LINEE GUIDA ESPOSIZIONE A SORGENTI DI RADIAZIONI NON IONIZZANTI

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1 RADIAZIONI NON IONIZZANTI N. REV. DESCRIZIONE MODIFICHE 0.0 Prima emissione Tutte le copie cartacee sono ritenute di lavoro per le quali non si garantisce l aggiornamento. Le copie aggiornate sono archiviate a cura del RDQ QUESTO DOCUMENTO È DI PROPRIETÀ ED USO ESCLUSIVO DELLA ASL Benevento1; ESSO NON PUO' ESSERE COPIATO O RIPRODOTTO IN ALCUN MODO SENZA L'AUTORIZZAZIONE DEL RDQ Redatto Verificato Pagina 1 di 55 Ing. A.Lombardi Dott.ssa A.Di Mella

2 1 INDICE 1 INDICE GENERALITÀ Scopo Campo di applicazione: Attori coinvolti ESPOSIZIONE A SORGENTI LASER CHIRURGICI E TERAPEUTICI Identificazione delle sorgenti di rischio Classificazione delle sorgenti Laser Individuazione dei soggetti esposti Individuazione dei rischi nell utilizzo del laser Misure di prevenzione e protezione Requisiti minimi di sicurezza Ambienti Laser e Targhettatura La formazione dei lavoratori addetti Uso dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) ATTORI COINVOLTI E RESPONSABILITA Riferimenti normativi ESPOSIZIONI A CAMPI ELETTROMAGNETICI IMPIEGATI IN TERAPIA FISICA Identificazione delle sorgenti di richio Magnetoterapia Marconiterapia Radarterapia Ipertermia Individuazione dei soggetti esposti Individuazione dei rischi Rischi per gli utenti Rischi per i lavoratori Rischi per la popolazione Misure di prevenzione e protezione Formazione dei lavoratori addetti Verifiche e individuazione degli ambienti Pagina 2 di 55

3 4.4.3 Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) Attori coinvolti e responsabilità Riferimenti normativi ESPOSIZIONE A SORGENTI ARTIFICIALI DI RADIAZIONE ULTRAVIOLETTA Identificazione delle sorgenti di rischio e descrizione delle attività connesse al loro utilizzo Individuazione dei soggetti esposti Individuazione dei rischi Misure di prevenzione e protezione Formazione dei lavoratori addetti Verifiche e identificazione degli ambienti e delle apparecchiature Uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Attori coinvolti e responsabilità Riferimenti normativi ATTIVITA DI VERIFICA E CONTROLLO DELLA SICUREZZA DELLE APPARECCHIATURE SORGENTI DI RADIAZIONI NON IONIZZANTI SORVEGLIANZA SANITARIA DEI LAVORATORI ESPOSTIA SORGENTI DI RADIAZIONI NON IONIZZANTI PROGRAMMA DI LA GESTIONE DELLA SICUREZZA NELL IMPIEGO DI SORGENTI DI RADIAZIONI NON IONIZZANTI IN AMBITO SANITARIO GLOSSARIO Bibliografia Pagina 3 di 55

4 2 GENERALITÀ 2.1 Scopo Il capillare diffondersi di apparecchiatura e di tecniche diagnostiche e terapeutiche con utilizzo di radiazioni non ionizzanti, la crescente consapevolezza dei rischi connessi all'uso di tali metodiche nonché l'assenza di una chiara ed univoca normativa di sicurezza nel settore, hanno indotto a promuovere l elaborazione di specifiche linee guida delle suddette problematiche. Infatti, in considerazione dell esteso impiego di sorgenti di radiazioni non ionizzanti (NIR) per scopi sanitari, si è ritenuto necessario approfondirne gli aspetti della sicurezza e della protezione, sia per gli peratori sanitari che utilizzano direttamente macchine o dispositivi che contengono sorgenti di NIR, che per le persone che vi si sottopongono a scopo di diagnosi o terapia. L impiego di sorgenti di NIR interessa tutti gli ospedali, nonché centri ambulatoriali pubblici e privati che svolgono attività di medicina fisica e riabilitazione e di odontoiatria. Inoltre sono in continua espansione nuove applicazioni delle NIR a scopi sanitari: si pensi ad esempio al ricorso sempre più frequente ai laser in molti campi della medicina e alla diagnostica tramite risonanza magnetica, che si affianca alle tradizionali terapie che utilizzano sorgenti di radiofrequenze (RF) e radiazioni ultraviolette (UV). Si tratta di rischi generalmente meno conosciuti rispetto a quelli tradizionalmente affrontati in campo sanitario, e per i quali spesso non sono disponibili specifici riferimenti normativi o comunque vi è la mancanza di strumenti legislativi organici. L obiettivo delle presenti linee guida è quello di fornire indicazioni utili per ridurre l esposizione dei pazienti, accompagnatori, personale sanitario al di sotto dei limiti stabiliti da leggi e norme tecniche. Il documento si propone di raccogliere una completa documentazione normativa e tecnica e di fornire organiche indicazioni operative sia dal punto di vista della sicurezza che della "qualità" degli apparati proponendo indicazioni per una più ergonomica installazione dei nuovi impianti. 2.2 Campo di applicazione: Con il termine "radiazioni non ionizzanti" (acronimo NIR, Non Ionizing Radiation) si comprendono quelle forme di radiazioni non in grado di provocare la rottura di legami elettronici della materia e che portino alla formazione di coppie di particelle aventi carica opposta. Pagina 4 di 55

