); "//"[^\n]*[\n] printf("rem: //\n"); if else printf("key: %s\n",yytext); [A-Z-z][A-Z-z0-9]* printf("vr: %s\n",yytext); == \> \< \<= \>=!= printf("opc: %s\n",yytext); [0-9]+(\.[0-9]+)? printf("num: %s\n",yytext); [A-Z-z]+\([A-Z-z"]*\);? printf("fun: %s\n",yytext); %% L vriile "yytext" contiene l sottostring di testo ppen riconosciut. Ad esempio, considerimo il testo T =. ORDINA(pippo). Non ppen l nlizztore lessicle legge l string ORDINA(pippo) l utom corrispondente ll espressione [A-Z-z]+\([A-Zz"]*\);? riconosce tle string che viene post in yytext. Viene infine eseguit l zione printf("fun: %s\n",yytext); con l effetto di sostituire ORDINA(pippo) con fun: ORDINA(pippo). Il comndo: lex tokens gener il progrmm C "lex.yy.c", che corrisponde ll'nlizztore lessicle d noi desiderto. Digitndo or il comndo: cc lex.yy.c -ll -o lexicl compilimo il progrmm C "lex.yy.c", ottenendo il file eseguiile "lexicl". Per vedere l effetto dell ppliczione di lexicl un testo, considerimo come testo il seguente file "prog.c" contenente un semplice progrmm C: //frmmento di un progrmm C min() { if (udget>= ) stmp("ok"); else stmp("ko"); } Mndimo in esecuzione lexicl sul testo prog.c medinte il comndo: lexicl<prog.c A questo punto l uscit video srà: rem: // fun: min() BEGIN key: if ( vr: udget opc: >= num: ) fun: stmp("ok"); key: else fun: stmp("ko"); END 36

LINGUAGGI FORMALI E AUTOMI

LINGUAGGI FORMALI E AUTOMI LINGUAGGI FORMALI E AUTOMI (DISPENSE) ALBERTO BERTONI, BEATRICE PALANO 1 Cpitolo 1: Linguggi e Grmmtiche 1. Monoide delle prole, Linguggi e operzioni tr linguggi In generle, con linguggio si intende l

Dettagli

Linguaggi di Programmazione Corso C. Parte n.5 Automi a Stati Finiti. Nicola Fanizzi

Linguaggi di Programmazione Corso C. Parte n.5 Automi a Stati Finiti. Nicola Fanizzi Linguggi di Progrmmzione Corso C Prte n.5 Automi Stti Finiti Nicol Fnizzi (fnizzi@di.uni.it) Diprtimento di Informtic Università degli Studi di Bri Automi Stti Finiti Dto un lfeto X, un utom stti finiti

Dettagli

acuradi Luca Cabibbo e Walter Didimo Esercizi di Informatica teorica - Luca Cabibbo e Walter Didimo 1

acuradi Luca Cabibbo e Walter Didimo Esercizi di Informatica teorica - Luca Cabibbo e Walter Didimo 1 curdi Luc Cio e Wlter Didimo Esercizi di Informtic teoric - Luc Cio e Wlter Didimo 1 utomi stti finiti utomi stti finiti non deterministici utomi e grmmtiche regolri notzioni sul livello degli esercizi:(*)fcile,

Dettagli

Esercizi di Informatica Teorica

Esercizi di Informatica Teorica 03-utomi--stti-finiti-0 Esercizi di Informtic Teoric Automi stti finiti Autom stti finiti (ASF) richimi utom stti finiti ASF = dove Σ = {σ, σ 2,, σ n } è un lfeto (finito) di input K= {, q,,

Dettagli

acuradi Luca Cabibbo e Walter Didimo Esercizi di Informatica teorica - Luca Cabibbo e Walter Didimo 1

acuradi Luca Cabibbo e Walter Didimo Esercizi di Informatica teorica - Luca Cabibbo e Walter Didimo 1 curdi Luc Cio e Wlter Didimo Esercizi di Informtic teoric - Luc Cio e Wlter Didimo 1 espressioni regolri e grmmtiche regolri proprietà decidiili dei linguggi regolri teorem di Myhill-Nerode notzioni sul

Dettagli

SPAZI VETTORIALI. 1. Spazi e sottospazi vettoriali

SPAZI VETTORIALI. 1. Spazi e sottospazi vettoriali SPAZI VETTORIALI 1. Spzi e sottospzi vettorili Definizione: Dto un insieme V non vuoto e un corpo K di sostegno si dice che V è un K-spzio vettorile o uno spzio vettorile su K se sono definite un operzione

Dettagli

Esercizi di Informatica Teorica

Esercizi di Informatica Teorica 6-myhill-nerode- Esercizi di Informtic Teoric Linguggi regolri: espressioni regolri e grmmtiche, proprietà decidiili e teorem di Myhill-Nerode Teorem di Myhill-Nerode richimi teorem si L un linguggio sull

Dettagli

ESERCITAZIONE I. Linguaggi Regolari

ESERCITAZIONE I. Linguaggi Regolari ESERCITAZIONE I Linguggi Regolri 2 INTRODUZIONE TIPI DI TRASFORMAZIONI ASFD ASFND ER GR Il percorso di trsformzioni in grigio srà il primo d essere nlizzto, mentre il rosso verrà trttto in seguito. Il

Dettagli

RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA PARABOLA a ( ) { } f con, è la parabola di equazione y = ax + bx + c. Vogliamo disegnarla. 2

RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA PARABOLA a ( ) { } f con, è la parabola di equazione y = ax + bx + c. Vogliamo disegnarla. 2 APPENDICE 1 AL CAPITOLO 3: RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA PARABOLA Per 0 l insieme,y / y = + + c, grfico dell funzione f = + + c { } f con, è l prol di equzione y = + + c Voglimo disegnrl non è difficile

Dettagli

corrispondenza dal piano in sé, che ad ogni punto P del piano fa corrispondere il punto P' in

corrispondenza dal piano in sé, che ad ogni punto P del piano fa corrispondere il punto P' in Cpitolo 5 Le omotetie 5. Richimi di teori Definizione Sino fissti un punto C del pino ed un numero rele. Si chim omoteti di centro C e rpporto ( che si indic con il simolo O, ) l corrispondenz dl pino

Dettagli

Integrale Improprio. f(x) dx =: Osserviamo che questa definizione ha senso dal momento che per ogni y è ben definito l integrale b

Integrale Improprio. f(x) dx =: Osserviamo che questa definizione ha senso dal momento che per ogni y è ben definito l integrale b Integrle Improprio In queste lezioni riprendimo l teori dell integrzione in un vribile, l ide è di estendere l integrle definito nche in csi in cui l funzione integrnd o l intervllo di integrzione non

Dettagli

acuradi Luca Cabibbo e Walter Didimo Esercizi di Informatica teorica - Luca Cabibbo e Walter Didimo 1

acuradi Luca Cabibbo e Walter Didimo Esercizi di Informatica teorica - Luca Cabibbo e Walter Didimo 1 curdi Luc Cio e Wlter Didimo Esercizi di Informtic teoric - Luc Cio e Wlter Didimo 1 pumping lemm proprietà di chiusur dei linguggio regolri notzioni sul livello degli esercizi:(*)fcile, (**) non difficile

Dettagli

SUGLI INSIEMI. 1.Insiemi e operazioni su di essi

SUGLI INSIEMI. 1.Insiemi e operazioni su di essi SUGLI INSIEMI 1.Insiemi e operzioni su di essi Il concetto di insieme è primitivo ed è sinonimo di clsse, totlità. Si A un insieme di elementi qulunque. Per indicre che è un elemento di A scriveremo A.

Dettagli

Laurea triennale in Scienze della Natura a.a. 2009/2010. Regole di Calcolo

Laurea triennale in Scienze della Natura a.a. 2009/2010. Regole di Calcolo Lure triennle in Scienze dell Ntur.. 2009/200 Regole di Clcolo In queste note esminimo lcune conseguenze degli ssiomi reltivi lle operzioni e ll ordinmento nell insieme R dei numeri reli. L obiettivo principle

Dettagli

Erasmo Modica. : K K K

Erasmo Modica.  : K K K L insieme dei numeri reli L INSIEME DEI NUMERI REALI Ersmo Modic helthinsurnce@tin.it www.glois.it Per introdurre l insieme dei numeri reli si hnno disposizione diversi modi. Generlmente l iennio si preferisce

Dettagli

, x 2. , x 3. è un equazione nella quale le incognite appaiono solo con esponente 1, ossia del tipo:

, x 2. , x 3. è un equazione nella quale le incognite appaiono solo con esponente 1, ossia del tipo: Sistemi lineri Un equzione linere nelle n incognite x 1, x 2, x,, x n è un equzione nell qule le incognite ppiono solo con esponente 1, ossi del tipo: 1 x 1 + 2 x 2 + x +!+ n x n = b con 1, 2,,, n numeri

Dettagli

POTENZA CON ESPONENTE REALE

POTENZA CON ESPONENTE REALE PRECORSO DI MATEMATICA VIII Lezione ESPONENZIALI E LOGARITMI E. Modic mtemtic@blogscuol.it www.mtemtic.blogscuol.it POTENZA CON ESPONENTE REALE Definizione: Dti un numero rele > 0 ed un numero rele qulunque,

Dettagli

26/03/2012. Integrale Definito. Calcolo delle Aree. Appunti di analisi matematica: Il concetto d integrale nasce per risolvere due classi di problemi:

26/03/2012. Integrale Definito. Calcolo delle Aree. Appunti di analisi matematica: Il concetto d integrale nasce per risolvere due classi di problemi: ppunti di nlisi mtemtic: Integrle efinito Il concetto d integrle nsce per risolvere due clssi di prolemi: Integrle efinito lcolo delle ree di fig. delimitte d curve clcolo di volumi clcolo del lvoro di

Dettagli

1 Integrale delle funzioni a scala

1 Integrale delle funzioni a scala INTEGRALE DELLE FUNZIONI DI UNA VARIABILE Teori di Riemnn 1 Integrle delle funzioni scl (1.1) Definizione Si dice suddivisione di un intervllo chiuso e limitto [, b] un sottoinsieme {,..., n } di [, b]

Dettagli

Si noti che da questa definizione segue che il punto C è il punto medio del segmento PP'. Figura 1

Si noti che da questa definizione segue che il punto C è il punto medio del segmento PP'. Figura 1 APITOLO 3 LE SIMMETRIE 3. Richimi di teori Definizione. Si dto un punto del pino; si chim simmetri centrle di centro (che si indic con il simbolo s ) l corrispondenz dl pino in sé che d ogni punto P del

Dettagli

CORSO ZERO DI MATEMATICA

CORSO ZERO DI MATEMATICA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLTÀ DI ARCHITETTURA CORSO ZERO DI MATEMATICA ESPONENZIALI E LOGARITMI Dr. Ersmo Modic ersmo@glois.it www.glois.it POTENZA CON ESPONENTE REALE Definizione: Dti un numero

