Tabella 1 - I centri di ricerca in Puglia specializzati nell area agroalimentare. UniFG UniBA CNR 1 CRA 1 Altri Totale

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1 Premessa L ambito d analisi del progetto RAF-Regions è l agroalimentare da intendersi come complesso delle attività manifatturiere legate alla trasformazione e condizionamento dei prodotti agricoli (aggregato DA15 della classificazione ATECO). Tuttavia, considerando nello specifico la realtà pugliese, ossia l importanza che in regione hanno le attività primarie, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione, si è ritenuto di non poter trascurare gli anelli a monte della filiera (cioè le attività di produzione di materie prime). Analisi SWOT: Ricerca A. Alcuni dati di contesto Sul territorio regionale vi sono, sulla base dei risultati di due indagini realizzate dall ARTI e dal CNR-ISPA, quasi 50 istituti di ricerca pubblici che operano anche nel settore agroalimentare a cui bisogna aggiungere circa una decina di piccole e medie imprese. Di questi, ventisette sono i centri la cui offerta di ricerca è orientata direttamente e strettamente su tematiche afferenti il campo agroalimentare. Consistente è il numero di ricercatori che operano al loro interno, pari ad oltre (Tabella 1). Tabella 1 - I centri di ricerca in Puglia specializzati nell area agroalimentare UniFG UniBA CNR 1 CRA 1 Altri Totale Centri di ricerca Personale di ricerca di cui strutturato Personale tecnico-amm.vo Brevetti Progetti * ** Collaborazioni internazionali In Puglia sono localizzati, rispettivamente, l 11% e circa l 8% degli istituti del CNR e del CRA impegnati in studi e sperimentazioni in ambito agroalimentare. * Il dato si riferisce ai progetti ritenuti più rappresentativi da ciascun centro di ricerca fra quelli condotti negli ultimi anni. ** Il numero dei progetti riportato risulta superiore rispetto al numero effettivo, considerando che spesso più enti sono coinvolti in partnership sullo stesso progetto. Fonte: ARTI A questi centri di ricerca si aggiungono anche alcuni spin-off nati in ambito accademico. Dei 18 progetti di impresa pervenuti in seguito al progetto Azione di sostegno agli spin-off accademici e universitari pugliesi per la valorizzazione e creazione di impresa innovativa la cui realizzazione è stata affidata all ARTI dalla Regione Puglia, 4 risultano attinenti al tema dell agroalimentare: due spin-off costituendi nell ambito dell Università di Foggia, uno nell ambito dell Università di Bari, mentre uno costituitosi nel 2007 è nato dall Università del Salento. Inoltre, la sede di Bari dell ISPA del CNR ha sviluppato il progetto Safe Wheat per lo sviluppo di metodologie innovative a garanzia di una maggiore sicurezza nella filiera cerealicola, con cui ha anche vinto la prima edizione della Start Cup Puglia. Per quel che concerne, invece, i risultati dell attività di ricerca, bisogna segnalare in particolare l attività brevettuale da parte degli istituti del CNR. I brevetti italiani ed europei depositati dagli enti di ricerca pubblici pugliesi, generalmente, riguardano strumentazioni avanzate che consentono controlli di qualità nel ciclo produttivo, metodi diagnostici di interesse agronomico e per la sicurezza alimentare, innovazione varietale e di prodotto (destinate a soggetti affetti da intolleranza alimentare). Per quanto riguarda le pubblicazioni, si segnala che molti ricercatori pugliesi pubblicano in riviste specializzate nel settore e con 1

2 Impact Factor anche maggiore di quello di riferimento del settore scientifico (esempi di tali riviste sono: European Food Research and Technology, Food Chemistry, Journal of Agricultural and Food Chemistry e Postharvest Biology and Technology). Un analisi delle citazioni effettuate su articoli comparsi su un sottocampione di riviste e riferito ad un sotto-campione di ricercatori pugliesi, ha evidenziato un numero medio di citazioni per articolo pari a 8, con punte anche oltre di oltre 30 citazioni per articolo. L indagine condotta ha permesso di rilevare una consistente rete di collaborazioni internazionali: con riferimento ai soli centri di ricerca dell area agroalimentare intesa in