Solidarietà con le Vittime del Cambiamento Climatico

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1 federazione delle chiese evangeliche in italia commissione globalizzazione e ambiente newsletter glam Solidarietà con le Vittime del Cambiamento Climatico Riflessioni sulla Risposta del Consiglio Ecumenico delle Chiese al Problema del Cambiamento Climatico Consiglio Ecumenico delle Chiese Giustizia, Pace, Integrità del Creato Gennaio 2002

2 ( ) GLI EVENTI ATMOSFERICI ESTREMI SONO DESTINATI AD AUMENTARE La comunità scientifica è diventata molto più decisa nel presentare le proprie scoperte nell ambito dei cambiamenti climatici. Mentre le relazioni precedenti insistevano molto sulle persistenti incertezze, il Terzo Rapporto di Valutazione, pubblicato dal Tavolo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (TICC) usa un linguaggio più esplicito. Leggiamo frasi come le seguenti: «Il rapporto sottolinea più chiaramente, in particolare, il contributo delle attività umane al riscaldamento globale. Mentre il Secondo Rapporto del 1995 usava un linguaggio prudente, affermando che l equilibrio delle evidenze suggerisce un influenza umana individuabile sul clima globale, il Terzo Rapporto è molto più esplicito: vi è una nuova e più forte evidenza circa il fatto che il maggior contributo al riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è dovuto all attività umana. Dal Secondo Rapporto in poi si sono ridotte le incertezze in particolare nel distinguere e nel quantificare la grandezza delle risposte ai diversi influssi esterni» Nel rivolgersi alla 6 sessione del COP6 (Conferenza dei Paesi partecipanti alla Convenzione quadro dell ONU sul Cambiamento Climatico), L Aia, novembre 2000, il presidente del TICC Robert T.Watson, aggiunge: «La concentrazione atmosferica dei gas cui è dovuto l effetto serra sta cambiando a causa delle attività umane. La loro concentrazione è più alta di quanto mai sia stata negli ultimi anni, periodo per il quale sono disponibili dati affidabili della stratificazione del ghiaccio polare, e probabilmente per un lasso di tempo ancora maggiore» Il rapporto delinea un quadro del futuro assai più pessimistico di quanto non facessero i precedenti rapporti. Mentre precedenti stime parlavano di una crescita della temperatura fino a 3 gradi Centigradi, le nuove stime sono più drammatiche: «L influenza degli umani continuerà a mutare la composizione dell atmosfera durante il 21 secolo. La temperatura media globale ed il livello dei mari sono destinati a crescere secondo tutti gli scenari del TICC. Si prevede che la temperatura media globale di superficie possa crescere da 1,4 a 5,8 C nel periodo dal 1990 al Gli aumenti sono dunque superiori a quelli previsti nel Secondo Rapporto.» Robert T.Watson descrive nel seguente modo i cambiamenti: «I calcoli effettuati sulla base di simulazioni mostrano un innalzamento dell evaporazione con il crescere del calore climatico ed evidenziano una crescita nella media delle precipitazioni così come nella frequenza e nell intensità delle piogge Sono altresì previsti mutamenti stagionali nelle precipitazioni In generale le precipitazioni saranno destinate ad aumentare in inverno nelle alte latitudini, mentre l irrigamento e l umidità del suolo in alcune regioni continentali di media latitudine dovrebbero diminuire durante l¹estate. Le aree aride o semi-aride nel Sud e nel Nord Africa, nel Sud dell Europa, nel Medio Oriente, parti dell America Latina e dell Australia sono destinate a vedere aumentata la siccità.» Malgrado questi persistenti ammonimenti, la risposta della comunità internazionale è lungi

