I profili dei dieci più grandi economisti

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1 ECONOMIA APPLICATA ALL INGEGNERIA I profili dei dieci più grandi economisti Docente: Ferdinando Azzariti Università di Udine A.A

2 I profili dei dieci più grandi economisti 1- Adam Smith 2- Thomas Robert Malthus 3- David Ricardo 4- Karl Marx 5- Leon Walras 6- Vilfredo Pareto 7- Alfred Marshall 8- Irving Fisher 9- John Maynard Keynes 10- Franco Modigliani

3 I PROFILI DEI DIECI PIU GRANDI ECONOMISTI ADAM SMITH NACQUE A KIRLADY(SCOZIA) NEL 1723-morì ad Edimburgo (SCOZIA) nel Professore di logica e filosofia morale, commissario alle dogane. Le sue opere principali sono: Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, 1776; Teoria dei sentimenti morali, 1759.

4 I PROFILI DEI DIECI GRANDI ECONOMISTI SMITH sostiene che la ricchezza di un paese non è costituita solo dalla sua produzione agricola, né tantomeno dalla sua disponibilità di oro e argento, ma dalla somma del lavoro ( nel senso più ampio del termine) dei suoi abitanti. Il mezzo migliore per aumentare la produttività degli singoli, e con essa la produttività generale, è la divisione del lavoro, che, per essere attuata in modo efficace, esige un mercato di concorrenza e la libertà di iniziativa economica e di produzione. La richiesta di un qualsiasi bene stimola il prezzo e, quindi, il profitto del produttore inducendolo a produrre di più. L aumento della disponibilità provoca la riduzione della domanda e quindi del prezzo. Di qui l invocazione della libertà di scambio e dell abolizione di ogni vincolo all iniziativa privata secondo la famosa teoria, descritta da SMITH, della mano invisibile:quando ciascun operatore persegue il proprio tornaconto, il meccanismo di mercato funziona a vantaggio di tutti, come se l intero processo economico fosse diretto da una mano invisibile provvidenziale. 4

5 Adam Smith ( ) pubblica nel 1776 La ricerca sopra la natura e le cause della ricchezza delle Nazioni ed è definito il padre dell economia politica. Smith è il fondatore della scuola classica il cui pensiero si fonda nella realtà economico-sociale e politica di quegli anni. Mutua dai fisiocratici l idea di un ordine naturale, vale a dire di un ordine economico razionale e spontaneo previsto e voluto dalla natura stessa. Ciascuno perseguendo il proprio interesse individuale persegue, di fatto, l interesse generale della società essendo guidato da una mano invisibile. L interesse individuale diviene quindi una virtù etica e giustifica il comportamento della classe borghese e il mercato è guardiano di se stesso essendo guidato da una mano invisibile (questa visione sarebbe corretta se partissimo da un equa distribuzione della ricchezza, altrimenti causa i divari oggi visibili tra paesi industrializzati e PVS). Al pari dei fisiocratici ritiene che lo Stato si deve astenere dall intervenire nell economia e sostiene il liberismo economico superando così la concezione protezionista dei mercantilisti. Secondo la teoria di Smith, la società è divisa in tre classi: i lavoratori: che percepiscono il salario (W); gli imprenditori/capitalisti che percepiscono il profitto (P); i proprietari terrieri che percepiscono la rendita (R). Smith però non è concorde con i fisiocratici circa la distribuzione del sovrappiù che non deve spettare interamente alla rendita perché l imprenditore, che ha anticipato il capitale, ha diritto ad una parte del sovrappiù rappresentato dal profitto. Il sovrappiù si distribuisce tra rendita e profitto. La rendita spetta ai proprietari terrieri perché hanno il diritto di proprietà sulle terre. Il profitto spetta ai capitalisti/imprenditori. L accumulazione del capitale è garantita dal reinvestimento del profitto che è il vero motore dell accumulazione. Per Smith è quindi preferibile un imposta sulla rendita che non blocca l espansione dell economia e non sui profitti che sono il motore dello sviluppo economico. Smith vuole aumentare il sovrappiù senza diminuire il monte salari, essendo già al livello della sussistenza; l unica soluzione è aumentare la produttività del lavoro facendo ricorso alla divisione del lavoro. Egli distingue tra valore d uso di una merce, che dipende dalla sua utilità, e valore di scambio, determinato dalla DOMANDA e dall OFFERTA di mercato. 5 Discepoli di Smith sono Malthus, Ricardo, Say, Mill.

