Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera

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1 Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera Numero 6 DICEMBRE/GENNAIO 2009/2010 RAssicurazione Le migliori polizze GIBA alle condizioni più convenienti per un futuro più sicuro NAZIONALE Simone Pianigiani: la grande sfida IL PERSONAGGIO Aradori, la vittoria dell impegno SPECIAL OLYMPICS Anche GIBA tra i partner della Basketball week

2 Crea la tua scarpa da basket con i colori della tua squadra, aggiungi il tuo id personalizzato e utilizza le opzioni speciali per scegliere la calzata che meglio si adatta alle caratteristiche del tuo piede. Alcuni modelli di scarpe sono disponibili fino alla misura 52. 2

3 Prevenzione e post carriera obiettivi GIBA del 2010 di Giuseppe Cassì L`editoriale È inconcepibile che nel 2010 ci siano ancora giocatori sprovvisti di una adeguata copertura assicurativa. Il basket è sempre più gioco di contatti e di scontri fisici, ed ogni atleta dovrebbe poter contare su un cospicuo risarcimento in caso di infortunio grave che ostacoli o addirittura interrompa la sua attività sportiva. Una adeguata copertura assicurativa consente al malcapitato che ha investito tempo ed energie nello sport, confidando di poterne avere anche un ritorno economico nel corso degli anni, di avere almeno una base per la costruzione di una nuova e diversa carriera. I giocatori professionisti godono di una copertura assicurativa, i cui massimali sono espressi nell Accordo Collettivo. La FIP, inoltre, assicura tutti i tesserati, per importi però irrisori. Stiamo cercando di dotare anche i giocatori di A, B e C dilettanti di copertura assicurativa simile a quella dei professionisti. È opportuno però che, oltre alla polizza GIBA, ciascun giocatore si munisca di una garanzia assicurativa personalizzata, stipulata in base alle proprie esigenze ed aspettative. Per aiutare i giocatori a districarsi in una materia così importante e delicata, GIBA ha attivato un desk assicurativo attraverso cui propone ai giocatori professionisti e non professionisti le migliori polizze sul mercato, garantisce consulenza e fornisce assistenza anche nella eventuale gestione dei sinistri. È purtroppo frequente che un giocatore che si dedica professionalmente alla pratica sportiva abbia, al termine della carriera, un periodo più o meno lungo di sbandamento e di incertezza, che arriva a volte a sfociare in vero e proprio disagio sociale. Il giocatore spesso lascia presto la famiglia, interrompe o ritarda gli studi, non segue corsi, non sviluppa talenti al di fuori del gioco. Il procuratore gli trova la squadra e si occupa del suo contratto, la società gli trova casa e pensa a tutti i problemi burocratici, l ambiente che lo circonda lo coccola e lo protegge. Un giocatore non ha bisogno di impegnarsi per districarsi nella vita ed in questo modo riceve una visione distorta della realtà: vivendo così per anni diventa incapace di affrontare il mondo di fuori, che pian piano rimuove e dal quale si autoesclude. Ma la carriera dell atleta è breve. Succede così che un giovane uomo dall oggi al domani deve assumersi responsabilità totalmente diverse da quelle cui è abituato, e deve trovare una nuova collocazione in un contesto fino ad allora sconosciuto. È obiettivo di GIBA analizzare le cause di questo fenomeno e provare a proporre delle soluzioni. In primo luogo, è necessaria un azione di sensibilizzazione, soprattutto rivolta ai giovani, e con la necessaria collaborazione di FIP e Leghe: chi gioca deve trovare interesse, tempo e spazio per pensare anche ad altro, deve cominciare a costruire le basi per il suo futuro lontano dai campi di gioco, deve essere stimolato ed indirizzato verso attività lavorative post carriera compatibili con le sue qualità, capacità ed aspirazioni. Sommario Editoriale 3 Assicuriamo un futuro migliore 4 Fondo di Garanzia 7 La grande sfida 8 Il lavoro rende campioni 10 GIBA risponde 12 A volte ritornano 14 Il vincolo sportivo 16 Welcome Illini Prince 18 Regulation Governing Players agents 20 Affare di famiglia 21 Un occasione speciale 22 3

4 in primo piano Assicuriamo un futuro Assicuriamo un futuro migliore migliore Per la prima volta GIBA ha creato un servizio dedicato alle problematiche assicurative connesse all attività di un giocatore di Damiano Montanari Maggiore sicurezza e tranquillità, maggiore tutela, e quindi maggiori possibilità di vivere una carriera ricca di successi e soddisfazioni, al riparo da eventuali imprevisti. Gli anelli della catena logica sono ben saldi, la consequenzialità del ragionamento si fortifica grazie alla storica novità introdotta da GIBA che, con un intervento senza precedenti, ha istituito un servizio assicurativo a favore dei giocatori di pallacanestro professionisti e dilettanti, andando ad integrare e ad estendere una situazione preesistente che, sia in termini economici, sia in termini di copertura della tutela, non appariva sufficiente per soddisfare completamente le esigenze di tutti i giocatori. Doppio servizio Un infortunio - afferma infatti Pasquale Iracà, responsabile eventi e dei servizi assicurativi di GIBA - è un evenienza che può condizionare o addirittura compromettere l attività e la vita di un giocatore di pallacanestro, professionista o dilettante che sia. Per questo è importante che un atleta sia adeguatamente tutelato. Per questo GIBA ha istituito un servizio dedicato alle problematiche assicurative connesse all attività di un giocatore, a qualsiasi livello venga svolta. Muovendosi su due piani paralleli. Si offre sia un servizio di consulenza - sottolinea infatti Iracà - nel momento in cui un giocatore subisca un infortunio, sia un servizio di proposta di polizze e tutele ad hoc, per venire incontro alle esigenze di ogni giocatore. 4