3 dall essere adeguata. Fin dalla ratifica della Convenzione quadro sul Cambiamento Climatico del 1994, sono stati avviati negoziati per raggiungere un accordo vincolante circa i livelli di riduzione dei gas serra. Nel Protocollo di Kyoto del 1997 si è proposto di obbligare i paesi industrializzati a raggiungere per il 2012 una riduzione media del 5,2% nell emissione di CO2 rispetto ai dati del Un consenso fu raggiunto con molte opposizioni. Nel marzo del 2001 gli Stati Uniti resero evidente il fatto che non erano pronti per osservare l accordo. Nonostante tale resistenza, la COP7 di Marrakech ( novembre 2001) è riuscita a varare un compromesso grazie al quale è prevedibile che il Protocollo di Kyoto ( pur sussistendo l eccezione degli Stati Uniti) sia ratificato da un numero di paesi sufficiente a renderlo operante come legge internazionale. Ma il Protocollo di Kyoto non rappresenta in realtà che un modesto inizio. Esso va accolto positivamente perché rappresenta un primo passo sulla strada di una risposta adeguata. Nonostante i suoi evidenti limiti, si tratta di un traguardo unico perché è la prima volta che si realizza un trattato internazionale vincolante sui cambiamenti climatici. Ci sono qui le basi per ulteriori sforzi. Ma il Protocollo non risponde adeguatamente alla sfida della comunità scientifica. Gli scienziati avevano chiesto di ridurre le emissioni di CO2 del 60% entro il Nei confronti di un simile obiettivo, la riduzione prospettata del 5,2% nel mondo industrializzato è chiaramente insufficiente. Inoltre si sono fatte molte concessioni per rendere l accordo digeribile. Infatti, secondo il Protocollo, i paesi industrializzati possono onorare almeno una parte dei loro obblighi mediante la commercializzazione dei diritti di emissione certificata e mediante il cosiddetto meccanismo di sviluppo pulito, cioè promuovendo progetti nei paesi in via di sviluppo che producano una diminuzione delle emissioni di gas serra. Anche gli investimenti fatti per aumentare l assorbimento delle emissioni di CO2, in particolare foreste, potranno esseri messi in conto come crediti che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di riduzione nazionale delle emissioni. Dal momento che i paesi in via di sviluppo hanno il legittimo diritto di svilupparsi industrialmente, c è il rischio che l emissione globale dei gas responsabili dell effetto serra continui ad aumentare. Le anomalie del tempo sono dunque destinate a diventare sempre più frequenti nei prossimi anni e decenni. Se le previsioni del Terzo Rapporto sono esatte, l azione sul cambiamento climatico non è più semplicemente una questione precauzionale. Klaus Toepfer, direttore esecutivo del UNEP (Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite) dichiara: Il mondo si è già iscritto per un certo livello di cambiamenti climatici indotti dall uomo e le conseguenze - quali il livello dei mari, piogge più intense, uragani, inondazioni così come desertificazioni crescenti - ci accompagneranno. Dobbiamo pianificare per poterci adattare. In particolare dobbiamo attrezzarci per fronteggiare un numero crescente di catastrofi naturali. L IMPATTO DEL MUTAMENTO CLIMATICO All inizio del 2000 l UNEP ha pubblicato un dettagliato studio di Munich-Re, una delle più grandi compagnie di riassicurazione del mondo. Esso afferma che i cambiamenti climatici potrebbero far scattare perdite a livello mondiale per un totale di molte centinaia di miliardi dollari ogni anno. La maggior parte dei paesi può attendersi che le loro perdite si aggirino intorno ad una cifra che va da qualche decimo a qualche unità percentuale del loro PIL; e alcuni paesi, in particolare le Small Island States, potrebbero trovarsi di fronte a perdite dell ordine del 10%. Queste previsioni sono confermate da altre compagnie di riassicurazione. Inoltre queste cifre non comprendono le misure di adattamento. Sempre più infatti si renderanno necessarie misure per fronteggiare l¹impatto delle anomalie climatiche. Recentemente in Svizzera,