Dettagli

Il lemma di ricoprimento di Vitali

Il lemma di ricoprimento di Vitali Il lemm di ricoprimento di Vitli Si I = {I} un fmigli di intervlli ciusi contenuti in R. Diremo ce l fmigli I ricopre l insieme E nel senso di Vitli (oppure ce I è un ricoprimento di Vitli di E) se per

Dettagli

Anno 5. Applicazione del calcolo degli integrali definiti

Anno 5. Applicazione del calcolo degli integrali definiti Anno 5 Appliczione del clcolo degli integrli definiti 1 Introduzione In quest lezione vedremo come pplicre il clcolo dell integrle definito per determinre le ree di prticolri figure pine, i volumi dei

Dettagli

Pattern Matching Mediante Automi

Pattern Matching Mediante Automi Pttern Mtching Medinte utomi ho-corsick Espressioni Regolri dde Simonett Cmroto lessio Tni lice dde, Cmroto, Tni Pttern Mtching Medinte utomi 13/11/2007 1 Sommrio Introduzione Nozioni Preliminri utomi

Dettagli

C PITOLO 2. nalisi Lessicale

C PITOLO 2. nalisi Lessicale C PITOLO 2 nlisi Lessicle Il compito dell fse di nlisi lessicle è quello di fornire uno strem di token prtire dll sequenz di crtteri che rppresent il progrmm che si vuole compilre. Lo strem di token prodotto

Dettagli

Linguaggi formali e compilazione

Linguaggi formali e compilazione non Linguggi formli e compilzione Corso di Lure in Informtic A.A. 2014/2015 Linguggi formli e compilzione non non Contenuti di quest prte del corso Descriveremo gli utomi stti finiti, importnti strumenti

Dettagli

Funzioni razionali fratte

Funzioni razionali fratte Funzioni rzionli frtte Per illustrre l medizione che AlNuSet fornisce per lo studio delle funzioni rzionli frtte, inizimo con il considerre l funzione f ( ) l vrire del prmetro. L su rppresentzione nell

Dettagli

Integrali dipendenti da un parametro e derivazione sotto il segno di integrale.

Integrali dipendenti da un parametro e derivazione sotto il segno di integrale. 1 Integrli dipendenti d un prmetro e derivzione sotto il segno di integrle. Considerimo l funzione f(x, t) : A [, b] R definit nel rettngolo A [, b], essendo A un sottoinsieme perto di R e [, b] un intervllo

Dettagli

Capitolo 5. Integrali. 5.1 Integrali di funzioni a gradinata

Capitolo 5. Integrali. 5.1 Integrali di funzioni a gradinata Cpitolo 5 Integrli 5.1 Integrli di funzioni grdint Un concetto molto semplice m di fondmentle importnz per l trttzione dell integrle di Riemnn è quello di divisione di un intervllo [, b]. In sostnz si

Dettagli

Unità 3 Metodi particolari per il calcolo di reti

Unità 3 Metodi particolari per il calcolo di reti Unità 3 Metodi prticolri per il clcolo di reti 1 Cos c è nell unità Metodi prticolri per il clcolo di reti con un solo genertore Prtitore di tensione Prtitore di corrente Metodi di clcolo di reti con più

Dettagli

Esercizi svolti Limiti. Prof. Chirizzi Marco.

Esercizi svolti Limiti. Prof. Chirizzi Marco. Cpitolo II Limiti delle funzioni di un vribile Esercizi svolti Limiti Prof. Chirizzi rco www.elettrone.ltervist.org 1) Verificre che risult: = Dobbimo provre che per ogni ε positivo, rbitrrimente piccolo,

Dettagli

Valutazione di una espressione. Espressioni. Espressioni semplici: variabili. Espressioni semplici: costanti

Valutazione di una espressione. Espressioni. Espressioni semplici: variabili. Espressioni semplici: costanti Espressioni Vlutzione di un espressione Ogni espressione E h: Un espressione E del linguggio C può essere definit formlmente come segue (definizione induttiv): E è un espressione semplice. Si Op n un opertore

Dettagli

Campi. Una funzione F di n variabili reali e a valori in R n è detta campo di vettori. Nel seguito considereremo F : A R n con A aperto di R n.

Campi. Una funzione F di n variabili reali e a valori in R n è detta campo di vettori. Nel seguito considereremo F : A R n con A aperto di R n. Cmpi Ultimo ggiornmento: 18 febbrio 217 Un funzione F di n vribili reli e vlori in R n è dett cmpo di vettori. Nel seguito considereremo F : A R n con A perto di R n. 1. Integrli curvilinei di second specie

Dettagli

7. Derivate Definizione 1

7. Derivate Definizione 1 7. Derivte Il concetto di derivt è importntissimo e molto nturle. Per vere un esempio concreto, penste l moto di un mcchin: se f(t) è l funzione che esprime qunt strd vete percorso fino d un certo istnte

Dettagli

La parabola LA PARABOLA È IL LUOGO DEI PUNTI DEL PIANO EQUIDI- STANTI DA UN PUNTO DETTO FUOCO E DA UNA RETTA CHE NON LO CONTIENE DETTA DIRETTRICE.

La parabola LA PARABOLA È IL LUOGO DEI PUNTI DEL PIANO EQUIDI- STANTI DA UN PUNTO DETTO FUOCO E DA UNA RETTA CHE NON LO CONTIENE DETTA DIRETTRICE. L prol In figur è trccito il grfico di un prol con sse di simmetri verticle. Si vede suito dl grfico ce: l curv è simmetric rispetto l suo sse di simmetri il suo punto più in sso è il vertice il vertice

Dettagli

AUTOVALORI ED AUTOVETTORI. Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita n.

