OLTRE LA CORTINA DI FERRO

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1 OLTRE LA CORTINA DI FERRO (Un viaggio tra Germania e paesi baltici) Maximiliano Morsia

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3 Oltre la cortina di ferro ( Un viaggio tra Germania e paesi baltici ) di Maximiliano Morsia 3

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5 Quest anno il nostro viaggio è stato un po diverso dal solito. Si, perché questa volta non c è stato un anello ideale con partenza e arrivo nella stessa città, ma abbiamo percorso un percorso aperto, da Piacenza a Rauma, la nostra nuova casa in terra finlandese. Più che dedicarci alla scoperta di nuove terre (per noi) e nuovi usi, stavolta ci siamo cimentati in una specie di estensione del trasloco avvenuto in parte a Novembre con la macchina, e in parte a Dicembre con la spedizione di tutto il resto. La moto era l ultimo tassello che mancava per completare questo spostamento a nord del sessantesimo parallelo, e dopo mesi di attesa e trepidazione, soprattutto durante la sbocciatura della primavera in terra finnica, il momento era arrivato. La Culona era pronta per raggiungere il garage della sua nuova casa, a circa 3200 chilometri dal suo ultimo giaciglio. Abbiamo portato più bagagli del solito, ma vista la natura del nostro viaggio era prevedibile. Tra ricordi, regali e oggetti lasciati indietro, le borse e il rotolone di Louis erano pieni all inverosimile. L unico dubbio della pianificazione è stato l itinerario stesso: Svezia o paesi baltici? Ma la scelta è stata semplice. La Svezia l abbiamo già attraversata due volte, perché non provare la risalita dalla sponda opposta? Prendendo quella rotta ci sarebbe voluto solamente un giorno in più, e visto che Polonia e paesi baltici sono mete economicamente più sostenibili, la decisione è venuta da se. Vada per la via baltica! 5

6 Sabato 05 Luglio 2014 Da Piacenza a Bamberg Schlenkerla! Dopo alcuni giorni pacifici, e per certi versi riconcilianti, a Piacenza e a Sagliano, partire e staccarsi dai luoghi che ti hanno visto crescere fa una strana sensazione. Addio valli piacentine, addio appennini, Rauma e la Finlandia ci attendono assieme al nostro futuro. Alle sei e mezza lasciamo la casa di Valentina, l amica di Pia che ci ha ospitato in questa calata di pochi giorni. Non sono tranquillo, ho paura di qualche attacco di ansia come quelli che mi colpirono a Vaasa due anni fa e a Göreme l anno scorso. All inizio non riesco a distogliere il mio pensiero da quella paura. D altronde sono più di sei mesi che non guido la moto, davanti abbiamo ottocento chilometri, e gli ultimi spostamenti lunghi mi hanno creato qualche problema, sebbene siano stati fatti in macchina. Per cercare di tamponare quest ansia evito il comune denominatore di quelle brutte giornate, il caffè. Il tempo sembra promettere bene. Non c è troppo caldo, e davanti a noi c è solo un enorme nuvolone che ci ripara dal sole nascente. A Brescia siamo in mezzo alla nebbia, come se la pianura padana volesse concedermi un saluto con la sua caratteristica più distintiva, ma più ci avviciniamo alle Alpi e più questa si dirada lasciandoci con una giornata perfetta per la moto. La pianura rimane comunque la solita noia, e sulla Milano-Venezia il traffico è quasi scocciante. Solo dal lago di Garda in su possiamo godere di qualche bello scorcio in tutta tranquillità. 6

7 L autostrada del Brennero scorre ormai da un po sotto le nostre ruote, ed all entrata dell Austria dobbiamo fermarci per ben tre volte per trovare le vignette apposite per le moto. Pare si vendano come il pane! Non siamo comunque gli unici alla ricerca dell agognato talloncino. Ad ogni area di sosta facciamo la staffetta con due italiani che ci precedono, e due tedeschi che ci seguono. Quando capisco che stiamo tutti cercando la stessa cosa, alla seconda sosta avverto i tedeschi che anche stavolta abbiamo fatto un buco nell acqua, al che uno dei due risponde con un classicissimo e divertente Scheisse!. Fortunatamente al terzo autogrill troviamo la vignette, così ci salutiamo e ripartiamo, ognuno per la propria strada. Mi ricordavo un passo spoglio e impegnativo, ma era inverno. Oggi invece ci ritroviamo al di la del confine senza colpo ferire. Se mi fossi ricordato di com era effettivamente la strada avrei atteso il confine per fare benzina. L Austria vola tra meravigliose montagne e un po troppo traffico. Se c è una cosa di cui sono sicuro, è che sentirò la mancanza di monti e colline, per cui i miei occhi sono tutti per loro. Alla fine del breve tratto dell arco alpino comincia la pioggia, comunque preventivata. Siamo già in Germania! Ci sono i soliti razzi e i soliti lavori dalle lunghezze indicibili. Un cantiere addirittura supera i venti chilometri! Ci fermiamo solo il tempo di fare una pausa pranzo verso le due passate, poi riprendiamo a snocciolare chilometri. I lavori sono estenuanti. Ad ogni cantiere, tra file e lentezza, mi viene voglia di parcheggiare ed attendere un po di quiete, ma se vogliamo vedere Bamberg tocca pedalare. Intanto, lungo la strada, scorrono numerose le curiose coltivazioni di luppolo, i cui viticci si aggrappano a fili appesi creando l illusione di una foresta di colonne verdi. 7

8 Alle quattro e mezza, finalmente, parcheggiamo davanti al nostro albergo. La nostra prima sistemazione è piuttosto deludente, essendo inglobata in un centro commerciale. La struttura è datata ed è piuttosto lontana dal centro, ma, visto che abbiamo prenotato tardissimo, era l unica ad un prezzo decente. Il tempo di riprendersi qualche minuto e di rinfrescarsi e ci mettiamo in marcia verso il centro. Vista dalla periferia Bamberg sembra deludente. Da qui pare trasandata e senza spunti, ma quando raggiungi il cuore della città, situato tra i due rami del fiume Bug, ti si schiude davanti uno scrigno di case a graticcio o in sasso e palazzi eleganti languidamente adagiati sulle sponde del fiume. Il suo nomignolo, Venezia germanica, è decisamente meritato. Camminiamo tra le vie del centro curiosando tra i palazzi antichi ed affrescati fino a raggiungere, in posizione sopraelevata, la piazza del Dom. Ci aggiriamo tra i vari palazzi e la chiesa, ma sfortunatamente è già tutto chiuso, per cui ci dobbiamo accontentare del bel cortile medioevale che ospita il teatro estivo. Ormai è ora di cena, e quindi torniamo tra le vie sottostanti alla piazza. Non posso assolutamente esimermi dall entrare nella locanda medioevale della Schlenkerla, uno dei numerosi birrifici di questa piccola città, uno dei pochi a proporre birra affumicata (specialità della zona), ed uno dei miei preferiti in assoluto. Il locale è un vecchio palazzo affrescato internamente, affascinante e dall atmosfera un poco gotica, con le sue volte a sesto acuto e le sue porte pesanti. C è pure un biergarten, ma sembra impensabile potere sedersi, vista la ressa. Grazie ad una coppia di ragazzi del posto troviamo un tavolo da condividere momentaneamente. Il ragazzo mi consiglia di 8

