Scelta una tecnica «rivoluzionaria». Scontenti i cattolici: prima dimostrate che quelle cellule non sono di embrioni

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1 1. Veronesi: clonazione terapeutica, ecco la via italiana. Scelta una tecnica «rivoluzionaria». Scontenti i cattolici: prima dimostrate che quelle cellule non sono di embrioni 2. CORAGGIO E DIALOGO 3. Cellule staminali non solo dall embrione 4. Cellule staminali non specializzate 5. Perché gli scienziati puntano tanto sulle staminali, cellule prodigiose 6. Tnsa, la via italiana alla clonazione terapeutica: Veronesi: Potremo ricostruire organi senza trapianti 7. Di Virgilio: «Non va intaccata la vita» 8. Clonazione, i dialoghi dei Saggi: scontri e compromessi tra laici e cattolici 9. Via libera del comitato dei saggi a Veronesi. Clonazione terapeutica il sì dell Italia 1. Veronesi: clonazione terapeutica, ecco la via italiana. Scelta una tecnica «rivoluzionaria». Scontenti i cattolici: prima dimostrate che quelle cellule non sono di embrioni La «via italiana» sull uso di cellule staminali è un documento di venticinque pagine che il ministro della Sanità Umberto Veronesi ha presentato ieri dopo un ultima, lunga riunione con tutta la Commissione presieduta dal Nobel Renato Dulbecco. La parte più controversa, il giudizio etico sulle varie «sorgenti» da cui prendere le preziose «primordiali», ritenute capaci in un futuro di curare 10 milioni di persone affette da malattie gravi, è riassunta in uno schemino. I 25 esperti hanno definito «accettabile» la possibilità di ricavare le cellule staminali attraverso la tecnica del trasferimento del nucleo e inoltre da tessuto fetale, cordone ombelicale e cellule adulte. Ha diviso la Commissione invece la proposta di intervenire sugli embrioni congelati e non impiantati nelle coppie che si sottopongono a fecondazione artificiale. In 18 si sono espressi a favore, l intero blocco laico. Contro, i restanti sette, il gruppo cattolico: Ersilio Tonini, Bruno Dallapiccola, Enrico Garaci, Adriano Bompiani, Domenico Di Virgilio, Girolamo Sirchia e Luigi Lorenzetti. La Commissione è dell avviso che non debbano essere posti «vincoli di scelta agli scienziati verso la fonte di staminali che ritengono più consona alle proprie valutazioni scientifiche ed etiche». La grande novità è il trasferimento di nucleo, un metodo che consente di ottenere staminali senza passare attraverso l embrione. Si svuota un ovocita non fecondato o un citoplasma, si inserisce il nucleo di una cellula adulta del paziente da curare e

2 si mette in coltura. Sistema ritenuto molto efficace e che si discosta in modo sostanziale dalla «clonazione terapeutica» autorizzata dal documento inglese commissionato da Blair perché, spiega Claudio Bordignon, «in quel caso si arriva all embrione ai primissimi stadi». Veronesi parla di «rivoluzione», di svolta e pensa già di inviare la relazione dei saggi all estero in modo che tutti possano riconoscere il valore scientifico del metodo Dulbecco. Ma il suo tono trionfalistico stona con i mugugni dei cattolici. Il cardinale Tonini e i suoi non danno affatto per acquisito il fatto che il trasferimento di nucleo tenga fuori l embrione: «Devono dimostrarlo con studi animali, per ora è un ipotesi sperimentale, vogliamo garanzie. Noi non ci riconosciamo nel documento a meno che non venga integrato», si agita Adriano Bompiani, direttore scientifico dell ospedale Bambino Gesù. Osservazioni e distinguo che non compaiono sul rapporto, riportati però al ministro fino a poche ore prima della conferenza stampa, anche con una nota sottoscritta dai sette. Tant è che Veronesi in apertura, come aggiunta allo schemino che sottintendeva un sì incondizionato, si è sentito obbligato a precisare più volte: «È un testo ancora provvisorio, seguirà una versione completa dove alcune divergenze verranno risolte. Il trasferimento di nucleo è una prospettiva, un ipotesi che si basa su dati solidi. Sarà necessario avviare la ricerca clinica per essere sicuri che l ovocita non si differenzi verso la linea embrionale. È la condizione essenziale per percorrere questa via». Il documento, definito da Veronesi superiore a quello dell inglese Donaldson, verrà inviato al Consiglio dei ministri e al Parlamento. Saranno le due Camere a decidere se autorizzare il metodo Dulbecco o aprire all impiego di embrioni crioconservati. Parliamo di prospettive per noi molto lontane. Per il momento, dice il ministro, «spingerò rapidamente verso progetti di ricerca dove c è consenso unanime». Un iniziativa che non comporta spaccature è il censimento degli embrioni congelati, prodotti in sovrannumero nei centri di procreazione assistita. La commissione elenca, inoltre, una serie di raccomandazioni. Dovrà essere elaborata una procedura per ottenere il consenso informato dalle coppie che non intendono più utilizzare gli embrioni. Viene proposto di elaborare un «Progetto nazionale di ricerca sulle cellule staminali». Nel mondo politico prime reazioni. Pedrizzi di An pone delle condizioni sull uso di staminali ricavate da feti abortiti: «Occorre specificare che il materiale deriva da feti abortiti spontaneamente. In quanto al trasferimento di nucleo, non si capisce come evitare il passaggio attraverso l embrione se la stessa tecnica ha portato alla nascita di Dolly». Fioroni, Ppi, ribadisce l «intoccabilità dell embrione». Dai Ds, segnali positivi. Per Chiara Chiaromonte la politica ora non può restare a guardare, «dobbiamo assumerci le responsabilità di una scelta».

