Elementi di Teoria Keynesiana Approfondimenti di Macroeconomia

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1 Elementi di Teoria Keynesiana Approfondimenti di Macroeconomia Annamaria Variato Università degli Studi di Bergamo a.a

2 L importanza della Teoria Generale Scusate la presunzione Probabilmente sono keynesiana. Non credo all esistenza di leggi economiche infallibili perché credo nell esistenza di Dio. E benché abbia un estrema fiducia nella medicina, mi sono ben chiari i rischi connessi all esistenza di effetti collaterali (Anna Maria Variato) L analisi evolutiva della macroeconomia ha evidenziato lo stretto rapporto esistente fra sviluppi teorici e fatti empirici, ma anche sottolineato come le varie scuole di pensiero abbiano in qualche modo tentato di relazionarsi al contributo keynesiano, tanto per approfondirlo quanto per criticarlo. L analisi tematica della macroeconomia (ossia l approfondimento dei vari aspetti costitutivi della teoria macroeconomica a prescindere dalla loro collocazione temporale) non può pertanto prescindere dallo studio dei principali caratteri della teoria keynesiana, ed in particolare del contenuto della Teoria Generale, che più di ogni altro scritto di Keynes si è focalizzato sull interpretazione sistemica della dinamica macroeconomia. Le pagine che seguono rappresentano un tentativo di sintesi dei tratti essenziali dell economia keynesiana, che vengono dedotti dalla lettura autentica della Teoria Generale. Si parlerà delle finalità della Teoria Generale (sono ancora applicabili al contesto attuale?), del metodo keynesiano (è condivisibile?), della caratterizzazione del sistema economico e dell integrazione fra le sue parti (il percorso keynesiano può dirsi chiaro e compiuto, oppure è oscuro e lacunoso?) Lo scopo ultimo di questa trattazione non è quella di indagare sui contenuti della Teoria Generale con l interesse tipico dello storico economico, bensì quello di comprendere se la teoria keynesiana possa fornire ancora oggi validi elementi per la comprensione dei fenomeni macroeconomici, ossia elementi utili alla costruzione di paradigmi teorici di supporto alle scelte di politica economica. 1.1 INNOVATIVITÀ DELLA TEORIA GENERALE 2

3 Che cosa rende originale ed innovativa, ossia generale la teoria economica di Keynes che volle essere teoria dell occupazione, dell interesse e della moneta? L osservazione dell esi-stenza di un mercato del lavoro al cui funzionamento è connaturata la rigidità dei salari monetari, a cui consegue la rigidità dei prezzi, e la potenziale impossibilità di assorbire la disoccupazione attraverso manovre di riduzione salariale? L enfasi sul ruolo giocato dalla domanda effettiva, il venir meno della legge di Say, ossia la constatazione del possibile fallimento della funzione riconosciuta al tasso di interesse nell equilibrare risparmio ed investimento aggregato? L importanza attribuita alla preferenza per la liquidità, che porta, da un lato la moneta a non essere più mero strumento per facilitare le transazioni, ma a divenire riserva di valore, ossia ciò che oggi si definisce strumento finanziario, e quindi elemento di speculazione; e dall altro ad essere parte di una decisione di allocazione intertemporale delle risorse, che fondamentalmente concorre alla determinazione del tasso di interesse? Dunque non più la moneta neutrale della teoria di Cambridge, cui si affida il compito della determinazione dei prezzi, ma la moneta segno, indice della liquidità e della dimensione finanziaria di un sistema capitalistico evoluto, termometro degli umori di una collettività animata da spirito imprenditoriale e da impulsi speculativi, che imperfettamente coordinati innescano cicli di espansione virtuosa o di rapida distruzione della ricchezza, la cui intensità e ricorrenza caratterizzano la dinamica delle economie capitalistiche A ben guardare ciascuno dei punti evidenziati riconduce ad uno specifico mercato: il mercato del lavoro, il mercato dei beni ed il mercato della moneta (e delle attività finanziarie). Insieme questi tre mercati consentono di valutare le condizioni di esistenza e stabilità dell equilibrio macroeconomico. Si potrebbe essere allora indotti a pensare che l innovatività di Keynes possa essere ricondotta all aver evidenziato peculiarità dei mercati che fino alla pubblicazione della Teoria Generale non erano state sottolineate? Una simile sintesi sarebbe riduttiva ed iniqua tanto nei confronti di Keynes, quanto degli autori che lo precedettero o gli furono contemporanei. In primo luogo, infatti, nonostante Keynes possa essere considerato il fondatore della macroeconomia moderna, sarebbe alquanto fuorviante ritenere che il panorama teorico antecedente alla pubblicazione della Teoria Generale fosse caratterizzato dal prevalere di una visione ortodossa e monolitica che acriticamente rappresentava la dinamica economica come l adattamento ottimale del sistema economico all operare di forze di mercato rispondenti a leggi meccanicistiche in grado di coordinare il libero agire individuale. Equilibrio generale walrasiano e laissez-faire non erano esenti da critiche già prima di Keynes 1 ; e fra i suoi stessi sostenitori era ben chiaro che tale modello fosse teoricamente 1 Oltre ai teorici del sottoconsumo a cui Keynes fece talvolta anche riferimento esplicito (vedi Malthus (18XX), Lauderdale (xxxx), Sismondi (xxxx) e Hobson (1923)), non si può non ricordare i contributi di Wicksell (1898), Thorton (1802) 3

