PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE

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1 1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi 3) Portachiavi smaltato 4) Orologio 5) Crest grande 6 Labaretto 7) Emblema Araldico 8) Cartolina, cartoncino doppio e busta 9) Fermacarte in onice 10) Posacenere 11) Attestato di Benemerenza 12) Cravatta: disponibile in polyestere e seta 13) Foulards in seta 14) Mug 15) Fermacarte peltro 16) Copricapo a bustina 17) Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro con indicazione della Federazione Provinciale Tutta l oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza Nazionale dell Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.

2 PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO LXXV - N. 2 - MAR./APR Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM

3 PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE In copertina Le Fosse Ardeatine In questo numero: pag ann.rio del Tricolore pag. 20 Le Fosse Ardeatine pag. 32 L eccidio di Kos COME COLLABORARE La collaborazione a Il Nastro Azzurro è aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica a: direttore.rivista@istitutonastroazzurro.org oppure possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere ad alta risoluzione. Testi e foto, anche se non SOMMARIO Sommario Pag. 2 Editoriale: M. Latorre e S. Girone 3 Lettere a Il Nastro Azzurro 4 La Presidenza Nazionale comunica 6 Azzurri che si fanno Onore 7 La Medaglia di Ettore Viola 8 4 marzo: il convegno 10 La guerra e l emancipazione della donna Anniversario del Tricolore 14 Giorno della Memoria 15 Il giorno del Ricordo 16 Un disasstro (volutamente) dimenticato 17 Le Fosse Ardeatine 20 Esercitazione Falzarego Gli eroi del Campo Breda 24 Recupero resti sgt. pil. Alverino Capatti 26 Lo Stealth di Hitler 28 L origine della Preghiera dell Aviatore 29 I superstiti della corazzata Roma 30 L eccidio di Kos 32 Monte Marrone 34 Alleati o marocchini? 35 Parliamone ancora 36 Cronache delle Federazioni 38 Recensioni 46 Azzurri nell azzurro dei cieli 47 Consigli Direttivi 47 Errata corrige 47 Oggettistica del Nastro Azzurro 48 pubblicati, NON si restituiscono. Il Nastro Azzurro ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXV - n. 2 - Marzo-Aprile Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma p.zza Galeno, 1 - tel Sito internet: direttore.rivista@istitutonastroazzurro.org - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Elena Mollica, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Chiara Carandente - segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n del Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, Roma - Finito di stampare: marzo C.F Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, e a chi non è socio dell Istituto del Nastro Azzurro, per abbonamento versando su C/C Postale n intestato a Istituto del Nastro Azzurro, oppure su C/C Bancario CA SSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n CIN IT A - ABI CAB IBAN: IT69A Abbonamenti: Ordinario: 20 Euro, Sostenitore: 25 Euro, Benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 2 IL NASTRO AZZURRO

4 Il 15 febbraio 2012 un nucleo di 6 fucilieri di Marina in servizio antipirateria sulla petroliera italiana Enrica Lexie apre il fuoco davanti ad un'imbarcazione di piccole dimensioni che si era avvicinata rapidamente fino a 100 metri dalla grande petroliera che navigava a circa 20 miglia nautiche dalla costa indiana, fuori dalle acque territoriali. Come si era avvicinato, altrettanto rapidamente il barchino si allontana. La nave italiana segnala alla Guardia Costiera indiana l'episodio. Nel frattempo, altre quattro navi segnalano tentativi di attacco da parte di presunte imbarcazioni pirata, mentre il peschereccio indiano St. Anthony segnala a sua volta che, mentre incrociava la rotta di una "... grande nave con la fiancata rossa e nera che navigava molto EDITORIALE: MASSIMILIANO LATORRE E SALVATORE GIRONE... Il Governo italiano sottovaluta inizialmente la situazione e ritiene di fermare la giustizia indiana con un congruo risarcimento alle famiglie dei due pescatori, di fatto così assumendosi la piena responsabilità del duplice omicidio. Tutto quello che segue è noto: due permessi per rientrare in Italia a Natale e per le elezioni, il tentativo poi rientrato di far rimanere i due marò in Italia... lentamente..." (testimonianza del capitano del St. Anthony), è stato fatto segno di numerosi colpi di arma da fuoco provenienti dalla nave: due pescatori vengono uccisi. I comandanti delle navi che hanno lanciato gli allarmi pirateria, ricevono tutti la richiesta della Guardia Costiera indiana, di fare sosta nel porto di Kochi al fine di aiutare le autorità dello Stato del Kerala a riconoscere un'imbarcazione da esse catturata di cui si sospetta l'attività pirata. Tutte le navi continuano regolarmente sulla loro rotta, mentre solo la nave italiana manifesta disponibilità verso la richiesta indiana e, dopo consultazioni con le autorità diplomatiche italiane, l'armatore autorizza il comandante della Enrica Lexie a dirigere a Kochi dove arriva il giorno dopo. Appena scesi a terra, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vengono arrestati. Della presunta imbarcazione pirata nessuna notizia. Primo interrogativo: chi è stato lo sprovveduto che ha ritenuto necessario aderire ad una richiesta che i comandanti delle navi di altri paesi si son ben guardati dal prendere minimamente in considerazione? Chi ha accettato che i due fucilieri di Marina scendessero a terra, mettendosi così alla mercé delle autorità indiane? Il Governo italiano sottovaluta inizialmente la situazione e ritiene di fermare la giustizia indiana con un congruo risarcimento alle famiglie dei due pescatori, di fatto così assumendosi la piena responsabilità del duplice omicidio. Tutto quello che segue è noto: due permessi per rientrare in Italia a Natale e per le elezioni, il tentativo poi rientrato di far rimanere i due marò in Italia, con conseguenti dimissioni dell allora Ministro degli Esteri, continui rinvii e rimpalli dei vari organi della giustizia indiana. E le nostre Autorità come si comportano? Prima il silenzio, poi continue missioni diplomatiche senza alcun esito, nonostante le tante roboanti dichiarazioni alla stampa altrettanto regolarmente smentite dal continuo nulla di fatto nei confronti dell'india, infine classico scaricabarile sui governi precedenti che non avrebbero stabilito le regole d ingaggio. Nei confronti dell'onu, della NATO e dell'unione Europea, l'italia si dimostra quel che è: grado zero di influenza, di peso politico e d iniziativa. In sintesi non si comprende il motivo per cui il capitano della Lexie abbia attraccato in un porto indiano, ma soprattutto perché per ben due volte abbiamo rimandato in India Latorre e Girone, atteggiandoci a gentiluomini e pensando di fare cosa buona e giusta. Quali interessi hanno indotto il nostro Governo a sacrificare due servitori dello Stato? Nessuno se ne occupa, chiacchiere, petizioni, gita scolastica di alcuni parlamentari. Il 1 gennaio di quest'anno, nonostante il giorno festivo, il governo indiano annuncia di aver accettato l'arbitrato che gli consente di non dover onorare il contratto d'acquisto, già stipulato con Agusta-Westland, di 12 elicotteri EH-101 versione trasporto VIP del valore di 560 milioni di euro. Strano ma vero, nelle ultime settimane, l'unione Europea prende posizione sulla vicenda a favore dell'italia, il segretario generale della NATO fa dichiarazioni importanti in merito e perfino il segretario generale dell'onu, Bankimoon, nonostante l'india sia una delle nazioni maggiormente fornitrici di "caschi blu", rilascia dichiarazioni filoitaliane sulla questione. L Italia ha appena cambiato Governo, e uno dei primi atti del nuovo premier è stato quello di telefonare ai due Fucilieri. Mi auguro che non sia la classica mossa di propaganda, bensì l inizio di un azione risolutiva che si imponga sulle istituzioni indiane, che hanno dimostrato di aver imparato ben poco da quanto asserito dal Mahatma Gandhi in merito ai diritti civili. Carlo Maria Magnani PREMIO GEN. DIV. AMEDEO DE CIA e N.D. ELVIRA DE CIA PALERMO DEI PRINCIPI DI S.MARGHERITA Col Patrocinio di: MINISTERO DELLA DIFESA - Ufficio Storico della Difesa - MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA CULTURALI, Comando Truppe Alpine Bolzano, ASSOARMA, ANUPSA, Presidenza Associazione Nazionale Alpini - Milano, ANCFARGIL, Unione Nazionale Combattenti R.S.I., Presidenza G.I.S.M. Gruppo Italiano Scrittori della Montagna Anche per l anno 2014 verrà assegnato il premio voluto dal figlio, dott. Alberto De Cia, già ufficiale in s.p.e. di artiglieria alpina, premio istituito inizialmente per la pacificazione fra truppe italiane regolari, dopo il doloroso periodo settembre 1943/1945. La partecipazione al premio è aperta a tutti i cittadini italiani per opere di Cultura storico-militare relative a tutte le armi e specialità di terra, di mare, di cielo, concernenti storia delle operazioni belliche, di reparti, di tradizioni militari e biografiche. Saranno assegnati tre Premi di Merito in denaro con Diploma e cinque Premi d Onore con Diploma. Alle case editrici delle opere premiate e segnalate verrà consegnata una targa. Per concorrere al Premio è necessario inviare tre copie dell opera - volume, tesi di laurea (almeno una copia cartacea e altre anche su CD) - e altri documenti. Le opere devono essere spedite entro il giorno 30 giugno 2014 alla Segreteria del Premio al seguente indirizzo: Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali - p.zza Piloni, Belluno (Bl) sergio@sunrise.it - tel.: fax: La Cerimonia di Premiazione si svolgerà a Belluno, il giorno 22 novembre IL TESTO COMPLETO DEL BANDO è PUBBLICATO SUL SITO DELL ISTITUTO: IL NASTRO AZZURRO 3

