Guida didattica. Testo narrativo e cinema. Prove di verifica finale modulo 1 11 modulo 2 41

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1 Guida didattica Testo narrativo e cinema A Prove di verifica finale modulo 1 11 modulo 2 41 Soluzioni delle prove di verifica finale modulo modulo 2 122

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3 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 11 PROVE DI VERIFICA FINALE U.D. 1: La struttura di un testo narrativo Alunno... Classe... Data... Ti proponiamo l inizio di uno dei più famosi romanzi di Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta (1961), un giallo inchiesta che ha lo scopo di denunciare e condannare il grave problema della mafia siciliana. In queste pagine, infatti, Sciascia racconta una spietata esecuzione mafiosa, che avviene, al levar del sole, in una piccola città isolana: un uomo viene ucciso mentre si accinge a prendere l autobus per Palermo. Tutti sanno che la vittima è un imprenditore edile che non ha accettato la protezione della mafia, ma nessuno osa denunciare e testimoniare ciò che ha visto o sentito. (Vedi esercizio 1)... L autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti 1. La piazza era silenziosa nel grigio dell alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice 2 : solo il rombo dell autobus e la voce del venditore di panelle 3, panelle calde panelle, implorante ed ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l autobus si mosse con un rumore di sfasciume 4. L ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all autista un momento e aprì lo sportello mentre l autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati 5 : l uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino 6, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò. Il bigliettaio bestemmiò: la faccia gli era diventata color di zolfo, tremava. Il venditore di panelle, che era a tre metri dall uomo caduto, muovendosi come un granchio cominciò ad allontanarsi verso la porta della chiesa. Nell autobus nessuno si mosse, l autista era come impietrito, la destra sulla leva del freno e la sinistra sul volante. Il bigliettaio guardò tutte quelle facce che sembravano facce di ciechi, senza sguardo; disse l hanno ammazzato si levò il berretto e freneticamente cominciò a passarsi la mano tra i capelli; bestemmiò ancora. I carabinieri disse l autista bisogna chiamare i carabinieri. Si alzò ed aprì l altro sportello ci vado disse al bigliettaio. 1. Raschi e singulti: grattate e sobbalzi. 2. Sfilacce Matrice: nuvole sottili come sfilacciature di tessuto stavano intorno ai campanili della Chiesa madre (o Cattedrale), che si affaccia sulla piazza. 3. Panelle: focacce di farina di ceci. 4. Sfasciume: ferraglia. 5. Squarciati: secchi. 6. Predellino: gradino dell autobus.

4 A 12 TESTO NARRATIVO E CINEMA Il bigliettaio guardava il morto e poi i viaggiatori. C erano anche donne sull autobus, vecchie che ogni mattina portavano sacchi di tela bianca, pesantissimi, e ceste piene di uova; le loro vesti stingevano 7 odore di trigonella 8, di stallatico 9, di legna bruciata; di solito lastimavano 10 e imprecavano, ora stavano in silenzio, le facce come dissepolte da un silenzio di secoli 11. Chi è? domandò il bigliettaio indicando il morto. Nessuno rispose. Il bigliettaio bestemmiò, era un bestemmiatore di fama tra i viaggiatori di quella autolinea, bestemmiava con estro 12 : già gli avevano minacciato licenziamento, ché tale era il suo vizio alla bestemmia da non far caso alla presenza di preti e monache sull autobus. Era della provincia di Siracusa, in fatto di morti ammazzati aveva poca pratica: una stupida provincia 13, quella di Siracusa; perciò con più furore del solito bestemmiava. Vennero i carabinieri, il maresciallo nero di barba e di sonno 14. L apparire dei carabinieri squillò come allarme nel letargo 15 dei viaggiatori: e dietro al bigliettaio, dall altro sportello che l autista aveva lasciato aperto, cominciarono a scendere. In apparente indolenza 16, voltandosi indietro come a cercare la distanza giusta per ammirare i campanili, si allontanavano verso i margini della piazza e, dopo un ultimo sguardo, svicolavano 17. Di quella lenta raggera 18 di fuga il maresciallo e i carabinieri non si accorgevano. Intorno al morto stavano ora una cinquantina di persone, gli operai di un cantiere-scuola 19 ai quali non pareva vero di aver trovato un argomento così grosso da trascinare nell ozio delle otto ore. Il maresciallo ordinò ai carabinieri di fare sgombrare la piazza e di far risalire i viaggiatori sull autobus: e i carabinieri cominciarono a spingere i curiosi verso le strade che intorno alla piazza si aprivano, spingevano e chiedevano ai viaggiatori di andare a riprendere il loro posto sull autobus. Quando la piazza fu vuota, vuoto era anche l autobus; solo l autista e il bigliettaio restavano. E che domandò il maresciallo all autista non viaggiava nessuno oggi? Qualcuno c era rispose l autista con faccia smemorata 20. Qualcuno disse il maresciallo vuol dire quattro cinque sei persone: io non ho mai visto questo autobus partire, che ci fosse un solo posto vuoto. Non so disse l autista, tutto spremuto nello sforzo di ricordare non so: qualcuno, dico, così per dire; certo non erano cinque o sei, erano di più, forse l autobus era pieno Io non guardo mai la gente che c è: mi infilo al mio posto e via Solo la strada guardo; mi pagano per guardare la strada. Il maresciallo si passò sulla faccia una mano stirata 21 dai nervi. Ho capito disse tu guardi solo la strada; ma tu e si voltò inferocito verso il bigliettaio tu stacchi i biglietti, prendi i soldi, dai il resto: conti le persone e le guardi in faccia E se non vuoi che te ne faccia ricordare in camera di sicurezza 22, devi dirmi subito chi c era sull autobus, almeno dieci nomi devi dirmeli (...) 7. Stingevano: emanavano. 8. Trigonella: un erba molto profumata della famiglia delle leguminose. 9. Stallatico: letame. 10. Lastimavano: si lamentavano. 11. Dissepolte secoli: il silenzio secolare dell omertà. 12. Con estro: con fantasia. 13. Stupida provincia: di scarsa importanza (dal punto di vista mafioso, perché scarsamente interessata da questo fenomeno). 14. Nero di barba e di sonno: con la barba scura e il volto scuro (perché era stato svegliato troppo presto). 15. Letargo: apatia. 16. Indolenza: indifferenza. 17. Svicolavano: svoltavano nei vicoli (per evitare le forze dell ordine, che li vogliono sentire come testimoni). 18. Raggera: direzione di fuga (ognuno fugge in una direzione diversa). 19. Cantiere scuola: era un istituzione governativa per insegnare un mestiere ai disoccupati, ma di solito, come fa chiaramente capire Sciascia, tali scuole non funzionavano affatto. 20. Smemorata: di chi non ricorda. 21. Stirata: tesa. 22. Camera di sicurezza: cella di prigione.