3 2. CORAGGIO E DIALOGO Se il ministro della Sanità Veronesi accetterà le raccomandazioni della commissione da lui insediata tre mesi fa per consigliarlo sull'uso delle cellule staminali, l'italia potrebbe avviarsi a fare ricerche indirizzate alla produzione di cellule, tessuti e parti di organo a scopo terapeutico, utilizzando non solo cellule staminali prelevate da individui adulti e da materiale risultante da aborti spontanei o terapeutici, ma anche da cellule-uovo non fecondate alle quali venga sostituito il nucleo. E', quest'ultimo, l'unico elemento di novità che emerge dal documento che è stato presentato ieri al ministro. Si tratta però di un elemento di grande rilevanza. Dopo tutto il chiasso che si è fatto quest'anno sulla cosiddetta clonazione terapeutica, è arrivato forse il momento della chiarezza. Lo scopo di questo tipo di ricerche è chiaro. Vedere se, e fino a che punto, si possano preparare in laboratorio tessuti e parti di organo che possano essere impiantati o trapiantati in individui portatori di danni fisici irreversibili, causati da malattie o da traumi conseguenti a incidenti, ictus o all'asportazione di tumori. Che questo sia possibile lo si è cominciato a pensare da non più di due-tre anni a seguito di un succedersi di scoperte fatte su animali più o meno simili a noi. Non è ancora sicurissimo che ciò sia possibile anche per l'uomo, almeno per certi tessuti, ma le prospettive sono incoraggianti. In questa ottica, qualcuno ha pensato che fosse giunto il momento di sperimentare, perché di sperimentare si tratta e non di passare all'applicazione clinica, anche sull'uomo. L'Inghilterra e gli Stati Uniti si sono mossi in questa direzione e un certo numero di nazioni europee, come la Spagna, la Germania e più recentemente la Francia, hanno avviato un processo istruttorio su questi temi. La potenziale utilità di queste ricerche non è in dubbio. Il punto controverso era ed è il tipo di cellule dalle quali partire per produrre questi tessuti e parti di organo. Oggi si sa che è possibile riprogrammare una cellula per farla procedere lungo la strada che a noi più aggrada, verso la costituzione cioè di questo o quel tessuto del nostro corpo. Questo processo di riprogrammazione è però molto più facile sulle cellule che non possiedono ancora una loro caratterizzazione specifica e risulta via via sempre più complesso se applicato a cellule più caratterizzate, cioè differenziate. Le cellule meno differenziate e quindi più facilmente riprogrammabili in assoluto sono quelle presenti nell'embrione quando è ancora allo stadio di 6-8 cellule. Ciascuna di queste è capace di dar luogo ad un intero organismo ed è quindi per definizione capace di produrre qualsiasi tessuto. Per questa loro capacità tali cellule sono dette totipotenti. Sono praticamente totipotenti anche le cellule che si trovano all'interno dell'embrione di due settimane, chiamato blastocisti. E' da qua che si prelevano le cosiddette cellule staminali embrionali (ES) con le quali lavorano in tutto il mondo gli scienziati che fanno analoghi esperimenti sul topo.