5 in primo piano Quali sono le coperture obbligatorie a disposizione dei giocatori di basket? Tutti i giocatori tesserati FIP hanno una copertura obbligatoria stipulata dalla Federazione in automatico al momento del tesseramento. Si tratta di polizza che garantisce però risarcimenti molto bassi, e solo nei casi di infortuni particolarmente gravi. Inoltre tutte le squadre professionistiche (Serie A e Legadue) hanno l obbligo previsto dall Accordo Collettivo dei Giocatori Professionisti di assicurare i propri atleti, secondo i massimali concordati e riportati nell Accordo medesimo. Secondo le Disposizioni Organizzative Annuali (DOA), le atlete dei campionati di Serie A1 e Serie A2 femminile, godono di una copertura assicurativa obbligatoria sulla base di parametri e criteri stabiliti dalla Lega Femminile. È comunque opportuno che ogni atleta stipuli una polizza personale integrativa, secondo le proprie aspettative ed esigenze. POLIZZA OBBLIGATORIA FIP esempi di infortuni INDENNIZZO RIMBORSO SPESE MEDICHE FRATTURA TERZA FALANGE DITO INDICE 250,00 250,00 LESIONE CROCIATO ANTERIORE 2.000, ,00 FRATTURA ASTRAGALO 1.500,00 250,00 POLIZZA OBBLIGATORIA FEMMINILE CAPITALE MORTE CAPITALE INVALIDITA PERMANENTE FRANCHIGIA SERIE A/ , ,00 5 % SERIE A/ , ,00 5 % POLIZZA OBBLIGATORIA PROFESSIONISTI CAPITALE MORTE CAPITALE INVALIDITA PERMANENTE FRANCHIGIA SERIE A , ,00 5 % LEGADUE , ,00 5 % 5

6 in primo piano Cosa deve fare un giocatore che beneficia della copertura assicurativa per ottenere il risarcimento in caso di infortunio? Deve innanzi tutto denunciare tempestivamente il sinistro agli assicuratori. Il sito della FIP, nella sezione assicurazioni, fornisce le informazioni necessarie in merito alla polizza dei tesserati, mentre per la polizza dei professionisti bisogna rivolgersi al club: occorre segnalare l infortunio alla società ed assicurarsi che la stessa provveda a denunciare il sinistro contattando la Lega di riferimento o direttamente la Compagnia di Assicurazione o il Broker Assicurativo della Lega di riferimento. Il giocatore ha comunque facoltà di provvedere lui stesso alla denuncia del sinistro. Vuoi una copertura assicurativa completa ed adeguata, studiata su misura per un giocatore di basket, professionista o dilettante? Puoi affidare l incarico di gestire la pratica a GIBA, che ti solleverà da tutta la parte burocratica, attraverso i propri consulenti in campo legale, assicurativo e medico. Naturalmente sarai sempre tenenuto informato e sarà chiesto il tuo benestare preventivo su ogni decisione da assumere. Hai problemi con la pratica di un infortunio che hai subito? GIBA, tramite il proprio consulente assicurativo, il broker di assicurazione Private Broking srl, ha studiato dei prodotti ad hoc in grado di offrire maggiori garanzie a tutela del giocatore, ad un costo contenuto e a condizioni vantaggiose. Sono al momento disponibili tre tipi di polizze: 1) Polizza infortuni per i Professionisti ; 2) Polizza infortuni Fine Carriera 3) Polizza infortuni per i Dilettanti. Per accedere ai servizi assicurativi GIBA puoi contattare il responsabile Pasquale Iracà cell. 349/ , p.iraca@giba.it o visitare direttamente il sito internet nella apposita sezione dedicata. 6

7 FONDO DI GARANZIA E SOLIDARIETÀ PER GIOCATORI PROFESSIONISTI DI PALLACANESTRO (art. 7 dell Accordo collettivo) Le informazioni utili per i giocatori infogiba Il Fondo di garanzia e solidarietà per giocatori professionisti di pallacanestro è istituito con lo scopo di erogare ai giocatori professionisti di pallacanestro già tesserati per società di Serie A e Legadue maschile le prestazioni previste nell articolo 7 dell Accordo Collettivo. Il Fondo di garanzia è alimentato dal Fondo di Fine Rapporto e dalle Leghe Professionistiche mediante versamenti annui. La dotazione del Fondo per la Serie A è di , quella del Fondo di Legadue è di Il sussidio, alla cui erogazione è finalizzato il Fondo di garanzia, spetta agli atleti professionisti ai quali non sia stato corrisposto regolarmente il compenso contrattuale fisso, ingaggiati da società professionistiche di Serie A e di Legadue che siano state dichiarate morose a norma delle vigenti disposizioni federali, od a cui sia stata revocata l affiliazione alla Federazione Italiana Pallacanestro, o che siano state escluse dal campionato di Serie A o di Legadue, o che siano state dichiarate fallite. Il sussidio spettante a ciascun atleta ammonta ad una mensilità del compenso fisso contrattuale con un massimale di euro mensili per i giocatori di Serie A e di euro mensili per i giocatori di Legadue, e può essere erogato per un periodo massimo di tre mesi consecutivi. L importo del sussidio spettante è accertato dagli organi amministrativi del Fondo di garanzia: - nel caso di società esclusa dal campionato, o dichiarata morosa, o dichiarata fallita: sulla base del compenso risultante dal contratto di lavoro sportivo regolarmente depositato ai sensi della legge n. 91 del 1981; - negli altri casi: sulla base del credito, rimasto insoluto, accertato dal Collegio Permanente di Conciliazione e Arbitrato. Per maggiori dettagli ed informazioni, si invita a consultare il sito GIBA. GIOCATORI LIQUIDATI dal FonDO GARANZIA E SOLIDARIETA LEGA A E LEGADUE nell anno 2009 PER UN IMPORTO TOTALE DI EURO ,84: BAGNOLI SIMONE BORSATO STEFANO BOYETTE JERMAINE BUNN JOSEPH RAY CASOLI ROBERTO FERRARA MAURIZIO FOIERA FRANCESCO GIGENA SILVIO GIURI MARCO KEMP MARCELUS JALON KITZINGER IWO LA GIOIA ANDREA LESTINI FEDERICO MAESTRANZI ANTONIO MALAVENTURA MATTEO MONTI MASSIMILIANO OSTLERS TROJS ROCCA MASON ROSSETTI MARCO ROTONDO EMANUELE RUGOLO GIOVANNI RUINI FABIO RUSH DONZEL ORLANDO SACCAGGI ANDREA SIMEOLI STEFANO SOLOPERTO MATTIA VERGINELLA MARKO Nell anno 2009 il Fondo di Fine Rapporto ha liquidato ,75 7