4 ad esempio, una stazione turistica ha approvato le cifra di ben 17 milioni di FrS per la protezione dalle valanghe. Ancora più serio è l aumento dei rifugiati ambientali che sarà necessariamente provocato dal cambiamento del clima. Benché sia difficile fare previsioni, si ritiene in alcuni studi che ben 150 milioni di persone potrebbero essere costrette a spostarsi entro il Ma i danni dovuti al clima non possono essere espressi compiutamente soltanto con le cifre. In molti luoghi la qualità della vita probabilmente si abbasserà. Le aree distrutte non possono essere ripristinate in breve tempo, ciò che ha richiesto secoli per svilupparsi non si aggiusta in pochi anni. Una volta devastate da disastri naturali (ma non bisognerebbe piuttosto chiamarli innaturali?) le zone colpite non sono più le stesse di prima. Non sono in grado di assicurare casa e sicurezza allo stesso modo. I rifugiati perdono le loro case e, con le case, il legame con le generazioni precedenti. I disastri naturali poi implicano anche una perdita di bellezze. Due esempi: la cima nevosa del Santo Monte Ararat sta scomparendo, e in numerose parti del mondo la barriera corallina sta gradualmente perdendo il colore. Il cambiamento climatico ha un impatto sulla salute fisica.una descrizione particolareggiata è contenuta in uno studio molto attento dell Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma spesso non si tengono in sufficiente considerazione le conseguenze psicologiche. Il cambiamento climatico induce sentimenti di paura e di insicurezza. Nelle aree a rischio di disastri naturali, diminuisce facilmente il senso di iniziativa. L ansiosa domanda: quando dovremo affrontare la prossima catastrofe? può avere un effetto paralizzante. L adattamento perciò non è soltanto una questione di mezzi tecnici avanzati, ma ha una dimensione psicologica più profonda. Per rispondere alla situazione attuale, servono nuove energie spirituali. Non in tutte le parti del mondo l impatto del cambiamento climatico si manifesta nello stesso modo. Vi sono aree, soprattutto nell emisfero sud, che sono particolarmente vulnerabili. Benché il loro contributo pro-capite alle cause del cambiamento climatico sia minimo, esse ne patiranno le conseguenze in un grado molto maggiore. Il cambiamento del clima aggrava l ingiustizia sociale ed economica già esistente tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo.con il cambiamento del clima la solidarietà acquista una nuova dimensione. Infine il cambiamento climatico riguarda l¹intera creazione. Costituisce una minaccia per animali e piante e sconvolge il delicato equilibrio con la natura sul quale si è costruita l attuale civilizzazione. Contribuire a questo deterioramento non è soltanto un peccato contro i deboli e gli indifesi, ma anche contro la terra - dono di vita di Dio. ( ) COMPITI EMERGENTI DAL CAMBIAMENTO DEL CLIMA Quali sono dunque le priorità riguardo al cambiamento del clima? Che testimonianza sono chiamate a dare le chiese? a) Una nuova tornata di negoziati. Evidentemente il Protocollo di Kyoto, specialmente nella forma adottata nella COP7 di Marrakech nel 2001, non può costituire il punto di arrivo. Appena possibile, dopo la sua ratifica, deve iniziare un nuovo giro di negoziati. Le chiese, insieme a tutte le persone ragionevoli, devono esercitare il massimo di pressione in questo senso. Il Protocollo di Kyoto stabilisce chiaramente che gli impegni per i periodi successivi devono