5 Nel presente documento sono prese in considerazione solo apparecchiature utilizzate a scopi diagnostici e terapeutici maggiormente utilizzate in ambito sanitario. In particolare l assenza nelle strutture aziendali di apparecchiature di Risonanza Magnetica e la specificità della problematica in essere, nonché la presenza di una normativa specifica nazionale per codesta metodica, ha indotto a non trattare tale argomentazione particolare nel presente documento, riservandosi una successiva trattazione ad hoc. Per quanto concerne l ambito normativo, occorre, tranne che nel caso della risonanza magnetica per la quale esiste specifica normativa nazionale, fare riferimento a norme più generali, quali la Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettromagnetici n. 36 del 14/2/2001 e il D.Lgs. 626/94 e s.m.i., e poi alle norme sulla compatibilità elettromagnetica, alle norme tecniche CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) e CEI EN e alle raccomandazioni e linee guida internazionali fornite dall OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall ICNIRP (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection), il più autorevole organismo scientifico che si occupa della materia. Per quanto riguarda l Unione Europea è stata emanata una raccomandazione nel 1999 relativa alla limitazione della esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz ed è stata pubblicata la direttiva 2004/40/CE del 29 aprile 2004 che contiene le prescrizioni minime di sicurezza e salute relative all esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) nello stesso intervallo di frequenze oltre alla direttiva 2006/25/CE del 5 aprile 2006 che contiene le prescrizioni minime di sicurezza e salute relative all esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (radiazioni ottiche artificiali) Nel seguito la trattazione sarà focalizzata su tre tipologie di sorgenti di radiazioni non ionizzanti: Sorgenti di campi elettromagnetici utilizzati in terapia fisica Sorgenti artificiali di radiazione ultravioletta Sorgenti di radiazioni ottiche artificiali (Laser) Per ognuna di queste macrocategorie verrà descritta l individuazione delle sorgenti di rischio, l individuazione dei soggetti esposti, le misure di prevenzione e protezione (formazione, verifiche strumentali, uso dei D.P.I.), l individuazione attori coinvolti e responsabilità. Pagina 5 di 55

6 2.3 Attori coinvolti Le presenti linee guida sono destinate alle strutture sanitarie sia ospedaliere che ambulatoriali, e in particolare ai tutti gli utilizzatori delle sorgenti oggetto del documento. Le attività di prevenzione e protezione all esposizione a radiazioni non ionizzanti (RNI), all interno di un Azienda sanitaria, vede coinvolte più figure professionali sanitarie e tecniche, oltre il Servizio Prevenzione e Protezione che è direttamente coinvolto in tutte le attività di promozione, gestione e controllo della sicurezza dei lavoratori. Le principali figure interessate sono: Fabbricante dell apparecchiatura; Responsabile della struttura sanitaria; Medico responsabile del trattamento/intervento; Pagina 6 di 55

7 Operatore tecnico/sanitario; Soggetto esposto. Nel seguito per ogni tipologia di sorgente di rischio, individuate le figure coinvolte, sono descritte le azioni e le responsabilità specifiche di ognuna di esse. 3 ESPOSIZIONE A SORGENTI LASER CHIRURGICI E TERAPEUTICI La gestione degli agenti fisici di rischio in ambiente ospedaliero, e più in generale sanitario, richiede una particolare attenzione nei confronti di una importante sorgente di rischio i laser medicali che appartengono alla categoria delle cosiddette sorgenti di radiazioni non ionizzanti. Essi sono in continua evoluzione sia per tecnologia che per le diverse applicazioni in campo medico e vengono impiegati con ottimi risultati in chirurgia, in fisioterapia e in medicina estetica. L attuale quadro normativo, infatti, impone attraverso le misure generali di tutela a carico dei datori di lavoro (art. 4 del D.Lgs. 277/91 e artt. 3 e 35 del D.Lgs. 626/94) la regolamentazione dell impiego dei laser e le relative procedure per la gestione degli aspetti della sicurezza connessi al loro utilizzo, inoltre la direttiva 2006/25/CE individua le prescrizioni minime relative all esposizione dei lavoratori. 3.1 Identificazione delle sorgenti di rischio L acronimo L.A.S.E.R. (laser) deriva dalla espressione inglese Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation ovvero amplificazione della luce mediante emissione stimolata di radiazione. Pertanto un laser è un dispositivo che amplifica la luce producendo fasci luminosi monocromatici e coerenti, con frequenze che vanno dall'infrarosso all'ultravioletto e, recentemente, anche nella gamma dei raggi X; un fascio di luce laser è caratterizzato da alta potenza e forte direzionalità. Il fascio laser viene generato attraverso un processo di amplificazione, detto emissione stimolata, di un sistema atomico eccitato che costituisce il mezzo attivo. Il mezzo attivo può essere costituito da materiale solido, semiconduttore, liquido o gassoso. I mezzi attivi più utilizzati per i laser medicali sono l Anidride carbonica (CO2), l Argon, il Kripton, il Neodimio-YAG, l Holmio-YAG, l Arseniuro di Gallio (Ga-As). Pagina 7 di 55

8 L emissione di luce laser è caratterizzata da una lunghezza d onda espressa in manometri (nm) che determina anche il potere di assorbimento da parte dei tessuti e quindi il loro impiego. Le potenze emesse variano da pochi milliwatt (mw) fino a un centinaio di watt (W). Inoltre l emissione può essere continua o pulsata. La luce laser è fortemente direzionale e non perde la sua energia nel propagarsi anche per riflessione. Le sue caratteristiche intrinseche ne consentono l uso in chirurgia per il taglio, la coagulazione e la vaporizzazione di tessuti con estrema precisione e in fisioterapia per la terapia dei dolori articolari e degli stati infiammatori muscolari. Il fascio di radiazione laser, visibile o invisibile, viene in genere utilizzato attraverso fibre ottiche e/o adeguati manipoli o sistemi di specchi che ne consentono l applicazione nel sito richiesto. In alcune tecniche il fascio viene utilizzato attraverso sistemi di riflessione a specchio collegati a dei micromanipolatori. In fisioterapia viene utilizzata sia la tecnica a contatto sia la tecnica a scansione (il fascio viene riflesso da una serie di specchi in movimento sincronizzato per irradiare superfici corporee delimitate) per la terapia di diverse patologie a carico di tendini e articolazioni. In chirurgia la possibilità di veicolare il fascio laser attraverso una fibra ottica per via laparoscopica o endoscopica, all interno del corpo umano, ha aperto nuovi orizzonti consentendo ai chirurghi di migliorare l efficacia e l efficienza del loro operato con grandi vantaggi per gli utenti. In campo estetico le sorgenti laser vengono utilizzate per la depilazione cutanea, per l eliminazione di piccole imperfezioni della cute o per la stimolazione dei tessuti superficiali in associazione a farmaci a uso topico Classificazione delle sorgenti Laser La grande varietà di lunghezze d onda, energie e caratteristiche d impulso dei laser e sistemi che includono laser, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosità. E risultato molto utile pertanto l introduzione di un nuovo parametro chiamato Limite di Emissione Accettabile (LEA), che descrive i livelli di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazione permette la collocazione dell apparecchio nell opportuna categoria di rischio. La determinazione del LEA deve essere effettuata nelle condizioni più sfavorevoli ai fini della sicurezza. Pagina 8 di 55

