Vedi file aggiuntivo IIa

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Vedi file aggiuntivo IIa"

Transcript

1 1 TEOREMA DI RECIPROCITÀ Vedi file aggiuntivo IIa 2 EITENZA E UNICITA Le leggi che regolano il campo elettromagnetico sono state espresse nella forma di equazioni differenziali. Le suddette equazioni sono lineari, nel dominio della frequenza. Quando si ha a che fare con equazioni differenziali ha senso porsi, oltre al problema della ricerca delle soluzione e della loro proprietà, che sono stati discussi nei capitoli precedenti, anche il problema della esistenza e unicità della soluzione. Per quanto riguarda l esistenza, assumiamo che le nostre equazioni, in quanto rappresentanti coerentemente un fenomeno fisico, abbiano comunque una soluzione. Viceversa, per ottenere l unicità di una certa soluzione, dovremo imporre alla soluzione stessa delle ulteriori condizioni, che ricaveremo ovviamente anch esse dalle proprietà fisiche del fenomeno. Tali condizioni aggiuntive dipenderanno inoltre anche dal dominio (DT o DF ) in cui scriviamo le equazioni. Nei prossimi paragrafi vedremo in dettaglio quali sono queste condizioni aggiuntive. Esiste comunque uno stretto legame tra le condizioni che assicurano l unicità di una soluzione e la sua esistenza, o meglio la sua possibile non esistenza. upponiamo infatti che, per ottenere l unicità della soluzione, si debba imporre un insieme di condizioni {C 1,...,C N }, che indichiamo simbolicamente con C. Ciò significa che esisterà una sola soluzione delle equazioni di Maxwell che soddisfa a tutte le condizioni di C. upponiamo ora di voler cercare una soluzione E U, H U che soddisfi non solo a tutte le condizioni di C, ma anche ad una condizione aggiuntiva C A, ad esempio E(r x ) = 0. Da quanto detto, esiste una sola soluzione, E u (r) che soddisfa a C. Quindi, relativamente al campo elettrico nel punto scelto r x, possono verificarsi due casi: se E U (r x )ènullo, allorae U soddisfaancheac A, seinvecee U (r x ) 0lasoluzioneE U nonsoddisfa a C A e quindi non esiste alcuna soluzione che soddisfi a tutte le condizioni di {C 1,...,C N, C A }. Pertanto imporre una, o più, condizioni aggiuntive ad un insieme di condizioni sufficienti per l unicità impedisce di avere soluzioni (a meno che la condizione aggiuntiva non sia già compresa nell unica soluzione, e divenga quindi pleonastica). 1

2 3 IL IGNIFICATO DELL UNICITA Dai corsi di analisi matematica è noto il significato del concetto di unicità della soluzione di una equazione differenziale ordinaria. Esattamente lo stesso significato vale anche per le equazioni di Maxwell nel DT, nonostante queste ultime siano equazioni a derivate parziali. Per il DF, invece, visto che tali equazioni regolano la soluzione a regime per sorgenti sinusoidali isofrequenziali, il significato del concetto di unicità è, come vedremo, completamente diverso. Per il DT dire che una soluzione E(r,t), H(r,t) è unica in un dato intervallo di tempo, (T 0,T 1 ), e dominio spaziale, Z, significa che non vi possono essere (in tale intervallo e dominio) due diverse coppie di funzioni (E, H) che soddisfano le equazioni di Maxwell (con le eventuali sorgenti) e un insieme sufficiente di condizioni aggiuntive. Per brevità, evitiamo di discutere qui tali condizioni aggiuntive, e per esse rimandiamo, per esempio, a [1]. Tra le condizioni di unicità nel DT vogliamo qui ricordare solo necessità di imporre una condizione iniziale, ovvero di dover richiedere che, all istante iniziale T 0, i campi in tutto il dominio Z assumano un ben preciso valore: E(r,0) = E 0 (r), H(r,0) = H 0 (r) r Z (1) dove E 0 (r) e H 0 (r) sono funzioni indipendenti e largamente arbitrarie. Ben diverso il discorso per il DF, in quanto una soluzione E(r), H(r) nel DF non è la soluzione di una equazione differenziale, ma solo una sua parte e precisamente la soluzione a regime delle equazioni di Maxwell nel DT, nella ipotesi di sorgenti sinusoidali isofrequenziali. Ciò significa che occorre considerare sorgenti che varino come cos(ω 0 t +φ) applicate a partire dall istante iniziale T 0 =. All istante attuale tali sorgenti daranno luogo a una soluzione E(r,t), H(r,t), la cui parte a regime E R (r,t) = Re [ E(r)e jω 0t ] H R (r,t) = Re [ H(r)e jω 0t ] (2) può espressa tramite i fasori (dipendenti da r) E(r), H(r). Naturalmente, fissate le sorgenti, la soluzione completa E(r, t), H(r, t) sarà unica se assegnamo opportune condizioni, comprese le condizioni iniziali E(r, ), H(r, ). E, altrettanto naturalmente, tale soluzione dipenderà dalle condizioni iniziali. È quindi possibile che la soluzione a regime (2), essendo una parte della soluzione totale, dipenda anche essa dalle condizioni iniziali a T 0 = Per definizione, diremo allora che la soluzione nel DF è unica se la soluzione a regime è indipendente dalle condizioni iniziali, e viceversa. Più formalmente, una qualunque soluzione con sorgenti sinusoidali può sempre essere espressa come somma di due termini E(r,t) = E T (r,t)+e F (r,t) (3) (e analogamente per H(r,t)), in cui E T, detta soluzione transitoria, dipende dalle condizioni iniziali mentre E F è sinusoidale e indipendente dalle condizioni iniziali 1 [1] Franceschetti: Campi Elettromagnetici, Boringhieri 1 La decomposizione (3) segue dalla teoria delle equazioni differenziali lineari: E F è un integrale particolaredellaequazionecompleta, mentree T èl integrale generaledellaequazione omogenea associata. 2

3 e lim E T(r,t) = 0 r Z (4) t allora E F costituisce l unica soluzione a regime, qualunque siano le condizioni iniziali, (unicità nel DF ). e invece la (4) non è valida, allora la soluzione a regime dipende dalle condizioni iniziali. Tuttavia mentre il termine E F è sempre alla frequenza ω 0 delle sorgenti, la parte dipendente dalle condizioni iniziali E T può contenere o non contenere un termine alla medesima frequenza ω 0. Mentre nel primo caso non vi è unicità nel DF, nel secondo caso l unicità sussiste ancora in quanto la parte alla frequenza ω 0 della soluzione a regime deriva solo da E F ed è quindi indipendente dalle condizioni iniziali. Va infine rimarcato che se si riesce a determinare, in un modo qualunque, una coppia di funzioni vettoriali E x,h x che soddisfano sia le equazioni di Maxwell, sia ad un insieme di condizioni sufficienti per l unicità, allora tale coppia di funzioni è l unica soluzione del nostro problema. 4 UNICITA NEL DOMINIO DELLA FREQUENZA Consideriamo il problema di determinare il campo elettromagnetico in una regione Z dello spazio, contenente eventualmente delle sorgenti. Il mezzo che riempie Z può essere omogeneo o non omogeneo. La unicità della soluzione si può dimostrare, essendo le equazioni lineari, supponendo, per assurdo, l esistenza di due soluzioni distinte E 1, H 1 e E 2, H 2, e poi dimostrando che tali soluzioni devono necessariamente coincidere, ovvero che la loro differenza E(r) = E 1 (r) E 2 (r) H(r) = H 1 (r) H 2 (r) dev essere identicamente nulla. D altra parte la soluzione differenza E(r), H(r) è ancora soluzione delle equazioni di Maxwell, ma con sorgenti di valore pari alla differenza tra quelli della prima soluzione e quelli della seconda soluzione. E poichè le due soluzioni E 1, H 1 e E 2, H 2 sono prodotte dalle stesse sorgenti, la soluzione differenza E(r), H(r) è prodotta da sorgenti nulle. Conviene quindi cominciare a esaminare in quali casi un campo elettromagnetico in una regione Z, in assenza di sorgenti, deve essere necessariamente nullo. Infatti, ognuno di questi casi si tradurrà immediatamente in un insieme di condizioni sufficienti per l unicità. Naturalmente cercheremo soluzioni che sono continue a tutte le interfacce, o che soddisfano le corrette condizioni di discontinuità in presenza di correnti superficiali. È necessario inizialmente fare una prima distinzione tra i problemi interni, in cui la regione Z è limitata, e i problemi esterni in cui la regione Z è tutto lo spazio, oppureècomunque illimitata, poichè questi due problemi vanno esaminati separatamente. Nel caso di problemi interni, il dominio Z è racchiuso da una, o più, superfici al finito, che nel complesso costituiscono la frontiera di Z. Per un problema esterno, invece, Z può avere varie tipologie: Z è tutto lo spazio Z è un semispazio (o un quadrante, o l interno di un cono) (5) 3