9 provare la birra affumicata, anche se a lui non piace proprio. Lo guardo di traverso un attimo. Come non ti piace?. Poi sorrido e gli dico che la conosco benissimo, e sono qui proprio per questo! Sul posto la birra chiaramente non delude, e dopo l obbligatoria rauchbier märzen, provo anche una specialità che non si trova in commercio, la kräuser, più leggera e beverina, ma sempre ottima. Ovviamente non manca una puntata sul lato mangereccio del menu, dal quale ordino un bello stinco succulento e delizioso. Salute! Dopo cena passeggiamo tra i ponti nell aria umida della sera. Quanti splendidi affreschi si scorgono sui muri delle case, e quanta vita tra le vie! Sembra proprio una cittadina che sa godersi al punto giusto il suo essere attrazione turistica. Costeggiamo il Bug avvolti dal tipico odore di fiume, poi torniamo all albergo per il meritato riposo. I miei piedi urlano vendetta! Prima gli stivali un po stretti, poi la scelta sbagliata delle scarpe da escursione. Le scarpe di tela sono un vero supplizio dopo qualche chilometro a piedi, la suola bassa non è certo il meglio. Le definirei quasi abrasive! La vedo dura, domani, a Berlino! In camera ci concediamo un po di cioccolato bianco come dolcetto. L aria è piuttosto pesante e l umidità si fa davvero sentire. Sembra di non aver nemmeno lasciato la pianura padana! 9

10 Una tranquilla serata a spasso per Bamberg. 10

11 Uno scorcio sul fiume che attraversa il centro città. Il birrificio Schlenkerla, qui dal 1678! 11

12 Domenica 06 Luglio 2014 Da Bamberg a Berlino Sotto la vittoria alata Fa davvero caldo! Nonostante la finestra aperta la notte è stata lo stesso agitata. Facciamo una doccia e buttiamo giù qualcosa nella sala ristorante. Questa è una delle poche volte in cui la colazione è decisamente meglio della stanza. Non c è aria condizionata, l arredo è consunto e dall aspetto sorpassato, ed il bagno è molto basic. Abbiamo visto di meglio. Lasciamo Bamberg partendo in mezzo ad un gruppo di belgi fiamminghi che confabulano nel bel mezzo del parcheggio dell albergo. Inizialmente la strada si snoda sinuosa tra dolci colline, un piacere da percorrere, ed il traffico è anche poco. I lavori, invece, non mancano mai, ma per lo meno si presentano quando ormai siamo al punto di rientro sulla Autobahn 9. Tornati sulla direttrice di ieri ci ritroviamo in un discreto traffico domenicale. Il tempo di fare benzina e ci si parano davanti forse i peggiori 150 chilometri della nostra carriera motociclistica. Una noia assoluta! Aggiungiamo il caldo fastidioso e la stanchezza residua di ieri, ed il quadro desolante è completo. Visto l andazzo, prima di entrare nella capitale tedesca faccio una piccola fermata in un area di sosta. Mi butto dell acqua gelata su testa e collo, voglio affrontare il traffico cittadino con un animo più sveglio e reattivo. L arrivo a Berlino avviene tra gli alberi di una grande foresta e lo sguardo attento di alcuni falchetti. Sotto di noi l asfalto ha lasciato il posto a dei lastroni di cemento più longevi ma sicuramente meno confortevoli da percorrere. 12

13 Mi aspetto prima o poi di imbattermi nel tipico caos metropolitano, ma ciò non avviene. Tutto è semplice e ordinato, e nonostante non riesca a vedere bene il navigatore a causa del sole che riflette sulla plastica del porta GPS, non troviamo grossi problemi. Immagino che il fatto che sia Domenica ci abbia dato una bella mano. Come prima cosa ci fermiamo all Hard Rock cafè, così Pia può comprare l ennesima maglietta per la sua collezione. Io approfitto del momento per decomprimermi aiutato dal tranquillo via vai domenicale, mentre sul marciapiede ammiro le gesta di due diversamente giovani che fanno gli splendidi su altrettante Lamborghini Gallardo. Presa la maglietta, rimettiamo il culo sulla moto per poche centinaia di metri, poi tocca al mio punto di interesse. Parcheggio momentaneamente nei pressi della rotonda della Vittoria alata e ci mettiamo ad ammirare la famosa colonna. La statua scintilla pulitissima nel sole del pomeriggio berlinese. Potrebbe benissimo essere stata inaugurata ieri, per quanto sembra linda e ben tenuta. La giornata è splendida e luminosa, e malgrado ciò l angelo dorato riesce a creare un contrasto notevole con le nuvole bianche e il cielo azzurro. Ancora un paio di chilometri e arriviamo davanti al Generator, l albergo/ostello della catena che avevamo già provato con soddisfazione (soprattutto grazie ai prezzi popolari) a Copenaghen. Le camere non avranno tv o frigo bar, ma c è tutto ciò che serve per un buon soggiorno, non ultima l aria condizionata, che in questi giorni serve eccome! L inserviente del parcheggio a fianco non mi fa entrare sbracciandosi e dicendo qualcosa in tedesco, torno a chiedere lumi in albergo, e fortunatamente lo staff ci offre un posto nel loro scantinato. Non mi è mai capitato di prendere un ascensore con la moto! Uscito dal montacarichi infilo la moto 13

