Un Amore al disopra della vita

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Erico Marchesi
6 anni fa
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1 Un Amore al disopra della vita

2 Le fotografie fanno parte della collezione privata dell autrice.

3 Eleonora Castellano UN AMORE AL DISOPRA DELLA VITA Romanzo autobiografico

5 Dedico questo piccolo libricino ai miei due figli e a tutti i bambini che soffrono e ai loro genitori.

7 Prologo Nell estate del 1999 mi trovavo in Grecia, lavoravo come costumista per un importante tour operator. Una mattina ci svegliammo con una tempesta in corso, lì capitava spesso, e come ogni volta ci mettevamo in una sala al chiuso per intrattenere gli ospiti con il piano bar. «Eleonora dammi una monetina» mi chiese un ospite. «Cosa ci devi fare» risposi. «Una qualsiasi» continuò lui senza rispondere alla mia domanda. Mi aprì la mano e mi disse: «Ti sposerà un uomo in divisa e vivrai dove farà freddo.» «Sarò felice?» gli chiesi. Mi guardò negli occhi, mi richiuse la mano e andò via in modo frettoloso. Negli anni non ho più pensato a quell evento anche perché non credo che qualcuno abbia la capacità di predire il futuro, e ancora oggi non ci credo. Oggi, però, ci penso spesso. Ripenso a quello sguardo, e alla mia domanda senza risposta, ma è certo che con mio marito non potevo star meglio. Quante volte chiudo gli occhi e ripenso a quei bei giorni spensierati, quando mi sentivo realizzata, quando prendevo il treno dal mio paesino e mi recavo a scuola a 7

8 Napoli. Partivo molto prima per perdermi tra i vicoletti della città; nel tragitto mi fermavo a ogni bancarella in quei mercatini bellissimi e compravo sempre cose ricercate e particolari, da sfoggiare il fine settimana con i miei cari amici di Aversa, e quando compravo i tessuti ai quattro palazzi (zona di Napoli) e piena di me, a piedi raggiungevo la Stazione Centrale per tornare a casa. Quando ho conosciuto Enzo, mio marito, da subito siamo stati in armonia come coppia, e menomale che abbiamo vissuto tanti bei momenti e tante cose e città abbiamo visitato, perché ormai non c è più tutto quel tempo e la stanchezza fisica e mentale per la vita che conduciamo ci ha molto invecchiati e cambiati. Ricordo quella mattina al Gaslini: «Signori» Con una pila rivolta verso le pupille aperte a forza dal dottore, «Guardate!... il bimbo non reagisce, non è presente. Lo pizzico sotto i piedi vedete il nulla preparatevi al peggio.» Ricordo con quale fatica riuscii a scendere quella lunga scalinata che mi portava fuori dall ospedale sul tratto di strada che mi portava all appartamento, la gente mi scansava, forse pensava fossi una tossica. Barcollavo e piangevo tantissimo e non mi reggevo in piedi, mi aiutavo appoggiandomi su di un muretto. Avevo i capelli lunghi e per la prima volta bianchi, non avevo pensato a fare la tintura. Sola, nella stanza preparavo il vestitino della nascita che non gli avevo potuto mettere, una coroncina e delle scarpine, poi fortunatamente tutto è cambiato. Abbiamo passato mesi e anni difficili nella disperazione e nella preghiera. Quando Domy sta bene affrontiamo le giornate con più se- 8

9 renità e cerchiamo di andare dove possiamo: in Puglia dai nostri cari e a Napoli e in giro, prima che le cose cambino, così cerchiamo di regalarci una finta normalità. Poi la gravidanza di Graziano. Tanto voluto e amato. Per noi una grazia scesa dal cielo e per questo Graziano. Ma la nostra grazia si è trasformata in un terribile colpo di grazia. Il Natale abbiamo deciso di trascorrerlo dai genitori di Enzo ma prima ci siamo fermati a Fano per tranquillizzare un po i miei cari, mio padre l ho trovato molto provato da tutto ciò i suoi occhi facevano fatica ad incrociare i miei, mi disse di essere forte e accettare questo destino infame. Poi si è raccomandato di prenderci cura della mamma se lui non ci sarebbe stato più gli dissi di non preoccuparsi ci saremmo rivisti presto. Arrivati in Puglia ho trovato mia suocera triste ed era preoccupata perché aveva sognato di varcare le porte del cimitero con due bimbi tra le mani e la sorella che le diceva che una volta entrata non sarebbe più potuta uscire. Io ho cercato di tranquillizzarla, ma avevo paura perché lei era solita fare sogni che in qualche modo si realizzavano. Per capodanno dovevamo rientrare a Fano, ma lei ci ha pregato di rimanere, ma noi volevamo anche far compagnia a mio papà che nel frattempo era stato ricoverato in Ospedale. Non so cosa in che modo la vita ci parla, ma io non li ho più visti entrambi, ci hanno lasciato. Io non porto il nome di mia nonna, ma della prima sorella di mio padre, Eleonora, che non si sposò mai e non ha mai avuto figli: in un giorno normale lamentandosi di forti mal di testa cadde a terra e a 64 anni ci lasciò. L ho sognata un unica volta in 9

10 tutta la mia vita e cioè quando ci hanno comunicato che Domenico era affetto da aneurisma. Adesso abbiamo scoperto di avere una mutazione genetica. 10

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