1. Impostazione dell OGUR

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1 Premessa Con l approvazione della nuova versione del documento Linee guida per la gestione dei Bovidi e dei Cervidi nella Regione Piemonte (D.G.R. n del 27 aprile 2012 e s.m.i.) ogni ATC e CA deve provvedere ad elaborare con cadenza quinquennale il documento relativo all Organizzazione e gestione degli Ungulati ruminanti nella Regione Piemonte, di seguito OGUR, ossia un documento che, da un lato, riassuma i dati raccolti nel quadriennio precedente e, dall altro, pianifichi le attività individuando la strategia gestionale e gli obiettivi del management dei cinque anni successivi. Il presente documento, deliberato con approvazione unanime dal Comitato di gestione del CATO4, costituisce l OGUR per il quinquennio La redazione del documento è stata curata da Renato Dotta, consulente tecnico faunistico che collabora con il Comprensorio Alpino dal L individuazione dei distretti di caccia per le diverse specie di ungulati è stata definita nel corso di apposite riunioni in accordo con i componenti del Comitato di Gestione. L impostazione del lavoro ed i criteri che hanno suggerito alcune decisioni adottate per l elaborazione dell intero documento sono riportati nel capitolo 1. Complessivamente il territorio del CA è stato suddiviso in cinque distretti di gestione per le specie camoscio e capriolo, in due distretti di gestione per il muflone, mentre per il cervo, specie la cui gestione cinegetica è iniziata nella stagione 2012/2013, non è stata prevista una suddivisione in distretti (si ricorrerà all utilizzo di settori di caccia). 1. Impostazione dell OGUR 1.1. CRITERI D'INDIVIDUAZIONE DEI DISTRETTI Con il fine di rendere più semplice l approccio alla suddivisione del Comprensorio Alpino in distretti di gestione si è optato per non differenziare i distretti tra le diverse specie (il distretto 1 Val di Viù è il medesimo per camoscio e capriolo, e così gli altri). La suddivisione del territorio in distretti gestionali ricalca quella già utilizzata nell OGUR precedente (ex PPGU). I criteri seguiti per la definizione dei distretti gestionali sono stati, in linea generale, sia di natura tecnica che di natura "sociale". Per criteri di natura "sociale" si intendono tutti quegli aspetti legati alle tradizioni ed alle consuetudini, anche venatorie, che vanno visti nel caso delle Valli di Lanzo più come una risorsa che non come un limite nella pianificazione della gestione venatoria su di un'unità gestionale così estesa ed eterogenea da un punto di vista ambientale. Si pensi ad esempio al fatto che il prelievo del camoscio è sempre stato pianificato sulla base di distretti gestionali, ben prima che ciò divenisse obbligatorio nelle Linee Guida. Le basi dei criteri tecnici sono state individuate nel documento "Linee Guida per la Gestione degli Ungulati in Regione Piemonte" laddove scrive che per distretto sono state intese aree che per caratteristiche ambientali (piano altitudinale, copertura vegetazionale, attività antropiche di varia natura, ecc.) e/o per caratteristiche faunistiche e gestionali (distribuzione e densità delle popolazioni di Ungulati, isolamento delle stesse, differenti obiettivi di gestione), costituiscono territori omogenei e distinti. Anche una più efficace gestione del prelievo, nonché una più uniforme distribuzione dello stesso, costituiscono elementi la cui valutazione è di fondamentale importanza nella definizione di diversi distretti per ciascuna specie". I distretti possono essere individuati tenendo conto delle dimensioni medie ottimali del territorio in grado di ospitare unità di popolazione demograficamente distinte e variano a seconda della specie considerata. Per unità di popolazione "demograficamente distinta" si intende un nucleo di animali distribuiti in una ben definita porzione di territorio, in cui i fenomeni di immigrazione ed emigrazione, se pur presenti, non modificano in modo sostanziale i parametri demografici della popolazione stessa (struttura per classi d'età, tasso di natalità, incremento utile annuo, ecc.)". In base a queste considerazioni sul territorio del CA sono state individuate le Unità di Popolazione per ciascuna specie aventi le caratteristiche sopra riportate. Queste unità territoriali corrispondono 1