14 tra un calciobalilla e qualche scatolone. Per quasi due giorni la culona se ne starà qui sotto a riposare al sicuro. Saldato il costo del parcheggio, pagando tra l altro la metà di quanto avremmo speso nel parcheggio ufficiale a fianco, ci sediamo davanti ad un bel sidro gelato per qualche momento e poi ci incamminiamo verso la Fernsehturm Berlin, la famosa torre/antenna televisiva simbolo della città. Raggiungerla è semplicissimo. Basta alzare la testa, e sicuramente la sua sagoma spunterà da qualche parte indicando la via da seguire. Arrivati ai suoi piedi, a due passi da Alexanderplatz, ci fermiamo all ombra della torre per riprenderci dal caldo bestiale. La sfera che sormonta l antenna mi porta prepotentemente alla mente l immagine dello Sputnik, non so se per un effettiva somiglianza o se per via della sua appartenenza all immaginario di quello che era il mondo oltrecortina. Mi guardo un poco in giro. I palazzoni in stile socialista non mancano, così come non mancano i vialoni ampi e infiniti. Al primo impatto, però, Berlino evita di farsi catalogare facilmente. E sfuggente e particolare, moderna, commerciale, eppure artistica. Quello che manca, ed è pure ovvio vista la sua epopea nel secolo scorso, è quel senso di storicità classica che permea gran parte delle capitali europee. Molte delle testimonianze, forse quelle alla fine più significative, o se vogliamo quelle che più saltano all occhio, risalgono al dualismo Berlino Est Berlino Ovest, una vera chiave di volta nella storia moderna. Chissà che questa atmosfera particolare e atipica non sia data proprio da questo legame indissolubile con alcuni dei momenti cruciali del mondo attuale. Nelle strade regna il gigantismo delle architetture, mentre ad ogni angolo si incrociano personaggi particolari e istrionici, tutto l opposto del rigore espresso dai palazzi della città. 14

15 Dalla torre della televisione ci spostiamo in Alexanderplatz, una delle piazze più vissute della città. La sensazione di spazio qui si amplifica all ennesima potenza, nonostante i marchi distraenti del centro commerciale e dei negozi che campeggiano qua e la. L architettura mi ricorda per certi versi quella di Helsinki. Ancora una volta cerchiamo un minimo di refrigerio all ombra del globo che segna i vari fusi orari del mondo. E tutto così nuovo e recente che si stenta a credere che questo sia il cuore della capitale del paese che traina l Unione Europea. Com è ovvio le testimonianze del passato remoto ci sono, ma sembrano quasi presenze silenziose. Un esempio di ciò è il rathaus, il municipio, che è circondato dai palazzoni in stile est-europa e dai lavori della metropolitana. Quasi passa inosservato, e si che la sua mole è piuttosto importante! Lasciamo Alexanderplatz alla canicola e ai pattinatori. Vista l ora ci mettiamo a cercare un posto dove cenare, ed alla fine ci sediamo in un ristorantino turistico di poche pretese sulla Neue Promenade, a due passi da una stazione della metro che non sfigurerebbe in una mostra sull archeologia industriale. Che differenza con la fermata di Alexanderplatz, tutta vetri e tensione al futuro. L angolo dove ci fermiamo ha un che di parigino, nonostante il ristorante dove sediamo porti le insegne della tedeschissima Augustiner. Ci sono una sfilza di locali, uno di fianco all altro, e davanti, su un palcoscenico immaginario, diversi artisti di strada si esibiscono a turno intrattenendo turisti e passanti. Durante la nostra permanenza assistiamo a qualche brano di un discreto cantante, alle simpatiche imitazioni dei passanti di un clown in incognito e, durante gli ultimi sorsi della nostra dunkel, alla performance di un chitarrista poco entusiasmante. Alti e bassi. 15

16 Lasciamo punkabbestia e saltimbanco dopo aver finito la nostra anonima schnitzel. Siamo provati, così prendiamo la via del ritorno attraversando il parco Monbijou, in cui diverse famiglie sono intente a fare grigliate e gruppi di ragazzini tirano calci ai palloni. Mentre entriamo nell ostello gli ultimi personaggi del giorno sono le giovani prostitute che scendono sui marciapiedi con le loro minigonne vertiginose. Sapevo che da queste parti il mercato del sesso era stato regolarizzato, ma non credevo che si potesse ancora esercitare sul marciapiede, in una zona tra l altro molto battuta. Domani ci sarà parecchio da camminare, per cui ci rintaniamo al fresco della nostra stanza a riposare. Berlino si prepara a vivere un emozionante mondiale di calcio. 16

17 Uno dei pochi tratti superstiti del muro. Potsdamerplatz: spazi ampi e modernità. 17

18 Il Fernsehturm, uno dei simboli più conosciuti della città. 18

19 Lunedi 07 Luglio 2014 Berlino In giro per la città Ed eccoci alla giornata dedicata alla capitale tedesca! Un bel pezzo da novanta che mancava nel nostro carniere. Dopo la sveglia andiamo a colazione nel baretto dell ostello. Un latte e un caffè, un paio di dolci, e siamo pronti a partire. Iniziamo dal quartiere ebraico, con i suoi palazzi abbandonati e i graffiti artistici un po ovunque. Giriamo l angolo con Friedrichstrasse e tutto cambia. Il vecchio lascia il posto al nuovo, l economico al costoso. Sembra di essere piombati in un altra città. Qualche centinaio di metri e siamo sulla Unter den Linden strasse, la via principale che da Alexanderplatz porta fino alla porta di Brandeburgo. La via è un susseguirsi di ambasciate, locali e di curiosi tubi colorati che ritroveremo un po in tutto il centro. La prima tappa è la porta di Brandeburgo. La pensavo più grande, ma forse è l effetto ottico dello spazio ampio in cui è calata a rendere il monumento più piccolo di quello che è in realtà, oppure sono le impalcature e le strutture che lo circondano, chissà. In ogni caso la famosa quadriga fatica a risaltare con tutto il caos che la circonda, ma siamo nel bel mezzo dei mondiali, e da qualche parte un megaschermo, le transenne ed una ventina di punti ristoro dovevano pur metterli Poco più avanti, oltre il colonnato, troviamo il Reichstag, l imponente costruzione caratterizzata dalla cupola in vetro e sede attuale del parlamento. Bello lo stile neoclassico, in perfetto accordo con la porta di Brandeburgo. Troppa gente all entrata, però e c è davvero troppo caldo. Decidiamo di procedere oltre. 19

20 Scendiamo sempre a piedi verso Potsdamerplats. Li troviamo tre grattaceli, ognuno caratterizzato da un materiale diverso: mattone, vetro e cemento. Le strutture sanno dare il giusto risalto al materiale utilizzato, con un effetto che non risulta affatto slegato. Lo stile del grattacielo in mattoni, in particolare, ricorda un po quello dei palazzi di Amburgo in stile espressionista, davvero notevole. Altri due passi e siamo davanti ai resti del muro di Berlino. Che cambiamento ci dev essere stato in tutti questi anni! Sono passati solo venticinque anni dalla fine della DDR, e pare che di essa siano rimasti solo i palazzoni e pochissime altre testimonianze, anche se significative. Pure le mitiche Trabant sono ormai solo gingilli per turisti. Camminiamo per un po lungo il muro leggendo della sua storia sulle tante infografiche, ma il caldo è talmente atroce che sta per avere la meglio su di noi. Prima di rischiare il collasso ci infiliamo nel bel museo topografia del terrore, che sorge dietro al muro, proprio dove una volta c erano i quartier generali di Gestapo ed SS. All interno seguiamo la storia del nazionalsocialismo. Sui pannelli del museo scorrono le tappe dell ascesa del partito creato da Hitler, e le metodologie che hanno portato allo sterminio non solo di gran parte del popolo ebraico, ma pure di zingari, disabili ed oppositori. Non mancano nemmeno alcuni archivi con i nomi di quelli che hanno avuto la sventura di avere a che fare con gli ex-uffici di SS e Gestapo. Alla fine del percorso siamo ormai nei giorni dell invasione sovietica. Un orrore lascia il posto ad un altro. Curioso notare come questa città abbia vissuto intensamente due delle più terribili forme di dittatura che la storia dell uomo ricordi senza soccombere, ma anzi, uscendone comunque forte e vitale. 20

