SEDUTA DI MARTEDÌ 26 GENNAIO 2010

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1 Atti Parlamentari 1 Camera Deputati Senato Repubblica COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L INFANZIA E L ADOLESCENZA RESOCONTO STENOGRAFICO AUDIZIONE 8. SEDUTA DI MARTEDÌ 26 GENNAIO 2010 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRA MUSSOLINI INDICE PAG. Sulla pubblicità dei lavori: Mussolini Alessandra, Presidente... 3 Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, in materia di iniziative a favore dei minori haitiani (ai sensi dell articolo 143, comma 2, del regolamento della Camera dei deputati): Mussolini Alessandra, Presidente. 3, 7, 9, 10, 12 13, 14, 15, 17, 20 Allegrini Laura (PdL)... 10, 20 PAG. Bacchetta Daniela, Vice Presidente della Commissione Adozioni Internazionali (CAI) 19 Bocciardo Mariella (PdL)... 9 Carlucci Gabriella (PdL) Giovanardi Carlo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia.3,7,9,10 11, 12, 14, 16, 19, 20 Schirru Amalia (PD) Serafini Anna Maria (PD)... 13, 14, 15 Vinci Maria Teresa, Direttore della Commissione Adozioni Internazionali (CAI)... 9, 10 Zampa Sandra (PD)... 19

2 PAGINA BIANCA

3 Atti Parlamentari 3 Camera Deputati Senato Repubblica PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ALESSANDRA MUSSOLINI La seduta comincia alle 9. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. (Così rimane stabilito). Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, in materia di iniziative a favore dei minori haitiani. PRESIDENTE. L ordine del giorno reca, ai sensi dell articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, in materia di iniziative a favore dei minori haitiani. Il Sottosegretario è accompagnato dalla dottoressa Daniela Bacchetta, Vice Presidente della Commissione per le adozioni internazionali (CAI) e dalla dottoressa Maria Teresa Vinci, direttore della medesima Commissione. Chiedo al Sottosegretario Giovanardi, soprattutto nella veste di Presidente della Commissione per le adozioni internazionali, di chiarire alcune questioni concernenti i comunicati rilasciati dal Governo sul tema delle possibili adozioni di bambini haitiani, dal momento che alcune deputate e senatrici, ma anche molte associazioni, non ne hanno ben compreso il senso. Le chiedo, dunque, di fare innanzitutto chiarezza sul punto in maniera definitiva, per quanto riguarda le adozioni internazionali. Successivamente potremo proseguire con l audizione. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Colgo l occasione dell incontro odierno con la Commissione parlamentare per l infanzia e l adolescenza per illustrare l orientamento del Governo italiano nei confronti di questa immane tragedia che ha colpito Haiti, premettendo però alcune considerazioni di chiarimento sul complesso quadro di cui stiamo trattando. Come è inevitabile che sia, in questi giorni, la stampa sta trattando contemporaneamente alcune fattispecie molto diverse fra di loro. Si è parlato di bambini che sono stati prelevati da cittadini francesi, olandesi o statunitensi ad Haiti e portati nei rispettivi Paesi. Chiarisco che in tutti questi casi si tratta di bambini già adottati, ossia bambini per i quali erano state esperite e portate a termine le procedure di adozione bilaterali tra quei Paesi e Haiti: mancava solo il trasferimento materiale del bambino. Stante l emergenza del terremoto, le autorità haitiane hanno infatti consentito a quei bambini già adottati di poter essere sottratti a quella difficile situazione. Questa è la prima fattispecie. Una seconda fattispecie di cui anche si è parlato è la possibilità eventuale e futura che il Governo haitiano dichiari adottabili bambini haitiani, per i quali non è ancora esperita alcuna procedura di adozione, e chieda ai Paesi adottanti di venire incontro

4 Atti Parlamentari 4 Camera Deputati Senato Repubblica a questa richiesta. Naturalmente, quando parlo di adozione parlo dell ipotesi in cui il bambino con l adozione diventa italiano, francese od olandese a tutti gli effetti, assume la cittadinanza di quel Paese, diventa figlio della coppia adottante. Una terza fattispecie infine è quella comunemente denominata affido, ma che non è un affido vero e proprio. Piuttosto, si tratta di accoglienze temporanee, che solitamente nascono con il fine di consentire il recupero sanitario delle vittime, o per ragioni umanitarie, come avvenne per i bambini vittime del disastro di Chernobyl. Anche il Sottosegretario Bertolaso ha parlato, a questo proposito, del problema molto grave dell amputazione di arti alle vittime del terremoto e, quindi, della necessità di impiantare delle protesi. Per questo motivo si è diffusa l idea di poter sottrarre al dopo terremoto e a tutte le difficoltà che questo comporta come la fame, la violenza o situazioni straordinariamente difficili bambini che potrebbero essere ospitati temporaneamente in altri Paesi in attesa di tornare ad Haiti, sempre che il Governo haitiano autorizzi questi trasferimenti e comunichi quali bambini possono essere indicati per questi soggiorni. In questo quadro le organizzazioni internazionali; hanno lanciato un allarme vivissimo: nelle loro dichiarazioni l UNI- CEF, Save the Children, la Caritas unitariamente consigliano di non procedere a nessuna delle due fattispecie, le adozioni e i soggiorni, perché prima è necessario effettuare un censimento locale dei minori attraverso le organizzazioni presenti in loco per accertare il loro reale stato di abbandono. Del resto, esperienze maturate in passato sono state davvero drammatiche. Per esempio, quando scoppiò la guerra tra Tutsi e Hutu in Ruanda, vennero portati in Italia con un aereo dei bambini per ragioni umanitarie, però purtroppo non venne fatta una verifica attenta in loco della situazione di questi minori; questo ha dato corso negli anni a una serie di contenziosi, perché quei bambini sono stati successivamente cercati dai rispettivi parenti, che ne hanno contestato il trasferimento. Anche nel caso dello tsunami, sembrava che ci fosse un numero enorme di orfani, mentre invece un censimento effettuato nei due o tre anni successivi ha portato a scoprire che il 98 per cento dei bambini in questione avevano uno dei genitori, uno zio o un fratello; avevano insomma un contesto familiare in cui essere inseriti. Visti i precedenti, diverse organizzazioni ritengono assolutamente necessario provvedere ad un censimento dei minori. Il primo intervento della CAI, la Commissione per le adozioni internazionali poi verrò al nostro ruolo e alla nostra funzione è stato stanziare un milione di euro a questo fine, 350 mila dei quali sono andati alla Caritas, 350 mila a Save the children, 300 mila all UNICEF, che stanno operando già da una settimana in questa direzione. Si tratta di soldi liquidi, non di una promessa; sono fondi che arriveranno già in settimana e verranno erogati direttamente alle tre organizzazioni. Save the children in particolare sta effettuando un censimento dei minori, per tentare di collegare i bambini alle famiglie, o a un contesto locale di accoglienza. L UNICEF sta approntando dei campi di accoglienza, o sta individuando delle soluzioni alternative per cui i bambini possano trovare rifugio. La Caritas infine sta già assistendo ventimila famiglie con bambini ad Haiti. In settimana, poi, la Commissione per le adozioni internazionali erogherà altri 800 mila euro per le altre associazioni italiane, con sede in Haiti,che stanno già lavorando in loco e quindi sono in grado di svolgere sul posto questo tipo di funzione. Vengo al tema delle adozioni internazionali: Haiti è un Paese molto difficile per le adozioni. Voi sapete che dal 2001 il sistema delle adozioni in Italia funziona attraverso un autorità centrale, la Commissione per le adozioni internazionali. L Italia ha firmato la Convenzione internazionale dell Aja, ed è perciò vincolata a una serie di doveri internazionali. Un singolo italiano non può andare indivi-

