MALATTIE PROFESSIONALI DA AGENTI CHIMICI

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1 17-18 giugno 2004 Darfo Boario Terme MALATTIE PROFESSIONALI DA AGENTI CHIMICI Igiene industriale e prevenzione tecnica L IGIENE INDUSTRIALE E L IMPIANTISTICAL PER LA PREVENZIONE TECNOLOGICA Dipartimento Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica Angelo Borroni

2 L intervento si colloca come raccordo fra LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO L IGIENE INDUSTRIALE E L IMPIANTISTICA PER LA PREVENZIONE TECNOLOGICA LA VALUTAZIONE DELLA FATTIBILITA DELLE MISURE DI PREVENZIONE Questa mattina sono state presentate le immagini di Union Carbide Italia e di Dolomite Franchi riferite alle esperienze dei decenni trascorsi, ma anche immagini più recenti di qualche anno fa, dove si osservano impianti chiaramente inadeguati dal punto di vista della prevenzione tecnica. Ai giorni nostri ci si può aspettare un panorama più brillante. Si può concepire e si deve pretendere che oggi l attività di prevenzione impiantistica venga condotta attingendo a rigorosi strumenti di prevenzione. In questo Convegno mi è stato chiesto di porre attenzione a quella che io definisco zona d ombra, cioè agli argomenti e alle azioni che si collocano a valle della valutazione del rischio e che devono orientare correttamente le misure di prevenzione tecnica. La fase di valutazione del rischio presuppone un corredo conoscitivo complesso, che richiede impegno interdisciplinare e confronto con diversi interlocutori. Queste modalità di lavoro sono imprescindibili per ottenere una valutazione esaustiva e accurata, che consenta di assumere decisioni corrette in merito agli interventi tecnici da introdurre per mitigare il rischio, cioè di selezionare priorità e accantonare aspetti ritenuti di minore importanza.

3 OTTIMIZZARE GLI STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ANALISI PRELIMINARE identificare tutti i pericoli STRATEGIA DI PRELIEVO selezionare i pericoli, selezionare le mansioni scegliere i periodi, le durate, le ripetizioni VALUTAZIONE DEI DATI VALUTAZIONE DEI DATI descrivere l esposizione reale (rischio) utilizzando un campione di misure selezionate Voglio porre attenzione ed enfatizzare alcuni aspetti implicati dalla valutazione. 1. L analisi preliminare alla valutazione deve essere in grado di portare alla identificazione di tutti i pericoli, cioè di tutte le situazioni potenziali di rischio da indagare. 2. Nel caso di agenti chimici assume importanza centrale avere individuato una corretta strategia di prelievo, stante la complessità organizzativa del lavoro e dovendo fare spesso i conti con una intrinseca difficoltà e complessità del prelievo. 3. Spesso risulta sottovalutato il momento in cui si osservano i risultati ottenuti e si dimentica che si stanno assumendo decisioni con un numero limitato di fotografie del rischio. Quindi, anche prima della valutazione del rischio è opportuno spendere un po di tempo e di energia per non introdurre errori di rotta e successivamente va posta attenzione e rigore nell osservare i risultati della valutazione.

