SULLA (IN)ESISTENZA DI DANNO DIFFERENZIALE DOPO IL D. LGS. 38/2000

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1 SULLA (IN)ESISTENZA DI DANNO DIFFERENZIALE DOPO IL D. LGS. 38/2000 Trattasi, per quanto consta, di una delle prime decisioni giudiziarie che affrontano, ex professo, la questione della configurabilità di un diritto del lavoratore infortunato alla percezione del cosiddetto danno differenziale per fattispecie rientranti nel nuovo sistema di tutela INAIL di cui al D. Lgs. 38/2000. La fattispecie è sufficientemente lineare: successivamente al un soggetto chiede all INAIL il riconoscimento delle prestazioni di legge in relazione all asserita contrazione di patologia professionale; a seguito del diniego in sede amministrativa, la pretesa si sposta sul piano giudiziario ma, in tale sede, il soggetto agisce sia contro l INAIL (per il riconoscimento delle predette prestazioni di legge) sia contro il datore di lavoro nei cui confronti, ovviamente sul presupposto di una sua responsabilità per l avvenuta contrazione dell anzidetta patologia, viene richiesta la condanna al risarcimento dei danni che quella patologia aveva prodotto. Tali danni, sulla base della ricorrente ripartizione, vengono individuati in: - danno biologico permanente - danno morale per danno biologico permanente - danno biologico temporaneo - danno morale per danno biologico temporaneo. Dopo aver quantificato le richieste economiche connesse a tali singole tipologie di danni, tuttavia il ricorrente indica espressamente che quel petitum è da ritenersi al lordo da eventuali somme che l INAIL di Torino dovesse corrispondere a titolo di indennizzo del danno biologico permanente. Costituendosi in giudizio, il datore di lavoro convenuto chiede di essere assolto da tali domande sul presupposto della piena operatività dell art. 10 T.U. 1124/65 laddove esclude la responsabilità civile del datore stesso, stante l assicurazione obbligatoria INAIL. Nella ovvia neutralità della posizione dell INAIL rispetto a tale specifico rapporto sostanziale e processuale, il G.L. accoglie le tesi datoriali ed afferma tout court che per le fattispecie regolate dal D. Lgs. 38/2000 non è configurabile un danno differenziale oltre a quanto erogato dall INAIL:

2 se tale è la premessa, assolutamente scontata è la conseguenza di ritenere operante il chiesto esonero dalla responsabilità civile del datore di lavoro. Pur dovendo accreditare l Estensore di tale sentenza di una particolare sensibilità sul tema dei rapporti tra danno biologico e copertura infortunistica pubblica (trattasi infatti di quello stesso Magistrato che per primo avvertì l incongruenza della mancata previsione, tra le prestazioni erogate dall INAIL, del ristoro di un danno biologico sofferto quale conseguenza dell attività lavorativa e, sospettando di illegittimità tale assenza, ebbe a rimettere la questione alla Corte Costituzionale consentendo così al Giudice delle Leggi di emanare la ben nota sentenza n. 87/91 che, pur decidendo per la inammissibilità della questione stessa, è concordemente riconosciuta come il vero momento di svolta che ha condotto all approvazione dell art. 13 del d. lgs. 38/2000), tuttavia appare oggi difficile, a giudizio di chi scrive, condividere la decisione in recensione. Come può evincersi dalla lettura della parte motiva, il Giudicante fonda il proprio convincimento in buona sostanza- su un sottinteso richiamo a quel concetto di transazione sociale di cui anche gli Autori meno recenti hanno sempre ritenuto di non poter fare a meno ogniqualvolta si trattava di inquadrare su un piano socio-economico l obbligo assicurativo imposto alla classe datoriale. Il concetto si ritrova in tutta la sua pienezza allorché il Giudicante, dopo aver concisamente ripercorso i precedenti giurisprudenziali che hanno condotto all art. 13, si spinge ad affermare in termini testuali che le Tabelle INAIL di indennizzo del danno biologico non possono garantire la totalità del risarcimento. E dunque ben presente, nel processo decisionale del Giudicante, la residua sussistenza di un area risarcitoria che continua a rimanere scoperta in danno del lavoratore- pur dopo che l INAIL abbia erogato le prestazioni economiche connesse al riconosciuto danno biologico ma tale scopertura, si legge in sentenza, costituisce una sorta di contropartita all introduzione di una garanzia differenziata (nonché certa, tempestiva ed automatica) ad opera dell assicurazione sociale. Può certamente convenirsi che la nuova prestazione sostitutiva di quella prevista dall art. 66 n.2 T.U. 1124/65 sconti lo stesso vizio di origine di

