Latinitas or Europa: from present to past, from past to present I VENETI

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1 I VENETI Latinitas or Europa: from present to past, from past to present I VENETI INDICE 1. LOCALIZZAZIONE 2. INSEDIAMENTI 3. ECONOMIA 4. RELIGIONE 5. LINGUA E SCRITTURA 1. LOCALIZZAZIONE I Veneti erano un popolo che in origine abitava le terre del Medio Oriente o dell Asia Minore. Circa 12 secoli prima di Cristo, i Veneti lasciarono le terre d origine e si sparsero per quasi tutta l Europa, spostandosi per terra e per mare. L insediamento principale fu naturalmente nell Italia settentrionale, esattamente nella zona tra le Alpi orientali e l Adige. Gruppi di popolazione veneta si stabilirono anche in Polonia, Germania, Francia e Olanda. Alcuni di questi gruppi si mescolarono e si integrarono con le genti del luogo, mentre altri mantennero assai a lungo le caratteristiche venete di origine, tramandandosi di generazione in generazione lingua, cultura, tradizioni, usi e costumi. La cultura veneta si sviluppò per 1000 anni, dal 1200 a.c. circa al 200 a.c, momento in cui il Veneto venne dominato dai Romani che imposero la loro scrittura, i loro usi e costumi. 2. INSEDIAMENTI I Veneti avevano assimilato l evoluta civiltà degli Euganei e fondarono come loro centri principali Este, Padova, Verona,Vicenza, Oderzo e Belluno. L abitazione dei Veneti era il casone : una costruzione generalmente quadrangolare, composta di materiali offerti dalla terra e dalla campagna quali legno, argilla, canne e paglia. La parte muraria (le pareti) veniva alzata con pali solidamente impiantati nel terreno, tavole e canne alle quali veniva applicato uno strato di terra battuta e di argilla. Il tetto saliva in alto con forte inclinazione per favorire lo scorrimento dell acqua e per impedire l accumulo della neve nella stagione invernale; veniva alzato legando strettamente tra loro fasci di paglia e canne di palude, sovrapponendone più strati e spargendovi sopra del muschio che, attecchendo, dava consistenza e uniformità alla copertura. La tecnica costruttiva del casone non era molto semplice. Era certamente frutto di una lunga esperienza consolidata nel tempo e tramandata di generazione in generazione. I Veneti non usavano materiali solidi e duraturi perché si servivano di quello che la natura offriva loro; d altra parte i materiali utilizzati erano assai ef caci nel preservare sia dai calori estivi, sia dai freddi invernali e potevano facilmente essere sostituiti o riparati. Tuttavia si trattava di materiali altrettanto facilmente distruttibili; per questo motivo abbiamo solo rari ritrovamenti di elementi dei casoni paleoveneti. Nonostante ciò, si sa per certo che il casone era circondato da una sorta di cornice perimetrale in pietra e aveva un pavimento in terra battuta, sul quale venivano stesi i tappeti. Al centro del pavimento si trovava il focolare in corrispondenza del quale si apriva sul tetto un apertura per lo s ato dei fumi. Caratteristici del focolare veneto erano gli alari di pietra, che reggevano un telaio di ferro, utile a tenere sollevati i pezzi di legna permettendo così una migliore combustione. Lo spazio interno del casone era suddiviso in stanzette destinate a funzioni diverse: la cucina, la camera da letto, la cantina, e quasi certamente anche la stalla, forse isolata dall interno con staccionate di canne. Talora la casa comprendeva anche zone usate da laboratorio per consentire di svolgere lavori di tipo artigianale. Non potevano mancare all interno dell abitazione immagini sacre e, in qualche caso, veri e propri tempietti, accanto ai quali venivano collocati strumenti rituali e ciotole o altri recipienti con doni offerti alle divinità. Dai ritrovamenti possiamo solo immaginare che l esterno dell abitazione comprendesse aree coltivate ad orto e zone riservate agli animali domestici. Queste case sembrano avere un unico progetto costruttivo, per cui si può ipotizzare la presenza di nuclei familiari legati da precisi vincoli di parentela.

