[1.1] STORIA DELLE CHLAMYDIAE

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1 - 4 - [1.1] STORIA DELLE CHLAMYDIAE Le Chlamydiales sono batteri che, come le Rickettsie, sono parassiti obbligati intracellulari delle cellule eucariotiche. Diversamente dalle Rickettsiae, le Chlamydiales hanno un ciclo di replicazione inerente allo sviluppo distintivo. I membri delle Chlamydiales condividono più dell 80% dell identità di sequenza per il gene che codifica il loro rrna 16S e 23S. Sono stati trovati all interno delle cellule dei vertebrati e delle amebe, mentre particelle simili sono state segnalate nella specie invertebrata compreso i celenterati, gli artropodi ed i molluschi. I membri delle Chlamydiales si deferiscono come Chlamydiae. Molte Chlamydiae coesistono apparentemente in uno stato asintomatico nelle cellule ospiti che probabilmente fungono da serbatoio naturale per loro. Descrizioni della malattia da Chlamydia degli occhi umani, malattia ora conosciuta come tracoma (= occhio ruvido), sono state trovate in manoscritti cinesi ed egiziani antichi. Nel 1907, Halberstaedter e von Prowazek, lavorando a Java, hanno descritto la trasmissione del tracoma dall uomo agli orangutan inoculando i loro occhi con la raschiatura congiuntivale. Titolo del lavoro originale del 1907, di Halberstaedter e von Prowazek il primo che descrisse le Chlamydiae In cellule epiteliali congiuntivali colorate con Giemsa i vacuoli intracitoplasmici (inclusioni clamidiali) contengono numerose particelle minuscole ovvero piccoli corpi elementari clamidiali (EBs) e più grandi corpi clamidiali reticolari (RBs) che hanno rappresentato l agente causale del tracoma. Illustrazione di Halberstaedter e Von Prowazek di una normale cellula epiteliale congiuntivale (a sn), di una cellula infettata (al centro) e delle particelle clamidiali libere (a destra). 1907

2 - 5 - Alcune delle piccole particelle (gli EBs infettanti) erano anche osservati fuori delle cellule (si veda la figura sopra), un trionfo della scienza d osservazione poiché i EBs di 0.3 µm erano soltanto appena sopra il limite di risoluzione dello ~0.25 µm del convenzionale microscopio. Gli organismi recentemente scoperti sono stati denominati Chlamydozoa (dal greco khlamus, = manto/mantello) a causa della matrice in cui le particelle erano apparentemente incluse. Inclusioni simili successivamente sono state descritte nelle cellule congiuntivale dei bambini con oftalmia non-gonococcica, nella cervice uterina da alcune delle loro madri e nell epitelio uretrale dai pazienti maschi con uretrite non-gonococcica. Così il tracoma, la congiuntivite del neonato e l infezione del tratto genitale dell adulto erano causati da agenti infettivi simili (es. Chlamydia trachomatis) che erano capaci di passare le barriere che generalmente trattenevano i batteri. Questa proprietà, accoppiata con l incapacità di questi agenti di svilupparsi nei mezzi artificiali ha condotto alla credenza errata che questi agenti erano virus. Nel , si sono presentati casi di una polmonite atipica, acquisita dagli uccelli (psittacine es. pappagalli) chiamata psittacosi. Questi eventi hanno stimolato la ricerca e Levinthal Coles e Lillie hanno descritto indipendentemente le particelle basofile nel sangue e nel tessuto degli uccelli infettati e dei pazienti umani. Bedson e collaboratori presto hanno dimostrato il rapporto eziologico di queste particelle con la psittacosi ed hanno definito il caratteristico e unico ciclo inerente allo sviluppo che ora definisce tutti i membri dell ordine Chlamydiales. Bedson si è riferito a questo agente (successivamente citato impropriamente come Bedsoniae) come parassita intracellulare obbligato con affinità batteriche, un concetto che non è stato accettato per altri 30 anni. Fin dal 1934, Thygeson, un oftalmologo, aveva attirato l attenzione sulle somiglianze fra lo sviluppo e la morfologia delle inclusioni viste nella congiuntivite da tracoma e quelli trovati nella psittacosi. L individuazione di un antigene comune ha rinforzato l idea che questi agenti di psittacosi e quelli del linfogranuloma venereum (LGV) e della polmonite da topo erano relativi ad uno stesso gruppo. Dal 1935 l agente di psittacosi si cominciò a sviluppare nella membrana corion-allantoidea dell embrione di pollo mentre l agente di LGV è stato propagato in primo luogo, nel cervello della scimmia, nel Il tracoma virus invece in primo luogo è stato isolato nel sacco embrionale del pulcino in Cina nel 1957 da T ang e colleghi ed è stato segnalato nel giornale medico cinese.