5 essere previsti per tempo. La Conferenza dei Paesi partecipanti alla Convenzione quadro dovrà cominciare a prevedere tali impegni almeno 7 anni prima della fine del primo periodo di impegno ( 3.9, cf. 9,20 e 21). Poiché tale periodo finisce nel 2012, bisogna che la preoccupazione per un nuovo round inizi non oltre il Attualmente l aviazione è responsabile del 3% delle emissioni di CO2 e la percentuale è in rapida crescita. Inoltre l aviazione, civile e militare, comporta altri effetti negativi sul clima. Soltanto una parte di tale impatto è presa in considerazione nell attuale convenzione sul clima. Le emissioni connesse ai viaggi internazionali non sono comprese in nessun computo nazionale. Bisogna dunque che nei prossimi negoziati vengano pienamente tenuti in considerazione gli effetti dell¹aviazione. Sarà necessario che un nuovo giro di negoziati sia basato su una nuova impostazione. Al fine di perseguire una equa distribuzione di diritti e doveri, può essere preferibile stabilire il massimo livello di emissioni di gas per ciascun paese piuttosto che fissare obiettivi globali di riduzione. Le proposte del Global Common Institute (Gran Bretagna), sotto il titolo Riduzione e convergenza meritano l attenzione e il sostegno delle chiese. Esse costituiscono un importante punto di riferimento nella dichiarazione L atmosfera della terra - Cura responsabile ed equa condivisione dei beni comuni globali preparata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese per il COP6 dell Aia. b) Solidarietà con le vittime del cambiamento climatico. Con l aumentata frequenza delle catastrofi naturali, il numero delle vittime è destinato a crescere. A prescindere dai risultati di futuri negoziati, vi è dunque un urgente bisogno di rafforzare la capacità di essere pronti per l aiuto immediato e per limitare il loro impatto. Dal momento che gli eventi atmosferici estremi si moltiplicano, non possiamo più considerare le catastrofi naturali come eventi isolati. Esse appartengono all assetto determinato dal cambiamento del clima e debbono essere fronteggiate come parte del rischio connesso alla vita umana. E necessario rendere sempre più evidente il riconoscimento di questo sviluppo. L aiuto di emergenza verrà richiesto con sempre maggior frequenza. La società, sia a livello nazionale che internazionale, necessita pertanto di essere attrezzata in modo che tale aiuto sia disponibile in caso di catastrofi. Si tratta di stanziare riserve di bilancio, di preparare ed equipaggiare persone per rispondere a situazioni impreviste. Sempre le autorità vengono accusate di non aver preso in tempo misure capaci di ridurre le conseguenze delle catastrofi e di non aver predisposto piani e organizzato squadre per fronteggiare i disastri. Bisogna inoltre elaborare nuovi modi per fronteggiare il fatto che il numero dei rifugiati ambientali è destinato a crescere. Come facilitare il loro ritorno nel proprio paese? Come procurare loro nuove case in altre aree? c) Adattamento alle mutate condizioni del clima. Dal momento che aumentano gli eventi atmosferici estremi, l adattamento richiede una maggiore urgenza. Bisogna fare ogni sforzo per evitare che i disastri avvengano con gli stessi effetti devastanti. Oggi spesso le catastrofi avvengono inaspettatamente in aree che non sono preparate a fronteggiare il loro impatto. Ogni catastrofe insegna delle cose per il futuro. Bisogna raggiungere il massimo adattamento alle nuove condizioni climatiche. Sia le misure di aiuto di emergenza che quelle di adattamento richiedono un azione internazionale. La capacità di risposta non è la stessa nei paesi ricchi e in quelli poveri. Mentre in quelli ricchi si dispone di mezzi per un certo grado di adattamento, quelli poveri normalmente non possono permettersi misure adeguate. Si richiede dunque una nuova forma di solidarietà internazionale per provvedere i mezzi di adattamento.