5 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 13 Non mi ricordo disse il bigliettaio sull anima di mia madre, non mi ricordo; in questo momento di niente mi ricordo, mi pare che sto sognando. Ti sveglio io ti sveglio s infuriò il maresciallo con un paio d anni di galera ti sveglio ma s interruppe per andare incontro al pretore che veniva. E mentre al pretore riferiva sulla identità del morto e la fuga dei viaggiatori, guardando l autobus, ebbe il senso che qualcosa stesse fuori posto o mancasse: come quando una cosa viene improvvisamente a mancare alle nostre abitudini, una cosa che per uso e consuetudine si ferma ai nostri sensi e più non arriva alla mente, ma la sua assenza genera un piccolo vuoto smarrimento, come una intermittenza 23 di luce che ci esaspera: finché la cosa che cerchiamo di colpo nella mente si rapprende 24. Manca qualcosa disse il maresciallo al carabiniere Sposito che, col diploma di ragioniere che aveva, era la colonna della Stazione Carabinieri di S. manca qualcosa, o qualcuno Il panellaro 25 disse il carabiniere Sposito. Perdio: il panellaro esultò il maresciallo, e pensò delle scuole patrie non lo danno al primo venuto, il diploma di ragioniere. Un carabiniere fu mandato di corsa ad acchiappare il panellaro: sapeva dove trovarlo, ché di solito, dopo la partenza del primo autobus, andava a vendere le panelle calde nell atrio delle scuole elementari. Dieci minuti dopo il maresciallo aveva davanti il venditore di panelle: la faccia di un uomo sorpreso nel sonno più innocente. C era? domandò il maresciallo al bigliettaio, indicando il panellaro. C era disse il bigliettaio guardandosi una scarpa. Dunque disse con paterna dolcezza il maresciallo tu stamattina, come al solito, sei venuto a vendere panelle qui: il primo autobus per Palermo, come al solito Ho la licenza disse il panellaro. Lo so disse il maresciallo alzando al cielo occhi che invocavano pazienza lo so e non me ne importa della licenza; voglio sapere una cosa sola, me la dici e ti lascio subito andare a vendere le panelle ai ragazzi: chi ha sparato? Perché domandò il panellaro, meravigliato e curioso hanno sparato? Da L. Sciascia, Il giorno della civetta, Einaudi, Torino. 23. Intermittenza: mancanza momentanea. 25. Si rapprende: si concretizza, prende forma. 26. Panellaro: venditore di panelle.

6 14 A TESTO NARRATIVO E CINEMA Lavora sul piano della storia esercizi di verifica ESERCIZI DI VERIFICA ➊ Elenca le principali funzioni di un titolo e poi inventane uno adatto a questo brano. ➋ Dividi il passo proposto nelle sue parti fondamentali: situazione iniziale, evento che altera l equilibrio iniziale, vicende, scioglimento. ➌ Come è l esordio? ➍ Descrivi l evento che altera l equilibrio esistente e le diverse reazioni che si verificano subito dopo. ➎ Lo scioglimento può essere definito chiaro, prevedibile e aperto: perché? ➏ Quando si svolge la vicenda? ➐ E dove? Lavora sul piano del discorso ➊ In che rapporto sono fabula e intreccio nel testo che hai appena letto? ➋ L autore interviene sulla durata degli avvenimenti? Perché? ➌ L intreccio usato può essere definito lineare a incastro parallelo. Perché? ➍ Dividi il testo in sequenze; indica, di ciascuna, perché costituisce una sequenza e la tipologia. ➎ Quale tipo di sequenza prevale? ➏ Com è il ritmo della narrazione? Lavora sull interpretazione del testo ➊ Il tema centrale del testo che hai letto è l omerta. Sottolinea tutte le espressioni che gli si riferiscono. ➋ Qual è, di conseguenza, lo scopo di questo testo? ➌ Il giorno della civetta si conclude senza la scoperta del colpevole di questo omicidio. Che tipo di finale è stato quindi scelto? Che cosa dimostra la scelta di questa tipologia di scioglimento? ➍ Ti è piaciuto questo brano? Perché?

7 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 15 PROVE DI VERIFICA FINALE U.D. 2: C è chi ascolta e chi narra Alunno... Classe... Data... Il testo che stai per leggere è una fiaba del famoso scrittore danese Christian Andersen ( ) intitolata Il bucaneve. Il bucaneve Era inverno, l aria fredda, il vento pungente, ma in casa faceva calduccio e si stava bene, e il fiore era in casa, era nel bulbo suo sotto la terra e la neve. Un giorno piovve; le gocce penetrarono nella falda 1 di neve fino al terreno, toccarono il bulbo del fiore annunciando il mondo luminoso di sopra; ben presto il raggio di sole, fine e penetrante, bucò la neve fino al bulbo e bussò. Avanti! disse il fiore. Non posso, disse il raggio di sole, non sono abbastanza forte per aprire; sarò forte in estate. Quando è estate? chiese il fiore, e ripeté la domanda ogni volta che un raggio di sole arrivava da lui. Ma c era tempo ancora, fino all estate; la neve era ancora lì, non c era notte che l acqua non gelasse. Quanto tempo ci vuole! Quanto tempo! disse il fiore. Io mi sento un solletico dappertutto, ho bisogno di stirarmi, di allungarmi! Ho bisogno di aprire, di uscire! Di dare il buon giorno all estate, sarà un tempo incantevole! E il fiore, dentro, si allungava e si stirava contro la scorza sottile che, al di fuori, l acqua aveva ammorbidito, la neve e la terra riscaldato, i raggi del sole punzecchiato; e sotto la neve spuntò una tenera gemma verde sopra uno stelo verde, con foglioline grasse che parevano volerlo proteggere. La neve era fredda, ma pervasa di luce, e inoltre così facile da attraversare, e il raggio di sole arrivava con più forza di prima. Benvenuto! Benvenuto! cantava e squillava ogni raggio di sole, e il fiore si sollevava sulla neve protendendosi al mondo luminoso. I raggi di sole lo accarezzarono e lo baciarono finché lui si aprì completamente, bianco come neve e adorno di striscioline verdi. Piegava il capo con gioia e umiltà. Bel fiore! cantavano i raggi di sole. Come sei fresco e puro! Tu sei il primo, sei l unico! Sei il nostro amore! Tu annunci l estate, la bella estate sulla città e sulla campa- 1. Falda: strato sottile.