3 tutte le altre prestazioni erogate dall INAIL (e non per niente si è richiamato il concetto di transazione sociale) e può pertanto convenirsi sul fatto che quella che si è prima chiamata area risarcitoria scoperta sia destinata a rimanere tale in tutte quelle ipotesi in cui non esista un terzo responsabile del fatto-infortunio ma viceversa non appare ammissibile ritenere che il nuovo assetto normativo possa legittimare il mancato conseguimento di un effettivo ed equo ristoro del danno da parte dell infortunato nei casi in cui di tale danno sia concretamente dimostrabile l addebitabilità ad un terzo (per tale intendendosi, ovviamente, anche il datore di lavoro). Se così fosse, ci verremmo a trovare nella paradossale situazione per cui, dopo un lungo periodo in cui le prestazioni economiche erogate dall INAIL si sono tranquillamente aggiunte ai risarcimenti pagati dal terzo responsabile dell infortunio (con buona pace del principio indennitario che sembrava essere scomparso dal firmamento giuridico), improvvisamente la prestazione ora erogata dall INAIL per il danno biologico permanente varrebbe ad escludere altre aspettative creditorie del danneggiato con contestuale insperata- locupletazione del danneggiante. Quella situazione, dunque, che aveva spesso visto una ipervalutazione economica del danno ma che era stata in un certo senso avallata in dottrina e, specialmente, nella giurisprudenza di legittimità sul presupposto (più o meno accoglibile) di un favor lavoratoris andrebbe a cedere il passo ad una nuova situazione in cui sarebbe proprio il lavoratore infortunato a ricevere un ristoro inferiore a quello attribuibile ad un quisque de populo che sempre in ipotesi di un terzo responsabilesubisse un identico danno in occasioni extralavorative, e la cosa non appare francamente condivisibile. Il principio indennitario esige che venga assicurato un giusto risarcimento e che, al contempo, nessun danno possa costituire fonte di lucro. E dunque tale irrinunciabile ottica che dovrebbe sempre presiedere a qualsiasi regolamentazione che in sede normativa o giudiziaria- si prefigga lo scopo di attribuire il giusto ristoro a chi ha patito un danno ingiusto. Ma, allorché il danno abbia una origine lavorativa, è inevitabile, ogniqualvolta esso sia iniuria datum, pervenire al giusto

4 contemperamento tra sistema di protezione sociale ed ordinario sistema risarcitorio civilistico. Con l inserimento dell indennizzo per danno biologico tra le prestazioni dell INAIL si è colmata, come si è prima ricordato, una lacuna la cui eliminazione era ormai indilazionabile ma il nuovo sistema indennitario a matrice pubblica non può certamente avere eliminato l ordinario criterio civilistico del risarcimento del danno. L insistito uso di due vocaboli solo apparentemente simili tra loro ma in realtà ben distinti nel loro contenuto, e cioè indennizzo e risarcimento, ha il diretto scopo di evidenziare il ben diverso ambito applicativo che consegue all un tipo di ristoro economico o all altro. Serve anzi a ricordarci che, all interno del trilatero rapporto assicurativo che intercorre tra assicurante (datore di lavoro), assicurato (lavoratore) e assicuratore (INAIL), l indennizzo costituisce l aspetto economico del rapporto tra INAIL e lavoratore, mentre il risarcimento attiene al solo rapporto tra assicurato e assicurante (rapporto che ovviamente non può che continuare a snodarsi secondo il paradigma dell art c.c.). Pacifico essendo che oggi l INAIL, ricorrendone le condizioni di legge, eroga un indennizzo per danno biologico in ogni caso di apprezzabile lesione dell integrità psico-fisica ed a prescindere dall esistenza di un terzo responsabile, occorre invece darsi cura di accertare se tale indennizzo possa coesistere con un diverso e più ampio ristoro del danno stesso. Occorre in altre parole chiedersi se possa ancora parlarsi di danno differenziale come voce creditoria che l infortunato vanti nei confronti del responsabile pur dopo che il ristoro del suo danno sia avvenuto secondo i parametri pubblicistici seguiti dall INAIL. E, questo, un tema che sin da subito è stato avvertito in tutta la sua importanza da coloro che hanno dedicato la loro attenzione alla cospicua rivoluzione che i classici sistemi risarcitori hanno subìto con l entrata in vigore del D. Lgs. 38/2000. Le risposte, pressocchè nella loro totalità, sono state sempre univocamente concordi nel ritenere tuttora esistente la possibilità di un danno differenziale e dunque di una sua tutela specifica, e tali risposte in buona sostanza- si sono in genere fondate su due precisi presupposti e