5 LETTERE A IL NASTRO AZZURRO Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista Il Nastro Azzurro. presidentenazionale@istitutonastroazzurro.org Lettera a Il Nastro Azzurro È con dispiacere che leggo sul n del Periodico Nazionale, la risposta che il Presidente dà ad una lettera del socio Alberto Gradin. Dico subito che pur condividendo molte amare constatazioni fatte da Gradin, non trovo obiettive alcune considerazioni fatte dal Presidente, ad esempio se è condivisibile il giudizio critico sui mas media in generale, non riesco a comprendere il pesante attacco a Rai 3 e un velato disprezzo nei confronti di minoranze rumorose. Pochi secondi d ascolto non possono bastare per avere le argomentazioni sufficienti ad emettere una sentenza pesante nei confronti di un mezzo di comunicazione pubblico sottoposto in ogni modo a controlli esercitati da organismi statali. Altrettanto discutibile mi pare il giudizio sulla cosi detta minoranza rumorosa a cui si addossano tante e grandi responsabilità non ultima quella di procurare brutte figure al nostro paese. Io non penso però che i nostri mali possano derivare solo dalle azioni di minoranze più o meno rumorose. Maggioranze e minoranze sono il sale della democrazia se sono formate da classi dirigenti preparate e all altezza dei compiti che sono loro assegnati dalla costituzione. A me pare purtroppo che l insieme delle classi dirigenti, politiche e non, stiano dimostrando incapacità nel reggere l urto della crisi. Infine a pagina 17 ho letto un altro articolo del Presidente dal titolo La Maggioranza Silenziosa. Gli argomenti trattati e i pensieri esternati possono essere condivisi, non condivisi, o condivisi in parte, mi domando però se il merito delle questioni trattate non vadano oltre l apoliticità richiamata nello statuto. Cordiali Saluti Giuseppe Galli (Socio della Sez. di Pisogne - BS) Gent.mo Giuseppe Galli, sebbene la sua lettera sia indirizzata genericamente a "Il Nastro Azzurro", mi chiama in causa e quindi sento il dovere di risponderle direttamente. Le considerazioni che ho espresso su RAI 3 non vogliono essere un "... pesante attacco..." (non mi interessa attaccare una testata giornalistica televisiva), ma sono l'esternazione di una mia constatazione: RAI 3 è evidentemente e costantemente faziosa. Lo era "alla luce del sole" quando, in regime di prima repubblica, la RAI era apertamente suddivisa tra le tre forze politiche maggiori: RAI 1 alla DC, RAI 2 al PSI e RAI 3 al PCI. Quella suddivisione era nota a tutti ed era presentata come un'evidente prova di "pluralismo dell'informazione". A parte il fatto che l'informazione, quella vera, deve essere unica e asettica, cioè deve esporre i fatti, semmai si può parlare di pluralismo dell'opinione. Ma, come già su queste colonne si è detto in passato, se la televisione, che ha nell'immediatezza il suo asso vincente, invece di informare, fa "opinione", che dovrebbe fare "Il Nastro Azzurro" con la sua cadenza bimestrale? Ma soprattutto, se tutti fanno opinione, chi dovrebbe informare noi cittadini? Quello che lei ha ritenuto un attacco, è stato solo la descrizione del mio sentimento di rivolta nei confronti di una testata giornalistica televisiva che, finanziata da tutti i cittadini italiani per legge, non ha mostrato in quel servizio di cui ho parlato il benché minimo rispetto né per la tragedia accaduta nel Canale di Sicilia, né per un Ente dello Stato, la Marina Militare che si è prodigata per ridurre l'effetto della tragedia. Io ho ritenuto di poter riferire di questo discutibile comportamento e della mia personale reazione (rabbia e cambio di canale). Ho anche aggiunto un mio commento (direi ovvio) sul fatto che RAI 3 possa mettere in onda un servizio di quel genere nonostante sia sotto il controllo della Commissione Parlamentare di Vigilanza della RAI. In ultima analisi, ho riferito un mio stato d'animo a seguito della vista di una trasmissione televisiva che non mi è piaciuta. Da come lo ho scritto, tutto questo appariva evidente, quindi è altrettanto evidente che non avevo la benché minima intenzione di essere obiettivo. Le opinioni personali, anche quando siano condivise dalla totalità di chi le ascolta, non sono obiettive per propria natura. Quindi non capisco la motivazione del suo... richiamo all'obiettività. Per quanto riguarda le "minoranze rumorose", io non esprimo "... velato disprezzo..." bensì profonda ammirazione! Sono state capaci (e lo sono anche ora) di far credere a un gran numero di italiani, nonché anche ai nostri governanti sia nazionali che locali, che le loro richieste e le loro proteste, sempre presentate in maniera rumorosa ed evidente, fossero le richieste e le proteste della maggioranza! Sono state bravissime! Complimenti! Altro che disprezzo! Il vero problema è che si tratta di "minoranze", quindi, sebbene in democrazia si debba tenere conto anche di esse, rimane il fatto che è la "maggioranza" ad avere la responsabilità di indicare la via da seguire e il diritto di seguirla. L'eccesso di conflittualità generato dall'eccesso di "rumorosità" di quelle minoranze, porta alle storture che ho elencato nel mio articolo comparso a pag. 17 del n de "Il Nastro Azzurro". In quell'articolo non c'è nulla di politico, a meno che non si voglia considerare sul piano 4 IL NASTRO AZZURRO

6 politico la mia presa di posizione nei confronti di alcuni episodi come, per esempio, l'intitolazione a Carlo Giuliani di una sala pubblica di Palazzo Madama, cioè della sede di uno dei due rami del Parlamento italiano! Infine, se la classe dirigente espressa dalle urne dimostra, come lei afferma, "... incapacità nel reggere l'urto della crisi...", questo oltre a essere un male per la nazione, non cambia di una virgola le mie opinioni (e, ritengo, neppure le sue) e ha ben poca attinenza con la prevaricazione che le "minoranze rumorose", con la complicità più o meno consapevole di molta parte degli organi di informazione, sta operando da decenni nei confronti della "maggioranza silenziosa" e, aggiungo, "operosa" della nostra società. Semmai, si tratta proprio uno dei tanti effetti perversi del chiasso continuo di questa "minoranza rumorosa", che indica falsi scopi e falsi problemi su cui appuntare l'attenzione, ad aver in gran parte contribuito alla brutta situazione in cui ci troviamo. Lei richiama l'attenzione proprio su questo esprimendo invece l'opinione che quel chiasso non abbia responsabilità alcuna sull attuale situazione italiana; io, al contrario, ritengo che le responsabilità ci siano e siano pesanti e gravissime. In democrazia il consenso popolare assume la massima importanza, ma se i media, invece di diffondere le informazioni, fin dall'inizio si mettono a filtrarle attraverso la lente deformante dell'opinione (e qui richiamo di nuovo l'attenzione sull'immediatezza della televisione rispetto agli altri organi di informazione), si assumono una gravissima responsabilità. Infatti, le pure informazioni non si diffonderanno mai, perché bloccate all'origine, mentre circoleranno solo opinioni. Ora se quelle opinioni fossero innanzitutto presentate come tali, e fossero effettivamente condivise dalla stragrande maggioranza della gente, poco male (ma male comunque), ma se quelle opinioni sono (come troppo spesso accade) quelle di una minoranza, chi governa potrebbe essere facilmente indotto a prendere decisioni sbagliate sull'onda di un presunto consenso popolare che, in realtà, è solo il consenso a una minoranza molto rumorosa. La maggioranza silenziosa si troverebbe a constatare che le sue idee ed opinioni sono... di minoranza! Per verificare quanto da me sostenuto, provi a chiedere in giro cosa pensano persone comuni, "non impegnate politicamente, sull'intitolazione della sala della Camera a Carlo Giuliani o sulla bagarre accaduta attorno alla bara di Priebke. Scoprirà che quella gente, la gente comune, quella che non va in piazza a protestare contro tutto e tutti perché ha altre cose da fare, la pensa in maniera molto diversa da come viene generalmente presentata la cosiddetta "opinione pubblica", e scoprirà che... sono la "maggioranza", quella "maggioranza silenziosa" a cui mi riferivo per opposto alla "minoranza rumorosa", nel mio articolo. Questo è ciò che sta succedendo in Italia da decenni ed è alla base del mio ragionamento sui ricorrenti risultati delle elezioni che, non sarebbero apparentemente coerenti con le opinioni comunemente in circolazione. Infatti tali opinioni appartengono ad una minoranza talmente rumorosa che è in grado di farle apparire come opinioni della maggioranza, salvo poi essere smentite delle urne. Ovviamente, parlare di questi problemi è anche commentare la politica, ma non significa cessare di essere "apolitici". Il significato di "apoliticità" è da intendersi come il non parteggiare per nessuno dei "partiti politici", ma non può significare astenersi dal commentare la situazione nazionale perché altrimenti... si parla di politica. In pratica, e torno all'inizio del mio ragionamento, criticare RAI 3 perché infanga, con una trasmissione televisiva in prima serata la Marina Militare e il suo operato, non credo che infranga l'apoliticità de "Il Nastro Azzurro". Per quale motivo lo farebbe? Sottolineare che ciò avviene da parte di una testata che è "servizio pubblico televisivo", è quindi finanziata da un canone pagato da tutti per legge, non è infrazione all'apoliticità de "Il Nastro Azzurro". Perché dovrebbe esserlo? Notare che la linea giornalistica di RAI 3 è quasi sempre appiattita sugli obiettivi sovente perseguiti dagli organizzatori di gran parte delle dimostrazioni di piazza, in particolare quelle numerosissime indette per scopi che quella che io chiamo la "maggioranza silenziosa" non solo non condivide, ma addirittura non riesce a comprendere (saranno tutti scemi?), non è rottura dell'apoliticità de "Il Nastro Azzurro". In che cosa lo sarebbe? Tenere conto che una trasmissione come "Blob", dove brevissimi spezzoni di ogni genere vengono montati in una maniera che sembra casuale, ma non lo è affatto, non è "informazione" ma evidente propaganda, non è infrazione all'apoliticità de "Il Nastro Azzurro". Perché lo sarebbe? Questo tipo di trasmissioni in democrazia deve esistere, ma... su una rete privata, il cui finanziatore può tranquillamente dire: "Ho le mie idee e con i miei soldi le faccio circolare". Il discorso, se riferito a RAI 3, potrebbe essere così tradotto: "Ho il mio referente politico in un determinato partito, che sta all'opposizione (o nella maggioranza, non importa) e propugna determinate idee, e, con i soldi della totalità dei contribuenti, obbligati per legge a pagare il canone RAI, faccio propaganda a quel referente politico". Non mi sembra la stessa cosa né mi sembra una cosa corretta. Bene, questa considerazione non è un "... attacco a RAI 3..." ma un richiamo alla correttezza dell'informazione da parte del servizio pubblico, dal momento che si sostiene che proprio il servizio pubblico radiotelevisivo è essenziale in una democrazia affinché vi sia quella libera circolazione ed espressione delle idee che possa consentire un gioco politico corretto. Infatti, se il gioco politico è corretto, allora si che dalle elezioni si possono ottenere rappresentanti di maggioranza e minoranza all'altezza della situazione. Con l'attuale livello di scorrettezza del gioco (di cui RAI 3 è solo uno degli esempi, il più eclatante proprio perché c'è di mezzo il canone RAI), è del tutto normale che "... l insieme delle classi dirigenti, politiche e non...", come dice lei, non siano all'altezza della situazione. Chi avesse la cultura, la professionalità e la passione disinteressata per poterlo essere, non si avvicinerà mai a questo genere di politica. Ricambio i saluti. IL NASTRO AZZURRO 5