4 Z è uno dei volumi dei punti preecedenti, da cui sono stati tolti uno o più domini limitati. La frontiera di Z in un problema esterno è quindi costituita da una porzione (di estensione angolare finita, eventualmente tutta) della sfera all infinito 1, da una o più superfici (ma anche nessuna) che terminano all infinito (es, semipiani, superfici di un cono, etc.) e eventualmente da una o più superfici al finito. Le condizioni sufficienti complete variano caso per caso, e verranno trattate nei paragrafi successivi. L unica condizione generale (che nel seguito chiameremo condizione al finito ) è relativa alle superfici tutte al finito, sia che delimitino un problema interno, sia che siano una parte eventuale della frontiera di Z in un problema esterno. La condizione al finito è costruita nel modo seguente: a) La parte di frontiera di Z costituita da superfici al finito è divisa (più precisamente partizionata) in una o più zone; b) Per ciascuna zona Z i viene assegnata una delle seguenti condizioni 1) il valore del campo elettrico tangente: E tan = E 0i, con E 0i noto e il pedice tan che indica il componente di E tangente alla superficie; 2) il valore del campo magnetico tangente: H tan = H 0i, con H 0i noto; 3) una condizione di impedenza E tan Z s H tan i n = E zi con E zi noto, Z s una grandezza complessa (eventualmente variabile punto per punto di Z i ) con parte reale non negativa ed i n normale uscente dalla superficie; 4) una condizione di ammettenza H tan Y s i n E tan = H yi, duale di quella del punto 3). Tutte le condizioni 1 4) possono essere inomogenee o omogenee (ovvero le grandezze note, e variabili punto per punto, E 0i, H 0i,..., possono essere diverse da zero oppure nulle. Come detto prima, noi lavoreremo sul problema differenza, cercando condizioni che garantiscono che l unica soluzione di questo problema sia quella nulla. e sul problema originario imponiamo una qualunque delle condizioni 1 4), allora la soluzione del problema differenza deve soddisfare esattamente la stessa condizione, ma sempre omogenea, essendo la differenza di due condizioni uguali. 5 CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA INTERNO Iniziamo a considerare i problemi interni. i ha unicità della soluzione se, oltre alla condizione al finito, esistono perdite all interno, ovvero sulla frontiera di Z. Quindi una soluzione (quella differenza) in assenza di sorgenti, con condizioni al finito omogenee, è certamente nulla se vi sono perdite. In assenza di perdite, può essere nulla oppure no (e quindi non abbiamo informazioni sulla unicità). Per la dimostrazione, partiamo dal teorema di Poynting per il campo differenza E(r), H(r) (5) 1 i intende per sfera all infinito una sfera di raggio grande a piacere. 4

5 r i n d + ω 2 Z ε 2 E 2 σ dv + Z 2 E 2 dv = 1 2 Re E J 0dV = 0 (6) Z in cui è la frontiera di Z e il secondo membro è nullo per l assenza di sorgenti. Per quanto riguarda il primo integrale, si ha i n = 1 2 E H i n = 1 2 E tan H tan i n in quanto contribuisce alla componente normale del vettore di Poynting solo la parte tangente dei vettori di campo, per le proprietà del prodotto misto. Nel caso delle condizioni 1 o 2 del paragrafo precedente, segue che misto, i n = 0 (7) e invece vale una condizione di impedenza, allora, sempre per le proprietà del prodotto i n = 1 2 E tan H tan i n = 1 [ 1 2 E tan Zc E tan ] = 1 2Z c E tan 2 da cui segue, essendo Re[Z c ] 0, che [ ] [ ] 1 Re[ i n ] = Re 2Zc E tan 2 Zc = Re 2 Z c 2 E tan 2 0 (8) Pertanto il primo integrale a primo membro della (6) è sempre maggiore o uguale a zero. In particolare è maggiore di zero solo se assegnamo condizioni di impedenza con Z c a parte reale positiva, altrimenti è sempre nullo. Poichè anche gli altri integrali della (6) sono maggiori o uguali a zero, deve risultare necessariamente ε 2 E 2 σ dv = 0 Z Z 2 E 2 dv = 0 (9) e r i n d = 0 (10) eci sono perditeinterne al volume Z 2, allora almeno unadelle duecostanti ε 2 = Im[ε] e σ è maggiore di zero. L unico modo per cui il relativo integrale sia nullo, come richiesto da (9), è che E 0 in tutto Z. Allora anche H 0 in tutto Z, essendo il rotore di un campo, quello elettrico, identicamente nullo. Il campo differenza è identicamente nullo, e c è quindi l unicità del problema di partenza. e non vi sono perdite interne, allora gli integrali della (9) sarebbero nulli anche se il campo fosse diverso da zero(assenza di unicità). Non si ha quindi, dalle(9) nessuna informazione 2 La dimostrazione fatta richiede perdite in tutto il volume. Tuttavia basta che le perdite siano presenti solo in una regione, purchè di volume maggiore di zero (ovvero non solo su di una superficie). La dimostrazione di questo caso è però molto più complessa. 5

6 In assenza di perdite interne, comunuqe, l unicità c è se vi sono perdite sulle pareti, ovvero se Re[Z c ] è strettamente maggiore di zero 3. In tal caso, infatti, sostituendo (8) in (10) r i n d = [ ] Zc Re 2 Z c 2 E tan 2 d = 0 = E tan 0 su (11) e dalla condizione di impedenza segue che anche H tan 0 su. Per dimostrare che in tal caso il campo interno è identicamente nullo, e quindi c è unicità, utilizziamo ancora il teorema di reciprocità tra il campo differenza E(r), H(r) ed il campo E D (r), H D (r) prodotto da un dipolo elementare J D (r) = I zδ(r r D )i D posto in r D interno a Z, e con i D qualunque. Possiamo anzi scegliere il campo del dipolo calcolato in spazio libero, dato quindi dalle (*) (con r = r r D ). Dal teorema di reciprocità segue [ ] E H D E D H i n d = E(r) J D (r)dv ovvero, per le proprietà degli integrali di flusso di dipendere solo dalle componenti tangenti del campo ] [E tan H D E D H tan i n d = I z E(r) i D δ(r r D )dv Z = I z E(r D ) i D per le proprietà della delta di Dirac. Nel nostro caso E tan 0 e H tan 0 su. Quindi il primo membro e nullo e segue E(r D ) i D = 0 Per la arbitrarietà di r D e i D, segue che il campo elettrico ( e di conseguenza quello magnetico) sono identiamente nulli dentro Z, e quindi si ha unicità. Per concludere il discorso notiamo che se non vi sono perdite interne, nè perdite sulla frontiera, allora non abbiamo informazioni sulla unicità. In tal caso, infatti, il campo differenza può essere diverso da zero. Di conseguenza potrebbero esistere due (o più soluzioni) diverse dello stesso problema. elacondizione al finitoèdel tipo 1) o2) del paragrafo precedente, comunque, possiamo caratterizzare meglio la non unicità. Infatti in tal caso per il campo differenza vale la (7) i n = 0 = r i n d = 0 e i i n d = 0 Quest ultima relazione implica che, per il campo differenza, le energie elettriche e magnetiche sono uguali. Una tale soluzione viene detta risonante. Pertanto, in assenza di sorgenti, e assegnando sulla frontiera solo componenti tangenti dei campi, non vi è unicità, ma due soluzioni differiscono necessariamente per una soluzione risonante. 3 Deve essere Re[Z c ] > 0 su tutta la frontiera di Z per la dimostrazione che segue. Tuttavia, anche in questo caso basta che Re[Z c ] > 0 valga su di una parte, di area finita, della superficie, con una dimostrazione che è però più complessa Z 6