3 - 6 - Il rapporto eziologico del microrganismo con il tracoma è stato dimostrato nel 1958 tramite l inoculazione in volontari umani. Il loro ruolo eziologico nella congiuntivite ed inoltre nell infezione del tratto genitale è stata confermata inoculando gli occhi dei volontari e dei babbuini. I nomi di questi batteri hanno incluso il Bedsoni, il Miyagawanella, Halprowia, l ornitosi-, TRIC- e gli PLT- agenti. Il termine Chlamydia è comparso nella letteratura nel Che le Chlamydiae non fossero virus è diventato evidente nel 1965 con l avvento delle tecniche di coltura di tessuto e della microscopia elettronica, quando è diventata fondamentale per le Chlamydiae la prova della presenza di strutture batteriche quali l rrna, i ribosomi e la parete delle cellule. Tuttavia le Chlamydiae prima sono state raggruppate con le Rickettsie fino alla convalida del genere Chlamydia grazie a Page nel Per anni, Chlamydiales era l unico ordine batterico che ha avuto una famiglia ed un genere (Chlamydiaceae e Chlamydia, rispettivamente). Negli anni 90, con l introduzione di nuovi metodi diagnostici, le Chlamydiae sono state descritte come agenti di malattia. L analisi molecolare successivamente condusse a identificare due nuove specie, verso la fine degli anni 90, quali della Chlamydia pneumoniae e della Chlamydia pecorum (entrambi ora disposti nel genere Chlamydophila). I nuovi metodi diagnostici molecolari basati sull amplificazione dell acido nucleico hanno condotto alla scoperta delle Chlamydiae in tessuti e cellule mai prima segnalati (giunture, piastre aterosclerotiche e cervello) e furono di conseguenza associate a malattie a eziologie precedentemente sconosciute (artriti, malattia di Alzheimer, coronaropatie ecc.). Le nuove conoscenze molecolari hanno condotto ad una nuova tassonomia dell ordine Chlamydiales [Everett ed altri, 1999], che apre la famiglia delle Chlamydiaceae a due generi, Chlamydia e Chlamydophila [il nome Chlamydophila = like Chlamydia, è stato dato da Hans Truper e da Johannes Storz], comprendenti nove specie e tre nuove famiglie delle Chlamydiales: Parachlamydiaceae, Waddliaceae e Simkaniaceae.