5 Atti Parlamentari 5 Camera Deputati Senato Repubblica dualmente in altri Paesi ad adottare un bambino: le adozioni possono essere fatte solo attraverso enti accreditati, autorizzati in Italia, circa una settantina, i quali lavorano in diversi Paesi del mondo; ci sono enti specializzati per la Russia, l Ucraina, l Africa, la Bolivia, eccetera. Ogni ente dispone di personale specializzato operante sul posto, perché le adozioni in Italia sono collegate alla necessità e all impegno di svolgere un attività di cooperazione internazionale: non si va a prelevare bambini in Paesi terzi, si va a realizzare un attività di cooperazione e di aiuto allo sviluppo, come abbiamo fatto, per esempio, in Burkina Faso. In dicembre, infatti, si è svolta una conferenza panafricana di tre giorni, organizzata in Italia dal Burkina Faso, cui ha partecipato una ventina di Paesi africani, proprio per sottolineare, nell ambito di questa forma di cooperazione, gli interventi italiani realizzati in quel Paese. Nella capitale del Burkina Faso operano varie iniziative italiane, come ad esempio quella della Regione Piemonte, denominata l École maternelle, nonché altri orfanotrofi italiani. Esiste, dunque, un attività di cooperazione in loco, nell ambito della quale, solo quando non si riescono a risolvere i problemi dei minori localmente, si ricorre all adozione. In questo contesto, ricordo che ad Haiti operava con grande fatica un solo ente italiano, NOVA: l ultima procedura di adozione è stata conclusa tre anni fa e riguardava un solo bambino. Si tratta infatti di un Paese dove le difficoltà operative sono molte e vi è il rischio continuo che i bambini adottati non siano in stato di abbandono, ma si tratti piuttosto di bambini venduti, o adottati in circostanze poco chiare. Proprio ad Haiti la sfortuna ha voluto che gli ultimi due bambini, per i quali erano state esperite le procedure di adozione, che avevano già incontrato la loro nuova famiglia italiana nel 2005, non sono mai arrivati in Italia, perché un incendio aveva bruciato l archivio dell orfanotrofio: poiché non c era coincidenza di date fra un estratto di nascita e un altro documento, le autorità haitiane non hanno autorizzato l espatrio, malgrado il nostro intervento. Questo dà un esempio della difficoltà delle procedure di adozione in questo Paese. Tornando a questi due bambini, che sono gli unici che sono stati adottati in Italia, faccio presente che, è già stata attivata la nostra Ambasciata e il nostro ambasciatore ha già chiesto all autorità haitiana, analogamente a quanto hanno fatto gli olandesi e i francesi, di consentire l espatrio di questi due bambini perché possano ricongiungersi alla famiglia adottante. In altri Paesi i problemi burocratici sono stati superati analogamente. Attualmente questi bambini si trovano ancora in orfanotrofio. Come avete avuto modo di leggere sul Corriere della Sera, sono stati rintracciati tramite avvocato. Uno ha sette anni e l altro nove; possiamo dire con certezza che si tratta di orfani, poiché sono lì da cinque anni, in attesa di essere adottati. Questo caso dunque dovrebbe essere in via di soluzione. Una questione diversa, invece, è quella dell adozione di minori haitiani rimasti soli in seguito al terremoto. Su questo punto vorrei essere estremamente chiaro. Noi siamo leader nel mondo nel campo delle adozioni internazionali perché adottiamo quasi quattromila bambini all anno: da quando è stata istituita la Commissione per le adozioni internazionali, nel 2001, il numero dei bambini adottati, provenienti da più di 60 Paesi nel mondo, è sempre aumentato. Parlo di una nostra posizione di leadership, perché siamo in assoluto secondi solo agli Stati Uniti che, però, hanno 300 milioni di abitanti. L anno scorso gli USA hanno avuto una flessione del 27 per cento nelle adozioni internazionali, mentre noi siamo anche quest anno a quota 3.980: appunto, quasi quattromila. Ricordo poi che con la Russia in particolare, abbiamo firmato un importantissimo accordo in tema di adozioni internazionali. In questo campo l Italia ha ottimi rapporti con tutti i Paesi del mondo per il semplice motivo che siamo affidabili e ci viene riconosciuto che le nostre procedure

6 Atti Parlamentari 6 Camera Deputati Senato Repubblica di adottabilità garantiscono che le coppie vengano preparate ed assistite prima, durante e dopo l adozione. Le adozioni di minori da parte di coppie italiane manifestano perciò un altissimo standard di buona riuscita e di affetto per il bambino, con una bassa percentuale in alcuni casi inevitabile di fallimenti. Quando le delegazioni russe e cambogiane (in settimana verrà la brasiliana) hanno effettuato le opportune verifiche hanno riconosciuto la massima affidabilità all Italia. I numeri delle adozioni internazionali tuttavia dipendono solo molto parzialmente dall Italia, mentre dipendono soprattutto dai Paesi stranieri di provenienza dei bambini adottati, le cui legislazioni sono sempre più restrittive ed esigenti, qualche volta anche in maniera incomprensibile. L Italia ha un contenzioso aperto con la Romania, che ospita circa 80 mila bambini nei suoi orfanotrofi, e che, da quando è entrata nell Unione europea, ha deciso che i suoi bambini non sono più adottabili. Abbiamo sollevato il problema a livello internazionale, anche in maniera ruvida, poiché abbiamo fatto presente che, se i rumeni fossero in grado di dare una famiglia a questi bambini nel loro Paese, non avremmo obiezioni, ma, poiché non sono in grado di farlo e le condizioni degli orfanotrofi sono quelle che sappiamo, non capiamo perché non permettano a questi bambini di essere adottati all estero. Così ha fatto la Russia, ma finora non so se per ragioni nazionalistiche o per ragioni a volte incomprensibili la Romania non lo ha consentito. Alcuni Paesi, come la Bulgaria, avevano chiuso il canale delle adozioni internazionali, per riaprirlo però successivamente; con altri Paesi, come il Vietnam o la Cambogia, ci sono stati alcuni problemi su questo fronte, ma in seguito sono stati superati. La Cina per esempio ha recentemente sbloccato le procedure di adozione dei propri minori e sono arrivati così in Italia i primi bambini cinesi. La legge cinese, però, è inflessibile nella fissazione dei requisiti dei genitori adottivi: questi devono essere regolarmente sposati, devono avere un reddito medio-alto e nessuno dei due deve essere obeso; se uno dei due genitori infatti fosse in sovrappeso il bambino non verrebbe dato in adozione, per timore che il genitore muoia di infarto. Si può essere d accordo o meno con questi requisiti, ma se una coppia italiana vuole adottare un bambino cinese, queste sono le regole stabilite dalle autorità cinesi. La legislazione attuale di Haiti, prevede che la coppia di aspiranti genitori debba essere sposata da almeno dieci anni (in alternativa, deve essere sposata da cinque anni e deve aver convissuto per altri cinque) e non debba avere altri bambini: per chi vuole adottare un bambino haitiano, pertanto, queste sono le condizioni da soddisfare, altrimenti l adozione non è autorizzata. Anche il Paese più povero della terra, nel momento in cui dà i suoi bambini in adozione, ritiene di dover avere un attenzione particolare per il modo in cui questi minori vengono trattati dopo l adozione. Analogamente, se un nostro bambino dovesse essere adottato in Russia in qualche altro Paese del mondo, noi saremmo molto attenti a verificare come viene trattato in quel Paese dopo l adozione. È comprensibile, dunque, questo atteggiamento. Ebbene, è proprio la posizione di grande rigore dell Italia che ci ha permesso di essere leader nel campo delle adozioni internazionali e di confermare, anche per il futuro, forse addirittura un miglioramento del numero dei bambini adottati. Qualsiasi posizione che, invece, mettesse in discussione la serietà delle nostre procedure comporterebbe automaticamente una riduzione e non certo un aumento dei bambini che ci verrebbero dati in adozione. L effetto a livello internazionale sarebbe una perdita di credibilità dell Italia o, addirittura, l apertura di un contenzioso con Paesi che attualmente ci preferiscono, per l adozione, rispetto ad altri Paesi del mondo che non hanno firmato la Convenzione internazionale dell Aja, o che non dispongono di enti accreditati per l adozione, o che sono criticati per la destinazione che darebbero ai bam-