7 6 CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA ETERNO Come abbiamo visto, le condizioni necessarie per l unicità sono (quasi tutte) imposte sulla frontiera di Z. Pertanto le differenze tra un problema esterno e un problema interno dipendono, in primo luogo, dalla diversità di tale frontiera. La frontiera di Z in un problema esterno può essere costituita da tre tipi distinti di superfici a) una porzione della superficie all infinito (eventualmente tutta); b) una o più superfici completamente al finito; c) una o più superfici al finito che però si chiudono all infinito. Di esse, comunque, gli insiemi b) e c) possono essere anche vuoti. Le condizioni che occorre imporre per avere l unicità dipendono dalla superficie. ulla superficie all infinito occorre imporre le condizioni di ommerfeld (*). ulle eventuali superfici tutte al finito vanno imposte le stesse condizioni al finito usate anche per il problema interno. Infine, sulle eventuali superfici di tipo c) vanno ancora imposte le condizioni al finito, ma queste devono essere compatibili con le condizioni all infinito. In tali ipotesi, si ha unicità. e, ad esempio, ci interessa l unicità in un semispazio, sul piano di delimitazione del semispazio possiamo assegnare, ad esempio, la componente tangente del campo elettrico E 0i. Questo termine noto però ora non è più arbitrario, ma deve andare a zero almeno come r 1 (o r 2, a seconda di quale componente consideriamo) andando verso l infinito, in quanto le condizioni di ommerfeld prescrivono questo comportamento all infinito. e sul piano assumiamo un sistema di riferimento polare R, φ, un E 0i costante è inaccettabile, mentre sono accettabili un E 0i il cui modulo valga E 0i = Kr 2, con K costante, ovvero un E 0i = K r 1 i φ. E invece inaccettabile un E 0i = K r 1 i r, perchè la componente radiale non può essere infinitesima solo del primo ordine. La dimostrazione è simile, salvo differenze tecniche, a quella del problema interno. La condizione di ommerfeld assicura che il flusso del vettore di Poynting sulla superficie all infinito si può scrivere come (vedi (11)) i n d = [ ] 1 Re E tan 2 d (12) 2ζ ed è reale e non negativo. La (10) è ancora valida e segue che, su, il campo elettrico, e di conseguenza quello magnetico, è un infinitesimo di ordine 2 (maggiore di quello prescritto dalla condizione di ommerfeld). Ciò basta a garantire l unicità. Fisicamente, la condizione di ommerfeld assicura che se il campo è diverso da zero, allora manda potenza verso l infinito. L infinito si comporta quindi come pozzo di potenza e quindi gioca il ruolo delle perdite nel garantire l unicità. 7

8 7 TEOREMA DI EQUIVALENZA Il teorema di equivalenza consente di sostituire, ai fini del calcolo del campo in una determinata regione, la distribuzione di sorgenti vera [J, M] con una distribuzione superficiale equivalente. Consideriamo allora una genrica distribuzione di sorgenti [J,M] e sia [E p (r),h p (r)] il campo generato in tutto lo spazio da queste sorgenti (campo primario, Fig. 1A). Consideriamo poi una superficie chiusa generica e regolare, e sia i n la normale scelta su. Nel seguito, come al solito, il verso della normale punta verso l esterno di. Assumiamo che racchiuda al suo interno una parte generica delle sorgenti [J, M] (ma eventualmente anche tutte le sorgenti, oppure nessuna). [J,M] [E=0,H=0] in Fig. 1: A) ituazione iniziale; B) ituazione equivalente. i vuole dimostrare che all esterno di (zona verso cui punta la normale i n ) si ottiene lo stesso campo [E p (r),h p (r)], se si eliminano le sorgenti [J,M] all interno di e si sostituiscono con delle opportune correnti superficiali poste su (Fig. 1B) J s M s J s = i n H p M s = i n E p (13) dove E p e H p in (13) sono evidentemente i campi presenti inizialmente (ovvero nella situazione di Fig. 1A) sulla superficie (e di questi campi, stante il prodotto vettoriale con i n, interessa solo il componente tangente a ). Inoltre tali sorgenti forniscono un campo nullo all interno di. In questo senso, la situazione di Fig. 1B é equivalente alla situazione iniziale di Fig. 1A. Consideriamo allora la seguente coppia di campi vettoriali [f(r),g(r)] = { [Ep (r),h p (r)] fuori di [0,0] in (14) 8

9 che coincide con la situazione di Fig. 1B. Per dimostrare il teorema di equivalenza, occorre dimostrare che il campo vettoriale (14) é il campo elettromagnetico prodotto dalle sorgenti equivalenti (13). Questa dimostrazione viene fatta in due passi: 1) si dimostra che il campo vettoriale (14) é un campo elettromagnetico compatibile con le sorgenti (13), ovvero che soddisfa le equazioni di Maxwell con quelle sorgenti; 2) si dimostra che (14) é l unico campo elettromagnetico compatibile con quelle sorgenti, e quindi é quello che le sorgenti (13) irradiano. Una coppia di campi vettoriali come la (14) è un campo elettromagnetico se soddisfa in tutti i punti del suo insieme di definizione le equazioni di Maxwell. In questo caso l iniseme di definizione è tutto lo spazio. Tuttavia, per verificare se le equazioni di Maxwell sono soddisfatte, conviene discutere separatamente la regione interna a, quella esterna e i punti che appartengono a. All interno di la coppia [f(r),g(r)] = [0,0] soddisfa le equazioni di Maxwell omogenee (in assenza di sorgenti); all esterno di la coppia [f(r), g(r)] è identicamente uguale al campo elettromagnetico effettivamente esistente nella situazione inizale (Fig. 1A) e quindi, per costruzione, soddisfa le equazioni di Maxwell, le eventuali condizioni al contorno e la condizione di ommerfeld. Rimane da verificare se [f(r), g(r)] un campo elettromagnetico anche sulla superficie, cioè se soddisfa le condizioni di raccordo su : i n [ g ext g int ] = Js i n [ f ext f int ] = Ms ostituendo i valori di [f(r), g(r)] dalla (14) segue allora i n [ H p 0 ] = J s i n [ E p 0 ] = M s (15) che coincidono con le (13). Quindi [f(r), g(r)] è un campo elettromagnetico in tutto lo spazio, compatibile con le sorgenti (13). Resta allora da dimostrare che (14) è l unico campo che può essere prodotto da queste sorgenti. Questo equivale a dimostrare che il campo (14) soddisfa un opportuno insieme di condizioni di unicità. Poichè il campo che ci interessa è definito in tutto lo spazio, allora occorre considerare i criteri di unicità del problema esterno. Poiché (vedi par. 6) un campo in un dominio illimitato é unico se soddisfa le condizioni di ommerfeld, e il campo [f(r), g(r)], dato dalle (14), le soddisfa per costruzione, allora questo é unico. Ne segue che le sorgenti equivalenti date dale (13) producono il campo rappresentato in Fig. 1B. La situazione delineata in questa figura é quindi equivalente a quella di Fig. 1A. Il risultato del teorema di equivalenza, e in particolare il fatto che lesorgenti equivalenti producono un campo complessivamente nullo all interno di, consente di costruire delle ulteriori situazioni equivalenti a quella iniziale di Fig. 1A. Infatti, se il campo allinterno di é nullo, qualunque modifica del materiale dentro non modifica questo campo: [0, 0] rimane la soluzione allinterno di qualunque sia il mezzo ocntenuto, e il mezzo presente dentro la superficie non modifica le condizioni di raccordo alla superficie. Questo significa che qualunque cosa faccia allinterno di, non si perturba il campo allesterno, e ovviamente neanche quello all interno. Pertanto anche la situazione di Fig. 2A é equivalente a quelle di Fig. 1. 9

10 Quello che viene alterato é invece il contributo al campo delle correnti superficiali equivalenti impresse [J s,m s ]. Infatti, per la sovrapposizione degli effetti, deve risultare, all esterno di, E p = E J +E M (16) essendo E J e E M i campi elettrici prodotti, nella situazione che stiamo considerando (Fig. 2A), rispettivamente dalle sole correnti elettriche superficiali e dalle sole correnti magnetiche superficiali. Questi due campi dipendono dal materiale contenuto dentro, e variano se varia questo materiale, ma variano esattamente in maniera opposta l uno rispeto all altro (in modo da rendere sempre valida la relazione (16)). altro mat. (incluso C.E.P.) C.E.P. [E=0,H=0] in [E=0,H=0] in J s M s Fig. 2: A) riempita di un materiale qualunque (incluso un C.E.P.); B) riempita di C.E.P. e campo prodotto dalle sole M impresse. Queste considerazioni diventano particolarmente utili se inseriamo, all interno di, un C.E.P.. Evidentemente, per il teorema di equivalenza, il campo al di fuori di non cambia e allinterno rimane nullo. Daltra parte, nel par. 1 é stato dimostrato che una corrente elettrica superficiale, impressa sulla superfice di un consuttore, produce un campo identicamente nullo. Nella (16) si ha allora E J = 0, e quindi il campo E M, prodotto dalle sole correnti magnetiche superficiali, é identico al campo totale E p. Ne segue che, se riempiamo l interno di con un C.E.P., basterá inserire le sole correnti magnetiche superficiali, (ottenendo la situazione di Fig. 2B) per produrre lo stesso campo di Fig. 1A al esterno, e campo nullo all interno di, ovvero un altra situazione equivalente a quella iniziale. In modo duale la sola corrente elettrica J s produce il campo primario [E p (r),h p (r)], se all interno di é inserito un C.M.P. Concludiamo facendo notare esplicitamente due punti. Il primo è che le correnti primarie da eliminare sono solo quelle all interno di. Eventuali sorgenti primarie all esterno di vanno conservate. Il secondo è che interno e esterno di sono determinati solo dal verso di i n. Quindi, per ciascuna superfice, possiamo applicare due volte il teorema di equivalenza, una per ciascun verso scelto per i n. Le due correnti superficiali avranno segno opposto nelle due applicazioni e, soprattutto, la regione in cui esiste il campo primario e quella in cui il campo è nullo si scambiano. M s 10