4 - 7 - La storia delle Chlamydiae risiede anche nei nomi usati per identificare le relative fasi inerenti allo sviluppo. Il Corpo elementare (EB, un termine preso in prestito dai virologi a metà del ventesimo secolo) è la forma clamidiale elettrone-densa e contagiosa, in genere µm di diametro. Gli EBs che sono stati endocitati dalle cellule eucariotiche rimangono in inclusioni vacuolari dove si trasformano in Corpi reticolari (RBs: la fase di divisione e di replica intracellulare; il contenuto di ogni RB era reticolato, ovvero omogeneo). I RBs possono essere fino a 1.5 µm di diametro; prendono le sostanze nutrienti dalla cellula ospite e subiscono divisione binaria multipla. EBs e RBs entrambi hanno membrane interne ed esterne e uno spazio periplasmico variabile. Durante il caratteristico ciclo inerente allo sviluppo clamidiale, sia i EBs che i RBs sono presenti nell inclusione e le loro differenze sono evidenti usando la microscopia elettronica. Due o più giorni dopo l infezione della cellula ospite, i RBs si trasformano nuovamente in EBs metabolicamente inattivi (ma contagiosi), che sono liberati attraverso la rottura della cellula ospite o, possibilmente, con fusione alle membrane plasmatiche della cellula ospite. I EBs possono essere considerate come strutture resistenti alle diverse condizioni ambientali e adattate a sopravvivere nello spazio extracellulare ostile al fine di trasmettere l infezione alle nuove cellule ospiti con il legame a queste e l endocitosi nelle stesse. Le Chlamydiae vengono trasmesse tramite aerosol o tramite il contatto e non richiedono vettori alternato, anche se le mosche possono contribuire a trasferire l infezione oculare nelle zone endemiche di tracoma. Un numero impressionante di clamidiologi eminenti, i più non tassonomisti, si è opposto alla nuova classificazione. Le loro obiezioni sono state pubblicate in una lettera all International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology alla quale gli autori della nuova classificazione hanno poi replicato. Mentre la presenza di 9 specie all interno delle Chlamydiaceae non si è mostrata particolarmente discutibile, le critiche principali erano quella: della mancanza di sufficienti motivi per dividere le Chlamydiaceae in 2 nuovi generi; dell eccessiva enfasi sui dati limitati di sequenza nucleotidica e sulle insufficienti caratteristiche biologiche di base disponibili; della limitata presenza di dati su alcune specie e famiglie, specialmente Waddliaceae e Simkaniaceae; alcuni hanno obiettato anche sul nome del genere Chlamydophila che significa letteralmente come Chlamydia. (1)

5 - 8 - [1.1.1] Tassonomia (La scienza che descrive, identifica, nomina e classifica gli organismi) Nel 1735 uno studente di medicina svedese di 28 anni ha avuto la necessità di un sistema per identificare il numero enorme di piante e di animali che stavano di Europa, Asia, Africa e America. Così ha inventato il sistema tassonomico di nomenclatura binomiale [cfr. Approfondimento a dx.], che dava ad ogni organismo un nome latino a due parole. Questo sistema era così utile che lo studente di medicina, Carl von Linné, è stato denominato il padre della tassonomia moderna. APPROFONDIMENTO Systema Naturae e nomenclatura binomiale Systema Naturae è un opera di Carl von Linné ( ) pubblicata per la prima volta nel La prima edizione di Systema Naturae, pubblicata in Olanda, comprendeva appena 11 pagine. Al momento della sua decima edizione (1758), l opera classificava specie di animali e specie di piante. In essa, i nomi poco pratici usati fino ad allora, come per esempio Physalis annua ramosissima, ramis angulosis glabris, foliis dentato-serratis, furono sostituiti con brevi e adesso familiari binomi, formati dal nome generico seguito da un epiteto specifico ad es. Physalis angulata. Questi binomi servirono come modello di riferimento per la nomenclatura delle specie. I taxa superiori vennero costruiti e organizzati in modo semplice e ordinato. Sebbene il sistema, noto al giorno d oggi come nomenclatura binomiale, fosse stato sviluppato da Gaspard Bauhin e Johann Bauhin quasi 200 anni prima, Linnaeus fu il primo ad usarlo coerentemente in tutta l opera, anche nei generi monospecifici, e si può dire che lo ha reso popolare in tutta la comunità scientifica. Il merito maggiore dello svedese fu la definizione e l introduzione nel 1753 proprio della nomenclatura binomiale nel sistema di classificazione delle piante e degli animali. Con questo metodo tassonomico (concepito poco più di un secolo prima da Bauhin) a ciascun organismo sono attribuiti due nomi (in origine in latino): il primo si riferisce al Genere di appartenenza dell organismo stesso ed è uguale per tutte le specie che condividono alcuni caratteri principali (nomen genericum); il secondo termine, che è spesso descrittivo, designa la Specie propriamente detta (nome triviale o nome specifico). La portata dell innovazione fu enorme; precedentemente alla nomenclatura binomiale il sistema di nomenclatura era semplicemente basato su un estesa descrizione di ogni pianta, in latino, per i caratteri distintivi ritenuti di rilievo, in modo del tutto arbitrario, da ogni classificatore. Due libri (Systema Naturae, 1735 [a lato] e Systema plantarum, 1779) del Linneo contengono i più vecchi nomi degli animali e delle piante che siano accettati oggi come validi. Il suo metodo è sistematico, funzionale e preventivo. Quando i batteri hanno cominciato ad essere identificati, sono stati chiamati usando il metodo del Linneo. Il risultato tassonomico per i microbiologi corrisponde al processo identificativo e diagnostico. La microbiologia moderna iniziò nel 1923 con la pubblicazione della prima edizione del Bergey s Manual of Determinative Bacteriology. Questi furono anni impegnati per la microbiologia e la tassonomia. Per i tassonomisti, la formazione della Commission on Naming & Taxonomy fu particolarmente importante, perché condusse alla pubblicazione del Codice Batteriologico. Il codice contiene tutte le regole e le raccomandazioni sull uso dei nomi batterici. Ciò ha condotto alla creazione del The Bulletin, che più successivamente è stato chiamato il I.J.S.B. (International Journal of Systematic Bacteriology) ed ora il I.J.S.E.M. (International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology); questa è stata la voce del codice batteriologico per 50 anni.