7 Atti Parlamentari 7 Camera Deputati Senato Repubblica bini adottati, o che sono al di fuori del circuito della cooperazione internazionale. A questo proposito, ricordo che esiste un qualche contenzioso persino nei confronti dell UNICEF. A Torino, in occasione di una conferenza che si è svolta sabato scorso, ho sostenuto la tesi secondo la quale è preferibile che un bambino abbandonato rimanga nel suo Paese: tuttavia, se una soluzione nel suo Paese non è individuabile, piuttosto che passare l infanzia in un orfanotrofio, spesso in una situazione drammatica e di povertà, è meglio che una famiglia di un altro Paese gli garantisca la possibilità di crescere in maniera equilibrata all interno di un contesto familiare. Tra le due teorie infatti quella che esclude l opzione dell adozione internazionale, e quella che, viceversa, la ritiene preferibile è opportuno assumere una posizione prudente e ragionata. Occorre, quindi, un punto di equilibrio che ci consenta di godere anche dell apprezzamento dell intera comunità internazionale. Inquadrando questo discorso generale all interno della vicenda haitiana, dopo i primi due o tre giorni di confusione in cui abbiamo subito ritenuto di assumere questo tipo di posizione, l atteggiamento dell Italia avrete sicuramente letto la dichiarazione dell Unione europea rilasciata dal Presidente Barroso è stato il più apprezzato a livello internazionale. Anche la comunità internazionale si è attestata su questo tipo di valutazione per la vicenda di Haiti. Se il Governo haitiano ci chiede di adottare dei bambini, la Commissione per le adozioni internazionali è pronta. C è stata un po di confusione in occasione del primo comunicato del Consiglio dei Ministri rilasciato a questo riguardo: probabilmente era già stato preparato prima del mio intervento. Io ho partecipato al Consiglio dei Ministri venerdì mattina, ho illustrato la situazione come l ho illustrata a voi ed ho detto di non fare riferimento con le autorità haitiane ad eventuali facilitazioni o accelerazioni delle procedure di adozione, perché a livello internazionale questo sarebbe stato un messaggio devastante. Sarebbe sembrato infatti che l Italia volesse cambiare le procedure, mentre noi rimaniamo fermi sulle nostre procedure. Piuttosto, cosa possiamo fare? Visto che abbiamo coppie italiane che hanno già ricevuto l autorizzazione ad adottare, che hanno già ottenuto l accreditamento, che hanno già dato mandato agli enti di adottare un bambino e sono in attesa di riceverlo o dal Vietnam, o dalla Cambogia, o dal Burkina Faso, o dal Brasile, o dalla Russia, noi proponiamo di fare un censimento di queste coppie e individuare quelle che hanno le caratteristiche richieste da Haiti per l adozione. PRESIDENTE. Dieci anni di matrimonio? CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Certo, facciamo il censimento delle coppie che hanno i requisiti per poter adottare bambini haitiani. Quando Haiti ci dirà quali sono i bambini adottabili, è chiaro che li farà adottare solo alle condizioni della propria legislazione: se poi Haiti modifica le sue leggi, il discorso cambia; ma se mantiene la legislazione in vigore, che può essere modificata solo dal suo Parlamento, noi siamo già pronti con dieci, venti, trenta, cento, duecento coppie, insomma quelle che saranno disponibili all adozione. Nel momento in cui le autorità haitiane fornissero l elenco dei bambini da adottare, noi immediatamente avremmo già le coppie italiane pronte ad andare a prenderli immediatamente. Poi se altre coppie italiane nel frattempo riceveranno dai tribunali il decreto di idoneità ad adottare, si potranno tranquillamente aggiungere alla lista delle altre. Comunque, siamo già in grado di far fronte alle richieste haitiane, naturalmente se Haiti lo chiederà. Ricordo, inoltre, che vi è anche un problema di coordinamento internazionale. Quando Haiti comunicherà la lista dei bambini adottabili, non risponderà soltanto l Italia, ma anche la Francia,

8 Atti Parlamentari 8 Camera Deputati Senato Repubblica l Olanda, gli Stati Uniti. La dottoressa Bacchetta, Vice Presidente della Commissione, è andata di recente a Parigi per partecipare alla riunione delle Commissioni e delle Autorità centrali per le adozioni internazionali, volte a programmare un azione di coordinamento europeo in questo ambito: non si può aprire un asta a vantaggio di tutti i Paesi che intendono adottare i bambini di Haiti: è necessario concordare il numero di bambini con un accordo internazionale per attuare il loro trasferimento. La terza questione riguarda il problema dei soggiorni temporanei: su questo punto abbiamo voluto essere chiarissimi, perché è risaputo quanto angosciante sia stato, e continui ad essere il dramma delle famiglie, migliaia e migliaia, che, con generosità e per ragioni sanitarie ed umanitarie, hanno accolto un bambino in accoglienza temporanea, trattandolo come un figlio ed affezionandosi a lui. Questi genitori sono entrati in un circuito tale per cui per anni questi bambini per molti è così anche oggi venivano in Italia a Natale e in estate per le vacanze e poi tornavano in orfanotrofio nei loro Paesi. Ebbene, da ciò sono scaturiti due fenomeni molto angoscianti. Il primo è che le famiglie si sono illuse di poterli adottare e si è innescato un circuito di contenziosi internazionali ancora aperti: quando il Presidente Berlusconi si è recato due mesi fa in Bielorussia, ha affrontato il problema di bambini bielorussi che sono stati dichiarati adottabili, ma che la Bielorussia ha deciso di non dare più in adozione, per volontà del suo Presidente (il quale periodicamente apre il «rubinetto» delle adozioni e ne fa partire alcuni). In questo incontro con il Presidente Berlusconi, mediato anche dal Vaticano, si è avuta la sensazione che si aprisse uno spiraglio rispetto alla possibilità di adottare effettivamente alcuni di questi bambini. Si tratta, però, solo di 500, rimangono in Bielorussia tutti gli altri, che le coppie italiane avevano sperato di poter adottare, ma si sono poi rese conto dell impossibilità di farlo. In secondo luogo, da questa complessa situazione scaturiscono gravi problemi, oltre che per la coppia italiana, anche per il bambino ospitato: immaginate, infatti, un bambino che per tutta l infanzia vive l alternanza di momenti in cui viene trattato benissimo, all interno di una famiglia, riempito di attenzioni e di regali, per poi ripiombare in una situazione drammatica, all interno di un orfanotrofio. Riteniamo che simili esperienze non debbano più ripetersi. Tuttavia, siamo pronti, se il Governo haitiano lo chiederà, ad accogliere bambini bisognosi, soprattutto per il loro risanamento noi abbiamo l INAIL, che è specialista in protesi, per risolvere i problemi degli arti amputati ma li accoglieremo in gruppi da cinque a venti. Stiamo effettuando il censimento dei comuni, delle organizzazioni, delle ONLUS che hanno case-famiglia e strutture adatte, nelle quali i bambini haitiani, per tutto il periodo dell emergenza perché si tratta di sottrarli a una situazione di emergenza possano trovare un luogo sicuro per riprendersi dal trauma del terremoto. La nostra proposta è di tenerli in Italia per un certo periodo e poi riportarli in Haiti. Diversamente, infatti nascerebbe una serie di problemi insolubili. Se i bambini sono in età scolare, sorge il problema della scuola: finché sono piccoli possono essere tenuti in Italia, ma se vanno a scuola devono essere inseriti in una classe. In questo modo, si entra in un circuito tale che le esperienze del passato dimostrano sostanzialmente ingestibile, perché crea più problemi di quanti ne risolva. Ho constatato che la comunità internazionale e tutte le organizzazioni competenti hanno assunto una posizione molto seria: tutti sono a conoscenza infatti di quanto poi sia terribile per i bambini stessi il meccanismo per cui si trovano passare da quel tipo di società al nostro, da quel tipo di realtà a questo tipo di realtà, da quell orfanotrofio alle nostre famiglie. Questo è il quadro complessivo all interno del quale ci stiamo muovendo per essere in grado di corrispondere in tempo