4 Ancora capaci di una notevole plasticità, e quindi riprogrammabili, sono probabilmente molte cellule prelevate da aborti spontanei o terapeutici. Queste cellule, come pure quelle prelevate dal cordone ombelicale al momento della nascita, completano il gruppo di quelle dalle quali ci si poteva da sempre aspettare una buona disposizione alla riprogrammabilità. Ciò che è emerso di nuovo negli ultimi anni è stata la relativa abbondanza di cellule riprogrammabili presenti anche in organismi adulti. Queste cellule, dette comunemente staminali, sono presenti nel midollo osseo, nella pelle, nelle mucose e perfino nel cervello di individui adulti. Un certo numero di lavori sperimentali hanno dimostrato di recente che queste cellule possiedono infatti una buona disposizione ad essere "rieducate" e a lasciarsi riavviare verso un nuovo destino. In questa impresa scientifica è stato tutt'altro che secondario il contributo di alcuni gruppi di ricercatori italiani, tra i quali spicca quello di Angelo Vescovi che è riuscito a utilizzare cellule staminali prelevate dal cervello per produrre sia sangue che tessuto muscolare. Per questo motivo l'utilizzazione delle cellule staminali adulte è stata anche battezzata "la via italiana" alla produzione di tessuti e organi. L'utilizzazione di cellule staminali adulte avrebbe enormi vantaggi sia dal punto di vista tecnico che psicologico, ma ancora non sappiamo fino a che punto potranno soddisfare tutte le esigenze della clinica. Da qui la necessità di sperimentare anche su altri tipi di cellule e da qui l'insorgere di problemi di natura psicologica, etica e religiosa, soprattutto per quanto concerne l'utilizzazione di cellule prelevate da embrioni umani. La Commissione era stata proprio insediata per dare consigli sul via libera da dare a esperimenti su un tipo di cellule piuttosto che su un altro. E la Commissione si è divisa, come era del resto ragionevole aspettarsi, sull'utilizzabilità di cellule prelevate da embrioni precoci o di due settimane. Mentre alcuni ritengono che ciò sia lecito, se non doveroso, partendo da quegli embrioni sovrannumerari risultanti dalla fecondazione in vitro e che per una varietà di motivi non possono venire utilizzati, cioè impiantati nell'utero di una madre potenziale, altri membri della Commissione hanno affermato l'illiceità morale di tali esperimenti, perché così si violerebbe la sacralità della vita umana. Per loro infatti un embrione è un essere umano con potenzialità di sviluppo. La Commissione si è invece unanimemente espressa in favore della possibilità di sperimentare su cellule adulte, su cellule ricavate da aborti spontanei o terapeutici e su cellule-uovo nelle quali è stato inserito il nucleo prelevato da un'altra cellula, a patto che sia chiaro che non si sta neppure iniziando a formare per questa via un nuovo embrione. Ciò oggi è possibile in molti mammiferi e costituisce il vero elemento di novità di questi anni. Una cellula-uovo non fecondata, ma si spera presto anche una cellula di altro tipo, può essere privata del suo nucleo

5 e può ricevere il nucleo di un'altra cellula, magari dello stesso individuo che necessita del trapianto. La cellula che riceve questo nuovo nucleo viene così totalmente riprogrammata e coltivata in vitro per produrre tessuti e organi. Non è invece capace di dar luogo a un embrione, a meno che non venga "attivata", non sia soggetta cioè a un trattamento speciale che in una certa percentuale di casi potrebbe eventualmente dar luogo a un vero e proprio sviluppo embrionale. Il chiarimento di questo punto, con l'illustrazione delle potenzialità di sviluppo di questa via, è uno dei meriti di questa Commissione. Ciò non significa che esperimenti di questo tipo si faranno presto, ma la risoluzione della Commissione costituisce comunque un importante passo avanti, sia sul piano scientifico che su quello della capacità di dialogo fra persone di diverse convinzioni etiche. 3. Cellule staminali non solo dall embrione Una tecnica proposta con enfasi dalla commissione prevede l asportazione del nucleo, cioè dell informazione genetica, dalla cellula uovo non fecondata e la sua sostituzione con il nucleo di una cellula adulta, che potrebbe essere tratta dalla ghiandola mammaria, come nel caso della pecora Dolly, oppure dalla pelle o da un altro tessuto (in realtà non si sa ancora quale tipo di cellula adulta sia più adatto). Il nucleo adulto viene dunque inserito nella cellula uovo enucleata e da lì si estrude l organismo intero. Il confine bioetico è però sottile. Con il trasferimento non si ottiene, è vero, lo zigote ovvero l ovocita fecondato, e inoltre non c è modo di far sviluppare l ovocita modificato come embrione, a meno di non intervenire con una serie di manipolazioni. Ma il falso zigote viene comunque fatto duplicare per alcuni cicli fino a ottenere cellule staminali che possiamo chiamare impropriamente embrionali. Ora, i cattolici sostengono che una entità cellulare che ha il potenziale di svilupparsi in organismo adulto è un embrione, quindi un uomo, e la definizione potrebbe perciò applicarsi all ovocita enucleato. Di conseguenza neppure l ovocita andrebbe toccato. Il ragionamento ha però una falla. Se qualunque cellula potenzialmente capace di diventare un organismo adulto è intangibile, non possiamo rivolgerci neppure alle cellule staminali adulte, che con il trasferimento nucleare possono appunto esitare in un organismo adulto. La questione è di lana caprina e non sorprende che sul quesito i saggi si siano divisi. Anche per questo è difficile dire se il trasferimento di embrione diventerà il metodo standard dei ricercatori italiani per produrre cellule staminali. Una cosa però è certa: ora che la ricerca sulle staminali ha ricevuto il blasone ministeriale, occorre intensificare lo studio del differenziamento