4 ANALISI PRELIMINARE 1. COSA E CON CHE COSA SI PRODUCE fasi di lavorazione materie prime e ausiliarie prodotti intermedi, sottoprodotti, prodotti finiti Lo strumento per rispondere a questa domanda è il consolidato schema a blocchi, con il quale si identificano le fasi di lavorazione e tutti i flussi in ingresso e in uscita dai singoli blocchi. E necessario ribadire l utilità di procedere a una personale ri-costruzione di questo schema, rendendosi conto della specifica realtà produttiva e parlando con le persone che la governano. Va sottolineata l opportunità di: - considerare i materiali ausiliari, che spesso non ritroviamo nel prodotto finito perdendo la possibilità di identificarli osservando esclusivamente il prodotto (tipicamente i solventi o i materiali refrattari destinati alla formatura); - identificare i materiali che subiscono trasformazione durante la lavorazione (per esempio le sostanze di degradazione termica delle materie plastiche e le sostanze che derivano dai processi di lavorazione termica delle leghe metalliche). In questo convegno si è discusso del rischio derivante dalla silice cristallina. Rischio sicuramente tuttora evidente nelle terre di fonderia, quando si ricorre a sabbia silicea, ormai assente da 20 anni nei refrattari utilizzati per gli involucri della produzione di acciaio. E interessante osservare invece la necessità di mantenere attenzione a questo rischio anche in quest ultimo settore se consideriamo che la silice cristallina può essere presente come impurezza (cioè ingrediente non desiderato) in materiali ausiliari, quali il carbone e la calce: tenendo conto che si misurano tenori fino al 2-4% per carbone e calce utilizzati ognuno in misura di 40 kg/ t acciaio colato e che nelle condizioni attuali di produttività si raggiungono i t di acciaio/ ora, queste condizioni si traducono nella presenza di 5-6 t di silice cristallina durante la lavorazione al forno ogni giorno.

5 ANALISI PRELIMINARE 2. DOVE SI PRODUCE aree di lavoro, strutture e impianti flussi dei materiali posizioni di lavoro, percorsi degli addetti Lo strumento per rispondere a questa domanda è l esame del lay-out, che consente di osservare la disposizione delle lavorazioni e dei macchinari, individuando i flussi dei materiali durante la trasformazione e i percorsi utilizzati dagli addetti per raggiungere le posizioni di lavoro e per svolgere la loro mansione. A prescindere dagli aspetti che si possono evidenziare con riferimento alla problematica della sicurezza (posizioni di lavoro e transiti sottoposti a movimentazioni sospese, incroci e sovrapposizione fra flussi di materiali e percorsi, ecc.), questo esame consente di mettere a fuoco un importante aspetto per il rischio degli addetti dovuto a esposizione indebita (e la necessità di una sua identificazione e quantificazione) a sostanze che derivano da altre lavorazioni o che decadono da altre aree in cui vengono utilizzate.

6 ANALISI PRELIMINARE 3. COME SI PRODUCE mansione, operazione, durata, posizione dipendenti, altri addetti normale funzionamento, fasi non continuative, incidenti Lo strumento per rispondere a questa domanda è l esame dell organizzazione del lavoro che identifica la mansione, le diverse operazioni, la durata e la posizione in cui si svolgono. Questa analisi viene condotta distinguendo: - regime di normale funzionamento dell attività, spesso riferito esclusivamente alle fasi di controllo del processo condotte in locali e posizioni protette; - interventi non continuativi, cioè tutti i lavori implicati dalla necessità di preparare e regolare il processo, intervenire in caso di malfunzionamento, eseguire manutenzioni e pulizie. Questi interventi, pur di breve durata, costituiscono e sintetizzano spesso la quota prevalente di esposizione ad agenti chimici e non solo: trascurare questi interventi nella valutazione spesso significa sviluppare un analisi non incisiva; - incidenti ragionevolmente prevedibili per i quali è auspicabile conoscere a priori le modalità con cui intervengono gli operatori (esempi: incendio di materie plastiche, fuoriuscita di metallo liquido) che determinano significative esposizioni di punta. Questo esame è reso più complesso dalla realtà che mostra svariate attività produttive che assumono i caratteri del cantiere. A fianco delle tradizionali presenze specializzate e non (manutenzioni, pulizie, demolizioni), storicamente inserite in modo collaterale all attività produttiva, ha preso piede la pratica di affidare specifiche fasi o di suddividere le diverse mansioni fra addetti dipendenti da società distinte (movimentazioni, magazzini, intere linee presenti nel contesto produttivo condotto dall attività madre). Questa organizzazione convive poi con la continua attività di innovazione e revamping industriale, che implica la presenza di addetti a lavori edili, carpenteria, montaggio, collaudo e avviamento impianti.

