LE INIZIATIVE PER L UTILIZZO DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE COMPLEMENTARE A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO DELL ECONOMIA REALE DEL PAESE

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1 LE INIZIATIVE PER L UTILIZZO DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE COMPLEMENTARE A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO DELL ECONOMIA REALE DEL PAESE Presentazione della Relazione approvata dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale Roma, 30 luglio 2014 ore 14,30 Sala del mappamondo Palazzo Montecitorio Premessa La Commissione, alla luce del dibattito svolto fin qui e grazie al prezioso supporto ricevuto dalle audizione svolte, ha fatto propria l idea del necessario rilancio della previdenza complementare e il conseguente allargamento della platea, così come si ritiene che il risparmio previdenziale possa costituire un importante risorsa per lo sviluppo del Paese. Inoltre, tale scelta potrà risultare utile per le stesse forme pensionistiche: conciliare la migliore e più responsabile gestione delle risorse raccolte con finalità previdenziale con più consistenti investimenti nell economia reale nazionale è l'obiettivo prioritario da perseguire per garantire ai lavoratori un reddito da pensione adeguato e dignitoso e al contempo sostenere l'economia reale. Se riparte l'economia cresce la disponibilità ad effettuare risparmi previdenziali di medio/lungo periodo e cresce la stessa entità delle risorse destinate e ciò non solo per effetto del moltiplicarsi delle adesioni, ma anche per la crescita delle retribuzioni e, di riflesso, della contribuzione che ad esse si rapporta. La crisi, del resto, fa sentire il suo peso direttamente anche sulle forme pensionistiche. Sono ormai divenute notizie giornalistiche quelle che danno conto del fenomeno della sospensione della contribuzione e la crisi incide anche sul riscatto 1

2 delle posizioni previdenziali preferito al trasferimento presso altra forma pensionistica. Il superamento della crisi, dunque, risponde ad un diretto interesse anche dei fondi pensione. Nel sostenere tutto ciò, non si ha una visione miracolistica di quanto le forme pensionistiche, come investitori istituzionali, possono assicurare, ma si ha piena consapevolezza che sono tante e di diversa natura le misure da adottare per massimizzare la potenzialità degli investitori istituzionali con un mix più equilibrato d'investimento come dimostrano le concrete esperienze degli altri paesi. Il quadro dei FP in Italia. In questo quadro è quindi fondamentale rilanciare ed estendere l'ambito di copertura della previdenza complementare. Se pur, a distanza di anni dal lancio della previdenza complementare il bilancio, pur tra molte difficoltà, è sostanzialmente positivo, la capacità di attrazione di quella che definimmo la "seconda gamba" della previdenza ad oggi non è ancora soddisfacente. Innanzitutto perché ha scarsamente incontrato l'attenzione di quei soggetti che più di altri avrebbero bisogno di una copertura assicurativa aggiuntiva e penso in particolare ai giovani, ai lavoratori discontinui, ma anche agli addetti delle piccole e piccolissime aziende che ancora in maniera estremamente modesta utilizzano, o non sono in condizione di utilizzare al meglio lo strumento del TFR, così come la mancata adesione dei dipendenti pubblici. Inoltre, si registra un contributo estremamente modesto nell'apporto finanziario all'economia reale, in particolare a causa di paletti legislativi troppo rigidi che di fatto frenano un intervento in settori strategici della nostra produzione, a differenza di quanto accade nel complesso delle economie sviluppate, e a causa della mancanza di strumenti finanziari capaci di coniugare la garanzia per la tenuta del risparmio dei contribuenti e un loro utilizzo strategico nei settori produttivi. 2