6 verso un determinato stipite cellulare e delle concrete capacità di attecchimento delle cellule così prodotte negli organi in cui sono state trapiantate. I l documento dedica un breve paragrafo alle cellule staminali fetali, derivabili quindi da cadavere senza sollevare problemi etici, le quali presentano un potenziale proliferativo intermedio tra quelle adulte e quelle embrionali. Gli aborti spontanei che avvengono giornalmente nel mondo sono diverse migliaia e se soltanto un dieci per cento di questi feti venisse raccolto il fabbisogno globale di cellule madre verrebbe soddisfatto. Tra l altro, l uso delle staminali fetali risolverebbe anche il problema del rigetto: la varietà di donatori è infatti tale che sarebbe facile trovare tra essi quello compatibile con il ricevente. Una prospettiva su cui il documento sorvola è infine la seguente. Le cellule staminali esistono, in vivo, in tutti i tessuti dell adulto e quindi potrebbero essere riattivate localmente. Trovare il modo di stimolarle a reagire anche in situazioni critiche eviterebbe la necessità di ricorrere al trapianto, cioè a quel trasferimento di cellule che è alla base della terapia genica apparecchiata dalle supercellule. 4. Cellule staminali non specializzate Le cellule staminali sono cellule immature, cellule neonate non specializzate e potenzialmente in grado di svilupparsi in alcuni tipi di tessuti o addirittura di dare origine a qualsiasi tipo di tessuto. In base a questa caratteristica le cellule staminali si distinguono in totipotenti, capaci di trasformarsi in qualsiasi tipo di tessuto, pluripotenti, che si trosformano solo in alcuni tipi di tessuti, o unipotenti, che possono dar luogo soltanto ad un tipo cellulare. Ecco i principali tipi di cellule staminali, a seconda della fonte da cui vengono prelevate: 1.Cellule staminali embrionali eterologhe Derivano dalla regione interna dell embrione prima che si impianti nella parete dell utero. Si moltiplicano con grande facilità e sono in grado di dare origine a tutti i tipi di cellule presenti nell organismo. Possono essere isolate dall embrione nelle primissime fasi dello sviluppo e coltivare in provetta. Teoricamente da poche decine di cellule è possibile ottenerne centinaia di milioni. Sono stati messi a punto metodi di coltivazione che permettono di trasformare queste cellule primitive in diversi tipi di cellule nervose e in cellule progenitrici del sangue. 2. Cellule staminali autologhe

7 Sono isolate dopo che il nucleo di una cellula somatica adulta viene trasferito in una cellula uovo privata del suo nucleo. Si ottengono così cellule dotate dello stesso patrimonio genetico del donatore e possono essere trapiantate senza rischio di rigetto. Questa tecnica è stata impropriamente chiamata clonazione terapeutica. 3. Cellule staminali fetali Sono derivate da aborti e il loro uso equivale a quello di organi da cadaveri. Sono pluripotenti, ma i pochi studi finora disponibili non permettono di trarre conclusioni definitive sulla loro capacità di dare luogo a diversi tessuti. 4.Cellule staminali da cordone ombelicale Teoricamente permettono di creare banche di cellule personalizzate per ciascun neonato, una riserva biologica da utilizzare anche a distanza di decenni per curare malattie. Ad oggi questo tipo di cellule si è dimostrato in grado di dare origine solo a cellule del sangue, mentre è inesplorata la capacità di generare altri tessuti. 5. Cellule staminali da adulto Provvedono al mantenimento dei tessuti e alla loro riparazione in seguito a un danno. Fino a pochi anni fa si riteneva che fossero specializzate nel generare cellule mature tipiche del tessuto in cui risiedono, ma studi recenti, molti dei quali condotti in Italia, hanno dimostrato che queste cellule sono molto più versatili di quanto si credesse. 5. Perché gli scienziati puntano tanto sulle staminali, cellule prodigiose Edoardo Boncinelli, uno dei più importanti genetisti italiani, le chiama cellule bambine, perché in un certo senso non hanno ancora deciso cosa faranno da grandi. Sono le cellule staminali, grandi protagoniste delle cronache di questi giorni, balzate sotto i riflettori perché proliferano indefinitamente in vitro, ma soprattutto perché la loro caratteristica è di non avere caratteristiche particolari, e di poter quindi dare origine a qualunque genere di tessuto o di organo. Una volta conquistato il pieno controllo (che per ora è di là da venire) dei comandi necessari per indicare alle cellule staminali quale tipo di specializzazione devono scegliere, si apre dunque la possibilità di disporre di una riserva teoricamente inesauribile di tessuti adulti da trapiantare per sostituire quelli danneggiati da malattie o da traumi. Le staminali che si trovano nell embrione umano sono in pratica le capostipiti dei duecento e più tipi diversi di cellule di cui è costituito il nostro corpo. Durante lo sviluppo fetale, attraverso stadi successivi di divisione e differenziazione, le staminali danno vita a linee cellulari sempre più specializzate, che al termine del processo avranno assunto ciascuna la sua