9 Si sono individuate, secondo la norma CEI 76-2, 5 classi di laser: 1, 2, 3A, 3B e 4, con indice di pericolosità crescente con il numero di classe. CLASSE 1 - Exempt Laser: Il fascio di questo tipo di dispositivi è considerato innocuo perché la radiazione emessa è sempre al disotto degli standard massimi consentiti. CLASSE 2 - Low-Power, Visible, Continuous-Wave Laser: I laser in questa classe possono emettere radiazione pericolosa, ma la loro potenza è così bassa da risultare in qualche modo dannosa solo in caso di esposizione diretta e prolungata ovvero per un tempo superiore ai 0,25 secondi. Sono compresi in questa classe i laser ad emissione continua e nel visibile ( nm), con potenza 1 mw. CLASSE 3A - Medium Power Laser: Sono compresi in questa classe i laser con emissione nel visibile e una potenza in uscita fino a 5mW. Possono emettere radiazioni sia nel campo del visibile che in quello del non visibile e i loro fasci non sono pericolosi se osservati direttamente in maniera non continua, mentre lo possono diventare se si utilizzano strumenti che amplificano e concentrano il fascio ottico (quali microscopi, binocoli, ecc.). CLASSE 3B - Medium Power Laser: I laser di classe 3B hanno potenze medie comprese tra i 5mW e i 500 mw. I laser di classe 3B sono pericolosi per gli occhi se non protetti e possono essere pericolosi per la pelle; anche le riflessioni diffuse da questi sistemi possono essere pericolosi. Devono essere prese precauzioni per evitare lo stazionamento nella direzione del fascio o del fascio riflesso da una superficie. CLASSE 4 - High Power Laser : Sono i laser più pericolosi in quanto, oltre ad avere una potenza tale da causare seri danni ad occhi e pelle anche se il fascio è diffuso, possono costituire un potenziale rischio di incendio, causare fuoruscita di materiale tossico e spesso il voltaggio e l amperaggio di alimentazione sono pericolosamente elevati. Molti tipi di laser sono contenuti in strutture chiuse; in questo caso, la loro pericolosità viene calcolata sulla base della radiazione effettivamente visibile all esterno della struttura stessa. Naturalmente il sistema deve essere protetto contro gli accessi accidentali, da parte di personale non autorizzato, durante il funzionamento dell apparecchiatura. I laser per fisioterapia appartengono in genere alla classe 3B mentre quelli chirurgici, largamente diffusi, appartengono alla classe 4. Esistono anche dei laser cosidetti estetici che vengono utilizzati per la stimolazione cutanea dei tessuti. In genere si tratta di sorgenti il cui mezzo attivo è una miscela Pagina 9 di 55

10 di gas He-Ne. Emettono radiazione visibile, la loro potenza non supera generalmente 10 mw e possono appartenere alla classe 2 o 2M (ex classe 2). Tali laser sono compresi nelle attrezzature impiegabili dalle estetiste ai sensi della legge n. 1 del 4/1/90, mentre i laser di classe 3B e 4 devono essere impiegati esclusivamente da personale medico, anche se con finalità di tipo estetico. Ciò in quanto è necessario valutare a priori l idoneità del soggetto al trattamento tenendo conto dei rischi per la salute che ne possono derivare (ad esempio, contemporanea assunzione di farmaci, fototipo, fragilità capillare ecc.). 3.2 Individuazione dei soggetti esposti Facendo riferimento alle attività in cui vengono impiegate le sorgenti prima descritte, i soggetti esposti, oltre agli utenti che vengono sottoposti a specifici trattamenti chirurgici anche ambulatoriali, sono tutti i lavoratori che permangono all interno degli ambienti in cui le sorgenti laser sono installate e utilizzate. A tal fine si raccomanda l acquisizione dei nominativi e delle qualifiche degli operatori sanitari che partecipano alle attività che richiedono l utilizzo di sorgenti laser. Ciò al fine di stabilire degli elenchi dei lavoratori per i quali è necessario effettuare una valutazione dei rischi di esposizione a sorgenti laser, una formazione specifica. Sarà comunque necessario prevedere apposite procedure che forniscano indicazioni ai soggetti esposti e più in generale a tutti coloro che si accingano a frequentare ambienti in cui sono presenti sorgenti laser pericolose. L esposizione fortuita o di tipo incidentale può e in generale deve essere evitata. Nel caso quindi di esposizione non desiderata sarà necessario valutare l entità dell incidente e le eventuali implicazioni mediche. 3.3 Individuazione dei rischi nell utilizzo del laser Il fascio laser generato da un dispositivo medico per impiego chirurgico o per fisioterapia trasporta la sua energia sulla parte da trattare in vari modi (fibra ottica o manipolo a contatto o tramite sistemi di riflessione a movimento sincronizzato). Ciò si traduce in una serie di rischi potenziali laddove la luce laser colpisca accidentalmente una superficie riflettente, come ad esempio un ferro chirurgico non Pagina 10 di 55

11 satinato, una parte metallica cromata del tavolo operatorio, di un tavolino servitore o di altri oggetti cromati presenti nei pressi del campo di lavoro. Inoltre gli stessi teli (TNT) di tessuto non tessuto impiegati nel campo operatorio o gli indumenti dei lavoratori addetti possono incendiarsi se accidentalmente colpiti dal fascio. Gli interventi chirurgici in anestesia generale con utilizzo di laser richiedono l impiego di tubi endotracheali rivestiti di metallo adatti all uso, qualora il campo operatorio preveda la vicinanza del fascio laser con il distretto tracheale dell utente. Ciò al fine di evitare incidenti dovuti all accensione della miscela gassosa respiratoria, a seguito dell impatto accidentale tra il fascio laser e un comune tubo endotracheale, in materiale plastico, che attiverebbe la combustione all interno dell utente. Gli organi a rischio sono in prima istanza gli occhi e la pelle ma esistono anche dei rischi collaterali associati all utilizzo dei laser. Le sorgenti laser sono classificate in funzione del livello di esposizione massima ammissibile (LEA) per l occhio e la pelle come descritto nel paragrafo precedente. I rischi per gli occhi e la pelle riassunti nella tabella seguente sono controllabili attraverso l applicazione di apposite procedure sia in fase di prima installazione della sorgente laser nell ambiente di lavoro sia durante l uso routinario. Pagina 11 di 55