3 In una recente audizione il Presidente della COVIP ha disegnato un quadro a luci ed ombre: Alla fine del 2013 operavano 510 forme pensionistiche complementari così ripartite: 39 fondi pensione negoziali, 59 fondi pensione aperti, 330 fondi pensione preesistenti e 81 piani individuali pensionistici di tipo assicurativo(pip); a questi si aggiunge FONDINPS, la forma complementare istituita presso l Inps che accoglie i flussi di TFR dei lavoratori silenti per i quali gli accordi collettivi non prevedono un fondo di riferimento. Sempre a fine 2013 gli iscritti alle forme pensionistiche complementari erano 6,2 milioni di cui 1,95 milioni ai fondi negoziali, 984 mila ai fondi aperti, 2,6 milioni ai PIP, 655 mila ai fondi preesistenti e a Fondinps. Il tasso di adesione per comparto: il 32,2% dei dipendenti del settore privato, il 4,8% dei dipendenti del settore pubblico e il 30,4% dei lavoratori autonomi. Complessivamente, soltanto il 15% delle forze di lavoro con meno di 35 anni è iscritto ad una forma pensionistica complementare. Le forme pensionistiche complementari, individuali e collettive, gestiscono complessivamente risorse pari a 116,4 miliardi di euro (dati Covip relativi al mese di dicembre u.s.), pari al 7,5% del PIL e al 3% delle attività finanziarie delle famiglie. L incremento delle risorse rispetto al 2012 è stato di circa 12 miliardi di euro. Alla fine del 2013, il patrimonio complessivo era per il 61% impiegato in titoli di debito, di cui quattro quinti in titoli di stato. Le azioni sono salite dal 14,4% al 16,1%, mentre è diminuita la quota investita in depositi e in quote OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio). La quota dei titoli di debito pubblico italiano pari a 23,9 miliardi, è salita di 2,6 miliardi rispetto al 2012 continuando a formare poco più della metà dell ammontare complessivo dei titoli di Stato. Gli investimenti azionari ammontano a poco più di 14 miliardi di cui soltanto 716 milioni impiegati in azioni di imprese italiane, una quota pari allo 0,8% sul totale azionario. 3

4 I TRE AMBITI SU CUI OPERARE PER RILANCIARE I F.P. : 1. L'allargamento della platea. L urgenza di addivenire a soluzioni in grado di promuovere le adesioni è, dunque, innegabile e, a questo punto, dopo tante ipotesi di intervento è il caso di tirare le fila e di sviluppare le ipotesi che si ritengono più efficaci rispetto allo scopo di diffondere la partecipazione alla previdenza complementare. L obbligatorietà per legge, che sotto questo profilo parificherebbe le forme pensionistiche complementari alle forme di previdenza pubblica di base, incontra obiezioni non facilmente superabili. La soluzione più praticabile risulterebbe quella prospettata, nel corso delle audizioni, centrata su meccanismi di adesione automatica (anche di natura contrattuale), comportanti l adesione dei lavoratori alla forma pensionistica di riferimento, con la facoltà di revocare l adesione entro un determinato periodo di tempo (es. 3 mesi). Meccanismi del genere, che sicuramente dovrebbero scattare al momento dell assunzione, potrebbero operare, a partire da una ben determinata data, anche per i lavoratori già in servizio, opportunamente non per tutti ma solo per quelli che più hanno bisogno del concorso di una pensione complementare e che, in ragione dell età, hanno davanti a loro un congruo periodo di accumulo nella previdenza complementare. Problema molto delicato è quello riguardante il tipo di contratto di lavoro a cui il lavoratore aderisce affinché nei suoi confronti operi l adesione automatica. In particolare si segnala la situazione delle categorie dei dipendenti delle pubbliche amministrazione, a suo tempo esclusi dal meccanismo del silenzio-assenso di cui al d.lgs. 252/2005. La proposta di coinvolgere ora anche questa platea di lavoratori con esclusivo riferimento a quelli assunti dopo il 1 gennaio 2001, per i quali già opera il regime del Tfr ( proposta Covip), appare realistica, a fronte di altre ipotesi che 4

5 porrebbero maggiori problemi di incidenza sulla spesa pubblica, e utile anche perché andrebbe ad incidere sulla fascia di lavoratori pienamente interessati dagli interventi di razionalizzazione del sistema previdenziale con il passaggio pieno al contributivo. Il d. lgs. 252, costruendo il meccanismo dell adesione come effetto di un periodo semestrale di silenzio, si è basato sul Tfr (art. 8, comma 7) e, in questo modo, ha mantenuto del tutto estranee tutte le fasce di lavoratori che non dispongono del TFR: lavoratori parasubordinati, lavoratori autonomi, anche se economicamente dipendenti. Considerando che l esigenza della integrazione rappresentata dalla pensione complementare è generale, occorre valutare se non sia il caso di estendere anche a tali categorie di lavoratori la regola che vede la partecipazione alla previdenza complementare come riflesso naturale dello status professionale, fatta salva la facoltà del recesso. Conquistare al risparmio previdenziale le fasce di lavoratori più giovani. E' soprattutto per rispondere alle loro esigenze che possono realizzarsi investimenti che richiedono orizzonti temporali più estesi, ossia quegli investimenti più utili anche dal punto di vista del sistema Paese. CAMPAGNE INFORMATIVE: Il D.Lgs. n. 252/2005 aveva autorizzato una spesa di 17 milioni di euro per la realizzazione di campagne informative intese a promuovere adesioni consapevoli alle forme pensionistiche complementari nel Tale iniziativa potrebbe essere rifinanziata, con un piano nazionale di informazione sulla previdenza pubblica e complementare, per sensibilizzare i lavoratori interessati sulla convenienza di aderire a FP destinati a sostenere l economia reale, per informarli sulle agevolazioni conseguenti a tale opportunità. Altra questione rilevante riguarda la non disponibilità per le imprese delle risorse destinate a TFR impiegate in FP, non più utilizzabili quindi come forma di autofinanziamento per le imprese stesse. Per ovviare a tale inconveniente il D.Lgs 252/2005 prevedeva alcune modalità di compensazione 5