8 A 16 TESTO NARRATIVO E CINEMA gna! Tutta la neve si scioglierà! I venti saranno scacciati! Noi diventeremo i padroni! Tutto rinverdirà! Allora avrai tanta compagnia, lillà, glicini e in ultimo le rose, ma tu sei il primo, così puro e delicato! (...) Ma era lontana ancora l estate, le nuvole nascondevano il sole, i venti pungenti gli soffiavano addosso. Sei venuto un po presto! gli dicevano l aria e il vento. Il potere è ancora nostro; devi capire e adattarti! Avresti dovuto restare in casa, non correre fuori per farti ammirare, non era tempo ancora. Faceva un freddo pungente! I giorni che seguirono, non portarono un solo raggio di sole; c era da spezzarsi dal freddo, per un fiorellino come lui, così delicato. Ma in lui c era più forza di quanto sospettasse lui stesso; era forte nella fede e nella gioia dell estate che doveva venire, che gli era annunciata da un intensa nostalgia e confermata dalla calda luce del sole; in questa speranza si teneva dritto, tutto vestito di bianco sulla bianca neve, piegando la testa quando i fiocchi di neve cadevano pesanti e fitti o quando gli passavano sopra raffiche di vento gelato. Ti spezzerai! gli dicevano. Appassirai, gelerai! Perché sei uscito fuori? Perché ti sei lasciato incantare? Il raggio di sole ti ha gabbato! 2 E ti sta bene, fiorellino gabbato dall estate. 3 Gabbato dall estate! egli ripetè nella fredda alba. Fiorellino gabbato dall estate! gridarono i bambini giulivi che scesero in giardino. Eccone lì uno così bello e grazioso, il primo, l unico! Quelle parole fecero molto bene al fiore, erano parole simili ai raggi di sole. Il fiore nella sua gioia non si accorse neppure che lo coglievano; si trovò tra le dita di un bambino, fu baciato dalla bocca di un bambino, portato in una stanza calda e messo nell acqua: com era stimolante, confortevole! C era una fanciulla in casa, giovane e graziosa, che aveva già ricevuto la confermazione 4, ella aveva un caro giovane amico, e anche lui era confermato e studiava per trovare una sistemazione: Sarà lui il mio fiorellino gabbato dall estate! disse; e prese il fiore delicato, lo pose in un pezzo di carta profumata, dov erano scritti dei versi, versi su un fiore che cominciavano con: fiorellino gabbato dall estate e finivano con gabbato dall estate. E tu, piccolo amico, gabberai l inverno! Lei l aveva gabbato con l estate. Tutto questo dunque fu scritto in versi e spedito come lettera: il fiorellino era là dentro; intorno a lui c era buio, buio come quando stava nel bulbo. E il fiore si trovò in viaggio, giacque nel sacco della posta, venne schiacciato e premuto, non era affatto piacevole; ma anche questo ebbe fine. Il viaggio terminò, la lettera fu aperta e letta dal caro amico; egli fu contentissimo, baciò il fiore e lo mise, sempre avvolto nella carta coi versi, dentro un cassetto, dov erano già molte belle lettere, ma nessuna coi fiori: lui era il Primo, l Unico, come l avevano chiamato i raggi di sole; com era divertente ripensarci. Ebbe modo di pensarci a lungo; e pensò, mentre l estate passava e il lungo inverno passava, ed era di nuovo estate quando lui fu tirato fuori. Ma allora il ragazzo non appariva per nulla contento; afferrò i fogli con violenza, e scagliò lontano la poesia, così che il fiore cadde sul pavimento; era diventato piatto e appassito, ma appunto per questo non doveva esser gettato sul pavimento; eppure meglio lì che nel fuoco, dove i versi e le lettere ardevano. Cos era accaduto? Quel che accade tanto spesso. Il fiore l aveva gabbato, era uno scherzo; la fanciulla l aveva gabbato, non era uno scherzo; lei si era scelto un altro amico nel bel mezzo dell estate. 2. Gabbato: ingannato. 3. Gabbato dall estate: il nome danese del bucaneve significa proprio gabbato dall estate. 4. La confermazione: la cresima.

9 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 17 All alba il sole illuminò il piccolo bucaneve spiaccicato, che sembrava come dipinto sul pavimento. La ragazza che scopava lo raccolse, lo mise in uno dei libri sul tavolo, credendo che ne fosse saltato fuori mentre scopava e riordinava la stanza. Il fiore venne a trovarsi di nuovo in mezzo a versi, versi stampati, che sono più distinti dei versi scritti a mano, per lo meno sono costati di più. Così passarono degli anni; e un giorno fu tolto dallo scaffale, venne aperto e letto; era un buon libro; versi e canzoni del poeta danese Ambrosius Stub, che vale ben la pena di conoscere. E l uomo che leggeva nel libro, voltò la pagina: Ma qui c è un fiore! disse. Un bucaneve! E certo non a caso si trova qui; povero Ambrosius Stub! Anch egli fu un fiore gabbato, una vittima della poesia. Giunse troppo in anticipo sul suo tempo e perciò subì tempeste e venti impetuosi, passò dall uno all altro dei signori di Fionia, 5 come un fiore in un bicchiere d acqua, un fiore nella lettera coi versi! Fiorellino gabbato dall estate, vittima dell inverno, di scherzi e giochi, eppure il primo, l unico poeta danese rigoglioso di giovinezza! Eccoti lì come segnalibro, piccolo bucaneve! Sei stato messo lì non a caso! E così il bucaneve fu messo di nuovo nel libro e si sentì onorato e contento di sapere che serviva da segno in un bel libro di canti e che colui che aveva per primo cantato e scritto di lui, era stato a sua volta gabbato dall estate, era stato vittima dell inverno. Il fiore comprese a suo modo naturalmente, come noi comprendiamo ogni cosa a modo nostro. Questa è la fiaba del bucaneve. Da Fiabe scelte e presentate da G. Rodari, a cura di A. Manghi Castagnoli e M. Rinaldi, Einaudi, Torino. 5. Fionia: isola dell arcipelago danese. Lavora sul piano della storia esercizi di verifica ESERCIZI DI VERIFICA ➊ Sostituisci il titolo della fiaba con un altro titolo che abbia un forte impatto emotivo sul lettore. ➋ Dividi la fiaba nelle sue parti canoniche. ➌ Com è l esordio? ➍ E lo scioglimento? ➎ Chi è il protagonista? ➏ Quali sono gli altri personaggi della storia narrata? ➐ Nel testo sono presenti tre luoghi difficilmente raggiungibili dallo sguardo umano (ma nelle fiabe, si sa, tutto è possibile!): sai riconoscerli?

