IMMANUEL CASTO GENDER BENDER ANDRÉ GIDE. IL MENSILE GAY ITALIANO 136 OTTOBRE 2010 copia gratuita (2,5 in edicola e libreria)

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1 Pride Rivista mensile Autorizzazione del tribunale di Milano n. 351 del 7/5/1999 Direttore responsabile: Gianni Rossi Barilli. Distribuzione gratuita in tutti i locali (in edicola o libreria 2,5 euro). Trasporto esonerato da DDT ai sensi del DPR n. 472 del 14/8/1996 IL MENSILE GAY ITALIANO 136 OTTOBRE 2010 copia gratuita (2,5 in edicola e libreria) IMMANUEL CASTO GENDER BENDER ANDRÉ GIDE

2 2 ottobre 2010 PRIDE

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4 6 Addio Marcellona Porpora Marcasciano 8 Diritti al punto Gianni Rossi Barilli 10 La lobby antigay Stefano Bolognini PRIDE 136 ottobre Il futuro è queer Vincenzo Patanè 15 Una Cina diversa Mario Cervio Gualersi 18 Cronaca Italia 22 Cronaca estero 27 Casto divo Francesco Belais 30 Il camp nei campi Antonio Malvezzi 32 Avanti pop Marco Albertini 36 I ragazzi di Tony Giovanni Dall Orto 38 Darsi alla fuga Alessandro Insy Loan Michetti 43 Album di famiglia Francesco Gnerre 47 Memoranda Giovanbattista Brambilla 50 Cinema Vincenzo Patanè 52 Teatro Mario Cervio Gualersi 54 Libri Francesco Gnerre 56 Musica Roberto Cangioli 58 Internet Carmine Urciuoli 60 Fumetti Massimo Basili 62 Vita notturna Francesco Belais 64 Metropoli 72 Dove e cosa Foto in copertina: Patrick Mettraux DIRETTORE RESPONSABILE Gianni Rossi Barilli direttore@prideonline.it AMMINISTRATORE UNICO Frank Semenzi ART DIRECTOR Paolo Colonna SEGRETERIA DI REDAZIONE Marco Albertini segreteria@prideonline.it Edito da: Associazione Culturale GLBT Stampato da: EmmeK editore s.r.l. di Fino Mornasco (CO) REDAZIONE via Antonio da Recanate Milano Tel. (+39) Fax (+39) Apertura: 14:30 19:30 da lun. a ven. o su appuntamento PUBBLICITÀ PRIDE Frank Semenzi: (+39) pubblicita@prideonline.it Abbonamento annuale: 50 Abbonamento semestrale: 30 (assegno intestato ad Associazione GLBT o bonifico bancario) OTTOBRE 47 La prenotazione di spazi pubblicitari deve avvenire entro il giorno 5 del mese precedente la pubblicazione (es. il 5 gennaio per il numero di febbraio). I comunicati stampa (anche per l aggiornamento della guida ai locali gay d Italia e per l agenda) e i file grafici relativi alla pubblicità devono pervenire in redazione entro il giorno 10 del mese precedente la pubblicazione (es. il 10 gennaio per il numero di febbraio). Non si garantisce la pubblicazione di quanto prenotato o pervenuto oltre tali date. 4 ottobre 2010 PRIDE

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6 ATTUALITÀ + CULTURA ADDIO MARCELLONA Il 7 settembre è morta Marcella Di Folco, leader storica del movimento delle persone trans e protagonista di tre decenni di lotte glbt. Pubblichiamo un ricordo di Porpora Marcasciano, sua amica e compagna di tante battaglie. TESTO PORPORA MARCASCIANO mit.bo@tin.it Siamo al 12 Settembre, Marcella è morta il 7 e dopo 5 giorni continuano ad arrivare messaggi, mail, sms, lettere, telegrammi. Sono migliaia, danno corpo al bellissimo album della vita della Marcellona. Quando se ne va una combattente è sempre un lutto collettivo. Io Marcella non la conoscevo bene, ma le sue e le vostre battaglie sono le mie. Resta la certezza che nonostante il senso di vuoto saremo una forza della natura. Questo è uno dei tanti, un collage di ricordi che ci riporta tutti gli interessanti aspetti della sua vita. Parlare della Marcella non è cosa facile, non tanto e non solo perché sono emotivamente provata dalla sua morte, lavoravamo fianco a fianco da circa 25 anni, ma soprattutto perché la sua vita era particolare, ricca, intensa! C è una Marcella pubblica, politica, ufficiale e una privata, intima, goliardica. La particolarità è che in lei questi aspetti non erano separati, non smetteva i panni della romanaccia gaia e popolana per indossare quelli della consigliera comunale, della politica o della paladina dei diritti. Esuberante, esilarante e soprattutto esorbitante, tra i tanti titoli onorifici che le avevo conferito c era anche quello di Galassia Di Folco. Entrava in scena, in qualsiasi scena, senza troppi preamboli, senza mediazione e partiva alla carica sia che si trattasse di discutere con l idraulico che doveva sistemare il lavandino della casa alloggio trans sia nell ufficialità e nel protocollo di quando fu ricevuta, con una delegazione glt, dal Presidente Napolitano: Signor presidente, le posso confidare una cosa? Una sera lei è venuto al Piper quando facevo la cassiera ( ) con l onorevole M.!. E Napolitano, sorridendo: Mi raccomando, non lo dica in giro che potrei compromettermi! E quando all entrata del Quirinale fece i suoi apprezzamenti a un corazziere che la stuzzicava particolarmente, ebbe un richiamo dalla Paola Concia che guidava la delegazione: Insomma Marcella ci dobbiamo sempre far riconoscere!!!. Direi che era esattamente così, doveva farsi riconoscere sempre, un riconoscimento personale e insieme politico. La sua enorme visibilità, da qui l accrescitivo ona con il quale tutti la conoscevano, è risultato essere un importante biglietto da visita per transessuali, travestite, transgender ma anche per gay, lesbiche e altro. Al festival dell Unità dove il Mit è stato sempre presente con un suo stand, seduta a sgranocchiare caramelle e pasticcini, uno dei suoi più dolci passatempi, mentre preparava spillette, vendeva libri, distribuiva volantini, aveva anche il tempo di scambiare battute con la nomenclatura del partito alla quale ricordava gli obblighi nei nostri confronti. E quando una sera la sua visibilità attirò l attenzione di quattro balordi costandoci una brutta aggressione al grido di brutti froci, si sentì rispondere dal servizio d ordine del festival che la colpa era sua che provocava. Apriti cielo! Per poco non veniva giù il festival nazionale dell Unità. Le scuse ufficiali arrivarono prima dagli altoparlanti e poi, attraverso un bel mazzo di rose, dal segretario stesso. Con la Marcellona non poteva passare nulla di ingiusto o di lesivo verso trans, gay e lesbiche. Tante e tante volte, svegliata in piena notte, inforcava il suo affaticato motorino per recarsi in questura dove era stata chiamata per tirar fuori le trans fermate dalla polizia, ma anche in fiera per sedare qualche rissa che scoppiava sotto ai lampioni bolognesi o in ospedale a soccorrere l ultima trans aggredita. L abbiamo ascoltata in tant* intervenire sul palco dei favolosi pride dove la sua veemenza scaldava quegli animi che, ahimè, sono spesso troppo tiepidi. A lei piaceva, si divertiva, perché tutti quegli applausi erano il riconoscimento del suo lavoro, quel riconoscimento che le serviva per bloccare dietro le quinte il politico di turno a cui chiedere, anzi, a cui ordinare di fare qualcosa altrimenti lei si sarebbe incazzata. Chi non la conosceva restava esterrefatto e, superato lo shock iniziale, diventava immediatamente un grande amico della Marcella. E di amici il Mit ne ha avuti e ne ha tanti perché tutti i servizi che offre, sono il frutto di quei rapporti, di quella rete che lei è riuscita magistralmente a tessere. Il luogo che a lei piaceva di più era la bella tavola imbandita, lì le si poteva estorcere anche un grande segreto in cambio di qualche manicaretto. Io la incontrai la prima volta nel 1979 sul set del film I Carabinieri dove lei era addetta a reclutare le comparse. L incontro non fu dei più belli e non mi fece pensare che un giorno saremmo diventate sorelle, come lei dichiarava, e che ci saremmo imbarcate in quell esperienza favolosa che è il Mit. Esuberante, eccentrica, la sua frequente espressione no no, non è come dici tu s ci faceva litigare almeno due volte al giorno per poi ritrovarci concentrate sulla soluzione dei tanti, troppi problemi che assillano le persone trans nel nostro paese. Per la causa trans e dei diritti dei più deboli in generale, Marcella non dormiva la notte, aveva donato tutta se stessa, per questo alla camera ardente allestita nel palazzo del comune di Bologna, un grande riconoscimento che la città le ha tributato, sono venuti a salutarla in tanti. Commossi salutiamo una grande, grandissima persona, una galassia, la galassia Di Folco. 6 ottobre 2010 PRIDE