8 specifica funzione: cellule del fegato, delle ossa, dei muscoli o del sangue, ognuna con una sua identità definitiva ed immutabile. Per dirla col linguaggio dei biologi, le cellule staminali dell embrione sono pluripotenti, possono cioè diventare moltissime cose, in contrapposizione alle altre cellule, che una volta specializzate non si possono adattare ad un altra funzione. Di cellule ancora non differenziate, tuttavia, se ne trovano anche in alcuni tessuti adulti. Nel midollo osseo, ad esempio, vi sono cellule staminali adulte che servono a rifornire le provviste di globuli rossi, bianchi e piastrine per tutto il corso della nostra vita. Ma ne sono state individuate anche in altre parti del corpo, di recente perfino nel sistema nervoso, anche se il loro grado di specializzazione appare già un po troppo avanzato per garantire la medesima versatilità delle cellule embrionali. Però gli studi su di esse si vanno intensificando, nuove ricerche indicherebbero che sono invece altrettanto flessibili, e la speranza è che almeno alcune delle cellule staminali adulte finiscano per rivelare un analogo amplissimo arco di potenzialità. Inoltre, è allo studio la possibilità di riprogrammare le cellule già differenziate in modo da cancellarne la specializzazione e farle ritornare pluripotenti, evitando così il ricorso agli embrioni. Le linee di indagine, insomma, sono molte, poiché la posta in gioco, almeno in prospettiva, è una rivoluzione senza precedenti della pratica della medicina. 6. Tnsa, la via italiana alla clonazione terapeutica: Veronesi: Potremo ricostruire organi senza trapianti E il Trasferimento nucleare di cellule staminali autologhe (Tnsa) la via italiana alla clonazione terapeutica, la soluzione più idonea come base per la cura di 10 milioni di italiani affetti da patologie in gran parte incurabili. A indicare questa via è il Rapporto Dulbecco, frutto di tre mesi di lavoro dei 25 saggi nominati dal ministro della Sanità, Umberto Veronesi. La nuova linea di ricerca indicata dalla commissione Dulbecco si basa sull inserimento di un nucleo di cellula adulta prelevata dal paziente in un ovocita senza il proprio nucleo e consente, evitando la formazione dell embrione e quindi problemi etici, di ottenere cellule staminali (progenitrici) da differenziare verso le linee cellulari e per la formazione di tessuti. Il documento della commissione Dulbecco raccomanda che la ricerca su tutte le fonti di cellule staminali sia favorita e sostenuta, istituendo un progetto nazionale di ricerca mirato, costituito da grandi esperti che

9 dovranno formulare linee guida di sviluppo e le priorità della ricerca, monitorare l andamento mese per mese e valutare e approvare i protocolli di ricerca clinica. La nuova tecnica di trasferimento nucleare per la produzione di cellule staminali autologhe (Tnsa) potrà curare molte patologie. Le cellule adulte riprogrammate autologhe sono totalmente tollerate dal ricevente quando ne ha bisogno per ricostituire i propri organi, ha detto Veronesi, ricordando che se funzionerà, ma penso di sì, potremo ricostituire molti organi malati senza ricorrere al trapianto d organo. Il ministro Veronesi richiederà immediatamente i fondi al Governo. Credo che occorreranno oltre 100 miliardi di lire, come minimo, e oltre 5 anni per avere i primi risultati su malattie degenerative, come il morbo di Parkinson, Alzheimer, del pancreas e il diabete e molte malattie cardiovascolari e l infarto, che lascia aree disabitate nel cuore che potranno domani essere ripopolate da cellule staminali. Il documento raccomanda di non creare embrioni a scopo di ricerca. La derivazione di cellule staminali da embrioni dovrebbe essere consentita solo da embrioni sovrannumerari, crioconservati, non più destinati all impianto. Faremo l inventario sul numero reale degli embrioni in sovrannumero nelle cliniche in Italia, ha ricordato il ministro Veronesi, ma non sarà facile verificare quanti sono stipati nei frigoriferi, non c è bisogno di saperlo con precisione. Sono necessarie norme legislative che asicurino un adeguata protezione dell embrione. L importanza della nuova via di ricerca sulle cellule staminali made in Italy è stata sottolineata anche dal premio nobel Renato Dulbecco. Così una cellula staminale del muscolo potrà dar luogo a cellule del sistema nervoso e ciò è dovuto al cambiamento della fisiologia e biologia della cellula. La ricerca sulle cellule staminali prevede anche altri aspetti. La disponibilità di queste cellule farà capire meglio i meccanismi di tossicità dei farmaci, gli effetti nelle prime fasi di sviluppo. Avere a disposizione cellule con lo stesso patrimonio genetico ci consentirà di trasferire farmaci, principi attivi, attraverso queste vie per malattie neurodegenerative. 7. Di Virgilio: «Non va intaccata la vita» Domenico Di Virgilio, presidente dell associazione medici cattolici italiani, è uno dei sette della Commissione ad aver rinnegato come sue le conclusioni sul trasferimento di nucleo che sembrava fossero state tratte all unanimità. Ieri poco prima della presentazione ufficiale era dal ministro a consegnargli