12 Paradossalmente i rischi collaterali, che sono meno controllabili, spesso vengono sottovalutati e possono generare danni di elevata entità. I laser di classe 4 possono infatti produrre energia sufficiente a incendiare materiali infiammabili, causare la combustione di gas endogeni (come il metano nel tratto gastro-intestinale dell utente) e anestetici, bruciare la guaina esterna di un endoscopio (che è di materiale infiammabile), surriscaldare i ferri chirurgici. Durante interventi chirurgici possono svilupparsi fumi tossici e può esservi dispersione di particelle di materiale biologico contaminato. Si aggiungono a questi rischi quelli tipici derivanti dall uso di una apparecchiatura elettrica (elettrocuzione) e l emissione di campi elettromagnetici a radiofrequenza o di ultravioletti o anche di raggix dovuti ai sistemi di pompaggio del mezzo attivo. Questi ultimi sono in genere efficacemente schermati dai pannelli di rivestimento dell apparecchiatura. Pagina 12 di 55

13 3.4 Misure di prevenzione e protezione In relazione ai rischi considerati, è necessario provvedere alla loro valutazione e controllo, quindi provvedere all avvio di idonee procedure che garantiscano ai lavoratori addetti e ai utenti adeguate condizioni di sicurezza. Le professionalità che sono interessate in prima persona a tale attività sono: il Tecnico Sicurezza Laser (TSL), che seconda la norma CEI EN punto 3.43 è una persona che possiede le conoscenze necessarie per valutare e controllare i rischi causati dai laser e ha la responsabilità di supervisionare sul controllo di questi rischi. Le sue funzioni (descritte nel par. 3.5) sono a supporto ed in integrazione alla attività del Servizio Prevenzione e Protezione. il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione che in collaborazione con il TSL effettua la valutazione dei rischi specifici e delle misure da adottare, assicurando che tutto il personale esposto sia adeguatamente informato e formato sui tali rischi. Si segnala che, presso la ASL BN1, le funzioni di TLS sono attualmente svolte dal Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione in attesa della nomina di un professionista esperto Requisiti minimi di sicurezza A seconda del tipo di apparecchiatura laser in uso presso un certo laboratorio vanno adottate delle misure di sicurezza ad essa adeguate. CLASSE 1: Utilizzo senza prescrizioni CLASSE 2 : 1. il laser non dovrà mai essere diretto verso gli occhi di una persona; 2. un cartello di pericolo con la scritta ATTENZIONE - NON STAZIONARE IN PROSSIMITÀ DEL FASCIO LASER dovrà essere posizionato in un punto evidente sul laser; 3. tutti gli ingressi di osservazione e gli schermi di osservazione inclusi come parti del laser, nonché l ottica collegata (lenti, microscopi etc) utilizzata come punto di osservazione, dovranno incorporare connessioni, filtri, attenuatori od altri dispositivi atti a mantenere la radiazione ai livelli di sicurezza durante tutte le situazioni di utilizzo e di manutenzione. Pagina 13 di 55

14 CLASSE 3: Questi laser sono potenzialmente pericolosi se il fascio, diretto o riflesso da una superficie (orologi, anelli, penne,etc), è intercettato da un occhio non protetto. Si devono seguire queste prescrizioni, in aggiunta a quelle già citate per la classe2: 1. Evitare l uso di strumenti ottici e teodoliti 2. Effettuare l allineamento tramite mezzi meccanici o elettronici 3. Fissare la quota del fascio laser molto al di sopra o al di sotto dell altezza degli occhi 4. Evitare che il fascio sia diretto verso superfici riflettenti; CLASSE 3B 1. I laser dovrebbero essere utilizzati in luoghi ad accesso controllato; 2. Evitare riflessioni speculari e indossare protezioni per gli occhi 3. E richiesta la sorveglianza medica qualora sia presente un rischio di esposizione elevato; 4. Tutte le parti dell alloggiamento che, durante le operazioni di manutenzione, vengono rimosse, consentendo così l accesso alla radiazione, devono essere fornite di connessioni di sicurezza (per impedire l accesso all interno durante il funzionamento). CLASSE 4: Per i laser appartenenti a questa classe bisogna prevenire danni all occhio derivanti dal fascio diretto, riflessioni speculari e diffuse, così come i possibili rischi di incendio e danni alla pelle. Le precauzioni da adottare dovranno includere un progetto che controlli l intero percorso del fascio dato che questo tipo di laser rappresenta anche un potenziale pericolo di incendio. Per evitare la presenza di personale sarebbe preferibile se tali dispositivi fossero comandati a distanza. Le misure di sicurezza da adottarsi, in aggiunta a quelle precedentemente enunciate, sono: 1. il laser deve essere utilizzato in un area ad accesso controllato: chiusure di sicurezza devono essere previste per evitare ingressi non autorizzati nell area di funzionamento, e l accesso deve essere limitato a persone che indossino DPI per la protezione degli occhi quando il laser è in funzione; 2. per assicurare la massima protezione nell area controllata, l intero percorso del fascio, inclusa l area di irraggiamento, dovrà essere chiuso. Devono essere installate intorno al sistema opportune strutture che impediscano l eccessivo avvicinamento al fascio, e con connessioni tali che il laser senza di esse non possa operare; Pagina 14 di 55