AUTOVALORI ED AUTOVETTORI. Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita n. AUTOVALORI ED AUTOVETTORI Si V uno spzio vettorile di dimensione finit n. Dicesi endomorfismo di V ogni ppliczione linere f : V V dello spzio vettorile in sé. Se f è un endomorfismo di V in V, considert

Dettagli

Modulo o "valore assoluto" Proprietà del Valore Assoluto. Intervalli

Modulo o valore assoluto Proprietà del Valore Assoluto. Intervalli Modulo o "vlore ssoluto" Dto x definimo modulo o vlore ssoluto di x il numero rele positivo x se x 0 x = x se x < 0 Es. 5 è 5. 2.34 è 2.34 Dl punto di vist geometrico x rppresent l distnz di x d 0. x x

Dettagli

2 x = 64 (1) L esponente (x) a cui elevare la base (2) per ottenere il numero 64 è detto logaritmo (logaritmo in base 2 di 64), indicato così:

2 x = 64 (1) L esponente (x) a cui elevare la base (2) per ottenere il numero 64 è detto logaritmo (logaritmo in base 2 di 64), indicato così: Considerimo il seguente problem: si vuole trovre il numero rele tle che: = () L esponente () cui elevre l bse () per ottenere il numero è detto ritmo (ritmo in bse di ), indicto così: In prticolre in questo

Dettagli

dr Valerio Curcio Le affinità omologiche Le affinità omologiche

dr Valerio Curcio Le affinità omologiche Le affinità omologiche 1 Le ffinità omologiche 2 Tringoli omologici: Due tringoli si dicono omologici se le rette congiungenti i punti omologhi dei due tringoli si incontrno in un medesimo punto. Principio dei tringoli omologici

Dettagli

INTEGRALI IMPROPRI. f(x) dx. e la funzione f(x) si dice integrabile in senso improprio su (a, b]. Se tale limite esiste ma

INTEGRALI IMPROPRI. f(x) dx. e la funzione f(x) si dice integrabile in senso improprio su (a, b]. Se tale limite esiste ma INTEGRALI IMPROPRI. Integrli impropri su intervlli itti Dt un funzione f() continu in [, b), ponimo ε f() = f() ε + qundo il ite esiste. Se tle ite esiste finito, l integrle improprio si dice convergente

Dettagli

LEZIONE 20. è lineare. Per la commutatività del prodotto scalare segue anche la linearità dell applicazione

LEZIONE 20. è lineare. Per la commutatività del prodotto scalare segue anche la linearità dell applicazione LEZIONE 20 20.1. Prodotti sclri. Definizione 20.1.1. Si V uno spzio vettorile su R. Un prodotto sclre su V è un ppliczione tle che:, : V V R (v 1, v 2 ) v 1, v 2 (PS1) per ogni v 1, v 2 V si h v 1, v 2

Dettagli

Integrale Definito. Appunti di analisi matematica: Il concetto d integrale nasce per risolvere due classi di problemi: Integrale Definito

Integrale Definito. Appunti di analisi matematica: Il concetto d integrale nasce per risolvere due classi di problemi: Integrale Definito Appunti di nlisi mtemtic: Integrle Deinito Il concetto d integrle nsce per risolvere due clssi di prolemi: Integrle Deinito Clcolo delle ree di ig. delimitte d curve clcolo di volumi clcolo del lvoro di

Dettagli

Esponenziali e logaritmi

Esponenziali e logaritmi Esponenzili e ritmi ESPONENZIALI Potenze con esponente rele L potenz è definit: se > 0, per ogni R se 0, per tutti e soli gli R se < 0, per tutti e soli gli Z Sono definite: ( ) ( ) ( ) 7 7 Non sono definite:

Dettagli

2 Numeri reali. M. Simonetta Bernabei & Horst Thaler

2 Numeri reali. M. Simonetta Bernabei & Horst Thaler 2 Numeri reli M. Simonett Bernei & Horst Thler Numeri interi positivi o Nturli 0 1 2 3 4 Con i numeri Nturli è sempre possiile fre l ddizione e l moltipliczione p.es.: 5+2 = 7; 3*4 = 12; m non sempre l

Dettagli

Scheda Sei ESPONENZIALI E LOGARITMI. 0,+. Inoltre valgono le

Scheda Sei ESPONENZIALI E LOGARITMI. 0,+. Inoltre valgono le Sched Sei ESPONENZIALI E LOGARITMI L funzione esponenzile Assegnto un numero rele >0, si dice funzione esponenzile in bse l funzione Grfici dell funzione esponenzile Se = l funzione esponenzile è costnte:

Dettagli

Il problema delle aree. Metodo di esaustione.

Il problema delle aree. Metodo di esaustione. INTEGRALE DEFINITO. DEFINIZIONE E SIGNIFICATO GEOMETRICO. PROPRIETA DELL INTEGRALE DEFINITO. FUNZIONE INTEGRALE. TEOREMA DELLA MEDIA. TEOREMA FONDAMENTALE DEL CALCOLO INTEGRALE. FORMULA DI LEIBNITZ NEWTON.

