IL RECUPERO DELL ATLETA DA UN INFORTUNIO: IL CONTRIBUTO DELLA PSICOLOGIA DELLO SPORT

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1 CONI modello copertina 10-11:Layout :48 Pagina 2 DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA DOCUMENTAZIONE RICERCA Comitato Regionale Liguria Esiti del progetto di ricerca IL RECUPERO DELL ATLETA DA UN INFORTUNIO: IL CONTRIBUTO DELLA PSICOLOGIA DELLO SPORT Anno 2009/2010 REGIONE LIGURIA

2 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 1 Esiti del progetto di ricerca IL RECUPERO DELL ATLETA DA UN INFORTUNIO: IL CONTRIBUTO DELLA PSICOLOGIA DELLO SPORT Anno 2009/2010 Scuola Regionale dello Sport del CONI Liguria Via Ippolito D Aste 3/6 sc. sx., Genova tel. +39(0) srdsliguria@coni.it Prima edizione novembre 2011

3 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 2 PRESENTAZIONE del prof. Vittorio Ottonello Presidente del Comitato Regionale e della Scuola Regionale dello Sport del Coni Liguria 2 Dopo la pubblicazione delle prime tre interessanti e apprezzate ricerche sul Sovrappeso in Liguria, sulla Dispersione Sportiva in Liguria e sull Impulso di Forza durante l Azione del Tiro nel Gioco del Calcio, la Scuola dello Sport Coni Liguria, grazie alla collaborazione con l Assessorato allo Sport della Regione Liguria, ha realizzato questo studio finalizzato al recupero dell atleta da un infortunio con il contributo della Psicologia dello Sport. La ricerca è stata condotta dalla Prof.ssa Francesca Vitali, docente di Psicologia presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Genova e Esperta della Scuola Regionale dello Sport Coni Liguria, con la collaborazione dei Comitati Provinciali del Coni Liguria, dei loro Staff Tecnici e degli atleti. I risultati dell indagine condotta su 167 atleti liguri che abbiano subito almeno un infortunio conferma l incidenza di alcune caratteristiche psicologiche nella predisposizione agli infortuni. Da ciò scaturiscono importanti indicazioni per gli operatori del mondo sportivo in merito al recupero dell atleta infortunato in quanto, come è stato rilevato, nell infortunio gli aspetti fisici e medici non ne sono gli unici fattori responsabili.

4 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 3 PRESENTAZIONE del dott. Gabriele Cascino Assessore allo Sport della Regione Liguria Questa pubblicazione fa parte della ricerca scientifica progettata dalla Scuola Regionale dello Sport del Comitato Regionale Ligure del CONI per conoscere meglio ed approfondire il contributo della psicologia dello sport al processo di recupero di un atleta da un infortunio sportivo e per raccogliere indicazioni per la prevenzione. Nello sport agonistico l ottimizzazione della preparazione tecnica e fisica ha raggiunto livelli tali da far sì che sempre più frequentemente l elemento mentale rappresenti quella marcia in più che permette a un atleta di avere la meglio sull avversario ovvero di affrontare al meglio il recupero dell atleta da un infortuno sportivo. La fiducia in sé e l approccio positivo alla competizione rappresentano sicuramente due aspetti che contribuiscono in modo determinante alla buona riuscita della prestazione. I dati raccolti consentono quindi, oggi, di leggere in modo corretto la situazione contingente e di valutare le conseguenti modalità di azione. E motivo di soddisfazione aver sottoscritto in nome della Regione Liguria il protocollo di intesa e la convenzione con il CONI che ringrazio, in ragione dell efficacia dei lavori svolti, e con il quale mi auguro poter rinnovare analoghe attività di collaborazione per il bene del mondo sportivo ligure. 3

5 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 4 PREFAZIONE della prof.ssa Francesca Vitali Responsabile della ricerca Esperta della Scuola Regionale dello Sport del Coni Liguria 4 Questa pubblicazione presenta i risultati di una indagine, voluta e promossa dalla Scuola Regionale dello Sport del Coni Liguria, sul tema del contributo della psicologia dello sport al processo di recupero di un atleta da un infortunio. Le ricerche più recenti, infatti, mettono in dubbio il primato degli aspetti medici e fisici in genere non solo rispetto alla genesi, ma anche al processo di recupero che segue un infortunio sportivo. Per molto tempo e non del tutto a ragione, i fattori fisici sono stati considerati come la causa primaria degli infortuni sportivi, nonostante ci fossero conferme ed evidenze piuttosto modeste nelle ricerche a supporto del fatto che gli infortuni sportivi acuti fossero direttamente legati alle caratteristiche fisiche di un atleta (Johnson, 2007). Oggi la letteratura sostiene come l origine degli infortuni sportivi sia multifattoriale: differenti fattori di rischio, come la tipologia di sport e l equipaggiamento in uso, si assommano alle caratteristiche fisiche individuali e si è posto in evidenza come anche gli aspetti psicologici interagiscano con gli altri fattori e abbiano un ruolo chiave nella genesi degli infortuni atletici (Lysens, de Weerdt e Nieuwboer, 1991; Williams, 2001; Vitali, 2011). Questa ricerca evidenzia il contributo della psicologia dello sport al processo di recupero da un infortunio sportivo nella cornice teorica dello stress-injury model sviluppato da Andersen e Williams (1988) e in seguito modificato da Williams e Andersen (1998). Allo studio hanno partecipato N= 167 atleti liguri (48,5% femmine e 51,5% maschi), di età compresa fra i 13 e i 67 anni (età media: 28,6 ± 10,8 anni), di cui l 80% ha subito almeno un infortunio sportivo nella propria carriera. Lo studio conferma come siano molte le variabili psicologiche che svolgono un ruolo preventivo nei confronti dell infortunio (preparazione per la gara, self-talk, goal-setting, controllo dell arousal emozionale, pratica mentale o imagery, oltre al supporto da parte dell allenatore). Alcune dimensioni psicologiche (disturbi alla concentrazione, ansia cognitiva o preoccupazione), invece, hanno un effetto predisponente nei confronti dell infortunio sportivo. Dalla ricerca emergono alcune indicazioni e ricadute applicative di cui i diversi professionisti coinvolti (allenatori, tecnici, preparatori atletici, medici, etc.) possono tenere conto per rendere i propri interventi ancora più efficaci. RINGRAZIAMENTI La ricerca è stata voluta e realizzata dalla Scuola Regionale dello Sport del Coni Liguria: il primo e sentito ringraziamento va al Presidente e caro amico Vittorio Ottonello e, con lui, anche a tutti gli amici e ai colleghi dello Staff regionale i cui suggerimenti preziosi, il cui supporto affettuoso e la cui fattiva collaborazione hanno reso possibile questo lavoro. Un grazie di cuore in particolare a Claudio Scotton, Marco Valente e Cristina Caprile. Un ringraziamento va anche a Carlo Andriani per la collaborazione ed il supporto informatico fornito alla ricerca. Ringrazio tutte le numerose persone che hanno facilitato la diffusione di questa indagine presso i Comitati Provinciali liguri del Coni e che hanno supportato l individuazione degli atleti che vi hanno preso parte. Per ultimo, ma non per importanza, un grazie a tutti gli atleti liguri che hanno preso parte all indagine compilando il questionario e aggiungendo questo impegno agli altri già onerosi.

