Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Il restauro di Palazzo De' Rossi

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1 Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Il restauro di Palazzo De' Rossi 28 settembre 2012

2 La statua di Mercurio posta sullo scalone del Palazzo de Rossi

3 Il saluto del Presidente Il 2012 ricorre il ventennale della nostra Fondazione, che è nata il 1 Giugno 1992 a seguito della legge istitutiva di settore, la cosiddetta legge Ciampi. In quest anno si è concentrata una serie particolarmente ricca di accadimenti, tutti di grande rilievo per la nostra storia e per il nostro futuro. E quasi come se un regista occulto, abilissimo quanto inconsapevole, si fosse divertito a mettere da parte un insieme di atout per giocarli tutti in una volta. Uno tra questi è senz altro il ritorno della Fondazione nella sede di via de Rossi, che segna la chiusura di un ciclo e l apertura di una fase nuova, che deve fare i conti con uno scenario completamente diverso rispetto a quello della fase iniziale della storia delle Fondazioni di origine bancaria. Lo stesso progetto di restauro, nato in un clima sicuramente più tranquillo, oggi potrebbe produrre qualche esitazione maggiore, che fortunatamente a suo tempo non abbiamo avuto motivo di avere. Ci sono voluti più di tre anni per arrivare in fondo. I consueti imprevisti che capitano in corso d opera, la complessità degli spazi, le prescrizioni normative e altro ci hanno fatto ritardare e, soprattutto hanno fatto lievitare di non poco i costi preventivati. L insieme delle opere ha infatti rappresentato, come è facilmente intuibile, un investimento assai rilevante. Se ne valeva la pena, e noi ne siamo convinti, potranno giudicarlo tutti quelli che vorranno farci visita in occasione dell inaugurazione e nei tempi dell attività ordinaria. A tutti un caloroso benvenuto Ivano Paci Palazzo de Rossi: affacciamento est (Studio Arch. Adolfo Natalini e Associati) 3

4 Notizie Il palazzo è divenuto nuda proprietà della Fondazione nel 1993, con l accettazione del lascito modale di Don Mario Lapini. Il modo della donazione era costituito dall impegno di proseguire la prestigiosa attività concertistica degli Amici della Musica pistoiesi da lui stesso intrapresa, che ha sempre trovato svolgimento (con l ovvia eccezione del periodo dedicato al restauro) nell elegante Saloncino posto al piano nobile del Palazzo. Il possesso effettivo dell immobile risale al 2002, ma a quella data tutta la parte superiore era ancora gravata da locazioni con diversa scadenza, che hanno trovato soluzione con gradualità. La liberazione definitiva è avvenuta soltanto nella primavera del 2007, dopo di che hanno finalmente preso avvio le procedure per i lavori di restauro. Un primo intervento edilizio, relativo al solo primo piano, era già stato messo in atto nel 2002, per consentire il trasferimento degli uffici e della sede legale, per avere una sede propria, prestigiosa e funzionale ma ancora incompleta, mentre fino ad allora si era rimasti ospiti nei locali della banca conferitaria. Il progetto di restauro è stato affidato allo studio dell arch. Adolfo Natalini e Associati. I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Zetagi di Pistoia, a capo di un raggruppamento di imprese, e sono stati diretti dall arch. Marco Matteini. Palazzo de Rossi: sezione grafica (Studio Arch. Adolfo Natalini e Associati) 4