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8 ATTUALITÀ + CULTURA DIRITTI AL PUNTO Un libro appena uscito di Ivan Scalfarotto riapre il dibattito sui diritti glbt. Obiettivo: convincere che l Italia è fuori dal mondo e che questa situazione non può durare. Abbiamo intervistato l autore. TESTO GIANNI ROSSI BARILLI A Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Partito democratico e componente dell esclusiva pattuglia di politici italiani gay dichiarati, il coraggio non manca. Lo conferma anche l ultima titanica impresa nella quale si è imbarcato: risvegliare dal coma il dibattito sui diritti glbt. Ci prova con un agile libro scritto a quattro mani con il giornalista Sandro Mangiaterra (In nessun paese, Piemme, pp.224, euro 17,50) che spiega perché sui diritti dell amore l Italia è fuori dal mondo.. Chi te lo ha fatto fare? Mi sembrava doveroso spiegare che una situazione come quella italiana è completamente anomala, anche se da noi sembra che non sia un gran problema. Ma proprio questa percezione è il problema. Rimanda al conformismo della politica e alla sua anacronistica lettura della società. C è stato un tempo in cui la politica guidava il mutamento, persino imponendo a volte innovazioni giuste ma impopolari, come il voto alle donne o l abolizione della pena di morte. Oggi invece tende a seguire con affanno il cambiamento, di fatto contrastandolo con l aspirazione alla mediocrità che contraddistingue le nostre classi dirigenti. Basterebbe un po di onestà intellettuale, non chissà quale coraggio, visto che tra l altro i parlamentari italiani hanno già esteso a se stessi la tutela delle convivenze more uxorio... Si tende spesso ad attribuire alla chiesa cattolica il nostro ritardo in materia di diritti glbt, ma la chiesa fa il suo mestiere da noi come altrove. Anche in Spagna si è opposta ai matrimoni gay, e la Spagna non è meno cattolica dell Italia. La differenza è che lì c è una classe politica laica e più attenta all evoluzione sociale. Tu sei viceprepresidente del Pd e nel libro, tra le dieci cose da fare subito, metti al primo posto una legge sul matrimonio gay. A proposito di posizioni giuste ma impopolari, questa non è la linea del tuo partito La mia è una posizione di minoranza. Ma come posso provare a far crescere una cultura diversa? Parlandone. Quello che mi aspetto è che ci si confronti razionalmente sulla sostanza del problema. Il libro vuole essere un contributo al confronto. Uso argomenti razionali e chiedo che mi si risponda negli stessi termini. Vorrei almeno convincere del fatto che l Italia è in una situazione di isolamento che non può durare. Bisogna insistere. Qualche segnale incoraggiante c è, come la discussione sul matrimonio gay che si è svolta quest anno alla corte costituzionale, dove si è ragionato sulla base di argomenti razionali del perché gli omosessuali devono potersi sposare. La sentenza che ne è uscita non è stata completamente positiva ma dimostra che c è un evoluzione. Non mi stupirei se tra quattro o cinque anni i giudici si esprimessero in modo più netto. Bisogna ricordare che la storia procede spesso per sorprendenti accelerazioni. Anche questo lungo travaglio sulla questione glbt arriverà a una conclusione. Del resto, se quando avevo quindici anni mi avessero detto che un giorno avrei lavorato in Russia per conto di una banca americana, o che negli Stati Uniti sarebbe stato eletto un presidente nero, non ci avrei creduto. Uno dei tuoi chiodi fissi è che ci vuole un ricambio generazionale. Favorirebbe anche i diritti glbt? Ovviamente sì. Per capire le esigenze di un paese bisogna essere almeno cittadini del proprio tempo. In Italia abbiamo una classe politica anagraficamente più anziana di 20 anni rispetto agli altri paesi occidentali. Tra l altro sono le stesse persone da trent anni. Al tempo della loro formazione Il tema delle famiglie non coniugali era meno attuale. Questi problemi possono forse capirli con la testa ma non con la pancia. Poi bisognerebbe porre un altra questione, oltre a quella anagrafica: la politica deve legarsi a un principio di responsabilità. Negli ultimi dieci anni, per chiarire quello che voglio dire, il centrosinistra ha avuto modo di subire diverse cocenti sconfitte, eppure il suo gruppo dirigente è per lo più rimasto lo stesso. Si dovrebbe stabilire il principio che chi perde se ne va, come accade negli Stati Uniti. Il ricambio non può che favorire le idee nuove. Cosa risponderesti quindi al segretario del Pd Pierluigi Bersani, che all ultimo congresso nazionale di Arcigay ha chiesto di avere pazienza perché siamo un partito appena nato? A Bersani chiedo che si parli di diritti. È il momento di affrontare una discussione aperta, anche con chi rappresenta l area cattolica del mio partito, senza perdere di vista il fatto che siamo un partito fratello di quelli progressisti europei. Poi io posso capire che in politica si debba arrivare alla mediazione, ma è anche importante puntare al massimo dei risultati. Come rispondi a chi, all interno del movimento glbt, sostiene che il matrimonio omosessuale in Italia è un obiettivo irrealistico e che bisognerebbe privilegiare soluzioni più praticabili? Penso che questa politica sciagurata di mediazioni (dai Pacs in avanti) sia corresponsabile del fatto che oggi i gay italiani non hanno ancora conquistato alcun diritto. Chi ha fatto quegli errori avrebbe dovuto prendersene la responsabilità. Il nostro movimento non ha avuto la capacità di essere equidistante, né di negoziare. E poi non posso accettare che chi dovrebbe rappresentarmi decida senza consultarmi che devo essere un cittadino di serie b. 8 ottobre 2010 PRIDE