9 Atti Parlamentari 9 Camera Deputati Senato Repubblica reale alle richieste haitiane, quando e se le autorità ne faranno: sia per le adozioni, sia per i soggiorni temporanei. PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Giovanardi per la sua illustrazione. Si spera dunque che il Governo di Haiti dia una risposta, anche se i tempi di questa risposta ancora non si conoscono Il limite di dieci anni di matrimonio per le coppie che aspirano ad adottare un bambino haitiano è imposto a tutti, non solo all Italia, ma anche alla Francia e alla Germania; quindi presumo che i bambini trasferiti in Francia, Olanda e Stati Uniti, siano stati adottati da coppie sposate da almeno dieci anni. MARIELLA BOCCIARDO. E senza figli. PRESIDENTE. Haiti era, già prima del terremoto, in una condizione di povertà estrema, con un elevato numero di bambini poveri abbandonati si parla di 380 mila bambini prima del terremoto, immaginatevi dopo e senza alcun tipo di scolarizzazione. Ieri un servizio del telegiornale informava circa l illuminazione notturna, che non è stata interrotta in occasione del terremoto, per il semplice fatto che non è mai esistita. Non so se sia possibile adottare delle misure di soggiorno temporaneo per i bambini, visto che ci si trova in una condizione di emergenza umanitaria e per rendere più elastici i limiti fissati dal Governo di Haiti. Questa è una posizione che, se lo riterrà, assumerà il Governo. Non mi è chiaro un aspetto che riguarda la serie di diciture dell elenco degli enti autorizzati alle adozioni internazionali, pubblicato sul sito ufficiale della CAI. In effetti il sistema è un po complicato: la A indica un ente autorizzato; R indica un ente che deve essere rinnovato ogni tre anni è previsto il rinnovo e O indica un ente operativo. NOVA che tipo di ente è? MARIA TERESA VINCI, Direttore della Commissione per le adozioni internazionali (CAI). La dizione «accreditato» non dipende dall ente, ma dipende dalla normativa del Paese straniero. Se esiste una formale procedura di accreditamento prevista dalla legge del Paese, l ente si definisce «accreditato»; se invece si tratta di un operatività di fatto riconosciuta dall autorità straniera, ma la procedura di accreditamento non è scandita dalla legge, l ente si definisce comunque operativo. Ad Haiti NOVA era operativo con tutto il gradimento delle autorità. PRESIDENTE. La «R» cosa indica? MARIA TERESA VINCI, Direttore della Commissione per le adozioni internazionali (CAI). La fase di rinnovo, ovvero quando sono scaduti gli accreditamenti e l ente si trova nella fase di rinnovo. Per esempio, adesso per la Bolivia sono scaduti tutti gli accreditamenti degli enti operanti in loco da qualche anno e sono in attesa di rinnovo. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. La complessità della situazione delle adozioni internazionali è determinata dal fatto che ogni Paese straniero nei rapporti bilaterali ha una sua logica e le sue regole per le adozioni dei propri minori. Per esempio, poniamo che molti enti dichiarino di possedere i requisiti per essere autorizzati all adozione di minori in Cambogia: da parte della CAI non ci sono impedimenti all autorizzazione, ma se le autorità cambogiane ammettono solo tre enti (e non di più) ad operare sul territorio cambogiano e non ne accreditano più di tre, noi dobbiamo sottostare a queste condizioni. Se i russi o gli ucraini impongono condizioni tali per cui non ammettono più di un certo numero di enti che operano nel settore delle adozioni, non si può fare molto. Anzi, a volte se gli enti intermediari sono numerosi, le autorità locali chiedono di ridurli, perché non ne vogliono accreditare più di un certo numero. La logica è sempre la stessa: o si tratta bilateralmente, accettando poi le condizioni del Paese da cui provengono i minori

10 Atti Parlamentari 10 Camera Deputati Senato Repubblica da adottare, oppure semplicemente questi Paesi non ci danno più bambini in adozione. La dottoressa Bacchetta e la dottoressa Vinci a loro va tutto il mio apprezzamento passano gran parte del loro tempo all estero. Sono state recentemente in Vietnam, dove erano sorti problemi sulla trasparenza delle procedure con cui venivano dichiarati adottabili i bambini provenienti da alcuni villaggi. Le autorità internazionali mettevano in dubbio che i bambini vietnamiti fossero realmente orfani. Per questo motivo, una delegazione della CAI si è recata anche in Cambogia, Russia e Burkina Faso. Bisogna essere sul posto perché è sul posto che i nostri enti intermediari hanno i loro emissari, svolgono attività di cooperazione internazionale e tengono contatti con le autorità locali per garantire che i bambini abbandonati siano veramente adottabili. Molte volte succede anche che sullo stesso bambino dello stesso orfanotrofio si assommino le attenzioni non solo di due enti italiani, ma anche di enti di altri Paesi del mondo: se il direttore dell orfanotrofio non segue le procedure in modo scrupoloso, può accadere che due coppie, una in Italia e una in Olanda, per esempio, si trovino in concorrenza per adottare lo stesso bambino. Per questo ci vuole delicatezza: la materia è complessa. MARIA TERESA VINCI, Direttore della Commissione per le adozioni internazionali (CAI). Gli enti intermediari italiani, d accordo con la Commissione per le adozioni internazionali, si sono dati una regola precisa. Innanzitutto, nello stesso orfanotrofio non operano enti diversi dello stesso Paese; inoltre, gli enti seguono una metodologia di stretto raccordo con le autorità di riferimento di quel Paese. Ecco perché le nostre adozioni sono trasparenti e non abbiamo avuto problemi con le autorità dei Paesi di provenienza dei bambini da adottare. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Nonostante certi casi in teoria non debbano verificarsi, proprio sei mesi fa si è scoperto che la direttrice di un orfanotrofio straniero aveva trattato formalmente con un ente e informalmente con un altro per l adozione di un bambino. PRESIDENTE. Do la parola ai senatori e ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. LAURA ALLEGRINI. Signor presidente, innanzitutto ringrazio il Sottosegretario per la completezza della relazione e per il lavoro che sta svolgendo, che pone l Italia ancora una volta fra i primi posti al mondo sul fronte delle adozioni internazionali, e questo è molto positivo. Tant è vero che, come Lei stesso sottolineava nel suo intervento, la comunità internazionale si è allineata sulle nostre posizioni e si è adeguata al nostro atteggiamento. Per averlo constatato personalmente e di questo dobbiamo sempre ringraziare la Commissione per le adozioni internazionali, in particolare la dottoressa Bacchetta e la dottoressa Vinci posso confermare che godiamo di grande credito a livello internazionale nel campo delle adozioni. Questo è dovuto alla serietà della nostra legislazione innanzitutto e al fatto che essa viene applicata con estrema serietà e rigore. Sono convinta, dunque, che anche in questa vicenda di Haiti sapremo dare un contributo determinante al problema dei bambini abbandonati, al di là delle polemiche che qualcuno ha recentemente sollevato sul posto. Vorrei rivolgerle, Sottosegretario Giovanardi, una prima domanda. Lei ha parlato della necessità di fare un censimento dei minori. Ritiene che le associazioni umanitarie presenti sul posto possano realizzarlo? Un censimento effettuato in quel modo può avere per la comunità internazionale un valore vincolante, dare certezza e avere tutti i crismi dell ufficialità? Vorrei inoltre far presente che, al di là della bontà delle nostre procedure adottive, ci troviamo in realtà in una situazione assolutamente emergenziale, non paragonabile ad altre: per questo motivo, ritengo

11 Atti Parlamentari 11 Camera Deputati Senato Repubblica che francamente dovremmo adottare un atteggiamento che tenga in debito conto l eccezionalità di questa situazione. In questo momento i bambini ad Haiti rischiano tutto. Non solo non hanno un affetto, non hanno una casa, non avranno alcuna forma di scolarizzazione (quelli che la potevano avere), per chissà quanto tempo, ma soprattutto rischiano le epidemie. Non intendo ora inserirmi nella querelle se sia bene lasciare o meno i bambini nel loro Paese. Personalmente, sono assolutamente d accordo che sarebbe meglio lasciarli lì; non mi riferisco solo a quanto Lei dice a proposito delle adozioni, ma mi riferisco anche alla possibilità di semplici affidi. Tanto meglio sarebbe avere qualcuno che si prendesse cura di loro sul posto in questo momento di emergenza. Tuttavia, non ci sono strutture, non ci sono risorse, non ci sono condizioni igieniche, non ci sono nemmeno le figure professionali necessarie a questo fine: pensiamo a quanto è complesso portare in quel luogo in questo momento certi tipi di professionalità indicate per l accoglienza dei minori. Del resto, come Lei ben sa, si è scatenato un fenomeno per cui molti italiani spontaneamente gli italiani sono generosi, si sa hanno chiesto di poter in qualsiasi modo aiutare i bambini di Haiti e chiedono di averli in affido temporaneo. In Senato, su iniziativa del senatore Caruso, abbiamo avanzato una proposta, che non deve essere interpretata come un tentativo di semplificare le procedure adottive; l idea è una base, è semplicemente una proposta che può e deve essere migliorata è che questi bambini debbano essere sottratti a tutti i gravi pericoli che rischiano in loco, dal rischio delle epidemie alla loro stessa sparizione, come purtroppo abbiamo dovuto constatare. Ovviamente, ciò deve avvenire con il massimo delle garanzie; in questa nostra proposta c è il costante riferimento al ruolo della CAI. Come ripeto, è solamente una modesta base sulla quale si può ragionare e che ovviamente necessita del contributo del Governo haitiano: essa può, comunque, rappresentare la piattaforma per un protocollo in questo senso, nella consapevolezza che il nostro intervento deve ispirarsi all idea dell eccezionalità dell emergenza in atto, fermo restando che questi bambini non devono perdere la loro cittadinanza haitiana. Sono, dunque, assolutamente in disaccordo sull ipotesi dei soggiorni temporanei, che vedrebbero affidati questi bambini per alcuni mesi a delle famiglie italiane, successivamente però verrebbero fatti rientrare ad Haiti. Si potrebbe invece prevedere un periodo congruo, ad esempio due anni: è vero che si tratta di un lasso di tempo rischiosissimo dal punto di vista affettivo, dice Lei, tuttavia altrettanto necessario, perché in un periodo più prolungato può pensare di realizzare un vero processo di riabilitazione e si può mettere in atto anche un progetto scolastico. Per quale motivo, Sottosegretario, dovremmo realizzare questo tipo di progetti per gruppi di cinque o dieci bambini all interno di un orfanotrofio, quando invece questi stessi bambini possono soggiornare in una famiglia, che potrebbe offrire loro un ambiente più protetto e saprebbe dare loro molto di più? Penso che, da questo punto di vista, occorra aprirsi ad un ragionamento e pensare ad una diversa opportunità per questi bambini. Se diventeranno poi cittadini italiani o non lo diventeranno, non lo so. Siamo in momento di emergenza e, per quanto è possibile, nella misura che ci potrà consentire il Governo haitiano, dobbiamo intervenire. A questo riguardo ritengo che non debba necessariamente trattarsi di orfani: in alcuni casi anzi potrebbero essere anche le stesse famiglie haitiane a desiderare per i propri bambini qualcosa di più, in questo momento, di quello che non possono avere lì o che rischiano, al contrario, di avere lì. Occorre quindi ragionare anche in questo senso. La ringrazio, Sottosegretario. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Lo stesso ragionamento potrebbe essere valido anche per i bambini del