10 una nota dove si prendevano le distanze dal resto dei saggi e si chiedevano delle modifiche al testo. «Non è dimostrato che il trasferimento di nucleo in citoplasti, e fra questi c è l ovulo, eviti il passaggio attraverso l embrione. Ci sono appena un paio di lavori. Servono approfondimenti e ricerche sull animale. Se questa ipotesi troverà conferma ne riparleremo». Ma non avreste potuto porre le vostre condizioni prima che il rapporto venisse stampato? «Lo abbiamo fatto. Il documento ci è stato inviato il 22 dicembre dal collega Bordignon. Non ritenendolo abbastanza garantista abbiamo inviato una nota al professor Dulbecco, perché ne tenesse conto. Lui dice, in buona fede sono sicuro, di non averla ricevuta. Quando ci siamo rivolti al ministro era troppo tardi. Il testo era già stato stampato». E adesso? «Noi ci fidiamo della parola di Veronesi. Le nostre osservazioni saranno aggiunte. Non ci sembra di chiedere la luna né vogliamo porci in contrapposizione con gli altri componenti della Commissione. Siamo tutti d accordo sull importanza terapeutica delle cellule staminali». Perché parlate di garanzie? «Il cittadino deve essere sicuro che non si intacchi la vita umana quando, come sorgenti di staminali, ci sono alternative valide. La nostra non è una chiusura. È prudenza». Nella nota presentata ancora ieri al ministro parlate di documento unico ma non unitario. «Le nostre posizioni sono chiare. No definitivo all uso di embrioni come fonti di staminali, maggiori garanzie sul trasferimento di nucleo». Siete stati ingannati, gli altri hanno voluto forzare la mano? «No, non voglio pensare ci sia stata malafede. Il problema è che abbiamo lavorato in fretta, troppo in fretta». 8. Clonazione, i dialoghi dei Saggi: scontri e compromessi tra laici e cattolici HO FATTO parte della Commissione di studio sull uso delle cellule staminali. Dopo l ultima riunione, il 28 dicembre, il ministro Umberto Veronesi dichiarava a a Repubblica : Il nostro è un paese cattolico. E quando c è una forte opposizione per ragioni religiose è inutile fare battaglie di principio. E meglio trovare, se ci sono, soluzioni intermedie. E la soluzione fu trovata: no all uso di embrioni prodotti specificamente per scopi terapeutici come volevano alcuni laici, sì all uso degli embrioni prodotti in eccesso (durante le procedure di fecondazione in vitro) che attualmente sono congelati, ma, dopo alcuni anni, destinati alla spazzatura. Come si vede una rinuncia per parte, perché i cattolici non volevano che neppure gli embrioni in sovrannumero fossero utilizzati perché andavano

11 considerati, pensate, non esseri umani potenziali, ma addirittura esseri umani con potenzialità di sviluppo. Finezze teologiche, dirà qualcuno. Anche se per queste finezze se ne andò una buona metà della riunione del 14 dicembre in cui Silvio Garattini cercava invano di persuadere il cardinal Tonini. SPIEGAVA Garattini che meglio si sarebbe difeso il valore della vita utilizzando gli embrioni sovrannumerari per scopi terapeutici, piuttosto che assistere alla loro fine nella spazzatura. No, replicava il cardinal Tonini, perché finché l embrione non è morto, impiegarlo per scopi terapeutici significa violare il principio secondo cui nessun uomo può esercitare il suo potere su un altro uomo. Per chi non capisse, l altro uomo è l embrione tenuto nei freezer delle cliniche ostetriche, per il cui destino, in Italia, a differenza degli altri paesi europei, non esiste alcuna legge. Trovata l intesa, si stila il documento finale dove i laici rinunciano all uso di embrioni prodotti per scopi terapeutici, ma non rinunciano all uso degli embrioni sovrannumerari destinati alla spazzatura, a cui lo schieramento cattolico (composto dal cardinal Ersilio Tonini e dai professori Adriano Bompiani, Bruno Dellapiccola, Domenico Di Virgilio, Enrico Garaci, Luigi Lorenzetti, Girolamo Sirchia) non accede. Una via intermedia per modo di dire, perché i cattolici non concedono nulla. Ma non finisce qui. Gli scienziati che componevano la Commissione, questa volta sia laici sia cattolici, hanno ipotizzato la via del Tnsa (Trasferimento nucleare di cellule staminali autologhe). Autologhe sono le cellule staminali prodotte da un ovocita che, come l uovo di gallina non fecondato, non porta all embrione. Trasferito nell ovocita il nucleo di una cellula adulta, l ovocita è in grado di generare cellule staminali capaci di diventare qualsiasi tessuto, che ha le stesse caratteristiche genetiche del paziente che di quel tessuto ha bisogno. Questa compatibilità evita il rigetto dell organo e quindi tutte le terapie immunosoppressive alle quali devono sottoporsi cronicamente i trapiantati da donatore esterno. Tutti d accordo fino a mezz ora prima della conferenza stampa sui risultati della Commissione, quando Adriano Bompiani presenta, a nome dei cattolici, un aggiunta al testo definitivo, in cui ci si dissocia dalla via del Tnsa perché non è certo che l inserimento nell ovocita del nucleo di una cellula del donatore, che in questo caso è anche ricevente, non si sviluppi un embrione. A questo punto il ministro Veronesi chiude la discussione, per non fare attendere i giornalisti. Ma proprio allora, Adriano Bompiani, sostenuto dal cardinal Tonini, dichiara che il documento della Commissione è provvisorio e ancora si dovrà lavorare. Ciò significa che i cattolici sono venuti in Commissione per costringere i laici a rinunciare in parte alle loro ipotesi di ricerca, e dopo che questi hanno rinunciato in vista di una conclusione unitaria, i cattolici si dissociano in nome dei loro principi, e dichiarano