11 8 CONDUTTORI E CORRENTI INDOTTE Consideriamo le due situazioni equivalenti di Fig. 1B e 2B del paragrafo precedente, e consideriamo due punti generici, P e Q, posti nella stessa posizione ma dai due lati di, come in Fig. 1. P x x Q P x x Q C.E.P. [E=0,H=0] in [E=0,H=0] in J s M s Fig. 1: A) Risultato del teorema di equivalenza; B) Formulazione alternativa, con il C.E.P. e le sole M impresse. M s I campi nelle due situazioni di Fig. 1 (che indicheremo con gli apici A e B) sono evidentemente gli stessi. In particolare H A (P) = H B (P) = H p (P) e H A (Q) = H B (Q) = 0 Il campo magnetico tangente è quindi, in entrambi i casi, discontinuo tra P e Q e pertanto deve scorrere tra questi punti (ovvero sulla superfice ) una corrente elettrica superficiale, sia nel caso A, sia nel caso B: J A s = i n [ H A (P) H A (Q) ] = i n H p (P) J B s = i n [ H B (P) H B (Q) ] = i n H p (P) da cui segue ovviamente J A s = JB s. Nel caso A, la corrente necessaria è la corrente superficiale impressa richiesta dal teorema di equivalenza. Nel caso B non vi sono correnti impresse. Ma, essendo presente un conduttore perfetto, al cui interno sono presenti cariche libere, possiamo concludere che sul conduttore si induce una corrente elettrica superficiale, esattamente uguale a quella che, in assenza del conduttore (Fig. 1A) dobbiamo inserire come corrente impressa. La proprietà dei conduttori perfetti di supportare correnti indotte conduce a una delle più comuni applicazioni del teorema di equivalenza, relativa proprio ai conduttori. Nella dimostrazione del teorema di equivalenza non si è richiesta alcuna proprietà al materiale che riempie tutto lo spazio (salvo la necessità che valga un teorema di unicità). Possiamo allora applicare il teorema di equivalenza alla situazione di Fig. 2A, in cui vi sono delle sorgenti [J,M] in presenza di un conduttore perfetto che riempie un volume V. 11

12 V [E=0,H=0] C.E.P. in [J,M] C.E.P. in [J,M] J s M =0 s Fig. 2: A) Correnti in presenza di un oggetto conduttore perfetto; B) Formulazione alternativa, con il C.E.P. e le sole M impresse. cegliamo come superfice quella del conduttore (ovvero la frontiera di V) e come interno di il conduttore stesso. Non vi sono sorgenti primarie all interno di e quindi il teorema di equivalenza richede semplicemente di aggiungere delle correnti impresse superficiali alla superfice di, per ottenere lo stesso campo primario all esterno di e campo nullo all interno (Fig. 2B). Le correnti superficiali necessarie sono date dalla (13): J s = i n H p M s = i n E p = 0 in cui si è tenuto conto che è la superfice di un C.E.P., e quindi su il campo elettrico primario ha componente tangente nulla. Naturalmente, includere una corrente impressa nulla o non includerla è perfettamente euqivalente. Quindi il teorema di equivalenza afferma che le due situazioni di Fig. 2 sono equivalenti, e lo restano anche se le correnti magnetiche nella Fig. 2B non ci sono. L unica differenza è che, essendo Fig. 2B una conseguenza del teorema di equivalenza, il campo esterno titale resta invariato anche se il materiale all interno di cambia e, ad esempio, è sostituito dal vuoto (Fig. 3A). Pertanto la situazione di Fig. 2A e quella di Fig. 3 sono equivalenti. Dal confronto tra queste due situazioni si conclude che (come conseguenza del teorema di equivalenza) è possibile sostituire un oggetto conduttore con delle correnti elettriche impresse superficiali, poste alla superfice del conduttore, che però irradiano nel vuoto. E questo semplifica il problema, in quanto è molto più semplice calcolare il campo di correnti nel vuoto che non il campo di correnti in presenza di oggetti di forma generica. (17) [E=0,H=0] vuoto in [J,M] J s Fig. 3: ostituzione di un C.E.P. con le correnti indotte. 12

13 Ricordando poi che nella situazione iniziale (Fig. 2A) il campo interno è nullo, se ne conclude (con considerazioni analoghe a quelle di Fig. 1) che le correnti impresse di Fig. 3 sono esattamente le correnti che, nella situazione di Fig. 2A, le sorgenti primarie esterne [J, M] inducono sul conduttore. 9 APPLICAZIONI DEL TEOREMA DI EQUIVALENZA Tenendo presente la definizione (13) di [J s,m s ], è evidente che per determinare le sorgenti equivalenti è necessario conoscere il campo tangente sulla superficie e cioè occorre aver già risolto il problema elettromagnetico. Quindi si potrebbe pensare che il teorema di equivalenza sia inutilizzabile in quanto per poterlo utilizzare sembrerebbe necessario conoscere il campo vero in tutto lo spazio. In realtà il teorema di equivalenza viene usato in elettromagnetismo per risolvere una notevole varietà di problemi e ad esempio può essere usato nei seguenti due casi. i conosce il campo sulla superficie ma non al di fuori di i rientra in questi casi perchè è possibile misurare il campo su oppure approssimarne il valore. Nel caso della misura, il teorema di equivalenza ci dice che per conoscere il campo al di fuori di basta misurare campo elettrico e magnetico tangente su. Oppure misurare il solo campo elelttrico, per poi calcolare il campo all esterno considerando come sorgenti delle correnti magnetiche superficiali su di un C.E.P. La principale approssimazione connessa col teorema di equivalenza è quella detta di Kirchoff, che si usa per fori di grandi dimensioni rispetto alla lunghezza d onda, praticati in uno schermo C.E.P. Lapprossimazione di Kirchoff consiste nel valutare il campo elettrico sul foro come se lo schermo metallico non ci fosse. Infatti, se il foro è grande, l interazione del campo incidente con gli spigoli del foro è limitata ad una zona vicina al foro e di dimensioni piccole o confrontabili con la lunghezza d onda (Fig. 1). Fig. 1: Geometria di un foro grande in uno schermo C.E.P.. In altri termini, il campo nei punti del foro è approssimato col campo che vi sarebbe, nello stesso punto, in assenza dello schermo conduttore. Una volta nota l approssimazione di Kirchoff per il campo vero sul foro, è possibile applicare il teorema di equivalenza per risolvere il problema relativo al calcolo del campo trasmesso oltre il foro (Fig. 2). 13

14 i n i n J E inc J, M M J Fig. 2: A) Risultato del teorema di equivalenza; B) Risultato della formulazione alternativa (con C.E.P. all interno). Il teorema di equivalenza si applica alla superficie che si appoggia sullo schermo conduttore e si chiude all infinito (Fig. 2A). i possono distinguere due regioni sulla superficie : la regione del foro, dove sia il campo elettrico, sia il campo magnetico sono diversi da zero, e si ha: J s = i n H i M s = i n E i (18) dove E i e H i sono i campi in corrispondenza del foro ma calcolati come se lo schermo C.E.P non ci fosse. la regione al di fuori del foro che è C.E.P. ed quindi caratterizzata da campo elettrico tangente nullo, e si ha: J s = i n H M s = i n E = 0 dove H è il campo magnetico vero (incognito) tangente allo schermo. i ottiene così la situazione di Fig. 2A, che è quella che deriva direttamente dal teorema di equivalenza, con correnti sia elettriche, sia magnetiche. Poichè dall approssimazione di Kirchoff si conosce solamente il campo in corrispondenza del foro, la soluzione più ragionevole è quella di metallizzare il foro ed eliminare quindi le correnti elettriche superficiali impresse J s che ora generano campo nullo allesterno di. In conclusione, per il calcolo del campo trasmesso oltre il foro, possibile studiare il problema elettromagnetico mostrato in Fig. 2B, ossia con le sole correnti magnetiche equivalenti M s presenti solo in corrispondenza del foro e che irradiano in presenza di uno schermo C.E.P infinito. 14