21 Una volta usciti ci spostiamo a Checkpoint Charlie, l ex punto di confine e controllo tra il settore americano e quello sovietico. C è ancora un piccolo ufficio doganale, sul lato americano, oltre ad un cartello che segnalava il confine della zona governata da una delle due superpotenze. Mi chiedo se sia tutto autentico, visto che molte tracce di quegli anni sono scomparse, ma mi piace credere di si. Sfiliamo le graziose Trabant pronte per il noleggio proprio accanto ai due finti soldati americani che si fanno fotografare assieme ai turisti e risaliamo Friedrichstrasse fino alla Konzerthaus, dove ci fermiamo per uno spuntino a base di bratwurst, brezel e birra. Ad allietare il pranzo giungono le note di un soprano che sta provando la sua parte. Niente male come intrattenimento! Quando ci alziamo sazi, inizia a piovere, e dopo la caldazza è persino piacevole bagnarsi un po. Su Unter den Linden ci rifugiamo al museo nazionale, dove abbiamo la fortuna di poter visitare un interessante mostra dedicata al centenario dello scoppio del primo conflitto mondiale. All interno troviamo uniformi, armi, le prime improbabili maschere a gas utilizzate nelle mattanze di Ypres e della Somme e tanto altro. Le foto mostrano paesaggi e personaggi davvero terrificanti, meritevoli dei peggiori incubi. Non manca nemmeno l angolo dedicato al conflitto italo-austriaco, con tanto di repliche dei volantini sganciati da Gabriele D Annunzio durante un volo pionieristico su Vienna. I bombardamenti aerei erano ancora di la da venire. Molto suggestivi anche i poster propagandistici, che mostrano già i temi e gli stili che sarebbero poi stati ripresi durante la seconda guerra mondiale. All uscita della mostra la pioggia per fortuna è cessata. Scendiamo di nuovo verso la Fernsehturm, ma stavolta ci 21

22 infiliamo nel museo della DDR. Qui c è davvero troppa gente, ed è un peccato, perché il museo è simpatico e merita. Grazie ad un sacco di oggetti e cassetti interattivi, si può comprendere l atmosfera e lo stile di vita della vecchia Germania Est. Ad ogni cassetto il suo tema. Ci sono i prodotti del razionamento, i giornali, la riproduzione di un tipico appartamento, l inquietante angolo dedicato allo sport e l immancabile Trabant, oltre ad approfondimenti su politica, interrogatori della Stasi, tecnologia ed industria. Tornati di nuovo sotto al sole, cominciamo a rientrare. Una sosta per un aperitivo a base di birra, e poi per cena ci concediamo un buon ristorante indiano. Ci abbuffiamo all inverosimile, tanto che, all uscita, di andare a letto non se ne parla nemmeno. Prima bisogna smaltire un po scarpinando per le vie del quartiere di Mitte. E proprio in questa passeggiata che, davanti ad alcune abitazioni, scorgiamo alcuni blocchi dorati incastonati nella pavimentazione. Ci chiniamo per osservarli meglio, e vediamo che sopra di essi sono iscritti i nomi delle persone che da quelle case sono stati deportate ad Auschwitz. Dopo un paio di anni ci ritroviamo all altro capo del misfatto. Non posso che provare un brivido ripensando ai campi di concentramento e alle storie che queste persone devono aver vissuto. Domani sarà la volta di un altra città ricca di storia e legata indissolubilmente agli eventi che hanno travolto l Europa nel secolo scorso: Varsavia, protagonista di una delle rivolte più note del secondo conflitto mondiale e delle prime evidenti crepe del sistema comunista. Siamo ancora a Berlino però. La capitale tedesca alla fine è proprio come me l aspettavo. Una metropoli atipica nel panorama europeo, indissolubilmente legata al mondo del secolo scorso, eppure indiscutibilmente 22

23 proiettata verso un nuovo futuro. Il passato dell est sembra essere stato messo in un angolo senza troppe remore, ma la sua anima informale e per certi versi naïf la rendono più umana di quanto ci si possa aspettare da uno dei maggiori fulcri dell economia europea. Una meta perfetta per tutti: per chi cerca il divertimento, per chi cerca la cultura, o l arte o la storia. Forse è una delle poche metropoli in cui mi vedrei bene come cittadino. Al termine di queste riflessioni non posso fare altro di chiedermi come sarebbe oggi Berlino se la storia avesse preso una piega diversa. Provo ad immaginarla completamente grigia sotto il giogo comunista, oppure follemente ciclopica come nei piani di Hitler, ma è un esercizio praticamente impossibile. La Berlino odierna è certamente la Berlino migliore. Turisti e berlinesi cercano un po di frescura nei parchi cittadini. 23

24 Checkpoint Charlie e il turismo ai giorni nostri. Grattacieli: cemento, mattone e vetro. 24

25 Martedì 08 Luglio 2014 Da Berlino a Varsavia La Polonia che non ti aspetti Appena sceso dal letto apro la tenda. Do un occhiata fuori e vedo cielo grigio e pioggia. Visto il caldo di ieri un po me ne rallegro, anche se la prospettiva di sciropparmi seicento chilometri di strada sotto l acqua non è delle migliori. Mangiamo qualcosa al volo, poi, mentre Pia sistema i bagagli all uscita, esco dal montacarichi dello scantinato con la moto. Roba da fare invidia al Rob Halford dei tempi belli. Come ci infiliamo nel traffico infrasettimanale della capitale tedesca, smette di piovere. Noi, bardati per il lungo trasferimento sotto l acqua, cominciamo subito a sudare copiosamente. Nonostante i lavori sulle strade (mai così presenti come quest anno, in Germania) districarsi dalla ragnatela di Berlino è davvero semplice. In una mezzoretta, dopo aver transitato per Unter den Linden e Checkpoint Charlie, siamo già fuori città. Sull autobahn torniamo al solito monotono panorama: carreggiata larga e distese continue di alberi ai lati. La sosta benzina arriva un momento prima del mio punto di fusione. Via subito gli indumenti per la pioggia! Sembra proprio che, nonostante le premesse, ci stiamo avviando verso un altra giornata torrida. Poco dopo il rifornimento superiamo Frankfurt an der Oder, una piccola città adagiata sulle sponde del fiume che divide Germania e Polonia. Avanziamo nella nuova nazione con il timore dei terribili e mitologici solchi scavati nell asfalto dai camion, ma non troviamo nulla di simile. Nei racconti dei viaggiatori su due ruote, queste infide tracce assumono spesso l alone epico di 25