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10 ATTUALITÀ + CULTURA LA LOBBY ANTIGAY A Bruxelles gli eurodeputati italiani di Pdl, Lega e Udc ce la mettono tutta per impedire o ritardare ogni iniziativa delle istituzioni comunitarie a favore dei diritti glbt. E guardano con speranza all ingresso nella Ue di Ucraina, Moldavia e Bielorussia. TESTO STEFANO BOLOGNINI info.omosofia@gmail.com L Italia tira il freno a mano anche all Europa sui diritti glbt. Per gli europarlamentari italiani della maggioranza berlusconiana, o per i cattolici di opposizione, ogni discussione o voto diventa una ghiotta occasione per testimoniare una sana avversione per l uguaglianza di omosessuali, lesbiche e transessuali. Ormai il professionismo omofobico si è organizzato anche a Bruxelles, con il preciso scopo di impedire che l europarlamento continui a svolgere il proprio ruolo di promozione dei diritti glbt nella Ue e nel mondo. E la parte del leone nella lobby antigay la fanno proprio gli eurodeputati di casa nostra. Memori e vindici del martire Rocco Buttiglione, estromesso dalla commissione europea perché sosteneva che l omosessualità è un peccato. Questo accadeva qualche anno fa. Da allora gli omofobi si sono organizzati meglio, specializzandosi nella guerriglia ostruzionistica contro i diritti glbt. E bisogna dire che qualche risultato sono riusciti a portarlo a casa, sia al parlamento europeo che all assemblea del consiglio d Europa. È del maggio scorso l approvazione all europarlamento di una risoluzione sulla centralità della famiglia eterosessuale, promossa proprio dagli italiani del Ppe capitanati da Luca Volontè (Udc), figura molto nota dell omofobia fanatica nostrana. Ma una rondine non fa primavera: siamo ben lontani dalla restaurazione delle gerarchie morali di un tempo cui pensa questo illuminato gruppo di personalità politiche. Dunque avanti fino alla vittoria. L ultimo episodio di questa guerra risale al mese scorso, quando in aula si discuteva della necessaria armonizzazione legislativa tra gli stati membri sulle coppie dello stesso sesso. I nostri sono entrati in azione con foga (insieme a un parlamentare polacco) per contrastare gli argomenti espressi dalla maggioranza dei loro colleghi. Come l olandese Cornelis de Jong, che aveva appena dichiarato: Io e il mio compagno viviamo insieme da 21 anni e abbiamo celebrato una unione civile. Cosa accadrebbe se andassimo a vivere e lavorare in Polonia? Alcuni diritti che abbiamo non sono validi in molti paesi. O come l inglese Michael Cashman che aveva detto: Anch io sono gay e in una unione civile da cinque anni. Cosa accadrebbe se avessi un incidente in vacanza in Italia che mi riducesse in fin di vita? Il mio partner non avrebbe il diritto fondamentale di decidere se io debba essere tenuto in vita o meno. Come hanno risposto gli italiani? Oreste Rossi della Lega ha spiegato che uniti nella diversità significa ognuno è padrone a casa sua e ha quindi chiesto che l Europa non si sostituisca ai diritti dei popoli di tutelare le proprie culture, tradizioni e radici. Il matrimonio tradizionale, quello cioè tra un uomo e una donna e magari anche dei figli è l unico che può e deve essere riconosciuto. Crescenzio Rivellini, del Pdl, ha addirittura evocato lo spettro della Vandea per sostenere che in tema di parità di diritti è necessario procedere con cautela per evitare sommosse popolari. Pertanto non si può equiparare una famiglia di un uomo e una donna che assicura la continuazione della specie ad altre unioni. Solo un poco più realista è apparso Iacolino Salvatore, anche lui del Pdl : Ci vuole un passaggio graduale, fatto di piccoli passi concreti, verso un riconoscimento che nel tempo potrà essere realizzato, ma non possiamo non tenere conto di un concetto di famiglia che per noi è quello naturale di uomo e donna. Per parte loro, gli eletti di Pd e Idv non erano nemmeno presenti al dibattito. Il commissario europeo Viviane Reding alla fine della discussione, ha ignorato le parole degli italiani, promettendo un miglior monitoraggio di discriminazione e omofobia in ambito comunitario e un impegno netto della commissione europea per verificare che la risoluzione sulla libertà di circolazione delle coppie dello stesso sesso sia applicata. E per chi non rispetterà le regole ha minacciato azioni più severe, fino a deferire i paesi membri alla corte di giustizia. La guerra comunque continua. Per rompere il relativo isolamento in cui si trovano nell Europa a 27, i crociati omofobi guardano con simpatia all ingresso nella Ue di paesi come l Ucraina, la Moldavia o la Bielorussia che sulle tematiche glbt condividono la loro impostazione culturale e potrebbero rivelarsi alleati preziosi per far scorrere all indietro le lancette della storia. Intanto nell indice stilato da Ilga sui diritti umani delle persone glbt l Italia veleggia a fondo classifica, in compagnia di Georgia e Serbia. Eppure, di quanto sta accadendo in Europa sembrerebbero essersi accorti solo gli attivisti di Arcigay e Certi diritti, che hanno parlato di vergognosa figuraccia dell Italia. Solo una tra le tante, purtroppo. 10 ottobre 2010 PRIDE