Dettagli

Teoria in pillole: logaritmi

Teoria in pillole: logaritmi Teori in pillole: logritmi EQUAZIONI ESPONENZIALI Un'equzione si dice esponenzile qundo l'incognit compre soltnto nell'esponente di un o più potenze. L'equzione esponenzile più semplice (elementre) è del

Dettagli

ESERCIZIO DI ASD DEL 27 APRILE 2009

ESERCIZIO DI ASD DEL 27 APRILE 2009 ESERCIZIO DI ASD DEL 27 APRILE 2009 Dimetro Algoritmi. Ricordimo che un grfo non orientto, ciclico e connesso è un lero. Un lero può essere pensto come lero rdicto un volt che si si fissto un nodo come

Dettagli

Equazioni 1 grado. Definizioni Classificazione Risoluzione Esercizi

Equazioni 1 grado. Definizioni Classificazione Risoluzione Esercizi Equzioni grdo Definizioni Clssificzione Risoluzione Esercizi Mteri: Mtemtic Autore: Mrio De Leo Definizioni Prendimo in esme le due espressioni numeriche 8 entrmbe sono uguli 7, e l scrittur si chim uguglinz

Dettagli

1 Equazioni e disequazioni di secondo grado

1 Equazioni e disequazioni di secondo grado UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA - Fcoltà di Frmci e Medicin - Corso di Lure in CTF 1 Equzioni e disequzioni di secondo grdo Sino 0, b e c tre numeri reli noti, risolvere un equzione di secondo

Dettagli

Minimi quadrati e problemi di distanza minima

Minimi quadrati e problemi di distanza minima Minimi qudrti e problemi di distnz minim Considerimo un mtrice rettngolre B, con elementi b ij, i 1,..., n, j 1,..., m, con m < n (quindi, più righe che colonne. Voglimo risolvere il sistem linere (1 Bx

Dettagli

Integrale Definito. Appunti di analisi matematica: Il concetto d integrale nasce per risolvere due classi di problemi: Integrale Definito

Integrale Definito. Appunti di analisi matematica: Il concetto d integrale nasce per risolvere due classi di problemi: Integrale Definito Appunti di nlisi mtemtic: Integrle Deinito Il concetto d integrle nsce per risolvere due clssi di prolemi: Integrle Deinito Clcolo delle ree di ig. delimitte d curve clcolo di volumi clcolo del lvoro di

Dettagli

PREFERENZE COME RELAZIONI D ORDINE

PREFERENZE COME RELAZIONI D ORDINE PREFERENZE COME RELAZIONI D ORDINE RELAZIONI Si S un insieme finito. Un relzione inri R è un sottoinsieme dell insieme prodotto crtesino S S, insieme delle coppie ordinte di elementi di S: R S S x,y R

Dettagli

b a 2. Il candidato spieghi, avvalendosi di un esempio, il teorema del valor medio.

b a 2. Il candidato spieghi, avvalendosi di un esempio, il teorema del valor medio. Domnde preprzione terz prov. Considert, come esempio, l funzione nell intervllo [,], il cndidto illustri il concetto di integrle definito. INTEGRALE DEFINITO, prendendo in esme un generic funzione f()

Dettagli

Serie di Potenze. Introduciamo il concetto di convergenza puntuale ed uniforme per successioni. { 0 se 1 < x < 1

Serie di Potenze. Introduciamo il concetto di convergenza puntuale ed uniforme per successioni. { 0 se 1 < x < 1 Serie di Potenze Introducimo il concetto di convergenz puntule ed uniforme per successioni di funzioni. Definizione 1 Si I un intervllo di R. Si dt l vrire di n N l funzione f n : I R. Dicimo che l successione

Dettagli

3. Funzioni iniettive, suriettive e biiettive (Ref p.14)

3. Funzioni iniettive, suriettive e biiettive (Ref p.14) . Funzioni iniettive, suriettive e iiettive (Ref p.4) Dll definizione di funzione si ricv che, not un funzione y f( ), comunque preso un vlore di pprtenente l dominio di f( ) esiste un solo vlore di y

Dettagli

Ambiguità D 11 = SS ( S S S ( S (S ) S ( S ((S )) S ( + S (( )) S (S (( )) (S) (S (( )) ( ) ( (( )) ( )

Ambiguità D 11 = SS ( S S S ( S (S ) S ( S ((S )) S ( + S (( )) S (S (( )) (S) (S (( )) ( ) ( (( )) ( ) Amiguità D 11 = ( ( ( ) ( (( )) ( (( )) ( (( )) () ( (( )) ( ) ( (( )) ( )! ( ) ( )! Un Grmmti si die migu se medesime stringhe sono generte d leri sintttii di differente struttur ovvero on due distinte

Dettagli

Corso di Analisi: Algebra di Base. 4^ Lezione. Radicali. Proprietà dei radicali. Equazioni irrazionali. Disequazioni irrazionali. Allegato Esercizi.

Corso di Analisi: Algebra di Base. 4^ Lezione. Radicali. Proprietà dei radicali. Equazioni irrazionali. Disequazioni irrazionali. Allegato Esercizi. Corso di Anlisi: Algebr di Bse ^ Lezione Rdicli. Proprietà dei rdicli. Equzioni irrzionli. Disequzioni irrzionli. Allegto Esercizi. RADICALI : Considerto un numero rele ed un numero intero positivo n,

Dettagli

Sistemi principali di normali ad una varietà giacenti nel suo o 2. Nota di

Sistemi principali di normali ad una varietà giacenti nel suo o 2. Nota di Sistemi principli di normli d un vrietà gicenti nel suo o 2. Not di Giuseppe Vitli Pdov. In un mio recente lvoro *) ho considerto, per ogni superficie il cui j si di 2 k dimensioni (k 2, 3), un sistem