6 - 9 - Fra 1945 e 1971 ci furono 10 tentativi di classificare i Chlamydiae negli ordini, nelle famiglie, nei generi e nelle specie. La classificazione infine di Storz e Page ebbe successo, mentre le altre no. Questo perché in primo luogo la loro classificazione, era sistematica, basata soltanto sulle caratteristiche fenotipiche stabili, era utile, come provato dalle pubblicazioni ed era predittiva. Secondo il codice batteriologico, un batterio può essere classificato soltanto con la pubblicazione nel giornale internazionale di batteriologia sistematica (IJSB) (ora giornale internazionale di microbiologia sistematica ed evolutiva, IJSEM). Il Dott. Page a capo del comitato della Società Americana di Microbiologia (ASM American Society of Microbiology), editore del IJSB, si occupò della tassonomia delle Chlamydiae. La classificazione dell ASM dei batteri si basò sulla tassonomia numerica. In accordo con la ASM, Page limitò le Chlamydiaceae a due specie che basò sulle caratteristiche morfologiche e chimiche (quindi fenotipiche) relativamente stabili piuttosto che sul loro presunte tropismo di tessuto o di ospite o sulla sierologia specifica dei loro antigeni della parete cellulare. La tassonomia numerica fu usata per i batteri dal Lunghe tabelle numeriche, in raggruppamenti similari, correlano molti batteri a centinaia di caratteri fenotipici. I test di verifica numerici (che inclusero quindi la morfologia, la biochimica, le caratteristiche della coltura, la fisiologia, i requisiti nutrizionali, la composizione antigenica e la sensibilità ai fagi) erano considerevolmente più rigorosi dei test di verifica tassonomici precedenti ovvero potrebbero essere impiegati soltanto i caratteri che erano un risultato diretto o indiretto del genotipo dell organismo. Così quando IJSB pubblicò nel 1980 le liste approvate di nomenclatura batterica (Approved Lists of Bacterial Name), le due specie di Page, C. trachomatis. e C. psittaci, sono state mantenute anche se il 90% di tutti i nomi batterici sono stati a quel tempo scartati. Attualmente, la lista approvata dei nomi è sul web a Nel 1989 fu isolato un ceppo di C. psittaci prima identificato come TWAR (TaiWan Acute Respiratory dal luogo di primo isolamento) e successivamente proposto come terza specie: Chlamydophila pneumoniae differenziata dalle altre Chlamydiae sulla base della forma del EB e sulla base delle analisi sierologiche e molecolari (sul DNA); lo stesso avvenne per Chlamydophila pecorum. Dal 1981 ci fu la associazione DNA-DNA quale metodo fondamentale per la distinzione sia dei generi che delle specie. Nel 1988, Rachel Cox e colleghi dell università di Washington dimostrarono che la riassociazione del DNA-DNA poteva essere usata per distinguere le Chlamydiae. Gli anni seguenti i dati di Fukushi e Hirai hanno suggerito che c erano forse 8 specie e