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12 ATTUALITÀ + CULTURA IL FUTURO È QUEER In una Mostra del Cinema di Venezia non troppo generosa di spunti, il Queer Lion Award, alla sua quarta edizione, fa del suo meglio. E dimostra di essere una realtà fondamentale nel panorama italiano del cinema a tematica. TESTO VINCENZO PATANÈ vincepatan@gmail.com Anche quest anno il premio concepito ed efficacemente diretto da Daniel N. Casagrande e ora sponsorizzato dalla distribuzione video Queer Frame ha coinvolto tutte le opere proiettate nell ambito della Mostra del Cinema di Venezia, alla sua sessantasettesima edizione, in tutte le sezioni con l eccezione di quelle della retrospettiva. Bisogna dire che non è stata un edizione particolarmente generosa nei confronti del cinema gay (come già accadde peraltro per la prima edizione del Queer Lion). Non è però colpa di nessuno, semplicemente succede, va ad annate e bisogna prenderla con filosofia. Andrà sicuramente meglio l anno prossimo La giuria composta dal regista teatrale Ivan Stefanutti, in qualità di presidente, dal regista Roberto Cuzzillo e dall attore e regista Daniele Sartori alla fine ha premiato En el futuro, con questa motivazione: Per aver trattato con onesta semplicità l universo dei sentimenti, mostrandone le singolari peculiarità. Per aver restituito, in brevi episodi, il senso di naturalità e solidità dell amore indipendentemente che si tratti di coppia gay o eterosessuale. In effetti gli episodi del mediometraggio diretto dall argentino Mauro Andrizzi, a metà fra fiction e documentario, narrano storie abbastanza bizzarre e paradossali, ma sempre delicate e pervase da una grande umanità. L episodio gay ha poi un sapore tutto suo; racconta di due uomini che, incontratisi anni dopo essere stati rivali (uno aveva sottratto all altro la sua donna), provano attrazione e si mettono assieme, inventandosi una vita in comune. Il film che ha sicuramente divertito di più è Potiche (che sarà lanciato in Italia col titolo di Potiche Quel genio di mia moglie), l ultima fatica del prolifico François Ozon. Nella storia che racconta di una donna che riesce a riportare un clima sereno nella fabbrica del marito, acido verso tutti e prevaricatore contro gli operai non c è niente di specificatamente gay, ma la domina un atmosfera irresistibilmente camp, complice anche una divina Catherine Deneuve, dalle mise vivide e scintillanti. Due i film in concorso con scene di sesso lesbico. Il primo protagoniste le splendide Natalie Portman e Mila Kunis è Black Swan, il thriller di Darren Aronofsky, in cui c è una scena esplicita che dà l impressione di essere stata creata apposta per titillare quel pubblico etero che adora vedere due donne fare l amore. L altro, pure esplicito, è il francese Happy Few, diretto da Antony Cordier, il regista di Douches froides. Qui due coppie sposate si scambiano i partner e tra l altro anche le due donne hanno il loro momento intimo; peccato che il film sia veramente poca cosa, legato a un idea neanche tanto originale e tirata al massimo in situazioni scontate. Molto più carino per freschezza il greco Attenberg, di Athina Rachel Tsangari, sull educazione sentimentale di una ragazza (Ariane Labed, vincitrice della Coppa Volpi come migliore attrice), che prova con curiosità anche la variante femminile del sesso. A esplorare tutte le combinazioni dell erotismo c è anche Drei di Tom Tykwer (il regista di Lola corre e Profumo), con un triangolo tra due uomini e una donna. Il film non appare però convincente, segnato da un fastidioso senso di morte e da alcune scene oniriche che lo appesantiscono senza arricchirlo. Altri titoli hanno offerto interessanti spunti gay. In Et in terra pax, diretto con bravura a quattro mani da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, ambientato nel quartiere romano degradato di Corviale, c è un giovane che si prostituisce a un ricco cliente. Capo Dio Monte è un lavoro di Pappi Corsicato sull opera eccentrica e camp del pittore e scultore gay Luigi Ontani, in occasione di una sua mostra a Napoli, al Museo di Capodimonte. Daniele Segre, sempre incisivo nei suoi documentari, ha presentato Lisetta Carmi, un anima in cammino, su un personaggio straordinario: una grande fotografa, a cui Fabrizio De Andrè dedicò la prima strofa di Via del Campo, che ha immortalato con intelligenza l universo genovese di travestiti e trans. Curioso è lo shakespeariano The Tempest della regista Julie Taymor, con Helen Mirren nei panni del mago Prospero. Anche se stavolta nelle loro opere non c è niente di specificatamente gay, non si possono dimenticare i film di due miti (senza dimenticare il nostro Peter Marcias, autore di Liliana Cavani, una donna nel cinema): Paul Morrissey e Stanley Kwan. Il primo, il regista vicino a Andy Warhol che firmò la trilogia con Joe Dallesandro (Flesh, Trash e Heat), tornato a una grande produzione 25 anni dopo Il nipote di Beethoven, ha firmato un film scomodo e intrigante: News from Nowhere, interpretato dal bellissimo Demian Gabriel, il quale interpreta un clandestino argentino che arriva negli Stati Uniti, a Long Island, ma poi fugge via, inorridito da una società in cui tutto ha un prezzo e ognuno può essere venduto. Nel cast anche un altra diva warholiana, Viva. C è poi il regista di Hong Kong Stanley Kwan (quello di Lan Yu), che in Showtime racconta di una troupe di giovani ballerini, in due storie parallele ambientate nel 1936 e nel Un discorso a parte merita l ottimo L amore buio di Antonio Capuano. Il regista napoletano conferma di essere fuori di ogni schema e di chiamare le cose col proprio nome, anche quando sono scomode e irriverenti. E conferma, così come già in Vito e gli altri e in Pianese Nunzio 14 anni a maggio, di avere un occhio particolare nel cogliere l acerba, provocante bellezza dei ragazzi napoletani. La guria del Queer Lion 2010, da sinistra a destra: Roberto Cuzzillo, Daniel N. Casagrande, Ivan Stefanutti e Daniele Sartori 12 ottobre 2010 PRIDE