Dettagli

FUNZIONI CONTINUE A TRATTI E LORO INTEGRALI

FUNZIONI CONTINUE A TRATTI E LORO INTEGRALI FUNZIONI CONTINUE A TRATTI E LORO INTEGRALI Considerimo un funzione f : I R, dove I è un intervllo di R. Si c un punto interno I in cui f è discontinu. Diremo che c è un punto di discontinuità di prim

Dettagli

Equazioni di 2 grado. Definizioni Equazioni incomplete Equazione completa Relazioni tra i coefficienti della equazione e le sue soluzioni Esercizi

Equazioni di 2 grado. Definizioni Equazioni incomplete Equazione completa Relazioni tra i coefficienti della equazione e le sue soluzioni Esercizi Equzioni di grdo Definizioni Equzioni incomplete Equzione complet Relzioni tr i coefficienti dell equzione e le sue soluzioni Esercizi Mteri: Mtemtic Autore: Mrio De Leo Definizioni Un equzione è: Un uguglinz

Dettagli

U.D. N 15 Funzioni e loro rappresentazione grafica

U.D. N 15 Funzioni e loro rappresentazione grafica 54 Unità Didttic N 5 Funzioni e loro rppresentzione grfic U.D. N 5 Funzioni e loro rppresentzione grfic ) Le coordinte crtesine ) L distnz tr due punti 3) Coordinte del punto medio di un segmento 4) Le

Dettagli

Ottimizzazione nella gestione dei progetti Capitolo 5: programmazione multiperiodale modello di flusso CARLO MANNINO

Ottimizzazione nella gestione dei progetti Capitolo 5: programmazione multiperiodale modello di flusso CARLO MANNINO Ottimizzzione nell gestione dei progetti Cpitolo 5: progrmmzione multiperiodle modello di flusso CARLO MANNINO Uniersità di Rom L Spienz Diprtimento di Informtic e Sistemistic Richimi: -tglio in un grfo

Dettagli

Determinanti e caratteristica di una matrice (M.S. Bernabei & H. Thaler

Determinanti e caratteristica di una matrice (M.S. Bernabei & H. Thaler Determinnti e crtteristic di un mtrice (M.S. Bernbei & H. Thler Determinnte Il determinnte può essere definito solmente nel cso di mtrici qudrte Per un mtrice qudrt 11 (del primo ordine) il determinnte

Dettagli

Anno 2. Potenze di un radicale e razionalizzazione

Anno 2. Potenze di un radicale e razionalizzazione Anno Potenze di un rdicle e rzionlizzzione Introduzione In quest lezione impreri utilizzre le ultime due tipologie di operzioni sui rdicli, cioè l potenz di un rdicle e l rdice di un rdicle. Successivmente

Dettagli

INTERVALLI NELL INSIEME R

INTERVALLI NELL INSIEME R INTEVALLI NELL INSIEME Lo studio dell topologi (1) (dl greco "nlysis situs" ossi "studio del luogo") dell'insieme è di fondmentle importnz per gli rgomenti e i prolemi di nlisi infinitesimle. Il "luogo"

Dettagli

ANALISI REALE E COMPLESSA a.a. 2007-2008

ANALISI REALE E COMPLESSA a.a. 2007-2008 ANALISI REALE E COMPLESSA.. 2007-2008 1 Successioni e serie di funzioni 1.1 Introduzione In questo cpitolo studimo l convergenz di successioni del tipo n f n, dove le f n sono tutte funzioni vlori reli

Dettagli

George Boole ( )

George Boole ( ) Mtemtic Alger di Boole Cpitolo 5 Ivn Zivko George Boole (1815-1864) Mtemtico inglese del dicinnovesimo secolo, ffrontò in modo originle prolemi di logic. Le sue teorie trovno forte ppliczione un secolo

Dettagli

Sistemi lineari Sistemi lineari quadrati

Sistemi lineari Sistemi lineari quadrati Sistemi lineri Sistemi lineri qudrti Definizione e crtteristiche di sistem qudrto (/) Dti un mtrice qudrt A(n n) ed un vettore (colonn) b d n componenti; Determinimo in modo tle che: A b Quest relzione

Dettagli

Il calcolo letterale

Il calcolo letterale Progetto Mtemtic in Rete Il clcolo letterle Finor imo studito gli insiemi numerici (espressioni numeriche). Ν, Ζ, Q, R ed operto con numeri In mtemtic però è molto importnte sper operre con le lettere

Dettagli

Facoltà di Economia - Università di Sassari Anno Accademico 2004-2005. Dispense Corso di Econometria Docente: Luciano Gutierrez.

Facoltà di Economia - Università di Sassari Anno Accademico 2004-2005. Dispense Corso di Econometria Docente: Luciano Gutierrez. Fcoltà di Economi - Università di Sssri Anno Accdemico 2004-2005 Dispense Corso di Econometri Docente: Lucino Gutierrez Algebr Linere Progrmm: 1.1 Definizione di mtrice e vettore 1.2 Addizione e sottrzione

Dettagli

Relazioni e funzioni. Relazioni

Relazioni e funzioni. Relazioni Relzioni e unzioni Relzioni Deinizione: dti due insiemi A e B, si deinise un relzione R tr A e B un orrispondenz stilit d un proposizione tr un elemento A e B, in tl so si die he è in relzione on e si

Dettagli

Cap. 5. Rappresentazioni grafiche di modelli

Cap. 5. Rappresentazioni grafiche di modelli 5.1 Schemi strutturli e schemi funzionli Cp. 5 Rppresentzioni grfiche di modelli Nello studio dei sistemi vengono usulmente impiegte rppresentzioni grfiche convenzionli, denominte schemi. Questi ultimi