6 GIUDIZI STORIOGRAFICI La ricchezza delle nazioni è un trattato enorme, disordinato, ricco di cose divertenti e scritto in una prosa ammirevole. Con la Bibbia e Il Capitale di Marx, è uno dei tre libri che le cosiddette persone colte si sentono autorizzate a citare senza averli letti. Specialmente nel caso di Smith, chi non lo legge perde molto (Galbraith, Storia dell economia, Rizzoli, Milano 1988, pag 75). Il grande progresso che il pensiero economico deve a SMITH consiste nella sua emancipazione dai limiti del mercantilismo e della fisiocrazia. Da duecento anni gli economisti stavano ricercando la fonte ultima della ricchezza. Con lui il lavoro, in quanto tale, diventa la sorgente di quel fondo di beni da cui ogni nazione trae in origine tutte le cose necessarie e comode della vita, che annualmente essa consuma.(roll, Storia del pensiero economico, Universale Scientifica Boringhieri, Torino 1967, pag 149). 6

7 GIUDIZI STORIOGRAFICI La Ricchezza delle nazioni ci appare come uno sforzo poderoso di dare una prima sistemazione teorica ai problemi di un mondo- quello della Rivoluzione Industriale in cui già si manifesta un profondo travaglio economico e sociale(barucci, Adam Smith e La nascita della scienza economica, Sansoni, Firenze 1973, pag 13). 7

8 PROFILI DEI DIECI GRANDI ECONOMISTI THOMAS ROBERT MALTHUS nacque a Rookery (Surrey, Gran Bretagna) nel 1766-morì a Bath(Gran Bretagna) nel Pastore anglicano, professore, uomo politico- Opere: Saggio sul principio della popolazione, 1798, che è il suo libro più importante; Principi di economia politica,

9 PROFILI DEI DIECI GRANDI ECONOMISTI Malthus teorizzò che esiste un forte squilibrio tra l aumento della popolazione e quello delle risorse alimentari. La prima, in assenza di guerre, carestie, epidemie, cresce con progressione geometrica ( 1,2,3,4,8,16..) mentre i prodotti della terra aumentano secondo una progressione aritmetica (1,2,3,4,5.). E inevitabile perciò che l incremento demografico sia vincolato ai mezzi di sussistenza, e nessun intervento politico o sociale può far mutare questo stato di cose. 9

10 THOMAS ROBERT MALTHUS Un rialzo dei salari non farebbe aumentare la quantità dei generi alimentari necessari, ma solo il loro prezzo; oppure farebbe crescere la popolazione nei limiti consentiti dall incremento naturale della produzione agricola. Tuttavia la somma di capitali disponibili per l espansione dell economia, nel caso in cui si procedesse a un aumento dei salari, si ridurrebbe a mano a mano che la popolazione cresce, e a lungo andare si impoverirebbe tutta la comunità. 10

11 GIUDIZI STORIOGRAFICI MALTHUS sottolinea che la ricchezza può aumentare, senza che per questo migliori la situazione di ogni singolo individuo. Anzi, un miglioramento siffatto non può assolutamente verificarsi, se il numero dei membri della società cresce altrettanto e più rapidamente della quantità di beni disponibili. ( Denis, Storia del pensiero economico, Mondadori, Milano 1973, vol. I, pag.357). A differenza dell amico Ricardo, Malthus non credeva dunque nella legge di Say, secondo la quale gli sbocchi sarebbero sempre assicurati, e non si verificherebbero mai eccessi di offerta complessiva o difetti di domanda complessiva. Per questo nel nostro secolo John Maynard Keynes,un altro grande avversario della legge di Say, avrebbe lodato Malthus( Ricossa Cento trame di classici dell economia, Rizzoli, Milano 1991 pag. 63). 11