12 Atti Parlamentari 12 Camera Deputati Senato Repubblica Burkina Faso, che si trovano in situazioni non molto diverse, di povertà, di indigenza assoluta, di analfabetismo, con gravi problemi sanitari. I bambini al mondo in queste condizioni sono milioni, ma le difficoltà di una soluzione del tipo che Lei propone sono molte. Innanzitutto, quando parliamo di adozione ci dobbiamo riferire a bambini orfani, che non hanno famiglia. Negli affidi, o comunque negli interventi di accoglienza temporanea, si parla invece di bambini che hanno una famiglia, che non diventano cittadini italiani e non lo possono diventare per la semplice ragione che sono già componenti di un nucleo familiare nel loro Paese. Portare fuori dall emergenza per uno o due anni migliaia di bambini, o decine di migliaia di bambini attraverso un meccanismo di permanenza temporanea (ammesso che Haiti autorizzi un operazione di questo genere) vuol dire innescare un circuito ingestibile e psicologicamente dannoso per i minori stessi, perché questi bambini, che per uno o più anni, si allontanano da loro Paese non si sentiranno più né haitiani, né italiani, nascerà anzi in loro e nelle famiglie ospitanti il desiderio di rendere definitiva la loro permanenza in Italia, ipotesi questa che non potrà mai verificarsi. Si ripeterebbero con ogni probabilità tutte le circostanze del caso dei bambini di Chernobyl, affidati in soggiorni terapeutici a famiglie italiane: un fenomeno ingestibile, che ha rischiato di distruggere l equilibrio psicologico di molti bambini, alcuni dei quali rischiano la dissociazione della personalità. Se dovessimo optare per questo tipo di interventi in tutte le situazioni di bambini in gravi difficoltà, dovremmo intervenire per milioni di persone nel mondo. Noi aspettiamo che le autorità haitiane ci diano indicazioni in merito, perché vogliamo essere assolutamente pronti a corrispondere alle loro richieste: sia per quanto riguarda le adozioni, perché avremmo già pronto l elenco delle coppie che intendono adottare bambini haitiani; sia per quanto concerne gli affidi, perché abbiamo predisposto una lista non degli orfanotrofi ci mancherebbe altro ma delle case-famiglia, strutture organizzate dove questi minori potranno essere accolti nel migliore dei modi possibili, sia pure nella consapevolezza della temporaneità del loro soggiorno. Non sappiamo se il Governo haitiano consentirà ai propri bambini di uscire dal Paese, se non per ricevere la necessaria assistenza sanitaria, come ad esempio l impianto di protesi. Ad ogni modo noi stiamo effettuando il censimento e siamo pronti ad accoglierli. Tuttavia, vi invito a fare attenzione: se anche questi bambini venissero in Italia nell ambito di un progetto scolastico della durata di due anni, ad esempio, l esperienza del passato dimostra che questa soluzione potrebbe innescare problemi drammatici ed ingestibili di altro tipo. PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario. Vorrei riprendere l intervento iniziale della senatrice Allegrini riguardo al censimento. È possibile, che il censimento di soggetti così importanti come i bambini debba essere fatto dalle associazioni non governative, invece che dalle autorità di Haiti? Il Governo haitiano avrà probabilmente un elenco ufficiale dei bambini presenti prima del terremoto da poter confrontare con la situazione successiva all evento catastrofico: non saranno certo le associazioni a doverlo fare. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Faccio presente che non solo Haiti, ma anche molti altri Paesi in via di sviluppo, come ad esempio il Burkina Faso, non hanno l anagrafe. Una delle attività di cooperazione che sta svolgendo l Italia in Burkina Faso, infatti, consiste proprio nell aiutare le autorità locali a costruire un sistema di anagrafe per poter stabilire l età dei cittadini, chi sono i bambini, quanti sono, quando sono nati. Ad Haiti la situazione è analoga e tale per cui le organizzazioni internazionali l UNICEF, Save the Children stanno

13 Atti Parlamentari 13 Camera Deputati Senato Repubblica collaborando in questa direzione con quel che rimane delle autorità locali (avrete infatti sicuramente appreso che cinquanta funzionari dell ONU sono deceduti, compreso il capo delegazione e il vice capo delegazione delle Nazioni Unite a Port au Prince). Le strutture amministrative haitiane erano già al collasso prima del terremoto, quindi il tentativo di ricollegare ogni bambino a un nucleo familiare e verificare se sia orfano o meno avviene in collaborazione con le autorità del luogo ed è un lavoro da fare sul campo. Il censimento e le ricerche che si stanno effettuando sono volti anche ad accertare se il bambino possa essere vittima di tratta o di associazioni malavitose. Quindi, è bene sottolineare che, al di fuori dell UNICEF, di Save the Children o della Caritas, cioè dei soggetti che stanno dedicandosi a questa attività di identificazione dei minori, nessuno sarebbe in grado di svolgere questo compito, non certamente le strutture amministrative rimaste. Come ho detto all inizio, spero che giungano quanto prima in Italia i due bambini haitiani per i quali si è già perfezionata la procedura di adozione da parte della coppia italiana e per i quali è pronta la documentazione per l espatrio. Auspico che il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica firmino al più presto l autorizzazione al loro ingresso in Italia. Tuttavia, sottolineo che già per questi due bambini occorre un autorizzazione specifica all espatrio. Per mettere in moto il meccanismo delle adozioni è chiaro che il Governo di Haiti aspetterà di verificare quali bambini possano essere dichiarati adottabili, una volta accertato che non hanno altri parenti in loco. Una volta adottati questi bambini diventeranno cittadini italiani a tutti gli effetti e taglieranno ogni rapporto con il loro Paese di origine, salvo naturalmente quello sentimentale. PRESIDENTE. Trovo gravissimo che il censimento dei bambini non sia fatto dalle autorità di Haiti, ma dalle associazioni non governative. Su quale base infatti si stabilisce se un bambino può essere adottato o no? Con quali punti di riferimento, se non vi erano nemmeno prima, si accerta se un bambino ha ancora una famiglia o no? Questa non è solo un emergenza, è una condizione disumana. È la prima volta che si affida alle associazioni un censimento formale e ufficiale ed ancora una volta le vittime sono i bambini. ANNA MARIA SERAFINI. Comprendo lo sconcerto della presidente, però effettivamente una delle finalità delle associazioni riconosciute dall ONU nei Paesi in via di sviluppo è proprio quella di svolgere il censimento dei minori, perché i bambini cosiddetti invisibili sono invisibili innanzitutto all anagrafe. Pertanto, il primo elemento per sancire i diritti dei bambini è quello di certificare la loro esistenza: questo è un punto fondamentale e non a caso è una delle motivazioni per cui queste organizzazioni sono accreditate nei Paesi in via di sviluppo a svolgere una funzione pubblica, dal momento che certificare l esistenza di un bambino è la più importante funzione pubblica che si possa concepire. L invisibilità dei bambini scaturisce proprio dal fatto che non sono censiti, come purtroppo avviene in moltissimi Paesi dell Africa e dell America latina. Vorrei svolgere una considerazione aggiuntiva. Ricordo che, insieme al Sottosegretario Giovanardi nel 2001 riuscimmo ad intervenire sulla normativa allora vigente in tema di adozioni internazionali, sbloccandola; io fui relatrice del progetto di legge di modifica. Si trattava di una normativa anche per quanto riguarda l adozione nazionale sostanzialmente bloccata da molti anni. Effettivamente poi, vedendo quello che è accaduto con l entrata in vigore della nuova legge sulle adozioni, si prova un minimo di soddisfazione per il nostro ruolo di politici: essere il secondo Paese al mondo per numero di adozioni internazionali concluse significa che quella legge che facemmo approvare, pur con tutti i suoi limiti, fu un buon compromesso. Un