senso stretto si contano oltre 400 collaborazioni. I Paesi con i quali più intense sono le relazioni sono Francia e Spagna. Numerosi sono anche i contatti con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, soprattutto Marocco, Turchia, Tunisia, e del Medio Oriente. Dai dati a disposizione, si evince che le collaborazioni internazionali derivano molto spesso dalla partecipazione di istituti pugliesi a bandi di ricerca internazionali. Ampio è lo spettro delle filiere produttive regionali verso cui si indirizzano le attività di ricerca degli istituti pugliesi. I progetti più numerosi risultano essere di gran lunga quelli relativi alla filiera zootecnica ed ortofrutticola, seguiti da quelli nella filiera ittica. Seguono le filiere cerealicola e vitivinicola (Figura 1). Figura 1 - Progetti per filiera di riferimento Fonte: ARTI Forestale Frutta in guscio Ittica Olivicolo-olearia Ortofrutticola Cerealicola Tabacco Vitivinicola Zootecnica Trasversali A testimonianza della qualità della ricerca condotta in Puglia in campo agroalimentare, è da citare la partecipazione degli attori regionali a progetti finanziati attraverso bandi di ricerca promossi dall Unione Europea nell ambito dei Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico. All interno del 6 Programma Quadro , sono stati complessivamente 11 i progetti finanziati nell ambito dell area tematica Qualità e sicurezza dei prodotti alimentari a enti di ricerca pugliesi (12 partecipazioni). Si possono stimare in circa il 3% le partecipazioni pugliesi in questo settore sul totale nazionale (le maggiori regioni rappresentate in questa classifica sono: Lazio, con circa il 30%, Lombardia, con quasi il 20% e l Emilia Romagna, con quasi il 16%). Anche nel 7 Programma Quadro gli enti di ricerca pugliesi hanno presentato progetti in ambito agroalimentare. Secondo gli ultimi dati disponibili, 3 sono i progetti già approvati per l area tematica Prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie, mentre altri 8 progetti, pur avendo ricevuto valutazione positiva, sono in attesa di essere finanziati. Una valutazione complessiva sulla qualità della ricerca agroalimentare in Puglia, riferita però al solo sistema accademico (le classifiche stilate dal CIVR non tengono conto dell articolazione territoriale del CNR), può essere ricavata dalla Valutazione Triennale della Ricerca (VTR) riferita al triennio da parte del CIVR. Per quanto riguarda la ricerca nel settore agroalimentare, ci sono due aree disciplinari di interesse: Scienze agrarie e veterinarie e Scienze e tecnologie per la qualità e la sicurezza degli alimenti. In riferimento alla prima area disciplinare, gli atenei pugliesi afferenti a queste aree si sono classificate in posizioni intermedie. Considerando il valore complessivo del rating della ranking list del CIVR, l Università di Bari, tra le grandi strutture, si classifica alla sesta posizione (su 12 strutture similari con 7 prodotti giudicati eccellenti e 18 giudicati buoni su 47 presentati), mentre l Università di Foggia, tra le piccole strutture, si classifica seconda su un totale di 11 strutture. Per quanto riguarda invece l area disciplinare Scienze e tecnologie per la qualità e la sicurezza degli alimenti, finalizzata alla valorizzazione delle filiere alimentari, per quanto riguarda gli atenei pugliesi interessati, tra le piccole strutture l Università di Bari e l Università di Lecce sono in posizioni di eccellenza (la prima risultata essere al primo posto a pari merito con l ENEA, mentre l ateneo salentino risulta classificato secondo a pari merito con altre 6 strutture), L Ateneo foggiano è invece 19 su 25 strutture. 2