12 THOMAS ROBERT MALTHUS Esiste infine un ultimo lascito (anche se non intenzionale) che risale a Malthus quanto a Ricardo. Dopo di loro l economia sarebbe stata associata a una fosca atmosfera di compatto pessimismo e gli economisti si sarebbero visti assegnare (per il tramite di Carlyle) il nome e la fama, che tuttora sopravvivono, di rispettabili professori della scienza deprimente ( Dismal Science). ( Gabraith, Storia dell economia, cit., pag. 95). 12

13 PROFILI DEI DIECI GRANDI ECONOMISTI DAVID RICARDO nacque a Londra nel 1772-morì a Gatcomb Park ( Gran Bretagna) nel Agente di cambio nella Borsa di Londra, accumulò una ingente fortuna che gli permise di dedicarsi agli studi e all attività parlamentare- Opera principale:principi dell economia politica e della tassazione, Ricardo è noto soprattutto per la sua Teoria della rendita fondiaria. 13

14 PROFILI DEI DIECI GRANDI ECONOMISTI Con l aumento della popolazione crescono i prezzi dei prodotti agricoli, la coltura è estesa a terre di qualità inferiore o è sempre più intensificata per cui la rendita dei proprietari( che non dipende per niente dal lavoro) aumenta di continuo. Al tempo stesso l aumentato prezzo dei prodotti alimentari costringe gli industriali a pagare salari più alti, per dare agli operai il minimo necessario per mantenersi. 14

15 DAVID RICARDO Ciò provoca l aumento dei costi dei prodotti manifatturieri che si traduce in minori profitti e di conseguenza in minori investimenti. Di qui la necessità che i governi favoriscano l importanza dei cereali e, più in generale, il commercio estero. L assunto- d impronta smithiana-è che ogni Paese debba dedicarsi alla produzione di quei beni per i quali ha vantaggi comparati maggiori rispetti ad altri Paesi e procurarsi con lo scambio quelli che non ha convenienza a produrre (Teoria dei costi comparati). 15

16 GIUDIZI STORIOGRAFICI Con Ricardo l economia politica raggiunge per la prima volta un sufficiente grado di sistematicità e completezza, anche se molte delle soluzioni proposte dall economista inglese risultano condizionate da ipotesi abbastanza restrittive (Crivellini- Pettenati, L Economia politica in una prospettiva storica, il Mulino, Bologna 1980, pag.80). Ricardo era essenzialmente un pensatore concreto, nel senso che la sua speculazione verteva sempre sul mondo che gli era contemporaneo e che egli conosceva alla perfezione. Il risultato maggiore conseguito da Ricardo si deve cercare nella teoria del valore e della distribuzione. Ricardo si rivolse ai problemi che Smith aveva sollevato e non era riuscito a chiarire. Egli voleva scoprire i rapporti fra le diverse classi sociali e la dinamica del sistema economico(roll, Storia del pensiero economico, cit., pag.171). 16

17 I PROFILI DI DIECI GRANDI ECONOMISTI KARL MARX nacque a Treviri (Germania ) nel 1818-morì a Londra (Gran Bretagna) nel Si occupò di filosofia, economia, e fu un rivoluzionario. Opere principali: Manifesto del partito comunista, 1848; Il Capitale, vol. 1, 1867; Capitale vol.2 e 3( a cura di Engel, 1885,1894). 17

18 I PROFILI DI DIECI GRANDI ECONOMISTI La dottrina marxista rappresenta in un certo senso uno sviluppo ma soprattutto una critica dell economia classica di Smith e Ricardo. Secondo Marx ciò che distingue il capitalismo dai precedenti modi di produzione storicamente determinati è che nell economia capitalistica la forza lavoro è una merce venduta dal lavoratore al capitalista in cambio del salario. 18