7 generi nelle Chlamydiaceae, usando i test di verifica che ancora oggi sono accettati. Il risultato finale però era utile e predittivo per alcuni gruppi, ma non per altri. Oggi, la risoluzione tassonomica si basa su test di verifica numerici ed evolutivi, quindi, per correggere le eventuali limitazioni nella classificazione: il primo punto è l accumulo di nuove informazioni, soprattutto dati ribosomali di sequenza seguito dal consulto con altri clamidiologi e poi ancora l uso di: una tabella con i dati di riassociazione DNA-DNA, una tabella con dati ecologici e una con svariati alberi filogenetici che descrivono i rapporti evolutivi in sei luoghi genetici. Queste regole hanno permesso di ricostruire la struttura evolutiva dell ordine Chlamydiales la loro classificazione. Il risultato ottenuto dalle analisi ribosomali di sequenza fu la divergenza dei generi, Chlamydia / Chlamydophila analizzando 5 geni. Questa ipotesi dei generi separati fu anche esaminata con l analisi di altri geni e tramite i confronti della struttura genomica. I generi inoltre sono individuati oltre che con la riassociazione del DNA, con la caratteristica aggiunta che le sequenze 16S dell rrna dei generi batterici strettamente correlati tendono ad essere circa 95% identiche. Ad ora tutti i membri dell ordine Chlamydiales hanno una vita intracellulare obbligata e un ciclo inerente allo sviluppo e tutti hanno identità ribosomale di sequenza 16S e 23S almeno dell 80% con la Chlamydophila abortus. Le 4 famiglie correnti sono abbastanza distinte. Chlamydiaceae è l unica famiglia che può essere rilevata con gli anticorpi anti LPS gruppo-specifico e le relative specie hanno identità ribosomale di sequenza di almeno 90%. Il codice batteriologico oggi non funziona più indipendentemente dai codici per la nomenclatura zoologica o botanica. Con questo cambiamento IJSB è diventato IJSEM. Ora il nuovo codice batteriologico è pubblicato dalla società per microbiologia generale nel Regno Unito. Per essere validi i nuovi nomi devono essere accettabili all interno del contesto dei codici ed essere approvati dalla IJSEM.

8 Non c è alcuna misura per l annullamento del nome pubblicato. Né IJSEM né il codice impediscono agli autori di usare nomi validi o non validi in una pubblicazione. I cambiamenti nella tassonomia avvengono solo perché si acquisiscono nuove informazioni. I tassonomisti sono d accordo sul fatto che le analisi fenotipiche, genetiche e filogenetiche dovrebbero essere unite come base per una corretta tassonomia. L unificazione di questi metodi efficaci ha rivoluzionato la tassonomia generale e clamidiale nello specifico, unendo coerentemente batteri ecologicamente e geneticamente simili. Nel 1999 c è stata la riclassificazione dei batteri dell ordine Chlamydiales nei due generi Chlamydia e Chlamydophila che in totale comprendono 9 specie (3 + 6 rispettivamente):

9 [1.2] CLASSIFICAZIONE Lista degli ordini inclusi nella classe delle Chlamydiae: Chlamydiales Lista delle famiglie incluse nell ordine delle Chlamydiales: Chlamydiaceae - Parachlamydiaceae - Simkaniaceae - Waddliaceae Lista dei generi inclusi nell ordine delle Chlamydiales: Chlamydia - Chlamydophila; Neochlamydia - Parachlamydia; Simkania; Waddlia Lista dei generi inclusi nella famiglia delle Chlamydiaceae: Chlamydia - Chlamydophila Dominio: Prokaryota Regno: Bacteria Phylum: Chlamydiae Albero filogenetico della vita definiti dalla comparazione delle sequenze di rrna. L albero è costituito dai due domini degli organismi (Procarioti [Batteri e Archea] ed Eucarioti) Classe: Chlamydiae Ordine: Chlamydiales Famiglie: Famiglia Chlamydiaceae Generi: Chlamydia - Chlamydophila Famiglia Parachlamydiaceae Generi: Neochlamydia - Parachlamydia Famiglia Simkaniaceae Generi: Simkania Famiglia Waddliaceae Generi: Waddlia Chlamydia muridarum Chlamydia suis Chlamydia trachomatis Chlamydophila abortus Chlamydophila caviae Chlamydophila felis Chlamydophila pecorum Chlamydophila pneumoniae Chlamydophila psittaci Specie: Neochlamydia hartmannellae Parachlamydia acanthamoebae Simkania negevensis Waddlia chondrophila