5 Profilo storico Il Palazzo è il frutto di una serie successiva di interventi edilizi, collocati principalmente nella seconda metà del Settecento, che dovevano testimoniare dell antico lignaggio della famiglia, senz altro una delle più importanti nella storia locale. A questo casato si faceva addirittura risalire Grandonio, il mitico eroe che aveva combattuto contro i Mori, quasi un millennio fa, nella guerra delle Baleari. La sua immagine gigantesca fa bella mostra di sé nella Sala Ghibellina del Palazzo di Giano, e tradizionalmente si attribuisce a lui la testa collocata proprio nella cantonata che precede il Palazzo de Rossi. Nei primissimi anni dell Ottocento la famiglia de Rossi avevo fatto collocare una statua in terracotta con la sua effigie anche La statua di Grandonio posta sulla terrazza omonima nel cortile del palazzo. Per arricchire l aneddotica araldica, si può aggiungere che dalla famiglia proveniva la madre di Torquato Tasso, Porzia de Rossi, e in tempi assai più recenti anche la madre del compositore Massimo Freccia, per lunghi anni direttore, oltre che dell Orchestra Sinfonica della RAI di Roma, delle maggiori orchestre statunitensi ed europee. Il luogo scelto per l edificazione del Palazzo non era casuale, ma faceva espresso riferimento al canto de Rossi, cioè allo spazio urbano che storicamente aveva visto i precedenti insediamenti della famiglia, già in età medievale. Una sorta di compiaciuta ma legittima autocelebrazione. 5

6 Gli spazi Al palazzo si accede da un ampio piano terra, con atrio che dà accesso al cortile interno, agli scantinati e allo scalone che conduce ai piani nobili. Primo e secondo piano rappresentano la zona propriamente residenziale della famiglia; al di sopra sono situati un terzo livello sopra terra e un altana assai spaziosa, dalla quale si domina il panorama circostante a 360 La volta del Saloncino gradi. Il totale della superficie netta utilizzabile è di poco inferiore ai duemila metri quadri. L immobile è caratterizzato dalla scala monumentale, quattro rampe che conducono al primo e al secondo piano, con volta riccamente decorata a stucco. Quasi tutti gli ambienti di questi due piani (ma qualcosa è rimasto anche a piano terra e perfino al terzo piano) sono riccamente decorati. Una parte significativa dello spazio è occupata dal Salone, magnifico ambiente disposto in doppio volume, su entrambi i piani, con ballatoio di rigiro e imponenti e numerosi dipinti con cornici di stucco. La parte esterna, di volta in volta denominata corte, cortile, orto, giardino, è da tempo identificata come Terrazza Grandonio, per la statua del mitico eroe lì collocata nel Il ballatoio del Saloncino 6

7 Le decorazioni In tutte le varie fasi costruttive del Palazzo grande rilievo è stato assegnato alla parte decorativa, destinata ad impreziosire e marcare, anche ideologicamente, la residenza. Delle decorazioni di età settecentesca furono incaricati i pistoiesi Ippolito Matteini, Luigi e Filippo Rafanelli (Luigi in particolare si occupò del volume doppio del Decoro a soffitto del piano nobile Salone), Giuseppe Brizzi e Luigi Cheli, detto il Marzocco, oltre al fiorentino Vincenzo Meucci. Altrettanto vasti furono gli interventi ottocenteschi, che videro impegnati nelle diverse sale dei due piani nobili, ma anche al piano terreno, artisti del livello di Giuseppe Bezzuoli, Nicola Monti, Ferdinando Marini e Bartolomeo Valiani. Il risultato finale ci restituisce un palazzo pressoché interamente decorato (con l ultimo intervento si sono recuperati ulteriori decori fino ad ora coperti da successive coloriture); grottesche, teste, volte affrescate, lunette, cornici, bordature, medaglioni, finti tendaggi, stucchi e via di seguito. L insieme viene a costituire un unicum davvero prezioso, sia dal punto di vista estetico che come testimonianza storica di un gusto. Cornice di stucco con affresco al secondo piano 7

