Coxiellosi o Febbre Q
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- Agnella Albana Barbato
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1 Coxiellosi o Febbre Q
2 Descritta per la prima volta in Australia nel 1936 in addetti alla macellazione.
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5 Impatto È una zoonosi: causa una malattia simil-influenzale, polmonite, epatite granulomatosa, aborto o endocardite nelle forme croniche. Epidemia olandese , con coinvolgimento di diversi allevamenti di capre e più di 1000 casi di infezione nell uomo. Aumento dei casi di malattia in USA in seguito alla guerra in Iraq, dove l infezione è considerata iperendemica. E considerato un agente di bioterrorismo in virtù della sua resistenza nell ambiente e della sua diffusibilità.
6 Eziologia Ordine Legionellales, fam. Coxiellaceae Considerato un batterio Gram negativo, presenta due forme, una piccola, densa e altamente resistente, definita spora-like, che è extracellulare, e una variante a grandi cellule. E un batterio intracellulare, adattato a resistere all interno dei fagolisosomi. Presenta anche due forme antigeniche: la fase I, patogena, isolata dagli animali infetti, e la fase attenuata II, ottenuta in seguito a passaggi seriali.
7 Epidemiologia Malattia diffusa in tutto il mondo. I ruminanti sono considerati il serbatoio dell infezione, ma ci sono stati casi di trasmissione anche tramite gli animali da compagnia. Trasmessa attraverso l inalazione di particelle essiccate o per contatto diretto con animali infetti o tramite ingestione di prodotti lattiero-caseari non pastorizzati. Negli animali la trasmissione è legata soprattutto all inalazione di particelle eliminate durante l aborto. Trasmessa anche attraverso le zecche (moltiplica nel loro tratto intestinale e viene eliminata con le feci).
8 Situazione in Italia Indagini preliminari hanno riscontrato la presenza del batterio sia in allevamenti bovini che ovini, a partire sia da aborti che da latte di massa. Tuttavia non è chiaro quale sia il ruolo epidemiologico di tali positività (Perugini et al.,2009; Masala et al., 2007; Capuano et al., 2004; Parisi et al., 2006; Magnino et al., 2009; Bianchi et al., 2010). Sono segnalate anche epidemie umane a partire da attività zootecniche (Benv 2011; Stagnini et al., 2005; Santoro et al., 2005).
9 Anche il transito di greggi in aree urbane è stato associato a epidemie! Fig. 1 Febbre Q Ciclo di trasmissione negli animali domestici
10 Fig. 2 Febbre Q Ciclo di trasmissione negli animali selvatici
11 Fattori di rischio Prossimità di animali infetti (pascolamento di greggi o loro semplice passaggio; vicinanza <2km da allevamenti; etc.) Management di allevamento (tipo di produzione parti; sincronizzazione dei parti; scarsa attenzione biosicurezza acquisto di animali positivi). Presenza di specie reservoir (cani, gatti, uccelli, zecche, etc.).
12 Patogenesi
13 Patologia Cellule target: monociti e macrofagi ( granuloma) I ruminanti sono spesso portatori asintomatici. In pecore e capre: aborto, nascite premature. Nei bovini: metrite, infertilità e, più raramente, aborto.
14 Terapia Antibiotici che penetrino all interno delle cellule: tetracicline, chinoloni, rifampicina La terapia serve per controllare i sintomi, ma non impedisce l eliminazione del germe da parte dell animale, né è in grado di sterilizzare l animale.
15 Diagnosi Colorazione differenziale da materiale patologico (aborti) Ziehl- Neelsen, Gimenez, Stamp, Machiavello Isolamento su uova embrionate o colture cellulari PCR Sierologia: ELISA (più sensibile) FC (più specifica)
16 Profilassi diretta Controllo dei vettori Particolare attenzione alla gestione degli invogli fetali. Gestione corretta del letame
17 Profilassi indiretta Esistono diversi tipi di preparati vaccinali, ma sembrano efficaci soltanto come strategia a lungo termine. Possibili metodi di disinfezione utilizzabili nei confronti di C. burnetii:
18 Nota! Sono stati segnalati casi di Febbre Q nell uomo in persone che hanno assistito al parto di cani e gatti.
19 RIFERIMENTI LEGISLATIVI Regolamento di Polizia Veterinaria - D.P.R. 320 del 1954 artt Testo Unico Leggi Sanitarie - R.D del 1934 artt Decreto ministeriale pubblicato su G.U. n. 6 del [Circolare Regione Veneto n. 15 del pubblicata su BUR n. 62 del ] Direttiva europea 2003/99/CE per sorveglianza sulle zoonosi (tuttavia la Coxiellosi non è esplicitamente citata).
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