10 Nel dettaglio l Albero della vita ad alta risoluzione basato sulle sequenze gnomiche complete: La divergenza tra la C. trachomatis e la C. pneumoniae 125 milioni di anni fa ha preceduto la comparsa dei primati più evoluti e alla fine dell Homo sapiens anni fa. [1.2.1] Famiglia delle Chlamydiaceae La famiglia delle Chlamydiaceae così come è stata proposta da Everett ed altri nel 1999: Specie Ospite Via d entrata Chlamydia C. muridarum Topi, criceti Faringeo, genitale C. suis Maiali Faringeo C. trachomatis Uomo Faringeo, oculare, genitale, rettale Chlamydophila C. abortus Mammiferi Orale, genitale

11 Specie Ospite Via d entrata C. caviae Cavie Faringeo, oculare, genitale, uretrale C. felis Gatti Faringeo, oculare, genitale C. pecorum Mammiferi Orale C. pneumoniae Uomo, rana, koala, cavallo Faringeo, oculare C. psittaci Uomo (zoonosi), Uccelli Faringeo, oculare, genitale Tutte le specie sono Gram-negative ed esprimono l epitopo lipopolisaccaridico famiglia-specifico (precedentemente denominato epitopo di genere-specifico). La stabilità osmotica extracellulare del EBs delle Chlamydiaceae è mantenuta da un complesso involucro di proteine bisolfuro unite con legami crociati che include: la Major Outer Membrane Protein (proteina esterna principale della membrana) di circa 40 kda [MOMP, un prodotto di traduzione del gene ompa], una proteina idrofila ricca di cisteine di 60 kda e una lipoproteina ricca in cisteina a basso peso molecolare. Quando le Chlamydiae infettano le cellule, i legami crociati disolfuro all interno e fra queste proteine dell involucro vengono chimicamente ridotti, permettendo la trasformazione dei EBs in RBs. Usando il microscopio ottico, l inclusione può presentare uno sfarfallio luminoso che varia d intensità e di durata ed è indicativo di moto browniano clamidiale. Le Chlamydiaceae hanno un piccolo o non rilevabile peptidoglicano e nessun RNA di trasferimento (trna) nel distanziatore intergenico dell rrna 16S e 23S. Il contenuto di G+C è circa del 40%. Nel mese di aprile del 1999, cinque nuove specie sono state convalidate e la C. pneumoniae, la C. pecorum e la C. psittaci sono state spostate nel genere Chlamydophila. Oltre che differenze genetiche e di sequenza proteica con il genere Chlamydia, il genere Chlamydophila non produce glicogeno rilevabile ed ha un operone ribosomale (mentre le specie di Chlamydia ne hanno due). [ ] Genere Chlamydia Chlamydia trachomatis È primo agente clamidiale ad essere scoperto. La C trachomatis comprende due biovars (gruppi di ceppi distinti dagli altri sulla base delle caratteristiche fisiologiche) umani [il tracoma (15 sierotipi o serovars: da A a K, Ba, Da, Ia, Ja) ed il linfogranuloma venereo (LGV = 4 sierotipi: L1, L2, L2a, L3)] e uno murino. I ceppi dei topi e dei suini che precedentemente sono stati raggruppati con