4 valido in assenza di incertezza e disturbi di carattere monetario 2. Come sottolineato da (D. Laidler, 1999) pag. 277: non c era un vuoto nell economia monetaria quando fu pubblicata la Teoria Generale. Non esisteva una ortodossia monolitica o atrofizzata, distaccata dalla realtà economica e quindi pronta per essere soppiantata. [ ] Piuttosto, la Teoria Generale deve essere concepita come il contributo a un corpo della letteratura vitale, composito ed in evoluzione che oggi noi conosciamo con il nome di macroeconomia 3. Indubbiamente Keynes mancò di sottolineare il proprio debito intellettuale ad economisti del suo tempo 4 : la necessità di persuadere 5 gli economisti della necessità di una nuova teoria, formulando simultaneamente una teoria superiore e alternativa a quella classica ritenuta fallace, portò l autore alla scelta di una dialettica forte e dai toni per certi versi dispregiativi. Questa scelta non fu certo priva di controindicazioni, perché indubbiamente contribuì ad accentuare il clima di conflittualità intellettuale, ma fu un risultato voluto 6 : grazie alla sua manifesta quanto controversa capacità di persuasione Keynes riuscì a porre le basi affinché la sua opera divenisse un punto focale rispetto al quale gli economisti del passato e le generazioni di economisti a venire avrebbero dovuto comunque confrontarsi. Incidentalmente lo stile retorico keynesiano è stato mantenuto anche dai macroeconomisti successivi, che hanno enfatizzato gli elementi di contrapposizione dei loro contributi originali rispetto alla letteratura precedente, in luogo degli elementi di coesione 7. La discussione della portata e dei limiti della rivoluzione keynesiana, soprattutto in relazione alla sua dimensione dialettica esula di gran lunga dagli obiettivi del presente lavoro 8, e non verrà perseguita ulteriormente. L analisi della portata rivoluzionaria in termini sostanziali è invece rinviata al capitolo 5. A prescindere tuttavia dalla mitizzazione del e Jevons (1863); né d altro canto si può omettere che all inizio del 1900 economisti quali Von Hayeck (1931), Von Mises (1934) e Ohlin (1933), sebbene partendo da presupposti completamente differenti, espressero posizioni alternative e critiche nei confronti del paradigma neoclassico-marginalista. 2 A titolo esemplificativo si veda Knight (1937). 3 Traduzione dall originale. 4 I richiami ad economisti del passato sono per lo più contenuti nel capitolo 23; viene riconosciuto credito a Marshall nei capitoli precedenti, ed a Kahn per lo sviluppo del concetto di moltiplicatore (capitolo 10); ma soprattutto, si ritrovano elementi di critica all indirizzo di Pigou, von Mises, Hayeck, Robbins, Allen (in particolare nell appendice al cap. 14) e Robertson (cap. 22). Quindi gli elementi di contrapposizione o almeno di distinzione dalla letteratura contemporanea superano di gran lunga quelli di coesione. 5 Non bisogna dimenticare che Keynes fu un personaggio eclettico e sempre in bilico nella scelta fra discipline diverse e per taluni aspetti conflittuali come la filosofia e la matematica, e che dedicò al tema della persuasione una serie di saggi apparsi nel In questa linea interpretativa si veda anche Gotti, M. "La "General Theory" Come Opera Aperta," A. Marzola and F. Silva, John M. Keynes Linguaggio E Metodo. Bergamo: Pierluigi Lubrina Editore, 1990, Gli esempi al riguardo potrebbero seguire numerosi, ma emblematico al riguardo sono certamente i contributi di Lucas. 8 Sul rapporto fra finalità della Teoria Generale e retorica dell opera si rimanda all interessante raccolta di saggi pubblicata a cura di Marzola, A. and Silva, F. eds. John M. Keynes. Linguaggio E Metodo. Bergamo: Pierluigi Lubrina Editore,

5 ruolo di Keynes nel percorso che ha portato al consolidarsi della moderna teoria macroeconomica, resta il fatto che l aspetto originalmente rivoluzionario per l epoca, fu l enfasi sulla necessità di adottare un approccio sistemico per la comprensione della dinamica capitalistica. E questo aspetto ci riporta al secondo dei motivi per cui l innovatività di Keynes non può essere ricondotta alla semplice proposizione di delucidazioni sul funzionamento di singoli mercati. 1.2 IL SIGNIFICATO MODERNO DELL APPROCCIO MACROECONOMICO LE ORIGINI Che cosa significa possedere una visione sistemica? E più specificamente, era tale necessità del tutto sconosciuta agli economisti contemporanei o antecedenti a Keynes? La risposta negativa che caratterizza il secondo quesito potrebbe indurre a ridimensionare notevolmente l originalità del contributo Keynesiano, ma nel corso della trattazione risulterà evidente come il richiamo alla necessità di una speculazione di carattere sistemico non implicasse tanto considerazioni sull oggetto di studio, quanto una riflessione sul metodo di studio. Ed in questo senso l originalità di Keynes resta salva. Per quanto riguarda l oggetto di studio, infatti, già gli economisti classici possedevano senza dubbio una concezione sistemica della materia: studiavano le cause della ricchezza e della dinamica dell accumulazione, nel tentativo di individuare le ragioni della prosperità o del declino delle nazioni. D altro canto questa visione d insieme era anche permeata da una forte componente etica o quanto meno filosofica: la ricerca delle fonti del valore era anche ricerca delle modalità di ripartizione del surplus fra le categorie che avevano concorso a produrlo. Esisteva cioè un inscindibile relazione fra (i) analisi sistemica, (ii) etica e (iii) teoria della distribuzione del reddito. (eventualmente produrre citazioni al riguardo). Il generale pessimismo che pervade la letteratura classica in merito alle possibilità del sistema capitalistico di perdurare indefinitamente, giustificato principalmente da una inadeguata valutazione del ruolo del progresso tecnologico e degli annessi incrementi di produttività; nonché il prevalere di posizioni che portavano a ritenere che il conflitto distributivo fra le classi sociali si sarebbe risolto con il rovesciamento violento delle istituzioni vigenti, creò le condizioni favorevoli al consolidamento dell approccio neoclassico marginalista. Rispetto a quanto l aveva preceduto, tale approccio riduceva 9 il sistema economico ad essere la somma delle sue parti, ossia la somma di innumerevoli mercati, che singolarmente soggiacevano alle leggi della domanda e dell offerta, le quali a loro volta erano somma (o aggregazione) di azioni indivi- 9 Il termine in questo caso è usato in senso riduzionista e per nulla dispregiativo. 5