6 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 5 INDICE Presentazioni pag. 2 Prefazione e ringraziamenti pag. 4 Introduzione pag. 6 Per una epidemiologia italiana degli infortuni sportivi pag. 6 La ricerca psicologica sugli infortuni sportivi pag. 7 Materiali e metodi pag. 11 Finalità e obiettivi pag. 11 I partecipanti pag. 11 Gli strumenti pag. 13 Le analisi pag I risultati pag. 14 Discussione e conclusioni pag. 21 Glossario pag. 23 Bibliografia pag. 25

7 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 6 INTRODUZIONE La psicologia dello sport e dell esercizio fisico si occupa non solo dello studio scientifico dei comportamenti sportivi e motori, ma anche delle applicazioni pratiche di tali conoscenze in contesti molto diversi (Gill, 2000). Questo filone di studio della psicologia contribuisce non solo allo sviluppo delle ricerche applicate allo sport e all esercizio fisico, ma anche alla definizione di pratiche operative e professionali basate sulle evidenze (evidencebased practice) ad uso di tutti i professionisti che operano nel campo delle scienze motorie e sportive. Un tema che, da diverso tempo, trova sempre più spazio all interno di questa disciplina scientifica è l analisi del rapporto fra gli infortuni sportivi e gli aspetti psicologici. Sono molteplici le finalità dei ricercatori impegnati in questo ambito, tesi a chiarire non solo il ruolo delle variabili psicosociali quali fattori favorenti il processo di recupero dagli infortuni sportivi (Cupal e Brewer, 2001), ma anche quali fattori di prevenzione degli infortuni stessi (Johnson, 2007). 6 Per una epidemiologia italiana degli infortuni sportivi Quello degli infortuni sportivi rappresenta un fenomeno largamente diffuso a livello internazionale, come documentato da molteplici fonti e survey nazionali ed internazionali. Negli Stati Uniti, in seguito alla pratica di attività motoria e sportiva (soprattutto del gioco del calcio e di attività aerobica in genere), il rischio di infortunio per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado (15-19 anni) è compreso fra il 12 e il 30% a stagione (Nideffer, 1989). Dall ultima survey nazionale sulla salute della popolazione statunitense (Sondik, Madans e Gentleman, 2010), emerge come circa il 22% di tutti gli episodi di infortunio originino dalla pratica sportiva. Gli infortuni sportivi sono responsabili di circa il 20% delle visite mediche infantili in Australia (Finch, Valuri e Ozanne-Smith, 1998). Inoltre, circa la metà degli sportivi amatoriali australiani ogni anno sono colpiti da infortuni che ne pregiudicano la partecipazione ad attività motorie o sportive (Hardy e Crace,1990). Una survey nazionale inglese ha valutato come sport e attività motoria costituisca la più rilevante fonte di infortuni, che origina da sola circa un terzo di tutti gli infortuni della popolazione (Uitenbroek, 1996). Negli sport professionistici, il rischio di infortuni appare, poi, ancora maggiore: per esempio, per le ginnaste professioniste tale rischio sale al 70-80% a stagione (Kerr e Minden, 1988). Circa il 75% dei calciatori professionisti (uomini e donne) svedesi soffre a causa di infortuni almeno una volta a stagione (Engström, Johansson e Törnkvist, 1991; Hägglund, 2007). Infatti, diversi studi epidemiologici dimostrano come il rischio di infortuni per un calciatore professionista sia, in generale, circa del 65% (Lüthje, Nurmi, Kataja, Belt, Helenius e Kaukonen, 1996) e, stagionale, addirittura del 91% (Lewin, 1989). Le ricerche italiane di tipo epidemiologico legate al fenomeno degli infortuni sportivi sono davvero pochissime: di fatto, nel nostro Paese manca una vera e propria epidemiologia nazionale degli infortuni sportivi (Giustini e Cedri, 2002). Eppure, il fatto di disporre di dati epidemiologici sugli infortuni sportivi italiani permetterebbe di identificarne meglio le

