Eni - I risultati della strategy execution

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1 Eni - I risultati della strategy execution Categorie : Analisi e Approfondimenti, Ftse Mib, Oil & Gas Data : 14/12/2016 : 08:50 Di seguito l approfondimento sui contenuti dell investor day 2016 tenutosi ieri a New York, dove l Ad Claudio Descalzi ha ricordato gli obiettivi conseguiti dalla strategy execution Evento che segue la storica decisione dell Opec di ridurre la produzione di petrolio dopo una fase di over-supply che ha messo a dura prova l intero settore dell oil&gas. Il titolo ieri ha chiuso in crescita del uno per cento non beneficiando delle dichiarazioni di Descalzi. Ricordiamo che da inizio anno Eni sta sottoperformando le principali competitors europee. L Ad di Eni Claudio Descalzi a New York ha illustrato alla comunità finanziaria i risultati della strategia di trasformazione avviata nel 2014 per contrastare la crisi del settore e illustrato le prospettive future. Esemplificativa la slide finale della presentazione, che evidenzia le differenze tra il 2013 e oggi sulle due principali macro aree di business del gruppo: upstream e mid-downstream (gas and power, raffinazione e chimica. Nell up-stream (dal 2013 a oggi), il colosso italiano ha visto un incremento della produzione del 15,6% a 1,85 milioni di barili al giorno di olio equivalente (produzione 4 trim. 2016). Inoltre il break-even del proprio portafoglio progetti è stato abbassato del 40 per cento a 27 dollari al barile, mentre il capitale inattivo (riserve non ancora in produzione) è passato da 24 a 16 miliardi. Nel G&P invece, la società guidata da Descalzi ha visto il passaggio da un alta percentuale (circa 80%) di contratti take-or-pay, contratti a lungo termine nei quali il prezzo è agganciato alle quotazioni del petrolio, ad oltre il 70% a prezzo di mercato del gas. Nel downstream, il break-even del margine di raffinazione è passato nel periodo da circa 7,5-8 dollari a 4,2 dollari, praticamente dimezzato. Nella chimica il gruppo dovrebbe chiudere l anno con Ebit positivo per 0,3 miliardi, contro il rosso di 0,4 miliardi del / 6

2 In entrambe le aree di business i risultati sono frutto di una strategia di ri-focalizzazione sul core business e forte razionalizzazione dei costi. Nell upstream infatti, in meno di tre anni il gruppo del cane a sei zampe ha conseguito la più elevata crescita organica dell industria, con un aumento di oltre il 15% della produzione, pari a oltre barili al giorno, nonostante una riduzione dei capex del 33% e dei costi operativi del 23 per cento. È stato dimezzato così il break-even dei progetti upstream. Risultato anche legato al fatto che le scoperte effettuate dal gruppo sono per lo più legate ad asset convenzionali (quindi con meno rischi e costi) e ben distribuiti in dieci differenti bacini. Inoltre ricordiamo che la big del petrolio accede alle nuove risorse con un costo esplorativo unitario di 1,2 dollari al barile, un costo pari al 20% della media dell industria. Notevole il rapporto tra barili di nuove risorse scoperte (circa 13 mld di barili dal 2008) e il livello di produzione che per Eni è di 2,5 volte, livello top per l industria. Si ricorda che i progetti avviati da Eni nel biennio , uniti a Kashagan e Goliat, produrranno a regime oltre 500 mila barili al giorno e genereranno un cash flow operativo complessivo di oltre 4 miliardi di euro nel Di questi 13 miliardi di risorse, una parte consistente (in rosso nella parte del grafico in alto a destra) va ad accrescere le riserve (3p indica le riserve certe, probabili ed eventuali), una piccola parte è nella fase di FID (Final Investment Decision), che precede la messa in produzione e un po meno del 50% è in fase di dismissione o è stata dismessa. Cessioni che rientrano nel modello del dual exploration. Strategia che, visto il numero importante di nuove scoperte di giacimenti, permette ad Eni da un lato di rimpiazzare le riserve prodotte, e quindi di sostenere la crescita produttiva organica futura, dall altro consiste proprio nel valorizzare immediatamente alcune scoperte attraverso la cessione di quote di minoranza per fare cassa, anticipando così il cash flow del futuro progetto prima ancora dell entrata in produzione del giacimento. Dal 2013 questa strategia ha generato 5,4 miliardi, riducendo nel contempo investimenti ed esposizione finanziaria. Si ricordano quest anno le recenti dismissioni della concessione di Shorouk (10% a BP e del 30% a Rosneft). 2 / 6