6 duali ottimizzanti. Inoltre, enfatizzando il ruolo dell azione individuale e del meccanismo di mercato, tale approccio stabiliva una sequenza causale fra allocazione e distribuzione, subordinando la seconda alla prima, o meglio creando la finzione secondo la quale da un lato esiste l economia positiva il cui scopo è lo studio dell efficiente allocazione delle risorse, vale a dire l economia oggettiva che elimina lo spreco (il male peggiore in un sistema in cui le risorse sono irrimediabilmente scarse in rapporto agli infiniti usi e bisogni alternativi), e dall altro esiste l economia normativa che si occupa della distribuzione, cioè l economia politica, quella che stabilisce se il risultato raggiunto dal mercato sia anche accettabile a livello sociale, oppure debba essere alterato per ottenere un equilibrio più equo. In estrema sintesi, la teoria neoclassico-marginalista relegò nell ombra ciò che i classici non avrebbero invece mai messo in discussione: il principio per cui la comprensione della dinamica dei sistemi economici non può prescindere dal possedere una visione d insieme, e che tale dinamica implica una simultaneità piuttosto che una consequenzialità fra temi allocativi e distributivi, ossia fra efficienza ed equità delle scelte. Sostenere dunque che la macroeconomia sia nata alla fine degli anni 30 del ventesimo secolo è forse una affermazione poco accurata, giacché quanto meno dal punto di vista sostanziale 10, quanto ha preceduto l avvento della teoria marginalista aveva più tratti in comune con la macroeconomia che con la microeconomia, così come le intendiamo oggi L APPROCCIO MACROECONOMICO MODERNO Perché non vi è coincidenza fra equilibrio economico generale ed equilibrio macroeconomico? Che cosa rende differente l equilibrio degli n mercati che compongono un sistema dall equilibrio del sistema stesso? Si è detto che si tratta di una questione metodologica più che di una questione relativa all oggetto di studio. Ricorrendo al pensiero aristotelico si potrebbe semplicemente affermare che il tutto non equivale alla somma delle parti, ma possiede una propria ragione d essere. Le esemplificazioni potrebbero poi seguire numerose. In questa sede può essere utile un esemplificazione attinente ad uno dei miei passatempi preferiti. Adoro comporre i puzzle. E un ottimo esercizio zen, che educa alla pazienza e allo spirito d osservazione. Non potrei comporre nessun quadro se non osservassi attentamente le singole tessere, se non separassi la cornice dal centro, se non raggruppassi le diverse sfumature in gruppi omogenei. Eppure non arriverei alla fine se mi fermassi 10 Il vocabolo macroeconomia effettivamente è comparso all inizio del ventesimo secolo e viene di norma attribuito a Lindhal. 6

7 solamente a questo, se non sapessi che alla fine comporrò un immagine dal significato complessivo e ulteriore rispetto alle singole componenti. Spesso la conoscenza della figura intera che si deve comporre aiuta a sistemare le tessere. Ma mi è capitato di ricomporre puzzle senza avere una figura di riferimento. Il rompicapo più complesso prevedeva persino una stampa ignota su entrambi i lati delle tessere Fra tutte le possibili esemplificazioni questa credo sintetizzi al meglio la necessità che l economia sia costituita sia dalla macro che dalla microeconomia. Infondo, lo studio dei sistemi economici è come la composizione di un puzzle. Vi sono fasi storiche di grande cambiamento, nelle quali l immagine di riferimento non esiste, e dunque non resta che affidarsi all analisi dei particolari, che pezzo dopo pezzo porteranno ad una costruzione d insieme; ma in assenza di rivoluzioni, dal passato vengono indicazioni che danno un immagine di fondo, attendibile per quanto suscettibile di cambiamento, ed allora l affidarsi alla visione d insieme è condizione per unire assai più velocemente le singole tessere. Nessuna delle due strategie (affidarsi unicamente al micro o al macro) paga per se stessa, non fosse altro perché per perseguirla occorre assai più tempo. Personalmente ritengo che la sfida di un puzzle sia quella di ricomporre l immagine intera, obbligando al tempo stesso ad una comprensione assoluta dei particolari. Forse la mia preferenza per la macroeconomia è data dal senso di assoluto che evoca: il tutto che trascende le parti, senza però prescindere dalle parti. Questo esempio pragmatico credo faciliti la lettura del passaggio seguente, il cui contenuto è invece prettamente metodologico. Che il richiamo di Keynes ad un approccio sistemico sia da intendersi soprattutto in senso metodologico diviene esplicito non appena si consideri che di per sé l equilibrio economico generale cui giunge la scuola marginalista è equilibrio dell intero sistema economico, essendo simultaneo equilibrio di tutti gli n mercati che compongono il sistema stesso. La tesi della non equivalenza fra macroeconomia ed equilibrio economico generale è sintesi di filosofia classica e modernità. Da un lato è infatti il pensiero aristotelico che afferma che il tutto non equivale alla somma delle parti, ma possiede una propria ragione d essere. Dall altro è il tentativo di applicare questo pensiero al contesto proprio dell economia, trovando un linguaggio utile a spiegare come e perché il tutto e le parti in economia tendenzialmente non coincidano. Classica è l osservazione che la coincidenza fra tutto e somma delle parti si ottiene a condizione di ipotizzare totale indipendenza fra le parti. Moderna è la contestualizzazione alla teoria marginalista che deriva l equilibrio economico da tacite ipotesi di indipendenza fra i mercati. Se all interno dell approccio di equilibrio economico generale 7