8 Le sale espositive 8 Il restauro del Palazzo consente finalmente alla Fondazione di avere a disposizione locali propri con esplicita destinazione espositiva. Fino dalla prime discussioni sull assetto e sulla distribuzione degli spazi, non ci sono mai stati dubbi sull opportunità di destinare parte significativa del piano terreno a tale scopo. Le motivazioni più evidenti sono rappresentate dall opportunità di avere la possibilità di esporre parte della collezione di artisti pistoiesi che nel tempo la Fondazione è venuta acquisendo, con lo scopo di conservare e valorizzare la storia delle arti figurative del nostro territorio. L altra motivazione è rappresentata dal vantaggio di avere a disposizione spazi capaci di ospitare esposizioni temporanee, sia di opere provenienti dalla nostra collezione che altre. Arrivati al momento dell inaugurazione dei lavori di restauro, non si poteva certo fare a meno di utilizzare questo momento per una prima esposizione. L insieme della disponibilità delle opere e degli spazi ha fatto sorgere l idea qui sviluppata, quella di fornire un quadro (ovviamente sulla base di quanto da noi posseduto) dell arte pistoiese attraverso i secoli. La nostra collezione, per quanto in modo non uniforme, lo consentiva, per cui si trattava di un occasione unica per mostrare alla città la parte più significativa di quanto negli anni siamo venuti raccogliendo. La collezione è prevalentemente orientata sul Novecento, per ovvie motivazioni di reperibilità sul mercato e di costo per l acquisizione. Tuttavia sono presenti, seppure con diversa intensità e diversa qualità, tutti i periodi storici a partire dal Trecento. Questo ha consentito, vista anche la disposizione e la ricettività degli spazi, di modulare l esposizione secondo un percorso cronologico che mira a costruire uno spaccato dell arte figurativa pistoiese attraverso i secoli. La raccolta è stata articolata in quattro sezioni disposte cronologicamente, secondo la ripartizione che qui di seguito si descrive brevemente. Bartolomeo di Andrea Bocchi, Madonna con angeli musicanti

9 Maestro della Cappella Bracciolini, Madonna col bambino

10 Sale I e II - Dal Trecento al Cinquecento Le prime due sale, più piccole delle altre, raggruppano una serie di opere che abbracciano i tre secoli iniziali della storia delle arti figurative dopo la rivoluzione giottesca. E un epoca d oro per la pittura toscana e italiana, e Pistoia è di fatto già assorbita nella galassia fiorentina. La raccolta, relativamente al Trecento, è piuttosto limitata. Annovera il grande affresco staccato, di autore ignoto, che vede la presenza del patrono della città, Sant Jacopo, assieme a San Bartolomeo e alla Madonna col bambino; la minuscola tempera su tavola di Niccolò di Tommaso, pittore fiorentino ma molto operativo in città; il fondo oro di Lorenzo di Niccolò Gerini, altro pittore fiorentino. Leggermente più rappresentati i due secoli successivi. Tra le opere tardo quattrocente- Leonardo da Pistoia, Madonna col bambino sche (ma di recente è stato fatto risalire al primo decennio del secolo successivo) spicca l imponente e algido tabernacolo di Amadeo da Pistoia, con la particolarità di un paesaggio nordico sullo sfondo. Tra le opere cinquecentesche è assai singolare la lunetta di Giuliano Panciatichi; per quanto si tratti decisamente di un minore, l opera è interessante per l impianto allegorico riferito all inesorabilità del trascorrere del tempo. Giuliano Panciatichi, Crocifissione 10