12 provvisorio il documento che, fino a mezz ora prima della conferenza stampa, era considerato da tutti definitivo. A questo punto il filosofo Giacomo Marramao ricorda che John Locke, nella Lettera sulla tolleranza del 1689 scriveva che nei dibattiti politici bisogna tollerare tutte le posizioni derivanti dalla diverse fedi religiose, ad eccezione delle posizioni degli atei (perché questi possono infrangere i giuramenti che allora avvenivano su Dio), e delle posizioni dei cattolici in quanto sudditi di uno Stato straniero. So che i cattolici si difenderanno appellandosi ai loro irrinunciabili principi. Ma a questo punto occorre aprire una questione di metodo. Una discussione sul problema etico posto dalle biotecnologie è possibile solo se non si incomincia a discutere a partire dai principi (termine dietro cui si celano molto spesso solo le proprie credenze personali), perché basta una differenza di principi perché le posizioni risultino inconciliabili. Si aggiunga che i principi dell etica occidentale affondano nella filosofia greca e nella tradizione giudaico-cristiana, che si sono espresse quando il potere dell uomo sulla natura era praticamente nullo, mentre oggi operariamo in un contesto dove la natura non è più l immutabile, perché è modificabile dall intervento umano. Non va poi dimenticato che Tommaso D Aquino ( ), su cui si fonda la teologia e l etica cristiana, sostiene la tesi dell animazione ritardata, secondo cui l anima non può essere infusa alla fecondazione perché la materia (il corpo) non è adeguatamente preparata a ricevere la forma (l anima), che dunque è da pensare infusa dopo un certo tempo. Qui i cattolici devono mettersi d accordo con se stessi, e se Tommaso D Aquino sembra loro troppo lontano nel tempo, possono fare riferimento a Jacques Maritain (da molti considerato il più grande filosofo cattolico del nostro secolo) il quale, ben conoscendo le nuove frontiere della biologia dopo la scoperta del Dna e del corredo cromosomico, nel 1973 ha dichiarato un assurdità filosofica credere che al concepimento ci sia l anima spirituale. Neanche la posizione di Maritain va bene ai cattolici di oggi? Pare di no, perché essi dicono no all impiego terapeutico degli embrioni in sovrannumero, dicono di no al trasferimento nucleare perché non è certo che, dopo, dall ovocita non si sviluppi un embrione, non rispondono alle domande delle numerose cliniche ostetriche che chiedono che fare degli embrioni sovrannumerari che vanno incontro alla morte. E allora, se non scelgono e non decidono, cosa servono i cattolici in una Commissione di studio? La loro funzione sembra quella di ribadire il principio della sacralità della vita. Ma a questo punto se non vogliono cadere nell abietto materialismo, come vuole l espressione di Marx riferita ai biologi del suo tempo, nella difesa della sacralità della vita devono evitare di ridurre, e quindi di abbassare, il concetto di vita fino a quell infimo livello che è la semplice animazione della materia, come nel caso dell embrione nei suoi primi giorni.

13 Se della vita abbiamo un concetto meno materialistico e se vogliamo adottare il principio aristotelico della saggezza, come mi pare sia il caso in cui l etica deve di volta in volta prendere posizione di fronte alle scoperte impreviste delle biotecnologie, mi sembra sia più saggio (in senso aristotelico) consegnare gli embrioni sovrannumerari alla ricerca scientifica piuttosto che alla spazzatura. Ho citato Aristotele perché è un filosofo caro al cardinal Tonini e, prima di lui a Tommaso D Aquino. Ma è proprio Aristotele a dire che nelle questioni di etica non serve appellarsi ai principi, perché questi sono utili quando si ha a che fare con ciò che accade sempre, come nella matematica o nella geometria, ma non quando si ha a che fare con ciò che fa la sua comparsa di volta in volta, in modo imprevisto e in tutti quei casi in cui non è chiaro quale sarà la conclusione, e quelli in cui ciò è indeterminato (etica nicomachea, 1112 b, 2-9). In questi casi, dice Aristotele, più dei principi vale la phronesis (che siamo soliti tradurre con saggezza ) la quale, stante la scarsa applicabilità dei principi generali alle situazioni particolari, consente di prendere decisioni caso per caso. Una sorta di etica del viandante che, non disponendo di mappe, affronta le difficoltà del percorso di volta in volta, a secondo di come esse si presentano e con i mezzi al momento a disposizione. Venire in una Commissione di studio non per decidere, ma per difendere principi significa boicottare la Commissione e non aver ancora compreso la differenza tra la logica che deduce dai principi e l etica che è costretta a prender posizione caso per caso. Per quanto drammatica possa sembrare la scelta, non dimentichiamo che la decisione etica è una decisione che fonda, molto spesso in assenza di principi, quindi senza possedere altro fondamento al di fuori di sé. In questo senso è evento assoluto e quindi realtà tragica. Non è l assoluto astratto del teorema in sé compiuto, ma l assoluto della scelta sugli eventi che si presentano. In caso diverso sarebbe inutile la discussione tra gli uomini, perché sarebbe sufficiente la deduzione dai principi che però, nella pratica empirica al dire di Aristotele (non a caso figlio di un medico), raramente si adattano. Se queste premesse hanno una loro plausibilità, non decidere quando si è chiamati a decidere significa venir meno al primo compito che l etica impone. Risultato: i paesi europei proseguiranno spediti nella ricerca genetica e noi italiani, come al solito, verremo un po dopo, grazie, come diceva Locke: Ai sudditi di uno Stato straniero.