8 esistesse la possibilità di considerare tutte le possibili interrelazioni spazio-temporali fra i mercati, il pensiero aristotelico rimarrebbe valido, ma verrebbe meno la contrapposizione fra approccio marginalista ed approccio keynesiano. Infatti la molteplicità di ragioni che a livello filosofico giustificano una differenza fra il tutto e la somma delle parti, nella teorizzazione economica si riconduce alla necessità di riconoscere una interdipendenza organica fra i mercati. 1.3 L APPROCCIO MACROECONOMICO NELLA TEORIA GENERALE La visione sistemica di Keynes viene sostenuta seguendo un percorso logico espositivo rigoroso che si snoda nella Teoria Generale. Anzitutto si parte dall enunciare lo scopo dell opera. Tale finalità viene perseguita attraverso un metodo molto preciso, che implica innanzitutto (1) una contrapposizione critica nei confronti della posizione intellettualmente dominante dell epoca. Keynes sottolinea quelli che a suo dire sono gli errori della teoria classica, e si sofferma particolarmente sulla fallacia di composizione. (2) Quindi passa alla parte costruttiva del suo ragionamento che è fatta di argomenti di carattere generale e di caratterizzazione dei particolari relativi ai singoli mercati, che sostengono logicamente la tesi della Teoria Generale. Passiamo ad esaminare nel dettaglio ciascuno di questi punti. Come dimostrare fallacia della teoria classica? L argomentazione procede per punti. E interessante notare che il libro si intitola Teoria Generale dell occupazione, dell interesse e della moneta, si spiegano nell ordine occupazione, interesse e moneta, ma in realtà il nesso causale fra le variabili, a ben guardare, dopo avere studiato le variabili è esattamente invertito La scelta espositiva è un percorso a ritroso. Come in un giallo vediamo la scena del delitto ma non sappiamo chi è il colpevole In sostanza si parte dalla prima affermazione secondo cui il problema della disoccupazione non può essere risolto solo guardando al mercato del lavoro, e non può essere visto come fenomeno di natura volontaria o frizionale. E, poco a poco, attraverso la definizione della domanda e dell offerta aggregata, con annesse determinanti, si arriva ad esaminare il ruolo di tasso di interesse ed a giustificare perché questo non serva ad equilibrare investimento e risparmio; per giungere infine al ruolo della moneta e al meccanismo di fissazione dei prezzi. Prescindiamo dai prezzi che compaiono per ultimi e, nella catena causale, effettivamente dovrebbero rimanere ultimi: le ragioni della disoccupazione sono da ricercare nella natura stessa del capitalismo monetario, nella necessità di accumulare moneta che nasce dal vivere in un mondo incerto, ma anche dall avidità umana. La struttura logica della Teoria Generale si fonda su alcuni pilastri fondamentali che possono essere di seguito riassunti. 8

9 Punto 1. La Teoria Generale studia le peculiarità delle economie monetarie di produzione L analisi della Teoria Generale si applica ad un sistema capitalistico evoluto, ossia studia le economie monetarie di produzione. I caratteri di questo tipo di sistema sono due: a) vale nesso causale denaro merce denaro (piuttosto che merce denaro merce); b) si opera in un contesto di incertezza irriducibile o fondamentale. Bisogna capire se i due fattori sono ugualmente necessari e rilevanti. Anche in questo caso la risposta di Keynes e quella dei suoi successori potrebbe non essere strettamente coincidente. Pur considerando entrambi i fattori, per Keynes era comunque preminente il primo, mentre a tutta evidenza i Post-Keynesiani (soprattutto americani) fanno esattamente il contrario. A prescindere momentaneamente dalla rilevanza dei due, vediamone le implicazioni. Se la finalità della dinamica capitalistica è l accumulazione di moneta è perché si tratta di un bene particolare con funzioni e peculiarità distintive. Di fatto Keynes sottolinea che non sono tanto le funzioni della moneta a distinguere una economia monetaria da una economia non monetaria; in questo caso infatti, se anche la moneta servisse da unità di conto, per agevolare le transazioni, se assolvesse ad una funzione di riserva di valore, ed in quanto tale rispondesse ad esigenze speculative che nascono dal dover fronteggiare l ineliminabile incertezza in cui vengono intraprese le decisioni economiche, rimarrebbe comunque un velo, ossia uno strumento che agevola il funzionamento dei sistemi capitalistici evoluti, mantenendosi in posizione di neutralità rispetto alla determinazione del livello o della variazione dell attività reale (intesa come reddito, accumulazione e occupazione). La moneta è un bene particolare perché ha le caratteristiche ricordate da Keynes nel cap. XX (più specificamente un costo pressoché nullo di detenzione, un costo nullo di trasformazione in attività liquida, un rendimento dalla detenzione molto basso perché associato ad un rischio intrinseco all attività stessa altrettanto basso). Sono tali caratteristiche ad impedire che il rendimento della moneta scenda al di sotto di un certo limite e indirettamente sono queste a determinare il tasso di interesse prevalente sul mercato, il quale a sua volta sarà rigido verso il basso, portando ad un livello di investimento incongruo rispetto alla piena occupazione del lavoro. La moneta (o un bene con le sue caratteristiche) esisterebbe anche se non ci fosse incertezza? Ovvero l incertezza da sola basterebbe a far saltare il meccanismo che porta al riequilibrio fra risparmi ed investimento? E possibile rispondere affermativamente ad entrambe le domande, tuttavia i sistemi ai quali darebbero vita non sono quelli che ci troviamo ad esaminare nella vita reale e quindi una ulteriore esplorazione dell argomento sarebbe in un certo senso oziosa. Punto 2. Le caratteristiche del sistema economico non si inducono per semplice estensione delle leggi microeconomiche. 9

10 Per capire che cosa succede nel sistema occorre evitare un errore fondamentale, ossia credere che le caratteristiche di un mercato (o parte, o microeconomiche) si estendano senza variazioni al sistema nel suo complesso. La visione sistemica è essenziale alla comprensione della TG. Keynes non parla di mercati distinti, ma al contrario evidenzia le strette relazioni che esistono fra un mercato e l altro, inserendole in una dimensione intertemporale. L idea è senza dubbio buona, la trattazione un po meno soddisfacente, perché in realtà le considerazioni dinamiche sono un po contorte ed i nessi causali specificati un po alla rinfusa Questo punto di fatto sottolinea due aspetti: 1) il problema della fallacia di composizione (pensare che proprietà micro siano anche proprietà macro); 2) problema della mancata considerazione dell interdipendenza fra vari mercati. E importante sottolineare che possedere una visione macroeconomica non implica ragionare a prescindere dalla microeconomia. Per Keynes questo è chiarissimo Punto 3. La dinamica economica è in continuo divenire, quindi tracciarne i nessi causali è per certi versi un operazione arbitraria (come stabilire se è nato prima l uovo o la gallina). I nessi causali si stabiliscono nel momento in cui si traccia la distinzione fra: a) dati del problema, b) variabili indipendenti (o esogene), c) variabili dipendenti (o endogene). Il confine fra a) e b) si traccia sulla base di scelte di politica economica: in sostanza si collocano fra indipendenti le variabili che possono essere utilizzate come strumenti di politica economica. Punto 4. Descrizione del meccanismo che porta all equilibrio macroeconomico. La struttura causale richiamata nella Teoria Generale segue un percorso del tipo: a) partenza da dati del problema macroeconomico standard (struttura dei mercati, preferenze, tecnologie, struttura istituzionale, demografia, variabili di politica economica rilevanti ) b) valutazione delle aspettative di rendimento dei nuovi beni di investimento (da cui discende prezzo di domanda) e del prezzo di offerta dei beni di investimento: calcolo dell efficienza marginale del capitale (MEK) c) valutazione della preferenza per la liquidità (che determina la domanda di moneta L d in parte, ma non la determina completamente perché per conoscerne entità occorrerebbe anche conoscere Y) e offerta di moneta. N.B. Semplificando Ld=L(i) invece sarebbe possibile determinare i d) noti i e MEK si determina I e) valutazione della propensione al consumo (e altre variabili fiscali) 10