8 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 7 cause, potendo fornire così una più accurata descrizione della realtà clinica sportiva, ma anche di valutare l efficacia delle misure di prevenzione e di poter così quantificare i rischi di varia natura, costituendo un quadro di lungo termine dei trend di rischio e di infortunio per tipologia sportiva, categoria e livello, ma anche per genere ed età degli atleti. Il vuoto legato alla epidemiologia sportiva italiana non è certamente dovuto al fatto che nel nostro Paese non si pratichi sport o attività motoria in genere: dall ultima rilevazione ad opera del CONI e dell Istituto italiano di statistica (2011), emerge come in Italia sia il 22,8% della popolazione a praticare sport con continuità e saltuariamente il 10,2%, e come le persone che pratichino solo qualche attività fisica siano il 28,2%. Gli italiani sedentari, dunque, sono una minoranza calcolata pari al 38,3% della popolazione. Nonostante la ricerca epidemiologica italiana sugli infortuni sportivi sia cresciuta molto lentamente, soprattutto a causa delle difficoltà nell acquisire e raccogliere i dati sanitari (si pensi che tanto i dati di mortalità, quanto quelli di morbilità non presentano informazioni sugli infortuni sportivi), qualche informazione sulla situazione degli infortuni sportivi nel nostro Paese ha come fonte la Sportass, ovvero la Cassa di previdenza per l assicurazione degli sportivi (oggi assimilata all INAIL). Nata con il sostegno del CONI nel 1934, la Sportass tuttora assicura tesserati di Enti di promozione sportiva, di Federazioni sportive e partecipanti ai Giochi della Gioventù. Possiamo così sapere come tra il 1983 e il 1992, in Italia gli infortuni sportivi denunciati siano stati circa 258mila (con una media di oltre 28mila casi all anno), di cui il 10% con esiti di invalidità permanente. In media, si calcola che avvengano circa 290 infortuni sportivi ogni 100mila tesserati per ogni anno e che il 70% degli infortuni sportivi avvenga entro i 25 anni di età degli atleti. Lo studio degli infortuni sportivi, sul processo di recupero da essi ma soprattutto sulla loro prevenzione, è motivato da molti interessi, non solo scientifici e non ultimi sono certamente quelli di natura economica: a causa della elevata frequenza degli infortuni sportivi, i costi economici così come quelli sociali (oltre a quelli individuali naturalmente), appaiono certamente molto alti. A titolo di esempio, si pensi che negli Stati Uniti il National Center for Injury Prevention and Control ha calcolato come i costi economici annui stimati, legati ad infortuni sportivi, siano più di 224 billioni di dollari (nel 1994), e come includano cure mediche, costi per la riabilitazione, costi compensativi per i guadagni persi e la perdita di produttività nazionale (Johnson, 2007). 7 La ricerca psicologica sugli infortuni sportivi Questo articolo intende contribuire alle ricerche italiane legate alla prevenzione e al recupero da un infortunio sportivo, mettendo in evidenza l importante apporto della ricerca psicologica, legato agli approcci teorici e alle conseguenti ricadute applicative elaborate in particolare dalla psicologia dello sport e dell esercizio fisico. Per lungo tempo, infatti, i contributi della ricerca e degli interventi psicologici nello sport sul tema degli infortuni sportivi sono stati non solo trascurati, ma addirittura oscurati dal primato degli aspetti medici e fisici in genere: non del tutto a ragione, i fattori fisici sono stati considerati come la causa primaria degli infortuni sportivi e dovuti alla attività moto-

9 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 8 8 ria, nonostante ci fossero conferme ed evidenze piuttosto modeste nelle ricerche a supporto del fatto che gli infortuni sportivi acuti siano direttamente legati alle caratteristiche fisiche di un atleta (Johnson, 2007). Le ricerche più recenti stanno progressivamente dimostrando la patogenesi multifattoriale degli infortuni sportivi (Lysens, de Weerdt e H, 1991; Williams, 2001): ormai risulta accettato il fatto che alcuni fattori di rischio, anche molto diversi fra loro, interagiscano nel processo di genesi degli infortuni sportivi. Questo filone di ricerca sostiene un idea ormai generalmente accettata di come si possano distinguere due macro tipologie di fattori di rischio, strettamente interconnesse e riferite a: (a) cause estrinseche, legate al tipo di sport e di attività motoria svolta, al modo in cui è praticata, ai fattori di contesto, all equipaggiamento, etc., e (b) cause intrinseche, riferite alle caratteristiche personali, tanto fisiche quanto psicologiche, dell atleta infortunato. Ciò che non è ancora chiaro, comunque, è come alcuni fattori fisici e psicologici, o combinazioni fra questi, possano predisporre maggiormente alcuni atleti ad un più alto rischio di infortuni sportivi. Mentre sono molte le ricerche che analizzano le risposte agli infortuni (modelli sulle postinjury responses) (Brewer, Andersen e Van Raalte, 2002; Wiese-Bjornstal, Smith, Shaffer e Morrey, 1998), molte meno sono quelle dedicate, invece, all analisi della vulnerabilità agli infortuni (modelli sulla pre-injury vulnerability), che consentono di predire le cause degli infortuni sportivi e di contribuire, così, allo sviluppo di strategie e di interventi di prevenzione sempre più efficaci (Johnson, 2007). Gli psicologi dello sport Jean Williams e Mark Andersen (1988) hanno sviluppato, e successivamente rivisto (1998), quello che è considerato il più influente modello teorico negli studi psicosociali sugli infortuni sportivi il cosiddetto stress-injury model contribuendo a chiarire in questa cornice teorica il ruolo che alcune variabili psicosociali giocano nel processo di infortunio sportivo (cfr. Fig. 1). Questo modello sostiene come la relazione fra infortuni sportivi e variabili psicosociali sia mediata primariamente dalla percezione e dalle risposte allo stress, tanto di tipo cognitivo quanto in termini di cambiamenti fisiologici e attentivi (Weinberg e Gould, 2007): gli atleti che tendono ad esacerbare le risposte allo stress (per esempio, gli atleti e le persone che hanno una lunga esperienza nella percezione di stressor e scarse risorse di coping) sono quelli che, quando sottoposti ad una situazione atletica stressante, con maggiore frequenza valuteranno il contesto come tale e che esibiranno, di conseguenza, una maggiore attivazione fisiologica ed una più evidente compromissione degli aspetti attentivi (JOHNSON, 2007). Tensione muscolare, distraibilità e restringimento percettivo sono, ad esempio, alcuni fenomeni collegati alle risposte allo stress che appaiono fra i meccanismi alla base dell aumento del rischio di infortuni sportivi (Andersen e Williams, 1999). La stimolante rassegna teorica elaborata da Urban Johnson (2007) mostra come in letteratura siano stati presi in esame diversi dei fattori di rischio psicosociale considerati dal modello proposto da Williams e Andersen (1998).