2 a nuclei di popolazione demograficamente distinti gli uni dagli altri. Successivamente sono stati individuati i Distretti di gestione CALCOLO DELLE SUPERFICI DEI DISTRETTI E DELLA S.U.S. Questa parte, di grande importanza ai fini della stesura del presente documento, è nelle sue linee fondamentali analoga a quella contenuta nel precedente OGUR, approvato a mezzo di delibera Regionale (D.G.R. n del 28 luglio 2009 e s.m.i.). Il calcolo delle superfici dei distretti è effettuato attraverso la visualizzazione della Carta Tecnica Regionale (C.T.R. in scala 1 : , formato raster). Per l'elaborazione dei dati è stato scelto un sistema GIS della ESRI, ArcView 3.1, dotato delle funzioni necessarie e compatibile con gli archivi di partenza. I confini dei Distretti hanno seguito, quando presenti, ostacoli naturali di facile individuazione e/o confini amministrativi come i limiti comunali. L aver seguito le creste di spartiacque ha posto un problema relativo al calcolo della superficie utile alla specie (S.U.S.). La superficie utile infatti è stata desunta per ciascun distretto per mezzo della formula semplificata indicata dalle "Linee Guida". La necessità, contenuta peraltro nelle "Linee Guida", d'individuare dei confini ben definiti ha fatto sì che venissero inclusi nei Distretti anche porzioni di territorio di alta quota con pendenze molto elevate e localmente occupate sì da superfici improduttive ma del tutto sterili e disertate dalle specie, come ad esempio i ghiacciai ed i nevai. E' logico considerare come non vocati questi ampi settori senza per questo escluderli aprioristicamente dalla gestione. D'altro canto, porre dei confini di distretto in corrispondenza con curve di livello, quando vi è un elemento geografico di immediata identificazione come le creste di spartiacque, non appariva la soluzione ideale. Per il camoscio e muflone si è proceduto nel seguente modo: per il calcolo della superficie utile alla specie si è fatto riferimento al territorio compreso tra i ed i m. di quota. Questa fascia altimetrica corrisponde al territorio effettivo nel quale viene effettuata la gestione della specie (censimenti e piano di prelievo). Per il capriolo si è proceduto nel seguente modo: per il calcolo della superficie utile alla specie si è fatto riferimento al territorio compreso tra il fondovalle ed i m. di quota. Questa fascia altimetrica corrisponde al territorio effettivo nel quale viene effettuata la gestione della specie (censimenti e piano di prelievo). Per il cervo si è proceduto nel seguente modo: per il calcolo della superficie utile alla specie si è fatto riferimento al territorio compreso tra il fondovalle ed i m. di quota. Per il distretto IV Tesso e Malone per il calcolo della SUS del camoscio il limite inferiore è stato abbassato a 1000 m di quota mentre per il distretto V Valli Ceronda e Casternone è stato ulteriormente abbassato ad 800 m di quota. 2

3 Per il calcolo della superficie utile venabile si sono seguite le seguenti formule semplificate: CAMOSCIO E MUFLONE S.U.S. = 50% superfici a boschi di latifoglie e misti + 75% superfici a boschi di conifere + 100% superfici a prati-pascolo + 100% superfici improduttive CAPRIOLO E CERVO S.U.S. = 100% superfici a boschi + 100% superfici a prati-pascolo + 25% superfici a coltivi + 25% superfici improduttive Per il calcolo della S.U.S. arbusteti e cespuglieti sono stati considerati al 75% per il camoscio (percentuale massima per le aree boschive nella formula semplificata) ed al 100% per capriolo e cervo. Le superfici occupate da bacini d'acqua, ghiacciai, nevi perenni ed aree urbanizzate sono state scorporate dall'improduttivo in quanto non sfruttabili dalle specie VALUTAZIONE DELLA CONSISTENZA POTENZIALE Per una valutazione di massima della consistenza potenziale, come peraltro richiesto dalle Linee Guida, in assenza di uno specifico studio si fa riferimento a quanto riportato da G. Tosi e S. Toso nel documento Indicazioni Generali per la Gestione degli Ungulati dell Istituto Nazionale della fauna Selvatica di Bologna. Per il camoscio si valuta come, per le realtà alpine italiane, la densità biotica primaverile possa variare tra i 4 ed i 10 (eccezionalmente 15) capi/100 ha di superficie idonea. Per valutare in linea di massima la consistenza potenziale si è quindi preso un valore di densità compresa tra gli 8 e i 10 capi/100 ha di S.U.S. e lo si è rapportato alla superficie utile per la specie in ogni distretto preso in esame. Per il capriolo si è preso come riferimento una densità media di 8-12 capi/100 ha di superficie utile alla specie DEFINIZIONE DELLA DENSITÀ Per giungere alla definizione di un valore di densità si è seguita l'indicazione delle Linee Guida e quindi: Consistenza primaverile (al netto degli individui di Classe 0) Superficie utile alla specie nell'unità di gestione Oltre al dato riferito a tutto il territorio del distretto si è proceduto anche alla definizione della densità della superficie realmente sottoposta a censimento. 3