19 KARL MARX MARX, pur partendo dal principio che il valore di una merce è dato dal lavoro in esso incorporato e necessario per produrla, elabora la sua teoria del plusvalore. Questo è determinato dal fatto che nella giornata lavorativa il lavoratore crea non solo il valore della sua forza lavoro che viene pagato con il salario ma crea anche un ammontare di plusvalore ( che, in altre parole, è lavoro non retribuito) di cui si appropria il capitalista in quanto proprietario dei mezzi di produzione. 19

20 KARL MARX Il capitale è perciò visto non solo come denaro e mezzo di produzione ma anche come insieme di rapporti sociali che divide la società in classi e garantisce la subordinazione dei lavoratori ai capitalisti(swezzy). Per il capitalista la massima è Accumulare,accumulare! secondo le parole dello stesso MARX. L Accumulazione di capitale tende a crescere fino a concentrare la ricchezza nelle mani di un numero sempre minore di persone. In questa fase il capitalismo entra in crisi per le sue contraddizioni e per i conflitti sociali che genera (l unione dei lavoratori e la lotta di classe). 20

21 KARL MARX GIUDIZI STORIOGRAFICI Su MARX economista e studioso, Joseph Schumpeter, scrisse che egli fu prima di tutto un uomo di profonda cultura, aggiungendo che il metallo freddo della teoria economica è,nelle pagine di Marx,immerso in un tale profluvio di frasi roventi da raggiungere una temperatura che non gli è naturale.(galbraith, Storia della Economia, cit., pag 150). 21

22 LEON WALRAS Nacque a Evreux (Francia) nel morì a Clarens( Svizzera) nel Professore all Università di Losanna- Opere: Elementi di economia politica pura, 1874; Studi di economia sociale, 1896; Studi di economia politica applicata,

23 LEON WALRAS La teoria dei classici sul valore-lavoro, esigeva un ripensamento. La soluzione fu trovata da Walras (e da altri studiosi) con il principio della utilità marginale : il valore di un prodotto o di un servizio è dovuto non al lavoro in esso incorporato, ma all utilità che procura l ultima sua unità disponibile. 23

24 LEON WALRAS Questo principio è alla base della teoria dell equilibrio economico generale secondo la quale tutte le quantità economiche i prezzi delle merci, l insieme dei beni prodotti, i salari, il saggio d interesse- non sono arbitrari, ma, in un mercato di concorrenza perfetta, tendono ad assumere quei valori compatibili con la situazione del mercato stesso. L Economia è in sostanza una rete fittissima di rapporti tra i prezzi dei beni e le quantità domandate e offerte dei beni stessi, per cui ogni cambiamento nella domanda e/o nell offerta si ripercuote sull intero sistema provocando aggiustamenti di produzioni e di prezzi. 24

25 LEON WALRAS GIUDIZI STORIOGRAFICI La posizione predominante della teoria walrasiana dell equilibrio economico generale, assunta all inizio del secolo, va ricondotta alla sua pretesa di costruire l unica teoria scientifica dei fatti economici, dove scientifica ha un significato del tutto preciso: è scientifica una spiegazione che, impiegandone il metodo e il linguaggio, acquisisce il rigore della matematica e della fisica scienze esatte per definizione. (Napoleoni-Ranchetti, il pensiero economico del Novecento, Einaudi,Torino 1990, prefazione, pag.xi). 25

26 VILFREDO PARETO Nacque a Parigi (Francia) nel morì a Céligny(Svizzera) nel Ingegnere, professore all Università di Losanna (successore di Walras). Opere: Corso di economia politica,1986;i sistemi socialisti,1902; Manuale di economia politica,1906; Trattato di sociologia generale,

27 VILFREDO PARETO Alla teoria generale dell equilibrio economico formulata da Walras, Pareto ha apportato importanti sviluppi e sostanziali perfezionamenti. Nel suo Corso ha tra l altro dimostrato che nella produzione dei beni ci sono alcuni fenomeni fondamentali e alcune leggi generali la cui validità non è subordinata a una determinata struttura economicasociale. 27