3 Sempre per quel che riguarda il sistema universitario, dai dati risulta che l 8,5% del totale nazionale di docenti nelle Facoltà di Agraria e Medicina Veterinaria è attivo negli atenei pugliesi, mentre per quel che riguarda la popolazione studentesca, gli studenti iscritti per l anno accademico 2007/08 in atenei pugliesi in corsi di studi afferenti al tema dell agroalimentare sono il 6,5% del totale nazionale (con punte di oltre l 8% nei casi di lauree specialistiche in biotecnologie agrarie, in medicina veterinaria e in scienze e tecnologie agroalimentari). In questo caso, è importante segnalare anche che per i corsi di laurea specialistiche in medicina veterinaria un quinto degli studenti non sono residenti nella regione Puglia. I laureati per l anno accademico sono invece il 3,8% del totale nazionale. Infine, per quel che riguarda la collaborazione in progetti tra enti di ricerca ed imprese, una prima valutazione potrà venire dal monitoraggio completo ed attento dei progetti strategici ed esplorativi. Al momento, però, non è possibile fornire alcun giudizio di tipo qualitativo, mentre è possibile fornire alcune indicazioni di tipo quantitativo. Nel caso dei primi, tra i 5 ambiti tematici previsti, un ruolo particolare è stato giocato dal settore agroalimentare, per il quale sono pervenute 27 proposte di ricerca (su 124 totali, 21,8%), di cui 9 poi effettivamente finanziate (su 53 totali finanziati, 17%), legate prevalentemente alle produzioni tipiche di qualità regionali (uva da tavola, vino, olio, produzioni lattiero-casearie), con la partecipazione media di 3,7 aziende per progetto. Per quanto riguarda i progetti esplorativi, invece, per il settore agroalimentare sono stati finanziati complessivamente 24 progetti su un totale di 112 (21,4%). A questi, possono aggiungersene altri 11 che hanno ricadute non trascurabili sul settore in esame. Complessivamente, la partecipazione media delle aziende coinvolte è stata di 1,8 per progetto. B. Analisi SWOT Punti di forza Notevole numero di collaborazioni a livello internazionale (scambio di esperienze in materia di ricerca e sviluppo tecnologico) Personale qualificato e con buona propensione all ottenimento di risultati scientifici (pubblicazioni, brevetti) Crescente collaborazione con imprese agroalimentari Specializzazione in determinati ambiti tematici (zootecnia, ortofrutta, filiere cerealicola e vitivinicola) Punti di debolezza Bassi livelli di risorse per R&S Problemi di committenza da parte dei privati per mancanza di criteri di valutazione condivisi, che si traduce in scarsi finanziamenti Mancanza di collaborazione formale mediante accordi di ricerca tra gli attori Insufficienti spin-off Opportunità Nuovi programmi a sostegno di R&S a livello europeo e regionale (vd. Food Cluster, EPT Food for Life) Inviti regionali (nazionali) a presentare progetti finalizzati alla creazione di una rete di laboratori con competenze nel settore agro-alimentare Ampia disponibilità di ricercatori ben istruiti Crescente domanda per innovazioni di prodotto Rete regionale degli ILO (Industrial Liaision Offices) Rischi Barriere burocratiche Pochi incentivi per i ricercatori universitari ad avviare collaborazioni con l'industria Fuga dei cervelli Scarsa sensibilizzazione della capacità regionale di ricerca 3

4 Programmi di finanziamento per sostenere la ricerca con contenuti lontano da interessi di ricerca attuali Analisi SWOT: PMI A. Alcuni dati di contesto Il settore agroalimentare in Puglia riveste un ruolo importante nell economia della regione, contribuendo a produrre, tra il 2000 e il 2006, circa il 2% all anno del valore aggiunto totale regionale, ed avendo anche un peso non trascurabile a livello nazionale: il valore aggiunto è il settimo per dimensione assoluta (4,4 in termini percentuali). Inoltre, l indice di specializzazione produttiva, registrando nel 2006 un valore superiore all 1 (1,34), conferma tale peso a livello nazionale. Tuttavia, tra il 2000 e il 2006, il settore ha assistito ad un leggero decremento (pari all 0,9%), anche se resta il quarto settore manifatturiero pugliese. L indice di produttività regionale è pari, però, solo a poco più di due terzi della media nazionale. Anche i dati sugli occupati e sull export pugliese confermano l importanza del settore. Nel 2006, infatti, risultano occupati nelle industrie alimentari oltre 27 mila addetti, pari a poco più del 2% del totale degli occupati regionali e ad oltre il 5% del totale nazionale degli occupati nel settore. Anche in questo caso, infatti, l indice di specializzazione indica una specializzazione relativa (il valore dell indice è 1,33). Il dato inoltre appare tendenzialmente stabile tra il 2000 e