14 Atti Parlamentari 14 Camera Deputati Senato Repubblica buon compromesso tra le diverse tradizioni politiche, religiose e culturali del nostro Paese. All epoca fu costituito anche un Comitato ristretto, nel quale, insieme alla Presidente Mussolini, ci occupammo del problema della pedofilia, altro tema delicato e drammatico come quello delle adozioni rispetto al quale il nostro Paese si è attestato, anche in questo caso, su posizioni di eccellenza a livello mondiale per le soluzioni legislative adottate. In questo senso auspico che anche per il futuro, su altri due o tre temi cruciali per la tutela dell infanzia, si possa svolgere fra le varie forze politiche un lavoro convergente, al di là delle singole posizioni politiche o delle semplici differenze di stile esistenti fra di noi. Un atteggiamento di comune responsabilità nelle politiche dell infanzia infatti assicura al nostro Paese una posizione unitaria e consapevole nella costruzione del futuro dei minori. Mi piacerebbe che anche sul tema dell adozione proseguissimo secondo l impianto politico-culturale adottato in passato, ispirato anzitutto all intento di rendere meno burocratico e più lineare badate, non più facile l iter dell adozione. Abbiamo visto infatti che, anche grazie a questi nostri interventi normativi negli ultimi anni (per esempio sugli enti intermediari), la situazione delle adozioni internazionali in Italia si è sbloccata, al punto che il numero dei bambini stranieri che vengono ogni anno adottati da coppie italiane è in crescente aumento. Potremmo addirittura, se fossimo d accordo, apportare un paio di ulteriori modifiche alla legge attualmente in vigore, senza toccarne l impianto complessivo, anche per non riaprire l intero iter. Credo che due o tre passaggi della procedura adottiva si potrebbero ancora eliminare; si potrebbe stabilire, ad esempio, che i genitori aspiranti adottivi debbano presentare la propria domanda di disponibilità all adozione non al tribunale dei minorenni, ma direttamente ai servizi sociali. Elimineremmo in tal modo un passaggio aggiuntivo. Si potrebbe trovare su questa proposta di modifica un punto di accordo. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Se sopprimessimo però il passaggio del tribunale dei minori, rischieremmo di eliminare anche metà dei Paesi stranieri che ci concedono in adozione i loro bambini. ANNA MARIA SERAFINI. No, io mi riferivo esclusivamente alla presentazione della domanda che avvia la procedura dell adozione, non al decreto di idoneità, che rimarrebbe sempre in capo ai tribunali. Oggi infatti occorre presentare la domanda di disponibilità all adozione al tribunale dei minori, che poi la assegna ai servizi sociali. Successivamente il tribunale accerta, sulla base della relazione predisposta dai servizi sociali, l adottabilità o meno del bambino e l idoneità o meno della coppia aspirante. Questa modifica costituirebbe un sensibile miglioramento della procedura, simile a quello che è avvenuto in molti altri Paesi in questi ultimi anni; su questo punto sono d accordo anche i tribunali dei minori, anche quelli più rigorosamente attenti alla tutela dei diritti dei bambini e, quindi, più decisi a contrastare qualsiasi procedura di adozione «fai da te», ispirata all egoismo degli adulti. Si eliminerebbe semplicemente un passaggio burocratico, indirizzando la domanda direttamente ai servizi sociali, anziché ai tribunali, che si riserverebbero comunque la decisione finale sull idoneità della coppia, sulla base della relazione predisposta dai servizi. PRESIDENTE. Si parla solo della domanda di disponibilità iniziale dei genitori, che ora passa dal tribunale ai servizi sociali. ANNA MARIA SERAFINI. Negli ultimi anni in Francia ad esempio si è visto che ad una maggiore informazione della coppia di genitori aspiranti adottivi, strettamente connessa al potenziamento del ruolo dei servizi sociali, corrisponde una

15 Atti Parlamentari 15 Camera Deputati Senato Repubblica più sicura riuscita dell iter adottivo, inclusa una migliore accettazione dei suoi tempi da parte della coppia stessa. Per questo motivo, occorrono servizi sociali non burocratici, ma sicuramente forti. La soluzione di presentare la dichiarazione di disponibilità all adozione direttamente ai servizi sociali avrebbe inoltre il vantaggio di alleggerire il lavoro del tribunale dei minori: la valenza giuridica della procedura resterebbe, ma si eliminerebbe un passaggio inutile. Per passare ad un altra questione preliminare, prima di intervenire sul merito della vicenda haitiana, faccio presente che nell applicazione dell attuale normativa sull adozione nazionale ed internazionale ci si è volte avvalsi di un interpretazione restrittiva delle norme che riguardano l affidamento. Specialmente dopo la vicenda di Serena Cruz, che diventò un caso di rilievo nazionale, cui contribuì anche il libro di Natalia Ginzburg, si è progressivamente accreditata l idea che un bambino dato in affidamento ad una famiglia possa essere adottato da chiunque tranne che da quella famiglia, con la motivazione che se l affidamento sfociasse in un adozione, potrebbe diventare una scorciatoia, una «furbizia» per aggirare le procedure dell adozione. Questa interpretazione restrittiva della legge è da considerare sbagliata: applicata da alcuni alcuni magistrati, soprattutto all epoca della Prima Repubblica, essa ha spesso determinato che l affidamento di un bambino precludesse a qualsiasi ipotesi di adozione da parte della stessa famiglia affidataria. Anche per questo motivo l istituto dell affidamento ha avuto una diffusione relativamente limitata. PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice, ma dato che il tema delle adozioni è centrale per l attività della nostra Commissione e poiché l audizione del Sottosegretario Giovanardi verte precisamente sull emergenza dei minori di Haiti, chiederei al Sottosegretario Giovanardi di indicarci una data successiva per svolgere in Commissione un audizione sul tema specifico delle adozioni. A questo proposito, anch io ritengo che alcune norme in materia di adozione debbano essere modificate: per esempio, penso che il requisito dell assenso dei nonni (i genitori degli adottanti) all adozione del minore non sia francamente essenziale. Chiederei, pertanto, al Sottosegretario di fissare un altro incontro con la Commissione per poter approfondire alcuni dei temi sollevati in questa sede. Visti i tempi a disposizione, oggi mi limiterei ad affrontare il problema dell emergenza di Haiti. ANNA MARIA SERAFINI. Io la ringrazio, Presidente, ma Lei sa che le parole dell opposizione in questa Commissione non vengono mai dette al vento... PRESIDENTE. È proprio per dare maggiore rilievo al vostro intervento... ANNA MARIA SERAFINI. Signor Presidente, l intervento lo farò secondo lo stile e il modo che riterrò opportuni, come ognuno di noi, ovviamente, e come Lei fa giustamente senza chiedere il parere di nessuno. Per quanto riguarda la situazione di Haiti, ho ritenuto di svolgere queste due premesse perché è evidente che noi dobbiamo attenerci ad un principio basilare, quello per cui uno stato di emergenza non può attenuare in alcun modo i diritti dei bambini e la tutela della loro dignità. La legge italiana di autorizzazione alla ratifica della Convenzione dell Aja, partiva dalla necessità di bloccare una certa prassi «fai da te» in materia di adozioni internazionali. Si tratta di un principio importantissimo, alla luce del quale le operazioni di anagrafe e certificazione dell identità dei minori diventano un elemento indispensabile per garantire la trasparenza delle adozioni stesse. Quanto all istituto dell affidamento, temporaneo o meno, valuterei con attenzione la possibilità di dare in affidamento bambini che non hanno più genitori; sia pure con le dovute garanzie. Se noi siamo d accordo sul fatto che un bambino, nelle condizioni drammatiche di Haiti ad esem-