Dettagli

Successioni di Funzioni e Serie di Potenze

Successioni di Funzioni e Serie di Potenze Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 1 Successioni di Funzioni e Serie di Potenze 1 Successioni di Funzioni Nel corso di nlisi di bse si sono studite le successioni numeriche. Qui considerimo un

Dettagli

ipotenusa cateto adiacente ad α cateto opposto ad α ipotenusa cateto adiacente ad α ipotenusa cateto adiacente ad α

ipotenusa cateto adiacente ad α cateto opposto ad α ipotenusa cateto adiacente ad α ipotenusa cateto adiacente ad α Trigonometri I In quest prim prte dell trigonometri denimo le funzioni trigonometriche seno, coseno e tngente e le loro funzioni inverse. Vedremo nche come utilizzrle nell risoluzione dei tringoli. Comincimo

Dettagli

1 Espressioni polinomiali

1 Espressioni polinomiali 1 Espressioni polinomili Un monomio è un espressione letterle in un vribile x che contiene un potenz inter (non negtiv, cioè mggiori o uguli zero) di x moltiplict per un numero rele: x n AD ESEMPIO: sono

Dettagli

Integrale definito. Introduzione: il problema delle aree

Integrale definito. Introduzione: il problema delle aree Integrle definito Introduzione: il prolem delle ree Il prolem delle ree è uno dei tre grndi prolemi che ci sono stti trmndti dgli ntichi, che lo definivno come il prolem dell qudrtur del cerchio: trovre,

Dettagli

ELEMENTI DI TEORIA DEI NUMERI

ELEMENTI DI TEORIA DEI NUMERI ELEMENTI DI TEORIA DEI NUMERI 1. Richimi di teori Con Z indichimo l insieme dei numeri reltivi. Comincimo con il ricordre l definizione di quoziente e resto dell divisione di due numeri in Z. Definizione

Dettagli

Automi a stati finiti e linguaggi razionali

Automi a stati finiti e linguaggi razionali MATeXp Strutture discrete Cpitolo D52: Automi stti finiti e linguggi rzionli Contenuti delle sezioni Generlità sugli utomi p1 Riconoscitori di Rin e Scott p3 c Riconoscitori nondeterministici p10 d Elorzioni

Dettagli

Esercizi svolti a lezione

Esercizi svolti a lezione Esercizi svolti lezione Sistemi Informtivi T Versione elettronic: 0.esercizi.pdf NB: Questo file viene ggiornto periodicmente Versione del 27/09/2017 02.1 Normlizzzione in 1NF (1) Not: l numerzione (es.

Dettagli

La scomposizione in fattori dei polinomi

La scomposizione in fattori dei polinomi Progetto Mtemtic in Rete L scomposizione in fttori dei polinomi Scomporre in fttori un polinomio signific scriverlo come prodotto di polinomi di grdo inferiore. Esempio: ( )( ) Osservimo che l uguglinz,

Dettagli

Geometria Analitica Domande, Risposte & Esercizi

Geometria Analitica Domande, Risposte & Esercizi Geometri Anlitic Domnde, Risposte & Esercizi. Dre l definizione di iperole come luogo di punti. L iperole è un luogo di punti, è cioè un insieme di punti del pino le cui distnze d due punti fissi F e F

Dettagli

Micol Amr ANALISI MATEMATICA I - 999/000 rispettivmente, hnno entrmbe come sostegno l circonferenz unitri di centro l'origine, m sono due curve distin

Micol Amr ANALISI MATEMATICA I - 999/000 rispettivmente, hnno entrmbe come sostegno l circonferenz unitri di centro l'origine, m sono due curve distin CURVE IN IR N. Denizione e prime propriet. Si I un intervllo contenuto in IR. Dt un N-pl di funzioni f i : I! IR, i =;:::;N, indicheremo con f : I! IR N l funzione che d ogni punto x I ssoci l N-pl fx)

Dettagli

TEORIA ELEMENTARE DEL PROBLEMA DI CAUCHY

TEORIA ELEMENTARE DEL PROBLEMA DI CAUCHY TEORIA ELEMENTARE DEL PROBLEMA DI CAUCHY DANIELE ANDREUCCI DIP. METODI E MODELLI, UNIVERSITÀ LA SAPIENZA VIA A.SCARPA 16, 00161 ROMA, ITALY ndreucci@dmmm.unirom1.it 1. Notzione fondmentle e prime definizioni

Dettagli

si definisce Funzione Integrale; si chiama funzione integrale in quanto il suo * x

si definisce Funzione Integrale; si chiama funzione integrale in quanto il suo * x Appunti elorti dll prof.ss Biondin Gldi Funzione integrle Si y = f() un funzione continu in un intervllo [; ] e si 0 [; ]; l integrle 0 f()d si definisce Funzione Integrle; si chim funzione integrle in

Dettagli

Lezione 1 Insiemi e numeri

Lezione 1 Insiemi e numeri Lezione Insiemi e numeri. Nozione di insieme, sottoinsieme, pprtenenz Con l prol insieme intendimo un collezione di oggetti detti suoi elementi. Ogni insieme è denotto con lettere miuscole e i suoi elementi

Dettagli

IL CALCOLO LETTERALE: I MONOMI Conoscenze. per a = - 2 vale:

IL CALCOLO LETTERALE: I MONOMI Conoscenze. per a = - 2 vale: IL CALCOLO LETTERALE: I MONOMI Conoscenze. Complet.. Un espressione letterle è.... Per clcolre il vlore numerico di un espressione letterle isogn...... c. Non si possono ssegnre lle lettere che compiono

