L AFRICA OGGI: Investire nei giovani nuovi attori e nuove priorità
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- Annabella Fusco
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1 L AFRICA OGGI: Investire nei giovani nuovi attori e nuove priorità Olga s Project in Zambia Lucia Wegner e Federico Bonaglia* 1. Dall afro-pessimismo alla rinascita africana Uno dei primi ricordi che ho legato all aiuto all africa è il Live Aid, il grande concerto organizzato nel 1985 per mobilizzare la comunità internazionale a sostegno delle popolazioni nel corno d Africa colpite dalla carestia. Le immagini che tradizionalmente associamo al continente sono: povertà, arretratezza, aridità, conflitti. Non stupisce che il settimanale The Economist nel maggio 2000 titolasse in copertina Hopeless Continent il continente senza speranza, alla deriva utilizzando come immagine per rappresentare l Africa un soldato armato. In realtà oggi il quadro è molto diverso. Per molti paesi la realtà economica e sociale è molto migliorata. Due terzi dei paesi africani hanno elezioni democratiche e nel 2012 c erano circa 650 milioni di abbonati alla telefonia mobile in Africa, più che negli Stati Uniti e nell'unione Europea. In Kenya si è sviluppato un innovativo servizio di mobile banking, M-PESA, che permette a milioni di persone di pagare servizi e trasferire denaro utilizzando degli sms. Sempre nel 2012, la prestigiosa conferenza internazionale sull industria del lusso dell International Herald Tribune si è concentrata sull Africa, discutendo del potenziale del continente come produttore e mercato di destinazione per questi beni. I flussi turistici verso destinazioni un tempo esotiche e ora quasi banali, come il Krueger o Zanzibar, continuano a crescere. L africa è la nuova frontiera degli investimenti con grandi gruppi come Zara Gap, IBM che si stanno espandendo nel continente. È interessante notare come l Economist stesso abbia intitolato la copertina del dicembre 2011: Africa Rising Africa emergente. Oggi in un momento storico in cui le economie occidentali sono in stagnazione o recessione, alcune economie africane hanno i tassi di crescita più elevati al mondo, seconde solo ai giganti asiatici, principalmente grazie all esportazione di materie prime (petrolio, ora, rame e altri minerali). 2. La povertà è diminuita in Africa? La domanda cruciale è se questa crescita si sia tradotta in un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Ci sono stati importanti progressi ma molto resta ancora da fare. l Africa rimane il continente più povero al mondo. Il reddito pro-capite di una persona che abita nei paesi sub-sahariani è solo un quinto del valore medio mondiale; più di 350 milioni di persone vivono con meno di 1 dollaro al giorno. In generale, i benefici della crescita non si sono tradotti in migliori opportunità economiche e di lavoro, contribuendo così in maniera molto limitata al miglioramento delle condizioni di vita delle fasce più povere. 12
2 Riquadro 1- L evoluzione della povertà e di altri indicatori di sviluppo: malnutrizione, mortalità materna e infantile La Banca Mondiale stima che nel 1990, il 56 per cento delle persone in Africa sub-sahariana viveva sotto la soglia internazionale di povertà estrema. Nel 2005 questa percentuale era scesa al 52 per cento, per ridursi ulteriormente di quasi cinque punti percentuali nei successivi tre anni, attestandosi al 47 per cento nel Inoltre, per la prima volta dal 1981, il numero di persone in condizioni d indigenza è diminuito, passando da 395 milioni nel 2005 a 386 milioni nel Tuttavia, l impatto della crisi dei prezzi alimentari dal 2008 al 2012 è stato particolarmente forte nei paesi Africani importatori di derrate alimentari, contribuendo ad aumentare il numero di persone in situazione di povertà e insicurezza alimentare. La riduzione del tasso di povertà estrema si è accompagnata a un generale miglioramento di altri indicatori di sviluppo umano. La speranza di vita è aumentata nell ultimo decennio, pur essendo, a 54 anni, fra le più basse al mondo. L incidenza della malnutrizione è scesa, come pure la mortalità materna in alcuni paesi della metà fra rispetto al 1990 e quella infantile. Nonostante i progressi registrati, tutti questi