4 1.5. GESTIONE VENATORIA NEL RECENTE PASSATO In accordo con le normative vigenti, le fasi della gestione venatoria nel recente passato hanno sempre riguardato l esecuzione dei censimenti e la predisposizione di Piani di prelievo, strutturati per sesso e classi, tesi all incremento delle popolazioni. La formulazione e l attuazione dei piani di abbattimento selettivo negli ultimi cinque anni ha seguito un iter che può essere così riassunto: a) organizzazione ed attuazione delle operazioni di censimento; i censimenti sono condotti da più di un decennio con metodologie via via sempre più affinate e con uno sforzo organizzativo in costante aumento dal quale è derivata negli ultimi anni una maggiore e più adeguata pressione d osservazione. Dal 1996, è il Comprensorio Alpino che ha la responsabilità di pianificare, organizzare ed attuare le operazioni volte al conteggio delle popolazioni. Negli ultimi cinque anni i censimenti sono stati organizzati dal Tecnico consulente del CA e condotti da personale appositamente individuato dal CA, seguendo le metodologie più comunemente utilizzate in ambiente alpino e conformi con quanto riportato dalle LGU; In linea con le indicazioni contenute nel sopra citato documento approvato dalla Regione Piemonte si è applicata la metodica dell osservazione diretta da punti di vantaggio previamente individuati.la metodica, sinteticamente, prevede: l'individuazione di un comprensorio coincidente con l'areale stabilmente occupato dalla specie. Per ottimizzare le operazioni di conteggio è preferibile optare per i periodi in cui detto areale risulta di minor estensione. Questo si verifica con il massimo innevamento e/o la ripresa vegetativa sui prati-pascolo di fondovalle; la suddivisione del comprensorio in settori di ampia superficie (di alcune migliaia di ettari). Ogni singolo settore rappresenta un'unità territoriale distinta censibile in una giornata. Per limitare la possibilità di doppi conteggi è bene individuare confini corrispondenti ad ostacoli naturali e procedere alle operazioni in un numero limitato di giorni possibilmente consecutivi; la suddivisione di ogni singolo settore in zone di osservazione. La zona rappresenta l'unità territoriale censibile da ogni squadra di rilevatori. Per i confini delle zone è bene attenersi a quanto già detto per i confini riguardanti le aree. L'estensione di ogni singola zona di osservazione varia notevolmente in relazione alla morfologia e copertura vegetazionale del territorio, andando dai 100 ai 300 ha; la scelta del periodo più idoneo in cui effettuare l'operazione. Sono state predisposte schede per gli operatori a cui è stato richiesto di indicare nell ordine l ora dell avvistamento, il numero totale degli animali avvistati e, se determinate, le classi di sesso e d età. Per quanto attiene le classi di sesso ed età da rilevare durante i censimenti e stanti le ben note difficoltà di valutazione dell'età degli Ungulati attraverso l osservazione in natura, non si è ritenuto opportuno individuare ulteriori classi di sesso ed età secondo le quali suddividere gli individui conteggiati durante i censimenti oltre a quelle sotto indicate. Nelle schede di rilevamento predisposte si sono previste colonne riguardanti gli "indeterminati", animali di cui non si è potuto effettuare un riconoscimento del sesso, dell'età o di entrambi. Camoscio Classe 0 Capretti M/F 0 Classe I Yearlings M/F 1 Classi II-III Maschio adulto 2 o + Femmina adulta 2 o + 4