10 18 A TESTO NARRATIVO E CINEMA Lavora sul piano del discorso ➊ La fabula e l intreccio sono parzialmente diversi perché? a) lo sguardo del narratore... b) alcuni momenti della fabula (per esempio l apertura del bulbo) sono raccontati in modo..., altri, invece, sono riassunti (per esempio con la formula...) ➋ Indica sul testo, una sequenza dialogica e una descrittiva. ➌ C è, nel testo, una sequenza che può avere la funzione di Spannung? Perché? ➍ Chi è il l autore della fiaba? ➎ Chi è il narratore? ➏ Egli interviene nel testo? Se sì, in modo esplicito o implicito? Cita alcuni gli esempi che trovi nel testo. ➐ Quale persona usa il narratore? ➑ Che caratteristiche ha la narrazione con questa persona? ➒ Nel testo viene usata la focalizzazione...: lo si deduce dal fatto che a) il narratore... b) il narratore... ➓ Riporta, per ciascuna delle caratteristiche fondamentali di questo tipo di focalizzazione, qui di seguito indicate, alcuni esempi tratti dal testo: a) conoscenza dei fatti che accadono, sono...:... b) conoscenza di fatti che avvengono in luoghi... :... c) conoscenza dei... dei personaggi:... d) creazione di intrecci... : In un preciso punto della fiaba il narratore tenta di instaurare un rapporto diretto con il lettore: dove? E per quale motivo? Lavora sull interpretazione del testo ➊ La vita del bucaneve può essere paragonata a quella dell uomo. Prova a illustrare le possibili corrispondenze, come ti mostriamo nell esempio: Bulbo del fiore: può rappresentare l infanzia, la stagione della vita in cui si è al sicuro, protetti: infatti il fiore (continua tu) Sbocciare del fiore:... Il fiore secco:... ➋ Andersen ha voluto proporre, con questo testo, una visione ottimistica della vita: nonostante le difficoltà, infatti, alcuni valori trionfano. Quali sono questi valori?

11 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 19 PROVE DI VERIFICA FINALE U.D. 3: Il sistema dei personaggi Alunno... Classe... Data... La novella che ti proponiamo, intitolata La lupa, è stata scritta da Giovanni Verga. Leggila con attenzione. La Lupa Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era più giovane era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, 1 fossero stati davanti all altare di Santa Agrippina. 2 Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l anima per lei. 3 Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l avrebbe tolta 4 in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba 5 nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio. Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse 6 del notaro; ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno 7 del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente col naso sui manipoli 8, e le diceva: O che avete, gnà Pina? 9 Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa affastellava 10 manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, 11 senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando: Che volete, gnà Pina? 1. Satanasso: demonio. 2. Sant Agrippina: proteggeva dai demoni; è chiamata in causa perché la Lupa ha occhi da satanasso. 3. Aveva lei: anche il sacerdote non era rimasto insensibile al suo fascino. 4. Tolta: presa. 5. La sua bella roba: il suo corredo. 6. Nelle chiuse: negli appezzamenti di terra. 7. Fustagno: velluto. 8. Manipoli: mazzi di spighe. 9. Gnà Pina: donna Pina. Gnà equivale a donna, Pina è il nome de la Lupa. 10. Affastellava: ammucchiava. 11. Su la vita: in piedi.

12 A 20 TESTO NARRATIVO E CINEMA Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell aia, stanchi della lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: Te voglio! Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te! Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella rispose Nanni ridendo. La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir parola, e se ne andò, né più comparve nell aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano 12 l olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del torchio non la faceva dormire tutta notte. Prendi il sacco delle olive, disse alla figliuola e vieni con me. Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava Ohi! alla mula perché non si arrestasse. La vuoi mia figlia Maricchia? gli domandò la gnà Pina. Cosa gli date a vostra figlia Maricchia? rispose Nanni. Essa ha la roba di suo padre, e dippiù io le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella cucina, per stendervi un po di pagliericcio. Se è così se ne può parlare a Natale disse Nanni. Nanni era tutto unto e sudicio dell olio e delle olive messe a fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre l afferrò pe i capelli, davanti al focolare, e le disse co denti stretti: Se non lo pigli, ti ammazzo! La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita. 13 Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l abitino della Madonna per segnarsi. 14 Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, 15 a zappare, a governare 16 le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto, 17 allorquando i muli lasciavano cader la testa a penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi 18 a ridosso del muro a tramontana. 19 In quell ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona, 20 la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie 21 riarse dei campi immensi, che si perdevano nell afa, lontan lontano, verso l Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava 22 sull orizzonte. Svègliati! disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. Svègliati, che ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola. Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani. No! non ne va in volta femmina buona nell ora fra vespero e nona! singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. Andatevene! andatevene! non ci venite più nell aia! Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone. Ma nell aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a venire anzi, nell ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte; e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta: Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell aia! 12. Cavavano: torchiavano. 13. Il diavolo eremita: è un modo di dire popolare: il diavolo, quando invecchia, sta da solo. 14. L abitino segnarsi: un immagine della Madonna su stoffa per farsi il segno della croce (per tenere lontano il malocchio). 15. Sarchiare: pulire il terreno. 16. Governare: sistemare (pulire e dar da mangiare). 17. Fosse stato agosto: quando soffiavano i freddi venti invernali o il caldo scirocco d estate. 18. Bocconi: in posizione prona. 19. A tramontana: a nord. 20. In quell ora buona: un altro modo di dire popolare: in quell ora tra le quindici e le diciotto, in cui le donne per bene non escono di casa. 21. Stoppie: gli steli del grano che restano nei campi dopo la mietitura. 22. Aggravava: incombeva.