16 Atti Parlamentari 16 Camera Deputati Senato Repubblica pio, debba in ogni modo essere aiutato, occorre esaminare attentamente l impianto della normativa vigente e studiarne ogni possibile applicazione. Ad esempio, potremmo intervenire anche con un maggior finanziamento, in questo caso, da destinare alla cooperazione internazionale e per il sostegno alle organizzazioni riconosciute dall ONU in loco, per identificare i bambini immediatamente affidabili. Pertanto, rispetto a quello che Lei ha detto e che io condivido nell impianto complessivo, le pongo due domande. La prima è se sia possibile intervenire più massicciamente nel sostenere, tramite i fondi della cooperazione internazionale, quelle organizzazioni internazionali presenti ad Haiti che possono svolgere o facilitare le operazioni di censimento dei minori, favorendo in questo modo il sostegno e la tutela dei bambini in loco. In secondo luogo le chiedo se vi sia la possibilità che i bambini haitiani giungano in Italia anche sulla base di una interpretazione meno rigida dei criteri di legge per l adozione e l affidamento. GABRIELLA CARLUCCI. Mi scuso per il ritardo. È probabile che alla prima delle due domande che porrò il Sottosegretario abbia già risposto. In primo luogo, mi domando se nell elenco dei bambini che sono già stati ritenuti adottabili da coppie italiane vi sia anche una quota di bambini haitiani. In secondo luogo, ho due coppie di amici che hanno ottenuto il decreto di idoneità all adozione e che mi chiedono se sia possibile adottare due bambini haitiani. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Ricapitoliamo il fulcro della questione, perché tutti io per primo possiamo capire meglio la situazione, anche con la collaborazione delle nostre esperte della Commissione per le adozioni internazionali, qui presenti accanto a me, le Dottoresse Daniela Bacchetta e Maria Teresa Vinci. Per quanto riguarda i fondi da destinare al sostegno dei bambini haitiani, la Commissione per le adozioni internazionali ha fatto la sua parte: con un certo sacrificio, sono stati stanziati 1,8 milioni di euro, proprio nell ottica della protezione dei bambini, finalizzati a realizzare i censimenti propedeutici ad eventuali adozioni e ad eventuali soggiorni temporanei per ragioni sanitarie, dal momento che non esiste l istituto dell affido internazionale. Infatti, il termine «affido internazionale» è sconosciuto; esiste l adozione o l accoglienza temporanea di un bambino in un altro Paese, soprattutto per ragioni di carattere sanitario, collegate come in questo caso all impianto di protesi, ad interventi sanitari urgenti, eccetera: questa è la fattispecie tipica. Altre questioni che riguardano l intervento internazionale o italiano ad Haiti, dall invio della portaerei italiana «Cavour», all installazione di ospedali da campo, esulano dalla competenza della Commissione per le adozioni internazionali. Noi ci siamo preoccupati di rispondere immediatamente all appello delle organizzazioni internazionali operanti ad Haiti, secondo le quali le esigenze più urgenti per i bambini di Haiti ad oggi sono quelle del censimento e dell allestimento di campi per l accoglienza; pertanto sono state prontamente stanziate le cifre che ho citato e sono stati invitati i cittadini italiani che avessero voluto utilmente collaborare a donare 2 euro per le organizzazioni operanti sul posto in questi giorni. Per quanto riguarda invece la seconda questione, come dicevo prima, siamo in attesa che il Governo di Haiti stabilisca la propria linea d azione in materia di possibili adozioni di minori abbandonati. Se le autorità di Haiti lo consentiranno, noi, attraverso il censimento che stiamo conducendo fra le coppie italiane che hanno già ottenuto l idoneità ad adottare e hanno già dato mandato ad un ente per l adozione di un bambino straniero, stileremo un elenco delle coppie che si dichiareranno disposte ad adottare un bambino haitiano al posto di uno di altra nazionalità. Perciò, appena il Governo haitiano

17 Atti Parlamentari 17 Camera Deputati Senato Repubblica sarà in grado di fornire l elenco dei bambini adottabili, nonché le indicazioni su come e quando procedere, noi in tempo reale effettueremo l abbinamento tra le coppie e i bambini. Occorre, invece, che ci intendiamo su cos è l affido. Nel caso di Haiti infatti non si può parlare di affido internazionale; possiamo parlare solo eventualmente della richiesta da parte di Haiti di accogliere temporaneamente i bambini, data l attuale grave situazione di pericolo, di rischio di epidemie e di violenze. Alcuni bambini vittime del terremoto infatti, come ha detto il Sottosegretario Bertolaso, hanno bisogno di protesi: in questo caso noi potremmo occuparci di 10, 20 o 100 bambini, a seconda delle capacità delle nostre strutture sanitarie e dell INAIL, portarli in Italia e fornire loro tutta l assistenza relativa all impianto delle protesi, per poi permettere loro di tornare nel loro Paese, dopo aver superato al meglio l handicap fisico e il trauma derivante alla catastrofe. Tuttavia, stiamo pur sempre parlando di bambini che hanno una famiglia ad Haiti, che pertanto non sono adottabili e quindi devono assolutamente tornare nel loro Paese. L istituto dell affido per la legge italiana si riferisce al caso di un minore proveniente da una famiglia in difficoltà: ad esempio quando la madre si trova in carcere o è malata, o quando le è stato sottratto il bambino dal tribunale a causa di un procedimento giudiziario in corso. Lo stesso istituto dell affido, a livello internazionale, diventerebbe estremamente complicato, una volta fuori dal contesto dell emergenza e della temporaneità. Come dicevo, infatti, il nostro orientamento è quello di evitare il corto circuito che si determinò in occasione della vicenda di Chernobyl, quando per migliaia di bambini si crearono false aspettative ed autentiche angosce, sia nelle famiglie che pensavano di poter adottare quei bambini, mentre non ve ne erano le condizioni, sia nei bambini stessi, che, sono stati spostati avanti e indietro come pacchi per anni, dagli orfanotrofi bielorussi all Italia e dall Italia agli orfanotrofi. È chiaro che quando parlo di accoglienza in strutture temporanee mi riferisco a quelle strutture che i comuni, le province e le ONLUS stanno offrendo per l occasione, ovvero case-famiglia e strutture organizzate con personale addetto. In questo caso si tratterebbe di molto più di una specie di vacanza, ma pensare di organizzare per migliaia di questi bambini soggiorni della durata di anni in Italia, compreso l inserimento nel circuito scolastico, è assolutamente impossibile. Per non parlare dei problemi collaterali che una simile operazione incontrerebbe anche a livello politico, perché non ci sarebbero né le risorse, né la volontà di confrontarsi con il Governo haitiano su questo fronte. Non si tratterebbe più infatti di una richiesta di aiuto temporaneo limitato ad una fase di emergenza. A questo proposito cito l esempio di Zara. Quando Zara era sottoposta al bombardamento dei serbi, abbiamo organizzato, insieme alla Croce Rossa, un operazione per sottrarre i bambini al pericolo dei bombardamenti. Questi bambini hanno soggiornato in Italia per il periodo strettamente necessario; poi, quando l emergenza bellica è cessata, sono tornati immediatamente nel loro Paese di provenienza. Ripeto, per chi non conosce le complesse realtà di certi Paesi stranieri, che se, al di là dell emergenza contingente, applicassimo questo meccanismo a tutti i bambini che si trovano in situazioni di degrado, di fame, di indigenza e di malattie, dovremmo accogliere intere popolazioni dell Africa o dell America latina, perché la situazione dei bambini africani o di certi Paesi sudamericani non è molto diversa da quella dei bambini haitiani. In tal modo si innescherebbe un circuito ingestibile. PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario. A me sembra, però, di cogliere nell intervento della senatrice Serafini, così come in quello della senatrice Allegrini, lo spirito che ha sempre mosso questa Com-