7 STRATEGIA DI PRELIEVO cosa campionare, come campionare, dove campionare chi campionare, tempi, numero ripetizioni L analisi del lavoro e dei fattori di rischio è nata con riferimento al rigido schema di organizzazione della catena di montaggio della FIAT stabilimento di Mirafiori (l immagine evidenzia la fase di verniciatura), dove la corrispondenza fra fase di lavorazione posizione addetto rendeva relativamente semplice identificare i fattori di rischio. La realtà ci obbliga a fare i conti con modelli di organizzazione, la cui lettura e via via complicata se lo scopo è quello di identificare correttamente il rischio: - l industria metalmeccanica e l industria di trasformazione delle materie plastiche, dove lo stesso gruppo di addetti, durante il normale funzionamento, interviene con modalità sporadiche presso più macchine gestite da computer; - l industria metallurgica e di produzione dei materiali ceramici, dove, durante il normale funzionamento, l attività di controllo del processo si interseca con interventi non continuativi in posizioni disparate ma identificate; - l industria chimica, che vede la presenza degli addetti praticamente su tutto l impianto, con funzioni prevalentemente di monitoraggio e regolazione del processo, nonché con interventi richiesti dagli eventi critici. Il prelievo degli inquinanti (posizioni di prelievo statico e prelievi personali) non è in grado di restituire questa complessità spaziale e temporale e poi è necessario fare i conti con una ulteriore la variabilità temporale, cioè con le condizioni di emissione e di dispersione che si modificano in giornate diverse.

8 VALUTAZIONE DEI DATI descrivere l esposizione reale utilizzando un campione di misure selezionate caratterizzare il campione (consistenza e variabilità) criteri di valutazione (t test, OTL test) La statistica è già stata coinvolta prima per definire la strategia di prelievo, poi per ricavare una sintesi delle concentrazioni (il gruppo di campioni omogenei vengono caratterizzati tramite due indicatori di tendenza centrale e di variabilità) e successivamente una serie di parametri di esposizione (indici di rischio). Ora si tratta d ricorrere nuovamente a questo strumento per valutare i risultati. Forse è importante ricordare che stiamo osservando un ambiente di lavoro - nel tempo - nello spazio - con riferimento alle diverse mansioni - con la sua variabilità nel tempo con pochissime fotografie estemporanee di concentrazione. Si evidenzia la necessità di evitare approcci improvvisati (ripetizione delle misure che non soddisfano) e di fare riferimento a strumenti obiettivi per trarre conclusioni in merito all esposizione degli addetti, utilizzando strumenti assimilabili a quelli che in azienda vengono applicati per il controllo della qualità del prodotto.

9 malattie professionali da agenti chimici SELEZIONARE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE TECNICA PIU EFFICACI CICLO PRODUTTIVO MATERIALI STRUTTURE, SPAZI, LAY-OUT IMPIANTI, MACCHINE, ATTREZZATURE MIRATI AL RISCHIO ORGANIZZAZIONE, MODALITA DI LAVORO DISPOSITIVI DI PROTEZIONE PERSONALE Il D.L. 626 del 1994 ha formalizzato una gerarchia di prevenzione tecnica che i Servizi hanno costruito e hanno difeso. Forse è ancora utile ricordare che la prevenzione della polvere a lungo si è identificata con la mascherina e che la prevenzione del rumore si riduceva all uso dei tappi auricolari. Questo schema (applicabile a tutti i rischi, non solo quelli chimici) indica una gerarchia per gli interventi di prevenzione e questa gerarchia risulta tanto più efficace quanto prima sfruttata, cioè inserita in fase progettuale. Se consideriamo la fotografia precedente, rendere prima accessibile, poi accessibile in modo sicuro, poi presidiabile con aspirazione il cunicolo sotto la linea di formatura, in cui si interviene per controlli, disincagli, manutenzione e pulizia, è fattibile solo se l impianto è stato progettato e installato tenendo conto di questi interventi. Rendere fattibili in modo sicuro e con presidio di aspirazione gli interventi di asportazione scorie e colaticci, pulizia e ripristino dei canali dei forni delle leghe di alluminio e di rame è fattibile solo e con costi economici sostenibili se il progettista ha posizionato il forno di fusione, il forno di attesa e la linea di colata ricordandosi che questi impianti non prevedono solo fasi di lavorazione controllate da posizioni remote, adiacenti e protette.