11 f) noti I e propensione al consumo, via moltiplicatore, si ottiene Y g) noto Y si determina residualmente S (=I) h) noto Y si determina N i) date le condizioni di offerta e i salari nominali si determina p. Dalla sequenza (a) (i) non c è nessuna ragione per ritenere che Y sia quello di pieno impiego, perché N è determinato, non determinante. E con questo si giunge alla dimostrazione che il risultato di sottoccupazione è il caso generale al quale la teoria economica deve riferirsi. Data la struttura logica sopra esposta è possibile analizzare in maggior dettaglio il contenuto della Teoria Generale. 1.4 LO SCOPO DELLA TEORIA GENERALE Keynes scrive la Teoria Generale con una serie di finalità: (i) finalità descrittiva: studiare le forze che concorrono alla determinazione del prodotto e del livello di occupazione delle economie monetarie; (ii) finalità critica: dimostrare che la teoria classica si concentra su una situazione particolare e di fatto irrilevante per l economista che si occupi di spiegare la dinamica delle economie monetarie; (iii) finalità politica: sostenere l auspicabilità dell azione pubblica nell economia, indicando gli strumenti necessari a tale azione; (iv) finalità sociologica: persuadere sia economisti che politici della correttezza delle tesi (ii) e (iii). Tali obiettivi sono espressamente e inequivocabilmente esplicitati in vari passaggi della TG: This book, on the other hand, has evolved into what is primarily a study of the forces which determine changes in the scale of output and employment as a whole; and, whilst it is found that money enters into the economic scheme in an essential and peculiar manner, technical monetary detail falls into the background. A monetary economy, we shall find, is essentially one in which changing views about the future are capable of influencing the quantity of employment and not merely its direction (vii prefazione inglese) (enfasi aggiunta). In questo passaggio risultano evidenti: (1) il richiamo ad un analisi di tipo sistemico volta alla determinazione delle variabili macroeconomiche chiave (produzione ed occupazione), (2) il ruolo attribuito alla moneta, che deve essere considerata essenziale, benché non sia strettamente necessario delineare fin da subito, nei dettagli, gli aspetti tecnici che determinano la sua circolazione nel sistema economico, (3) la definizione di economia monetaria. Questi elementi costituiscono lo scenario che Keynes intende studiare e descrivere. 11

12 The postulates of the classical theory are applicable to a special case only and not to the general case, the situation which it assumes being a limiting point of the possible positions of equilibrium. Moreover, the characteristics of the special case assumed by the classical theory happen not to be those of the economic society in which we actually live (p. 3). (enfasi aggiunta) Fin dalle prime pagine Keynes esplicita che la teoria classica (intendendo l approccio neoclassico marginalista e di equilibrio economico generale) si applica ad un caso limite in cui può trovarsi una economia reale, e non può dunque essere considerata come il punto di partenza per un analisi di tipo generale. Our final task might be to select those variables which can be deliberately controlled or managed by central authority in the kind of system in which we actually live (p. 247). La TG non è destinata al solo pubblico accademico, ma ha una precisa finalità pragmatica: arrivare a costruire una teoria che serva a selezionare le variabili che l autorità di politica economica può gestire al fine di raggiungere i propri obiettivi. La fiducia nel potere persuasivo delle idee non potrebbe essere resa più esplicitamente (pertanto è ovvio che Keynes ritenesse che il suo contributo avrebbe prima o poi cambiato il modo di concepire l economia teorica ed applicata): But apart from this contemporary mood, the ideas of economists and political philosophers, both when they are right and when they are wrong, are more powerful than is commonly understood. [ ] I am sure that the power of vested interests is vastly exaggerated compared with the gradual encroachment of ideas. Not, indeed, immediately, but after a certain interval; for in the field of economic and political philosophy there are not many who are influenced by new theories after they are twenty five or thirty years of age, so that the ideas which civil servants and politicians and even agitators apply to current events are not likely to be the newest. But, soon or late, it is ideas, not vested interests, which are dangerous for good or evil. (pp ). 1.5 METODO DELLA TG Il metodo della TG è più in generale il metodo di Keynes. Ed in questo senso vengono richiamati alcuni importanti errori metodologici, che quasi in massima parte sono attribuibili all approccio classico. 1. Generalità delle premesse For if orthodox economics is at fault, the error is to be found not in the superstructure, which has been erected with 12