13 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 21 Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch essa, allorché la vedeva tornare da campi pallida e muta ogni volta. Scellerata! le diceva. Mamma scellerata! Taci! Ladra! ladra! Taci! Andrò dal brigadiere, andrò! Vacci! E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare. Il brigadiere fece chiamare Nanni; lo minacciò sin della galera e della forca. Nanni si diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non tentò di scolparsi. È la tentazione! diceva è la tentazione dell inferno! Si buttò ai piedi del brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera. Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! fatemi ammazzare, mandatemi in prigione, non me la lasciate veder più, mai! mai!. No! rispose invece la Lupa al brigadiere Io mi son riserbato un cantuccio della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia. Non voglio andarmene. Poco dopo, Nanni s ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire, ma il parroco ricusò di portargli il Signore 23 se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo genero allora si poté preparare ad andarsene 24 anche lui da buon cristiano; si confessò e comunicò 25 con tali segni di pentimento e di contrizione 26 che tutti i vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell anima e nel corpo quando fu guarito. Lasciatemi stare! diceva alla Lupa per carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per me Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne suoi gli facevano perdere l anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall incantesimo. Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato 27 innanzi alla chiesa, in penitenza e poi, come la Lupa tornava a tentarlo: Sentite! le disse non ci venite più nell aia, perché se tornate a cercarmi, com è vero Iddio, vi ammazzo! Ammazzami, rispose la Lupa ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci. Ei 28 come la scorse da lontano, in mezzo a seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. Ah! malanno all anima vostra! balbettò Nanni. Da G. Verga, Vita dei campi, Mondadori, Milano. 23. Ricusò Signore: rifiutò di amministrargli il sacramento dell estrema unzione. 24. Andarsene: morire. 25. Comunicò: fece la comunione. 26. Contrizione: rimorso. 27. Fece sacrato: leccò, in segno di penitenza, sei palmi di ciottoli del sagrato. 28. Ei: egli.

14 22 A TESTO NARRATIVO E CINEMA Lavora sul piano della storia esercizi di verifica ESERCIZI DI VERIFICA ➊ Che titolo è stato dato a questo racconto? ➋ Dividilo nelle sue parti canoniche. ➌ Nel racconto compaiono personaggi e comparse: indica il protagonista, il deuteragonista, i personaggi secondari e le comparse. ➍ Spiega questo schema che illustra il sistema dei personaggi di questo racconto. GENTE DEL VILLAGGIO PADRE ANGIOLINO IL BRIGADIERE LA LUPA MARICCHIA NANNI ➎ Da chi è presentato il protagonista? ➏ Ricostruiscine un ritratto completo sulla base delle informazioni presenti nel testo. DATI ANAGRAFICI NON È PIÙ GIOVANE Caratteristiche fisiche Caratteristiche psicologiche Caratteristiche comportamentali Caratteristiche socio economiche Caratteristiche ideologiche

15 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 23 Lavora sul piano del discorso ➊ A che cosa è dovuta la divisione in due parti del racconto? ➋ Fabula ed intreccio coincidono? ➌ Che tipo di narratore è presente? ➍ Qual è il suo punto di vista? ➎ La Lupa è un personaggio piatto o a tutto tondo? E Maricchia? ➏ Il ritratto della Lupa è diretto costruito per indizi frutto di entrambe le tecniche? ➐ Il deuteragonista è un personaggio statico o dinamico? ➑ Quale modo di rappresentazione delle parole e dei pensieri dei personaggi prevale all interno del testo? Perché? Lavora sull interpretazione del testo ➊ Che tipo di finale ha questo testo? ➋ Come finisce, secondo te, la novella? ➌ Avrai notato, nel testo, la predominanza di un colore: quale? Dove compare? Perché prevale sugli altri? ➍ Perché la Lupa ha questo soprannome? E perché Maricchia in un punto della narrazione è definita una lupacchiotta? ➎ Com è inteso l amore dalla Lupa? E da Maricchia?

16 24 A TESTO NARRATIVO E CINEMA PROVE DI VERIFICA FINALE U.D. 4: Il tempo Alunno... Classe... Data... Leggi con attenzione questa novella dello scrittore francese Guy de Maupassant ( ): essa, ambientata nella Francia di fine Ottocento, racconta una storia d amore che sorprenderà il lettore... I gioielli Il signor Lantin incontrò quella ragazza durante una serata in casa del suo vice capufficio, e l amore lo avviluppò come una rete. Era figlia di un esattore di provincia, morto da vari anni. Era venuta in seguito a Parigi con la madre che frequentava alcune famiglie borghesi del suo quartiere nella speranza di trovare marito alla ragazza. Erano povere ma onorate, tranquille e dolci. La ragazza pareva il perfetto tipo di donna onesta alla quale un savio 1 giovane può sognar d affidare l esistenza. La sua modesta bellezza aveva l incanto di un angelico pudore, e l impercettibile sorriso che non le abbandonava mai le labbra pareva un eco del cuore. Tutti cantavano le sue lodi; quanti la conoscevano ripetevano sempre: «Felice chi se la prenderà. Non potrebbe trovar di meglio». Il signor Lantin, impiegato anziano al ministero degli Interni, con stipendio annuo di tremilacinquecento franchi, chiese la sua mano e la sposò. Fu inverosimilmente 2 felice con lei, che gli governava la casa con un economia tanto abile da dar la sensazione di vivere nel lusso. Non v erano attenzioni, delicatezze, tenerezze ch ella non usasse al marito; e il fascino della sua persona era tanto che, sei anni dopo il loro incontro, Lantin l amava anche più dei primi giorni. In lei disapprovava soltanto due gusti: quello pel teatro e quello per i gioielli falsi. Le sue amiche (conosceva parecchie mogli di modesti funzionari) le offrivano di continuo palchi per gli spettacoli in voga, persino per le «prime», e lei trascinava il marito, per amore o per forza, a questi divertimenti che lo stancavano terribilmente dopo la giornata di lavoro. Allora la supplicò di lasciarlo stare e andar a teatro con qualche signora di sua conoscenza che poi l avrebbe riaccompagnata a casa. La moglie esitò a lungo prima di cedere, trovando poco corretta una tal maniera di fare; ma infine si decise, per sua compiacenza, e Lantin gliene fu infinitamente grato. La passione per il teatro le fece nascere ben presto il bisogno di adornarsi in qualche modo. Le sue vesti rimanevano molto semplici: (...) ma prese l abitudine d appendersi alle orecchie due grosse pietre del Reno che volevano sembrare diamanti, e portava collane di perle false, braccialetti in similoro, pettini incrostati di vetri multicolori che imitavano le pietre vere. Il marito, un poco irritato di questo suo amore per il luccichio, ripeteva spesso: «Cara, quando non si hanno i mezzi per pagarsi gioielli veri, ci si mostra adornate solo della propria bellezza e della propria grazia, che in verità sono i gioielli più rari». 1. Savio: saggio, avveduto. 2. Inverosimilmente: incredibilmente.