7 LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA 4 NOVEMBRE Nella giornata dell Unità Nazionale e delle Forze Armate, l Istituto del Nastro Azzurro ha presen- ziato alla cerimonia dell Alzabandiera all Altare della Patria con il Labaro della Presidenza Nazionale che ha avuto l onore di aprire lo schieramento delle Associazioni d Arma, con Alfiere il socio Gabriele Gigliotti, nipote dell Azzurro Generale Medico Francescantonio Gigliotti, scortato dal 1 Maresciallo Luogotenente f. (cong.) Domenico Caccia. Presente nello schieramento delle Associazioni d Arma la Sig.ra Palma Viola di Ca Tasson, vedova del Gen. O.M.S.- M.O.V.M. Ettore Viola di Ca Tasson, socio fondatore dell Istituto. I Labari delle Associazioni sono stati passati in rasse- gna dal Capo dello Stato. UNA SACROSANTA PROTESTA Dopo aver registrato la sostanziale invarianza dei contributi che il Ministero della Difesa e il Ministero del Tesoro hanno assegnato al nostro Istituto anche per l anno 2013, tenuto conto che il Nastro Azzurro può associare nuovi Decorati al Valor Militare in qualsiasi momento essi lo vogliano, essendo sempre in vigore le norme per la concessione di tale tipo di ricompensa, e constatato che altre associazioni, ormai private dalla dura legge dell anagrafe di possibili soci in quanto i loro requisiti riguardano esclusivamente persone che hanno partecipato ad eventi ormai lontani nel tempo, hanno percepito somme ben più pingui di quanto assegna- to al nostro Istituto, il presidente gen. b. Carlo Maria Magnani, ha deciso di inviare alla Confederazione tra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane ed al Ministero della Difesa il telegramma, il cui testo è riportato di seguito: L'ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILI- TARE: - RINGRAZIA LA CONFEDERAZIONE ED IL MINISTERO DELLA DIFESA PER LA PUN- TUALE ELEMOSINA ASSEGNATA ANCHE PER L'ANNO 2013, ENNESIMA CONFER- MA CHE L'APOLITICITÀ NON PREMIA LA QUALITA ED IL VALORE; - SI RISERVA DI ESAMINARE L'EVENTUALITÀ DI RIMANERE ASSOCIATO ALLA CON- FEDERAZIONE; - RIBADISCE CHE LA PROPRIA QUOTA ASSOCIATIVA SARÀ VERSATA IN MODO PRO- PORZIONALE A QUELLA PREVISTA PER L'ASSOCIAZIONE CHE RICEVE IL MAG- GIOR CONTRIBUTO GEN. CARLO MARIA MAGNANI - PRESIDENTE NAZIONALE ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA IL NASTRO AZZURRO

8 AZZURRI CHE SI FANNO ONORE PRESTIGIOSO INCARICO PER UN AMICO DELL ISTITUTO Dal 28 febbraio 2014 il generale di Corpo d Armata e già Sottocapo di Stato Maggiore dell Esercito, attualmente deputato della XVII Legislatura, è il nuovo Sottosegretario alla Difesa del governo Renzi. Domenico Rossi nasce a Roma il 15 maggio 1951 nel Rione Monti, ammesso all Accademia militare di Modena con il 151º Corso dal 1969 al 1971, dopo aver frequentato la Scuola di Applicazione, nel 1973 viene promosso tenente di fanteria della specialità carristi. Ha frequentato, quale Sottotenente di fanteria, la Scuola di Applicazione di Torino, al termine della quale è stato promosso Tenente nel Dopo aver comandato minori unità carri, frequenta il Corso di Stato Maggiore e il Corso Superiore di Stato Maggiore e viene impiegato nello Stato Maggiore dell Esercito. Ha comandato il Battaglione corazzato M. O. Butera presso L Aquila, i Reggimenti Corazzati di Teulada e della Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna e la Regione Militare Centro e quella della Capitale. Ha ricoperto importanti incarichi presso lo Stato Maggiore dell Esercito e della Difesa e, dal 2006 al 2012, è stato Presidente del Consiglio Centrale di Rappresentanza dell Esercito ed Interforze. Dal 2010 al 2013 è stato Sottocapo di Stato Maggiore dell Esercito. È laureato in Scienze strategiche e in Scienze Politiche. Il Gen. Rossi può essere definito a ragione amico del Nastro Azzurro in quanto ha presenziato a diverse cerimonie organizzate dall Istituto ed è intervenuto al recente Congresso Nazionale di Roma. Nell augurargli un sereno e proficuo lavoro auspichiamo che ci sia vicino in questo particolare momento. LUIGI GNECCHI: CENTO ANNI IN BUONA COMPAGNIA Per amare i Tuoi Eroi devi conoscerli, per conoscerli devi amarli (Seneca) Non intendo monopolizzare lo spazio della nostra rivista per parlare dei Decorati al Valore della Federazione di Lecco, anche se è quasi impossibile non farlo. Il Ten. Col. Pilota R.O. Luigi Gnecchi, due M.A.V.M. e altre Decorazioni, l estate scorsa ha partecipato, riscuotendo grande simpatia, a un incontro con un gruppo di reduci degli Stati Uniti, che stavano compiendo un giro in bici nella nostra penisola. L evento è di particolare importanza perché, solo il 3 marzo 2014 egli ha compiuto 100 anni! Agli auguri ed ai festeggiamenti si è unita la Presidenza Nazionale del nostro Istituto. Il capitano f. Alessandro Galeazzi, M.A.V.M. sul campo, fronte russo, quando l 11 Luglio scorso gli ho portato gli auguri per i suoi primi centoquattro anni, mi ha abbracciato in punta di piedi, perché è più basso del sottoscritto, esclamando: Giovanni, ti sei ricordato ancora di me". Infine eccomi a parlare del nostro giovane Faccinetto, solo 95 anni, onnipresente alla guida di tre delle associazioni, impalcatura dell associazionismo militare: Combattenti e Reduci, Mutilati e Invalidi e il nostro sodalizio. Nel giro di un mese, dopo gli ozi estivi, senza stupire per la sua lucidità, ha organizzato e diretto le sue assemblee, il 4 Novembre ha letto il bollettino della Vittoria", in una fredda e ventosa giornata quasi invernale. L altro nostro Decorato, il Ten. Col. R.O. Enzo Curti, Promozione per Meriti di Guerra, sta attraversando un periodo difficile ma non dispero di vederlo presto ancora con noi. Appartengono a quello stuolo di generosi che al rientro dalla guerra, senza bisogno di farselo dire, si sono rimboccati le maniche per ricostruire la Patria distrutta. Giovanni Bartolozzi (Vice Presidente della Federazione di Lecco) DUE ATTI DI CORAGGIO Nel dicembre scorso, nell'immediata periferia di Prato, è avvenuto un terribile incidente del quale parlarono a lungo gli organi di stampa e radiotelevisivi; se ha avuto minori proporzioni lo si deve al coraggio e all'intraprendenza del nostro socio Leonardo Tucci, appartenente sia al Nastro Azzurro, come all'associazione Carabinieri in Congedo di Prato. Purtroppo in un laboratorio di maglieria gestito da cinesi si era sviluppato un grande incendio per cause imprecisate. Leonardo Tucci si trovava passare vicino al laboratorio in fiamme in via Toscana. Avvisati immediatamente i Vigili del Fuoco e le Forze dell'ordine, incurante del pericolo, entrava nel laboratorio riuscendo a portare in salvo due cinesi già gravemente ustionati e a gettare acqua nel luogo da dove provenivano urla angoscianti. Intanto arrivava in aiuto anche Gabriele Borchi figlio del vicesindaco Goffredo Borchi e appartenente anch'egli all'associazione Carabinieri in Congedo. Se il grave incidente non ha avuto proporzioni maggiori, lo si deve a questo gesto coraggioso che ha destato l'ammirazione di tutti. * * * Un altro episodio di coraggio è avvenuto a metà febbraio nella nostra cattedrale in cui era entrato un individuo armato di un grosso martello, determinato a danneggiare il bellissimo pulpito rinascimentale di Mino da Fiesole e Rossellino. È accorso subito il nostro socio Lorenzo Caciolli, custode del Duomo, che ha ricevuto offese e spintoni dall'energumeno ma che è riuscito a farlo uscire dalla Cattedrale, che non ha avuto danni al suo patrimonio artistico per merito di Lorenzo. Il pazzoide è stato ricoverato in ospedale per accertamenti a cure del caso. Anna Cecconi (Presidente della Federazione di Prato) IL NASTRO AZZURRO 7