15 3. per sistemi pulsati queste connessioni devono essere progettate in modo tale da prevenire che il laser vada a fuoco, scaricando l energia immagazzinata. Per laser ad onda continua, le sicurezze dovranno spegnere l alimentazione del fascio o interrompere il fascio per mezzo di chiusure; 4. i laser devono essere forniti di una chiave di sicurezza o dispositivo di accensione e spegnimento. La chiave deve essere custodita da persona autorizzata; 5. i laser saranno forniti di sistema di bloccaggio o attenuazione del fascio; 6. durante l attivazione o la procedura di avviamento devono essere utilizzati: sistema di allarme, luce di segnalazione, comando di conto alla rovescia. Questo sistema di segnalazione sarà attivato prima dell emissione, in modo da consentire di prendere le misure appropriate per evitare l esposizione al laser; 7. devono essere disponibili procedure scritte per l allineamento del fascio, il suo utilizzo e la manutenzione; Le nuove installazioni di laser di classe 3A se osservati con ottiche di raccolta (microscopi, binocoli, ecc), e di classe 3B o 4 devono essere approvate preventivamente dal tecnico responsabile (TLS) che possiede le conoscenze necessarie per valutare e controllare i rischi causati dai laser e ha la responsabilità di supervisione sul controllo di questi rischi. Pertanto è bene, prima di procedere con una nuova installazione di un laser valutare attentamente le condizioni ambientali in relazione allo strumento e alla sua potenziale pericolosità Ambienti Laser e Targhettatura L individuare della Zona Laser Controllata (ZLC) che contiene al suo interno tutte le zone nelle quali esista il rischio di superamento dei livelli di esposizione massima permessa (EMP) per l'occhio e per la pelle, è compito del TSL. Lo stesso individua anche la Zona Nominale di Rischio Oculare (ZNRO), che rappresenta la zona all'interno della quale l'esposizione al fascio laser supera l'esposizione Massima Permessa (EMP) per la cornea. E necessario adottare adeguate precauzioni per impedire che la ZNRO si estenda al di fuori della sala ove viene utilizzato l'apparecchio laser, che rappresenta solitamente la Zona Laser Controllata. Pagina 15 di 55

16 La Zona Laser Controllata deve essere marcata mediante cartelli di segnalazione appropriati posti all ingrsso della zona, inoltre appropriati targhette devono essere poste in evidenza sull apparecchiatura. Apposite La segnalazione di ATTENZIONE deve essere utilizzata in tutti i cartelli associati ai laser di classe 2 e la segnalazione di PERICOLO deve essere utilizzata in tutti i cartelli associati ai laser di classe 3 e 4. Il testo deve essere: classe 1: apparecchio laser di classe 1 in accordo con la norma CEI 76-2 classe 2: radiazione laser - non fissare il fascio - apparecchio laser di classe 2 in accordo con la norma CEI 76-2 classe 3A : radiazione laser - non fissare il fascio né ad occhio nudo né tramite uno strumento ottico - apparecchio laser di classe 3A in accordo con la norma CEI 76-2 Pagina 16 di 55

17 classe 3B: radiazione laser - evitare l'esposizione al fascio - apparecchio laser di classe 3B in accordo con la norma CEI 76-2 classe 4 : radiazione laser - evitare l'esposizione dell'occhio o della pelle alla radiazione diretta o diffusa - apparecchio laser di classe 4 in accordo con la norma CEI La formazione dei lavoratori addetti La conoscenza delle problematiche di sicurezza connesse all utilizzo dei laser medicali deve essere considerato l aspetto più importante nella gestione del rischio. La formazione dei lavoratori addetti, peraltro obbligatoria per la vigente normativa, deve prevedere dei corsi mirati e differenziati in modo da adeguarsi alle sorgenti laser da utilizzare e al ruolo delle persone interessate. In particolare dovranno essere previsti dei corsi di formazione di livello base e con contenuti generali destinati a tutti gli operatori sanitari che svolgono la propria attività in prossimità di sorgenti laser. Per gli operatori laser (personale medico e infermieristico) dovranno invece realizzarsi dei corsi di formazione ad hoc della durata minima di 4 ore con i contenuti previsti dalla guida CEI In particolar modo Pagina 17 di 55

18 la formazione deve essere in grado di trasferire adeguate conoscenze sui rischi per gli operatori stessi e gli utenti derivanti dall impiego di radiazioni laser, al fine di acquisire comportamenti sicuri nella gestione e utilizzo delle apparecchiature e dei dispositivi di protezione individuale (DPI). I DPI per gli occhi (normalmente occhiali in grado di filtrare adeguatamente la radiazione laser e costruiti secondo norme tecniche specifiche) e quelli per la pelle (indumenti di materiale idoneo) sono in genere sufficienti a eliminare i pericoli diretti più importanti. I lavoratori addetti devono essere inoltre in grado di fornire adeguate informazioni ai soggetti esposti Uso dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) Devono essere a disposizione dei lavoratori addetti e dei soggetti esposti i DPI, in particolare occhiali e indumenti di protezione. Per quanto riguarda gli occhiali è necessario che sia specificato per quale tipo di radiazione laser (modalità di emissione e lunghezza d onda) e quindi di apparecchiatura forniscono protezione. È inoltre da sottolineare che gli occhiali devono poter garantire anche la protezione da incidenza obliqua. Gli occhiali dovranno essere costruiti conformemente alle norme UNI EN 207:2000 relativamente alla tipologia di impiego delle sorgenti laser e recare la marcatura CE. Gli occhiali di protezione devono essere sempre in numero adeguato agli utenti e ai lavoratori addetti interessati dalle emissioni laser e adeguati al tipo di attività svolta. Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai lavoratori addetti portatori di occhiali da vista. Per questi dovranno essere scelti occhiali confortevoli da potere indossare sopra quelli da vista. Pagina 18 di 55

19 Qualora un DPI sia manomesso o non integro deve essere immediatamente sostituito. Per gli indumenti di protezione, necessari in caso di utilizzo di laser di classe 4, è consigliato l utilizzo di camici di cotone pesante. Per il campo operatorio sono da evitare i teli di tessuto non tessuto (TNT) in quanto facilmente infiammabili quando investiti da fasci laser chirurgici. 3.5 ATTORI COINVOLTI E RESPONSABILITA Le attività di prevenzione e protezione all esposizione a laser, all interno di un Azienda sanitaria, vede coinvolte più figure professionali sanitarie e tecniche. In primo luogo, come indicato nel par. 3.4, sono coinvolti il Tecnico della Sicurezza Laser e il Responsabile Prevenzione e Protezione che collaborano nello svolgimento delle seguenti attività di propria competenza: valutazione i rischi relativi all installazione LASER, individuazione della ZONA LASER CONTROLLATA e della apposita segnaletica adesiva e luminosa, scelta i dispositivi di protezione individuale adatti a ciascuna sorgente, effettuazione della valutazione delle condizioni di sicurezza dell ambiente e degli operatori sia in fase di acquisto che durante l utilizzo della sorgente, organizzazione della attività di formazione del personale operatore, analizzazione tutti gli infortuni ed incidenti che riguardano i LASER, definizione le procedure di sicurezza, Gli altri attori coinvolti e le azioni di propria competenza sono di seguito riportati: Pagina 19 di 55