13 Con le agenzie Robintur hai personale specializzato per ogni esigenza, conoscenza delle migliori mete e di tutti gli eventi gay/lesbo nel mondo. Stai sicuro e fai una vacanza speciale. Single o in coppia, troverai l ambiente ideale per te. GRANDE NOVITÀ: il catalogo Inverno 2011 con tutta la nostra programmazione, disponibile nelle agenzie da metà ottobre ORA SCOPRI IN ANTEPRIMA IL PRIMO EVENTO ARCOBALENO 313_pride_pgp_210x144_05_2010_V3.qxp: :29 Pagina 1 Travel Friendly CAPODANNO A VIENNA gay & friends Viaggio in Pullman GT con accompagnatore Robintur, 4 giorni e 3 notti dal 30/12/2010 al 02/01/2011 Euro 560 Incluso: trasporto, pernottamento, 2 cene, 2 visite guidate, 1 pranzo, 1 Queer guide Verifica tutte le condizioni di viaggio in agenzia MILANO VIAGGIA CON NOI Via Principe d Eugenio, 8 milano1@viaggiaconnoi.it VIAGGIA CON NOI V.le Monza, 4 milano2@viaggiaconnoi.it VIAGGIA CON NOI Via Zuretti, 11 milano5@viaggiaconnoi.it MODENA CTM Via Bacchini, 15 ctm.bacchini@robintur.it CTM Fil. Grandemilia ctm.grandemilia@robintur.it BOLOGNA CUCETS Via Marconi, 47/c cucets@robintur.it FELSINA Via Guerrazzi, 19/e felsina.bo@robintur.it OUTBACK Centro Minganti outback@robintur.it RIMINI COOPTUR Centro Malatesta cooptur@robintur.it FIRENZE ARGONAUTA Fil. Lungarno Torrigiani, 33 argonauta@robintur.it PISA ARGONAUTA Fil. Navacchio Centro dei Borghi argonauta.navacchio@robintur.it BARI NEMOTOUR Centro Mongolfiera nemotour.bari@robintur.it La Griglia La migliore carne di Milano il solo nei ristoranti del gruppo Ethos, cotta sulla griglia a legna, oltre a carni di Chianina Certificate, Nebraska, Aberdeen Angus, Bufala, Costate e Fiorentine di Scottona nazionali. Le Farine biologiche macinate a pietra Abbiamo scelto per voi farina di grano tenero, farina di grano tenero integrale, kamut, farro integrale e monococco. RESTAURANT PIZZERIA STEAK HOUSE Via Farini, angolo via Giuseppe Ferrari (Parcheggio pubblico del Monumentale 1 minuto a piedi) Milano - Tel info@graniebraci.it - Si accettano tutte le carte di credito Aria condizionata Ingresso animali consentito ORARI: / Sempre aperti Il Pane Il nostro pane, viene prodotto artigianalmente e rispetta le seguenti peculiarità: 1) A lievitazione naturale con pasta madre. 2) Con farina da agricoltura biologica. 3) Cotto con forno a Legna. Le Pizze Le nostre pizze sono prodotte con 100% di farina di grano tenero tipo 0 biologica, acqua, olio, sale, lievito di birra. Cotte nel tradizionale forno a legna. Oltre all impasto classico abbiamo anche l impasto prodotto con 100% farina integrale di grano tenero biologica macinata a pietra ad alto contenuto di fibre. Tutti i ristoranti del gruppo Ethos utilizzano energia ad impatto Zero LifeGate Tutti i ristoranti del gruppo Ethos aderiscono al progetto strutture eco-sostenibili di Legambiente Turismo PRIDE ottobre

14 14 ottobre 2010 PRIDE

15 CULTURA + ATTUALITÀ UNA CINA DIVERSA Ospite della Mostra del Cinema di Venezia, incontriamo il regista Stanley Kwan che racconta il suo ultimo film e ripercorre quelli a tematica glbt. E ci parla della condizione di Hong Kong dopo il ritorno alla madrepatria cinese. TESTO MARIO CERVIO GUALERSI cerviogualersi@alice.it Al festival di Berlino ha vinto il Teddy Bear (premio destinato al miglior film a soggetto gay) nel 1998 con To Hold You Tight, la storia di quattro personaggi in cerca d amore, ma già due anni prima aveva realizzato Yang+-Yin Gender in Chinese Cinema, un documentario a tematica glbt, firmando in questo modo il proprio coming out e diventando il primo regista asiatico ad aver fatto tale pubblica dichiarazione. Stanley Kwan, nato a Hong Kong nel 1957 e diplomato in scienza della comunicazione, muove i primi passi in ambito televisivo, prima come attore tirocinante e poi nel reparto produzione cinematografica. Si trova così a collaborare con i giovani talenti della new wave, capeggiati da Tsui Hak. Debutta nell 85 con Women, seguito da Love into Waste, Rouge (che lo lancia nel circuito internazionale), Full Moon in New York, Center Stage del 91 (premio alla Berlinale per la protagonista Maggie Cheung) e Actress del 92, tutti dedicati all esplorazione quasi ossessiva dell universo femminile. Passo successivo, sicuramente influenzato dal coming out, è stata l osservazione delle dinamiche di una relazione gay nel film Lan Yu del 2001, tratto dal romanzo Beijing Story di Tongzhi (che prima di essere pubblicato era stato diffuso anonimamente su internet), in cui racconta la complessa storia d amore tra un giovane industriale pechinese e uno studente di architettura che si prostituisce per necessità economica, mentre sullo sfondo accadono i tragici fatti di piazza Tian An Men. Sulle vicende politiche della Cina tra il 1947 e l 81, la contrapposizione tra Shanghai e Hong Kong, tra controllo comunista e dominio capitalista, filtrati attraverso il vissuto di una donna straordinaria, è incentrato Everlasting Love, da molti considerato il suo capolavoro e presentato a Venezia nel Proprio alla Mostra del Cinema di quest anno abbiamo ritrovato Kwan in una doppia veste: membro della giuria del Premio Venezia Opera Prima e regista di Showtime, il suo ultimo film, invitato fuori concorso. È un ritratto di Shanghai vista attraverso la prospettiva di una scuola di recitazione dove due troupe una sbalzata nel tempo dagli anni Trenta a oggi, l altra contemporanea sono costrette a lavorare insieme per allestire uno spettacolo. Lo incontriamo sull affollata terrazza dell hotel Excelsior, scortato dai giovanissimi attori che lo hanno accompagnato nella trasferta italiana. Come sta vivendo il compito di giudicare le promesse del cinema di domani, lei che proprio al fianco di registi giovani ha cominciato la carriera? Appena il direttore Marco Muller ha visto Showtime a Pechino, mi ha invitato a Venezia. Proprio parlando del tema del film gli è venuta l dea di offrirmi il posto in giuria e mi è sembrato coerente con quanto ho fatto in passato: approdato alla regia, ho deciso di dare una mano ai giovani registi che erano stati miei assistenti e per alcuni sono diventato il loro produttore esecutivo. In Showtime lei sembra chiedersi se in futuro sarà possibile passare l eredità in questo caso artistica da una generazione all altra e se il vecchio e il nuovo potranno convivere Sono stato per la prima volta a Shanghai nel 1990 per le ricerche sulle location di Center Stage: mi sono innamorato di lei a prima vista. Ho potuto incontrare le vecchie glorie del cinema cinese degli anni Trenta, l epoca d oro, e sono stato toccato dai loro valori, dal modo di pensare, dai dettagli su come girare un film. Center Stage è stato un tributo che i cineasti di oggi hanno pagato a quelli di ieri. In questi mesi Shanghai è sede dell Expo ed è la città più cosmopolita della Cina, super efficiente e dedita ai commerci. È molto cambiata ma io conservo la passione per lo stile di vita di ieri: in Showtime PRIDE ottobre