5 Muflone Classe 0 Agnelli M/F 0 Classe I Yearling M 1 Classe II Maschio su-adulto 2-3 anni Classe III Maschio adulto 4 o + Classe I-III Femmina adulta 1 o + Capriolo Cervo Classe I-III Maschio adulto 1 o + Femmina adulta 1 o + Classe 0 Piccoli M/F 0 Classe I Yearling M 1 Classe II Maschio sub-adulto 2-5 Classe III Maschio adulto 6 Classe I-III Femmina adulta 1 o + b) analisi ed elaborazione dei dati censuali; c) suddivisione del Piano di prelievo per ogni specie nei diversi distretti del Comprensorio, in proporzione con i dati censuali. I capi assegnati in ciascun piano di prelievo sono stati suddivisi in classi di sesso ed età come riportato nelle tabelle. Camoscio Classe 0 Soggetto di 0 anni Capretto maschio o femmina Classe I Soggetto di 1 anno Yearling maschio o femmina Classe II-III Maschio di 2 o più Maschio sub-adulto e adulto Femmina di 2 o più anni Femmina sub-adulta e adulta Muflone Classe 0 Soggetto di 0 anni Agnello maschio o femmina Classe I Maschio di 1 anno Yearling maschio Classe II-III Maschio di 2 o più Maschio sub-adulto e adulto Classe I-III Femmina di 1 o più anni Femmina sub-adulta e adulta Capriolo Classe 0 Soggetto di 0 anni Piccolo maschio o femmina Classe I-III Maschio di 1 o più Maschio sub-adulto e adulto Femmina di 1 o più anni Femmina sub-adulta e adulta Cervo Classe 0 Soggetto di 0 anni Piccolo maschio o femmina Classe I Maschio di 1 anno Yearling maschio Classe I-III Femmina di 1 o più anni Femmina sub-adulta e adulta Classe II Maschio di 2-5 anni Maschio sub-adulto Classe III Maschio 6 anni Maschio adulto Per quanto attiene la suddivisione del prelievo per sesso e classi d età é in linea con quanto affermato negli obiettivi delle Linee Guida ed questa incide in modo tale da perseguire una sana e naturale struttura di popolazione, interessando in ugual misura maschi e femmine ovvero privilegiando il prelievo della classe femminile rispetto a quella maschile. Nelle tabelle vengono indicate le percentuali di prelievo per classi di età e sesso. 5

6 Camoscio Classe 0 Capretto m/f 3-10% Classe I Yearling m/f 20-40% Classe II-III Maschio di 2 o più anni 25-30% Classe II-III Femmina di 2 o più anni 25-35% Muflone Classe 0 Agnello m/f 10-30% Classe I Yearling maschio 5-15% Classe II-III Maschio di 2 o più anni 20-35% Classe I-III Femmina di 2 o più anni 35-50% Capriolo Classe 0 Piccolo 30-40% Classe I-III Maschio di 1 o più anni 25-35% Classe I-III Femmina di 1 o più anni 30-40% Cervo Classe 0 Piccolo m/f 30-40% Classe I Yearling maschio 5-10% Classe II Maschio sub-adulto 10-15% Classe III Maschio adulto 5-10% Classe I-III Femmina di 1 o più anni 30-40% d) invio, entro il 15 giugno e 5 luglio, della proposta di Piano di prelievo all Assessorato Caccia della Regione Piemonte; e) richiesta di parere, da parte dell'amministrazione regionale, all ISPRA; f) successiva deliberazione della Giunta regionale del piano di prelievo selettivo contenente anche le modalità di accesso ai piani e le modalità del prelievo; g) organizzazione dell attività venatoria per mezzo di un Regolamento interno per la caccia di selezione agli ungulati; h) assegnazione nominativa del capo con precise caratteristiche in un preciso distretto di caccia; i) organizzazione di un Centro di controllo dei capi abbattuti per la raccolta dei dati biometrici e la verifica della conformità degli abbattimenti. Per il coordinamento delle fasi di esecuzione dei censimenti e di formulazione dei Piani di prelievo da inviare annualmente all ISPRA, l Assessorato Caccia della regione Piemonte ha nominato dei tecnici faunistici operanti in tutti gli ATC e CA piemontesi nei quali è prevista la caccia di selezione agli ungulati sino all anno

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