9 LA MEDAGLIA DI ETTORE VIOLA È TORNATA AL VITTORIANO La signora Palma Viola di Ca Tasson, con l aiuto dell Istituto del Nastro Azzurro e del Gruppo delle Medaglie d Oro al Valor Militare, ha potuto donare al Museo del Risorgimento Italiano, sito presso il Monumento a Vittorio Emanuele noto anche come Vittoriano e nel quale si colloca l Altare della Patria, una copia della Medaglia d Oro al Valor Militare di Ettore Viola, ideatore e fondatore dell Istituto del Nastro Azzurro. Come noto, la Medaglia dell Erore del Grappa era stata trafugata, insieme a quella di un altra figura leggendaria della prima guerra mondiale, Nazzario Sauro, lo scorso anno. La signora Viola era venuta a conoscenza del furto solo grazie a noti- zie di stampa e questo la aveva notevolmente indispettita. Ciò nono- stante, ha voluto che il medagliere, che l eroico marito aveva dona- to al Museo del Vittoriano, si offrisse ai visitatori nella sua comple- tezza. Quello spazio vuoto sul cuscino di velluto azzurro dove sono disposte le altre medaglie e onorificenze di Ettore Viola le chiedeva di essere nuovamente riempito. Lunedì 3 marzo, con una breve cerimonia, ha avuto luogo il ripristi- no desiderato. Martedì 4 marzo, l evento è stato illu- strato con un convegno che si è svolto presso la sede del Gruppo delle Medaglie d Oro al Valor Militare. La signora Palma Viola consegna la Medaglia al dot- tor Marco Rizzo Fin dalla mattinata del 3 marzo 2014 presso il Vittoriano si sono dati convegno numerosi rappresentanti dell'associazione Amici del Grappa, giunti dal Veneto, in uniforme storica da soldati della prima guerra mondiale. Presente anche una delegazione, col labaro sezionale, dell'associazione Nazionale Alpini - sezione di Roma, alcuni rappresentanti dell'istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, alcuni fotografi e giornalisti e numerosi familiari ed amici dei rappresentanti delle Associazioni convenute. Dopo le foto di rito, la breve cerimonia in cui la signora Palma ha preso la Nuova Medaglia d'oro da un cuscino di velluto azzurro, sorretto da Anna e Davide Zen, i due ragazzi che hanno ripulito i monumenti del Monte Grappa durante le loro vacanze estive (cfr "Il Nastro Azzurro n pag. 21 Gloria a voi soldati del Grappa ) i quali hanno letto due brevi poesie commemorative dell'eroe del Grappa, e la ha posta nelle mani del dottor Marco Rizzo, vice direttore del Museo, il quale la ha appoggiata nello spazio vuoto lasciato dopo il furto. Ha poi preso la parola il Presidente del Gruppo Amici del Grappa, Fausto Guidolin, 8 IL NASTRO AZZURRO

10 La teca del Medagliere di Ettore Viola che ha ringraziato la signora Viola per l opportunità di partecipare in uniforme storica all evento. La signora Viola, terminata la fase ufficiale della cerimonia, ha ringraziato tutti i presenti e si è dichiarata molto soddisfatta perché il Medagliere di Ettore Viola ora è di nuovo completo. Purtroppo, correttezza di cronista ci impone di registrare una nota stonata rispetto all'atmosfera di gaia soddisfazione per aver posto rimedio, in qualche maniera ad una situazione grave ed imbarazzante. Il già citato vicedirettore del Museo non ha pronunciato alcun discorso di circostanza (almeno un ringraziamento, secondo chi scrive, sarebbe stato doveroso) e, appena riposta la medaglia nella teca, ha dato immediatamente ordine ai due inservienti presenti di iniziare le operazioni di chiusura della vetrata della nicchia, mentre la cerimonia era ancora in corso, e... si è allontanato. Incuriosito da tale atteggiamento, chi scrive ha chiesto qualche informazione e... la spiegazione. Il Corriere della sera, nell'inserto dedicato alla "Cronaca di Roma", proprio il 3 marzo ha pubblicato a pag. 7 un articolo nel quale si riporta la contrarietà e il rammarico della signora Palma Viola relativamente al fatto che, oltre ad aver subito l'affronto del furto dello scorso anno, ad esserne venuta a conoscenza solo da notizie di stampa, il medagliere dell'eroe del Grappa sia custodito nel Museo ancora senza alcun sistema di prevenzione di eventuali altri atti ostili e, nella sua stessa teca, vi siano altri oggetti di carattere militare ai quali l'estensore dell'articolo si riferisce con la parola "... cianfrusaglie...". Per questa parola, sembra che il dottor Rizzo sia rimasto molto male ed abbia dichiarato direttamente alla dottoressa Anna Maria Menotti, Segretario Generale dell'istituto del Nastro Azzurro, che "... la cosa non finisce qui...", facendo intendere che il Museo si sarebbe riservato ulteriori azioni nei confronti dell'istituto, della signora Viola o di non si sa chi. Ora, premesso che nessuno obbligava la signora Palma Viola di Ca' Tasson a ripristinare una copia della Medaglia originale trafugata "nel Museo", il rappresentante di tale istituzione, presente alla cerimonia, invece di dire un doveroso "grazie", se la prende con i presenti per ciò che, in pieno regime di libertà di stampa, viene scritto su un articolo di giornale e minaccia chissà quali azioni successive. Perché tutto questo? E infine, osservando la fotografia della teca in cui è sistemato il medagliere di Ettore Viola, rimane difficile non approvare l'espressione usata dal giornalista de "Il Corriere della Sera"... effettivamente, tutti quegli oggetti disposti sulle pareti della teca, sebbene tra di essi compaiano alcune Medaglie al Valor Militare austroungariche, sembrano più la merce disposta sulla bancarella di un mercatino di militaria che non la normale oggettistica che dovrebbe corredare uno spazio dedicato a Medaglie al Valor Militare ed a Onorificenze istituzionali conferite ad un uomo eccezionale. Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO 9

11 4 MARZO: IL CONVEGNO Presso la sede del Gruppo Medaglie d'oro al Valor Militare, sita a Roma in via dell'amba Aradam, nella mattinata del 4 marzo 2014 si è svolto un convegno sulla figura dell'eroe del Grappa Ettore Viola, fondatore dell'istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare. Il generale Umberto Rocca MOVM, presidente del Gruppo, ha introdotto i lavori ricordando l'importanza del Valor Militare quale riferimento etico nella vita sociale di una nazione poi, prima di cedere la parola alla Segretario Generale dell'istituto del Nastro Azzurro, dott.ssa Anna Maria Menotti, perché pronunciasse la prolusione commemorativa su Ettore Viola, la ha presentata come nipote di una Medaglia d'oro. L'intervento della Menotti è stato inframmezzato dalla lettura delle motivazioni delle Decorazioni al Valor Militare di Ettore Viola da parte di Pietrio Giuriatti e Anna e Davide Zen, e Lorenza Bertacco, figli di soci del Gruppo Amici del Grappa che aderisce al Consorzio Europeo delle Rievocazioni storiche. Al termine, il generale Rocca ha donato, come omaggio personale, una seconda copia della Medaglia d'oro di Ettore Viola alla signora Palma che ha ringraziato commossa ed ha ricordato alcuni episodi della vita dell Eroe. Successivamente hanno preso la parola il dott. Aladino Lombardi, socio della Federazione di Roma e Segretario Generale dell'anfim, che ha fatto cenno al collegamento tra Valor Militare e Amor di Patria, e prof. dott. Luigi Monaco, che ha letto una sua composizione poetica intitolata "Canti vibranti". Il convegno, che ha registrato, tra gli altri, anche la presenza di Gianfranco Paglia e Rosario Aiosa, entrambi Decorati di MOVM, si è chiuso con la proiezione di un breve filmato sulla grande guerra intitolato "Che storia", curato da Loris Giuriatti socio degli Amici del Grappa. La signora Viola, seduta vicino al generale Rocca, gli leggeva sottovoce le didascalie... Anome del Presidente del Nastro Azzurro generale Carlo Maria Magnani, al quale mi associo, porto i saluti a tutti i presenti e i ringraziamenti agli Amici del Grappa e al Presidente del Gruppo M.O.V.M. generale Umberto Rocca per la sensibilità dimostrata con il far coniare il duplicato della Medaglia d Oro al Valor Militare dell Eroe del Grappa vigliaccamente trafugata dal Museo Centrale del Risorgimento-Complesso Vittoriano nel marzo Da ieri il cuscino di raso azzurro, dove si trovano le Decorazioni al Valor Militare e le onorificenze del generale Ettore Viola di Cà Tasson, non è più monco: gli Amici del Grappa hanno consegnato al Direttore del Museo del Risorgimento, professor Romano Ugolini, il duplicato, conforme all originale sia nella forma che nelle incisioni, della Medaglia d Oro al Valor Militare di Ettore Viola che il Re Umberto II definì la più bella Medaglia d Oro della Grande Guerra. Oggi il Presidente del Gruppo M.O.V.M. generale Umberto Rocca consegna alla vedova Palma Viola di Cà Tasson l altro duplicato. Ma per quale fatto d arme il Capitano Ettore Viola fu Decorato con la Medaglia d Oro al Valor Militare? Legge la motivazione Pietro Giuriatti. (vds riquadro - ndr) Queste gesta epiche di Ettore Viola che... giunto nelle trincee nemiche con solo tre uomini prese il comando di altre truppe rimaste senza ufficiali e respinse ben undici contrattacchi austriaci... rappresentano l apice della sua vita di militare e di combattente. Ma chi era Ettore Viola? Ettore Viola, toscano, nacque a Villafranca in Lunigiana di Massa il 21 aprile Compiuti gli studi secondari, fu ammesso volontario nell Amministrazione Ferroviaria e, chiamato alle armi con la sua classe nel novembre 1914, venne assegnato all 88 Reggimento Fanteria. Trattenuto in servizio per mobilitazione, essendo l Italia entrata in guerra contro l Austria, il 24 maggio 1915, raggiunse Bassano nel settore di Monfalcone. Promosso per Merito di guerra a sottotenente di complemento nell ottobre del 1915, viene assegnato al 75 Reggimento di fanteria. Il 18 maggio 1916 a Monte Sei Busi, fu Decorato di Medaglia d Argento al Valore Militare. Legge la motivazione Anna Zen (vds. riquadro - ndr). Dopo meno di due mesi fu Decorato di una seconda Medaglia d Argento al Valore Militare. Legge la motivazione Davide Zen (vds. riquadro - ndr). Già trasferito in servizio effettivo per merito di guerra e promosso tenente, combattè con grande valore a S. Maria e a S. Lucia di Tolmino e, dopo il ripiegamento verso il Piave, col 149 Reggimento contrastò l avanzata austriaca sul Monte Tomba. Promosso Capitano passò a domanda nel VI Reparto d'assalto delle Fiamme Nere, costituito sul fronte del Grappa a cura del deposito del V Alpini. Per l'azione di sorpresa sul Grappa, a Cà Tasson, il 10 IL NASTRO AZZURRO