il 2006, a dispetto della crisi attraversata dal settore. Per quanto riguarda le esportazioni dell industria alimentare, nel 2006 sono state pari a oltre 360 milioni di euro (il 2% di quelle nazionali), pari a circa il 35% del valore aggiunto. I maggiori comparti interessati dalle esportazioni sono quelli olivicolo (oltre il 30% del totale) e degli altri prodotti alimentari. Sempre riguardo al commercio internazionale, bisogna però segnalare un preoccupante deterioramento del saldo commerciale tra il 2000 e il 2006 (passato da 49 milioni a oltre 330 milioni). Nella tabella 2 sono riassunti i principali indicatori per il 2000 e il 2006, mostrati a confronto con il dato relativo all Italia. Tabella 2 - I principali indicatori dell industria alimentare in Puglia Indicatore Puglia Italia Valore aggiunto (valori in milioni di euro, anno 2000) 940,3 931, , ,5 % Valore Aggiunto totale Puglia 1,9 1,8 - - % Valore Aggiunto del settore Italia 4,2 4,4 - - Indice di specializzazione produttiva 1,29 1,34 Tasso di crescita del Valore Aggiunto ,9 - -5,1 Occupati (media annua in migliaia) 26,9 27,4 475,7 486,0 % Occupati totali Puglia 2,1 2,1 - - % Occupati del settore Italia 5,7 5,6 - - Indice di specializzazione occupazionale 1,32 1, Tasso di crescita degli occupati ,9 2,2 - - Esportazioni (valori a prezzi correnti in milioni di euro) 371,5 364, , ,0 % Valore Aggiunto del settore Puglia 39,5 34,8 - - % Esportazioni totali Puglia 6,2 5,3 - - % Esportazioni del settore Italia 2,8 2,0 - - Indice di specializzazione delle esportazioni 1,35 1, Tasso di crescita delle esportazioni ,0-36,8 Fonte: Elaborazioni ARTI su dati ISTAT La Puglia si distingue, soprattutto, per il rilevante peso dell agricoltura, mentre risulta ridimensionato il ruolo dell industria alimentare. Il tessuto dell agricoltura pugliese è caratterizzata da un estrema polverizzazione (al 5 Censimento dell Agricoltura, risultavano attive in Puglia oltre 350 mila aziende agricole, con una superficie media aziendale è infatti di soli 3,5 ettari), progressiva senilizzazione (con circa il 60% dei conduttori con oltre 55 anni) e scarsa integrazione dell offerta agricola. Queste caratteristiche si ripercuotono anche nel settore dell industria alimentare. I dati del Censimento dell Industria e dei Servizi del 2001 indicano una media di soli 4,7 addetti per azienda contro il dato italiano di 6,1 addetti (i dati aggiornati al 2005 confermano: oltre il 90% delle imprese non supera i 10 addetti, con una media di soli 4 addetti per azienda contro il dato italiano di 5,9). 4

5 I comparti di maggior rilievo risultano quello degli oli e grassi vegetali ed animali degli altri prodotti alimentari (il cui segmento più importante è quello della panetteria e pasticceria fresca) ed il comparto dell industria lattiero-casearia (Tabella 3). Tabella 3: L industria alimentare in Italia ed in Puglia nel 2001 Italia Puglia Peso % su ind. alimentare Peso % Puglia su Italia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti 15.1 Carne e prod. a base di carne ,4 3,8 2,0 1, Pesce e prod. a base di pesce ,5 1,5 6,0 5, Frutta e ortaggi ,3 8,6 12,0 6, Oli e grassi veg.e animali ,5 14,5 21,5 20, Olio d'oliva ,5 10,5 21,6 21, Lattiero-caseari ,6 13,4 10,4 5, Granaglie e prod amidacei ,4 2,9 6,6 5, Alimentazione animale ,3 0,5 2,5 1, Altri prodotti alimentari ,7 46,7 6,9 4, Panetteria e pasticceria fresca ,0 33,7 7,0 5, Paste alimentari ,0 6,4 6,2 6, Bevande ,4 8,2 11,6 5, Vino ,7 6,2 15,4 8,0 Totale ,1 5,1 Fonte: Elaborazioni su dati censuari Da un punto di vista dimensionale, l industria di prima trasformazione tende ad avere potenzialità elevate. Inversamente, l industria di seconda trasformazione presenta dimensioni decisamente inferiori rispetto a quelle dei settori a monte. I prodotti agricoli pugliesi sono prevalentemente lavorati all interno dei confini regionali e questo riguarda, per esempio, la quasi totalità delle olive, del latte e del frumento duro. Esistono, però, delle eccezioni; in particolare, pomodoro e spinaci costituiscono produzioni agricole che non trovano in regione un industria di trasformazione di dimensioni adeguate. Del tutto diversa è la situazione dell