26 una delle sette fatiche di Ercole. Sono quasi contrariato, d altronde che ne sarebbe dell Odissea senza le sirene o Scilla e Cariddi? Immaginatevi Ulisse a zonzo tranquillo per il Mediterraneo col braccio fuori dal finestrino (che, si sa, è stato inventato apposta) mentre viene sospinto da una dolce bavetta estiva. Insomma, non è proprio la stessa cosa. Il manto stradale, comunque, è semplicemente perfetto, e se non fosse per il forte vento procederemmo davvero a ritmi elevati. L autostrada polacca funziona come quella italiana: prendi il biglietto all entrata e paghi al casello all uscita. La grossa differenza la fanno la pulizia e la manutenzione, ambedue impeccabili! L unica nota negativa è la distanza tra un area di sosta e l altra. Ci sono almeno settanta chilometri tra due distributori, per cui meglio porre un poco di attenzione ai rifornimenti. Il caldo intanto è tornato ad essere il protagonista, in questo bassopiano che mi ricorda tanto la pianura padana. Pia legge da qualche parte trentasei gradi, e non faccio fatica a crederlo. Le nuvole che avanzano lentamente nel cielo sono, ad intermittenza, il nostro unico riparo dal sole. Lungo il tragitto facciamo giusto un paio di fermate per riposare e mangiare qualcosa. Al momento del rifornimento provo la benzina col 10% di biocarburante. Costa meno, ma la resa è sensibilmente inferiore, soprattutto per quanto riguarda i consumi. Grazie a questo test, infatti, dovrò fare un pieno in più del previsto. A Varsavia arriviamo tardi, verso le Come a Berlino, inizialmente cerchiamo l Hard rock cafè. Prima di trovarlo sfiliamo nella città nuova, immersi in uno scenario urbano decisamente moderno. Ci sono grattacieli che farebbero l invidia di Potsdamerplatz, ma la costruzione più imponente è senza dubbio il palazzo della cultura e della scienza, un 26

27 mastodonte di cemento regalato dall Unione Sovietica alla Polonia nell immediato dopoguerra. E un edificio che trasmette perfettamente l idea di grigiore e burocrazia, il perfetto interprete del regime che rappresentava. Quando Pia esce dal negozio, ripartiamo alla volta della città vecchia avvolti dal flusso di macchine e moto dell ora di punta serale. Il GPS mi guida per vie sconosciute su un percorso che sembra assurdo, e sinceramente non capisco se ciò sia dovuto ad una possibile bizzarria topografica di Varsavia o ad un improvviso capriccio del navigatore. Comunque sia, dopo pavé ostici e tragitti di due chilometri per tornare allo stesso punto di partenza, arriviamo finalmente al B&B. Parcheggio la moto sul marciapiede, non molto sicuro del fatto che sia lecito, e scarichiamo i bagagli. Entriamo in un elegante palazzo di inizio novecento. Tutto ci riporta a quegli anni: le scale, le porte in legno, le vecchie finestre. A Pia piace molto, e quando scopriamo che anche il nostro piccolo appartamento ha lo stesso stile, siamo decisamente soddisfatti. Non mi aspettavo un alloggio così raffinato. Per apprezzare la stanza ci sarà tempo stanotte. Ora usciamo subito dirigendoci verso il centro città. Per lasciarci liberi in seguito, decidiamo di mangiare subito un buon piatto di pierogi in uno dei tanti ristoranti della Krakowskie Przedmieście. Non esattamente un piatto estivo, ma non gli si può dire di no! Finiamo le due birre, e via: si riparte. Che eleganza il centro di Varsavia! Mi sarei aspettato qualcosa di simile anche a Berlino. In qualche modo qui trovo quell atmosfera che mi sarei aspettato dalla capitale tedesca se non fosse stata cancellata dalle bombe. Ad unire idealmente le due città forse ci sono solo gli artisti di strada, anche se qui sono in numero decisamente minore. Ci sono un 27

28 sacco di chiese cattoliche, tra cui a sorpresa alcune progettate dal Canaletto, poi spettacolari casettine a schiera decorate e ben mantenute, il palazzo presidenziale e l entrata dell università, che potrebbe benissimo essere l entrata per un palazzo presidenziale. Non mancano ovviamente i venditori di ambra, ma pare che il punto forte di questa città, a giudicare dal numero, siano i ristoranti. La piazza del castello e quella del mercato sono davvero romantiche, soprattutto la seconda, dove le vecchie abitazioni e i dehor dei mille locali circondano la statua della sirena, simbolo di Varsavia. Andiamo avanti fino al barbacane posto a protezione delle vecchie mura e del piccolo borgo originario. E talmente lindo e perfetto che pare nuovo! Poco più in la c è il quartiere ebraico. La si trovava il ghetto che osò resistere alla potenza nazista, ma per noi non c è più tempo: dobbiamo lasciarlo controvoglia alla prossima volta che saremo nei paraggi. Con un gelato in mano ci fermiamo qualche momento nella piazza del castello ad ascoltare un suonatore di xilofono che arrangia a suo modo Nothing else matters dei Metallica, poi torniamo al B&B innamorati dell aria bohemienne di questa città. Il centro storico è sorprendentemente piccolo, ma come dice il proverbio, nella botte piccola sta il vino buono, e così è per Varsavia, che ci ha stupito per l eleganza e la bellezza delle sue architetture. Guardandosi in giro si possono scorgere diversi riferimenti all art nouveau, anche se non risaltano come quelli superbi di Barcellona. Colpiscono anche gli spazi aperti, come spesso accade nelle capitali dell Est europeo. Varsavia sembra esprimere alla perfezione la sua posizione geografica: vi trovo suggestioni teutoniche amalgamate con la grandeur della vicina Russia, la modernità della Germania a braccetto con la tradizione dell Est. 28

29 Davanti a noi ora rimangono solo i paesi baltici. Domani ci attende un lungo spostamento. Se tutto andrà liscio come l autostrada polacca, ci sarà poco da preoccuparsi. Il palazzo della Cultura e della Scienza, un classico dell architettura soviet. 29