15 i utilizza il teorema di equivalenza per determinare le incognite vere del problema e il foro è confrontabile con la lunghezza d onda l approssimazione di Kirchoff non è più valida. In questo caso è comunque possibile usare il teorema di equivalenza utilizzando una strada differente. Come detto nel punto precedente, il foro è completamente caratterizzato dalla conoscenza del campo elettrico tangente vero sul foro. In questo caso non conosco questo campo e non lo posso approssimare. A i n i n B A B J J E inc E inc J, M J, M M M J J Fig. 3: A) Risultato del teorema di equivalenza; B) Risultato della formulazione alternativa (con C.E.P. all interno). Come primo passo si applica il teorema di equivalenza alla superficie che poggia sullo schermo metallico, sia nella regione a sinistra, sia nella regione a destra del foro, e si chiude allinfinito (Fig. 3A). Poi, analogamente a quanto fatto nel caso precedente, si pu considerare la situazione equivalente mostrata in Fig. 3B. La corrente magnetica equivalente in corrispondenza del foro irradia in presenza di un C.E.P infinito sia nella regione A, sia nella regione B. Ma è opposta nelle due regioni perch la normale alla superficie è opposta. Per determinare il campo elettrico in corrispondenza del foro, e quindi la corrente magnetica equivalente che consente di calcolare il campo in tutto lo spazio, si possono applicare le condizioni di continuità del campo magnetico tangente sul foro: i n H A = i n H B (19) detta Magnetic Field Integral Equation. Nella (19), H A e H B sono i campi magnetici totali nelle due regioni A e B. Questi ultimi si ottengono dalle correnti magnetiche sul foro (cui va 15

16 sommato il campo magnetico H i ) utilizzando la funzione di Green di ciascuna regione, ovvero il campo magnetico di un impulso di corrente magnetica posto sulla superfice. e indichiamo con G(r,r ) questa funzione di Green, si trova H A (r) = H i + G A (r,r ) [ M s (r ) ] d H B (r) = G B (r,r ) M s (r )d che, sostituite nella (19), forniscono una equazione (integrale) nella corrente magnetica incognita M s, che va ovviamente poi risolta per via numerica. 10 TEOREMA DELLE IMMAGINI Vedi file aggiuntivo IIb 16

17 INDICE 1. TEOREMA DI RECIPROCITÀ EITENZA E UNICITA IL IGNIFICATO DELL UNICITA UNICITA NEL DOMINIO DELLA FREQUENZA CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA INTERNO CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA ETERNO TEOREMA DI EQUIVALENZA CONDUTTORI E CORRENTI INDOTTE APPLICAZIONI DEL TEOREMA DI EQUIVALENZA TEOREMA DELLE IMMAGINI

13. Campi vettoriali

13. Campi vettoriali 13. Campi vettoriali 1 Il campo di velocità di un fluido Il concetto di campo in fisica non è limitato ai fenomeni elettrici. In generale il valore di una grandezza fisica assegnato per ogni punto dello

Dettagli

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI Capitolo I LE FUNZIONI A DUE VARIABILI In questo primo capitolo introduciamo alcune definizioni di base delle funzioni reali a due variabili reali. Nel seguito R denoterà l insieme dei numeri reali mentre

Dettagli

Dimensione di uno Spazio vettoriale

Dimensione di uno Spazio vettoriale Capitolo 4 Dimensione di uno Spazio vettoriale 4.1 Introduzione Dedichiamo questo capitolo ad un concetto fondamentale in algebra lineare: la dimensione di uno spazio vettoriale. Daremo una definizione

Dettagli

TX Figura 1: collegamento tra due antenne nello spazio libero.

TX Figura 1: collegamento tra due antenne nello spazio libero. Collegamenti Supponiamo di avere due antenne, una trasmittente X e una ricevente X e consideriamo il collegamento tra queste due antenne distanti X X Figura : collegamento tra due antenne nello spazio

Dettagli

risulta (x) = 1 se x < 0.

risulta (x) = 1 se x < 0. Questo file si pone come obiettivo quello di mostrarvi come lo studio di una funzione reale di una variabile reale, nella cui espressione compare un qualche valore assoluto, possa essere svolto senza necessariamente

Dettagli

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE La sequenza costituisce un esempio di SUCCESSIONE. Ecco un altro esempio di successione: Una successione è dunque una sequenza infinita di numeri reali (ma potrebbe

Dettagli

1 Serie di Taylor di una funzione

1 Serie di Taylor di una funzione Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 7 SERIE E POLINOMI DI TAYLOR Serie di Taylor di una funzione. Definizione di serie di Taylor Sia f(x) una funzione definita

Dettagli

Come visto precedentemente l equazione integro differenziale rappresentativa dell equilibrio elettrico di un circuito RLC è la seguente: 1 = (1)

Come visto precedentemente l equazione integro differenziale rappresentativa dell equilibrio elettrico di un circuito RLC è la seguente: 1 = (1) Transitori Analisi nel dominio del tempo Ricordiamo che si definisce transitorio il periodo di tempo che intercorre nel passaggio, di un sistema, da uno stato energetico ad un altro, non è comunque sempre

Dettagli

Transitori del primo ordine

Transitori del primo ordine Università di Ferrara Corso di Elettrotecnica Transitori del primo ordine Si consideri il circuito in figura, composto da un generatore ideale di tensione, una resistenza ed una capacità. I tre bipoli

Dettagli

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI Indice 1 Le frazioni algebriche 1.1 Il minimo comune multiplo e il Massimo Comun Divisore fra polinomi........ 1. Le frazioni algebriche....................................

Dettagli

19. Inclusioni tra spazi L p.

19. Inclusioni tra spazi L p. 19. Inclusioni tra spazi L p. Nel n. 15.1 abbiamo provato (Teorema 15.1.1) che, se la misura µ è finita, allora tra i corispondenti spazi L p (µ) si hanno le seguenti inclusioni: ( ) p, r ]0, + [ : p

Dettagli

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da Data una funzione reale f di variabile reale x, definita su un sottoinsieme proprio D f di R (con questo voglio dire che il dominio di f è un sottoinsieme di R che non coincide con tutto R), ci si chiede

Dettagli

1. PRIME PROPRIETÀ 2

1. PRIME PROPRIETÀ 2 RELAZIONI 1. Prime proprietà Il significato comune del concetto di relazione è facilmente intuibile: due elementi sono in relazione se c è un legame tra loro descritto da una certa proprietà; ad esempio,

Dettagli

Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme

Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme 1. L insieme R. Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme R = R {, + }, detto anche retta reale estesa, che si ottiene aggiungendo all insieme dei numeri reali R

Dettagli

1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali

1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali 1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali Definizione 1 (Applicazioni lineari) Si chiama applicazione lineare una applicazione tra uno spazio vettoriale ed uno spazio vettoriale sul campo tale che "!$%!

Dettagli

Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli

Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli A. Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Rango di una matrice, 2 Teorema degli orlati, 3 3 Calcolo con l algoritmo di Gauss, 6 4 Matrici

Dettagli

Basi di matematica per il corso di micro

Basi di matematica per il corso di micro Basi di matematica per il corso di micro Microeconomia (anno accademico 2006-2007) Lezione del 21 Marzo 2007 Marianna Belloc 1 Le funzioni 1.1 Definizione Una funzione è una regola che descrive una relazione

Dettagli

x 2 + y2 4 = 1 x = cos(t), y = 2 sin(t), t [0, 2π] Al crescere di t l ellisse viene percorsa in senso antiorario.

x 2 + y2 4 = 1 x = cos(t), y = 2 sin(t), t [0, 2π] Al crescere di t l ellisse viene percorsa in senso antiorario. Le soluzioni del foglio 2. Esercizio Calcolare il lavoro compiuto dal campo vettoriale F = (y + 3x, 2y x) per far compiere ad una particella un giro dell ellisse 4x 2 + y 2 = 4 in senso orario... Soluzione.

Dettagli

GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI

GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI 1 Nel campo elettrotecnico-elettronico, per indicare una qualsiasi grandezza elettrica si usa molto spesso il termine di segnale. L insieme dei valori istantanei assunti

Dettagli

Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA

Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA 1 1.4 Serie in campo complesso 1.4.1 Serie di potenze Una serie di potenze è una serie del tipo a k (z z 0 ) k. Per le serie di potenze in campo complesso valgono teoremi analoghi

Dettagli

Applicazioni del calcolo differenziale allo studio delle funzioni

Applicazioni del calcolo differenziale allo studio delle funzioni Capitolo 9 9.1 Crescenza e decrescenza in piccolo; massimi e minimi relativi Sia y = f(x) una funzione definita nell intervallo A; su di essa non facciamo, per ora, alcuna particolare ipotesi (né di continuità,

Dettagli

Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria).

Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Aprile 20 Indice Serie numeriche. Serie convergenti, divergenti, indeterminate.....................