industria casearia regionale, che presenta dimensioni maggiori rispetto alla produzione di latte. Dai dati pubblicati dall annuario AGRA inerenti la graduatoria nazionale delle aziende per fatturato, nel 2003, tra le prime 500 imprese, solo 14 sono pugliesi e, di queste, solo una è tra le prime 100. Le restanti aziende di dimensioni interessanti sono distribuite prevalentemente nel settore molitorio e in quello pastario, a sottolineare la vocazione regionale nella produzione di grano duro. Vi è un numero particolarmente numeroso di imprese con marchi propri: molte di queste hanno oramai marchi riconosciuti a livello nazionale anche se continuano a realizzare la gran parte del proprio fatturato sui mercati regionali o meridionali. Il vantaggio competitivo di queste aziende risiede nella reputazione acquisita presso la clientela che costituisce un punto di forza difficilmente aggredibile da parte della concorrenza. Tra i segnali positivi che si colgono nelle dinamiche dell industria alimentare regionale si sottolinea la crescente presenza di imprese con caratteristiche prevalentemente artigianali che puntano con forza ad una politica di elevata qualità legata spesso al legame con i prodotti e le preparazioni del territorio. Infine, va notata la presenza di stabilimenti di grandi gruppi nazionali o multinazionali anche se tale presenza coinvolge unicamente le attività di produzione e mai quelle strategiche quali il marketing o la ricerca e sviluppo. Da un punto di vista localizzativo, al 2005, il maggior numero di unità locali era concentrato nella provincia di Bari (39,3% delle oltre locali), seguita da Lecce (21,9%) e Foggia (18%). Sostanzialmente, le stesse percentuali valgono anche per i dati sugli occupati. Da un indagine condotta per cono dell ARTI, è emerso che, complessivamente, vi è la presenza, da parte dell industria alimentare pugliese, di una domanda di innovazione consistente, soprattutto rivolta al miglioramento della qualità dell offerta e all incremento di produttività, ma ancora in gran parte inespressa. Inoltre, questa domanda di innovazione spesso non riesce a tradursi in una domanda specifica di tecnologia, ma in un esigenza di forme di collaborazione con il mondo della ricerca al fine di ottenere un ausilio per la soluzione di uno specifico problema. 5

6 Per quanto riguarda le collaborazioni con il mondo della ricerca, infatti, emerge che vi è un numero non limitato, ma comunque piccolo in percentuale, di imprese pugliesi che collabora anche in modo costante con gli istituti di ricerca ed è loro partner in progetti non solo regionali, ma anche nazionali. Infine, un dato sulla qualità delle produzioni pugliesi: secondo i dati del Mipaf, sono 8 i prodotti DOP (2 per i formaggi, 5 per gli olii di oliva, 1 per il pane di Altamura), 2 i prodotti IGP; per i vini, 24 quelli di Denominazione di Origine Controllata, 6 quelli di Indicazione Geografica Protetta. B. Analisi SWOT Punti di forza Specializzazione produttiva prodotti tipici del Mediterraneo (ortofrutta, olio, vino, cereali) Capacità gestionali (contatti personali con gran parte della clientela) Qualità del servizio e maggiore attenzione alla qualità e alla sicurezza del prodotto Diversificazione dei prodotti Punti di debolezza Bassa capacità finanziaria Mancanza di associazionismo Piccole dimensioni delle imprese: bassa capacità produttiva e mancanza di unità specifiche per attività di R&S Trasferimento tecnologico alle imprese non ancora efficace Opportunità Mercati di qualità in paesi stranieri (mercati di nicchia) Crescente domanda per innovazioni di prodotto Forte identità regionale e nazionale del prodotto Crescente attenzione verso i prodotti alimentari funzionali Rischi Concorrenza proveniente da grandi produttori/multinazionali Relativamente basso numero di clienti "qualità-consapevoli", che porta al consumo di prodotti a basso prezzo importati da paesi stranieri Inadeguate politiche di prezzo regionali Mancanza di impegno politico a lungo termine per il settore Mancanza di formazione per determinati settori (es: mancanza scuola professionale per il settore caseario) 6

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