28 VILFREDO PARETO Secondo Pareto la produzione può raggiungere il massimo possibile (dati alcuni presupposti come le risorse disponibili, lo stato della tecnica, la capacità dei lavoratori ecc.) è necessario che siano soddisfatte alcune condizioni elementari, che sono le stesse in una società capitalistica come in una società socilista. Una produzione pianificata se vuole essere organizzata razionalmente cioè con i minimi costi possibili- si ritroverebbe lo stesso sistema di equazioni valido per una produzione diretta da imprenditori privati( il problema è stato poi approfondito da Mises e Hayek). 28

29 VILFREDO PARETO GIUDIZI STORIOGRAFICI Pareto è il maggiore continuatore di Walras sul terreno della teoria dell equilibrio economico generale. Il più importante dei suoi contributi al riguardo si riferisce a una questione che Walras aveva già affrontato senza però riuscire adarne una soluzione soddisfacente. La questione è quella del giudizio da darsi sulla concorrenza, considerata da Walras come la migliore tra tutte le possibili forme di mercato (Napoleoni-Ranchetti, il pensiero economico del Novecento,c it,pag32). I molteplici interessi di Pareto comprendevano l economia, la sociologia e la politica; prendendo in esame dati statistici elementari arrivò a concludere che in tutti i paesi e in tutti i tempi il reddito era stato distribuito pressappoco allo stesso modo. Questa distribuzione rispecchiava la distribuzione della capacità e del talento nell ordine sociale(galbraith.storia della economia, cit. pag.141) 29

30 ALFRED MARSHALL Nacque a Clapham (vicino a Londra)nel morì a Cambridge nel Si laureò in matematica e viaggiò negli Stati Uniti per poi dedicarsi all insegnamento dell economia politica a Cambridge, dove nel 1903 fu creato un corso di laurea specifico in economia. Attorno a Marshall si formò un gruppo di famosi economisti della scuola economica di Cambridge (Pigou, Keynes,Robertson e altri). Opere:L economia dell industria,1879; Principi di economia, 1890, che è l opera più importante e che divenne il testo fondamentale per lo studio dell economia nei Paesi di lingua inglese con le sue edizioni(l ultima 1920); Industria e commercio,1919; la raccolta di scritti Moneta,credito e commercio,

31 ALFRED MARSHALL L Economia politica o Economia è, per Marshall, uno studio del genere umano negli affari ordinari della vita;essa esamina quella parte dell azione individuale e sociale che è più strettamente connessa con il conseguimento e l uso dei requisiti materiali del benessere. Meglio di altre materie, l economia può servire a risolvere i gravi problemi della società come la miseria, il bisogno, la disoccupazione. Per Marshall, più che le teorie astratte, contano le indagini concrete, la conoscenza diretta dei fatti del lavoro,della produzione e del commercio. 31

32 ALFRED MARSHALL Nel tentativo di dare una soluzione economicamente e socialmente accettabile di questi problemi, Marshall da un lato trasformò la teoria classica e dall altro, non confluì con i marginalisti nello schema dell equilibrio economico generale(per cui viene annoverato fra i neoclassici della seconda generazione ). I suoi apporti maggiori allo sviluppo del pensiero economico riguardano l analisi di breve e lungo periodo; gli equilibri parziali della singola impresa o di una industria; l elasticità della domanda e dell offerta; il concetto di economie esterne all impresa poi sviluppata da Pigou e al quale si ispirano le indagini recenti sull economia dell ambiente e dello sviluppo. 32