17 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 25 Ma ella sorrideva con dolcezza e ripeteva: «Che cosa vuoi? mi piacciono questi ninnoli: è il mio vizio. So bene che hai ragione, ma non ci si può cambiare... Avrei adorato i gioielli, io!» E faceva passare tra le dita le collane di perle, faceva luccicare i riflessi delle sfaccettature dei cristalli, ripetendo: «Ma guarda come sono ben fatti: si direbbero veri». Lantin sorrideva, dichiarando: «Hai gusti da zingara». A volte, la sera, quando s intrattenevano da soli in un cantuccio, davanti al fuoco, ella portava sul tavolino dove prendevano il tè, la scatola di marocchino 3 dove teneva chiusa la «paccottiglia» 4, secondo la definizione del signor Lantin, e prendeva a esaminare quei gioielli finti con attenzione appassionata, come se assaporasse qualche piacere profondo e segreto; e s ostinava a mettere una collana al collo del marito, per ridere poi di tutto cuore esclamando: «Quanto sei buffo!» Poi gli si gettava tra le braccia e lo baciava perdutamente. Una notte d inverno, rincasò dall Opéra tutta tremante di freddo. Il giorno dopo aveva la tosse. Otto giorni dopo moriva di polmonite. Lantin per poco non la seguì nella tomba. La sua disperazione fu così terribile che i capelli gli diventarono bianchi in un mese. Piangeva dalla mattina alla sera, con l anima straziata da una sofferenza intollerabile, perseguitato dal ricordo, dal sorriso, dalla voce, da tutto il fascino della morta. Il tempo non diminuì quel dolore. Spesso, durante le ore di ufficio, quando i colleghi prendevano a parlare delle cose d ogni giorno, gli si vedevano le guance gonfiarsi d improvviso, il naso arricciarsi, gli occhi empirsi di lacrime; faceva una smorfia orribile e si metteva a singhiozzare. Aveva conservata intatta la camera della compagna, e vi si rinchiudeva tutti i giorni per pensare a lei; e tutti i mobili, le stesse vesti di lei, eran rimasti al loro posto, come si trovavano l ultimo giorno. Ma la vita diventava sempre più difficile per lui. Lo stipendio, che tra le mani della moglie, era bastato per tutte le necessità domestiche, risultava adesso insufficiente per lui solo; e si chiedeva con stupore come avesse potuto fare, per fargli bere sempre ottimi vini e mangiare piattini delicati, che ora non poteva più procurarsi con le sue modeste risorse. Contrasse alcuni debiti, e corse dietro al denaro alla maniera di chi è ridotto agli espedienti. Una mattina, infine, ché si trovava senza un soldo e mancava una settimana intera alla fine del mese, pensò di vendere qualcosa; e subito gli venne in mente di disfarsi della «paccottiglia» della moglie, siccome aveva conservato in fondo al cuore una specie di rancore contro quegli inganni ottici che tanto l avevano irritato un tempo. Solo a vederli, ogni volta gli si guastava il ricordo dell amata. Frugò a lungo nel mucchio di orpelli 5 ch ella aveva lasciato, perché sino agli ultimi giorni di vita la donna ne aveva acquistati ostinatamente, portando a casa quasi ogni sera un nuovo oggetto, e si decise per la grande collana, che pareva la preferita da lei e che poteva ben valere, pensò, otto o dieci franchi, apparendo davvero lavorata con molta finezza, per essere falsa. Se la mise in tasca e andò verso il ministero, seguendo i boulevards 6, alla ricerca d un negozio di gioielliere che gl ispirasse fiducia. Infine ne vide uno ed entrò, un po vergognoso di mostrare la propria povertà, cercando di vendere un oggetto di così poco prezzo. «Vorrei sapere», disse al negoziante, «quanto può valere questo pezzo». Il negoziante prese l oggetto, l esaminò, lo girò, lo soppesò, prese una lente, chiamò il commesso, gli disse qualche parola sottovoce, poi tornò a deporre la collana sul banco e la guardò da lontano per meglio giudicarne l effetto. Il signor Lantin, imbarazzato da tutte quelle cerimonie, stava per aprir bocca e dichiarare: «Oh, so bene che non ha alcun valore», quando il gioielliere disse: 3. Di marocchino: di cuoio pregiato, lavorato e colorato. 4. Paccottiglia : i suoi gioielli finti (il termine significa, alla lettera, cianfrusaglie di scarso valore ). 5. Orpelli: gioielli falsi. 6. Boulevards: i viali larghi ed alberati di Parigi.