16 ATTUALITÀ + CULTURA c è un 20% del passato e un 80% del presente. I ventenni di oggi sembrano molto sicuri di sé ma in realtà sono fragili e insicuri, niente a che vedere con le generazioni precedenti, più temprate e risolute. Nel film ho voluto far interagire un gruppo di giovani di oggi con uno degli anni Trenta, mostrando i diversi atteggiamenti nei confronti della vita e delle persone che li circondano. Il mio auspicio è che il progresso e le tecnologie non cancellino le nostre tradizioni. I suoi primi film sono focalizzati sull animo e sulla psicologia femminile: si cade nello stereotipo dicendo che un gay è in grado di comprenderli meglio oppure è un dato di fatto? Sono più che sicuro di avere una sensibilità e un punto di vista femminili che mi permettono di vedere le cose sotto due prospettive complementari: la mia percezione maschile spiega qualcosa a quella femminile e viceversa. È molto profondo il rapporto che ho con le mie attrici: a Maggie Cheung, ad esempio, chiedevo di non dare per scontata la sua femminilità e di ricordare che, dietro la macchina da presa, aveva in me un rivale. Questa sensibilità la devo alla mia famiglia e soprattutto all influenza e al carattere forte di mia madre. Quando mio padre è mancato, lei, casalinga, si è rimboccata le maniche per consentirmi di frequentare un ottima scuola: a mia volta dovevo prendermi cura dei fratelli più piccoli, come fossi una mamma surrogata. Veniamo al suo coming out: cosa l ha portato a questa scelta e perché è uno dei rarissimi artisti asiatici ad averla fatta? Il dichiararsi dipende in gran parte dal proprio carattere: avevo la certezza di essere gay sin dai tempi delle superiori. Ero avido spettatore dei film d azione, arti marziali e simili, e cercavo di acquistare i biglietti più economici per poterne vedere un gran numero. Quello che mi affascinava erano i corpi muscolosi degli attori, la bellezza, il vigore e la mascolinità. In parecchie scene c erano simboli fallici come spade, bastoni ecc. che mi turbavano non poco. Al termine degli studi al college, alla fine degli anni Settanta, ho avuto la fortuna di cominciare a lavorare in un ambiente dalla mentalità aperta e progressista quale era la televisione commerciale: molti colleghi avevano studiato all estero e non avevano problemi rispetto all omosessualità. All inizio non ho mai parlato della mia sessualità, ma a chi me lo chiedeva dicevo tranquillamente di essere gay. Diventato regista, mi sono trovato a collaborare con musicisti, scrittori, designer, e nel processo creativo loro diventano per me una sorta di specchio che mi permette di conoscermi meglio. So che in quanto essere umano e regista ho il dovere di essere onesto con il pubblico e con chi mi sta vicino. Sul set non ho mai fatto mistero della mia vita privata e parlo del compagno con cui vivo da molti anni: spesso il reciproco scambio di confidenze e esperienze di vita arriva a influenzare la sceneggiatura del film che stiamo girando. Questo è il retroterra che ha portato al mio coming out e alla creazione di Yang+-Ying. Per quando riguarda i miei colleghi, bisogna tener presente che tra Cina, Taiwan e Hong Kong, quest ultima, nonostante appaia progressista, è invece la più conservatrice delle tre, forse a causa della lunga occupazione inglese. Non è un caso che il celebre attore Lesley Chan non si sia mai dichiarato nonostante la sua nota gayezza, mentre a Taiwan personalità politiche lo hanno fatto e si sono presentate alle elezioni. A Hong Kong e nel resto della Cina si preferisce rimanere nell ambiguità: non lo dico ma non lo nego. Parliamo di Lan Yu e della censura a cui il film è andato incontro. Non è mai stato distribuito in Cina perché non aveva ottenuto l approvazione della commissione governativa a causa del soggetto, la storia d amore tra due giovani uomini. L ipocrisia è che si può fare il film che si vuole ma se non viene approvato, si perde completamente il mercato cinese. Lan Yu è stato visto solo a Hong Kong e Taiwan, ma in Cina sono circolate Stanley Kwan molte copie pirata. Ho avuto contrasti con l autrice del romanzo perché ho tagliato le parti più melodrammatiche, mentre ho voluto sottolineare il clima sociale seguito ai fatti di piazza Tian An Men, simile a quello post 11 settembre in America: il desiderio da parte della gente di stabilire nuove e più autentiche relazioni. Penso che il film rifletta la mia personalità di regista di Hong Kong: se fosse stato girato da un regista cinese la psicologia dei personaggi e il mondo esterno sarebbero stati differenti. Vediamo infatti due gay che cercano di costruirsi un loro mondo, cosa che non avrebbe interessato un collega cinese, anche poco sensibile all influenza dell ambiente esterno. Nel 1997 Hong Kong, attraverso la creazione di una speciale zona amministrativa, è tornata di fatto sotto il controllo del governo cinese. Il mio momento di crisi e confusione rispetto a questa nuova realtà della mia patria l ho sublimato nella confusione e ricerca di identità sessuale di Handong, l industriale gay che sulle prime non si accetta e decide di sposarsi. È stato un bel segnale che le scene di sesso esplicito non abbiano scandalizzato e che molte spettatrici si siano invaghite di Liu Ye, l attore che interpreta il giovane Lan Yu. Dopo il 1997 lo stile di vita e le occasioni d incontro della comunità glbt di Hong Kong sono cambiate? La situazione è rimasta praticamente la stessa: l atteggiamento è quello di tolleranza e rispetto a patto di non ostentare la propria condizione, penso ad esempio a una coppia omosessuale che deve essere tranquilla e discreta. Sono rimaste discoteche, pub e saune, ma è significativo il fatto che il più prestigioso quotidiano della città abbia rifiutato con una scusa la pubblicità per l annuale Festival del cinema gay e lesbico. Di recente ha debuttato a Shanghai nella regia teatrale con un musical cinese e un opera lirica: più teatro e meno cinema nel suo futuro? No, assolutamente. Amo il teatro che mi riporta alla giovinezza e il lavoro con gli attori che poi rivedo in scena con emozione, ma il cinema rimane la mia priorità. Sto appunto lavorando alla sceneggiatura del prossimo film, ambientato nel 1600 durante la dinastia Ming: una storia d amore tratta da un romanzo sul mondo dell opera cinese. Quello che desidero è non farmi classificare vuoi come regista specializzato in personaggi femminili o, dopo Lan Yu, come regista gay. La scelta di un soggetto deve dipendere dall ispirazione e non da un etichetta: quello che conta è il personaggio che ti affascina e che vuoi raccontare agli altri. 16 ottobre 2010 PRIDE