3 Importante anche il lavoro svolto nel mid-downstream. L attività di ristrutturazione ha portato risultati significativi. Nel gas&power Eni ha quasi completato il recupero dei contratti take or pay accumulati negli anni precedenti, per un valore di 1,6 miliardi (breakeven del settore nel 2017), inoltre sta proseguendo nelle rinegoziazioni dei contratti a lungo termine e nella riduzione dei costi di logistica. Nel refining&marketing, la società ha ridotto la propria capacità di raffinazione di oltre il 30%, convertendo due impianti in bio-raffinerie, e come abbiamo detto ha portato il break-even del margine di raffinazione dai 7,5 usd del 2013 ai 4,2 usd. Il settore della Chimica infine ha conseguito nel 2015 e nel 2016 le migliori performance degli ultimi vent anni, grazie alla maggiore efficienza della piattaforma produttiva, a un focus maggiore del portafoglio prodotti sulle specialities, alla chimica verde e allo sviluppo del business internazionale. Come dicevamo, Versalis consegue oltre 300 milioni di utile ed è autofinanziata. Complessivamente, il processo di ristrutturazione dei business mid-downstream ha portato ad eccellenti risultati in termine di cassa. Va considerato infatti che il cash flow generato in questi business nel triennio è passato da un valore negativo per 3,7 miliardi a circa 5 miliardi nel triennio (circa 9 miliardi di generazione di cassa operativa). 3 / 6

4 Come si nota dal grafico sotto, gli sforzi compiuti da Eni dal 2014 ad oggi hanno permesso al gruppo del cane a sei zampe di abbattere in meno di 3 anni il proprio livello di cash neutrality, ovvero la capacità di coprire le capex con il proprio cash flow operativo, dai 127 usd al barile del 2013 (livello di massima inefficienza del settore) ai 50 usd al barile di oggi (-60%). Risultato raggiunto tramite la crescita della produzione e il forte taglio dei costi e capex nonché ristrutturazione del business middownstream. Valore più che dimezzato anche se bisogna specificare che prima il gruppo investiva molto di più, visto i prezzi del petrolio. Importante anche la cassa operativa cumulata e generata nel periodo pari a circa 34 miliardi, valore in linea con i 37 miliardi del periodo , quando il petrolio si era mantenuto su una media di 110 dollari al barile (vs i 64 dollari al barile di questo triennio). Questo significa che praticamente Eni ha più che raddoppiato il valore di ogni barile di materia prima. 4 / 6

5 Commento Nessuna news vera e propria è stata data al mercato ieri dal numero uno del gruppo italiano durante l investor day E di fatti il titolo ha chiuso in rialzo del 1%, ma al di sotto dei prezzi precedenti la presentazione. L evento si è dunque configurato più come una presentazione dei risultati conseguiti dal management nel periodo dall insediamento nel Sulle prospettive Descalzi ha sottolineato che vuole ridurre sotto i 50 dollari al barile il punto di break-even del free cash flow e intende presentare nel 2017 obiettivi sfidanti. Ricordiamo inoltre che Eni da inizio anno sta sottoperformando le principali competitors europee (Bp, Royal Dutch Shell, Total e Repsol). 5 / 6

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