18 A 26 TESTO NARRATIVO E CINEMA «Signore, vale dai dodici ai quindicimila franchi; ma potrei acquistarlo soltanto se me ne faceste sapere esattamente la provenienza». Il vedovo spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta, senza capire. Infine balbettò: «Avete detto?... Ne siete sicuro?» L altro interpretò male quello stupore, e in tono asciutto: «Potete cercare da qualche altra parte, se ve ne danno di più. Secondo me, vale tutt al più quindicimila. Venite a trovarmi se non trovate di meglio». Il signor Lantin, del tutto istupidito, si riprese la collana e se n andò, obbedendo a un oscuro bisogno di restar solo per riflettere. Ed entrò in un altro negozio, all inizio di via de la Paix. Appena ebbe veduto il gioiello, il negoziante esclamò: «Oh, perbacco, la conosco bene questa collana! Viene dal mio negozio». Il signor Lantin, molto turbato, chiese: «E quanto vale?» «Caro signore, io l ho venduta per venticinquemila. Sono pronto a riprenderla per diciottomila, quando mi avrete detto, per obbedire alle prescrizioni legali, come si trova in mano vostra». Questa volta il signor Lantin sedette, paralizzato dallo stupore. Poi riprese. «Ma... ma esaminatela bene, attentamente; fino a questo momento avevo creduto che fosse... che fosse d oro falso». Il gioielliere rispose: «Volete dirmi il vostro nome, signore?» «Certo. Mi chiamo Lantin, sono impiegato al ministero degli Interni, e abito in via des Martyrs al numero 16». Il mercante aprì i suoi registri, cercò, e pronunciò: «Questa collana è stata mandata, infatti, all indirizzo della signora Lantin, in via des Martyrs numero 16, il 20 luglio 1876». E i due si guardarono negli occhi, l impiegato smarrito per la sorpresa, l orefice fiutando un ladro. Poi il negoziante riprese: «Volete lasciarmi quest oggetto per ventiquattr ore soltanto? ve ne darò ricevuta». Il signor Lantin balbettò: «Ma sì, certo». E uscì piegando il foglio di carta, che si mise in tasca. Si sforzava di ragionare, di capire. Sua moglie non poteva avere acquistato un oggetto di un simile valore, «No, certo». Ma allora era un regalo! Un regalo! Un regalo di chi? E perché? S era fermato, e rimaneva lì, impalato, in mezzo al viale. Il dubbio orribile lo sfiorò. «Lei?» Ma allora anche tutti gli altri gioielli erano regali! Gli parve che la terra gli si muovesse sotto; che un albero gli stesse crollando lì davanti; tese le braccia e cadde, lui, privo di sensi. Riprese conoscenza nella bottega d un farmacista dove i passanti lo avevano portato. Si fece accompagnare a casa, e vi si rinchiuse. Sino a notte pianse disperatamente, mordendo un fazzoletto per non gridare. Poi si mise a letto, spossato dalla stanchezza e dal dolore, e dormì d un sonno pesante. Un raggio di sole lo destò, e s alzò lentamente per andare al ministero. Era atroce dover lavorare dopo una scossa simile. Allora pensò che avrebbe potuto scusarsi con il capufficio; e gli scrisse. Poi pensò che doveva tornare dall orefice; e si sentì avvampare di vergogna. Restò a lungo a riflettere. Non poteva lasciargli la collana; si vestì e uscì. (...) S accorse d aver fame, che non mangiava da due giorni. Ma aveva le tasche vuote, e allora si ricordò della collana. Diciottomila franchi, diciottomila franchi, diciottomila franchi! Era una somma! Raggiunse via de la Paix, e cominciò a passeggiare in lungo e largo sul marciapiedi di fronte al negozio. Diciottomila franchi! Per venti volte fu sul punto di entrare; ma la vergogna lo fermava sempre.

19 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 27 Aveva fame, però, una gran fame, e neppure un soldo. D un tratto si decise: attraversò la strada di corsa, per non concedersi il tempo di riflettere, e si precipitò dall orefice. Appena lo vide, il negoziante si fece premuroso, gli offrì una sedia con sorridente cortesia. Vennero i commessi, che guardavano Lantin di sottecchi, con occhi e labbra ironiche. Il gioielliere dichiarò: «Ho preso informazioni, signore, e, se siete sempre di quell idea, sono pronto a pagarvi la somma che vi ho proposto». L impiegato balbettò: «Certo, certo». L orefice estrasse da un cassetto diciotto grossi biglietti di banca, li contò, e li porse a Lantin, che firmò una piccola ricevuta e si mise in tasca il denaro con mano tremante. Poi, mentre stava per uscire, si girò verso il gioielliere che sorrideva sempre, e, chinando gli occhi: «Ho... ho altri gioielli... avuti con la stessa eredità. Vi converrebbe 7 acquistarmi anche quelli?» Il negoziante s inchinò: «Ma certo, signore». Uno dei commessi uscì per poter ridere a proprio agio; un altro si soffiava forte il naso. Lantin impassibile, rosso in viso e serio, dichiarò: «Ve li porto». E prese una carrozza per recarsi a prendere i gioielli. Quando tornò dall orefice, un ora dopo, non aveva ancor fatto colazione. Si misero a esaminare gli oggetti uno per uno, stabilendo il valore di ciascuno. Quasi tutti provenivano da quel negozio. Lantin, adesso, discuteva le stime, s irritava, esigeva che gli mostrassero i registri di vendita, parlava sempre più forte, man mano che la somma saliva. (...) il tutto raggiungeva la cifra di centonovantaseimila franchi. Il commerciante dichiarò con una bonomia ironica 8 : «Provengono di certo da una persona che investiva tutte le proprie economie in gioielli». Lantin disse gravemente 9 : «È un modo come un altro d investire il denaro». E se n andò dopo aver deciso con l acquirente che il giorno dopo vi sarebbe stata una controstima. 10 (...) Andò a pranzare da Voisin e bevve vino da venti franchi la bottiglia. Poi prese una carrozza e fece un giro nel Bois. Guardava le altre carrozze con un certo disprezzo, agitato dalla voglia di gridare ai passanti: «Sono ricco anch io: ho duecentomila franchi!» Poi si ricordò del ministero. Vi si fece condurre, entrò con decisione dal capufficio, e gli annunciò: «Son qui per dar le dimissioni. Ho ereditato trecentomila franchi». Andò a stringere la mano a quelli che erano stati i suoi colleghi e confidò loro i propri progetti di vita nuova; poi andò a cena al Café Anglais. Trovandosi accanto a un signore che gli parve distinto, non seppe resistere al desiderio impellente di confidargli, con una certa civetteria, d aver avuto in eredità quattrocentomila franchi. Per la prima volta in vita sua non s annoiò a teatro, e passò la notte con alcune prostitute. Sei mesi dopo si sposava di nuovo. La seconda moglie era molto onesta, ma di un carattere difficile; e lo fece soffrire molto. Da G. De Maupassant, Tutte le novelle, trad. di O. Del Buono, Rizzoli, Milano. 7. Converrebbe: sareste d accordo. 8. Bonomia ironica: tono bonario e ironico. 9. Gravemente: con un tono serio. 10. Controstima: l esame compiuto da un esperto per verificare la correttezza di una valutazione precedente.