6 d) L ampiezza del compito. La sfida per la solidarietà umana è formidabile e sta crescendo. Per rendersi conto della sua estensione, è utile considerare gli attuali sviluppi negli affari delle assicurazioni, profondamente connessi con i cambiamenti del clima, dal momento che la crescente frequenza delle catastrofi naturali aumenta i rischi che esse debbono coprire. Fino a che punto saranno in grado di coprire i danni risultanti dagli eventi atmosferici estremi e altre incognite? Fondamentalmente il sistema assicurativo è un attentato alla solidarietà. Il rischio di perdite è suddiviso tra coloro che pagano il premio annuale. Per poter funzionare il meccanismo assicurativo deve fare un attento esame del rischio che può coprire. Non può assumersi un rischio maggiore di quello che è in grado di coprire finanziariamente. Se i rischi crescono, l assicurazione deve aumentare i premi. Ma i premi non possono crescere al di là delle possibilità finanziarie di quelli che vogliono assicurarsi. Se i premi non possono essere ricossi le compagnie di assicurazione non hanno altra soluzione se non il rifiuto di assicurare contro certi rischi. Dovranno scegliere i loro obiettivi. Ne consegue che generalmente soltanto i paesi ricchi e i ricchi nei paesi poveri potranno ricevere il beneficio di un assicurazione. Le compagnie di riassicurazione, come Swiss-Re, hanno il 50% dei loro affari negli USA, il 30% in Europa e soltanto il 20% nel resto del mondo. Vaste aree di vita, specialmente nei paesi più poveri, resteranno dunque senza assicurazioni. Una ponderata valutazione del rischio rapportato al profitto conduce ad un aumento di queste aree non assicurate.. Per certi versi le compagnie di assicurazione e soprattutto quelle di riassicurazione sono alleati nella lotta contro i mutamenti del clima. Esse sono infatti interessate sia alla mitigazione che all adattamento al cambiamento al fine di diminuire i loro rischi. La loro attenta valutazione del rischio può essere di immenso aiuto, se questi risultati sono messi a disposizione del più vasto pubblico. Ma nel medesimo tempo alcune delle loro conclusioni indicano la crescente sfida del cambiamento del clima. Nel futuro ci saranno molti più imprevisti che dovranno essere affrontati dalla spontanea e generosa solidarietà, senza che ci si possa attendere un ritorno economico. IL CAMBIAMENTO DEL CLIMA COME SFIDA SPIRITUALE La risposta al cambiamento non può limitarsi a considerazioni di ordine tecnico.servono risorse spirituali. Quindi i compiti non possono essere delegati alle agenzie. E necessario un coinvolgimento delle chiese nel loro insieme. Le chiese hanno la responsabilità di alzare la loro voce pubblicamente, di dare un nome alle minacce e di preparare la gente a rispondere adeguatamente. Le chiese devono mettere in questione le dinamiche dell attuale sistema economico. Bisogna che esse sottolineino le contraddizioni nelle quali la società si trova, a dispetto delle chiare analisi circa le minacce che mettono in pericolo il futuro dell umanità. Le chiese dovrebbero opporre resistenza alla tendenza di ingaggiare una corsa suicida e specialmente contro la tendenza dei paesi ricchi ad accettare rischi irragionevoli per i deboli. Nei libro dei Proverbi troviamo un appassionato richiamo a non respingere la saggezza. La saggezza, presentata come una donna, dice: Beato l uomo che mi ascolta,... poiché chi mi trova, trova la vita e ottiene il favore dell Eterno; ma chi pecca contro di me, fa torto all anima sua; tutti quelli che mi odiano, amano la morte (Prov.8/34-36). Vi è nella società contemporanea un elemento di amore della morte che dev essere chiaramente denunciato. Sembra che la visione dell essere umano indipendente dalle regole costrittive della natura eserciti un¹irresistibile attrattiva. Si è disposti a pagare qualsiasi prezzo per l illusione della libertà.