13 great care for logical consistency, but in a lack of clearness and of generality in the premisses. (v prefazione inglese). (enfasi aggiunta) Il primo errore anticipa una questione che viene successivamente ampliata (nel corso del capitolo 2) in merito alla presenza di ipotesi implicite nell approccio classico, le quali da sole garantiscono il risultato di piena occupazione, imponendo un risultato, anziché derivarlo dalla soluzione del problema macroeconomico. Il punto importante, per Keynes è che si tratta di ipotesi implicite (da cui discende l obiezione relativa alla mancanza di chiarezza) che però garantiscono l equivalenza fra equilibrio economico generale e macroeconomia, ossia la coincidenza fra tutto e la somma delle parti (da cui discende l obiezione di generalità delle premesse: come si è osservato nei paragrafi precedenti questa coincidenza non è assicurata in generale, ma solo in caso di stretta indipendenza fra le parti che compongono il sistema). E importante sottolineare che in questo passo Keynes sottolinea la coerenza logica interna della teoria classica; quindi non è a tale coerenza che si indirizza la sua critica. LA FALLACIA DI L errore più rilevante commesso dai classici, secondo Keynes, si ricollega pertanto alla questione metodologica della fallacia di composizio- COMPOSIZIONE ne. La mancata considerazione dell interdipendenza organica fra le parti del sistema porta a definire una macroeconomia che ha proprietà teoriche inesistenti nella realtà. Per Keynes, l interdipendenza organica è esclusa dall operare di tre ipotesi di indipendenza implicite. Queste sono rispettivamente: (i) ipotesi di indipendenza delle variabili reali da variazioni della moneta (ossia ipotesi di neutralità della moneta); (ii) ipotesi di indipendenza da variazioni del valore del prodotto fisico e dell occupazione (ossia ipotesi di equilibrio di piena occupazione permanente); (iii) ipotesi di indipendenza da variazioni del livello del reddito (che implica che ciò che vale a livello microeconomico si estenda anche a livello macroeconomico). Nell insieme, dunque, le ipotesi tacite della teoria classica implicano indipendenza logica da variazioni dei livelli o dei valori fra le varie variabili considerate 11. Tale indipendenza non è verificata in generale nelle economie reali. Per sostenere la correttezza delle proprie argomentazioni Keynes propone diverse situazioni nelle quali emerge il problema della fallacia di composizione (ossia del conflitto che esiste fra microeconomia e macroeconomia). Il primo esempio è costituito dal cosiddetto paradosso della parsimonia, attraverso il quale si dimostra come l atto di risparmio che può essere ragionevole per l individuo (dimensione microeconomica) possa determinare nell aggregato un livello di risparmi tale da impedire il raggiungimento del pieno impiego: 11 Per approfondimenti sulla questione si rinvia a Carabelli in Marzola, A. and Silva, F. eds. John M. Keynes. Linguaggio E Metodo. Bergamo: Pierluigi Lubrina Editore,

14 The insufficiency of effective demand will inhibit the process of production in spite of the fact that the marginal product of labour still exceeds in value the marginal disutility of employment. Moreover the richer the community, the wider will tend to be the gap between its actual and its potential production; and therefore the more obvious and outrageous the defects of the economic system. For a poor community will be prone to consume by far the greater part of its output, so that a very modest measure of investment will be sufficient to provide full employment; whereas a wealthy community will have to discover much ampler opportunities for investment if the saving propensities of its wealthier members are to be compatible with the employment of its poorer members. If in a potentially wealthy community the inducement to invest is weak, then, in spite of its potential wealth, the working of the principle of effective demand will compel it to reduce its actual output, until, in spite of its potential wealth, it has become so poor that its surplus over its consumption is sufficiently diminished to correspond to the weakness of the inducement to invest. But worse still. Not only is the marginal propensity to consume weaker in a wealthy community, but, owing to its accumulation of capital being already larger, the opportunities for further investment are less attractive unless the rate of interest falls at a sufficiently rapid rate; which 'brings us to the theory of the rate of interest and to the reasons why it does not automatically fall to the appropriate level, which will occupy Book IV. (p. 31). Nella seconda esemplificazione si evidenzia il rapporto biunivoco fra domanda aggregata e livello del reddito che esiste a livello macroeconomico, ma non vale a livello individuale (nel senso che una variazione del reddito influenza la domanda del singolo individuo, ma non vale in generale il viceversa): Though an individual whose transactions are small in relation to the market can safely neglect the fact that demand is not a one sided transaction, it makes nonsense to neglect it when we come to aggregate demand. This is the vital difference between the theory of the economic behaviour of the aggregate and the theory of the behaviour of the individual unit, in which we assume that changes in the individual's own demand do not affect his income. (p. 85). Sempre nell ambito della teoria del risparmio, si considera la relazione fra tasso di interesse e risparmio aggregato, che apre la possibilità di effetti più complessi di quelli implicati da considerazioni microeconomiche, ossia una sicura relazione positiva fra le due variabili: 14

15 Thus, even if it is the case that a rise in the rate of interest would cause the community to save more out of a given income, we can be quite sure that a rise in the rate of interest (assuming no favourable change in the demand schedule for investment) will decrease the actual aggregate of savings. (p. 111). Un ulteriore e fondamentale considerazione in merito alla differenza fra micro e macroeconomia si ricava dalla descrizione del concetto di liquidità dell investimento. Evidentemente il possesso di una qualsiasi attività, sia essa finanziaria o meno, si giustifica attraverso una scelta di portafoglio che porta l individuo a gestire le proprie risorse sulla base di scelte combinate di rischio e rendimento. Il movente per detenere un attività poco liquida (e di per sé anche solo per questo fatto più rischiosa) è dato dal maggiore rendimento che la stessa di norma assicura. Ogni individuo ha una personale propensione al rischio, ma a prescindere dalle preferenze individuali, se nel complesso esistono mercati per le attività rischiose è perché ciascun individuo a livello microeconomico spera di poter traslare il rischio del detenere tali attività (ovvero spera di poter vendere un titolo rischioso qualora le sue aspettative mutino, o quando ritenga di aver ottenuto un guadagno sufficiente, o per qualsiasi altro motivo ). Ma quello che vale per l individuo non vale livello macroeconomico: se il mercato cambia idea in massa rispetto ad una determinata attività, il concetto di liquidità della stessa viene meno. In altri termini la traslazione del rischio nell aggregato è impossibile: It (classical theory) forgets that there is no such thing as liquidity of investment for the community as a whole. (p.155). Oltre alla fallacia di composizione un ulteriore errore metodologico si lega alla natura del percorso che porta all elaborazione delle teorie economiche ed ha natura puramente intellettuale: 2. Economisti e dipendenza dalle idee passate It is astonishing what foolish things one can temporarily believe if one thinks too long alone, particularly in economics (along with the other moral sciences), where it is often impossible to bring one's ideas to a conclusive test either formal or experimental. [ ] The difficulty lies, not in the new ideas, but in escaping from the old ones, which ramify, for those brought up as most of us have been, into every corner of our minds. (vii prefazione inglese). Questo passaggio è solo implicitamente una critica all approccio classico, ma più esplicitamente porta l attenzione sulla necessità che lo sviluppo della teoria economica nasca dal confronto delle idee, senza essere il frutto di pensiero individuale isolato. Una delle difficoltà insite nella dialettica delle idee è però determinata dalla dipendenza mentale da schemi acquisiti, che rende difficile l abbandono di vecchie modalità di ragionamento, anche quando si dimostrino fallaci e superate, a favore di nuove idee. 15