12 18 maggio 1918, da lui guidata, con abilità e coraggio, sebbene ferito, fu insignito della Croce di Cavaliere dell Ordine Militare di Savoia. Legge la motivazione Lorenza Bertacco (vds. riquadro - ndr). In seguito a queste azioni, nel 1970 venne concesso all On. Ettore Viola di aggiungere al proprio cognome la denominazione di Conte di Cà Tasson. Dalle motivazioni delle sue Medaglie al Valor Militare emerge il grande amore per la Patria e il carattere dell uomo Ettore Viola: audacia, ardimento, alto senso del dovere, pronto ad assumere il comando, sempre primo nella lotta, (come quando - ndr) ferito gravemente si rammaricava di dover abbandonare per qualche tempo il proprio reparto. Per tutta la vita portò con sé il ricordo dei suoi Arditi Caduti sul campo di battaglia. Il Monte Grappa fu sempre parte di Ettore Viola tanto che alla sua morte nel 1986 il Ministero della Difesa gli concesse il privilegio speciale di essere sepolto al Sacrario Militare di Cima Grappa accanto ai suoi Arditi. Dopo aver preso parte all impresa di Fiume con Gabriele d Annunzio, fu collocato a riposo per infermità dipendente da causa di guerra e iscritto nel ruolo speciale. Le qualità morali dell Eroe del Grappa non vennero meno neanche in tempo di pace quando si dedicò alla politica. Ettore Viola politico sarà commemorato nel prossimo evento, in fase di programmazione, che si svolgerà alla Camera dei Deputati, dove è custodito il Fondo Ettore Viola. Voglio solo ricordare che Ettore Viola fu eletto due volte Deputato, fu Presidente dell Associazione Nazionale Combattenti e, insieme al Pittore Maurizio Barricelli, fu l ideatore della Legione Azzurra poi rinominata Associazione del Nastro Azzurro (e infine Istituto del Nastro Azzurro - ndr) riferendosi al colore Azzurro del Nastrino delle Medaglie al Valor Militare. La data di nascita dell'associazione Combattentistica fu il 26 marzo 1923 per ricordare che 90 anni prima, con Regio Viglietto del 26 Marzo 1833, Carlo Alberto istituiva la Medaglia d Oro e la Medaglia d Argento al Valor Militare. La data ufficiale di costituzione dell Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare è il 21 aprile 1923, Natale di Roma, quando, con una cerimonia particolarmente solenne, il Capo del Governo volle consegnare al Comitato Centrale dell Istituto, nell Aula Senatoria del Campidoglio, l Orifiamma Nazionale. A tale evento era presente, tra i soci fondatori, Ettore Viola. L Istituto del Nastro Azzurro, eretto in Ente Morale con Regio Decreto 31 maggio 1928 n. 1308, oggi posto sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite il Ministero della Difesa, ha il precipuo scopo di diffondere, con la rievocazione delle glorie militari e dell eroismo del Soldato Italiano, il culto della Patria. dott.ssa Anna Maria Menotti (Segretario Generale dell Istituto del Nastro Azzurro) LE MOTIVAZIONI DELLE DECORAZIONI DI ETTORE VIOLA Medaglia d Oro al Valor Militare: Comandante di una compagnia arditi, la condusse brillantemente all attacco di importanti posizioni, sotto l intenso tiro di artiglieria e mitragliatrici avversarie. Avute ingenti perdite nella compagnia, magnifico esempiodi audacia e di ardimento, con un piccolo nucleo di uomini continuò nell attacco e giunse per primo, con soli tre dipendenti, nella posizione da occupare. Caduti molti ufficiali di altri reparti sopraggiunti, assunse il comando di quelle truppe e con esse e con i pochi superstiti della sua compagnia respinse in una notte ben undici furiosi contrattacchi nemici, sempre primo nella lotta. Rimasto solo, circondato dagli avversari e fatto prigioniero, dopo tre ore si liberò con violento corpo a corpo della scorta che lo accompagnava, e rientrato nelle nostre linee, con mirabile entusiasmo, riprese immediatamente il comando di truppe, respingendo con fulgida tenacia nuovi e forti contrattacchi del nemico, incalzandolo per lungo tratto di terreno e infliggendogli gravissime perdite. Monte Grappa, settembre 1918 Data del conferimento: 29 maggio 1919 motivazione rettificata con D.P.R. 3 dicembre 1980 Prima Medaglia d Argento al Valor Militare: "Contribuiva con tenacia e ardimento ad una violenta lotta corpo a corpo, con la quale poterono essere strappati al nemico importanti trinceramenti. Ferito, non lasciava il suo posto se non quando veniva sostituito da un altro ufficiale. Già distintosi in precedenti combattimenti ed azioni ardite" Monfalcone, 18 maggio 1916 Seconda Medaglia d Argento al Valor Militare: Comandante di una compagnia, con perizia ed energia, sotto il violento fuoco delle artiglierie nemiche, raggiungeva col proprio reparto posizioni allora conquistate, ed opponeva tenacissima resistenza ai contrattacchi del nemico. Ferito gravemente ad una gamba, dopo una sommaria medicazione tornava fra le proprie truppe, rimanendo sul posto della mischia finchè la forte perdita di sangue non gli immobilizzava l'arto. Mirabile esempio di alto sentimento del dovere" Monfalcone, 3/4 luglio 1916 Croce di Cavaliere dell Ordine Militare di Savoia: Comandante di una compagnia d'assalto, preparò accuratamente e diresse con perizia una ardita azione di sorpresa contro un munitissimo saliente nemico. Sprezzante di ogni difficoltà, alla testa dei suoi uomini, nei quali aveva saputo trasfondere il suo ardente entusiasmo, superati i reticolati, si slanciava con impeto irresistibile e con coraggio mirabile nella trincea, che rapidamente e con intenso lancio di bombe a mano sconvolse annientandone il presidio. Fatto segno di intensissimo fuoco di mitragliatrici e fucileria, e attaccato da forze superiori, dopo una lotta corpo a corpo, fu costretto a ritirarsi, riportando dei prigionieri; rimasto ferito non leggermente, si rammaricava solo di dovere abbandonare per qualche tempo il proprio reparto. Mirabile suscitatore di energie ed esempio costante di ardimento e di alto sentimento del dovere". Cà Tasson (Grappa), 18 maggio 1918 IL NASTRO AZZURRO 11