8 in primo piano la La grande sfida Dopo avere guidato la Mens Sana Siena al dominio assoluto in Italia, Simone Pianigiani cercherà di risollevare le sorti della Nazionale di Damiano Montanari Ora tocca a lui. Nel momento più difficile, nel periodo più complicato. La debacle che ha sancito il punto di minimo della storia cestistica azzurra con la mancata qualificazione agli ultimi Europei ha reso necessario il cambiamento. Fuori Charlie Recalcati, dentro lui, Simone Pianigiani, l uomo nuovo, tanto giovane quanto vincente. A lui il presidente della FIP Dino Meneghin ha consegnato le chiavi della Nazionale lo scorso dicembre, in lui si ripongono le speranze del movimento, dei tifosi e degli addetti ai lavori, per lui l obiettivo deve essere uno solo: riportare la Nazionale italiana al ruolo che le compete. Carriera da vincente Se Simone Pianigiani sia l uomo giusto al posto giusto e nel momento giusto, lo dirà solo il campo, ma il fatto certo è che oggi il coach senese è probabilmente l allenatore italiano più vincente. Per lui parlano le cifre ed un curriculum da predestinato. Tanti successi nelle giovanili della Mens Sana Siena, la città dove Pianigiani è nato il 31 maggio 1969, con due scudetti Cadetti (2002 e 2003), due Juniores (2004 e 2005) ed uno Under 20 (2006), poi, a 26 anni, il ruolo di assistant coach in prima squadra, un compito ricoperto per undici stagioni accanto ad allenatori del calibro di Cesare Pancotto, Phil Melillo, Luca Dalmonte, Edoardo Rusconi, Fabrizio Frates, Ergin Ataman e Charlie Recalcati. Quindi, nel campionato , la grande occasione, le chiavi della Montepaschi Siena con cui Pianigiani ha aperto un ciclo fatto di record: tre scudetti consecutivi, l ultimo dei quali conquistato l anno scorso con 43 vittorie in 44 partite nelle competizioni nazionali (campionato, Supercoppa e Coppa Italia), cadendo solo al Paladozza contro la Fortitudo. Un pedigree da primo della classe che lo scorso dicembre ha convinto la FIP ad affidare a Pianigiani il comando della Nazionale, evidenziando un curioso precedente: anche il suo predecessore Recalcati iniziò la sua avventura Azzurra, continuando a ricoprire contemporaneamente il ruolo di head coach proprio a Siena. Questione di orgoglio Pur guidando la Nazionale, Pianigiani conserverà infatti il comando alla 8

9 in primo piano Montepaschi in un doppio ruolo affrontato con consapevolezza e serenità. Quando chiama la Nazionale - afferma infatti Pianigiani - c è solo l orgoglio di accettare, senza calcoli, né considerazioni. Punto a riportare in alto gli Azzurri, pur mantenendo un contratto con Siena, con cui condivido un progetto e che ringrazio per avermi dato con entusiasmo la possibilità di ricoprire anche questo ruolo. Lo avevano già fatto con Recalcati ed ora è toccato a me. Mi fa solo piacere, senza problemi. Problemi di gestione per il doppio ruolo? Assolutamente no. La mia è una situazione che nella pallacanestro di oggi appartiene a quasi tutte le Nazionali importanti in Europa. D altra parte, se mai avessi pensato che avrebbero potuto esserci dei problemi, non avrei mai accettato. Tutti sono tifosi della Nazionale, perché fa piacere a tutti che la Nazionale vada bene e mi aspetto collaborazione da tutte le componenti del movimento. Nessuna crisi Come fa piacere l analisi per nulla catastrofica che Pianigiani fa della situazione della Nazionale. Oggi c è un grande equilibrio nelle competizioni tra le Nazionali - afferma il nuovo coach Azzurro - e, a parte qualche eccezione come la Spagna, in cui troviamo dei fenomeni, i risultati non sono altro che il frutto di singole partite. Solo pochi anni fa, e non vent anni fa, la Nazionale italiana è andata molto bene, mentre ultimamente ha fatto male. Il fatto è che non ci sono Nazionali deboli e la differenza tra vincere e perdere è sottile. Ora pensiamo a cercare di fare il meglio possibile e a fare quel saltino in avanti indispensabile per ritornare ai livelli che ci competono. Nessuna crisi all orizzonte quindi. Sicuramente - sostiene Pianigiani - siamo in fase di rinnovamento. Ci sono giocatori di grandissimo talento che sono in NBA e che in questo momento rappresentano la base da cui partire insieme ai giovani con grandi ambizioni. Poi sarà il lavoro a fare la differenza. Una squadra moltiplica infatti il suo valore o lo diminuisce in base a come lavora insieme. Trovare dodici giocatori non è difficile, anche se ci sono ruoli più o meno coperti e non ci sono molti giocatori che influiscono in competizioni come l Eurolega. Questo tuttavia non è un problema, ma solo una motivazione in più. Non mi fascio certo la testa per la situazione che ho trovato. Movimento competitivo Anche perché il nuovo coach Azzurro è convinto che il movimento cestistico italiano non stia attraversando un brutto momento. Non lo vedo in crisi - afferma infatti Pianigiani - visto che assisto a belle partite e che il pubblico è sempre ben presente. Il valore del nostro campionato è alto ed in Europa, come competitività, è paragonabile solo a quello spagnolo. Negli altri tornei nazionali, infatti, non vediamo le ultime che battono le prime, mentre anche noi a Siena dobbiamo sudarci la vittoria ogni domenica. Nel nostro campionato può succedere di tutto. Poi, a livello internazionale, il discorso è diverso, perché nelle Coppe ci sono una decina di club europei che a livello di budget e lunghezza dei roster sono inarrivabili, per cui arrivare all ultimo gradino della competizione per le nostre squadre può diventare difficile. Ciò non toglie che ci si debba provare lo stesso. Le nostre squadre mostrano tutto il valore del movimento italiano che in Europa viene riconosciuto. Operazione identità Nonostante tutto Pianigiani è quindi ottimista, evidenziando idee molto chiare sul suo mandato: Non voglio lanciare messaggi ai giocatori o fare proclami, ma essere molto semplice e diretto. Credo che per chi ha la fortuna di fare il giocatore di pallacanestro poter disputare un Europeo, un Mondiale o un Olimpiade sia la motivazione massima, altrimenti non avrebbe scelto questo lavoro. Non credo serva una sensibilizzazione, perché ritengo che ci siano già le giuste motivazioni in tutti. Il mio obiettivo è quello di ogni allenatore e cioè far giocare bene la mia squadra, scegliendo un gruppo, cercando di mascherare i difetti e di mostrare i pregi. Non voglio fare voli pindarici, ma punto a raggiungere i prossimi Europei. Poi, in prospettiva più ampia, mi piacerebbe che guardando l Italia che si allena o che gioca una partita si potesse riconoscere il suo modo di giocare, la sua identità ed il suo stile, degni di un Paese che ha alle spalle cinquant anni di storia cestistica importante. E questo va al di là del risultato. Uomo di campo Come le questioni di politica sportiva, dall obbligo degli italiani in campo al numero degli Under da impiegare nelle categorie minori, su cui Pianigiani preferisce non pronunciarsi: Non sono un politico, sono un uomo di campo e mi interessa il lavoro tecnico, magari coinvolgendo gli allenatori in Italia che hanno una tradizione di eccellenza. Il resto non mi interessa, se non dare il 110% nel mio lavoro. Comunque credo in assoluto che, per quanto riguarda il campionato, non ci sia bisogno di regole particolari. Nessuno è contro gli italiani e chiunque, a parità di valore tra uno straniero ed un italiano, fa giocare un italiano, perché rappresenta un valore aggiunto. E da questa consapevolezza e dalla fiducia nei suoi ragazzi che Pianigiani parte quindi per rialzare le sorti di una Nazionale che, per colmare l eventuale gap con le migliori realtà internazionali, dovrà usare l ingegno. E chiaro - afferma infati Pianigiani - che, in questo momento, rispetto ad altre Nazionali, ci manca un po di taglia fisica, un po di chili e centimetri. Vorrà dire che dovremo sviluppare di più altre cose, usare un sistema diverso per aggirare l ostacolo. Noi italiani lo facciamo già in altri campi e dovremo farlo anche qui. Nella pagina accanto: Pianigiani con il Presidente FIP Dino Meneghin e Angelo Barnaba, Responsabile del Settore Squadre Nazionali Maschili. Sopra: a colloquio con Vitucci e Recalcati prima della partita Benetton - Mens Sana 9