16 3. Il metodo della speculazione economica The object of our analysis is, not to provide a machine, or method of blind manipulation, which will furnish an infallible answer, but to provide ourselves with an organised and orderly method of thinking out particular problems; and, after we have reached a provisional conclusion by isolating the complicating factors one by one, we then have to go back on ourselves and allow, as well as we can, for the probable interactions of the factors amongst themselves. This is the nature of economic thinking. Any other way of applying our formal principles of thought (without which, however, we shall be lost in the wood) will lead us into error. (p. 297). Per quanto riguarda lo scopo della teorizzazione economica Keynes sottolinea che non deve tendere a fornire risposte infallibili, ma a suggerire un metodo per l analisi della realtà complessa che ci circonda. In altri termini l economista non deve essere né un indovino né un mago. Con specifico riguardo al modo in cui la speculazione deve essere condotta sia ha una evidente integrazione fra deduzione ed induzione. Infatti, il punto di partenza è la visione di insieme o sistemica. Ma poiché quest ultima è troppo complessa da discernere, può essere utile, in prima approssimazione, delineare le caratteristiche delle parti (passando ad una versione semplificata del problema originario). Quindi, dalle parti si tenta di risalire al sistema cercando di stabilire le possibili interazioni fra le parti: poiché si considera l aspetto di interazione sì può parlare di induzione intesa in senso ampio. In altri termini, Keynes condivide coni classici la necessità di indipendenza logica fra le parti, ma a differenza dei classici tale indipendenza è temporanea ed inoltre è esplicita. Questa scelta metodologica implica che il metodo keynesiano sia generale a livello logico, ma non necessariamente destinato a produrre risultati univoci, essendo molteplici le linee argomentative che si possono seguire per ricostruire le connessioni fra le parti. 4. Attacco a eccessi di matematizzazione Too large a proportion of recent 'mathematical' economics are merely concoctions, as imprecise as the initial assumptions they rest on, which allow the author to lose sight of the complexities and interdependencies of the real world in a maze of pretentious and unhelpful symbols. (p. 298). Evidente in questo passaggio è l avversione di Keynes per la formalizzazione delle teorie economiche se quest ultima si traduce in un puro esercizio estetico e non in un tentativo di catturare la complessità della realtà economica. Quindi, appare evidente che il metodo keynesiano è anzitutto basato sulla scelta di un linguaggio espositivo non formalizzato. Questo aspetto ha costituito uno dei punti più attaccati negli anni successivi alla pubblicazione della Teoria Generale. 16

17 5. Keynes Cassandra di se stesso As is often the case with imperfectly analysed intuitions, their significance only became apparent after I had reached my own conclusions in my own way. (p. 353) Con questa frase Keynes commenta il contributo di un uomo d affari appassionato d economia monetaria (tale Silvio Gesell), sottolineando come quest ultimo non fosse stato adeguatamente apprezzato nel mondo accademico, pur avendo espresso alcune intuizioni fondamentali in merito alla teoria del tasso di interesse e della moneta. Il motivo di questo scarso successo viene individuato da Keynes nello scarso rigore espositivo delle argomentazioni proposte da Gesell, le quali, in ultima analisi hanno lasciato un margine troppo ampio per la libera interpretazione da parte dei lettori. Lo stesso Keynes ammette di aver sottovalutato l importanza dell autore ad una prima lettura, e di averlo rivalutato solo dopo aver maturato una propria visione degli argomenti da questi proposta. Paradossalmente, nel commentare il destino di Gesell, Keynes forniva una motivazione per la spiegazione della conflittualità interpretativa seguita alla pubblicazione della Teoria Generale. Benché non si possa infatti affermare che la Teoria Generale contenga intuizioni imperfettamente analizzate, si può certo dire che molte di esse appaiono ad uno stadio embrionale. 1.6 ERRORI DELLA TEORIA CLASSICA Come si è detto, l inizio della Teoria Generale, oltre a contenere suggerimenti di natura metodologica generale, si configura come un poderoso ed esplicito attacco all approccio neoclassico walrasiano. Oltre agli errori di metodo rilevati nel precedente paragrafo Keynes sottolinea con immagini suggestive e con vigore letterario la fallacia dell approccio classico. Le citazioni che seguono sono un esemplificazione dell uso della parola a fini persuasivi, più che un esempio di come dovrebbe essere condotto il confronto fra posizioni teoriche alternative. Benché questo stile espositivo non sia attualmente di norma accettato dagli editori di riviste scientifiche, ha comunque costituito un caso di scuola al quale gli economisti più autorevoli hanno fatto ricorso per affermare la supremazia della propria scuola di pensiero. The classical theorists resemble Euclidean geometers in a non Euclidean world who, discovering that in experience straight lines apparently parallel often meet, rebuke the lines for not keeping straight as the only remedy for the unfortunate collisions which are occurring. (p. 16). The idea that we can safely neglect the aggregate demand function is fundamental to the Ricardian economics, which underlie what we have been taught for more than a century. Malthus, indeed, had vehemently opposed Ricardo's doctrine that it was impossible for effective demand to be deficient; but vainly. For, since Malthus was unable to explain clearly 17