Dettagli

Meccanica dei Solidi. Vettori

Meccanica dei Solidi. Vettori Meccnic dei Solidi Prof. Ing. Stefno Avers Università di Npoli Prthenope.. 2005-06 Lezione 2 Vettori Definizione: Un grndezz vettorile (o un vettore) è un grndezz fisic crtterizzt oltre che d un numero

Dettagli

LOGICA MATEMATICA PER INFORMATICA (A.A. 12/13)

LOGICA MATEMATICA PER INFORMATICA (A.A. 12/13) LOGICA MATEMATICA PER INFORMATICA (A.A. 12/13) DISPENSA N. 9 Sommrio. Crtterizzimo l equivlenz elementre in termini di sistemi di isomorfismi przili e di giochi di Ehrenfeucht-Frïssé. 1. Giochi di Ehrenfeucht-Frïssé

Dettagli

b a ax b 0 Equazione lineare B) Equazioni di 2 grado incomplete: ax 2 0 Equazione monomia x 2 0

b a ax b 0 Equazione lineare B) Equazioni di 2 grado incomplete: ax 2 0 Equazione monomia x 2 0 www.esmths.ltervist.org EQUZIONI DI GRDO SUPERIORE L SECONDO PREMESS Finor simo cpci di risolvere solo equzioni di primo e di secondo grdo. imo imprto che isogn prim condurle form cnonic e poi procede

Dettagli

Integrali de niti. Il problema del calcolo di aree ci porterà alla de nizione di integrale de nito.

Integrali de niti. Il problema del calcolo di aree ci porterà alla de nizione di integrale de nito. Integrli de niti. Il problem di clcolre l re di un regione pin delimitt d gr ci di funzioni si può risolvere usndo l integrle de nito. L integrle de nito st l problem del clcolo di ree come l equzione

Dettagli

Variabile casuale uniforme (o rettangolare)

Variabile casuale uniforme (o rettangolare) Vribile csule uniforme (o rettngolre) Le crtteristic principle è che le sue relizzzioni sono equiprobbili Si pplic nelle situzioni in cui il fenomeno: Assume vlori in un intervllo limitto [,b] L probbilità

Dettagli

Lezione 14. Risoluzione delle equazioni algebriche.

Lezione 14. Risoluzione delle equazioni algebriche. Lezione Prerequisiti: Lezioni 8,. Risoluzione delle equzioni lgebriche. Si F un cmpo, e si K un chiusur lgebric di F. Si f ( ) F[ ] non costnte. Studimo i metodi di risoluzione per l equzione f ( ) = 0,

Dettagli

B8. Equazioni di secondo grado

B8. Equazioni di secondo grado B8. Equzioni di secondo grdo B8.1 Legge di nnullmento del prodotto Spendo che b0 si può dedurre che 0 oppure b0. Quest è l legge di nnullmento del prodotto. Pertnto spendo che (-1) (+)0 llor dovrà vlere

Dettagli

Differenziale. Consideriamo la variazione finita, x della variabile indipendente a cui corrisponde una variazione finita della funzione f x, f x y

Differenziale. Consideriamo la variazione finita, x della variabile indipendente a cui corrisponde una variazione finita della funzione f x, f x y Differenzile Considerimo l vrizione finit, dell vriile indipendente cui corrisponde un vrizione finit dell funzione f, f y Δf 1 Δ 2 L vrizione dell vriile dipendente puo' essere molto piccol, infinitesim

Dettagli

Teorema della Divergenza (di Gauss)

Teorema della Divergenza (di Gauss) eorem dell ivergenz (di Guss) i un dominio tridimensionle regolre, l cui frontier è un superficie chius orientt con cmpo normle unitrionˆ uscente d. e F(,,z) F (,,z) i F (,,z) j F (,,z) k è un cmpo vettorile

Dettagli

LINGUAGGI FORMALI Esercizi

LINGUAGGI FORMALI Esercizi LINGUAGGI FORMALI Esercizi PPPPPP Nicol Fnizzi LINGUAGGI DI PROGRAMMAZIONE Corso di Informtic T.P.S. Diprtimento di Informtic Università di Bri Aldo Moro [2014/01/28-13:30:23] [ 2 / 14 ] Indice 1 Introduzione

Dettagli

Strumenti per la Definizione della Sintassi dei Linguaggi di Programmazione 1

Strumenti per la Definizione della Sintassi dei Linguaggi di Programmazione 1 Strumenti per l Definizione dell Sintssi dei Linguggi di Progrmmzione 1 Docente: Luc Tesei Scuol di Scienze e Tecnologie Università di Cmerino Anno Accdemico 2012/2013 1 Queste note intendono coprire gli

Dettagli

8. Prodotto scalare, Spazi Euclidei.

8. Prodotto scalare, Spazi Euclidei. 8. Prodotto sclre, Spzi Euclidei. Ricordimo l definizione di prodotto sclre di due vettori del pino VO 2 (vle in modo del tutto nlogo nche in VO 3 ). Definizione: Sino v, w VO 2 e si θ l ngolo convesso

Dettagli

Equivalenza tra equazioni di Lagrange e problemi variazionali

Equivalenza tra equazioni di Lagrange e problemi variazionali Equivlenz tr equzioni di Lgrnge e problemi AM Cherubini 20 Aprile 2007 1 / 21 Problemi Mostrimo or come si possono ricvre sistemi di equzioni con struttur lgrngin in un mbito diverso: prim si er crtterizzt

Dettagli