6 finanziaria per le imprese. A tal proposito le associazioni interessate hanno proposto di valutare l'ipotesi dell'introduzione di meccanismi che consentano il recupero da parte del sistema produttivo delle risorse devolute alla previdenza complementare, ad esempio sotto forme compensative da rintracciare eventualmente nella riduzione degli oneri di competenza dell'inps. Dal crescere delle adesioni non solo deriva un aumento delle risorse da investire e delle possibilità di diversificazione su di un più ampio spettro di attività, ma deriva anche la possibilità di diversa qualità degli investimenti. 2. Interventi di carattere ordinamentale finalizzati a favorire l'accesso ai F.P. Casse di previdenza: si propone l esigenza di una più precisa definizione della loro configurazione istituzionale. Si può pensare ad una ampia revisione della legislazione che auspicabilmente rimuova le cause del contenzioso che ha avuto come protagoniste le Casse o che, per altri aspetti, ha visto le Casse contraddette da interventi giudiziari proprio quando le stesse hanno virtuosamente posto in essere quanto previsto dalle riforme dei regimi previdenziali. Interventi per i Fondi pensione Valutare l opportunità di una parziale revisione dell art. 6 del d.lgs. 252/2005 circoscritta all attività di investimento dei fondi pensione. Ci si riferisce, in particolare, alle sue lett. d) e c). La lett. d), riferita ad investimenti nel settore immobiliare, sicuramente merita dei chiarimenti, a causa del suo generico riferimento alla sottoscrizione o acquisizione di azioni o quote di non meglio definite società immobiliari. Più 6

7 in generale, è da verificare, dati gli obiettivi che ci si propone e l arricchimento degli strumenti finanziari registratosi negli ultimi anni che vanno ben oltre da quanto previsto dal decreto legislativo n. 252 del 2005 se non sia il caso di revisionare le suddette disposizioni in modo tale da ampliare le possibilità di investimento da parte dei fondi.. Nel procedere a tale revisione, è anche il caso di mettere a punto una rassegna degli strumenti presenti nel mercato finanziario italiano, distinguendoli per: grado di rispondenza alla finalità di rafforzamento delle imprese aventi sedi in Italia; trasparenza; onerosità; liquidabilità. Un documento del genere, che ovviamente potrebbe raccogliere anche altri elementi, sarebbe particolarmente utile non solo per l attività legislativa che si è ipotizzata, ma anche per le autonome decisioni di investimento delle forme pensionistiche. DM 21 novembre 1996, n. 703: la revisione in corso, secondo quanto ha riferito il Sottosegretario Baretta in sede di audizione in Commissione ".. altro tema importante è quello delle modalità di investimento dei patrimoni dei Fondi Pensione, disciplinato dal DM MEF n. 703/1996 sulla base dell art. 6 del D.Lgs. n. 252/2005, ora oggetto di revisione secondo un impostazione che appare finalizzata soltanto realizzare investimenti finanziari: occorre invece, proprio in tale sede, prevedere l ipotesi dell impiego di tale risparmio per sostenere iniziative pubbliche di sviluppo dell economia reale e valutare una nuova impostazione che attenui l impostazione di prevedere soli limiti quantitativi agli investimenti, adottando invece un approccio più flessibile e meno dirigistico, fatta salva la solidità della gestione del risparmio previdenziale. " Altro tema rilevante per l individuazione di risorse finanziarie aggiuntive da destinare ad investimenti è quello del possibile utilizzo di riserve dell INAIL attualmente vincolate presso la Tesoreria unica. 7