5 cioè che, innanzi tutto, non al titolo astratto della prestazione deve aversi riguardo bensì al reale contenuto del rischio coperto e della prestazione ristoratrice, nonchè, in secondo luogo, la necessità di richiamare i precisi limiti che la legge delega aveva concesso al governo e cioè che la copertura indennitaria del danno biologico dovesse avvenire nell ambito del relativo sistema di indennizzo e di sostegno sociale e non già con il coinvolgimento dell ordinario sistema risarcitorio civilistico. Tale sistema può ritenersi dunque coinvolto solo nella misura in cui si sia d accordo nel ritenere, come è già stato efficacemente evidenziato dalla dottrina, che esiste una sorta di relazione per vasi comunicanti tra il diritto civile e il diritto previdenziale, così che ad una maggiore espansione del diritto previdenziale al danno biologico dovrà necessariamente accompagnarsi una riduzione proporzionale del diritto ad un risarcimento del danno sulla base di criteri civilistici (vedansi, sul tema, i vari contributi dottrinari dei relatori del Seminario Nazionale Avvocati INAIL del 2001 raccolti in Rivista Infortuni e Malattie professionali, n. 6, 2001, in particolare: Rossetti e Androni; vedasi inoltre, più diffusamente, MARANDO, Responsabilità, danno e rivalsa per gli infortuni sul lavoro, Giuffrè, 2003, pagg. 501 e segg.). Appare dunque inevitabile affermare che è perfettamente vero che l inserimento del ristoro del danno alla salute tra le prestazioni dell assicurazione obbligatoria ha costituito un fondamentale momento di avvicinamento della copertura pubblica (sia pur limitatamente al settore degli infortuni e malattie professionali) a quello che può definirsi lo stato dell arte nella materia risarcitoria, ma è altrettanto vero che quell inserimento deve essere contemporaneamente considerato il vero strumento con cui l ordinamento ha eliminato in radice il perpetuarsi di quel vulnus al principio indennitario cui troppo spesso negli ultimi tempi è stato dato assistere con l alibi di quella ormai irreversibile ambiguità da cui l istituto della rendita infortunistica non riusciva a trarsi fuori dopo che la connotazione esclusivamente patrimoniale del danno risarcibile aveva lasciato il campo alla cosiddetta scomposizione dei titoli di danno e ad una sempre maggiore consapevolezza della necessità di riconoscere e tutelare il bene-salute con la massima attenzione possibile.

6 Occorre altresì considerare che l adesione alla tesi sviluppata nella sentenza in recensione, e cioè che l inserimento della copertura per danno biologico tra le prestazioni previdenziali dell INAIL esclude tout court l esistenza di un danno differenziale a favore del danneggiato nell ipotesi di fatto-reato addebitabile al datore, porterebbe a svuotare di contenuto la stessa previsione normativa di cui all art. 10, comma 6, T.U. 1124/65 laddove è espressamente prevista sia pur in una formulazione letterale che risente dei quattro decenni ormai trascorsi- l esistenza di un danno differenziale (o complementare, che dir si voglia) nell ipotesi in cui le prestazioni erogate dall INAIL non coprano l intero danno risarcibile: si pensi al classico e scolastico caso del violinista che per cause lavorative addebitabili ad un terzo subisca l amputazione del mignolo, ebbene in tal caso le prestazioni INAIL avrebbero un contenuto economico talmente ridotto da far apparire enorme il divario tra esse e il reale nocumento patrimoniale subito dal danneggiato. Forse qualcuno potrebbe affermare che nulla il violinista possa chiedere al terzo avendo già ricevuto un risarcimento dall INAIL? Concludendo, è appena il caso di rilevare che l area di esonero datoriale dalla responsabilità civile è esattamente circoscritta nell ambito del contenuto delle prestazioni erogate dall INAIL e che pertanto ben poco convincente appare l avvenuta esclusione di una possibile responsabilità del datore non soltanto per figure di danno escluse dalla copertura INAIL (per esempio, il danno morale) ma addirittura ancor prima di avere accertato se la predetta responsabilità possa, o no, essere affermata sulla base dell unica circostanza da cui essa derivi e cioè l avvenuta commissione di reato da parte del datore o di persona di cui egli debba rispondere- perseguibile d ufficio. Nicola Casuccio