10 Il personaggio di serie a Il lavoro rende campioni Pietro Aradori, nuovo talento del basket italiano, racconta i segreti della sua esplosione e di una vita all insegna dell impegno e della passione di Damiano Montanari E la meglio gioventù. Anzi, il meglio della meglio gioventù. Pietro Aradori da Brescia, ventun anni lo scorso 9 dicembre, è il nuovo che avanza, è il giovane del momento, il fiore sbocciato nel deserto del basket italiano, capace di produrre ancora talenti puri, anche in uno dei momenti più difficili della sua storia. E un segnale che fa ben sperare, sia per la classe purissima del ragazzo e la sua incisività in campo, sia per il messaggio che la guardia in forza a Biella trasmette con il suo esempio. Sudore e determinazione Piedi ben saldi a terra, Aradori non si è infatti montato la testa, nonostante il successo conquistato meritatamente sul parquet. Io un predestinato? Assolutamente no - afferma infatti Pietro - anche perché non credo a queste cose. Piuttosto sono convinto che i traguardi importanti si raggiungano attraverso il lavoro ed il sudore. Da piccolo non pensavo che sarei sicuramente diventato un professionista, ma mi sono sempre allenato forte, perché so che, in questo modo, domani potrò essere ancora più forte, mi alleno con passione, perché il basket, oltre ad essere un divertimento, è un bel lavoro. Consapevolezza, applicazione, impegno ed entusiasmo. E questa la ricetta vincente di Aradori, che, a dispetto della sua giovane età, sembra avere già la testa da veterano: L importante è affrontare tutto ciò che mi accade come un momento di maturazione che mi farà crescere. Ogni traguardo, in realtà, è sempre un punto di partenza e di crescita. Parole sagge, di chi ha capito come gira il mondo e di come gira un pallone da basket. La parola d ordine è umiltà. Tutto il resto, con la determinazione ed il talento, verrà di conseguenza. Qui si fa la storia Le cifre di Aradori lo confermano, collocando il giovane di origini bresciane nell Olimpo dei campioni italiani. Prendiamo i suoi numeri, che non mentono, alla fine del 2009: primo posto assoluto nella classifica individuale di valutazione con 21 di media, terzo assoluto e primissimo degli italiani nei punti segnati, con 202 e 18,4 di media a soli due punti da Anthony Grundy e a 21 dal leader della classifica Gary Neal. Per un giovane italiano è qualcosa di assolutamente straordinario, che ci riporta la mente indietro nel tempo, a grandi del calibro di Antonello Riva. Un paragone eccellente, per un talento eccellente che - e questo è il bello - sembra solo all inizio di un ascesa esaltante, tra i 10

11 Il personaggio di serie a miti di ieri e di oggi. Ora non mi ispiro ad alcun giocatore - racconta infatti Aradori - ma quando ero piccolo, ammiravo Carlton Myers ed Andrea Meneghin, due guardie come me. Due campioni, come Danilo Gallinari, fenomeno nostrano sbarcato in NBA ed amico di Pietro: Abbiamo giocato insieme due anni a Casalpusterlengo e a Milano. Siamo amici. Io in NBA? Non sono uno che sogna molto, preferisco stare con i piedi per terra, perché ogni domenica in campo è una guerra e, se non sei concentrato, è facile perdere dei punti. I love Biella Così come è facile che un giovane possa crescere e maturare meglio in un ambiente sereno e stimolante, proprio come sta accadendo ad Aradori: Qui a Biella sto bene. E una bella cittadina, piccolina, a misura d uomo. E soprattutto vive per il basket. Per un giovane, ma anche per un americano alla prima esper i e n z a i n Italia, è sicuramente un ottimo posto in cui crescere, perché qui ti aiutano, qui puoi sbagliare, qui si vince. Ricordando che, come sottolinea Pietro, i risultati aiutano a crescere e credo che ormai Biella sia pronta per fare qualcosa di importante. Negli anni è cresciuta e non è più una sorpresa. Ci sono dei professionisti, non è una meteora, è una realtà affermata in Italia e quest anno siamo anche entrati in Europa. Siamo una squadra esperta che sa affrontare i momenti difficili. Ora pensiamo ad arrivare alle Final Eight di Coppa Italia ed ai play off. Anche grazie ad un Aradori tutto concentrato sul suo presente. Due anni fa ho firmato un contratto per quattro stagioni. Sto bene e non penso al futuro. Onore Azzurro Mentre la mente va decisamente alla Nazionale italiana, con cui Aradori ha già fatto vedere buone cose. Questo è forse il punto più basso della nostra Rappresentativa - commenta la guardia - e so che per ripartire serviranno nuovi stimoli. Per quanto mi riguarda gli unici due motivi per cui non mi presenterò in Nazionale saranno che sarò infortunato o che non sarò convocato. La mia disponibilità a vestire l Azzurro è totale. Voglio dare il mio contributo per ritornare grandi. In estate sono stato impiegato abbastanza ai Giochi del Mediterraneo, dove ho avuto un buon rendimento, risultando essere anche il primo giocatore per valutazione di tutto il torneo, ed alle qualificazioni europee, dove invece ho giocato meno, ma senza creare problemi. Con Recalcati mi sono trovato bene e capisco che alle qualificazioni abbia dato uno spazio maggiore a giocatori più esperti. Per me è stato comunque positivo esserci, perché è stato un momento di crescita. Ci vuole fiducia Che Pietro ha sfruttato al meglio, come fa col tempo libero, in cui preferisce nutrire la mente. Ho la play station - dichiara infatti Aradori - ma non ci gioco mai. Preferisco l e g - gere, in particolare i gialli e i thriller. Il mio autore preferito è Dan Brown e mi sono piaciuti in particolare Il codice da Vinci e La verità dei ghiacci. Ragazzo come tutti gli altri e tifoso del Milan, Pietro non è stato cambiato dal successo. Mi piace stare con gli amici. Sono single e sono sempre lo stesso, perché le cose possono andare bene o male, ma l importante è mantenere il proprio carattere le proprie idee. Anche quelle sulla situazione dei giovani in Italia. Nella vita, per fare grandi cose, bisogna rischiare. Non ci sono italiani al livello degli altri, solo perché non giocano. Bisognerebbe metterci la faccia. Nessuno nasce forte, nessuno nasce Michael Jordan. Bisogna dare fiducia, soprattutto agli italiani. Come fanno a Biella. Ringrazio Luca Bechi che l anno scorso, quando non ero ai miei attuali livelli, mi ha fatto sempre giocare, e prima di lui non dimentico Nando Gentile che mi ha lanciato ad Imola a 17 anni e Jasmine Repesa che a Roma, pur senza farmi giocare molto, mi ha fatto crescere. Il modo migliore per dimostrare sul campo il proprio valore. Sono contrario all obbligo degli italiani in campo, perché così si abbasserebbe il livello, ma credo che tante società dovrebbero puntare sugli italiani per farli diventare forti, proprio come fa Biella. Dove è sbocciato Pietro Aradori. Il fiore più bello della meglio gioventù. 11