20 28 A TESTO NARRATIVO E CINEMA Lavora sul piano della storia esercizi di verifica ESERCIZI DI VERIFICA ➊ Come può essere considerato l esordio? ➋ Nel testo ci sono due eventi che alterano l equilibrio iniziale: quali? ➌ Quali sono i personaggi principali? ➍ I personaggi principali sono solo esseri umani? ➎ Chi è il protagonista? E l antagonista? ➏ Nel testo sono presenti indicazioni che consentono di datare il racconto? In caso affermativo, si tratta di indicazioni esplicite o implicite? Lavora sul piano del discorso ➊ Fabula e intreccio sono coincidenti? ➋ Che tipo di narratore è presente nel testo? ➌ Da che cosa lo deduci? ➍ Nella prima parte del testo (fino alla morte della moglie) è usata la focalizzazione esterna: cita un esempio che confermi questa affermazione. ➎ Nella seconda parte del testo (che comincia dalle difficoltà economiche sorte dopo la morte della moglie) è usata la focalizzazione interna al signor Lantin: cita un esempio che confermi questa affermazione. ➏ Il signor Lantin può essere considerato un personaggio statico un personaggio dinamico? Perché? ➐ Nel racconto sono stati usati i tempi verbali narrativi o quelli commentativi? Perché? ➑ Qual è il tempo della storia? ➒ Coincide con il tempo del racconto? ➓ Ti proponiamo alcuni momenti del racconto: indica, di fianco a ciascuno, se si tratta di un anticipazione, una retrospezione, un sommario, un ellissi (specificando se implicita o esplicita), una estensione, una scena o una pausa. Il signor Lantin, impiegato anziano al ministero degli Interni, con stipendio annuo di tremilacinquecento franchi, chiese la sua mano e la sposò Era figlia di un esattore di provincia, morto da vari anni. Era venuta in seguito a Parigi con la madre che frequentava alcune famiglie borghesi del suo quartiere nella speranza di trovare marito alla ragazza. Una notte d inverno, rincasò dall Opéra tutta tremante di freddo. Il giorno dopo aveva la tosse. Otto giorni dopo moriva di polmonite. Infine ne vide uno ed entrò restar solo per riflettere. La sua disperazione fu così terribile che i capelli gli diventarono bianchi in un mese

21 LE CARATTERISTICHE DEL TESTO NARRATIVO MODULO 1 29 Ed entrò in un altro negozio che si mise in tasca. e il fascino della sua persona era tanto che, sei anni dopo il loro incontro, Lantin l amava anche più dei primi giorni. d aver avuto in eredità quattrocentomila franchi. Per la prima volta in vita sua non s annoiò a teatro, e passò la notte con alcune prostitute Quando tornò dall orefice, un ora dopo, non aveva ancora fatto colazione Lavora sull interpretazione del testo ➊ Perché i commessi della gioielleria ridono alle spalle del signor Lantin (uno dei commessi uscì per poter ridere a proprio agio; un altro si soffiava forte il naso)? ➋ Spiega, alla luce dei fatti emersi dopo la morte della donna, perché questa frase prendeva a esaminare quei gioielli finti con attenzione appassionata, come se assaporasse qualche piacere profondo e segreto può essere letta in due modi completamente diversi.

22 30 A TESTO NARRATIVO E CINEMA PROVE DI VERIFICA FINALE U.D. 5: Lo spazio Alunno... Classe... Data... Ti proponiamo un racconto di uno scrittore argentino, Julio Cortàzar ( ). Egli ha scritto numerosi testi che, partendo da una ricostruzione precisa e minuziosa della vita reale e della quotidianità, arrivano a trattare, improvvisamente e inaspettatamente, argomenti soprannaturali e misteriosi... Casa occupata Ci piaceva la casa perché oltre ad essere spaziosa ed antica (...) conservava i ricordi dei nostri bisavoli, del nonno paterno, dei nostri genitori e di tutta la nostra infanzia. Ci abituammo Irene ed io a persistervi 1 da soli, cosa che era una pazzia perché in quella casa potevano vivere otto persone senza darsi fastidio. Facevamo le pulizie del mattino, alzandoci alle sette, e alle undici circa lasciavo ad Irene le ultime camere da spolverare ed andavo in cucina. Pranzavamo a mezzogiorno, sempre puntuali; non restava gran cosa da fare, tranne pochi piatti sporchi. Per noi era piacevole pranzare pensando alla casa profonda e silenziosa, e al fatto che bastavamo noi soli a mantenerla pulita. A volte arrivavamo a credere che era stata la casa che non ci aveva permesso di sposarci. Irene rifiutò due pretendenti senza seri motivi, e a me morì Maria Esther prima che decidessimo di fidanzarci ufficialmente. Entrammo nella quarantina con l inespressa convinzione che il nostro semplice e silenzioso matrimonio di fratelli era la necessaria conclusione della genealogia 2 fondata dai bisavoli nella nostra casa. Un giorno saremmo morti là, non meglio identificati cugini avrebbero avuto la casa e l avrebbero rasa al suolo per arricchirsi con il terreno e i mattoni; o meglio, noi stessi l avremmo abbattuta con senso di giustizia prima che fosse troppo tardi. Irene era una ragazza nata per non dare noia a nessuno. A parte le sue attività del mattino, trascorreva la giornata facendo lavori a maglia sul sofà in camera sua. Non so perché lavorasse tanto, io credo che di solito i lavori a maglia siano per le donne il grande pretesto per non fare niente. Irene non era così, faceva sempre cose necessarie, golfini per l inverno, calze per me, matinées 3 e sottovesti per lei. Qualche volta ne faceva una e poi la disfaceva in un momento perché qualcosa non le piaceva; era divertente vedere 1. Persistervi: abitarci. 2. Conclusione della genealogia: estinzione della famiglia. 3. Matinées: giacche da donna da indossare al mattino.

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