13 LA GUERRA E L EMANCIPAZIONE DELLA DONNA L 8 marzo si festeggia la donna: ricordiamo qui il silenzioso eroismo delle donne di settant anni fa La guerra, sempre un evento tragico, anche per i vincitori: per noi è stata una immane tragedia! Il reclutamento degli uomini ancora in grado d imbracciare un arma per servire la Patria e la chiamata alle armi dei giovani appena maggiorenni determinò uno sconvolgimento nella vita delle famiglie, delle giovani coppie appena costituite, di cui molte in attesa del primo figlio, della società civile e operosa, della nazione intera, della donna. Era giugno del 1940 e iniziarono le difficoltà per tutti: gli studenti che furono privati dell istruzione, le mamme che avevano i figli a scuola dovettero sobbarcarsi il loro accudimento e la loro sorveglianza molto prima della normale chiusura dell anno scolastico che venne anticipata alla fine di maggio. Neanche gli esami furono sostenuti dagli allievi delle classi terminali, perché aboliti, ed il passaggio avvenne tramite scrutinio. Uno sconvolgimento nella consuetudine radicata da decenni dello svolgersi naturale delle cose. Era trascorso solo un ventennio dall ultima guerra! Per la donna fu uno stravolgimento della vita che già aveva avuto i prodromi nella grande guerra del quando la carenza di mano d opera portò le donne ad occupare i posti di lavoro lasciati liberi dagli uomini chiamati a combattere. Poi, però, per licenziamento, dovettero lasciarli agli uomini al rientro dal fronte per arginare la grave situazione socio economica del Paese. Anche con il Concordato tra Stato e Chiesa del 1929 non si era realizzato un avanzamento del ruolo della donna perché si era considerato un modello di famiglia che vedeva ancora l uomo prevalere. In effetti il Diritto di Famiglia era disciplinato dal Codice Pisanelli del 1865 che precludeva alla donna qualsiasi decisione giuridico amministrativa e fu riformato solo nel 1975, mentre il divorzio fu concesso nel 1970 non senza strascichi per la sua attuazione. La situazione si aggravò anche a seguito della guerra in Etiopia del 1935, che vide prevalere fenomeni di nazionalismo che posero le premesse per il razzismo e l antifemminismo: furono sciolte le associazioni femminili e aboliti i giornali della donna - Rassegna, Almanacco della Donna Italiana, Donna Italiana. Le prospettive per una svolta del ruolo fattivo della donna nella società non c erano e quelle pochissime donne che avanzavano negli studi e nel lavoro, provenienti da famiglie di professionisti, erano additate come distruttrici della famiglia. A quelle che s immettevano nel mondo del lavoro in effetti, era consentito, prevalentemente, rivolgersi all educazione dell infanzia con l insegnamento nelle Scuole primarie a seguito di diploma della Scuola Normale e La donna partigiana è il simbolo del- l emancipazione indotta dalla guerra relativo concorso pubblico, anche se non mancavano donne in posti dirigenziali e con mansioni di alta responsabilità: ma, era uno sparuto nucleo. Bisogna anche dire che la donna non creava movimenti di opinione né preparava azioni di riscossa. La maggior parte di esse era priva d istruzione e né voleva scuotersi, viveva in una specie di limbo godendo di quello stato di quiete che la sollevava da qualsiasi responsabilità. L Italia, meno progredita rispetto ad altri Paesi e ancora con una economia prevalentemente legata alla produzione agricola, con il secondo conflitto, risentì della sottrazione di mano d opera maschile ancor più di altri Paesi che già avevano avviato la loro economia su una base industriale. La donna, sempre relegata agli ultimi posti della scala sociale, soggetta alla volontà del marito o del padre, tanto da non poter neanche amministrare il proprio patrimonio ed il denaro frutto del suo lavoro, dovette affrontare un ruolo di primo piano senza aver avuto alcuna preparazione. I motivi di tale condizione di subalternità all uomo erano molteplici e affondavano le loro primarie radici nella preminenza della sua funzione legata alla maternità, alla gravidanza che la allontanava dai cicli produttivi della società per lunghi periodi. L uomo non aveva ancora compreso la necessità fondamentale di condividere con la donna la costruzione della società civile. È da dire che la donna italiana fu tra le prime ad usufruire di assistenza per sé e per i figli (ONMI) e la sua condizione di sottomissione, proprio per stimolarne l emancipazione, già da tempo era stata evidenziata da scrittori tra i quali: Grazia Deledda in Cenere, L edera, Sibilla Aleramo in Una Donna del 1906, Ibsen con Casa di bambola del E non mancarono proposte di legge relative al cambiamento del suo ruolo, che però, per vari motivi, non furono mai approvate dal Parlamento. Anche illustri esponenti nel periodo risorgimentale non considerarono che la donna potesse avere un proprio ruolo tanto che Rosmini, per esempio, poté affermare: «Compete al marito, secondo convenienza della natura, essere capo e signore: compete alla moglie, e sta bene, essere quasi un accessione, un compimento del marito, tutta consacrata a lui e dal suo nome dominata» e Gioberti: «La donna, insomma, è in un certo modo verso l uomo ciò che è il vegetale per l animale, o la pianta parassita verso quella che si regge e si sostenta da sé» ed il Filangieri «Spetta alla donna l amministrazione della prole, mentre le funzioni civili spettano all uomo». Non accelerò l emancipazione della donna l ideo- 12 IL NASTRO AZZURRO

14 logia fascista, che aveva individuato il ruolo della donna in modo ambiguo perché da un lato la riteneva l angelo del focolare e la considerava fondamentale per l affermazione del proprio progetto ritenendola donna e Patria, donna e nazione, donna e politica, e creando, in tal modo, nella donna una coscienza politica strumentale alla costruzione del regime mentre dall altro, non le consentiva uno sviluppo reale nella società. La donna aveva il compito prevalente di procreare per donare alla Patria nuovi e sempre più numerosi figli, di dedicarsi all educazione della prole, all assistenza sociale ed inculcare nella mente dei fanciulli l Amor di Patria e il Patriottismo. In quel tempo le famiglie numerose erano premiate e, sin dal 1926, fu addirittura istituita una tassa sugli uomini che non accedevano al matrimonio (tassa sul celibato) e reati venivano considerate anomalie naturali come l omosessualità. Il giurista Rocco, estensore del Codice che assunse il suo nome, nel 1942 definì la famiglia una istituzione sociale e politica. D altronde la donna in tutti i periodi della storia non aveva assunto mai un ruolo prioritario, anzi sempre subalterno e nel mondo greco, nella società teorizzata da Aristotele, essa era alla pari degli schiavi e dei barbari e quindi, di naturale condizione inferiore sia fisica che morale perché generata da leggi della natura. Forse la visione subalterna, del ruolo della donna, non fu una cecità degli imperatori, governanti, re, condottieri ma una oculata scelta perché in essa avevano intuito le capacità con le quali avrebbe potuto anche defenestrarli: basti pensare che alle spalle di ciascuno di essi vi è sempre stata una donna che ha avuto lungimiranza nell inquadrare gli aspetti sociali, culturali e politici e suggerito e guidato l uomo nelle scelte da intraprendere. A seguito del conflitto mondiale, la donna dovette fronteggiare situazioni improvvise ed impreviste. In primo luogo dovette sobbarcarsi da sola la crescita, l istruzione e l educazione dei figli. Dovette far fronte alle necessità economiche della famiglia e del suo sostentamento col lavoro nelle fabbriche, nelle industrie e nei campi sebbene, però, di quest ultimi già da tempo si curava. Dovette improvvisamente tener testa ai problemi finanziari e amministrativi: pagare tasse, fitto dell abitazione e fronteggiare il problema drammatico delle cibarie. All iniziò del conflitto il primo sostentamento, anche con quantità insufficienti, venne offerto dallo Stato con prezzi calmierati in razioni personali quotidiane a mezzo delle tessere annonarie che prevedevano: pane, pasta, riso, olio, burro e legumi; ma con il passare del tempo e la situazione disastrosa che si determinava, anche l approvvigionamento razionato venne meno. Le donne, che già avevano dovuto provvedere a ricostruire le insufficienti quantità razionate con il mercato nero, ma dovettero far ricorso unicamente al predetto mercato, in grado di offrire qualsiasi prodotto molto spesso a prezzi esorbitanti perché sottratto alla distribuzione pubblica del tesseramento. Dovette provvedere a tale esigenza vendendo i pochi beni accumulati in famiglia e utilizzando i pochi risparmi che avevano già subito abbondanti sottrazioni. La vita della donna cambiò totalmente mentre le speranze di rivedere i propri mariti, padri, fratelli, affinché uniti si sviluppasse ed emancipasse la famiglia, si affievoliva di giorno in giorno, ponendo la donna sempre di più in primo piano in tutte le attività. Essa dovette fronteggiare il pericolo delle incursioni aeree, con i bombardamenti e le devastazioni operate nelle città, spostando il nucleo familiare in cittadine di provincia, che si ritenevano meno esposte all azione della guerra. Affrontò in tal modo le contrattazioni dei costi delle case e quant altro in territori estranei e distanti da quelli noti e familiari dei luoghi natii. Tutto ciò fortificò la donna che assunse responsabilmente e coscientemente il suo ruolo diventando la vera protagonista della vita civile del Paese. Vendeva merce, diventando in tal modo imprenditrice, lavorava scegliendo attività che non l allontanassero troppo dalla casa e dai figli sia perché i trasferimenti, in quel tempo di guerra, potevano essere pericolosi, sia per la mancanza di regolari mezzi di trasporto che per la distruzione delle strade e ferrovie, soggetti privilegiati di attacchi bellici. Significativo fu il rifiuto delle mondine emiliane al trasferimento nelle risaie nonostante le incombenti necessità economiche e il pericolo della perdita del raccolto. In tal modo la donna assunse tutti i ruoli nella società. Significativo fu quello assunto nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione. Basta considerare i numeri: le donne partigiane furono circa il 20% dell intera forza impegnata: appartenenti ai gruppi di difesa, 4563 imprigionate e torturate, 623 fucilate e cadute, 2750 deportate, 512 Commissari di guerra e ben 15 Decorate di Medaglia d Oro al Valor Militare. La donna, nell affrontare i disagi, aveva in tal modo assunto un ruolo determinante ma soprattutto si era liberata dal giogo psicologico in cui era stata volutamente tenuta riconoscendo in sé le capacità e le attribuzioni per operare in qualsiasi settore della società civile. Lavorò nelle industrie, studiò ottenendo lauree, titoli e specializzazioni in tutti i campi sia scientifici che letterari. Comprese il suo ruolo nel contesto lavorativo sia manuale e soprattutto intellettivo, dando sostanziali contributi alla crescita personale e collettiva della nazione. L emancipazione conquistata duramente nel corso della guerra, fu sancita col diritto di voto esteso alle donne nel 1946, cioè al termine della guerra quando cambiarono radicalmente le condizioni politiche e sociali dei cittadini, su proposte condivise sia di De Gasperi che di Togliatti. E mi piace concludere con un pensiero, che esalta la fecondità biologica ed intellettiva della donna, della poetessa Jngeborg Bachmann, ovvero Ruth Keller: «Dove non c è più niente da migliorare, niente di nuovo da vedere né da pensare, nulla più da correggere, nulla più da scoprire e da progettare il mondo è morto». Preside Architetto Pasquale Campo (Federazione di Napoli) 1946: per la prima volta le donne italia- ne hanno il diritto di voto IL NASTRO AZZURRO 13