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21 3.6 Riferimenti normativi D.P.R n. 482 D.Lgs. 19 settembre 1994 n. 626 e s.m.i. Allegato IV Norme tecniche di riferimento CEI 76 - Guida per l utilizzazione di apparati laser Pagina 21 di 55

22 CEI EN Sicurezza degli apparecchi laser - Parte1: Classificazione delle apparecchiature, prescrizioni e guida l utilizzatore CEI Sicurezza degli apparecchi laser - Parte 8: Guida all uso degli apparecchi laser in medicina CEI EN Apparecchi elettromedicali - Parte 2: Norme particolari per la sicurezza degli apparecchi laser terapeutici e diagnostici UNI EN Filtri e protettori dell occhio contro radiazioni laser UNI EN Protettori dell occhio per i lavori di regolazione sui laser e sistemi laser Pagina 22 di 55

23 4 ESPOSIZIONI A CAMPI ELETTROMAGNETICI IMPIEGATI IN TERAPIA FISICA L impiego di campi elettromagnetici per terapia fisica risale a parecchie decine di anni fa con un aumento costante del numero di apparecchiature installate e utilizzate in campo sanitario. Progressivamente si è passati da terapia a onde radio (marconiterapia) a terapia con microonde (radarterapia e ipertermia a varie frequenze) e a queste due tradizionali terapie fisiche si è associata anche la terapia a bassa frequenza (magnetoterapia), la quale è basata non sul riscaldamento dei tessuti ma su specifiche stimolazioni di carattere biologico. Gli apparati per terapia fisica, basati sull emissione di onde elettromagnetiche, sono utilizzati per la cura di tutte quelle malattie il cui decorso può essere positivamente influenzato da un innalzamento della temperatura dei tessuti che ne sono affetti. Le parti del corpo interessate al trattamento (collo, spalle, schiena, gomito, polso, ginocchio, etc.) vengono immerse in un forte campo elettromagnetico variabile. Questo, attraverso l'interazione con i tessuti biologici, è in grado di produrre riscaldamento mediante i fenomeni di dissipazione termica (perdite dielettriche e correnti indotte). Esiste oggi una vasta gamma di apparecchiatura emittenti onde elettromagnetiche che differiscono per frequenza di emissione, potenza e tipo di applicatore utilizzato. 4.1 Identificazione delle sorgenti di richio Le applicazioni dei campi elettromagnetici per terapia fisica si possono distinguere in: magnetoterapia marconiterapia radarterapia ipertermia. Le prime tre sono impiegate esclusivamente per la loro specifica azione sulla varie patologie per le quali è indicato il trattamento, mentre la quarta è impiegata anche in campo oncologico in associazione con la chemioterapia e la radioterapia. Pagina 23 di 55

24 4.1.1 Magnetoterapia La magnetoterapia utilizza campi magnetici a bassa frequenza, in genere da 1 a 100 hertz (Hz), variamente modulati. Nel trattamento total body l utente viene posizionato all interno di bobine (fino a tre per lettino) oppure quasi a contatto con una serie di bobine inserite nel lettino per il trattamento. Nel trattamento localizzato sono impiegate bobine di varie forme e dimensioni che vengono posizionate in corrispondenza dei punti da trattare. All interno delle bobine l induzione magnetica (proporzionale al campo magnetico) varia in funzione del tipo di applicazione e può raggiungere valori fino a 5 millitesla (mt) corrispondenti a 50 gauss (G). Attorno alle bobine l induzione magnetica decresce rapidamente allontanandosi dalla sorgente (approssimativamente il campo magnetico è funzione dell inverso del cubo della distanza), sebbene in prossimità delle bobine e nelle posizioni delle consolle di comando i valori misurati possano raggiungere anche qualche decina di microtesla (μt) Marconiterapia La marconiterapia utilizza campi elettromagnetici alle frequenze di 27,12 megahertz (MHz) e, più raramente, di 40,68 MHz (frequenza ISM, cioè consentita per applicazioni industriali, scientifiche e mediche World Administrative Radio Conference, Ginevra 1979). L apparecchiatura consiste di un generatore (trasmettitore) e di vari applicatori (antenne) in funzione delle patologie da trattare con una potenza erogata che può arrivare fino a 500 watt (W). Gli applicatori si possono distinguere in capacitivi, che sono formati da una coppia di elettrodi (condensatore), e induttivi, che sono formati da una o più bobine (monode, diplode, a pancake). Il campo elettrico a pochi centimetri dagli applicatori può raggiungere valori di 1000 volt/metro (V/m) e il campo magnetico da 0,5 a 3 ampere/metro (A/m) in funzione della potenza di trattamento e del tipo di applicatore scelti. Il campo elettrico diminuisce abbastanza rapidamente allontanandosi dagli applicatori (approssimativamente con l inverso della distanza o con il quadrato dell inverso della distanza). Tuttavia si possono misurare valori di campo elettrico non trascurabili (fino a decine di V/m) a qualche metro dagli applicatori con esposizione dei lavoratori, della popolazione e possibili fenomeni di interferenza con altre apparecchiature elettromedicali. Pagina 24 di 55