18 (apart from an appeal to the facts of common observation) how and why effective demand could be deficient or excessive, he failed to furnish an alternative construction; and Ricardo conquered England as completely as the Holy Inquisition conquered Spain. Not only was his theory accepted by the city, by statesmen and by the academic world. But controversy ceased; the other point of view completely disappeared; it ceased to be discussed. The great puzzle of effective demand with which Malthus had wrestled vanished from economic literature. You will not find it mentioned even once in the whole works of Marshall, Edgeworth and Professor Pigou, from whose hands the classical theory has received its most mature embodiment. It could only live on furtively, below the surface, in the underworlds of Karl Marx, Silvio Gesell or Major Douglas. The completeness of the Ricardian victory is something of a curiosity and a mystery. It must have been due to a complex of suitabilities in the doctrine to the environment into which it was projected. That it reached conclusions quite different from what the ordinary uninstructed person would expect, added, I suppose, to its intellectual prestige. That its teaching, translated into practice, was austere and often unpalatable, lent it virtue. That it was adapted to carry a vast and consistent logical superstructure, gave it beauty. That it could explain much social injustice and apparent cruelty as an inevitable incident in the scheme of progress, and the attempt to change such things as likely on the whole to do more harm than good, commended it to authority. That it afforded a measure of justification to the free activities of the individual capitalist, attracted to it the support of the dominant social force behind authority. But although the doctrine itself has remained unquestioned by orthodox economists up to a late date, its signal failure for purposes of scientific prediction has greatly impaired, in the course of time, the prestige of its practitioners. For professional economists, after Malthus, were apparently unmoved by the lack of correspondence between the results of their theory and the facts of observation; a discrepancy which the ordinary man has not failed to observe, with the result of his growing unwillingness to accord to economists that measure of respect which he gives to other groups of scientists whose theoretical results are confirmed by observation when they are applied to the facts. The celebrated optimism of traditional economic theory, which has led to economists being looked upon as Candides, who, having left this world for the cultivation of their gardens, teach that all is for the best in the best of all possible worlds provided we will let well alone, is also to be traced, I think, to their having neglected to take account of the drag on prosperity which can be exercised by an insufficiency of effective demand. For there would obviously be a natural tendency towards the optimum employment of resources in a society which was functioning after the manner of the classical postulates. It may well be that the classical the 18

19 ory represents the way in which we should like our economy to behave. But to assume that it actually does so is to assume our difficulties away. (pp ). Gli ulteriori errori richiamati da Keynes riguardano poi aspetti specifici dell operare dei vari mercati e mettono in evidenza la molteplicità delle dimensioni che implicano una differenziazione fra approccio classico ed approccio keynesiano. Nel mercato dei beni, per esempio, viene sottolineato il legame fra risparmio ed investimento aggregato, che impedisce alle variazioni del tasso di interesse di essere il meccanismo di riequilibrio dei due aggregati, ed in ultima analisi di essere il meccanismo che assicura il raggiungimento dell equilibrio di pieno impiego; si sottolinea come il risparmio abbia natura residuale rispetto al consumo, piuttosto che essere il frutto di una decisione di allocazione intertemporale delle risorse; mentre sul fronte dell investimento viene introdotto il concetto di efficienza marginale del capitale che, pur mantenendo un legame fra investimento e tasso di interesse, determina una sua inscindibile relazione con elementi di aspettativa a lungo termine, rendendolo instabile anche a fronte di una stabilità del tasso di interesse. Nel mercato della moneta la domanda è determinata della funzione di preferenza per la liquidità che a sua volta connette la detenzione di moneta a moventi speculativi oltre che alla necessità di effettuare transazioni; il tasso di interesse è tale da equilibrare il mercato della moneta e delle attività finanziarie. Infine, nel mercato del lavoro, la funzione di offerta e di domanda non sono definite in termini nozionali ossia derivati dall aggregazione di comportamenti microeconomici che sottintendono la massimizzazione dei profitti e dell utilità: sul lato dell offerta viene negata la rilevanza della decisione alternativa lavoro-tempo libero, mentre sul lato della domanda, pur non negando che le imprese perseguano la massimizzazione del profitto, non si trascurano elementi di carattere istituzionale e di contrattazione; ciò che è più rilevante, rispetto al mercato del lavoro è però l emergere di un equilibrio di disoccupazione involontaria, in netta antitesi con la visione classica. 1.7 LA PARTE COSTRUTTIVA DELLA TG La parte costruttiva della TG è strutturata nell intento di trovare una spiegazione alla presenza di un equilibrio aggregato non necessariamente compatibile con il pieno impiego. Come si è detto in apertura della trattazione, la giustificazione dell equilibrio di sottoccupazione viene ricondotta al funzionamento del mercato monetario, ed al ruolo in esso esercitato dalla moneta e dal tasso di interesse, giustificazione che appare compiutamente solo nel capitolo 17 (un appassionato di numerologia potrebbe attribuire un significato simbolico alla scoperta del colpevole proprio in questo capitolo ): Perché non si raggiunge il pieno impiego 1. It is now apparent that our previous statement to the effect that it is the money rate of interest which 19

20 sets a limit to the rate of output, is not strictly correct. We should have said that it is that asset's rate of interest which declines most slowly as the stock of assets in general increases, which eventually knocks out the profitable production of each of the others,except in the contingency, just mentioned, of a special relationship between the present and prospective costs of production. As output increases, own rates of interest decline to levels at which one asset after another falls below the standard of profitable production;until, finally, one or more own rates of interest remain at a level which is above that of the marginal efficiency of any asset whatever. (p. 229). Perché non si raggiunge il pieno impiego 2. Unemployment develops, that is to say, because people want the moon;men cannot be employed when the object of desire (i.e. money) is something which cannot be produced and the demand for which cannot be readily choked off. There is no remedy but to persuade the public that green cheese is practically the same thing and to have a green cheese factory (i.e. a central bank) under public control. (p. 235). Perché non si raggiunge il pieno impiego 3. Our conclusion can be stated in the most general form (taking the propensity to consume as given) as follows. No further increase in the rate of investment is possible when the greatest amongst the own rates of own interest of all available assets is equal to the greatest amongst the marginal efficiencies of all assets, measured in terms of the asset whose own rate of own interest is greatest. In a position of full employment this condition is necessarily satisfied. But it may also be satisfied before full employment is reached, if there exists some asset, having zero (or relatively small) elasticities of production and substitution, whose rate of interest declines more closely, as output increases, than the marginal efficiencies of capital assets measured in terms of it (p. 236). 1.8 DEFINIZIONI KEYNESIANE: ASPETTI SISTEMICI Prima di giungere alla determinazione dell equilibrio di sottoccupazione AD E AS Keynes definisce la varie parti del sistema economico, coerentemente con il proprio metodo d indagine, analizzando dapprima questioni di carattere generale e procedendo via via nel dettaglio dei singoli mercati. Il capitolo 3 della TG viene dedicato alla spiegazione del principio della domanda effettiva, che scaturisce dalle preliminari definizioni delle funzioni di domanda e di offerta aggregata. Si può notare come Keynes definisca le funzioni in termini di livelli occupazionali piuttosto che di output aggregato, ma la natura sostanziale delle due funzioni è simile a quella di norma utilizzata nei manuali di macroeconomia standard. Per ciò che concerne la definizione della domanda 20

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