30 La piazza del mercato, cuore della città vecchia. La piazza del Castello, al termine dell elegante Krakowskie Przedmieście. 30

31 Mercoledì 09 Luglio 2014 Da Varsavia a Riga Alla collina delle croci Oggi abbiamo davanti circa 750 chilometri di ignoto. Come saranno le strade? Troveremo autostrada o solo statali? Riusciremo a vedere qualcosa di Riga o arriveremo troppo tardi? Con queste domande inforchiamo la moto e ci avviamo verso la Lituania e la Lettonia. Lasciamo Varsavia sotto una bella cappa afosa, anche se è ancora relativamente presto. Sono sicuro che se al posto dei pantaloni in goretex avessi avuto dei pantaloni estivi leggeri, avrebbe piovuto tutto il tempo. La periferia della capitale polacca intanto non ci molla, e ci tartassa con i suoi mille semafori. Alla fine, però, i centri commerciali e le casette scemano via via lasciando il posto alle foreste e ai profumi di pino e di humus. Questa parte di Polonia è proprio niente male! Attraversiamo una campagna pressoché ininterrotta che per quale motivo mi da l idea di ottima zona per la cucina. Mi piacerebbe fermarmi, ma oggi abbiamo un sacco di strada da fare. Tengo ritmi piuttosto elevati, un po come tutti qui, e sorpasso appena posso. I limiti sembrano essere un optional. Si viaggia allegramente anche con venti e più chilometri orari oltre il limite. La strada dritta per fortuna aiuta, e i controlli, quei pochi che incrociamo, vengono segnalati da chi viene in senso opposto, anche se ad onor del vero i principali indagati sono i camionisti. Non avendo idea di come sarà la strada più in la, cerco anche io di guadagnare tempo. Non voglio rischiare di arrivare in serata. Il territorio polacco termina in una piccola regione turistica dove incrociamo station wagon cariche di famiglie dirette 31

32 verso i vicini laghi. Noi invece ci fermiamo solo per il rifornimento e per sgranchirci le gambe, poi siamo pronti ad affrontare i paesi baltici. Eccoci in Lituania! Il passaggio è indolore, ma ancora siamo lontani dal rientrare in zona Euro. Le foreste intanto cominciano a diradarsi, e la vegetazione sembra essere cambiata: betulle e abeti cominciano a tornare protagonisti. Anche il clima non è più lo stesso e, fortunatamente per noi, l aria ora è molto più clemente. Se a Varsavia, col giubbino, soffrivo il caldo, ora provo un piacevole freschino. Dalla statale risaliamo verso Kaunas, e poi infiliamo un autostrada. E già tempo di rifornirsi. Con il ritmo veloce la benzina va che è una bellezza! Nessun distributore in vista, così decidiamo di lasciare l autostrada. Come per l ultimo pieno polacco, anche in Lituania troviamo un distributore decisamente bucolico. Impieghiamo quasi più tempo a cercare di mettere il cavalletto lontano dalle buche e in posizione sicura che a riempire il serbatoio. Le fresche e ombreggiate foreste sono ormai un ricordo alle spalle, ed ora viaggiamo su una distesa di campi a perdita d occhio. Qua e la appaiono casette in legno piccole e graziose. Quando vediamo le indicazioni per Šiauliai abbandoniamo l autostrada, ma se pensavamo che i lavori ci avessero abbandonato in Germania, bene, ci sbagliavamo. Volgiamo le ruote ad Est, verso la collina delle croci, che arriva solo dopo un ottantina di chilometri passati tra lunghissimi tratti di cantieri con fondo sterrato e brevi tratti in cui poter allungare un po. Quando scendiamo dalla moto, a pochi metri dalla collina delle croci, il caldo torna subito a mordere la pelle. Davanti a noi, una distesa impressionante di croci di tutte le fogge, 32

33 lasciate dai fedeli fin dai tempi dell Unione Sovietica. In quei giorni le autorità centrali erano solite ordinare, di tanto in tanto, lo sgombero di questo piccolo colle, ma non c è stato nulla da fare; il giorno dopo i credenti riiniziavano la loro opera. Ora che ognuno è libero di seguire la propria religione, le croci si sono moltiplicate fino a raggiungere numeri davvero ragguardevoli. Il testo sul cartello all entrata parla di più di esemplari, ma camminando sui piccoli sentieri della collina l impressione è che ce ne siano molti di più. Vediamo croci enormi e minuscole. Arrivano dal Giappone, dall Italia o anche dall Australia, a volte con un messaggio scritto sopra. Se mai uno si dovesse chiedere di che forza possa essere capace la fede, qui potrebbe trovare una risposta più che eloquente. Usciti dalla selva religiosa riprendiamo la strada per Riga. Mancano ancora un centinaio di chilometri, ma gli ultimi spezzoni di Lituania volano piacevoli e veloci. Appena svalichiamo in Lettonia, la strada diventa un disastro. Tutto il repertorio che ci aspettavamo in Polonia lo troviamo qui: tracce profonde sull asfalto, buche, lavori che continuano per chilometri e chilometri. Incurante delle condizioni dell asfalto, un biker locale ci saluta e sparisce all orizzonte dietro una nuvola di polvere. Mi verrebbe quasi da seguirlo, ma me ne sto calmo. E tutto il giorno che abbiamo a che fare con camion, camion e ancora camion. Non vorrei fare la mossa sbagliata proprio ora, visto che comincio ad essere stanchino. Prima di arrivare a Riga troviamo giusto il tempo di ricordarci di spostare l orologio avanti di un ora, poi è già il momento di affrontare l insidioso ciottolato cittadino. Pietre grandi come uova di pasqua cui accolgono in modo non proprio amichevole. Non il fondo ottimale per una moto pesante e stracarica come la nostra. 33

34 Entriamo nel centro storico, ed in due minuti troviamo il nostro albergo. Per sistemare la moto, però, dobbiamo rivolgerci al parcheggio interrato di un centro commerciale poco distante, visto che il parcheggio è vietato in tutta la città vecchia. Per raggiungere l entrata estraggo dal cilindro qualche numero della scuola italiana, ma vista l ora non mi preoccupo molto della forma, l importante è il risultato. Buttiamo i bagagli in camera e ci tuffiamo immediatamente nelle braccia della capitale lettone. Purtroppo non abbiamo tantissimo tempo. Bissando la scelta di Varsavia, pensiamo prima a riempire lo stomaco. Mangiamo qualcosa in un ristorante all ombra della cattedrale, mentre i turisti olandesi monopolizzano le televisioni dei locali del centro in attesa dell imminente semifinale mondiale contro l Argentina. La città vecchia è carina, ma dopo Varsavia, e sapendo cosa aspettarci da Tallinn, ci è sembrata quasi anonima. Ci sono angoli suggestivi, voltoni e castelli (impacchettati dalle impalcature ), ma mancano l eleganza e l atmosfera internazionale che abbiamo trovato nella capitale polacca e ovviamente a Berlino. Non conosco bene la storia della Lettonia. Forse Riga, rispetto alle sue vicine colleghe, non ha vissuto così intensamente gli ultimi secoli della storia europea, rimanendo così, diciamo, più leggera. Molto probabilmente, però, è solo la mancanza di una luce diurna e di tempo, a non farci apprezzare al meglio questa città. Comunque sia, riusciamo almeno a vedere la particolare Casa del gatto, la porta svedese (con tanto di torrione simile a quello della finlandese Savonlinna) e le piazze principali. Quasi ovunque è un fiorire di pub e ristoranti, ma noi siamo piuttosto stanchi, e con la luce della sera è difficile carpire qualche segreto alla capitale lettone. 34