10 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 9 Personalità Esperienze di stressor Risorse di coping Situazioni sportive potenzialmente stressanti Valutazioni cognitive Risposte allo stress Cambiamenti fisiologici e attentivi Infortuni Interventi FIGURA 1 Il modello stress-injury di Williams e Andersen (1998) Differenti dimensioni e aspetti della personalità sono state identificate come moderatrici della relazione fra la percezione di stress e di malessere: fra queste, si pensi a fattori di rischio legati al locus of control interno o esterno (Pargman e Lunt, 1989; Kolt e Kirkby, 1996), all ansia di tratto competitiva (Lavallee e Flint, 1996; Petrie, 1993), e ancora alla bassa auto-stima (Kolt e Roberts, 1998) e alla percezione di stati emotivi negativi nella fase di avvio della stagione sportiva (Williams, Hogan e Andersen, 1993). Un ampio numero di ricerche hanno evidenziato relazioni significative fra gli infortuni sportivi e la percezione di un elevato stress nella vita di tutti i giorni (Patterson, Smith e Everett, 1998), di controversie quotidiane (Fawkner, McMurray e Summer, 1999) e di cambiamenti di vita (Hardy e Riehl, 1988). Una prospettiva di ricerca promettente è quella che sostiene come lo stress comprometta la qualità dello stato attentivo di un atleta, riducendone l attenzione periferica (Williams, Tonyman e Andersen, 1991). Il legame fra le risorse generali di coping e gli infortuni sportivi è stato dimostrato da molte ricerche (Williams, Tonymon e Wadsworth, 1986; Hanson, McCullagh e Tonymon, 1992; Maddison e Prapavessis, 2005). Inoltre, gli studi evidenziano come gli atleti che sviluppano alcune competenze e abilità psicologiche (ad esempio, pianificazione di obiettivi, imagery e rilassamento), possano anche gestire in modo più efficace lo stress e ridurre così il rischio di infortunarsi (Weinberg e Gould, 2007). La ricerca presentata approfondisce la relazione fra alcune variabili psicologiche studiate in letteratura e gli infortuni sportivi: più in dettaglio, viene preso in esame il legame fra motivazione alla pratica sportiva, il supporto sociale percepito, l autoefficacia atletica e alcune abilità mentali (preparazione per la gara, self-talk, self-confidence, goal-setting, imagery, controllo arousal emozionale, ansia cognitiva o preoccupazione, disturbi alla concentrazione) e gli infortuni atletici. 9

11 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina La preparazione per la gara riflette il livello di impegno con cui un atleta, in allenamento, si orienta a conseguire un buon livello di preparazione fisica, tecnica e tattica, ma anche nel cercare di produrre le condizioni psicologiche della competizione (quali la tensione e la concentrazione) e le situazioni di difficoltà, in modo da poterle poi gestire al meglio durante la gara stessa (Robazza, Bortoli e Gramaccioni, 2009; pag. 15). Il dialogo interiore, o self-talk, è considerato un abilità fondamentale per una serie di obiettivi e vantaggiosi per la prestazione dell atleta. La fiducia (self-confidence) può anche essere definita come l insieme delle aspettative che un atleta nutre rispetto alle proprie capacità di raggiungere un certo obiettivo, o di acquisire abilità e competenze, fisiche e mentali per esprimere il proprio potenziale. La pianificazione di obiettivi (goal setting) è un processo che si basa sulle abilità di un atleta di definire in modo adeguato non solo la propria prestazione agonistica, ma anche i propri risultati sportivi, e che riesce a tradurli in obiettivi da conseguire in un periodo di tempo definito (solitamente, si distinguono infatti obiettivi a breve, a medio e a lungo termine) (Locke e Latham, 1985; Burton, Naylor e Holliday, 2001). La pratica mentale o imagery (il sostantivo si traduce in italiano anche come immagine mentale ) rappresenta il processo attraverso il quale un atleta può anticipare mentalmente o riprodurre una o più abilità motorie o il completo gesto atletico. Le immagini mentali in ambito sportivo possono afferire ad almeno tre tipologie differenti: (a) riproduttive, quando hanno per oggetto comportamenti motori già eseguiti, (b) creative, quando rappresentano un comportamento atletico nuovo, mai effettuato prima, ed (c) emotive, quando evocano sensazioni e stati emotivi ricollegabili anche indirettamente al movimento (Howe, 1991). L esecuzione di immagini mentali in ambito sportivo è un processo che coinvolge tutti gli organi di senso collegati alla prestazione motoria (vista, tatto, senso cinestesico, udito), consentendo di vivere pienamente e di esperire la performance tanto a livello cognitivo, quanto emotivo (Vealey e Greenleaf, 2006). L utilizzo della pratica mentale può portare molti benefici nel processo di recupero da un infortunio, ad esempio per controllare le sensazioni dolorose conseguenti (Robazza, Bortoli e Gramaccioni, 1994). Il controllo dell arousal emozionale può contribuire, insieme ad altre abilità psicologiche, alla gestione delle emozioni e al positivo utilizzo delle risorse dell atleta per una buona prestazione, e questo prioritariamente in situazioni competitive altamente stressanti (Williams e Harris, 2006). Infine, mentre le precedenti variabili psicologiche concorrono a determinare condizioni favorevoli per l esecuzione di una buona performance sportiva, la preoccupazione, o ansia cognitiva, e i disturbi della concentrazione (attentional disruption) hanno una influenza negativa tanto sui processi fisici e motori, quanto sui risultati atletici e, come conseguenza di ciò, essa dovrebbe essere ridotta e controllata (Williams et al., 1991). La preoccupazione, o ansia cognitiva, si può associare ad un innalzamento di attivazione psico-fisica, tensione muscolare, difficoltà coordinative e disturbi nella gestione dell attenzione. I disturbi della concentrazione riducono il focus attentivo dell atleta, compromettendone anche in modo grave le capacità di gestire il proprio stile attentivo e la percezione degli stimoli ambientali e personali indispensabili per condurre al meglio la propria prestazione.

12 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 11 Lo studio presentato sinteticamente intende contribuire al dibattito teorico legato agli antecedenti psicologici degli infortuni sportivi e supportare interventi sempre più efficaci non solo di recupero, ma soprattutto di prevenzione dell infortunio atletico. MATERIALI E METODI Finalità e obiettivi La ricerca si pone la finalità generale di analizzare il contributo della psicologia dello sport al processo di recupero di un atleta infortunato. Gli obiettivi specifici di questo studio sono duplici: da un lato, esplorare a livello teorico alcuni fattori psico-sociali legati al processo di recupero dell atleta a seguito di un infortunio; dall altro, mettere in evidenza alcune ricadute applicative e piste di intervento che siano di supporto ai diversi professionisti coinvolti (allenatori, tecnici, preparatori atletici, medici, etc.), oltre che agli stessi psicologi dello sport, per rendere i propri interventi ancora più efficaci. I partecipanti Un questionario strutturato è stato proposto a 167 atleti liguri (48,5% femmine e 51,5% maschi). L età dei partecipanti è compresa fra i 13 e i 67 anni (età media: 28,6 ± 10,8 anni). Quasi la metà dei partecipanti (47,9%) ha un età compresa fra i 20 e i 29 anni. Il 58,8% degli atleti coinvolti pratica uno sport individuale, il 39,9% uno sport di squadra e i restanti (1,3%) uno sport duale (cfr. Fig. 2). 11