10 SELEZIONARE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE TECNICA PIU EFFICACI MATERIALI E TECNOLOGIE All esterno cromati paraurti, profili laterali, specchietti retrovisori, maniglie, terminale di scarico, antenna e coprimozzi; all interno abbondanza di cromature Infine voglio proporre una riflessione ambiziosa. Gli interventi di prevenzione tecnica non coinvolgono esclusivamente l attività produttiva direttamente osservata e controllata dal lavoro dei Servizi: in molti casi si tratta di affrontare problematiche di prevenzione di rischi chimici che si esplicano con effetti cronici, risultanti anche in seguito a esposizioni contenute, che comportano danni osservabili dopo tempi lunghi. Per evitare una rincorsa verso una prevenzione tecnica, che in molti casi si rivela complessa, con scarsi risultati e spesso si traduce in una rincorsa perdente, sarebbe positivo riuscire a esportare la nostra cultura di prevenzione e fare in modo che questi costi per la salute di chi produce emergano all esterno dell attività produttiva e risultino visibili anche nei momenti in cui si scelgono e si impongono i materiali e le tecnologie. Osserviamo l evoluzione cronologica del profilo di rischio implicato nella produzione del paraurti dell automobile: - anni 60: sono in acciaio al carbonio e vengono cromati per resistere alla corrosione atmosferica; - anni 70: il problema della cromatura viene brillantemente risolto utilizzando il polipropilene che viene stampato a iniezione: questa soluzione semplifica la lavorazione e non penalizza l utente, anzi il paraurti si deforma e assorbe i piccoli urti, e poi è più leggero e fa consumare meno; - anni 90: qualche designer italiano decide che i paraurti neri sono decisamente troppo brutti e decide di colorarli: scartati i risultati ottenuti con la colorazione in massa del polimero, si ricorre alla verniciatura, ma questo implica la necessità di fare aggrappare il film di vernice e quindi prima il paraurti va trattato con solventi aggressivi; la funzionalità del paraurti verniciato è sotto gli occhi di tutti, in particolare dei carrozzieri; : sempre qualche italiano ha la bella idea di riproporre la cromatura, solo che ora si tratta di cromare il polipropilene, ma non solo il paraurti.

11 SELEZIONARE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE TECNICA PIU EFFICACI MATERIALI E TECNOLOGIE DI FINITURA brillantatura modifica struttura verniciatura Questo secondo esempio viene proposto per osservare diversi profili di rischio che sono implicati dalle lavorazioni effettuate per ottenere un prodotto che restituisce la stessa funzione, banalmente, preparare il caffè espresso a casa propria. Trascurando Lumezzane, il panorama del bacino dei produttori del lago d Orta ci consente di osservare che: - Bialetti sceglie la brillantatura, cioè una finitura, dopo decapaggio acido, realizzata in buratti tramite una soluzione saponosa con additivi, che garantisce lucentezza solo per la caffettiera imballata in vetrina; l uso e il lavaggio riconducono la caffettiera al caratteristico grigio opaco dell alluminio; - Alessi propone l acciaio inossidabile e per evitare che si rovini e si graffi, effettua in superficie un processo termochimico di nitrurazione per conferire elevata durezza e resistenza superficiale, trasferendo una lavorazione tipicamente utilizzata per elementi meccanici sottoposti a elevata usura; - Lagostina sceglie la verniciatura, ovviamente solo per il bicchiere superiore, utilizzando la tecnologia a polvere con resine epossidiche e successiva cottura del rivestimento.

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