17 PRIDE ottobre

18 CRONACA ITALIA >> Rovigo Il cinema fa il due per uno per gli innamorati, ma una coppia gay che si è presentata alla cassa per usufruire dello sconto si è sentita rispondere che la promozione era valida solo per le coppie formate da un uomo e una donna. Così hanno dovuto pagare il biglietto intero. Fatti come questo, non aiutano certo a sconfiggere i pregiudizi, ha dichiarato Alberto Ruggin, protagonista dell episodio e militante di Gaylib. Mesi fa, con l aiuto di un avvocato, Ruggin era riuscito a ottenere scuse e biglietti omaggio da un altra sala cinematografica che lo aveva escluso dagli sconti in quanto componente di una coppia gay. >> Rimini Meglio la galera che la misura alternativa al carcere nel negozio di un maturo parrucchiere gay. Così un ventenne di origine marocchina condannato per furto d auto è tornato in prigione, dopo essere stato trovato assente sul posto di lavoro. A denunciare le sue assenze ingiustificate è stato il parrucchiere e lui per spiegare il proprio comportamento ha raccontato che il carcere è preferibile alle avances dell uomo. A sostegno della propria versione il giovane ha anche mostrato alcune lettere ricevute in prigione che non lascerebbero dubbi sui sentimenti del parrucchiere verso di lui. >> Bologna Il comune è commissariato e per risparmiare si è pensato bene di chiudere l ufficio politiche delle differenze, aperto solo due anni fa dall allora sindaco Sergio Cofferati. Il suo successore Delbono lo aveva mantenuto, ma poi ha dovuto dimettersi per una vicenda di uso improprio del denaro pubblico e la giunta commissariale che ha preso il suo posto ha deciso di abolirlo. Un silenzioso colpo di spugna, secondo le associazioni glbt, che cancella i percorsi avviati. >> Carrara Ha suscitato qualche polemica in città la sagra del finocchio organizzata in difesa della diversità e contro le discriminazioni. Al punto che i promotori dell iniziativa, per ottenere l assenso del comune, hanno occupato per un paio d ore la sala del consiglio comunale. Poi l evento ha ottenuto il via libera. Dossier Capezzone In quest epoca di dossier fangosi da cui spuntano scandali di ogni tipo (che a ogni buon conto non fanno più scandalo alcuno presso l opinione pubblica), la vita privata dei politici è un terreno particolarmente minato. Malgrado ciò siamo ancora qui a chiederci perché il portavoce del Pdl Daniele Capezzone (foto sotto), nell infuriare della lotta politica con la scissione finiana, se la sia presa a male per un articolo del Secolo d Italia che ha osato evocare la sua dichiarata bisessualità. L autore del pezzo, il deputato finiano Enzo Raisi, è stato affrontato di petto a Montecitorio da Capezzone che gli ha detto: Hai scritto una cosa oscena, oscena, oscena. Da te non me lo aspettavo. Sono cose private. È vero, sono cose private. Ma diventano pubbliche quando l interessato, come Capezzone ha fatto anche in un intervista a questa rivista, le rende tali. Per cui se dici che sei bisex e qualcuno poi ti loda sia pure strumentalmente per questo, perché te la prendi con il merito dell affermazione? L ira di Capezzone diventa comprensibile solo nel contesto della lotta fratricida tra le due anime dell ex partito unico del centrodestra, di cui fa parte anche l articolo incriminato. Raisi rispondeva infatti al senatore Maurizio Gasparri, che a titolo di critica contro i finiani aveva sottolineato la presenza inquietante delle bandiere di Gaylib a un loro raduno. Gasparri dimentica, aveva quindi scritto Raisi, che da anni l associazione (Gaylib, ndr) è a fianco dei partiti di centrodestra e che il portavoce nazionale del Pdl Daniele Capezzone con grande coraggio, e gliene diamo merito, ha a suo tempo fatto outing dichiarando la sua bisessualità. Ma che fa Gasparri, nel suo partito si fa rappresentare da un gay? Oddio!. L articolo ne ha poi anche per la sottosegretaria Santadiché, padrona del Billionaire di Porto Cervo dove l omosessualità dà spettacolo, e cerca infine una sintesi nella necessità di concedere ai gay i loro diritti senza snaturare i valori politici della destra tra cui, senza dubbio, la famiglia è un elemento cardine. Ma dalla qualità delle schermaglie tra ex compagni di banco si capisce che la maturità politica complessiva di questa destra è ben lontana dalla bisogna, se ancora ciascuno usa la presenza di omo (o bi) tra le sue fila per denigrare l altro. Tanto i diritti dei gay non sono nel programma (quale che sia), come ha ribadito di recente il ministro per la pari opportunità Mara Carfagna gradita ospite del meeting di Cl a Rimini. Il caso X Factor Con tutti i cantanti gay che fanno finta di non esserlo, come dice il loro sponsor televisivo Enrico Ruggeri, i Kymera (a sinistra) sono una notizia di per sé. Il duo canoro apparso in tv tra i concorrenti di X Factor, è composto infatti da Davide e Simone che non solo non hanno problemi a dichiarare la propria omosessualità ma sono addirittura una coppia anche nella vita. Ecco una novità da annunciare con gioia, fino al tripudio della giudice Anna Tatangelo, ormai candidata ufficiale al ruolo di Lady Gaga de noantri, che si dichiara orgogliosa davanti alle telecamere di avere portato una coppia gay in prima serata. In questo idilliaco quadretto si fa strada però il sospetto che questi Albano e Romino di domani siano stati prescelti più per la loro possibilità di diventare fenomeni in un programma che scivola sempre di più verso il reality convenzionale che per le loro doti artistiche. Sospetto che per alcuni è diventato certezza dopo averli visti e sentiti nella loro interpretazione di Frozen di Madonna. Qualche dubbio è serpeggiato anche nella mente degli autori dello show, che hanno scelto come portavoce delle critiche Cristiano Malgioglio, ospite fisso del programma, nonché cantautore e gay senza peli sulla lingua. E Malgioglio in onda c è andato pesante, liquidando la sua valutazione artistica dei Kymera con un commento lapidario: Questi ragazzi sono zero più zero, non valgono niente. Ai provini, ha dichiarato Malgioglio all Adnkronos, Ruggeri ha detto chiaramente: Finalmente qualcuno che ha il coraggio di confessare apertamente la propria omosessualità e così li ha scelti anche se non sanno cantare, con il consenso degli altri giudici. Non puoi prendere dei concorrenti solo perché dichiarano di essere gay. Il caso è servito. Almeno due gay che fingono di essere cantanti rappresentano un simpatico rovesciamento della routine. 18 ottobre 2010 PRIDE