13 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 12 Ginnastica Pesistica e Cultura Fisica 20,7 Pugilato Atletica Leggera 1,3 3,3 12,7 Calcio Pallavolo Arti Marziali Baseball 17,3 3,3 13,3 2,0 1,3 12 Canoa e Kayak Tennis Nuoto 2,0 3,3 4,0 FIGURA 2 Sport praticati dai partecipanti alla ricerca Pallacanestro Pallanuoto Danza Sportiva Pattinaggio Tiro con l Arco Motociclismo Sci Sci Nautico Ciclismo Tiro a Segno Arrampicata Sportiva Tennis tavolo Pesca Subacquea Rugby 4,7 2,0 0,7 1,3 0,7 1,3 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7

14 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 13 La maggioranza degli atleti che hanno preso parte alla ricerca vive a Genova (82,6%), mentre i restanti sono suddivisi fra le altre province liguri (Imperia 4,2%, La Spezia 4,8% e Savona 8,4%). Il 73,3% degli atleti presi in esame da questo studio pratica sport a livello agonistico. La maggioranza dei partecipanti (80%) ha subito almeno un infortunio sportivo nel corso della propria carriera. Gli strumenti Gli atleti che hanno preso parte a questo studio hanno compilato in forma elettronica un questionario strutturato, comprendente diverse scale. Il questionario elettronico è stato realizzato mediante il software Open Source LimeSurvey. L Inventario Psicologico della Prestazione Sportiva (IPPS-48) (Robazza, Bortoli e Gramaccioni, 2009) è stato utilizzato per valutare alcune variabili psicologiche (pianificazione di obiettivi, imagery, controllo dell arousal emozionale e compromissione dell attenzione) di cui si è analizzato il legame con la sospensione di allenamenti e gare a seguito di un infortunio sportivo e con il recupero dall infortunio atletico. Queste ultime due dimensioni sono state valutate grazie ad una serie di domande (single item) create ad hoc per questa indagine. L IPPS-48 è una scala multidimensionale che misura otto abilità psicologiche (sei positive e due negative) legate alla prestazione sportiva, suddivise in due categorie riferite agli aspetti cognitivi e agli aspetti emozionali, che si compone in tutto di 48 item, valutati su una scala di tipo Likert a sei intervalli (da 1= mai a 6= sempre). Ogni abilità psicologica è misurata da sei item: ad esempio, per la pianificazione di obiettivi Stabilisco obiettivi precisi da raggiungere in allenamento, per l imagery Mi piace ripetere mentalmente le abilità prima di esercitarle, per il controllo dell arousal emozionale Mantengo le mie emozioni sotto controllo, non importa cosa stia succedendo, per la compromissione dell attenzione Durante la gara i miei pensieri sono altrove. I partecipanti hanno poi compilato l adattamento italiano della scala sulla motivazione alla pratica sportiva (Gill et al., 1983) e l adattamento italiano della Multidimensional Scale of Perceived Social Support (Zimet et al., 1988) per la misura del supporto percepito da parte di familiari, amici e allenatore. Inoltre, i partecipanti hanno compilato l adattamento italiano della Self-Efficacy Scale (Schwarzer e Jerusalem, 1995) per la valutazione dell auto-efficacia atletica. 13 Le analisi I dati raccolti sono stati analizzati secondo procedure statistiche quantitative (analisi descrittive, analisi di affidabilità e calcolo dell alfa di Cronbach, ANOVA e t-test per l analisi delle differenze fra le medie, calcolo delle correlazioni bivariate), mediante SPSS 13.0 (Statistical Package for Social Sciences).

15 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 14 RISULTATI Ben l 80% degli atleti partecipanti alla ricerca ha subito almeno un infortunio sportivo nel corso della propria carriera atletica che, per la maggioranza, era costituito da una lesione o distorsione dei legamenti (40,7%) o da una lesione o distorsione di una articolazione (34,7%). Solo nel 14,4% dei casi si è trattato di una frattura ossea o di uno stiramento o strappo muscolare (9,3%) (cfr. Fig. 3). 9,3% 1% 14,4% 14 40,7% 34,7% Frattura ossea Lesione/Distorsione di una articolazione Lesione/Distorsione dei legamenti Stiramento/Strappo muscolare Lacerazione cutanea con punti di sutura FIGURA 3 Tipologia di infortunio dei partecipanti Seguendo le raccomandazioni di Hodgson Phillips (2000), che suggerisce come la perdita di tempo e la sospensione di allenamenti e gare a seguito di un infortunio sportivo debba essere registrata in modo accurato, abbiamo valutato come la maggior parte degli atleti esaminati (41,4%) abbia sospeso allenamenti e gare per meno di un mese, mentre una sospensione fra uno e tre mesi è stata necessaria per circa un terzo dei ginnasti intervistati (30,2%). Una sospensione più lunga, da quattro a sei mesi, l ha vissuta una minoranza (11,2%), anche se ben il 17,2% degli atleti esaminati ha fatto fronte ad una sospensione di allenamenti e gare superiore ai sei mesi (cfr. Fig. 4). Il tempo medio di sospensione di allenamenti e gare a seguito di un infortunio sportivo per gli atleti presi in esame è stato di circa due mesi (media = 2,04 ± 1,1 mesi).

16 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 15 17,2% 11,2% 41,4% 30,2% 15 Meno di un mese Fra uno e tre mesi Da quattro a sei mesi Superiore ai sei mesi FIGURA 4 Sospensione di allenamenti e gare a seguito di un infortunio Abbiamo valutato la durata del periodo di recupero da un infortunio che per la maggioranza (36,2%) si è esteso fra due e tre mesi. Poco più di un terzo (31,9%) sono gli atleti che hanno recuperato la propria condizione entro un mese. I restanti (31,9%) atleti hanno affrontato invece un periodo di recupero ben più ampio: il 15,5% compreso fra i quattro e i sei mesi e il 16,4% addirittura superiore ai sei mesi (cfr. Fig. 5). Il tempo medio di recupero da un infortunio sportivo per gli atleti presi in esame è stato di circa di due mesi (media = 2,2 ± 1,05 mesi).