8 3. Strumenti di agevolazione, la leva fiscale. Nel momento in cui si auspica un attività di investimento in determinate direzioni, è giusto interrogarsi su quali possano essere i meccanismi da adottare allo scopo, sapendo che in termini generali si può pensare a meccanismi di tipo vincolistico o di tipo incentivante, che appaiono da privilegiare, come risulta anche dai contributi ricevuti dalla Commissione. In questa prospettiva, assumono rilievo le agevolazioni di carattere fiscale, su cui la Relazione e, prima ancora, i contributi inviati alla Commissione si sono ampiamente cimentati. L idea generale è quella di applicare un prelievo attenuato sui rendimenti per investimenti infrastrutturali di lungo periodo, effettuati per finalità sociali, a favore delle imprese contribuenti ai fondi, a sostegno di progetti pubblici o privati che favoriscano lo sviluppo dell occupazione, della produttività e della valorizzazione del capitale umano nel territorio nazionale. Questo delle agevolazioni fiscali differenziate è un punto particolarmente delicato, non privo di problematicità, anche perché in grado di aggravare il problema delle "coperture" già di per sé di difficile soluzione, come ha ricordato in Commissione anche il Sottosegretario Baretta. In primo luogo, non si può pensare alle convenienze fiscali come ad un vantaggio capace di rendere congruo un investimento solo perché, in astratto, può assicurare rendimenti meno gravati dal carico fiscale. La commissione, come ampiamente illustrato dalla Relazione, ha provato a sintetizzare alcune linee d'intervento che ricordo brevemente: 1. Introduzione d incentivi che prevedano un carico fiscale decrescente al crescere del periodo di detenzione delle attività, agevolando così gli investimenti di lungo periodo. 2. Adozione di misure che possano favorire l impiego del risparmio, previo il consenso degli enti gestori, verso il finanziamento d infrastrutture e di opere pubbliche. In tal senso si ritengono auspicabili sia interventi riguardanti la definizione dei soggetti investitori e del tipo d investimenti possibili in ambito 8

9 previdenziale, sia incentivi di tipo fiscale che possano favorire gli investimenti in infrastrutture tramite specifiche agevolazioni (ad es. aliquote ridotte per i rendimenti di particolari titoli, eliminazione delle ritenute a titolo d acconto o di imposta, un livello di tassazione inferiore rispetto all imposizione ordinaria). 3. in materia di tassazione degli immobili e per quanto riguarda il regime IVA. 4. in materia di armonizzazione e riordino dei regimi fiscali attualmente previsti per i fondi pensione e per le casse previdenziali private. Su quest'ultimo tema il Governo, nella persona del Sottosegretario Baretta nel corso della sua audizione ha annunciato che: "..si potrebbe ipotizzare una tassazione del rendimento del patrimonio finanziario delle Casse con un imposta che sostituisce le imposte sui redditi dovute dalle Casse, mantenendo sui rendimenti del patrimonio immobiliare la tassazione propria degli enti non commerciali. A tal fine sarebbe necessario prevedere una separazione ai fini fiscali del patrimonio c.d. mobiliare e tassare il rendimento di tale patrimonio con un sistema analogo a quello previsto dal D. Lgs. n. 252 del 2005, relativo alla Disciplina delle forme pensionistiche complementari." Alla luce di queste considerazioni, risalta come questione prioritaria quella attinente all offerta degli strumenti finanziari disponibili. Una ricognizione critica del complesso degli strumenti finanziari disponibili andrà fatta, e peraltro spunti al riguardo sono presenti nei contributi ricevuti dalla Commissione. La stessa Assofondi pensione, in sede di audizione, ha rappresentato la difficoltà per i FP di reperire sul mercato finanziario prodotti adeguati alle esigenze legate agli obiettivi previdenziali dei fondi pensione. Prodotti, che secondo Assofondi pensione, dovrebbero coniugare redditività, bassa rischiosità e liquidità dei titoli con le possibili ricadute positive sull'economia italiana. 9