12 infogiba GIBA risponde dalla legge italiana. Il suo rapporto con il club datore di lavoro è regolamentato, quanto alla parte economica ed alla durata del rapporto (da uno a cinque anni), da un Accordo Individuale sottoscritto dall atleta e dal legale rappresentante della società. È obbligatorio l utilizzo del modello contrattuale predisposto da Leghe e GIBA ed il deposito dello stesso presso gli Uffici della FIP, della Lega e della GIBA. Tutti gli altri aspetti del rapporto tra club ed atleta sono disciplinati dall Accordo Collettivo. Si tratta di un accordo quadro di 35 articoli (quello individuale si limita ad una sola pagina). L Accordo Collettivo attualmente in vigore è stato firmato nel 2003 alla fine di una lunga trattativa tra le associazioni di categoria: da una parte le Leghe delle società di serie A e di Legadue, e dall altra la associazione dei giocatori (la GIBA). L Accordo Col- Prosegue l ormai consueto appuntamento con la rubrica dedicata interamente alle domande più frequenti dei giocatori. In questa puntata parliamo dell Accordo Collettivo e del rapporto tra club e giocatori, del diritto alla pensione e dei doveri dei giocatori nei confronti della stampa? I giocatori che giocano in una squadra di lettivo, tra l altro, fissa l ingaggio minimo serie A o di Legadue sono giocatori professionisti ; tutti gli altri Che cosa è rapporto con la imposizione a carico contrattuale; disciplina il Fondo di fine sono giocatori dilettanti. I campionati di Serie A e di Legadue, in l Accordo del club datore di lavoro di versare una Collettivo somma pari al 7,5% del valore del base ad una convenzione tra il CONI contratto a fini previdenziali, che il e la FIP, sono infatti gli unici due dei giocatori campionati italiani professionistici. professionisti? Un giocatore professionista è un lavoratore subordinato, e riceve molte tutele direttamente giocatore potrà recuperare non appena lascia il settore professionistico; impone alle società di garantire una copertura assicurativa in favore dei giocatori per il caso di morte o infortunio; stabilisce un codice disciplinare con la minuziosa elencazione dei doveri dell atleta verso il club e, viceversa, i doveri del club verso l atleta; stabilisce l obbligo di assistenza sanitaria in capo al club e fissa le regole da seguire in caso di infortunio; impone le regole che il club deve seguire, a pena di nullità, per l eventuale adozione di sanzioni disciplinari; fissa le regole generali del fondo di solidarietà che consente di pagare almeno parzialmente gli stipendi dei giocatori di squadre che vengono dichiarate fallite o che sono comunque escluse dal campionato; impone particolari regole di giustizia in base alle quali in tempi rapidissimi la società che non paga gli stipendi è costretta a farlo; fissa le regole di procedura per risolvere eventuali controversie tra atleti e club. 12

13 infogiba Solo i giocatori professionisti (vedi sopra) maturano il diritto alla pensione. Il club datore di lavoro è obbligato a trattenere una parte percentuale del salario lordo, che figura nell Accordo Individuale ed a versarlo all ENPALS, Ente Nazionale di Previdenza per i Lavoratori dello Spettacolo (che è l INPS degli atleti). Sulla base dei contributi previdenziali versati sarà poi calcolata la pensione. Per gli atleti professionisti il periodo minimo di contribuzione per avere diritto alla pensione è di 20 anni, ma è previsto un abbuono di un anno per ogni cinque di contribuzione. Anche per chi non arriva a giocare così a lungo tra i professionisti è possibile beneficiare dei contributi pensionistici versati, o a seguito del ricongiungimento con le contribuzioni versate in Quali giocatori hanno diritto alla pensione? Un giocatore di pallacanestro è anche un personaggio dello spettacolo: la gente si reca al? palazzo dello sport per vederlo esibire, ed in genere paga anche un biglietto. Un personaggio di spettacolo responsabile non si sottrae alle regole dello spettacolo (da cui, oltre tutto, trae sostentamento), e quindi mantiene con il pubblico un rapporto anche al di fuori del luogo dove si esibisce. Un personaggio di spettacolo, e particolarmente un atleta, è additato ad esempio dai giovani tifosi, e pertanto a maggior ragione deve mantenere un comportamento esemplare. L atleta serio e consapevole di ciò, non si sottrae alla intervista, nemmeno quando vorrebbe fare tutt altro e trovarsi in tutt altro luogo. Quali doveri ho verso la stampa?? favore di altri enti o casse previdenziali cui l atleta risulti iscritto dopo la carriera sportiva, o con la prosecuzione volontaria dei versamenti contributivi. Naturalmente, per potere percepire la pensione, è necessario il raggiungimento di una età minima, che in genere è di 65 anni (ma si tratta di termine destinato a variare nel tempo, in considerazione della variazione della durata media della vita dell uomo). Ogni giocatore professionista può controllare lo stato dei versamenti direttamente dal sito dell ENPALS, previa acquisizione di una password personale che può essere chiesta anche per mezzo dei ns. Uffici. Dal momento che il professionismo nel basket è stato introdotto solo dal 1994, non ci sono ancora ex giocatori che percepiscono la pensione. È auspicabile che al momento di operare una scelta tra una proposta di un club professionistico ed una di un club non professionistico, il giocatore valuti anche che, nel primo caso, svolgerà una attività utile ai fini della pensione. L atleta serio ed educato ha una parola per tutti e si concede ai giornalisti anche quando non avrebbe voglia di parlare. Per le superiori considerazioni, nell Accordo Collettivo è previsto (art. 16.3) l obbligo per ogni giocatore professionista di sottoporsi alle interviste programmate dalla società. In caso di indisponibilità ingiustificata ad un incontro con la stampa, l atleta è passibile di sanzione disciplinare. 13