33 ALFRED MARSHALL GIUDIZI STORIOGRAFICI Un buon economista deve essere un matematico, uno storico, uno statista, un filosofo. Deve comprendere i simboli ed esprimersi con le parole. Marshall possedeva quasi completamente questa ideale natura multiforme(keynes, inthe Economic Journal,1924). A differenza di Jevons, che aveva dato precipitosamente alle stampe il proprio libro sostenendo di avere distrutto la teoria classica del valore e di avere rivoluzionato l intera teoria economica, Marshall espose e discusse le proprie idee con studenti e colleghi per più di vent anni prima di presentarle cautamente, nel 1890, nei suoi Principi di economia. Come disse opportunamente Keynes, Jevons ha visto bollire la pentola e ha lanciato le grida di gioia del fanciullo;anche Marschall l ha vista bollire, ma si è messo in silenzio a costruire un motore. 33

34 ALFRED MARSHALL GIUDIZI STORIOGRAFICI Il modello fondamentale della teoria microeconomica contemporanea basata sul metodo dell equilibrio parziale deriva dai Principi di Economia di Marshall. Nonostante i molti ed importanti contributi che sono stati portati alla teoria microeconomica da allora, la maggior parte di essi può essere considerata come un affinamento della tecnica analitica.(landreth- Colander,Storia del pensiero economico,il Mulino,1996 pagg.482 e 537). 34

35 IRVING FISHER Nacque a Saugerties (USA)nel 1867-morì a New York(USA)nel Professore di economia nell Università di Yale. Opere: Indagini matematiche sulla teoria del valore e dei prezzi,1892; Natura del capitale e del reddito,1906; Il potere d acquisto della moneta,1911; La teoria dell interesse,1930 che viene considerata la sua opera più importante. 35

36 IRVING FISHER Il merito principale che di solito si attribuisce a Fisher è quello sin dal 1892 una specifica versione in ingegnosi modelli matematici della teoria walrasiana del valore e del prezzo. Il suo contributo più rilevante consiste nella teoria del processo capitalistico basata sull analisi dell interesse e del reddito, con tutte le interdipendenze che esistono tra il saggio d interesse del capitale e gli altri elementi del sistema economico. 36

37 IRVING FISHER Nel campo della teoria monetaria Fisher è noto per aver formulato la teoria quantitativa della moneta mediante la famosa equazione degli scambi. Egli dimostra con un analisi magistrale un fatto dimostrato anche dall esperienza, e cioè che un aumento della quantità di moneta in circolazione si traduce in un aumento proporzionale del livello generale dei prezzi. 37

38 IRVING FISHER GIUDIZI STORIOGRAFICI IL suo interesse particolare era nella distinzione fra reddito come flusso di beni e di servizi nel tempo e capitale come stock di beni in un dato momento, entrambi costituiti dalle stesse cose concrete. La teoria dell interesse di Fisher considera l interesse come il risultato di una preferenza temporale, una preferenza per un reddito psichico presente(soddisfazione)rispetto ad un reddito futuro(roll, Storia del pensiero economico, cit. pagg ). 38

39 JOHN MAYNARD KEYNES Nacque a Cambridge nel 1883-morì a Tilton (Sussex Gran Bretagna) nel Professore all università di Cambridge, uomo d affari, consulente del governo britannico Opere: Trattato sulla moneta, 1930; Teoria generale dell occupazione, dell interesse e della moneta,

40 JOHN MAYNARD KEYNES Secondo la teoria economica tradizionale, il sistema economico capitalistico - basato sulle forze di mercato e sul laissez-faire - tende automaticamente all equilibrio e al pieno impiego delle risorse disponibili. Questa visione ottimistica affonda le radici nella teoria della mano invisibile di Adam Smith. Ma in seguito alla grande crisi economica degli anni trenta, la fiducia nel laissez-faire cominciò a vacillare. 40

41 JOHN MAYNARD KEYNES In tale contesto della storia delle idee economiche si colloca la rivoluzione keynesiana. Il suo maggior merito sta nell aver dimostrato che il sistema economico può raggiungere una posizione di equilibrio, ma può trattarsi di un equilibrio di sottoccupazione. Keynes considera come problema centrale la determinazione del livello del reddito nazionale e di quello dell occupazione, introducendo nell analisi economica nuovi elementi : la propensione al consumo, l efficienza marginale del capitale, il moltiplicatore, la preferenza per la liquidità. 41