10 4. Come utilizzare al meglio le risorse raccolte dai F.P. a) individuazione dei settori e delle aree d'investimento. Altro tema fondamentale attiene all individuazione dei settori e delle aree in cui è più utile investire. Per questo, sarebbe opportuno che alle forme pensionistiche venga fornito come ulteriore oggetto di valutazione una griglia di indicazioni, che potrebbe essere elaborata e messa a loro disposizione dal MISE e dal MIT, che aiuti ad individuare con precisione i settori, le aree, le traiettorie tecnologiche da privilegiare. In un quadro in cui non si pensa a soluzioni dirigistiche, si tratta di offrire all insieme delle forme pensionistiche elementi e ragioni per concentrare le risorse verso direzioni prioritarie ai fini dello sviluppo, evitando che si disperdano in tanti rivoli. Una volta definiti i criteri generali di orientamento, opera che si sta considerando prioritaria, la valutazione degli strumenti finanziari disponibili e la stessa rideterminazione dell insieme delle agevolazioni fiscali i Fondi potranno fruire di utili punti di riferimento e tutto si potrà regolare e gestire in maniera complessivamente coerente ed efficace. b) regolamentazione dell attività di investimento Per quanto riguarda la diretta regolamentazione dell attività di investimento, si pongono questioni diverse a seconda che si considerino i fondi pensione o le casse di previdenza. Per le casse sussiste il problema di addivenire alla definizione di una regolamentazione, tuttora non presente. Una regolamentazione che potrà essere realizzata sulla base di specifiche indicazioni legislative e su di una successiva fonte regolamentare ( Ministero del lavoro e Ministero dell economia), che si potrà ispirare 10

11 alla disciplina che riguarda i fondi pensione, nella versione più aggiornata. Nel considerare tale disciplina, è prevalsa la valutazione che essa non sia di ostacolo, anche nella parte in cui pone limiti quantitativi, agli investimenti nelle direzioni volute. c) Il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti Centrale per il sostegno all economia è il ruolo della Cassa depositi e prestiti s.p.a. (CDP), partecipata maggioritariamente dal MEF e non ricompresa nel perimetro delle pubbliche amministrazioni, ciò che rileva per escludere la questione della compatibilità con gli aiuti di Stato e ai fini della inclusione di tali attività nell ambito dei parametri di finanza pubblica rilevanti in sede europea. La CDP già opera con una gamma amplissima di strumenti di intervento a sostegno dell economia, sia di corporate di area imprenditoriale privata che di soggetti pubblici. Favorire l acquisizione da parte dei FP e delle Casse di obbligazioni emesse dalla CDP sul mercato, e in quanto tali acquistabili da ogni operatore finanziario. La massa finanziaria raccolta, ulteriore rispetto a quella attualmente gestita del risparmio postale, potrebbe essere destinata ad iniziative di investimento infrastrutturale per il Paese, utilizzando gli strumenti già esistenti e diversificati di sostegno alle imprese e agli enti pubblici, segnatamente per quanto riguarda gli interventi di realizzazione di infrastrutture. 11

12 Il Fondo dei Fondi Un aspetto di particolare rilievo, non a caso segnalato in più interventi, riguarda le particolari capacità e professionalità richieste al fine di procedere al tipo di investimento in questione. Molto del possibile successo delle iniziative che assumeremo nei prossimi mesi per rilanciare la previdenza complementare, per allargare la platea dei futuri beneficiari e per sostenere l'economia italiana, passa anche dalla capacità dei FP, in particolar modo per i FP di piccola dimensione, di incrementare le proprie competenze tecniche, di poter contare su competenze specifiche. A tal riguardo, sarebbe opportuna la creazione di un "fondo dei fondi" che operi esclusivamente per la parte relativa agli investimenti nel settore economico per facilitare la formazione di masse di risorse investite di una qualche consistenza e, prima ancora, per agevolare una strutturazione di competenze e professionali per gestire prudenzialmente e proficuamente le operazioni d'investimento e, aspetto non secondario, per ridurre i costi connessi. Una ipotesi che consegno al dibattito, ma che può anche rappresentate un interessante e innovativo filone di lavoro. Conclusioni Al termine del confronto, che non si conclude quest'oggi ma che avrà un ulteriore occasione di approfondimento alla ripresa dei lavori parlamentari con l'organizzazione di un seminario di studio, intendiamo elaborare proposte specifiche di carattere normativo che saranno contenute in disegni di legge proposti dai componenti della Commissione da offrire al dibattito parlamentare e all'azione di governo, al fine di favorire l avvio del processo di riforma di un settore rilevante per lo sviluppo dell economia reale del Paese e per garantire la solidità del sistema della previdenza complementare. 12

13 In conclusione non possiamo non ringraziare i funzionari della Commissione che in queste settimane hanno coadiuvato il lavoro dei membri della Commissione a partire dal Consigliere Menè, così come un ringraziamento particolare va ai tanti soggetti istituzionali, sociali e professionali che con il loro prezioso contributo hanno consentito alla Commissione di svolgere un lavoro approfondito e largamente condiviso. 13

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