7 Saper resistere significa essere preparati per il cambiamento. Ma non è detto che il cambiamento debba comportare condizioni di vita sempre più avanzate.non si tratta di combattere per realizzare la società perfetta. La speranza di un mondo liberato dalle contraddizioni che ha coinvolto nel passato schiere di rivoluzionari ha perso molto della sua credibilità. Si tratta piuttosto di battersi contro il degrado del pianeta. Dopo l 11 settembre 2001, quando la gente a New York diceva che la città non sarebbe più stata la stessa, il sindaco Giuliani rispose: sì, non la stessa, ma una molto migliore. Anche se questo potesse esser vero per New York, non può applicarsi ad altri luoghi del mondo. Lo sviluppo non è un movimento costante verso l alto. Dovremmo esser contenti di riuscire a contenere il processo di degradazione e mantenere un sentimento di solidarietà fra le nazioni e i loro popoli. La solidarietà dev essere messa in pratica per essere una forza vitale. Essa ha bisogno di comunità impegnate. Occorre far crescere dal basso la resistenza ai valori che presiedono alle attuali tendenze, in gruppi che s impegnano per la loro causa e al tempo stesso si preparano ad un impegno di testimonianza e di azione con altri. Non vi è garanzia che la resistenza sia coronata dal successo. Il futuro è ignoto. Vi è una evidente possibilità che la carità si raffreddi (Matt. 24,12) E essenziale che la nostra carità non dipenda dalla sicurezza del successo. Fede, speranza e amore durano, dice Paolo. L amore va al di là dei limiti di questa vita. La speranza per il futuro assoluto di Dio è la motivazione ultima dell amore. APPENDICE Bozza preliminare per una mozione delle agenzie di soccorso e di sviluppo da diffondere al momento opportuno Fino a che punto durerà la solidarietà? La comunità scientifica è sempre più certa: il cambiamento del clima è una realtà in atto e nel futuro i suoi effetti saranno più devastanti di quanto si pensasse. I negoziati sui livelli di riduzione che si sono svolti nell ambito della Convenzione sui cambiamenti climatici dell ONU hanno dato luogo finora a risultati minimi. L¹approvazione del Protocollo di Kyoto è certamente positiva come promettente primo passo nella direzione di più sostanziali riduzione nelle emissioni dei gas da effetto serra. Ma non ci può illudere: con la defezione degli USA e tutte le concessioni fatte nel corso dei negoziati, l impatto del Protocollo sul cambiamento del clima sarà di scarsa entità. E necessario che ad esso facciano seguito sforzi molto più grandi. Gli eventi atmosferici estremi diventeranno più frequenti. Inondazioni e siccità si moltiplicheranno. Il livello dei mari è destinato a salire. Il numero delle vittime crescerà. Le conseguenze del cambiamento climatico accentueranno la profonda ingiustizia che già esiste fra paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Le anomalie del tempo colpiranno in primo luogo la maggioranza della popolazione mondiale che non costituisce la causa principale del problema e che non possiede i mezzi per proteggersi dall impatto dei cambiamenti climatici. Secondo un studio recente, si parla di danni per 300 miliardi di dollari all anno.il numero dei rifugiati ambientali è destinato a crescere. Queste prospettive costituiscono una sfida per le agenzie di soccorso e di sviluppo. Fino a quando saranno in grado di dare aiuto di fronte alle emergenze? Vi è l evidente pericolo che vengano a mancare la motivazione e le risorse per rispondere ad eventi e sviluppi inattesi. Disastri ripetuti, che

8 distruggano il lavoro di anni spesi per lo sviluppo, potrebbero facilmente avere un effetto paralizzante. L ampiezza dei compiti che incombono è fonte di profonda preoccupazione. Ci uniamo perciò in un duplice appello: - alla comunità internazionale e ai governi nazionali perché approvino il Protocollo di Kyoto senza indugi e si impegnino in una nuova tornata di negoziati in vista di una risposta adeguata al probabile impatto dei cambiamenti climatici; - alle chiese e a tutte le persone responsabili perché resistano all¹indifferenza e preparino agenzie che sappiano esprimere solidarietà alle vittime del cambiamenti del clima, mediante l aiuto di emergenza, l assistenza ai rifugiati nella ricerca di una dimora stabile, il provvedere mezzi di adattamento alle mutate condizioni climatiche. (traduzione dall inglese di Marco Rostan)

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