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti. Determinare kπ/ [cos] al variare di k in Z. Ove tale ite non esista, discutere l esistenza dei iti laterali. Identificare i punti di discontinuità della funzione

Dettagli

FUNZIONI / ESERCIZI SVOLTI

FUNZIONI / ESERCIZI SVOLTI ANALISI MATEMATICA I - A.A. 0/0 FUNZIONI / ESERCIZI SVOLTI ESERCIZIO. Data la funzione f () = determinare l insieme f (( +)). Svolgimento. Poiché f (( +)) = { dom f : f () ( +)} = { dom f : f () > } si

Dettagli

4 3 4 = 4 x 10 2 + 3 x 10 1 + 4 x 10 0 aaa 10 2 10 1 10 0

4 3 4 = 4 x 10 2 + 3 x 10 1 + 4 x 10 0 aaa 10 2 10 1 10 0 Rappresentazione dei numeri I numeri che siamo abituati ad utilizzare sono espressi utilizzando il sistema di numerazione decimale, che si chiama così perché utilizza 0 cifre (0,,2,3,4,5,6,7,8,9). Si dice

Dettagli

Iniziamo con un esercizio sul massimo comun divisore: Esercizio 1. Sia d = G.C.D.(a, b), allora:

Iniziamo con un esercizio sul massimo comun divisore: Esercizio 1. Sia d = G.C.D.(a, b), allora: Iniziamo con un esercizio sul massimo comun divisore: Esercizio 1. Sia d = G.C.D.(a, b), allora: G.C.D.( a d, b d ) = 1 Sono state introdotte a lezione due definizioni importanti che ricordiamo: Definizione

Dettagli

Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica

Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica Esercitazione su massimi e minimi vincolati 9 dicembre 005 Esercizio 1. Considerare l insieme C = {(x,y) R : (x + y ) = x } e dire se è una curva

Dettagli

( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali

( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali Equazioni irrazionali Definizione: si definisce equazione irrazionale un equazione in cui compaiono uno o più radicali contenenti l incognita. Esempio 7 Ricordiamo quanto visto sulle condizioni di esistenza

Dettagli

LINEE AEREE PARALLELE

LINEE AEREE PARALLELE LINEE AEREE PARALLELE Coefficiente di autoinduzione di una linea bifilare Sia data la linea riportata in fig. 1 Fig. 1 Linea bifilare a conduttori paralleli essa è costituita da due conduttori aerei paralleli

Dettagli

Esercizio 1 Dato il gioco ({1, 2, 3}, v) con v funzione caratteristica tale che:

Esercizio 1 Dato il gioco ({1, 2, 3}, v) con v funzione caratteristica tale che: Teoria dei Giochi, Trento, 2004/05 c Fioravante Patrone 1 Teoria dei Giochi Corso di laurea specialistica: Decisioni economiche, impresa e responsabilità sociale, A.A. 2004/05 Soluzioni degli esercizi

Dettagli

Corrispondenze e funzioni

Corrispondenze e funzioni Corrispondenze e funzioni L attività fondamentale della mente umana consiste nello stabilire corrispondenze e relazioni tra oggetti; è anche per questo motivo che il concetto di corrispondenza è uno dei

Dettagli

Matematica generale CTF

Matematica generale CTF Successioni numeriche 19 agosto 2015 Definizione di successione Monotonìa e limitatezza Forme indeterminate Successioni infinitesime Comportamento asintotico Criterio del rapporto per le successioni Definizione

Dettagli

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE STUDIO DI FUNZIONE Passaggi fondamentali Per effettuare uno studio di funzione completo, che non lascia quindi margine a una quasi sicuramente errata inventiva, sono necessari i seguenti 7 passaggi: 1.

Dettagli

Siamo così arrivati all aritmetica modulare, ma anche a individuare alcuni aspetti di come funziona l aritmetica del calcolatore come vedremo.

Siamo così arrivati all aritmetica modulare, ma anche a individuare alcuni aspetti di come funziona l aritmetica del calcolatore come vedremo. DALLE PESATE ALL ARITMETICA FINITA IN BASE 2 Si è trovato, partendo da un problema concreto, che con la base 2, utilizzando alcune potenze della base, operando con solo addizioni, posso ottenere tutti

Dettagli

IL CALCOLO VETTORIALE (SUPPLEMENTO AL LIBRO)

IL CALCOLO VETTORIALE (SUPPLEMENTO AL LIBRO) IL CALCOLO VETTORIALE SUPPLEMENTO AL LIBRO CLAUDIO BONANNO Contents. Campi di vettori e operatori 2. Il lavoro di un campo di vettori 5 2.. Lavoro e campi conservativi 6 2.2. Lavoro e campi irrotazionali:

Dettagli

Consideriamo due polinomi

Consideriamo due polinomi Capitolo 3 Il luogo delle radici Consideriamo due polinomi N(z) = (z z 1 )(z z 2 )... (z z m ) D(z) = (z p 1 )(z p 2 )... (z p n ) della variabile complessa z con m < n. Nelle problematiche connesse al

Dettagli

Energia potenziale elettrica

Energia potenziale elettrica Energia potenziale elettrica Simone Alghisi Liceo Scientifico Luzzago Novembre 2013 Simone Alghisi (Liceo Scientifico Luzzago) Energia potenziale elettrica Novembre 2013 1 / 14 Ripasso Quando spingiamo

Dettagli

LEZIONE 23. Esempio 23.1.3. Si consideri la matrice (si veda l Esempio 22.2.5) A = 1 2 2 3 3 0

LEZIONE 23. Esempio 23.1.3. Si consideri la matrice (si veda l Esempio 22.2.5) A = 1 2 2 3 3 0 LEZIONE 23 231 Diagonalizzazione di matrici Abbiamo visto nella precedente lezione che, in generale, non è immediato che, data una matrice A k n,n con k = R, C, esista sempre una base costituita da suoi

Dettagli

ESERCIZI DI ALGEBRA LINEARE E GEOMETRIA

ESERCIZI DI ALGEBRA LINEARE E GEOMETRIA ESERCIZI DI ALGEBRA LINEARE E GEOMETRIA Francesco Bottacin Padova, 24 febbraio 2012 Capitolo 1 Algebra Lineare 1.1 Spazi e sottospazi vettoriali Esercizio 1.1. Sia U il sottospazio di R 4 generato dai

Dettagli

Studio di una funzione ad una variabile

Studio di una funzione ad una variabile Studio di una funzione ad una variabile Lo studio di una funzione ad una variabile ha come scopo ultimo quello di pervenire a un grafico della funzione assegnata. Questo grafico non dovrà essere preciso

Dettagli

Complementi di Analisi per Informatica *** Capitolo 2. Numeri Complessi. e Circuiti Elettrici. a Corrente Alternata. Sergio Benenti 7 settembre 2013

Complementi di Analisi per Informatica *** Capitolo 2. Numeri Complessi. e Circuiti Elettrici. a Corrente Alternata. Sergio Benenti 7 settembre 2013 Complementi di Analisi per nformatica *** Capitolo 2 Numeri Complessi e Circuiti Elettrici a Corrente Alternata Sergio Benenti 7 settembre 2013? ndice 2 Circuiti elettrici a corrente alternata 1 21 Circuito

Dettagli

1 Giochi a due, con informazione perfetta e somma zero

1 Giochi a due, con informazione perfetta e somma zero 1 Giochi a due, con informazione perfetta e somma zero Nel gioco del Nim, se semplificato all estremo, ci sono due giocatori I, II e una pila di 6 pedine identiche In ogni turno di gioco I rimuove una

Dettagli

EQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6

EQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6 EQUAZIONI DIFFERENZIALI.. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x log t (d) x = e t x log x (e) y = y 5y+6 (f) y = ty +t t +y (g) y = y (h) xy = y (i) y y y = 0 (j) x = x (k)

Dettagli

L espressione torna invece sempre vera (quindi la soluzione originale) se cambiamo contemporaneamente il verso: 1 < 0.

L espressione torna invece sempre vera (quindi la soluzione originale) se cambiamo contemporaneamente il verso: 1 < 0. EQUAZIONI E DISEQUAZIONI Le uguaglianze fra espressioni numeriche si chiamano equazioni. Cercare le soluzioni dell equazione vuol dire cercare quelle combinazioni delle lettere che vi compaiono che la

Dettagli

Capitolo 2. Operazione di limite

Capitolo 2. Operazione di limite Capitolo 2 Operazione di ite In questo capitolo vogliamo occuparci dell operazione di ite, strumento indispensabile per scoprire molte proprietà delle funzioni. D ora in avanti riguarderemo i domini A

Dettagli

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione 2. Leggi finanziarie di capitalizzazione Si chiama legge finanziaria di capitalizzazione una funzione atta a definire il montante M(t accumulato al tempo generico t da un capitale C: M(t = F(C, t C t M

Dettagli

Anno 5 4. Funzioni reali: il dominio

Anno 5 4. Funzioni reali: il dominio Anno 5 4 Funzioni reali: il dominio 1 Introduzione In questa lezione impareremo a definire cos è una funzione reale di variabile reale e a ricercarne il dominio. Al termine di questa lezione sarai in grado

Dettagli

a b c Figura 1 Generatori ideali di tensione

a b c Figura 1 Generatori ideali di tensione Generatori di tensione e di corrente 1. La tensione ideale e generatori di corrente Un generatore ideale è quel dispositivo (bipolo) che fornisce una quantità di energia praticamente infinita (generatore

Dettagli

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R Studio di funzione Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R : allo scopo di determinarne le caratteristiche principali.