25 4.1.3 Radarterapia L apparecchiatura è costituita da un generatore con emissione continua o pulsata con potenze di picco che raggiungono i 1000 W e potenze medie dell ordine di W. La frequenza del campo elettromagnetico utilizzato è quasi esclusivamente di 2,45 gigahertz (GHz) anche se sono ancora in uso apparecchiature alla frequenza di 915 MHz. A causa dell alta frequenza, gli applicatori sono tutti di tipo radiativo anche se le forme e soprattutto le dimensioni possono essere notevolmente diverse in funzione dell estensione della zona di trattamento. Le antenne sono generalmente direzionali con un onda praticamente confinata all interno del lobo di irraggiamento (direzione e spazio entro cui l onda si propaga). Negli ultimi anni sono stati introdotti sistemi per la termostatazione della cute che funzionano alle frequenze di 433,92 MHz o 915 MHz, più correttamente denominati sistemi per ipertermia. In prossimità degli applicatori i livelli di campo elettromagnetico, e in particolare di campo elettrico, possono essere elevati fino a raggiungere valori di V/m. A causa della direzionalità del campo emesso dalle apparecchiature per radarterapia, l esposizione è solitamente confinata nella zona attorno agli applicatori. Occorre comunque prestare attenzione ad attivare l emissione solo se in presenza di utenti o di opportuno materiale schermante/assorbente, in quanto di fronte agli applicatori si possono avere campi elettrici di qualche decina di V/m. In questo caso è possibile l esposizione indebita per i lavoratori e per la popolazione che ha accesso ai reparti anche a qualche metro di distanza dalle sorgenti Ipertermia Le apparecchiature per ipertermia utilizzano campi elettromagnetici alle frequenze fisse di 13,56 MHz, 27,12 MHz, 433,92 MHz, 915 MHz e 2,45 GHz (frequenze ISM) oppure con frequenza variabile da 1 MHz a 1 GHz. L ipertermia può essere utilizzata per il trattamento di patologie muscolari, tendinee, articolari in alternativa alla radarterapia, oppure per il riscaldamento di masse oncologiche. Per il trattamento di patologie muscolari, tendinee e articolari vengono solitamente impiegati campi elettromagnetici alla frequenza di 433,92 MHz con potenze erogate comprese fra i 250 e 500 W. Le modalità di trattamento per le applicazioni più recenti prevedono solitamente l impiego di un liquido circolante a contatto con la superficie corporea trattata al fine di sottrarre calore dalla zona superficiale. Per tale motivo il posizionamento degli applicatori è rigorosamente controllato e l esposizione dei lavoratori e Pagina 25 di 55

26 della popolazione è decisamente inferiore rispetto a quella della radarterapia. Nelle applicazioni oncologiche si può avere ipertermia profonda allo scopo di riscaldare regioni corporee in profondità in corrispondenza di masse tumorali, oppure ipertermia superficiale con riscaldamento dei tessuti tumorali meno profondi o sulla cute. Per l ipertermia profonda vengono impiegati sistemi a dipoli multipli a controllo di fase per la distribuzione dell energia all interno del corpo, generalmente alle frequenze più basse fra quelle elencate. Per l ipertermia superficiale si possono utilizzare applicatori capacitivi, applicatori induttivi oppure applicatori di tipo radiativo. Con i primi due si utilizzano campi elettromagnetici alle frequenze più basse (f< 30 MHz) mentre con l ultimo tipo si utilizzano le frequenze più alte. Più raramente viene impiegata la così detta terapia interstiziale in cui il riscaldamento della massa tumorale avviene per mezzo di aghi e cateteri posizionati in cavità anatomiche. Per la terapia interstiziale sono utilizzati particolari elettrodi resistivi ad ago (f = 0,5 1 MHz) e antenne a microonde (f = MHz) che vengono impiantati a ogni seduta di trattamento. Inoltre nella massa tumorale possono essere inserite delle clips ferro magnetiche (cobalto, palladio) per tutto il periodo di trattamento che vengono riscaldate mediante l applicazione di un campo magnetico esterno alla frequenza di 0,2 2 MHz. La potenza erogata può raggiungere i 400 W. I livelli di campo elettromagnetico in prossimità degli applicatori sono dello stesso ordine di grandezza di quelli che si misurano attorno alle apparecchiature per marconiterapia, anche se per il limitato numero di apparecchiature presenti sul territorio l esposizione dei lavoratori e della popolazione interessa un minor numero di persone. 4.2 Individuazione dei soggetti esposti Con riferimento alle attività in cui sono impiegate le apparecchiature per terapia fisica e alle caratteristiche di emissione delle sorgenti, i soggetti esposti risultano: gli utenti sottoposti a trattamento i lavoratori dei reparti dove sono impiegate le apparecchiature gli individui della popolazione che stazionano negli stessi reparti per prenotazione esami e/o per accompagnamento utenti. Pagina 26 di 55

27 4.3 Individuazione dei rischi L impiego di apparecchiature che emettono campi elettromagnetici comporta comunque dei rischi che devono essere individuati e minimizzati. Si deve in ogni caso distinguere il caso degli utenti da quello dei lavoratori e/o della popolazione che ha accesso nelle aree senza essere sottoposta a trattamento Rischi per gli utenti Gli utenti sono esposti ai campi elettromagnetici per ragioni terapeutiche. Per tali persone l effetto biologico (benefico) delle radiazioni è cercato e voluto con livelli di esposizione che sono ben al di sopra dei limiti previsti per i lavoratori e per la popolazione. È il medico prescrivente la terapia che deve, sulla base delle proprie conoscenze, decidere dell appropriatezza della stessa dopo avere effettuato una valutazione fra i benefici e i rischi del trattamento (bilancio rischio/beneficio). Tuttavia gli utenti possono essere esposti ad altri rischi oltre a quelli dovuti ai campi elettromagnetici, rischi che devono essere evitati. Alcuni di questi sono legati alla condizione degli utenti mentre altri alle modalità di trattamento. In particolare devono essere valutati i rischi elettrici per gli utenti nonché la presenza di dispositivi medici attivi impiantati come pacemaker, defribillatori o altri dispositivi elettronici di supporto a funzioni vitali. Caso per caso va valutato dal medico che prescrive il trattamento se esistano controindicazioni. Il trattamento delle utenti in presunto o accertato stato di gravidanza dovrebbe essere evitato in via precauzionale anche se non esistono dati che indichino un effetto dei campi magnetici sul feto. Per marconiterapia, radarterapia e ipertermia non impiegata nel trattamento oncologico vanno inoltre adottate le seguenti misure di sicurezza: l area da trattare deve essere denudata, priva di oggetti metallici anche endotissutali, non deve presentare zone di ipo-anestesia, né tracce di sudore l utente non deve indossare lenti a contatto durante il trattamento. Il campo di applicazione non deve investire il cristallino, o cavità contenti fluidi (bolle, versamenti ecc.) i cavi di raccordo dell apparecchio alle armature dei condensatori non devono entrare in contatto con l utente o con l operatore. Nel trattamento oncologico dell ipertermia le controindicazioni devono essere valutate dal medico che prescrive il trattamento; le procedure dipendono dal tipo di trattamento utilizzato. Pagina 27 di 55