17 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 16 16,4% 31,9% 15,5% 36,2% 16 Entro un mese Fra due e tre mesi Fra quattro a sei mesi Oltre i sei mesi FIGURA 5 Durata del periodo di recupero da un infortunio Sembra essere soprattutto la famiglia la principale fonte di supporto sociale per gli atleti coinvolti in questa ricerca (3,9), seguita dagli amici (3,7). L allenatore, invece, sembra rappresentare la fonte di supporto meno significativa (3,3), per quanto i punteggi medi, rilevati su una scala di tipo likert da 1 a 4, siano piuttosto elevati per le tre fonti esaminate (cfr. Fig. 6). ALLENATORE 3,3 AMICI 3,7 FAMIGLIA 3,9 FIGURA 6 Le fonti di supporto per i partecipanti 3 3,2 3,4 3,6 3,8 4

18 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 17 La principale motivazione espressa dai partecipanti per la pratica sportiva è legata alla possibilità dello sport di fare sentire in forma gli atleti (39,4%), seguita dal divertimento che le attività sportive forniscono (28,4%). Quest ultimo risultato conferma una vasta letteratura psicologica dedicata allo studio descrittivo delle ragioni della pratica sportiva nei giovani atleti (Gould e Petlichkoff, 1988). Nessuno degli atleti intervistati si dice spinto a praticare sport per raggiungere la fama o per avere il sostegno della famiglia, degli amici e dell allenatore e pochi sono coloro che dicono di praticare attività sportive per crearsi nuove amicizie (1,8%) (cfr. Fig. 7). La percezione di auto-efficacia, ovvero la convinzione di essere capaci di gestire con successo un compito in un determinato contesto (Bandura, 1977), sembra essere positivamente condivisa fra gli atleti presi in esame (media = 3,22, su scala di tipo likert da 1 a 4). Esistono, però, alcune differenze significative e aspetti interessati legati ai risultati raccolti. In primo luogo, gli atleti maschi presentano una auto-efficacia migliore rispetto alle atlete femmine (rispettivamente, 3,25 contro 3,19; p <.05), confermando un dato largamente presente nella letteratura legata allo sport e all esercizio fisico (Spence et al., 2010). In secondo luogo, sono gli atleti la cui età è compresa fra i 30 e 39 anni a condividere percezioni migliori di auto-efficacia (3,42), mentre sono i più giovani (fino a 19 anni) a mostrare una convinzione peggiore nelle proprie capacità (3,06) (p <.05). Emerge, infine, un ultimo ulteriore aspetto: gli atleti agonisti mostrano un auto-efficacia (3,19) sostanzialmente simile agli atleti amatori (3,18), in contrasto con alcune ricerche italiane che hanno evidenziato punteggi migliori di self-efficacy per gli atleti non professionisti (Gotti, Bortoli e Robazza, 1997) (cfr. Tab. 1). Il profilo delle abilità mentali che origina dalla ricerca fa emergere un quadro generale che caratterizza gli atleti partecipanti come particolarmente abili soprattutto negli aspetti cognitivi legati alla prestazione sportiva, mentre le abilità legate agli aspetti emozionali risultano più carenti. In particolare, gli atleti coinvolti si dichiarano particolarmente abili nella preparazione per la gara (2,88) e nel controllo dell attivazione emozionale (arousal) (2,78), ma anche nella pianificazione di obiettivi (goal-setting) (2,77) e nella gestione del dialogo interiore (selftalk) (2,77). 17

19 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 18 Mi fa spendere e consumare energie Mi fa sentire in forma Mi fa sentire importante e capace Per diventare famosa/o Mi permette di esser parte di un gruppo Per gareggiare Mi aiuta a migliorare le mie abilità sportive Ho il sostegno di famiglia, amici, allenatore Mi diverte Posso crearmi nuove amicizie 18 FIGURA 7 Motivazioni alla pratica sportiva dei partecipanti

20 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 19 AUTO-EFFICACIA SCALA MEDIA D.S. Generale 1-5 3,22,714 Maschi 1-5 3,25,735 Femmine 1-5 3,19,695 < 19 anni 1-5 3,06, anni 1-5 3,18, anni 1-5 3,42,648 > 40 anni 1-5 3,27,998 Amatori 1-5 3,18,693 Agonisti 1-5 3,19,793 TABELLA 1 Percezione di auto-efficacia dei partecipanti Gli aspetti più carenti risultano, invece, la fiducia (self-competence) (2,56), ovvero le aspettative che gli atleti nutrono rispetto alle proprie capacità di acquisire abilità e competenze, fisiche e mentali, per esprimere il proprio potenziale atletico, oltre alla presenza di una cospicua preoccupazione (2,38) per la propria prestazione atletica, associata ad un innalzamento di attivazione psico-fisica, ma anche a tensione muscolare, difficoltà coordinative e disturbi nella gestione dell attenzione. Essendo quella dei disturbi alla concentrazione una variabile negativa, il fatto che riporti un punteggio medio particolarmente basso (1,99) rappresenta un elemento funzionale e adattivo per gli atleti presi in esame (cfr. Tab. 2). Abbiamo chiesto agli atleti di dirci quanta importanza abbia rivestito alcuni aspetti in relazione al processo di recupero da un infortunio sportivo. Misurate su una scala di tipo likert da 1 a 7, abbiamo valutato l importanza della consapevolezza delle proprie capacità sportive e della consapevolezza delle proprie capacità personali, oltre al supporto ricevuto da diverse fonti (famiglia, amici, allenatore, compagni di allenamento o di squadra). La Tabella 3 riporta i punteggi rilevati e mette in evidenza come tanto la consapevolezza delle proprie capacità personali (4,7), quanto la consapevolezza delle proprie capacità sportive (4,52) rivestono la maggiore importanza ai fini del processo di recupero da un infortunio atletico per gli atleti coinvolti in questa ricerca. 19