14 sicchiare qualche punto. L anno successivo, diciannovenne, giocai seriamente circa 13 di media poi, causa un infortuil personaggio di legadue A volte ritornano Dopo la delusione a Capo d Orlando Gabriele Ganeto sta facendo molto bene a Vigevano, lavorando per tornare in serie A da protagonista di Massimo Bonarelli Il ritorno in serie A con un ruolo da protagonista sembrava cosa fatta quando, nel 2007, l Orlandina Basket lo mise sotto contratto, ma le tristemente note traversie societarie che determinarono l esclusione del club dal campionato gli negarono il giusto palcoscenico. Ora, a due anni di distanza da quello spiacevole incidente di percorso, Gabriele Ganeto si sta proponendo in Legadue con la maglia di Vigevano come uno dei migliori giovani italiani in circolazione e, statene certi, le sue prestazioni non stanno passando inosservate nemmeno al piano di sopra. Dalla Sicilia con furore Non posso negare che quella di Capo d Orlando sia stata una grandissima occasione persa. Puntavano molto su di me, mi avevano firmato per tre anni e mi ritrovavo ad essere sotto la guida tecnica di Meo Sacchetti, amico di famiglia ed eccellente allenatore. Si vede - afferma Ganeto - che era un segno del destino che andassi a giocare a Vigevano. Arrivato fuori condizione, causa la sosta forzata di alcuni mesi, e nella non semplice situazione di doversi mentalmente ricalare in una realtà diversa da quella prospettata, l ala torinese classe 87 ha saputo, dopo un avvio stentato, ergersi a giocatore chiave per la vittoria del campionato: Inizialmente non è stato facile, ma ho avuto la fortuna e non è - sottolinea Ganeto - la solita frase di rito, di entrare a far parte di un gruppo estremamente unito, affiatato, formato da giocatori esperti che conoscevano al meglio la B1 e questo ha reso il mio inserimento più facile del previsto. I play off poi sono stati un trionfo per la società. Buon sangue non mente Due metri di altezza, fisico da cestista se ce ne è uno, figlio d arte da parte di mamma nonché vicino di casa fin da piccolo di Matteo Mitton - ex giocatore di serie A e fondatore del Venaria Basket - Ganeto è stato un predestinato per la palla a spicchi. A soli 6 anni di età è il primo tesserato proprio del Venaria prima di catturare l interesse della Pallacanestro Biella, dove, dopo cinque anni di giovanili, entra a far parte della rosa della prima squadra: Ho esordito in serie A nel 2003 contro Napoli, anche se solo per pochi secondi. Il mio vero e proprio debutto - ricorda Ganeto - fu l anno successivo in casa contro Siena, in cui restai in campo per una ventina di minuti: quando entrai eravamo sotto di una ventina e, seppur inutilmente, riuscimmo a ro- 14

15 il personaggio di legadue nio alla caviglia, potei rientrare solo ad aprile per i play off. Dopo Biella e prima dell approdo a Vigevano le parentesi di Casale Monferrato in Legadue - Andai in prestito da gennaio per avere maggiori spazi ma non andò benissimo. Probabilmente pagai la prima esperienza lontano da casa - e di Castelletto Ticino in B1: Uscimmo ai play off contro Lumezzane ma fu un annata positiva. Dal punto di vista della mia crescita come giocatore è stato particolarmente importante avere Ciocca come allenatore. Talento a tutto tondo Vero e proprio all around, Ganeto può ricoprire tutti gli spot da esterno ed in difesa, a seconda delle necessità, marcare dal play all ala forte: La mia caratteristica migliore è la duttilità. Non ho un ruolo definito anche se quest anno parto sempre da guardia. Sono comunque consapevole di dovere migliorare in molti aspetti del gioco a partire dal controllo di palla, fondamentale in cui mi sento un po involuto. In serie A la palla l hai meno nelle tue mani quindi si tratta essenzialmente di un abitudine che devo riacquisire. Ciò che invece, grazie alle molteplici esperienze maturate oltre tutto in campionati completamente differenti tra loro, quali la A d eccellenza, la Legadue e la serie A, risulta migliorato è l aspetto psicologico. Dal punto di vista della tenuta mentale mi sento più forte rispetto a prima. Quando le cose non girano bene, anche durante una partita, accuso in maniera minore cali di fiducia: in una parola sono meno ondivago. Lo testimonia il rendimento dell ala torinese, segno di un acquisito equilibrio e di una sempre maggiore tranquillità e sicurezza nei propri mezzi che potrebbero rappresentare la definitiva rampa di lancio per un talento non ancora sbocciato del tutto: Stiamo giocando molto bene tutti in questo momento, andiamo in campo con la giusta aggressività e i risultati stanno cominciando ad arrivare. Dopo la vittoria con Rimini c è entusiasmo ma al tempo stesso un filo di rabbia perché abbiamo lasciato per strada qualche punto di troppo. Potevamo essere più in alto in classifica. Obiettivo dichiarato e di rito per una neopromossa non può essere che la salvezza ma Ganeto non vuole fare lo scaramantico: Un pensiero ai play off lo facciamo anche perché ci siamo resi conto che possiamo davvero giocarcela con tutti. Sogni e consigli Se il presente si chiama Vigevano, il futuro potrebbe essere di nuovo a Biella, anche perché, senza mezzi giri di parole, l obiettivo dichiarato è quello di diventare stabilmente un giocatore di serie A. Sono una persona ambiziosa - conferma infatti Ganeto - e quindi mi piacerebbe tornare al piano di sopra rivestendo questa volta un ruolo da protagonista. Farlo a Biella sarebbe indubbiamente il massimo anche perché la considero la mia seconda casa. Inoltre ritroverei Luca Bechi, il mio mentore. E stato lui a portarmi a Biella e quindi mi piacerebbe molto tornare ad essere un suo giocatore. Chissà che questo desiderio non si possa realizzare prima di quanto non si creda, anche se il presente di Ganeto si chiama Vigevano, e si tratta di un presente che può regalare ancora molte soddisfazioni. Di certo ciò che non manca all ala piemontese è la voglia di emergere e di sacrificarsi. L importante è essere messo nelle condizioni giuste per potere essere valorizzati. La storia che ci siano pochi italiani di talento - dichiara infatti Ganeto - è un luogo comune: il problema è che vengono poco responsabilizzati. In questo senso se dovessi dare un consiglio ad un giovane gli direi di farsi un paio di stagioni in A di eccellenza. E un campionato estremamente duro e competitivo più di quanto non si creda: la palestra ideale per crescere e per proporsi per le serie maggiori. 15