28 4.3.2 Rischi per i lavoratori I lavoratori sono soggetti ai seguenti fattori di rischio: esposizione ai campi elettromagnetici elettricità dei sistemi di alimentazione delle apparecchiature e impianti incendi ed esplosioni dovuti all accensione di materiali infiammabili provocata da scintille prodotte da campi indotti, correnti di contatto o scariche elettriche. L esposizione dei lavoratori deve essere mantenuta entro i limiti previsti dalla normativa vigente: Magnetoterapia : Per i lavoratori le raccomandazioni dell ICNIRP 7/99, riprese dalla Direttiva 2004/40/CE, indicano i valori limite di esposizione e di azione per i vari livelli di frequenza, in particolare, per frequenze inferiori a 100 Hz indicano un limite di 250 μt per l induzione magnetica. Marconiterapia, radarterapia, ipertermia: Per i lavoratori, poiché l intervallo di frequenza è estremamente variabile, occorre determinare i livelli dei valori raccomandati a partire dall effettiva frequenza di impiego, in base a quanto previsto dalle raccomandazioni ICNIRP 7/99, riprese dalla Direttiva 2004/40/CE. Anche in questo caso devono essere predisposte norme operative per evitare l indebita esposizione dei lavoratori. A tal fine, sulla base di misurazioni e/o valutazioni del campo elettromagnetico disperso, devono essere delimitate delle aree di accesso controllato mediante opportuna segnaletica. È opportuno predisporre adeguate procedure per evitare l ingresso accidentale di lavoratori non addetti e di individui della popolazione in tali aree. I lavoratori da destinare ad attività che comporti esposizione ai campi elettromagnetici devono essere resi idonei dopo avere escluso su di essi l impianto di dispostivi medici attivi di ausilio alle funzioni vitali (pacemaker, defibrillatori automatici ecc.). Va verificata negli ambienti a rischio la presenza di materiali infiammabili (solidi, liquidi e gassosi) per i quali sussista il rischio di incendio o esplosione (ad esempio, gas medicali, solventi ecc.) e di conseguenza devono essere attuate tutte le procedure di sicurezza necessarie. I rischi elettrici sono tenuti sotto controllo mediante la corretta applicazione della Norma CEI EN (1990) Apparecchi elettromedicali. Parte 1: Prescrizioni generali per la sicurezza, e attraverso la predisposizione di procedure specifiche per evitare infortuni di carattere elettrico (il rispetto di queste norme elimina anche il rischio per gli utenti). Pagina 28 di 55

29 4.3.3 Rischi per la popolazione La popolazione che si trova nei reparti per terapia fisica senza sottoporsi ad alcun trattamento, oppure per trattamenti che non comprendono l impiego dei campi elettromagnetici, può comunque trovarsi in aree dove i livelli di esposizione superano i limiti previsti per la popolazione medesima. L esposizione della popolazione deve essere mantenuta entro i limiti previsti dalla normativa vigente: Magnetoterapia : si può fare riferimento ai livelli previsti nella Raccomandazione Europea del 12/7/1999 e al limite di esposizione pari a 100 μt stabilito dal D.P.C.M. 8 luglio Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti ; infatti anche se quest ultimo è espressamente riferito al problema della esposizione a campi derivanti dalla generazione, trasformazione e trasporto dell energia elettrica, il limite fissato dal DPCM 8/7/2003 può ritenersi valido anche per la magnetoterapia, in quanto la frequenza dei campi indotti è la stessa o molto vicina (massimo 100 Hz). Marconiterapia, radarterapia, ipertermia: si può fare riferimento ai livelli previsti nella Raccomandazione Europea del 12/7/1999 e, poiché le frequenze di impiego ricadono nell intervallo MHz, ai limiti di esposizione indicati nel D.P.C.M. 8 luglio Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 khz e 300 GHz. Sulla base di misurazioni e/o valutazioni devono essere delimitate delle aree interdette alla popolazione mediante opportuna segnaletica e attuate delle opportune procedure di sicurezza. I campi elettromagnetici emessi dalle apparecchiature per marconiterapia e, in misura minore, da quelle per radarterapia, possono provocare interferenze e quindi mal funzionamenti su altre apparecchiature elettromedicali presenti nei reparti. Al fine di evitare tali fenomeni e di proteggere la popolazione, deve essere rispettata la Norma CEI EN Apparecchi elettromedicali. Parte 1: Prescrizioni generali per la sicurezza Norma collaterale: Compatibilità elettromagnetica Prescrizione e prove. Inoltre, è fondamentale distanziare le aree di attesa per la popolazione dalle zone interdette, predisponendo idonea segnaletica per i portatori di pacemaker, defibrillatori automatici o altri dispostivi medici attivi di ausilio alle funzioni vitali. Pagina 29 di 55

30 4.4 Misure di prevenzione e protezione Formazione dei lavoratori addetti Il personale che opera in ambienti in cui si impiegano sorgenti di campi elettromagnetici per terapia fisica deve essere a conoscenza dei rischi dell esposizione a tali sorgenti di radiazione. In modo particolare la formazione deve essere volta alla corretta gestione delle apparecchiature sia per il posizionamento dell utente da trattare sia in termini di scelta dei parametri di esposizione. Ilavoratori addetti devono essere inoltre in grado di: verificare il rispetto delle normative riguardanti le apparecchiature elettromedicali fornire appropriato avviso sanitario ai soggetti esposti. A tale fine vanno predisposti opportuni corsi di formazione e norme operative che devono essere affisse nei locali di trattamento, secondo quanto previsto dalle normative specifiche per quanto riguarda la sicurezza e in particolare dal D.Lgs. 626/94 e s.m.i. e dalla direttiva 2004/40/CE Verifiche e individuazione degli ambienti Verifica e manutenzione delle apparecchiature All atto dell acquisto di una nuova apparecchiatura devono essere fornite dal produttore le caratteristiche di emissione. Tali caratteristiche devono essere verificate presso l impianto, al momento dell installazione e durante il collaudo, mediante misure strumentali. Ogni apparecchiature deve essere oggetto di verifiche di sicurezza periodica (norma CEI ), di manutenzione periodica e di controlli di qualità come previsto nel capitolo 6. Individuazione degli ambienti All esterno di ogni locale di trattamento deve essere affissa opportuna segnaletica indicante la presenza di campi elettromagnetici e deve essere installato un segnalatore luminoso indicante il funzionamento delle apparecchiature. All atto dell installazione e periodicamente va verificato il corretto funzionamento dei segnalatori luminosi all esterno dei locali. Inoltre va verificato il corretto funzionamento dei temporizzatori che controllano la durata del trattamento. Pagina 30 di 55

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