indicatori restano fra i peggiori al mondo. La malnutrizione, soprattutto infantile, è un indicatore importante di povertà e dei suoi aspetti distributivi all interno della famiglia. Essa ha un impatto negativo sullo sviluppo della persona, sia fisico sia intellettivo, e determina una minore resistenza alle malattie. Secondo l UNICEF, la malnutrizione causa la metà dei decessi che si registrano tra i bambini di età inferiore ai cinque anni nei paesi in via di sviluppo. L Organizzazione Mondiale della Sanità stima che in Africa sub-sahariana 500 donne muoiono di parto ogni centomila bambini nati vivi. Si tratta di un tasso di mortalità materna quasi doppio rispetto alla media dei paesi in via di sviluppo. A mo di confronto, il tasso di mortalità materna in Africa del Nord è pari a 78 e quello medio dei paesi sviluppati è pari a 16. La situazione rimane grave anche per la mortalità infantile. Un bambino su nove in Africa sub- Sahariana muore prima di compiere i cinque anni di età. In altre parole, un bambino nato in Africa ha una probabilità 16,5 volte superiore di non raggiungere il suo quinto compleanno rispetto a un bambino nato in paesi sviluppati. Si tratta di una situazione inaccettabile, soprattutto quando si consideri che le principali cause di mortalità sarebbero facilmente prevenibili. Fra queste, la mancanza di adeguati servizi per assistere il parto, scarsa igiene e accesso all acqua potabile. La diarrea è una delle cause principali di malnutrizione e mortalità infantile. Una migliore prevenzione e l accesso a trattamenti spesso semplici e non costosi, consentirebbero di dimezzare questi decessi. Fonte: Federico Bonaglia, Lucia Wegner (2014): L Economia dell Africa: Un Continente in Movimento, Il Mulino, Bologna. 3. L aiuto serve? Questo ha riacceso il dibattito sul ruolo dell aiuto e della comunità internazionale: cosa si può fare perché questa crescita economica si traduca in effettiva riduzione della povertà? Quale il mix di politiche domestiche, investimenti e aiuti permetterà di creare migliori condizioni economiche e posti di lavoro? Sul ruolo degli aiuti ci sono diverse percezioni. Da un lato, c è chi sostiene, come l economista Zambiana della Banca Mondiale, Dambisa Moyo che l aiuto occidentale abbia fallito, non contribuendo allo sviluppo economico del continente ma al contrario creando solo dipendenza. Secondo Moyo, spetta ai governi Africani, e non a degli attori esterni, farsi carico di fornire i beni pubblici necessari a garantire il benessere della propria popolazione. Dall altro lato, ci sono gli strenui sostenitori dell aiuto come ad esempio Bill Gates, il fondatore di Microsoft, che con la sua fondazione ha investito 24 miliardi di dollari negli ultimi 15 anni per migliorare la sanità del continente africano e di altri paesi in via di sviluppo. La verità sta nel mezzo. È indubbio che gli aiuti dei governi occidentali abbiano portato molti benefici per esempio nel ridurre l incidenza della mortalità infantile e di malattie come la malaria e la tubercolosi. Gli ultimi quindici anni hanno visto un enorme mobilitazione della comunità internazionale, delle organizzazioni filantropiche e dei governi africani per migliorare l accesso alle terapie antiretrovirali e alle zanzariere trattate con insetticida, che riducono la probabilità di contrarre la malaria. Questi sforzi stanno iniziando a produrre risultati tangibili. Sedici dei venti paesi per i quali esistono dati dettagliati sulle condizioni di vita dopo il 2005 hanno registrato una riduzione del tasso di mortalità infantile. Importanti progressi sono stati raggiunti anche nel ridurre l analfabetismo. Nel 2012, 43 milioni di 13