21 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 20 ABILITÀ MENTALI SCALA MEDIA D.S. Preparazione per la gara 1-5 2,88 1,073 Dialogo interiore 1-5 2,77 1,122 Fiducia 1-5 2,56,868 Pianificazione di obiettivi 1-5 2,77 1,045 Gestione dell arousal emozionale 1-5 2,78,739 Imagery 1-5 2,74,901 Preoccupazione 1-5 2,38,743 Disturbi alla concentrazione 1-5 1,99,825 TABELLA 2 Il profilo delle abilità mentali legate allo sport dei partecipanti Ancora una volta, si mette in luce la scarsa importanza percepita da parte degli atleti intervistati rispetto al ruolo dell allenatore e in particolare del supporto da lui fornito per recuperare da un infortunio (3,98). 20 FATTORI SCALA MEDIA D.S. Consapevolezza delle proprie capacità sportive 1-7 4,52 1,512 Consapevolezza delle proprie capacità personali 1-7 4,70 1,501 Supporto familiare 1-7 4,10 1,872 Supporto degli amici 1-7 4,47 2,121 Supporto dell allenatore 1-7 3,98 1,891 Supporto dei compagni di squadra/ di allenamento 1-7 4,25 1,893 TABELLA 3 Importanza di alcuni fattori per il recupero da un infortunio Come ci si attendeva (Robazza, Bortoli e Gramaccioni, 2009), forti e significative relazioni sono state trovate fra le molteplici abilità mentali prese in esame e il processo di recupero da un infortunio sportivo. Le analisi dimostrano che molteplici sono le variabili psicologiche che sono collegate all infortunio e che possono svolgere un ruolo preventivo nei suoi confronti (cfr. Tab. 4). L abilità mentale che sembra svolgere il ruolo principale di prevenzione dell infortunio è l imagery (r = , p <.01), seguita dalla preparazione per la gara (r = -.247, p <.01), dalla pianificazione di obiettivi (goal-setting) (r = -.233, p <.01) e dalla gestione del dialogo interno (self-talk) (r = -.214, p <.05). Al contrario, si conferma il ruolo predisponente e disfunzionale di alcune variabili psicologiche che sembrano aumentare il rischio di infortunio: i disturbi alla concentrazione (r = -.241, p <.05) e la preoccupazione o ansia cognitiva (r = -.236, p <.05).

22 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 21 (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (1) Preparazione gara 1,448 (**),474 (**),605 (**),463 (**),217 (*),550 (**) -,247 (**) (2) Self-talk 1,348 (**),531 (**),316 (**),512 (**) -,214 (*) (3) Fiducia 1,574 (**),595 (**),328 (**),549 (**),476 (**) (4) Goal setting 1,467 (**),327 (**),645 (**) -,233 (**) (5) Controllo arousal 1,449 (**),333 (**),517 (**) -,211 (*) (6) Preoccupazione 1,442 (**),236 (*) (7) Disturbi concentrazione 1,325 (**),241 (*) (8) Imagery 1 -,292 (**) (9) Rischio di infortunio 1 * p <.05 ** p <.01 TABELLA 4 Correlazioni fra variabili psicologiche e rischio di infortunio. Si è indagata anche la relazione fra le fonti di supporto sociale (famiglia, amici e allenatore) e l infortunio: i risultati mostrano chiaramente come il supporto percepito da parte dell allenatore sia la sola fonte che possa svolgere un ruolo significativo di prevenzione dell infortunio (r = -.219, p <.05) (Tab. 5) 21 (1) (2) (3) (4) (1) Supporto familiare 1,261 (*) (2) Supporto degli amici 1,413 (**) (3) Supporto dell allenatore 1 -,219 (*) (4) Infortunio 1 * p <.05 ** p <.01 TABELLA 5 Correlazioni fra fonti di supporto e rischio di infortunio DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Il legame fra le variabili psicologiche e il processo di recupero da un infortunio sportivo è stata esaminata in numerosi studi e confermata da questa ricerca. In particolare, questo studio mette in evidenzia alcuni contributi che la psicologia dello sport può dare non solo al processo di recupero da un infortunio sportivo, ma anche per la sua prevenzione. Essi riguardano soprattutto (anche se non soltanto) il rinforzo delle abilità di preparazione per la gara, di gestione del dialogo interno dell atleta (self-talk), di pianificazione di obiettivi (goal-setting), di controllo dell arousal emozionale, di gestione delle abilità di imagery, oltre al supporto da parte dell allenatore. Infatti, nonostante in questa ricerca gli atleti esaminati riferiscano che l allenatore sia la fonte di supporto percepito meno significativa per loro e che l importanza percepita da

23 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina questi atleti rispetto al ruolo dell allenatore ed in particolare del supporto da lui fornito per recuperare da un infortunio sia scarsa, di fatto il supporto fornito dall allenatore appare come una variabile importante per la prevenzione dell infortunio. Molteplici appaiono le ricadute applicative di questo studio. In primo luogo, si conferma la centralità della psicologia dello sport e dei suoi contributi per lo studio e per la prevenzione degli infortuni sportivi. In ragione di questo, medici dello sport e fisioterapisti, ma anche allenatori, preparatori atletici e laureati in scienze motorie, dovrebbero considerare seriamente il fatto di integrare i propri interventi mirati al recupero degli atleti infortunati con il contributo degli psicologi dello sport. Oltre ad assicurare un processo di recupero migliore attraverso il sostegno della pratica mentale (imagery) (si veda: Suinn, 1993; Perry e Morris, 1995; Weinberg e Williams, 2001), gli psicologi dello sport possono contribuire anche alla prevenzione dell infortunio atletico, definendo un profilo di rischio potenziale degli atleti (injury-risk profile). Ne consegue, come i programmi di recupero e di prevenzione degli infortuni atletici dovrebbero combinare tecniche fisiologiche, preparazione fisica ad interventi mirati ad aumentare la consapevolezza degli atleti sulle proprie capacità oltre che sportive e personali, anche psicologiche. Integrando tecniche e metodologie qualitative e quantitative, è possibile procedere ad una valutazione delle abilità mentali per la pratica sportiva attraverso il fondamentale supporto dello psicologo dello sport. In questo modo, lo sviluppo di programmi di recupero e di prevenzione dell infortunio sportivo per gli atleti, potrebbero comprendere e considerare anche le variabili psicologiche, la cui influenza è un aspetto della massima importanza. Più in dettaglio si evidenziano, dunque, alcune piste di lavoro per i diversi professionisti coinvolti (allenatori, tecnici, preparatori atletici, medici, etc.) per rendere i propri interventi ancora più efficaci attraverso il contributo della psicologia dello sport. Un primo aspetto, fa riferimento ad interventi da parte dello psicologo per aumentare la consapevolezza da parte degli atleti delle proprie capacità sportive e personali. Un secondo aspetto riguarda interventi di valutazione delle abilità mentali per la pratica sportiva (Psychological Skill Assessment) che potrebbero essere realizzati attraverso il fondamentale supporto dello psicologo dello sport. Infine, un terzo aspetto si riferisce ad interventi di allenamento delle abilità mentali che potrebbero svolgere un ruolo preventivo nei confronti dell infortunio sportivo (Psychological Skill Training), uniti ad interventi volti a limitare l effetto delle variabili psicologiche predisponenti (es. disturbi alla concentrazione e la preoccupazione o ansia cognitiva) realizzati sempre con l indispensabile coinvolgimento dello psicologo dello sport.