11 Sala III - Dal Seicento all Ottocento Giuseppe Valiani, Ritratto di gentiluomo Tutte le decorazioni del Palazzo risalgono a questo periodo; al contrario si tratta dei secoli meno rappresentati in questo allestimento e in generale anche all interno della collezione, per evidenti motivazioni. La prima è relativa al Seicento, secolo rispetto al quale abbiamo dedicato una qualche attenzione, che si è però concentrata nella raccolta di pezzi di Giacinto Gimignani, adesso raggruppati in una sala del Palazzo Sozzifanti, come viene ricordato più avanti anche in queste pagine. La seconda motivazione, stavolta riferibile allo stupido XIX secolo, è legata al fatto che in città, grazie alla collezione Puccini conservata nel Museo Civico, il periodo è già ampiamente e degnamente rappresentato. Si finisce così per dare attenzione ad autori come Luigi Garzi o Antonio Puccinelli, che tra l altro non sono propriamente pistoiesi, per quanto abbiano avuto forti legami con la città; o come al pistoiese Giuseppe Valiani, che si era formato in ambito toscano per lavorare in seguito prevalentemente nel bolognese. Di questo ritrattista e decoratore di fine Settecento rimangono testimonianze in collezioni, ville e chiese del pistoiese. Il suo maestro di riferimento, del resto, era stato proprio quel Vincenzo Meucci, pittore fiorentino chiamato a decorare anche Palazzo de Rossi. 11

12 Mario Nannini, Scomposizione di figura (Zia Ester con l ombrellino)

13 Sala IV - Il primo Novecento E la nostra piccola età dell oro, il periodo che ha visto l esplosione di due avventure straordinarie come quelle di Marino Marini e di Giovanni Michelucci. Siccome le cose non vengono da sole, è evidente che il terreno era fertile e che anche altri hanno potuto usufruirne o addirittura sono stati tra coloro che l hanno fertilizzato. Un attenzione particolare è riservata, nella sala, alla raccolta di dipinti futuristi di Mario Nannini, il giovane pittore di Buriano scomparso nel 1918 durante l epidemia di spagnola, a soli ventitre anni. Trattandosi del periodo di maggiore importanza nella storia locale delle arti, la collezione è abbastanza ricca e costringe ad una selezione impietosa. Oltre che a Nannini, è stata accordata una sistemazione di maggiore riguardo solo alle esperienze di Giulio Innocenti e di Pietro Bugiani, rappresentati con tre opere ciascuno. Giulio Innocenti, Deposizione 13

14 Roberto Barni, Da piazzetta Romana con furore

15 Sala V - Il secondo Novecento Anche nella seconda metà del secolo il nome di Pistoia ha varcato ampiamenti i propri confini; lo ha fatto con Jorio Vivarelli e Agenore Fabbri, con Mario Nigro e Gualtiero Nativi. Lo ha fatto soprattutto con la sua scuola, nella fase della pop art ma anche in seguito. Tuttavia lo spazio di rilievo viene qui dedicato all esperienza del tutto anomala di Fernando Melani, che anagraficamente appartiene alla generazione precedente, ma che è arrivato tardi alla pittura e ha costituito una sorta di cerniera fondamentale tra i due momenti. La sua ricerca solitaria, ostinata e singolarissima, ha costituito un punto di riferimento per tutte le generazioni successive. Mario Nigro, Senza titolo 1956 Fernando Melani, Composizione

16 Palazzo Sozzifanti e Sala Gimignani Come noto, in attesa di riprendere possesso del Palazzo e per integrarne le potenzialità, si è proceduto all acquisto di due importanti porzioni del Palazzo Sozzifanti, storico edificio cinquecentesco realizzato su disegno di Bernardo Buontalenti. Al di là dei pregi architettonici o storici, l immobile ha l enorme vantaggio di essere collocato proprio di fronte alla nostra sede, venendo a costituire quindi quasi un tutt uno, con evidenti vantaggi logistici e funzionali. Se ai primi due si unisce la palazzina in piazza delle Scuole Normali, abbiamo tre unità immobiliari distinte ma del tutto contigue. Nel salone del Palazzo, destinato ad ospitare le riunioni del Consiglio Generale, si sono raccolte tutte le opere fino a qui collezionate del pittore pistoiese Giacinto Gimignani, autore del Seicento che ha operato a lungo a Roma e in città sotto la protezione di papa Clemente IX Rospigliosi; cosa che ci ha indotto a battezzare col suo nome quella sala. La Sala Gimignani di Palazzo Sozzifanti 16