3 bambini in più hanno potuto iscriversi alla scuola elementare, il che rappresenta il 70 per cento in più rispetto agli anni 80. Tuttavia, sicuramente l aiuto potrebbe funzionare meglio, essere più mirato ed efficace. Ad oggi, l aiuto è frammentato, ogni paese donatore ha le sue procedure e priorità. In molti casi, i tempi burocratici fanno sì che gli interventi non siano tempestivi. Spesso a causa di cambiamenti di politica interna, i governi dei paesi donatori non rispettano gli impegni presi. Ma ancora più grave, in varie circostanze, i progetti non sono sostenibili. Una volta che il che i fondi sono terminati e il donatore lascia il progetto, questo muore perche non sono state create le condizioni economiche né formate le competenze locali per garantire la sua sostenibilità. Un aiuto più efficace e mirato è ancora più necessario nella congiuntura attuale proprio per assistere i governi africani a rinforzare le proprie istituzioni e a creare le competenze necessarie per trasformare questa crescita in opportunità economiche per i più poveri e in posti di lavoro. In realtà, paradossalmente, l aiuto sta diminuendo. A causa della crisi economica dell area euro e le conseguenti pressioni sul bilancio domestico, l Africa sta scivolando in fondo alle priorità dei donatori. L Italia per esempio ha ridotto il suo già esiguo sostegno all Africa sub-sahariana da 900 a 600 milioni di euro nel Con il calare degli aiuti dei partner tradizionali, quali ad esempio i paesi dell Unione Europea, altri partner come Cina, Brasile, India, le fondazioni, e il settore privato stanno acquisendo sempre più importanza in Africa. 4. Nuovi attori di sviluppo: La Cina e il settore privato La Cina si sta affermando come una delle principali fonti di aiuto estero per l Africa. Negli ultimi 3 anni ha investito più di 10 miliardi di dollari soprattutto nello sviluppo di infrastrutture. Gli incentivi della Cina sono diversi rispetto a quelli dei donatori tradizionali. Non c è una chiara demarcazione tra gli aiuti e gli investimenti. L aiuto cinese è pragmatico, efficace, e risponde a bisogni immediati, come la costruzione di 600 km di strade in Etiopia in meno di due anni. Un altro interessante esempio è fornito dall Angola che ha ricevuto un prestito di 2 miliardi di dollari dalla Cina per lo sviluppo di infrastrutture, nel campo dell energia elettrica, delle telecomunicazioni, delle ferrovie e della rete idrica. In cambio, Pechino ha ottenuto una fornitura di petrolio angolano pari a 10mila barili al giorno. In generale gli africani sono a favore del coinvolgimento della Cina. Tuttavia anche gli aiuti cinesi presentano delle problematiche non indifferenti. Gli aiuti cinesi riflettono impegni puntuali presi in occasioni di visite ufficiali dei leader del paese presso i capi di stato africani e sono progetti isolati, estranei alle strategie di sviluppo del governo destinatario e molto spesso non sostenibili. Ad esempio il governo cinese ha costruito vari centri di ricerca e dimostrazione agricola in Mozambico che però operano isolati senza legami e ripercussioni sugli agricoltori locali e scarse possibilità di replicabilità degli interventi a livello nazionale. Inoltre, nella maggior parte dei casi i progetti utilizzano forza lavoro e materiali cinesi, e di conseguenza non beneficiano l industria e i lavoratori africani. Anche il settore privato sta iniziando a giocare un ruolo sempre più importante. Per rispondere alla crescente domanda mondiale di cioccolato, la multinazionale statunitense del settore agroalimentare, Mars, ha lanciato una partnership con organizzazioni non governative (ONG) africane per formare i piccoli produttori di cacao in Ghana in tecniche agricole che diano maggiore produttività (e quindi maggior reddito e migliori condizioni di vita per questi ultimi). Mars inoltre finanzia dei progetti di sviluppo per le famiglie degli agricoltori (programmi di 14
4 scolarizzazione per i figli al fine di eliminare il lavoro minorile nei campi e programmi di formazione alle donne per avviare attività generatrici di reddito). 5. un aiuto migliore: Investire nei giovani- L esempio di Olga s Project Ci sono quindi molti attori nel panorama africano e questo comporta anche nuove sfide. Non si tratta solo di aumentare il volume di aiuto ma di garantire un aiuto di qualità ed efficace. L aiuto che funziona è quello che diventa una partnership e consente quindi di attirare finanziamenti e competenze specifiche da diversi attori. L aiuto che funziona e che crea sviluppo è mirato, innovativo e creativo; deve trasferire conoscenza e creare competenze a livello locale, ponendo le basi per rendere autonomi e sostenibili i progetti. È inoltre fondamentale che l aiuto sia coerente con le priorità dei governi africani, e valorizzi le risorse del continente. L africa ha un