19 PRIDE ottobre

20 CRONACA ITALIA Cronache omofobiche Nell ultimo scorcio d estate Padova è stata teatro di un ennesimo episodio di violenza. In una notte di fine agosto due ragazzi, Enrico Bertelli e Daniele Calzavara, sono stati aggrediti di notte. Come ha raccontato uno di loro, Enrico, in un post a caldo su Facebook: Ore 1,30, aggressione in zona inceneritore. Io e il mio amico Daniele Calzavara aggrediti da tre napoletani a calci e pugni al grido froci di merda. Al 112 il poliziotto mi fa: Ma lei che ci fa nelle zone buie a quest ora?. Dopo mezz ora di attesa decidiamo di andare in centrale. Fortunatamente eravamo riusciti a fuggire. Dieci giorni di prognosi a lui, tre a me. L episodio, che a Padova è solo l ultimo della serie, ha scatenato nuovamente il dibattito in città. L assessore comunale Alessandro Zan, portavoce di Arcigay Veneto, ha chiesto al governo di smettere di bloccare l attività legislativa con queste continue liti: occorre estendere la legge Mancino sui reati d odio anche a quei reati motivati dalle discriminazioni sessuali. Analogo auspicio è stato espresso da Franco Grillini, responsabile diritti civili dell Idv: Servono norme che dicano che l omofobia è vero e proprio razzismo. Concorda Enrico Bertelli, secondo il quale, si è trattato di un atto discriminatorio bello e buono, che sia per sesso, razza orientamento sessuale poco importa: si tratta di razzismo, ed è questo forse che ferisce di più. Molto peggio che ai due ragazzi di Padova è andato però a un trentenne gay che a Rimini è stato violentato e rapinato da un conoscente occasionale con precedenti penali per stupro eterosessuale. Agli agenti che lo arrestavano, l aggressore ha spiegato di non essere omosessuale e di aver picchiato la sua vittima perché gli faceva schifo. Con una furia tale che a causa delle botte ricevute il giovane aggredito è stato giudicato guaribile in 25 giorni. Magra consolazione il fatto che sempre più di frequente le vittime di questo tipo di violenza trovano il coraggio di denunciare. L esistenza di norme che sottolineino la gravità del reato potrebbe aiutare molti altri a fare altrettanto. Baruffe legislative Mentre dal paese arrivano pressanti sollecitazioni ad approvare un testo di legge contro omo e transfobia, a Montecitorio si è ricominciato a discuterne alla commissione giustizia (che è come la casella di partenza al gioco dell oca). E subito c è da registrare uno scontro tutto interno al centrosinistra, cui hanno preso parte attiva le associazioni glbt. Alla ripresa del dibattito sono state presentate due proposte. La prima, dell Italia dei valori, prevede l estensione delle norme contro i delitti d odio previste dalla legge Mancino ai crimini motivati dall orientamento sessuale o dall identità di genere delle vittime. La seconda, del Partito democratico, è stata invece giudicata inadeguata da quattro associazioni glbt nazionali (Agedo, Famiglie Arcobaleno, Arcigay, Arcilesbica), che hanno preso posizione unitariamente e per iscritto per evitare che venga adottata come testo base della discussione. Cosa non soddisfa le associazioni nella proposta del Pd? Per esempio il fatto che omo e transfobia, non siano punite di per sé, ma siano considerate semplici aggravanti di altri reati. In secondo luogo il limitato raggio d azione delle norme ipotizzate, che non si applicano ai delitti contro l onore e non colpiscono così l ingiuria e la diffamazione di cui le persone glbt sono vittime tanto frequenti. Infine non è prevista la possibilità di procedere d ufficio contro la maggior parte dei reati di cui l omofobia costituirebbe un aggravante. Abbiamo il timore, scrivono i presidenti delle quattro associazioni di essere di fronte all ennesimo provvedimento inefficace e sottolineiamo con preoccupazione il pericolo che la proposta di legge del Pd possa essere adottata come testo base. Siamo certi che l onorevole Paola Concia, alla quale va la nostra stima e fiducia, unica lesbica dichiarata in parlamento e relatrice in commissione, saprà scongiurarlo. Chiediamo di essere ascoltati e di dar voce alle associazioni lgbt italiane. Monitoreremo i lavori della commissione e siamo pronti a scendere in piazza per difendere la dignità della nostra comunità. Come inizio non c è male. 20 ottobre 2010 PRIDE

21 CRONACA ITALIA Valdesi alla metà Dopo un po di falsi allarmi è infine realtà l apertura della chiesa evangelica valdese alle coppie omosessuali, che come ha stabilito un sinodo a fine agosto potranno d ora in avanti essere benedette, previo consenso delle chiese locali. Questa decisione, ha commentato il presidente di Arcigay Paolo Patanè è la manifestazione di un atteggiamento aperto e laico nei confronti della società che dovrebbe essere da esempio per tutte le confessioni religiose compresa la chiesa romano-cattolica che, chiusa a ogni confronto e dialogo con la modernità, oppone all omosessualità argomentazioni ideologiche legate a stereotipi e a un concetto improprio di natura generando discriminazione e sofferenze a migliaia di persone. I valdesi sono poche decine di migliaia in Italia, ma la loro disponibilità al confronto ne ha fatti da decenni importanti alleati nelle battaglie per il riconoscimento dei diritti glbt. Il fatto che in un contesto in cui religione e omofobia sono quasi sinonimi ci sia una fede che ci capisce ha la sua importanza. Non per niente da anni le associazioni glbt consigliano di devolvere l otto per mille destinato alle chiese proprio ai valdesi, che tra l altro ne reimpiegano interamente il ricavato a fini sociali. La chiesa cattolica, per fare un paragone, ne impiega più della metà per il proprio sostentamento. Ciao Lusky Non siamo programmati, né mai abbastanza preparati per gli addii. Nemmeno quando questi sono previsti o annunciati già da tempo. Forse è anche per questo che la notizia dell improvvisa morte di Lusky (foto a sinistra) ci ha lasciato dapprima increduli, poi tanto, tantissimo addolorati. Nota dj della scena gay (e non solo) romana e internazionale, Lucia era la storica resident del Gay Village, del Gorgeous e del Venus Rising, dove aveva imposto con coraggio e grande capacità la sua impronta techno. Ho avuto la fortuna di incontrarla in una delle prime edizioni del Gay Village, quando la manifestazione si faceva ancora in zona Testaccio. Quella sera di tanti anni fa eravamo entrambi un po tristi per qualche intoppo sentimentale. Ci facemmo forza e tra di noi s innescò subito una bellissima complicità che è durata nel tempo, sviluppandosi in una sincera amicizia. Moltissime altre volte abbiamo diviso la console e ci siamo interscambiati al mixer a Roma, a Barcellona per il Circuit e in mille altre occasioni. Insieme abbiamo partecipato lo scorso anno a Revuelta, la prima crociera gay italiana, di cui eravamo i dj ufficiali. Forse quella è stata l ultima volta che ho avuto modo di stare un po più a lungo con lei, senza l intermediazione di un telefono o di un pc. Nell ambiente dei dj spesso c è arrivismo e competitività. Queste cose non facevano proprio parte di Lucia. Persone belle come lei, con un sorriso per tutti, tanta energia positiva e calore nei confronti di chiunque, sono davvero una rarità. Adesso Lucia Santoro, meglio conosciuta come Lusky dj non c è più. E anche scriverlo suona come un ulteriore conferma, e fa male. Che ironia, mi sembra assurdo che una come lei, che aveva fatto del ritmo una ragione di vita, sia stata fregata proprio da una battuta, quella del suo cuore, che in una mattina di fine agosto ha deciso di non andare più a tempo. La notte prima aveva suonato al Gay Village, era in formissima, aveva fatto un seratone. E se n è andata così, pochi giorni prima di compiere 45 anni. In tantissimi sono accorsi per dirle addio la sera del suo compleanno, quando il Village ha festeggiato in suo onore, con una festa aperta a tutti, dove l incasso è stato devoluto alla famiglia. Siamo stati in molti dj e colleghi italiani e internazionali a partecipare, suonando forte la nostra musica, affinché potesse arrivare fino a lei. Non siamo programmati per gli addii, appunto. Ed è per questo che preferisco dirti arrivederci Lusky. (Francesco Belais) PRIDE ottobre

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