12 questa specie ora appartengono a una specie separata (C. muridarum. e C. suis, rispettivamente). C. trachomatis causa il tracoma, malattie sessualmente trasmesse (ad es. il LGV), certe forme di artrite, la congiuntivite e polmoniti interstiziali neonatali. Il tracoma biovar attualmente ha 15 serovars e l infezione è limitata soprattutto alle cellule epiteliali delle membrane mucose. Inoltre è stata rilevata nel tessuto bilaminare posteriore rimosso dai pazienti con la malattia della giunzione temporomandibolare. Il LGV biovar ha quattro serovars, L1, L2, L2a ed L3, che possono invadere il tessuto linfatico. I ceppi di C. trachomatis hanno un alto grado di conservazione di sequenza nei geni che sono stati caratterizzati (per esempio i geni dell rrna 16S differiscono di <0.65%). La caratterizzazione del gene per MOMP (ompa [o omp1]), è ampiamente usata per distinguere i ceppi di C. trachomatis mediante tecniche di amplificazione del DNA e sierotipiche. Molti, ma non tutti, i ceppi di C. trachomatis hanno un plasmide extracromosomale. Le specie di Chlamydia sono state presto identificate e distinte dalle altre specie tramite il confronto delle sequenze geniche ribosomali o tramite controllo del distanziatore intergenico dell rrna 16S e 23S (Everett ed Andersen, 1997). I ceppi di C. trachomatis sono generalmente sensibili al sulfadiazine ed alle tetracicline. La maggior parte dei ceppi di C. trachomatis sono riconosciuti con anticorpi monoclonali [mabs] anti-epitopi della regione VS4 del MOMP. Tuttavia, questi mabs possono anche cross reagire con C. suis e C. muridarum. Chlamydia suis C. suis è stato isolato soltanto dai maiali, in cui causa congiuntivite, enterite, polmonite e un alta incidenza d infezioni apparentemente asintomatiche. Alcuni ceppi sono resistenti al sulfadiazine e/o alla tetraciclina. Parecchi ceppi di C suis sono conosciuti per avere un plasmide extracromosomale pcs. L analisi di sequenza del DNA di ompa indica che i ceppi di C. suis sono piuttosto vari rispetto altre specie clamidiali. I prodotti dedotti del gene di ompa di vari ceppi di C. suis contengono epitopi VS4 quasi identici agli epitopi riconosciuti dagli mabs anti-vs4 di C. trachomatis. Poiché questi mabs sono usati ordinariamente per classificare secondo il sierotipo le C. trachomatis isolate dall uomo, questa reazione incrociata può condurre ad errori nell identificazione di specie. Chlamydia muridarum Due ceppi di C. muridarum, MoPn e SFPD sono stati isolati rispettivamente dal topo e dal criceto. L infezione di MoPn può essere asintomatica o produrre polmonite nel topo. SFPD invece è stato isolato a livello enterico ed è stato ottenuto contemporaneamente ad un agente causativo di ileite