patrimonio enorme in termini di capitale umano e di risorse naturali. Circa il 60 per cento della popolazione ha meno di 24 anni. E cruciale investire nei giovani, inquadrando gli interventi all interno delle politiche di sviluppo nazionali. Le dimensioni fondamentali sono quindi sostenibilità, allineamento con le priorità dei paesi africani, creazione di competenze per i giovani, e partnership. A titolo esemplificativo, tutte queste caratteristiche sono ben riassunte dall esperienza di Olga s project. Nel centro di Livingstone, importante località turistica dello Zambia a pochi km dalle spettacolari Cascate Vittoria, la ONG CeLIM-Milano con il sostegno di donatori privati, ha creato la struttura non profit Olga s, un ristorante italiano con annessa guest house, che sostiene finanziariamente con i suoi proventi un centro di formazione professionale per giovani in difficoltà, lo Youth Community Training Center (YCTC). Il centro offre a centinaia di giovani corsi gratuiti di catering, falegnameria, sartoria, idraulica, informatica e costruzione edile, aprendogli la strada per un futuro migliore ( Olga s project, è un progetto mirato, risponde ad un bisogno preciso: la preparazione dei giovani al mondo del lavoro. In africa 133 milioni di giovani (circa la metà della popolazione giovanile) sono analfabeti. Molti giovani non hanno nessuna competenza per affrontare il mondo del lavoro. In Zambia, in particolare, il 30 per cento della popolazione è analfabeta, 1 su 5 frequenta la scuola secondaria e tra questi solo il 5 per cento frequenta scuole di formazione professionale. Olga s project si rivolge agli adolescenti, una fascia spesso dimenticata da molti progetti di cooperazione che si concentrano invece sui bambini. Inoltre il progetto aiuta a creare delle competenze professionali in un settore prioritario per il governo zambiano: Il turismo. Olga s ristorante e Guest house che sono nate grazie ad una partnership tra una ONG di Milano, dei privati, la fondazione Cariplo, e la diocesi di Livingstone permettono non solo la sostenibilità economica della scuola YCTC ma offrono anche nuove opportunità lavorative legate al turismo per i giovani e permettono di valorizzare il patrimonio naturale, turistico e culturale di Livingstone. 15
5 Infine penso che progetti come questi hanno anche il grande merito di far cambiare la percezione dell Africa e farla conoscere per i suoi talenti, le sue bellezze. Per citare la recente campagna della ONG Oxfam: Let's Make Africa Famous for Its Epic Landscapes and glorious sunset, Not Hunger." Rendiamo l africa famosa per i suoi paesaggi mozzafiato e gloriosi tramonti, non per la fame. Vorrei concludere con questo passaggio che secondo me cattura bene il senso e la missione di iniziative come Olga s Project. Non regalare un pesce, insegna a pescare Cosa possiamo fare noi per l Africa? Niente. L Africa è troppo grande, come i suoi cieli e le sue nuvole, troppo azzurri o troppo pieni di pioggia per stare tutti in una volta nei nostri occhi semichiusi. L Africa che noi possiamo aiutare è piccolissima: bisogna scavare, trovare un piccolo granello, un granello di Africa e cercare di capirlo. Di ascoltarlo. Di sentire le sue storie. E partire da lì, senza pensare, senza pensare alle organizzazioni internazionali e a tutte quelle pubblicità. Olga s Project è partito da lì, ha ascoltato e capito i bisogni della comunità e ha risposto. E la storia di un progetto che si occupa di adolescenti, perché i bambini fanno tenerezza e scatenano sorrisi e aiuti, ma appena diventano grandi diventano invisibili. Questa è la storia di un progetto che invece di regalare un pesce, insegna a pescare. Fonte: *Articolo tratto da: Presentazione di Lucia Wegner, (Economista, Center for Development Innovation, Wageningen) tenuta in occasione del workshop IL TURISMO SOSTENIBILE COME MOTORE DI SVILUPPO IN AFRICA: L ESEMPIO DI OLGA S PROJECT (ZAMBIA). 19 giugno 2013, Politecnico di Milano. Pubblicazione di Federico Bonaglia (Funzionario, Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica, OCSE, Parigi) e Lucia Wegner: L Economia dell Africa: Un Continente in Movimento, (2014), Il Mulino, Bologna (titolo temporaneo). 16
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