14 9. Via libera del comitato dei saggi a Veronesi. Clonazione terapeutica il sì dell Italia ROMA Il 28 dicembre 2000 il ministro della Sanità Veronesi presenta il documento della commissione di esperti sulle cellule staminali, le cellule totipotenti cioè in grado di formare qualsiasi tessuto, che promettono applicazioni cliniche importanti, dalla riparazione del tessuto cardiaco danneggiato dall infarto alla cura del Parkinson o dell Alzheimer. Si calcola che delle

15 attese terapie potranno beneficiare dieci milioni di pazienti, dei trenta che in Italia soffrono di malattie croniche e degenerative. Il documento paragona l avvento delle staminali alla rivoluzione portata in medicina dalla scoperta degli antibiotici. In settembre il ministro aveva posto alcune domande ai venticinque scienziati coordinati dal Nobel Renato Dulbecco, che nel frattempo si sono chinati sulla questione, la quale presenta non pochi dilemmi morali per chi si oppone all uso delle cellule staminali ricavate dall embrione umano. La prima domanda era relativa ai benefici della nuova terapia, e qui il documento è unanime nel riconoscere alle cellule staminali la capacità di rendere finalmente praticabili forme di terapia genica, producendo ad esempio cellule di midollo osseo per curare il cancro o cellule epatiche per i malati di fegato, senza il rischio che il trapianto venga rigettato. La seconda domanda riguardava il giudizio sulla migliore fonte di cellule staminali tra le cinque possibili e cioè l embrione, il feto abortito, il cordone ombelicale, il midollo e il tessuto adulto. La ricerca si è finora svolta prevalentemente sulle cellule embrionali, quelle che compaiono nella blastula, poco dopo la suddivisione dell uovo fecondato. Possiedono, le cellule embrionali, la capacità di moltiplicarsi in gran numero e di sviluppare a pieno la loro principale caratteristica, cioè dare origine a tutte le cellule del corpo. Sono dunque le più malleabili, ma il loro uso ha le implicazioni etiche che dicevamo. Per evitare dilemmi morali bisognerebbe rivolgersi alle cellule staminali adulte, che emergono con lo sviluppo dell individuo e si trovano distribuite nei vari organi, ma che tendono a produrre specifici tipi di cellule, quelle dei tessuti nei quali risiedono. Alle staminali adulte si può insegnare a diventare sangue, cute, cervello, cioè cellule adatte al trapianto, ma l impresa non è facile. Che fare? Sulle cellule embrionali - le più convenienti dal punto di vista scientifico - la commissione si è divisa. Nel documento (diffuso in una versione non definitiva dai Radicali prima della presentazione ufficiale) si legge che la ricerca sulle cellule staminali prelevate da tessuti adulti o dal cordone ombelicale o da feti abortiti in modo spontaneo o volontario non solleva problemi morali insormontabili. Il punto cruciale del disaccordo ruota attorno alla liceità della sperimentazione sugli embrioni umani. Di fronte al dissenso espresso dal cardinale Tonini, da Adriano Bompiani, Girolamo Sirchia, Enrico Garaci e altri, parte della Commissione ha invece fissato l attenzione sul fatto che anche in Italia, in vari laboratori che attuano programmi di fecondazione in vitro, esiste un elevato numero di embrioni soprannumerari. Destinare una parte di questi embrioni a ricerche dalle quali possono derivare notevoli benefici per l umanità non comporta una concezione strumentale dell embrione, né costituisce un atto di mancanza di rispetto nei confronti della vita umana, in specie se si considera che l alternativa è lasciare che questi embrioni periscano. Una parte dei saggi si schiera dunque a favore della destinazione degli embrioni orfani alla ricerca scientifica, ciò che fa dire a Emma Bonino che il comitato ha optato, con una maggioranza di circa due terzi, per un approccio laico-liberale che ricalca le scelte aperturiste già fatte dal premier laburista britannico Tony Blair, dal presidente americano Clinton e da altri governi occidentali. Consenso più ampio è stato raggiunto sull uso di cellule ottenute con la tecnica del trasferimento nucleare, che consiste nel riattivare geneticamente il nucleo di una cellula adulta trasferendolo all interno di un ovocita privato del nucleo, come meglio spieghiamo a parte. Del nuclear transfer non si fa un uso significativo al di fuori della zootecnia e quindi la metodica rappresenta, in un certo senso, una via originale alla clonazione cellulare, una via adatta all Italia

16 in quanto aggira l ostacolo morale evitando il consueto scontro tra laici e cattolici. Il documento si conclude con la raccomandazione, da parte dei membri della commissione favorevoli al loro utilizzo, di esperire al più presto una indagine sul numero e la localizzazione degli embrioni sovrannumerari.

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