18 Atti Parlamentari 18 Camera Deputati Senato Repubblica missione, cioè una preferenza per la deistituzionalizzazione dei minori, sia nella fase dell ordinario, sia nella fase emergenziale. In questa Commissione abbiamo maturato, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati e per i minori immigrati una valutazione fatta di luci ed ombre, fermo restando l apprezzamento per la qualità dell accoglienza italiana nei confronti degli stranieri. Ecco perché si pensava per Haiti pur con tutte le difficoltà riscontrate nella gestione degli aiuti internazionali, dovute alla devastata condizione del Paese a una soluzione per i minori che non li collocasse all interno delle casefamiglia o negli istituti, costringendoli a passare da un orfanotrofio all altro, ma che li indirizzare all accoglienza nell ambito di una vera famiglia. La nostra è una posizione di principio, anche se forse poco concretamente attuabile. L idea è anche di allargare l ambito di intervento a favore dei bambini haitiani, di non limitarci a quelli che possono venire in Italia per l impianto di una protesi; questi certamente li accogliamo, come facciamo per i bambini di tutti i Paesi che hanno bisogno di valvole cardiache, di interventi sanitari specialistici, di trapianti. Mi sembra, però, che la posizione su questo punto del Governo haitiano (non certo di quello italiano) sia molto restrittiva, vista la situazione oggettiva. Se questi bambini venissero da una condizione di sia pur minimo benessere, capirei l esigenza del Governo haitiano di volergli assicurare garantire lo stesso tipo di benessere o, anzi, uno migliore. In questo caso, invece, si parla di bambini che vengono dal nulla, mentre noi possiamo garantire loro una condizione estremamente migliore, fatta di affetto familiare, e non della permanenza all interno di un istituto. Al di là di tutto, vorrei comunque chiedere al Sottosegretario un altra audizione da incentrare sul tema delle adozioni internazionali, perché si tratta di un argomento essenziale, su cui ha una delega esclusiva. Penso perciò che ci rivedremo senz altro in un prossimo incontro da dedicare proprio a questo tema. AMALIA SCHIRRU. Vorrei semplicemente sottolineare che l intervento più urgente per Haiti adesso è come ha detto il Sottosegretario l allestimento dei campi di accoglienza sul posto: occorre infatti anzitutto provvedere ad accogliere nell attuale emergenza, i bambini privi di punti di riferimento, che devono essere immediatamente tolti dalla strada e che non hanno più nulla. In secondo luogo, vorrei insistere per suggerire a livello internazionale di considerare una priorità la predisposizione di un anagrafe: questo servizio, che manca in molti Paesi in via di sviluppo, ad esempio in tutti quelli dell Africa; deve essere reso operante e del tutto gratuito. Proprio qualche settimana fa in un Paese dell Africa, io ho avuto modo di constatare che non in tutti i villaggi è possibile attivare l anagrafe, proprio perché il servizio non è gratuito: spesso può essere iscritto all anagrafe solo colui che ha la possibilità di nascere in una struttura sanitaria, mentre gli altri, o per paura, o per mancanza di informazione e di istruzione, o semplicemente perché non hanno le risorse, omettono di fare l iscrizione. Penso, dunque, che sia importante sostenere il lavoro delle organizzazioni internazionali nell ambito della cooperazione, in particolare quanto è diretto alla costruzione delle prime anagrafi in ogni villaggio. Forse sarebbe importante chiamare a collaborare anche i nostri comuni e le nostre associazioni dei comuni, per attivare progetti di cooperazione volti proprio all impostazione di un minimo servizio di anagrafe in questi Paesi. Penso, infine, che in questo momento occorra rendere operativa una forma di affido temporaneo per questi bambini haitiani, non solo per portare a termine le necessarie cure sanitarie e comunque sempre dopo aver verificato che non c è nessuna possibilità di reperire le famiglie di questi bambini. Nel frattempo si potranno anche snellire e organizzare meglio le

19 Atti Parlamentari 19 Camera Deputati Senato Repubblica procedure per una futura adozione dei bambini stessi. Ritengo, quindi, che il nostro Paese debba incidere anzitutto in questa direzione, pensando anche ad ulteriori interventi per il futuro. SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, sarò telegrafica. Ringrazio il Sottosegretario per la sua disponibilità ad illustrare il problema dei bambini haitiani, che, anche se ben compreso, tuttavia, mostra un limite: quello dell urgenza dei tempi.per agire. Con questo limite, pur nel rispetto di tutte le garanzie che lei molto correttamente ha indicato, mi domando quanto e cosa possiamo fare di più? Forse dobbiamo partire proprio da questa domanda. All interno della cornice che lei ha perfettamente delineato, decidere di aspettare la decisione del Governo di Haiti non mi pare sufficiente. Abbiamo visto qual era la situazione prima del terremoto, possiamo immaginare come sia adesso; mi pare di capire che siamo di fronte ormai ad una distruzione completa, ad un azzeramento totale delle strutture. Ebbene, cosa è possibile fare di più? Quale nuova realtà possiamo immaginare per evitare che, per aiutare questi bambini, si vada incontro a tempi di attesa tali per cui successivamente sarà inutile intervenire? CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Noi non stiamo attendendo nulla. Dal punto di vista finanziario siamo intervenuti in maniera tempestiva; per parte nostra, stiamo approntando le coppie italiane disponibili e le nostre strutture affinché, appena il Governo di Haiti ci indicherà quali sono i bambini adottabili, possiamo accoglierli. Sollecitare il Governo di Haiti è un problema dell ONU, è problema degli Stati Uniti, della comunità internazionale. Sarà la comunità internazionale, d intesa con le autorità haitiane che sono ancora sovrane, ad attivarsi in questo senso. Le Nazioni unite, soprattutto, e la comunità internazionale, compresa l Italia, si attiveranno per sollecitare il Governo haitiano ad accelerare i tempi per consentire di accogliere questi bambini in adozione o con forme di soggiorno temporaneo. Noi non possiamo fare altro che fare pressione come parte della comunità internazionale. L importante è che si sia in grado, al momento opportuno, di accogliere i bambini indicati e procedere alle adozioni che ci verranno consentite. DANIELA BACCHETTA, Vice Presidente Commissione adozioni internazionali (CAI). Vorrei aggiungere un osservazione che riguarda gli interventi internazionali. Noi facciamo parte della comunità di Paesi che aderisce alla Conferenza dell Aja, dalla quale promanano le varie convenzioni a tutela dei diritti dei minori, tra le quali quella sull adozione. Ebbene, il Permanent Bureau della Conferenza dell Aja, struttura operativa che non si sovrappone alle varie sovranità nazionali, ma che mette a punto gli interventi per l applicazione delle singole convenzioni, già da anni dispone di un programma di assistenza a favore dei Paesi in difficoltà: stiamo parlando specificamente delle adozioni internazionali. Per esempio, si sta completando un lavoro di sostegno al Guatemala: voi sapete che per anni sono emersi gravi scandali sulle adozioni di minori guatemaltechi, concluse spesso in modo seriale. Numerosi casi di presunte adozioni negli Stati Uniti si sono in realtà rivelati casi di compravendita di bambini. Un analogo lavoro di sostegno si sta organizzando per prevenire casi simili anche in Cambogia. Una delle proposte della Conferenza dell Aja, che noi sosteniamo finanziariamente, oltre che con il nostro contributo professionale, prevede un intervento di assistenza al Governo di Haiti, proprio per ricostituire il sistema delle adozioni internazionali, conformemente ai princìpi riconosciuti da tutto il mondo e fatti propri dalla Convenzione dell Aja: principi che fino a ieri e tuttora ad Haiti non vengono applicati. Da questa tragedia, dunque, forse potrà derivare un progresso del Paese nel campo delle adozioni internazionali, nel momento

20 Atti Parlamentari 20 Camera Deputati Senato Repubblica in cui tutta la comunità internazionale, e in questo specifico caso la Conferenza dell Aja, si faranno portatori e sostenitori di un processo di cambiamento volto a creare strutture adeguate per garantire in ogni situazione la tutela dei diritti dei minori. LAURA ALLEGRINI. Volevo solo segnalare al Governo che sono d accordo sull esigenza di trasparenza e rigore nelle adozioni, ma faccio presente che in questo caso il momento e la situazione contingente non consentono di risolvere l emergenza seguendo il naturale percorso delle adozioni. Ci vuole cioè un doppio canale, aggiungendo al canale adottivo quello dell affido temporaneo, dal momento che la situazione è condizionata da un fattore importantissimo, l urgenza del tempo. Il tempo è un fattore determinante in questa vicenda: è un emergenza proprio in questo senso, perché i bambini haitiani vanno sottratti ora alla drammatica condizione in cui si trovano. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Vorrei far notare lo dico a titolo di curiosità che il problema dell anagrafe e dell identità dei minori è una questione molto seria. Siamo stati assistiti in Burkina Faso dalla nostra console originaria del Burkina Faso e coniugata con un italiano il cui nonno aveva qualche decina di mogli, circa una trentina, e decine e decine di figli. Suo padre ha cinque o sei mogli. Immaginate, quanto sia difficile ricostruire situazioni simili nel caso in cui si cominciasse a mettere in piedi un sistema di anagrafe in questi Paesi. PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri auditi per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l audizione. Dato che purtroppo l emergenza di Haiti è destinata a non esaurirsi in tempi brevi, propongo di invitare il Sottosegretario nuovamente in audizione presso la nostra Commissione in un altra data, per poter ricevere ulteriori informazioni, sia sul tema delle adozioni di minori haitiani, sia sull argomento più generale delle adozioni internazionali. La seduta termina alle IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI DOTT. GUGLIELMO ROMANO Licenziato per la stampa il 3 marzo STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO 2,00 *16STC * *16STC *

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