13 proliferative. MoPn è sensibile al sulfadiazine e la relativa produzione di glicogeno è difficile da rilevare. MoPn ha un plasmide extracromosomale, pmopn. L epitopo (T)LNPT(IA) di VS4 del MOMP di C. trachomatis è presente in entrambi i ceppi e gli mabs specifici per l epitopo IAGAG di VS4 dovrebbero riconoscere anche SFPD. [ ] Genere Chlamydophila Chlamydophila psittaci La C. psittaci infetta soprattutto gli uccelli. I ceppi di Chlamydophila psittaci del felino e della cavia sono stati raccolti in tre nuove specie [C. abortus, C. felis e C. caviae cfr. sotto]. La C. psittaci negli uccelli è spesso sistemica e le infezioni possono essere severe, acute, croniche o non evidenti, con intermittente perdita delle piume. La maggior parte degli organi sono infettati: la congiuntiva, l apparato respiratorio ed il tratto gastrointestinale. La C. psittaci può anche passare nelle uova. Lo stress innesca comunemente l inizio dei sintomi severi, con conseguente rapido deterioramento e morte. I ceppi di C. psittaci sono simili nella virulenza, si sviluppano velocemente nelle colture cellulari, hanno geni per l rrna 16S che differiscono di meno dello 0.8% ed appartengono ad otto serovars conosciuti. Tutti questi ceppi possono essere trasmissibili agli esseri umani. La C. psittaci serovar A è endemico fra gli uccelli della sottofamiglia delle psittacine e causa negli esseri umani, in altri mammiferi e nelle tartarughe una zoonosi sporadica. La C. psittaci serovar B è endemica fra i piccioni, è stata isolata dai tacchini ed inoltre è stata identificata quale causa di aborto nelle vacche da latte. I serovars C e D sono un rischio per gli operai che lavorano in mattatoio e per chi è a contatto con gli uccelli. I serovar E isolati sono stati ottenuti da una varietà di ospiti aviari quindi un serbatoio specifico per il serovar E non è stato identificato. Parecchi ceppi di C. psittaci hanno un plasmide extracromosomale. Molti ceppi di C. psittaci sono suscettibili ai batteriofagi. Chlamydophila pneumoniae Le C. pneumoniae precedentemente si pensò fossero agenti patogeni specifici dell uomo, ma ora si pensa possano infettare anche i cavalli, i koala ed altri animali. La C. pneumoniae è un batterio obbligato intracellulare Gram negativo anche se in passato è stato considerato prima un protozoo e poi un virus. Questo viene riconosciuto come patogeno respiratorio per la prima volta nel Era inizialmente conosciuto come TWAR (TaiWan Acute Respiratory dal luogo di primo isolamento; ed oggi è rimasto quale unico biovar umano di C. pneumoniae) nome derivato da TW-183 C. pneumoniae isolata per la prima volta nel 1965 da un tampone congiuntivale di un bambino

14 taiwanese (che partecipava al test di un vaccino per il tracoma) e AR-39 la prima C. pneumoniae isolata nel 1983 dal tampone faringeo di uno studente di Seattle con faringite. Un altro organismo (IOL-207) estratto dall occhio di un bambino in Iran nel 1968 e isolato nel sacco vitellino di uova di pollo ha provato ancora la presenza della C. pneumoniae. Il ceppo TWAR nel 1989 viene identificato come specie separata e collocato prima all interno del genere Chlamydia come Chlamydia pneumoniae (Grayston e altri 1989) e successivamente nel nuovo genere Chlamydophila (Everett e altri 1999) e viene chiamato Chlamydophila pneumoniae anche se ancor oggi il vecchio Chlamydia pneumoniae a volte continua ad essere utilizzato. L isolamento è avvenuto nel sacco vitellino di uova di pollo embrionate, l unico metodo allora disponibile per la crescita delle Chlamydiae. Nel 1971 quando i metodi di coltura cellulare furono disponibili si vide che l organismo TW-183 formava inclusioni rotonde e dense nelle cellule ospiti nelle colture cellulari sembrando così molto simili nella morfologia alle C. psittaci più che alle C. trachomatis. Rispetto alla collocazione gli studi sierologici hanno suggerito che l organismo non era direttamente correlato a malattie dell occhio. Il ruolo del microrganismo quale patogeno umano non fu definito fino al 1983 quando a Seattle, Wash., fu isolato il primo ceppo respiratorio (AR-39) da uno studente universitario con faringite. Il nome del ceppo TWAR quindi derivò proprio dai laboratori dove fu isolato rispettivamente il ceppo congiuntivale e respiratorio (TW-183 e AR-39). Fin dalla identificazione nei tardi anni 80 la C. pneumoniae è emerso essere il più comune patogeno respiratorio non virale intracellulare e un importante causa di infezioni acute e croniche delle alte e basse vie respiratorie sia negli ospiti immunocompetenti che negli immunocompromessi. L infezione è comune tra i bambini tra i 5 e i 14 anni d età e la maggior parte degli adulti presenta evidenze sierologiche di un infezione passata o in corso. Il più delle conoscenze epidemiologiche di un infezione da C. pneumoniae derivano dagli studi sierologici che utilizzano il test MIF (MicroImmunoFluorescenza) specifico. Tra le tecniche più recenti utilizzate c è la PCR per identificare l organismo nei campioni clinici e per rendere più dettagliati gli studi microbiologici.

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