15 A REGGIO EMILIA CELEBRATO IL 217 ANNIVERSARIO DEL TRICOLORE La Pattuglia Acrobatica Nazionale (non presente a Reggio Emilia) disegna nel cielo il Tricolore più grande del mondo Il Tricolore italiano, verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni, come sancito dall articolo 12 della Costituzione, nasce il 7 gennaio 1797 quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decretò che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Da allora son passati 217 anni. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nell occasione ha scritto al sindaco vicario di Reggio Emilia, Ugo Ferrari: Il mio saluto anzitutto al Comune di Reggio Emilia che anche quest anno ha solennemente celebrato l anniversario della nascita della nostra bandiera, simbolo dell Unità nazionale. Il Tricolore, che ha accompagnato le complesse e travagliate vicende della storia del nostro Paese, ci ricorda come il popolo italiano ha saputo superare prove drammatiche e ricorrenti tensioni. Rappresenta un patrimonio comune e un punto di riferimento essenziale per far fronte con robuste radici e spirito innovatore alle sfide attuali. Per l occasione nella città emiliana sono intervenuti tra gli altri: il Presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri, che ha tenuto al teatro Ariosto una lectio magistralis sul tema Tradizione e attualità nel simbolo del Tricolore, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Coordinamento delle Attività di Governo Dario Franceschini, il Ministro per gli Affari Regionali, le Autonomie e lo Sport Graziano Delrio e il Sindaco Vicario Ugo Ferrari che, nella storica Sala del Tricolore, hanno consegnato una copia della Costituzione e della Bandiera Italiana ad alcuni studenti presenti alla cerimonia. La lectio magistralis del presidente Silvestri è stata introdotta da due giovani reggiani Lisa Liastro (20 anni) e Matteo Genitoni (16 anni) che stanno partecipando al progetto Palestra di educazione civile promosso dalla Cooperativa Reggiana Educatori in collaborazione con il servizio Officina Educativa del Comune di Reggio Emilia e dall Istituto superiore BUS Pascal. Il Tricolore, onestamente, è quasi un dato di fatto sul quale non ci si sofferma. ha affermato nel suo intervento la giovane educatrice Lisa Liastro Per me rappresenta prima di tutto un simbolo di appartenenza attraverso il quale ci riconosciamo e identifichiamo nei principi di uguaglianza, fratellanza e giustizia. Questo acquisisce ulteriore valore sapendo che, per conquistare e proteggere la nostra Bandiera, tante persone hanno dovuto combattere ed anche dare la vita. Non da meno lo studente Matteo Genitoni che ha parlato della cittadinanza: Essere cittadino italiano significa poter decidere il futuro dell Italia, esprimere le proprie idee liberamente, essere aiutato dallo Stato in caso di bisogno, sempre rispettando la Costituzione e le altre persone. Una seconda riflessione importante riguarda il Tricolore italiano. La Bandiera, nata proprio il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, è uno degli elementi che mantiene unita l Italia in questo periodo in cui molti cittadini non sentono lo spirito di appartenenza, caratteristico delle precedenti generazioni. Testimonianze significative e propositive, espresse da alti rappresentanti delle istituzioni e da due giovani cittadini nel giorno del 217 anniversario della nascita del Tricolore. A. D. 14 IL NASTRO AZZURRO

16 GIORNO DELLA MEMORIA Nei Campi di sterminio morirono più di sei milioni di persone, uccise nelle camere a gas, stremate dalle impossibili condizioni di lavoro, da percosse e torture. Le vittime erano in stragrande maggioranza ebrei, russi, polacchi e rom. Ad Auschwitz-Birkenau il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche, durante la loro rapida avanzata liberarono circa sette mila prigionieri ancora in vita. Per questo, la ricorrenza del 27 gennaio nel ricordo della Shoah (che in ebraico significa 'distruzione') è celebrata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a seguito alla risoluzione Onu del primo novembre 2005, già anticipata dall'italia con la legge 211 del 20 luglio 2000 che ha istituito "Il Giorno della Memoria". Purtroppo, quest'anno un episodio gravissimo, sono state recapitate teste di maiale mozzate, ha turbato profondamente gli animi, provocando la dura presa di posizione del Presidente della Repubblica che, nel corso della cerimonia istituzionale ha dichiarato: "Gli insulti e le minacce contro la sinagoga di Roma e altri luoghi della comunità ebraica sono una miserabile provocazione, un insulto assimilabile solo alla stessa ripugnante materia usata in quei pacchi". E riferendosi agli autori del gesto ha aggiunto che costoro "non hanno nulla a che vedere con la Roma e i romani che, per sentimento umano e civile, consapevolezza democratica, educazione e cultura, sono fraternamente accanto agli uomini e donne di origine e religione ebraica..." e ancora che la nostra democrazia: "... non può ignorare i rischi cui possono essere esposti gli innocenti". Papa Francesco ha scritto in una lettera indirizzata al suo amico rabbino di Buenos Aires, Abraham Skorka: "Mai più l'orrore della Shoah, vergogna per l'umanità". Il presidente del Consiglio protempore Enrico Letta, in un messaggio sulla home page del sito del governo, sostiene che: "... oggi tocca alla mia generazione, nata dopo la seconda guerra mondiale, fare tesoro delle testimonianze dei sopravvissuti, difendere la verità storica, e soprattutto educare i giovani a non rimanere mai più indifferenti.... contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione...". Matteo Renzi, a quella data ancora non nominato Presidente del Consiglio, si è rivolto agli studenti delle scuole toscane intervenuti al Nelson Mandela Forum: "... La potete pensare come vi pare sulla politica, ma c'è una cosa che non potete fare: far finta di credere che questo sia un film. Non potete dimenticare che i vostri nonni hanno vissuto una pagina di storia che noi qui vogliamo dire non deve più tornare". Proprio su questo si è soffermata il ministro della Istruzione protempore Maria Chiara Carrozza con l'attenzione puntata ai più giovani, alla necessità di spiegare nelle scuole "quanto sia importante presidiare i nostri valori di convivenza civile, di solidarietà e di accettazione dell'altro". Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche liberarono circa 7000 prigionieri ad Aushwitz IL NASTRO AZZURRO 15

17 IL GIORNO DEL RICORDO Apartire dall 8 settembre 1943 e ben oltre il giugno del 1945, secondo diverse fonti tra i e i italiani che si opponevano al disegno di annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia furono uccisi e gettati nelle foibe, profonde grotte verticali del Carso. Si trattava per lo più di italiani di Trieste e dell Istria, vittime di una sistematica epurazione etnica. Contemporaneamente le forze armate jugoslave deportavano a forza dall Istria e dalla Dalmazia gli italiani che non intendevano rinunciare ai propri usi e costumi facendosi assimilare. La fase dell esodo di queste popolazioni è proseguita per anni dopo la Guerra, concludendosi solo nel Il 10 febbraio di ogni anno, con la legge 30 marzo 2004 n. 92, è dichiarato Giorno del Ricordo nel quale si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Il 10 febbraio 1947 furono firmati a Parigi i trattati di pace delle potenze vincitrici con l'ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Finlandia e l'italia. Quest'ultima cede l'istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia; l'isola di Rodi e il Dodecanneso alla Grecia; Briga e Tenda alla Francia. Il Territorio libero di Trieste viene diviso in due zone: la zona A (controllata da inglesi e americani) e la zona B (occupata dagli jugoslavi). Il territorio viene definitivamente suddiviso tra Italia e Jugoslavia col Trattato di Osimo (10 novembre 1975). Particolarmente toccante proprio per queste ragioni storiche, quindi, la cerimonia nel capoluogo giuliano. Il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, parlando dalla Foiba di Basovizza, ha ricordato che «la tragedia fa parte della storia d Italia». In Senato è stata organizzata la celebrazione del «Giorno del ricordo» alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, delle altre due cariche principali dello Stato - i presidenti del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini - e del premier Enrico Letta. Grasso ha sottolineato che «l Italia non può e non vuole dimenticare e cancellare nulla». Il presidente del Senato ha definito quegli episodi sui confini orientali «una delle pagine più tristi che il nostro Paese, il nostro popolo ha vissuto: la tragedia della guerra, delle foibe, dell esodo». Non sono mancati, come ogni anno, episodi di contestazione. In alcune occasioni i monumenti che ricordano i morti del confine con l ex Jugoslavia sono stati imbrattati. È successo a Venezia, in piazzale Marghera, dove il monumento è stato sporcato con vernice rossa e disegni di falce e martello, e anche a Roma, vicino alla stazione della metropolitana "Laurentina", dove è stata usata della vernice bianca e sono stati diffusi volantini che hanno rivendicato la volontà di colpire una «operazione nazionalista e anticomunista... senza straccio di prova storica». Immediata la reazione del sindaco Ignazio Marino che ha subito inviato una squadra a ripulire. Il primo cittadino della Capitale, inoltre, ha deposto una corona all Altare della Patria, in Piazza Venezia. Anche il viceministro degli Esteri protempore Marta Dassù, ha assicurato che il governo «condanna fermamente» questi «episodi marginali ma assolutamente deprecabili». A. D. 16 IL NASTRO AZZURRO