42 JOHN MAYNARD KEYNES Se i consumi e gli investimenti non sono sufficienti a determinare un certo livello di reddito e dell occupazione, compete allo Stato intervenire con la politica della spesa pubblica manovrando la finanza pubblica in modo funzionale. Di qui la notevole influenza esercitata dalla teoria keynesiana nella politica economica dei sistemi di economia mista. 42

43 JOHN MAYNARD KEYNES GIUDIZI STORIOGRAFICI Si deve arrivare a Keynes per trovare, sul problema dell occupazione, una critica alla teoria dell equilibrio che sia elaborata in termini teoricamente adeguati. Molti tra i più feroci critici si sono impegnati a smontare il modello di Keynes. Molti dei suoi seguaci a legittimarlo,riconducendolo,attraverso eleganti formulazioni matematiche,entro l alveo della tradizione. Ma l essenza della rivoluzione keynesiana non sta nel modello, sta nella visione:quella che concepisce l economia non come un meccanismo autoregolatore o deterministico, ma come una serie di relazioni probabilistiche largamente influenzate da fattori psicologici e dalla presenza della moneta. Mentre la visione neoclassica rifiuta ogni intervento esterno come perturbatore, quella keynesiana lo esige come regolatore. 43

44 JOHN MAYNARD KEYNES GIUDIZI STORIOGRAFICI Come Alain Peacock ha osservato, Keynes ha ritrasformato l economia politica in politica economica La politica keynesiana, dopo essere stata indicata come la causa del successo economico, fu incolpata per il successivo fallimento. Entrambi gli atteggiamenti non sono giustificati. Le teorie economiche, keynesiane o meno, hanno avuto realmente una tale influenza sulle azioni dei governi? E le politiche statali potevano apportare differenze significative agli avvenimenti? La risposta e entrambi i quesiti è quasi certamente affermativa. Possiamo perlomeno tentare di distinguere tra gli usi retorici e quelli tecnici delle idee economiche, evitando di definire keynesiane la generale espansione delle attività statali dopo la guerra e di attribuire alla politica keynesiana tutte le conseguenze, buone e cattive, che derivano da tale espansione. 44

45 FRANCO MODIGLIANI PREMIO NOBEL 1985 Modigliani, nato nel 1918 a Roma dove si laureò in giurisprudenza, dal 1940 si è trasferito negli Stati Uniti, dove muore nel Professore di Economia, dal 1960 ha insegnato al prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) È il primo premio nobel per l economia di origine italiana. Grazie ai suoi studi sul risparmio e i mercati finanziari. Modigliani può essere considerato, con Samuelson e Tobin (entrambi premi Nobel), come uno degli esponenti più autorevoli della macroeconomia monetaria di origine keynesiana. 45

46 FRANCO MODIGLIANI PREMIO NOBEL 1985 In primo luogo Modigliani ha contribuito alla formalizzazione e alla chiarificazione della teoria economica keynesiana, prima con il suo articolo inglese (Econometrica,del 1944) e poi con un altro saggio, quasi venti anni dopo, dedicato a precisare i meccanismi della teoria monetaria e della macroeconomia. Il secondo contributo riguarda la teoria del risparmio familiare, per la quale Modigliani formulò all inizio degli anni Cinquanta l ipotesi nota come teoria del ciclo vitale, che consente di spiegare molti fenomeni relativi all andamento delle quote del risparmio rispetto al reddito nazionale. 46

47 FRANCO MODIGLIANI PREMIO NOBEL 1985 Il terzo contributo riguarda l esame delle determinanti del valore di borsa delle imprese e l influenza che su tale valutazione hanno i rapporti fra mezzi propri e indebitamento, nonché le politiche dei dividendi. Maestro di numerosi giovani studiosi americani, ma anche italiani, Modigliani ha mantenuto legami con l Italia e soprattutto con l ufficio studi della Banca d Italia. 47

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