35 Torniamo sui nostri passi riattraversando le piazze dove il brusio dei tifosi olandesi spezza il silenzio del sagrato delle chiese. Per noi è il momento di concedersi un po di riposo. Domani ci sarà solo un piccolo spostamento, ma vogliamo essere in forma per Tallinn. Il panorama della Collina delle Croci. 35

36 Giovedì 10 Luglio 2014 Da Riga a Tallinn Suoni finnici Grazie al lucernario coperto con una patetica tendina color crema, la sveglia ci viene data dalla luce che penetra indelicatamente nella stanza abbondantemente prima del suono della sveglia. Nonostante ci siano solo trecento chilometri a separarci da Tallinn, abbiamo voglia di partire subito. La meta ormai è vicina. Lasciamo la stanza senza nemmeno approfittare della sauna, e giù anche la colazione è di poco conto. Bagagli alla mano, attraversiamo tunnel e centri commerciali fino a raggiungere il parcheggio della moto. Tutto ok, per fortuna. Il giorno prima avevo avuto la sensazione che il parcheggio fosse per sole auto. Riga e la Lettonia se ne vanno come sono arrivate, con strade terribili e ciottolati inopportuni. Come già detto, la capitale lettone ha lasciato intravedere un suo carattere, ma ci ha lasciato piuttosto indifferenti. Devo ammettere, però, che siamo arrivati anche piuttosto impreparati. Mi aspettavo di aver poco tempo da dedicare alla città, e così è stato, per cui abbiamo gironzolato per il centro cercando di comprendere qualcosa, ma con poca fortuna. Chissà, magari ci rifaremo qualche altra volta. Sulla via per uscire dalla città ci ritroviamo invischiati in un altro sistematico stillicidio di semafori, ma il meglio lo da la logica costruttiva della strada: praticamente un autostrada con incroci a raso. Assurdo! Puntiamo a nord con velocità moderata. Il panorama è tornato ad essere pressoché identico a quello a cui siamo abituati in 36

37 Finlandia: distese di foreste, nuvole soffici e basse, e strade dritte come un fuso. Ad un certo punto, tra gli alberi, fanno capolino il mare ed alcune spiagge sabbiose. Verrebbe da fermarsi, non fosse per il vento. Per evitare di farci sentire abbandonati, tornano a farci visita anche i cantieri stradali. Fortunatamente sono pochi, e non ci rallentano eccessivamente. Senza troppi preamboli superiamo la vecchia dogana tra Lettonia ed Estonia, e magicamente il manto stradale torna ad essere un nastro perfetto. E da quando abbiamo lasciato Berlino che ci ritroviamo in una colonna pressoché ininterrotta di camion, ed anche oggi la solfa non è cambiata. Chissà dove terminerà questo catena di mezzi pesanti. San Pietroburgo, forse? Comunque sia, in Estonia questo traffico è tenuto bene sott occhio. Dal confine a Tallinn incrociamo più di una pattuglia della polizia intenta a controllare camion e camionisti, e il perché non tarda a farsi svelare. Su un lungo rettilineo, infatti, superiamo uno di questi bestioni rovesciato su un lato e infilato in una foresta. Non oso immaginare la fine del conducente. Dopo pochi chilometri troviamo anche una Volvo mangiata per metà dal fuoco. La carcassa è stata lasciata sulla corsia della strada, come se dovesse ripartire da li a breve. Per un momento non so se mi trovo in un reality sulla sicurezza stradale oppure in un film post apocalittico. La lingua dei cartelli intanto ha cominciato ad avere toni famigliari. Non è ancora il finlandese, ma le parole di diverse indicazioni riesco già a capirle. Vado avanti gustandomi la bella giornata. Addirittura l aria oggi si è fatta frizzantina. Al sole ci sono 21 gradi! Dopo un pieno decisamente conveniente ci tuffiamo nella città di Tallinn. Sorprendentemente in città abbiamo a che fare con buche e ciottolato formato uovo pasquale, come se fossimo 37

38 tornati improvvisamente a Riga. Vaghiamo per un po nella periferia. Sembra che non ci avviciniamo mai al centro, e poi improvvisamente, non so come, siamo nel bel mezzo della città vecchia. Infilo la culona in uno spazio libero nella via dei consolati credendo di aver trovato un buon posto, ma ho poca fortuna. Appena entriamo in albergo ci avvertono che il parcheggio è vietato su tutta la via, tranne, ovviamente, per le macchine dei funzionari E vabbé. Sarei tentato di lasciare la moto in quell angolo, visto che sicuramente non ruba lo spazio a nessuna macchina, ma non so se la cosa venga tollerata o meno. Nel dubbio risalgo in sella per cercare un parcheggio legittimo. Sembra incredibile, ma non c è un solo spazio per le due ruote, per cui l unico posto che trovo è un parcheggio appena fuori dalle mura al modico prezzo di 7 euro al giorno con tanto di tagliandino da esporre. Tagliando? Sulla moto? Ok, durerà quanto? Mezz ora? Sempre più perplesso pago l obolo e torno in albergo. Raggiungo Pia nella nostra stanza attraverso un cortile che mi ricorda vagamente un caravanserraglio. Curiosa struttura. Finalmente posso cambiarmi, dopodiché saliamo verso la piazza del Municipio, che è gremita e vitale come al solito. L architettura ha un che di germanico. Le case sono strette e alte, e le loro strutture in legno sono lasciate a vista. Attorno, a protezione del centro abitato, delle mura dall aspetto indiscutibilmente solido e diversi torrioni. Un bel centro medioevale, decisamente ben conservato. Viste le affinità culturali tra Estonia e Finlandia, mi chiedo come sia possibile che non ci siano città del genere anche al di la del golfo. La risposta può essere nella storia: prima del 1100 della Finlandia non si sa granché, mentre Tallinn riceveva già allora la sua fortezza. A nord del golfo, comunque, non si trova nulla del genere. Ci sono un paio di città fortificate, ma di stampo 38