Dettagli

DOMINIO E LIMITI. Esercizio 3 Studiare gli insiemi di livello della funzione f, nei seguenti casi: 1) f(x,y) = y2 x 2 + y 2.

DOMINIO E LIMITI. Esercizio 3 Studiare gli insiemi di livello della funzione f, nei seguenti casi: 1) f(x,y) = y2 x 2 + y 2. FUNZIONI DI DUE VARIABILI 1 DOMINIO E LIMITI Domini e disequazioni in due variabili. Insiemi di livello. Elementi di topologia (insiemi aperti, chiusi, limitati, convessi, connessi per archi; punti di

Dettagli

FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI

FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI 1) Determinare il dominio delle seguenti funzioni di variabile reale: (a) f(x) = x 4 (c) f(x) = 4 x x + (b) f(x) = log( x + x) (d) f(x) = 1 4 x 5 x + 6 ) Data la funzione

Dettagli

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Teoria delle code Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Fabio Giammarinaro 04/03/2008 Sommario INTRODUZIONE... 3 Formule generali di e... 3 Leggi di Little... 3 Cosa cerchiamo... 3 Legame tra N e le

Dettagli

u 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k

u 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k Capitolo 4 Serie numeriche 4. Serie convergenti, divergenti, indeterminate Data una successione di numeri reali si chiama serie ad essa relativa il simbolo u +... + u +... u, u 2,..., u,..., (4.) oppure

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t)

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t) CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti 1. Determinare lim M(sin) (M(t) denota la mantissa di t) kπ/ al variare di k in Z. Ove tale limite non esista, discutere l esistenza dei limiti laterali. Identificare

Dettagli

STUDIO DI UNA FUNZIONE

STUDIO DI UNA FUNZIONE STUDIO DI UNA FUNZIONE OBIETTIVO: Data l equazione Y = f(x) di una funzione a variabili reali (X R e Y R), studiare l andamento del suo grafico. PROCEDIMENTO 1. STUDIO DEL DOMINIO (CAMPO DI ESISTENZA)

Dettagli

ESERCIZI APPLICAZIONI LINEARI

ESERCIZI APPLICAZIONI LINEARI ESERCIZI APPLICAZIONI LINEARI PAOLO FACCIN 1. Esercizi sulle applicazioni lineari 1.1. Definizioni sulle applicazioni lineari. Siano V, e W spazi vettoriali, con rispettive basi B V := (v 1 v n) e B W

Dettagli

CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI

CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI Abbiamo studiato successioni e serie numeriche, ora vogliamo studiare successioni e serie di funzioni. Dato un insieme A R, chiamiamo successione di funzioni

Dettagli

Parte 6. Applicazioni lineari

Parte 6. Applicazioni lineari Parte 6 Applicazioni lineari A Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Applicazioni fra insiemi, 2 Applicazioni lineari tra spazi vettoriali, 2 3 Applicazioni lineari da R n a R

Dettagli

Proof. Dimostrazione per assurdo. Consideriamo l insieme complementare di P nell insieme

Proof. Dimostrazione per assurdo. Consideriamo l insieme complementare di P nell insieme G Pareschi Principio di induzione Il Principio di Induzione (che dovreste anche avere incontrato nel Corso di Analisi I) consente di dimostrare Proposizioni il cui enunciato è in funzione di un numero

Dettagli

I SISTEMI TRIFASI B B A N B B

I SISTEMI TRIFASI B B A N B B I SISTEMI TRIFSI ITRODUZIOE Un sistema polifase consiste in due o più tensioni identiche, fra le quali esiste uno sfasamento fisso, che alimentano, attraverso delle linee di collegamento, dei carichi.

Dettagli

Equazioni alle differenze finite (cenni).

Equazioni alle differenze finite (cenni). AL 011. Equazioni alle differenze finite (cenni). Sia a n } n IN una successione di numeri reali. (Qui usiamo la convenzione IN = 0, 1,,...}). Diremo che è una successione ricorsiva o definita per ricorrenza

Dettagli

FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE

FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE Funzione: legge che ad ogni elemento di un insieme D (Dominio) tale che D R, fa corrispondere un elemento y R ( R = Codominio ). f : D R : f () = y ; La funzione f(): A

Dettagli

LE FIBRE DI UNA APPLICAZIONE LINEARE

LE FIBRE DI UNA APPLICAZIONE LINEARE LE FIBRE DI UNA APPLICAZIONE LINEARE Sia f:a B una funzione tra due insiemi. Se y appartiene all immagine di f si chiama fibra di f sopra y l insieme f -1 y) ossia l insieme di tutte le controimmagini

Dettagli

Parte 2. Determinante e matrice inversa

Parte 2. Determinante e matrice inversa Parte. Determinante e matrice inversa A. Savo Appunti del Corso di Geometria 013-14 Indice delle sezioni 1 Determinante di una matrice, 1 Teorema di Cramer (caso particolare), 3 3 Determinante di una matrice

Dettagli

Esercizi su lineare indipendenza e generatori

Esercizi su lineare indipendenza e generatori Esercizi su lineare indipendenza e generatori Per tutto il seguito, se non specificato esplicitamente K indicherà un campo e V uno spazio vettoriale su K Cose da ricordare Definizione Dei vettori v,,v

Dettagli

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile Elementi di ottica L ottica si occupa dello studio dei percorsi dei raggi luminosi e dei fenomeni legati alla propagazione della luce in generale. Lo studio dell ottica nella fisica moderna si basa sul

Dettagli

9. Urti e conservazione della quantità di moto.

9. Urti e conservazione della quantità di moto. 9. Urti e conservazione della quantità di moto. 1 Conservazione dell impulso m1 v1 v2 m2 Prima Consideriamo due punti materiali di massa m 1 e m 2 che si muovono in una dimensione. Supponiamo che i due

Dettagli

Intorni Fissato un punto sull' asse reale, si definisce intorno del punto, un intervallo aperto contenente e tutto contenuto in

Intorni Fissato un punto sull' asse reale, si definisce intorno del punto, un intervallo aperto contenente e tutto contenuto in Intorni Fissato un punto sull' asse reale, si definisce intorno del punto, un intervallo aperto contenente e tutto contenuto in Solitamente si fa riferimento ad intorni simmetrici =, + + Definizione: dato

Dettagli

Sulla monotonia delle funzioni reali di una variabile reale

Sulla monotonia delle funzioni reali di una variabile reale Liceo G. B. Vico - Napoli Sulla monotonia delle funzioni reali di una variabile reale Prof. Giuseppe Caputo Premetto due teoremi come prerequisiti necessari per la comprensione di quanto verrà esposto

Dettagli

4 Dispense di Matematica per il biennio dell Istituto I.S.I.S. Gaetano Filangieri di Frattamaggiore EQUAZIONI FRATTE E SISTEMI DI EQUAZIONI

4 Dispense di Matematica per il biennio dell Istituto I.S.I.S. Gaetano Filangieri di Frattamaggiore EQUAZIONI FRATTE E SISTEMI DI EQUAZIONI 119 4 Dispense di Matematica per il biennio dell Istituto I.S.I.S. Gaetano Filangieri di Frattamaggiore EQUAZIONI FRATTE E SISTEMI DI EQUAZIONI Indice degli Argomenti: TEMA N. 1 : INSIEMI NUMERICI E CALCOLO

Dettagli

CONDUTTORI, CAPACITA' E DIELETTRICI

CONDUTTORI, CAPACITA' E DIELETTRICI CONDUTTORI, CAPACITA' E DIELETTRICI Capacità di un conduttore isolato Se trasferiamo una carica elettrica su di un conduttore isolato questa si distribuisce sulla superficie in modo che il conduttore sia

Dettagli

Luigi Piroddi piroddi@elet.polimi.it

Luigi Piroddi piroddi@elet.polimi.it Automazione industriale dispense del corso 10. Reti di Petri: analisi strutturale Luigi Piroddi piroddi@elet.polimi.it Analisi strutturale Un alternativa all analisi esaustiva basata sul grafo di raggiungibilità,

Dettagli

INTEGRALI DEFINITI. Tale superficie viene detta trapezoide e la misura della sua area si ottiene utilizzando il calcolo di un integrale definito.