16 infogiba Il vincolo sportivo Tutto quello che c è da sapere per i giocatori e le società Il vincolo è lo strumento giuridico previsto nei regolamenti federali attraverso il quale si fissa un legame particolare tra un giocatore ed una società. In virtù di questo rapporto, il club mantiene un controllo assoluto sull atleta, a partire dal suo primo tesseramento, che in genere avviene a 13 anni. In altri termini, il vincolo conferisce alla società che effettua il primo tesseramento di un giocatore il diritto di schierarlo in esclusiva nelle competizioni federali. Un giocatore vincolato può ottenere il trasferimento ad altra società solo se autorizzato, attraverso il rilascio di un nulla osta, dalla società con la quale risulta tesserato. La concessione del nulla osta di trasferimento può anche essere a titolo oneroso: vuol dire che le società possono contrattare un prezzo per il trasferimento di un giocatore. È opportuno evidenziare che non esiste un sistema analogo in alcun paese estero, e la ragione è ovvia: si tratta di regola che per varie ragioni contrasta con i principi democratici e costituzionali di libertà e di libera associazione. Contrasta anche con la legge 91/81 che all art. 1 espressamente prevede che l esercizio della attività sportiva sia in forma professionistica o dilettantistica, è libero. Quale fondamento giuridico può avere una regola che impedisce ad un soggetto che ha operato la scelta di associarsi ad un club a 13 anni, e quindi del tutto inconsapevolmente, di revocare quella decisione, ed addirittura posticipa la facoltà di esercizio del diritto di dissociazione ben oltre il raggiungimento della sua maggiore età? E tuttavia, dato il particolare sistema sportivo italiano, nel quale la formazione sportiva è colpevolmente delegata alle associazioni ed ai club privati, laddove invece nei paesi più sviluppati tale funzione è esercitata dalle scuole (si pensi ai college USA), il vincolo viene in qualche modo tollerato. Il vincolo fa sì che i club mantengano interesse al reclutamento ed all addestramento dei giovani, interesse che altrimenti verrebbe drammaticamente a mancare, con gravi ripercussioni sul movimento sportivo generale. Negli ultimi anni, anche in esecuzione di precise direttive del CONI, il vincolo nel basket ha subito un sostanziale ridimensionamento: dal vincolo a tempo indeterminato (cioè fino al termine della carriera) si è passati al vincolo fino a 32 anni e poi ad un complesso sistema di svincolo graduale che entrerà a regime dal Da tale data, saranno svincolati tutti i giocatori nati negli anni 1989 e precedenti (da 21 anni in su). Per i giocatori giovani tesserati per società dei campionati professionistici, le società stesse hanno diritto di stipulare con questi atleti (che in tal caso prendono il nome di giovani di serie) il primo contratto professionistico, alle condizioni economiche minime previste nell Accordo Collettivo. La società che tessera un giocatore svincolato, tranne che si tratti della stessa società che lo aveva nei propri tabulati federali nell ultimo anno di vincolo, deve versare alla FIP un importo (cosiddetto parametro), che varia a seconda del campionato cui partecipa (euro per i club di Serie A; euro per i club di Legadue; euro per i club di Serie A dilettanti; euro per i club di Serie B dilettanti e 16

17 infogiba così via). La FIP provvede poi a ripartire tale importo tra le società che ha effettuato il primo tesseramento del giocatore e quella che lo ha tesserato nell ultimo anno prima dello svincolo. Il parametro come sopra quantificato vale per una sola stagione sportiva e deve essere versato ad ogni successiva richiesta di tesseramento. Uno svincolo condizionato al pagamento di una somma di denaro è in realtà un vincolo camuffato, ma la riforma rappresenta il risultato di una difficile tra il sintesi diritto dei giocatori di scegliersi la squadra dove giocare, e comunque di cambiare quella con la quale i suo genitori lo hanno vincolato all età di 13 anni, e l esigenza dei club di proteggere i propri investimenti sul settore giovanile e dunque l interesse del movimento a che le società mantengano interesse nella organizzazione di leve e vivai giovanili. Una novità importante della riforma della disciplina del vincolo è la abolizione del premio di addestramento e formazione tecnica, quel balzello di enormi proporzioni che sino ad oggi ha di fatto impedito a molti giovani promesse, fino al compimento dei 26 anni, il passaggio al professionismo. Si discute in Italia sulla legittimità di regole che creerebbero disparità di trattamento e maggiori opportunità per gli atleti italiani in danno di quelli stranieri. In realtà, da tempo denunciamo che la situazione è esattamente capovolta: i club possono tesserare con poche limitazioni atleti provenienti da federazioni straniere, senza oneri oltre al costo dell ingaggio, mentre per tesserare atleti italiani provenienti dai campionati dilettantistici, devono sborsare somme enormi, sotto forma di premio di addestramento e formazione. È così incredibilmente accaduto che il si- ste- ma di regole federali anziché incentivare il passaggio degli atleti locali dal dilettantismo al professionismo, lo ha decisamente ostacolato, favorendo viceversa la proliferazione di giocatori non italiani. Il premio di formazione sarà finalmente abolito e sostituito dal parametro. Per la stessa ragione, e cioè per evitare disparità di trattamento in danno dei giocatori italiani, dalla introduzione della regola che prevede il pagamento di un parametro per il tesseramento di atleti svincolati, è previsto che la stessa somma sia versata dai club anche per i l t e s s e r a - mento degli atl e ti stranieri. Per le giocatri- ci vige un sistema diverso: lo svincolo, secco e senza parametro, interviene solo a 26 anni. È auspicabile che si giunga in fretta ad uniformare le discipline, dato che la disparità di trattamento tra giocatori e giocatrici appare completamente ingiustificata ed illegittima. 17