24 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 23 GLOSSARIO Arousal: attivazione psico-fisica. Autoefficacia (self-efficacy): insieme delle convinzioni di una persona relative al fatto di sentirsi in grado di gestire con successo sfide e difficoltà poste da una certa situazione o contesto. Autostima (self-esteem): giudizio di valore che una persona esprime su di sé. Controllo dell arousal emozionale: processo di gestione delle emozioni che porta al positivo utilizzo delle risorse dell atleta per una buona prestazione in situazioni competitive stressanti. Coping: strategie di fronteggiamento, ovvero le capacità di una persona di fare fronte alle difficoltà poste da uno specifico contesto. Disturbi della concentrazione (attentional disruption): disturbi legati all utilizzo dei processi cognitivi di attenzione e concentrazione. 23 Evidence-based practice: pratiche operative e professionali basate sulle evidenze ad uso di tutti i professionisti che operano nel campo delle scienze motorie e sportive. Fiducia (self-confidence): fiducia in sé, ovvero l insieme delle aspettative che un atleta nutre rispetto alle proprie capacità di raggiungere un certo obiettivo o di acquisire abilità e competenze, fisiche e mentali, per esprimere il proprio potenziale. Modelli sulle post-injury responses: modelli teorici e conseguenti ricerche che analizzano le conseguenze e le risposte agli infortuni. Modelli sulla pre-injury vulnerability: modelli teorici e relative indagini che mirano a predire le cause degli infortuni sportivi, contribuendo allo sviluppo di strategie e di interventi di prevenzione sempre più efficaci. Modello stress-injury: modello teorico che sostiene come la relazione fra infortuni sportivi e variabili psicosociali sia mediata dalla percezione e dalle risposte allo stress, sia di tipo cognitivo sia di tipo fisiologico. Patogenesi multifattoriale degli infortuni sportivi: indica come il processo di genesi degli infortuni sportivi sia dovuto a numerosi fattori di rischio, anche molto diversi fra loro.

25 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 24 Pianificazione di obiettivi (goal setting): processo che si basa sulle abilità di un atleta di definire in modo adeguato obiettivi fisici, tecnici e psicologici da conseguire in un determinato periodo di tempo (solitamente, si distinguono obiettivi a breve, a medio e a lungo termine). Pratica mentale (imagery): detta anche immagine mentale, rappresenta il processo attraverso il quale un atleta può anticipare mentalmente o riprodurre una o più abilità motorie o il completo gesto atletico attraverso tutti i sensi collegati alla prestazione motoria (vista, tatto, senso cinestesico, udito). Preoccupazione (o ansia cognitiva): spesso associata ad un aumento di attivazione psicofisica (arousal), tensione muscolare, difficoltà coordinative e disturbi nella gestione dell attenzione, si riferisce alla preoccupazione cognitiva di un atleta per l andamento o l esito di una competizione. 24 Preparazione per la gara: livello di impegno con cui un atleta in allenamento si orienta a conseguire un buon livello di preparazione fisica, tecnica e tattica, ma anche a produrre le condizioni psicologiche della competizione e le situazioni di difficoltà, in modo da poterle poi gestire al meglio durante la gara stessa. Psicologia dello sport e dell esercizio fisico: discipline che si occupano non solo dello studio scientifico dei comportamenti sportivi e motori, ma anche delle applicazioni pratiche di tali conoscenze in contesti molto diversi. Self-talk: dialogo interiore, ovvero il dialogo che un atleta svolge con se stesso durante un allenamento o una competizione.

26 coni piccolo 10-11:Layout :08 Pagina 25 BIBLIOGRAFIA ANDERSEN, M. B., and WILLIAMS, J. M. (1988). A model of stress and athletic injury: Prediction and prevention. Journal of Sport and Exercise Psychology, 10, ANDERSEN, M. B., and WILLIAMS, J. M. (1999). Athletic injury, psychosocial factors, and perceptual changes during stress. Journal of Sport Sciences, 17, BANDURA, A. (1977). Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioural change. Psychological Review, 84, BREWER, B. W., ANDERSEN, M. B., and VAN RAALTE, J. L. (2002). Psychological aspects of sport injury rehabilitation: Towards a bio-psycho-social approach. In D. I., Mostofsky, and L. D., Zaichkowsky (Eds.), Medical Aspects of Sport and Exercise. Morgantown, WV: Fitness Information Technology. BURTON, D., NAYLOR, S., and HOLLIDAY, B. (2001). Goal setting in sport: Investigating the goal effectiveness paradigm. In R. N., Singer, H. A., Hausenblas, and C. M., Janelle, Handbook of sport psychology (pp ). New York, NJ: Wiley. CONI (2011). I numeri dello sport italiano. La pratica sportive attraverso i dati Coni e Istat. Roma: Schede di approfondimento del Coni Comunicazione e Rapporti con i Media. CUPAL, D. D., and BREWER, B. W. (2001). Effects of relaxation and guided imagery, reinjury anxiety, and pain following anterior cruciate ligament reconstruction. Rehabilitation Psychology, 46, ENGSTRÖM, B., JOHANSSON, C., and TÖRNKVIST, H. (1991). Soccer injuries among female players. American Journal of Sports Medicine, 19, FAWKNER, H. J., MCMURRAY, N., and SUMMER, J. J. (1999). Athletic injury and minor life events: A prospective study. Journal of Science and Medicine in Sport, 2, FINCH, C., VALURI, G., and OZANNE-SMITH, J. (1998). Sport and active recreation injuries in Australia: Evidence from emergency department presentations. British Journal of Sports Medicine, 32, GILL, D. (2000). Psychological dynamics of sport and exercise. Champaign, IL: Human Kinetics. GIUSTINI, M. e CEDRI, S. (2002). La neuro-traumatologia dello sport: epidemiologia dei traumi sportivi in Italia. Atti del Congresso dell Istituto Superiore di Sanità, Roma. GOULD, D., and PETLICHKOFF, L. (1988). Participation motivation and attrition in young athletes. In F. L. Smoll, R. A. Magill, and M. J. Ash (Eds.), Children in sport (3rd ed., pp ). Champaign, IL: Human Kinetics. HÄGGLUND, M. (2007). Epidemiology and prevention of football injuries. Linköping University Medical Dissertation, Sweden. HANSON, S. J., MCCULLAGH, P., and TONYMON, P. (1992). The relationship of personality characteristics, life stress, and coping resources to athletic injury. Journal of Sport and Exercise Psychology, 14, HARDY, C. J., and CRACE, R. K. (1990). Dealing with injury. Sport Psychology Training Bulletin, 1,

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