18 UN DISASTRO (VOLUTAMENTE) DIMENTICATO La strage di Balvano - 3 marzo 1944 Pur essendo trascorsi quasi tre quarti di secolo, sono ancora molti quelli che, come me, ricordano le tessere annonarie della seconda guerra mondiale e le lunghe file che si formavano per strada avanti ai negozi di generi alimentari, file che diventavano ancora più lunghe nei rari giorni in cui venivano distribuiti generi particolari come la carne, il burro, le uova ecc. Per la legge del compenso, se le file erano lunghe e le attese erano grandi, le razioni erano piccole, tanto piccole da fare la gioia delle fanciulle anoressiche (dubito che ce ne fossero all epoca) ma non certo delle mamme che avevano quasi tutte una nidiata di bimbi da sfamare. Fu quindi necessario cercare altrove, ovvero nelle campagne presso i contadini, ciò che lo Stato in guerra non riusciva a dare. A piedi o in bicicletta, chi poteva faceva il giro delle masserie, dei casolari spingendosi sempre più lontano mano a mano che aumentava la concorrenza dei cercatori di cibo. Nacque cosi la borsa nera. Nel 1940, all inizio della guerra, la mia famiglia abitava a Secondigliano (un sobborgo di Napoli); mio padre era stato richiamato in servizio e a casa era rimasta mia madre con sei figli uno dei quali ancora lattante. Benché avessi appena compiuto 7 anni, ero considerato l uomo di casa perché ero il più grande dei maschietti e addirittura - mi accingevo a frequentare la 3a elementare (ero anticipatario). Spettò quindi a me il compito di andare a fare la fila tutti i giorni per acquistare il pane e la pasta (li vendevano quasi sotto casa) ed io ne ero fiero, ma mia madre non voleva che mi avventurassi anche nelle campagne, per praticare quella che era ormai una prassi comune: la borsa nera. Io però volevo rendermi maggiormente utile e tanto feci, tanto non dissi, che convinsi mia madre a darmi il permesso di uscire insieme a Cesare, un ragazzo (parecchio più grande di me: era già un avanguardista ) col quale avevo stretto amicizia lavorando insieme nell orticello di guerra. Ricordo ancora l abbraccio stretto stretto della mamma e le raccomandazioni che mi fece quando mi avventurai in campagna per la prima volta, insieme a Cesare. Ben presto però incominciai a fare da solo e senza dirlo a mamma, che era sempre in grande apprensione pur sapendomi con Cesare, giravo sicuro in tutto il circondario, da Mugnano ad Arzano, da Casavatore a Piscinola, col caldo o col freddo, col sole o con la pioggia, colla luce o col buio. Forse perché ero tanto piccolo, i contadini presero a volermi bene e mi vendevano sempre qualcosa. Non sono ritornato a casa quasi mai a mani vuote. So per certo che molti genitori sono rimasti inorriditi apprendendo delle mie scorribande fanciullesche, ma posso rassicurarli che correvo meno pericoli io quando d inverno, infreddolito, attraversavo le aie contadine, sorvegliate da neri mastini napoletani non sempre alla catena, di quanto non ne corrano i ragazzi di oggi quando, nelle comode e calde loro dimore, si accingono a navigare per le insidiose vie telematiche popolate da orchi e pericoli di ogni genere. Dopo le 4 giornate, con l arrivo degli alleati, la situazione alimentare migliorò di molto. ma paradossalmente il fenomeno della borsa nera, anziché diminuire, assunse dimensioni quasi industriali. I fantasiosi napoletani, che avevano buon gioco a procurarsi dai vari tommies i generi di lusso americani come le sigarette, il caffè, la cioccolata et similia, anziché smerciarli nell immediato contado trovarono più redditizio esportarli nelle regioni più lontane: Puglia, Calabria e Basilicata. Ma arrivarci in bicicletta era una cosa piuttosto ardua, ritornarono quindi in auge i treni che, da quando le zelanti ronde delle SS avevano cessato La stazione di Balvano IL NASTRO AZZURRO 17

19 di pattugliarli per catturare gli uomini validi, erano ridiventati il mezzo ideale. Chiamarli treni però era solo un eufemismo si trattava infatti di lunghe tradotte di carri merci arredati con panche di l e g n o addossate alle pareti, ma mancanti di tutto il resto: finestrini, scale, luce, riscaldamento, toilette. Ogni giorno folle di disperati, con o senza biglietto ma tutti con il carico di generi pregiati americani (appena giunti con le ultime Liberty ), prendevano d assalto questi treni diretti all interno. Il 2 marzo 1944 non fece eccezione; nel pomeriggio partì da Napoli il treno 8017, un merci destinato al trasporto di legname per la ricostruzione dei ponti distrutti dalla guerra, pieno ovviamente di clandestini, rigorosamente senza biglietto ma altrettanto rigorosamente attrezzati per la borsa nera. Il treno era diretto a Potenza ma un destino beffardo e crudele ne avrebbe arrestato la corsa sui monti della Lucania. A Salerno la motrice elettrica fu sostituita da una locomotiva a vapore per proseguire, fino a Potenza Inferiore, lungo una linea a binario unico, non elettrificata, piena di gallerie e con pendenze mostruose fino all 1,3%. Poco dopo le 18,00, sul far della sera, il treno arriva a Battipaglia: qui per superare il duro valico fra Baragiano e Tito, viene aggiunta in testa (e non in coda come da norma) una seconda locomotiva a vapore (la 480) che come la prima (la 476) è a cabina aperta. Alle 19,00 il treno riparte per Eboli dove, con qualche manganellata non troppo bonaria, la polizia americana (MP) fa scendere dal treno i viaggiatori La locomotiva 480 La locomotiva 476 sprovvisti di biglietto. Sulle prime i clandestini fatti scendere non la presero affatto bene, ma il giorno dopo tutti, nessuno escluso, accesero a S. Gennaro ceri giganteschi, uno per ogni manganellata ricevuta dagli MP. Proseguendo verso il suo tragico destino, nelle stazioni successive il convoglio imbarca altri passeggeri (in totale se ne conteranno oltre 600. e con questi il carico superò le 600 tonnellate). Verso mezzanotte l 8017 arriva a Balvano: qui vengono effettuati alcuni controlli e verifiche alle motrici, e poi riparte verso la stazione successiva Bella-Muro, con un lieve ritardo di 37 minuti. Prima di arrivare però bisogna attraversare in salita la Galleria delle Armi (1968,26 m con le terribili pendenze dell 1,3%). Era una sera fredda ma senza vento, ricorda ancor oggi il novantenne Luigi Quaratino, la foschia atmosferica e la densa nebbia avevano depositato un velo d acqua sui binari, riducendo di molto la presa delle ruote motrici. Quaratino, giovane telegrafista in servizio quella notte alla stazione di Potenza Inferiore, seguiva la marcia dei treni in arrivo, e tra questi l Egli ne annota la partenza da Balvano alle 00,50 ed attende la segnalazione dell arrivo a Bella - Muro (distante 8 km). Il tempo di percorrenza è di 20 minuti circa, salvo ritardi che in quegli anni erano all ordine del giorno (anzi della notte). Ma dopo quasi due ore il treno non era ancora arrivato. Cosa stava succedendo? Come si è detto poiché i binari erano bagnati e la pendenza era ai limiti, le ruote slittavano facilmente anche con l uso delle sabbiere (1); teoricamente le due motrici erano sufficienti a trainare le 47 carrozze su quelle pendenze, ma erano alimentate da carbone di scarsissima qualità che producevano molta cenere e poco calore. Il treno cominciò a rallentare e, poco dopo l imbocco della Galleria delle Armi, si fermò del tutto. Dopo pochi minuti di frenetici sforzi (l inchiesta ufficiale appurò che la motrice 476 aveva anche cercato di invertire la marcia), nella assoluta mancanza di vento che avrebbe favorito un minimo di aereazione nella galleria, si creò una nube estre- 18 IL NASTRO AZZURRO

20 mamente tossica di acido carbonico che invase e saturò la galleria. I primi a morire furono i macchinisti, poi i passeggeri delle prime carrozze fino alle ultime. Oltre 500 furono i morti: il numero esatto non si è mai saputo (2). Si salvarono solo gli occupanti dei due carri che erano rimasti fuori dal tunnel, ed una novantina fra quelli dei carri più vicini all imbocco del tunnel maledetto, che riportarono però quasi tutti danni gravissimi. Se a Baragiano la 480 invece che in testa, fosse stata agganciata in coda, le cose sarebbero andate sicuramente in maniera diversa. Ma il Fato così aveva deciso, o forse S. Gennaro, dopo la grazia fatta ad Eboli con i manganelli degli MP non poté farne un altra e lasciò che tanti devoti trovassero una morte assurda tra i monti della Lucania. Alle 05,17 il frenatore di coda Giuseppe De Venuto raggiunse Balvano e diede la notizia del disastro, ma solo alle 08,40 fu possibile trainare l 8017 in stazione e rendersi conto delle enormi dimensioni del disastro: il più grave di tutti i tempi in Italia, uno dei più gravi nel mondo. Le povere salme furono allineate sulle banchine e tumulate in tutta fretta in 4 fosse comuni nel piccolo cimitero del paese, senza tentare nemmeno un riconoscimento dei tanti, tantissimi, che non avevano documenti. Si tentò di trovare dei colpevoli fra le ultime ruote del carro, ma era troppo evidente che l unica causa, a parte l umidità della notte e l assoluta mancanza di vento, era stata la pessima qualità del carbone. Questo però era fornito dall Autorità Militare USA, che aveva oltretutto la giurisdizione sul treno. A nessuno passò quindi, nemmeno lontanamente dalla testa, di cercare colpevoli fra gli Alleati ed il caso fu chiuso in tutta fretta. Solo 15 anni dopo una parte dei parenti delle vittime ebbe un risarcimento che fu rendicontato come indennizzi alle vittime di guerra. Sono passati settanta anni. I treni che passano da Balvano ancora arrancano, ed anche se per fortuna non vanno più a carbone, continuano a registrare, con frequenza scandalosa, ritardi indecorosi. E mentre altrove ci si batte perché i loro territori non vengano attraversati da treni veloci, in Lucania le deficienze strutturali sono ancora quelle che causarono l ecatombe dell Quali che siano le ragioni economiche, demografiche, morfologiche non è giusto che alcune fasce di cittadini siano avvantaggiate ed altre trascurate; come se il diritto alla mobilità abbia un valore diverso fra quelli che vivono sulle fasce costiere (in particolare quelle tirreniche) e quelli La galleria dov è avvenuta la tragedia che abitano quelle interne, quelli che popolano il centro nord e quelli che si trovano al sud. A settanta anni dalla tragedia il modo migliore per restituire la memoria ai poveri morti di Balvano, sarebbe potere offrire, ai loro figli e ai loro nipoti, la dignità di un servizio decente di un treno, come diritto di cittadinanza riconosciuto anche a loro al pari degli altri italiani, un treno dove la vita di un uomo non valga meno di un sacco di carbone. Gen. Giuseppe dott. Picca (Vice Presidente Nazionale) NOTE: (1) Dispositivi per spargere il sale sulle rotaie onde aumentare l attrito con le ruote. (2) 517 secondo il verbale del Consiglio dei Ministri; 549 secondo il giornale il Gazzettino ; altri numeri secondo altre fonti. IL NASTRO AZZURRO 19

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