INTEGRALI DEFINITI. Tale superficie viene detta trapezoide e la misura della sua area si ottiene utilizzando il calcolo di un integrale definito. INTEGRALI DEFINITI Sia nel campo scientifico che in quello tecnico si presentano spesso situazioni per affrontare le quali è necessario ricorrere al calcolo dell integrale definito. Vi sono infatti svariati

Dettagli

CONCETTO DI LIMITE DI UNA FUNZIONE REALE

CONCETTO DI LIMITE DI UNA FUNZIONE REALE CONCETTO DI LIMITE DI UNA FUNZIONE REALE Il limite di una funzione è uno dei concetti fondamentali dell'analisi matematica. Tramite questo concetto viene formalizzata la nozione di funzione continua e

Dettagli

10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue.

10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue. 10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue. Lo scopo principale di questo capitolo è quello di far vedere che esistono sottoinsiemi di R h che non sono misurabili secondo Lebesgue. La costruzione di insiemi

Dettagli

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni 25.1: Introduzione In questo capitolo la teoria economica discussa nei capitoli 23 e 24 viene applicata all analisi dello scambio del rischio nel

Dettagli

4. Operazioni elementari per righe e colonne

4. Operazioni elementari per righe e colonne 4. Operazioni elementari per righe e colonne Sia K un campo, e sia A una matrice m n a elementi in K. Una operazione elementare per righe sulla matrice A è una operazione di uno dei seguenti tre tipi:

Dettagli

Funzioni funzione dominio codominio legge argomento variabile indipendente variabile dipendente

Funzioni funzione dominio codominio legge argomento variabile indipendente variabile dipendente Funzioni In matematica, una funzione f da X in Y consiste in: 1. un insieme X detto dominio di f 2. un insieme Y detto codominio di f 3. una legge che ad ogni elemento x in X associa uno ed un solo elemento

Dettagli

APPUNTI SUL CAMPO MAGNETICO ROTANTE

APPUNTI SUL CAMPO MAGNETICO ROTANTE APPUTI UL CAPO AGETICO ROTATE Campo agnetico Rotante ad una coppia polare Consideriamo la struttura in figura che rappresenta la vista, in sezione trasversale, di un cilindro cavo, costituito da un materiale

Dettagli

Esercizi di Macroeconomia per il corso di Economia Politica

Esercizi di Macroeconomia per il corso di Economia Politica Esercizi di Macroeconomia per il corso di Economia Politica (Gli esercizi sono suddivisi in base ai capitoli del testo di De Vincenti) CAPITOLO 3. IL MERCATO DEI BENI NEL MODELLO REDDITO-SPESA Esercizio.

Dettagli

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Silvana Stefani Piazza dell Ateneo Nuovo 1-20126 MILANO U6-368 silvana.stefani@unimib.it 1 Unità 9 Contenuti della lezione Operazioni finanziarie, criterio

Dettagli

La distribuzione Normale. La distribuzione Normale

La distribuzione Normale. La distribuzione Normale La Distribuzione Normale o Gaussiana è la distribuzione più importante ed utilizzata in tutta la statistica La curva delle frequenze della distribuzione Normale ha una forma caratteristica, simile ad una

Dettagli

RETTE, PIANI, SFERE, CIRCONFERENZE

RETTE, PIANI, SFERE, CIRCONFERENZE RETTE, PIANI, SFERE, CIRCONFERENZE 1. Esercizi Esercizio 1. Dati i punti A(1, 0, 1) e B(, 1, 1) trovare (1) la loro distanza; () il punto medio del segmento AB; (3) la retta AB sia in forma parametrica,

Dettagli

Ingegneria dei Sistemi Elettrici_3d

Ingegneria dei Sistemi Elettrici_3d Ingegneria dei Sistemi Elettrici_3d Soluioni di problemi elettrostatici I problemi elettrostatici riguardano lo studio degli effetti delle cariche elettriche fisse. I principi dei campi elettrostatici

Dettagli

Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 2011/2012

Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 2011/2012 Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 211/212 Ricordare: una funzione lipschitziana tra spazi metrici manda insiemi limitati in insiemi limitati; se il dominio di una funzione

Dettagli

FUNZIONE. Si scrive: A B f: A B x y=f(x) (si legge: f funzione da A in B) x f y= f(x)

FUNZIONE. Si scrive: A B f: A B x y=f(x) (si legge: f funzione da A in B) x f y= f(x) 1 FUNZIONE Dati gli insiemi A e B, si definisce funzione da A in B una relazione o legge o corrispondenza che ad ogni elemento di A associa uno ed un solo elemento di B. Si scrive: A B f: A B f() (si legge:

Dettagli

APPLICAZIONI LINEARI

APPLICAZIONI LINEARI APPLICAZIONI LINEARI 1. Esercizi Esercizio 1. Date le seguenti applicazioni lineari (1) f : R 2 R 3 definita da f(x, y) = (x 2y, x + y, x + y); (2) g : R 3 R 2 definita da g(x, y, z) = (x + y, x y); (3)

Dettagli

Appunti sul corso di Complementi di Matematica - prof. B.Bacchelli. 03 - Equazioni differenziali lineari omogenee a coefficienti costanti.

Appunti sul corso di Complementi di Matematica - prof. B.Bacchelli. 03 - Equazioni differenziali lineari omogenee a coefficienti costanti. Appunti sul corso di Complementi di Matematica - prof. B.Bacchelli 03 - Equazioni differenziali lineari omogenee a coefficienti costanti. Def. Si dice equazione differenziale lineare del secondo ordine

Dettagli

1 Definizione: lunghezza di una curva.

1 Definizione: lunghezza di una curva. Abstract Qui viene affrontato lo studio delle curve nel piano e nello spazio, con particolare interesse verso due invarianti: la curvatura e la torsione Il primo ci dice quanto la curva si allontana dall

Dettagli

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche Slide Cerbara parte1 5 Le distribuzioni teoriche I fenomeni biologici, demografici, sociali ed economici, che sono il principale oggetto della statistica, non sono retti da leggi matematiche. Però dalle

Dettagli

Osservazioni sulla continuità per le funzioni reali di variabile reale

Osservazioni sulla continuità per le funzioni reali di variabile reale Corso di Matematica, I modulo, Università di Udine, Osservazioni sulla continuità Osservazioni sulla continuità per le funzioni reali di variabile reale Come è noto una funzione è continua in un punto

Dettagli

Funzioni. Parte prima. Daniele Serra

Funzioni. Parte prima. Daniele Serra Funzioni Parte prima Daniele Serra Nota: questi appunti non sostituiscono in alcun modo le lezioni del prof. Favilli, né alcun libro di testo. Sono piuttosto da intendersi a integrazione di entrambi. 1

Dettagli

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore 13.1: Introduzione L analisi dei due capitoli precedenti ha fornito tutti i concetti necessari per affrontare l argomento di questo capitolo:

Dettagli

Teoria dei Giochi. Anna Torre

Teoria dei Giochi. Anna Torre Teoria dei Giochi Anna Torre Almo Collegio Borromeo 14 marzo 2013 email: anna.torre@unipv.it sito web del corso:www-dimat.unipv.it/atorre/borromeo2013.html IL PARI O DISPARI I II S T S (-1, 1) (1, -1)

Dettagli

Funzione reale di variabile reale

Funzione reale di variabile reale Funzione reale di variabile reale Siano A e B due sottoinsiemi non vuoti di. Si chiama funzione reale di variabile reale, di A in B, una qualsiasi legge che faccia corrispondere, a ogni elemento A x A

Dettagli

Forze come grandezze vettoriali

Forze come grandezze vettoriali Forze come grandezze vettoriali L. Paolucci 23 novembre 2010 Sommario Esercizi e problemi risolti. Per la classe prima. Anno Scolastico 2010/11 Parte 1 / versione 2 Si ricordi che la risultante di due

Dettagli

Ottimizazione vincolata

Ottimizazione vincolata Ottimizazione vincolata Ricordiamo alcuni risultati provati nella scheda sulla Teoria di Dini per una funzione F : R N+M R M di classe C 1 con (x 0, y 0 ) F 1 (a), a = (a 1,, a M ), punto in cui vale l

Dettagli

GEOMETRIA DELLE MASSE

GEOMETRIA DELLE MASSE 1 DISPENSA N 2 GEOMETRIA DELLE MASSE Si prende in considerazione un sistema piano, ossia giacente nel pian x-y. Un insieme di masse posizionato nel piano X-Y, rappresentato da punti individuati dalle loro

Dettagli

Studio di funzioni ( )

Studio di funzioni ( ) Studio di funzioni Effettuare uno studio qualitativo e tracciare un grafico approssimativo delle seguenti funzioni. Si studi in particolare anche la concavità delle funzioni e si indichino esplicitamente

Dettagli

Il concetto di valore medio in generale

Il concetto di valore medio in generale Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo

Dettagli