39 rinascimentale, mentre i castelli sono si medioevali, ma le cittadine dove risiedono hanno perso quasi del tutto il loro carattere originario. La mia soluzione storica non mi convince del tutto, ma metto da parte i dubbi e mi inserisco nel flusso umano che serpeggia tra le bancarelle del mercato medioevale, dove troviamo pelli, oggetti in legno, capi di abbigliamento, cibo ed altro. Anche i mercanti sono in costume medioevale, e l aria è riempita da una musica antica che rende ancora più simpatica e coinvolgente l iniziativa. Giusto i dehor dei locali disturbano l atmosfera, ma godersi il tutto gustando una bella birretta all ombra è una bella comodità. Continuando nel nostro giro finiamo per percorre il perimetro delle mura. Anche qui altre bancarelle, ma stavolta troviamo maglioni, altri capi in lana e l onnipresente ambra. Dopo qualche momento dedicato alla ricerca di qualche buon affare nel campo della preziosa resina, lasciamo i negozi e ci spostiamo nella parta alta della città, dove vediamo la già visitata cattedrale Nevskij bella impacchettata nelle sue nuove impalcature. Ormai non mi sorprendo nemmeno più. Gironzoliamo in zona fermandoci un momento ad osservare una ragazza che da lezioni di tiro con l arco proprio sotto le mura, poi torniamo alla piazza del municipio. Quaggiù si è messo a tirare un vento piuttosto insistente. I pochissimi turisti bardati con piumino che incrociamo sono tutti italiani. Esagerati! Intanto, Pia, ringalluzzita dalla vista dei negozi di gioielleria ricchi di monili in stile bell epoque, si mette a curiosare tra i vari tipi di ambra, ma anche qui niente da fare. Non è giornata per la sua carta di credito. A spasso per il borgo incrociamo una birreria artigianale, e così il dubbio su dove fermarci per cena è già bello che andato. Prendo un ottimo hamburgerone e un altrettanto ottima ale 39

40 scura. La birra va giù in modo spettacolare, ma il paninone è davvero enorme, roba da sudare! All uscita scarpiniamo ancora un po sperando di smaltire qualcosa. Così facendo riscopriamo alcuni angoli caratteristici di Tallinn, come il piccolo tunnel ricavato tra una casa ed una chiesa che si apre poi in una pittoresca sequenza di piccoli contrafforti tra i due edifici seguiti da alcuni stupendi pietroni tombali scolpiti. La sera ormai è sopra di noi. Siamo quasi alla fine del viaggio. Siamo piuttosto stanchi, ma casa ora è vicina. La mancanza di allenamento quest anno si è fatta sentire, e il pensiero di avere un paio di giorni di relax stavolta non mi dispiace affatto. Le possenti mura di Tallinn. 40

41 In piazza, al mercato medioevale. Nelle piccole vie si percepisce tutta la storia della capitale estone. 41

42 Venerdì 11 Luglio 2014 Da Tallinn a Rauma Kotiin Chi l avrebbe detto? Anche qui in Estonia la nottata si è rivelata piuttosto calda, tanto da svegliarmi sudato. Credevo che il cortile ci avrebbe regalato qualche grado in meno, ma così non è stato. Facciamo colazione in un salone luminoso, circondati da drappeggi e arredi neoclassici che mi ricordano tanto le ambientazioni delle scene finali di 2001 Odissea nello spazio, ma con molto meno enigma e più confusione. Sistemiamo per l ultima volta i bagagli e procediamo al checkout, poi scarpiniamo fino alla moto, sulla quale troviamo ancora il biglietto del parcheggio. Forse, dopotutto, non tutto il mondo è paese. Raggiungiamo il porto in una manciata di minuti, ma sbaglio gate. Sono tre le compagnie che operano da Tallinn, ma la Tallink è l unica che ha un gate tutto per se. Nonostante la distanza non sia enorme, per raccapezzarci dobbiamo superare un primo momento di disorientamento misto a fretta totalmente inutile. Siamo largamente in anticipo, e non c è proprio bisogno di agitarsi. Raggiunto il punto d imbarco ci mettiamo in fila pazientemente. Come al solito ci vorrà un po di tempo prima di essere imbarcati. Nel frattempo arriva un altra moto, una FJR con equipaggio finlandese. Inevitabilmente si scambia qualche parola, anche grazie al fatto che i due provano una sana curiosità e una punta di orgoglio nel vedere due stranieri con addosso abbigliamento tecnico finlandese. Quando ormai è tempo di entrare, fa la sua apparizione anche un gruppo mono-marca BMW che, manco a dirlo, è composto da italiani diretti a Capo Nord. Una volta all interno, mentre Pia funge da ente turistico 42

43 finlandese, scambio qualche parere sul parcheggio in nave con gli ultimi arrivati. Meglio cavalletto laterale e marcia inserita, consiglio loro. Il mare, comunque, difficilmente darà problemi, qui. Vedendoli alle prese con le cinghie con una certa impazienza e qualche incertezza, mi viene in mente la nostra prima traversata tra Belgio e Scozia. Quanti dubbi avevo allora, e poi che traversata, con le onde che arrivavano al nono ponte, e che pensieri quando il capitano aveva intimato a noi passeggeri di restare fermi al proprio posto! A distogliermi dai miei ricordi giunge l ultimo motociclista, un greco accompagnato dalla moglie a cavallo di una vecchia Pan- European stracarica all inverosimile. Addirittura hanno un telo antipioggia per coprire i (tanti) bagagli rimasti fuori dalle borse. Tutti noi li salutiamo con sentita reverenza, quando tolgono il casco. I due infatti sono decisamente avanti con l età, ad occhio e croce sulla settantina. Tanto di cappello alla loro perseveranza! Una volta saliti ai ponti superiori ci fermiamo una decina di minuti a chiacchierare con i due finlandesi, che praticamente hanno seguito il nostro stesso itinerario, avendo passato le ferie in Trentino e in zona laghi. Ora non resta che attendere l arrivo sull altra sponda. Una volta sbarcati, i prezzi non saranno più così convenienti, per cui questa è la nostra ultima occasione per fare qualche affare. Pia inizia con la profumeria, mentre io mi riposo davanti alle ipnotiche vetrate che mostrano il lento ondeggiare del mare, poi assieme facciamo un giro al reparto vini. La scelta non è vastissima, ma la convenienza c è, per cui arraffiamo un cartone di vino rosé, uno di vino rosso, ed una cassa di birra, che riusciamo in qualche modo a infilare un po nello zaino e un po sulla moto. Come finiamo di pagare è già l ora di 43

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