18 the foreign player Welcome Illini Prince Dee Brown, decisivo play di Avellino, ha già stregato i suoi nuovi tifosi, continuando a coltivare la sua grande passione per l hip hop Dee Brown, the decisive playmaker, has already gotten his new fans spellbound, continueing to cultivate his great passion for hip hop di Massimo Bonarelli / Translation by John Fultz ITALIANO Vivo come se non ci fosse il domani. Mi godo la vita sapendo di essere benedetto per la situazione in cui mi trovo e sapendo che le cose potrebbero andare peggio. Questa la filosofia di Dee Brown, 185 cm di talento puro quest anno ad Avellino. Nativo di Jackson, vera e propria stella dell Università di Illinois con cui, nel 2005, ha sfiorato il titolo Ncaa, perso in finale contro North Carolina, Brown a dispetto della giovane età (25 anni) vanta già un background importante. Sogno americano Dopo una breve carriera Nba divisa tra Utah, in cui ritrova i suoi compagni di college Deron Williams e R.Powell, e Washington, e le parentesi europee di Istanbul sponda Galatasaray e Tel Aviv in maglia Maccabi, la decisione di approdare in Irpinia: Mi reputo molto fortunato - ci dice Brown - ad avere avuto la possibilità di fare queste esperienze a contatto con culture diverse: potere guadagnarmi da vivere giocando a basket è un privilegio ed il fatto che quest anno lo faccia per una piccola città mi aiuta a restare ancor più concentrato ed a stare in palestra per migliorarmi. Qui ho incontrato grandi tifosi ed ottime persone. Avellino quindi come tappa intermedia o meglio ancora rampa di lancio per l Nba che resta sempre l obiettivo principale: Voglio misurarmi al più alto livello possibile. Giocare da professionista è un sogno che è diventato realtà e per questo mi sento benedetto dal destino, ma sono ancora giovane e ho ancora tanto da imparare. Voglio migliorare tutto il mio gioco, ogni anno voglio fare dei progressi, raccogliendo sempre più esperienza. Altruismo a tempo di hip hop Ad Avellino è il leader, colui che detta i ritmi del gioco e dalle cui mani passano tutti i palloni che scottano, il go tu guy ma Brown, che ama definirsi un up tempo player non è di certo un giocatore egoista, basti ricordare che ad Illinois faceva più assist di un certo Deron Williams. Alla fine l unica cosa che conta è vincere e visto che il basket è uno sport di squadra voglio mettere il mio gioco al servizio dei compagni. Sono stato un giocatore chiave in tanti team diversi, ma mi metto sempre al servizio della squadra. Vincitore di numerosi premi individuali (tra cui giocatore dell anno per The Sporting News nel 2005 e Bob Cousy award per il miglior play nel 2006) Dee Brown, oltre al basket - è la mia vita, la cosa che mi rende felice -, ha anche una passione viscerale per la musica hip hop con cui, sotto lo pseudonimo di The Illini Prince, ha inciso due dischi Unwritten e Time away : Sono fortunato perché riesco ad esprimermi ed a raccontare le mie storie ma, come per il basket, dietro c è stato tanto lavoro duro. Vado al massimo Padre di due figli, Daniel Jamal e Darrian, Brown non ha avvertito difficoltà di ambientamento in Europa - posso giocare in entrambi i sistemi - anche se il campo più piccolo, la barriera della lingua, alcune regole diverse, il metro arbitrale e l incredibile sipirito competitivo fanno capire perché molti giocatori americani qui fatichino. L importante allora è, come ho scritto in una mia canzone, dare il 100%: dare sempre il massimo ogni volta che scendo in campo, anche se - ricorda scherzosamente - mi dicevano sempre di dare il 110%, ma io rispondevo che il 110% non esis t e!. Parola di Dee Brown che, con i suoi canestri ed i suoi v e r s i rap, ha già fatto innamorare tutta Avellino. 18

19 the foreign player I live like there s no tomorrow. I enjoy life knowing that I m blessed to be in my present situation and knowing that things could be worse. This is Dee Brown s philosophy 6 1 of pure talent for Avellino. A native of Jackson, real and true star at the University of Illinois, with whom in 2005 he just missed winning the NCAA title, losing in the final against North Carolina. Despite Brown s young age of 25 he can be lauded for his important background. American Dream After a brief career in the NBA divided between Utah, where he was reunited with his college teammates, Deron Williams and R. Powell, and Washington. The European parenthesis of Istanbul with Galatasaray and Tel Aviv wearing the jersey of Maccabi, then the decision to come to Irpinia. I believe that I m fortunate, Brown told us, to have had the possibility to have had these experiences in contact with other different cultures; to be able to earn a living playing basketball is a privilege and the fact that I do it this year in a small city helps me maintain even better concentration and to spend more time in the gym to improve. Here I ve met great fans and excellent people. Avellino, therefore, is an intermediate stopover or better yet is a launching pad for the NBA, which remains his main objective. I want to compete at the highest possible level. To play as a professional is a dream which has become reality and due to this I feel blessed by destiny, but I m still young and have a lot to learn. I want to improve all facets of my game, every year I want to make progress, always acquiring more experience. Altruism to the hip hop beat For Avellino, he s the leader, the one who determines the rhythm of the game and in whom s hands all the decisive plays are made, the goto guy, but Brown, who loves to define himself an up-tempo player, isn t an egotistical one. It s sufficient to remember that at Illinois he dealt out more assists than a certain Deron Williams. In the end, the only thing that counts is winning and since basketball is a team sport I want to dedicate my play to serve my teammates. I ve been a key player for many different teams, but I always dedicate myself to helping the team first of all. He has been the winner of many individual awards, (including the Player of the Year for the Sporting News of 2005 and of the Bob Cousy Award for the best playmaker of 2006). Dee Brown, besides basketball- it s my life, the thing that makes me happy - also has a deep passion for hip hop music with which using the alias of The Illini Prince has cut two records, U n w r i t t e n and Time Away. I m fortunate because I m able to express myself and tell my story but, like with basketball, behind it there s been a lot of hard work. I go to the Max The father of two sons, Daniel Jamal and Darrien Brown, he hasn t had difficulty adapting to the European scene. I can play in both systems even if the court is smaller, there s a language barrier, some rules are different, the referee s interpretations and the incredible competitive spirit makes it understandable that many American players have difficulties. The important thing is, therefore, that as I wrote in one of my songs is to give 100%: to give my all every time I m on the court, even if, he remembers amused, they always told me to give 110&, but I replied that 110% doesn t exist! Words, by Dee Brown who with his baskets and with his rap lyrics, has already made all of Avellino love him. english 19