2 Un esame del terreno può portare l archeologo all identi cazione del tipo di agricoltura praticata; l analisi dei pasti può indicare i tipi di animali che venivano allevati o cacciati. I resti di scarto della ceramica indicano che il vasellame veniva, almeno in parte fabbricato nel villaggio; verso il V secolo a.c. la presenza di ceramica greca viene a dimostrare come per certi oggetti di lusso il commercio fosse esteso anche a prodotti stranieri. Spesso è documentata la produzione metallurgica: frammenti di matrici di fusione, scorie di metallo ci indicano la presenza di piccole of cine. Inoltre negli abitati più antichi si possono trovare strumenti consumati o rotti in corno di cervo. Il rinvenimento di morsi di cavallo mostrano come nel mondo dei Veneti antichi l uso del cavallo fosse ampiamente diffuso. 3. ECONOMIA L agricoltura La coltivazione della terra rappresentava certamente, nel mondo veneto, l attività di maggiore importanza; essa doveva assicurare la costituzione delle scorte alimentari necessarie per il consumo nei mesi durante i quali non poteva più essere suf ciente quanto la natura offriva spontaneamente. L insediamento dei Veneti nella regione padana orientale fu favorito dalla fertilità della terra, dall abbondanza di acque, da un clima assai adatto a consentire un agricoltura orente, ricca di possibilità sia per le varietà vegetali coltivabili che per la quantità di prodotto ottenibile. L importanza fondamentale dell attività agricola è testimoniata dai rinvenimenti: ad esempio, si sono ritrovate macine, vari attrezzi agricoli, immagini che rappresentano scene di vita campestre; in particolare una lamina bronzea con la rappresentazione della scena dell aratura. La produzione maggiormente diffusa era quella dei cereali, in primo luogo del frumento, ma anche dell orzo, del miglio, del Fig.1 - Disegno tratto da situla (V farro, dell avena, della segale; erano coltivate la spelta e le fave, Fig.1 disegno tratto da situla (V )- Treviso )- Treviso i fagioli e i piselli e, possiamo esserne certi, vari tipi di ortaggi. Veniva coltivata anche la vite con una produzione abbondante di vino, tipico prodotto veneto n dai tempi più antichi; vi erano anche piantagioni di lino del quale non si utilizzava solamente la bra tessile, ma anche i semi, dai quali si otteneva olio di spremitura. Diverse immagini di vita campestre incise su lamine e situle ci mostrano che l agricoltura veneta era di livello evoluto, Fig.1 disegno basata tratto sull uso da dell aratro, situla (V collegata )- con Treviso l allevamento del bestiame e con la pastorizia. Fig.1 disegno tratto da situla (V )- Treviso La caccia e la pesca Nel millennio che vide lo sviluppo della storia dei Veneti antichi, caccia e pesca insieme rappresentavano attività fondamentali Fig.2 disegno tratto da disco bronzeo che, ( IV-III accanto ) all allevamento Museo del Civico bestiame Treviso e alla coltivazione della terra, servivano a procurare la quantità di cibo quotidianamente necessaria alle comunità. Il territorio veneto era in vasta parte ricoperto da grandi boschi e da vere e proprie foreste popolate da ogni specie di selvaggina. Si sono ritrovati numerosi oggetti quali impugnature di attrezzi, Fig.2 - Fig.2 Disegno disegno tratto tratto da disco da bronzeo Fig.2 ( disegno IV-III ) tratto da Museo disco Civico bronzeo vata ( IV-III dalle parti ) ossee Museo migliori, Civico più adatte Treviso alla lavorazione, spe- disco bronzeo ( IV-III ) Museo Civico Treviso manici, bicchieri, monili d osso: questa materia prima era rica- Treviso cialmente dalle corna dei cervi. Anche la pesca era ampiamente praticata, sia nelle acque interne ( umi e laghi), sia lungo le coste adriatiche e nelle valli lagunari. In ne non va dimenticata la raccolta di erbe, verdure selvatiche e di frutti spontanei (nocciole, frutti di bosco) che sicuramente completavano la dieta dei Veneti antichi. L allevamento del bestiame Lo studio dei resti ossei ci fornisce il quadro delle specie animali presenti presso i Veneti: si può affermare che le specie domestiche ben conosciute Civico Treviso e allevate erano gli equini, i bovini, gli Fig.3 disegno tratto da situla ( V )-Museo ovini, i caprini, i suini e gli animali da cortile come i gallinacei e i cani. Il cavallo rivestiva una grande importanza, tanto che, oltre ad essere riprodotto in molte raf gurazioni dei bronzetti Fig.3 - Disegno e anche delle stele funerarie, era sepolto nelle stesse necropoli tratto da degli uomini. I bovini, utilizzabili come traino agricolo, erano Fig.3 situla disegno ( V )-Museo tratto da situla ( V )-Museo Civico Treviso Civico Treviso sfruttati come i caprini per i prodotti secondari, dal latte al cuoio, Fig.3 disegno tratto da situla ( V )-Museo Civico Treviso

3 all osso, alla lana; tutti questi animali fornirono Fig.3 disegno la materia tratto prima da situla per la ( V concimazione )-Museo dei campi. Civico I Treviso suini costituivano la fonte principale di fornitura di carne per l alimentazione umana, mentre i bovini e gli ovicaprini erano destinati a questo scopo solo dopo essere stati razionalmente sfruttati per alcuni anni. I Veneti vendevano i loro cavalli ovunque, anche ai Romani. I cavalli venivano rappresentati in molti oggetti, anche nelle laminette votive. Fig 4 - Este, via S.Stefano: modello di sedile con spalliera decorata da una la di animali (primi decenni del III ) Il commercio Fig 4 Este, via S.Stefano: modello di sedile con spalliera decora I Veneti si scambiavano i prodotti agricoli e fila gli oggetti di animali necessari (primi alla decenni vita quotidiana del III ) (falci, coltelli, attrezzi agricoli, vasi di metallo, ceramiche). Esistevano delle vere e proprie botteghe, anche se modeste, nelle quali gli artigiani mettevano in vendita i loro prodotti e svolgevano la loro attività. I Veneti effettuavano scambi anche con altre popolazioni: in Germania ad esempio compravano l ambra e lo stagno, necessario per la produzione del bronzo; vendevano un po ovunque i prodotti degli artigiani, i tessuti, il vino, i cavalli. 4. RELIGIONE I Santuari Gli autori greci e latini hanno lasciato testimonianze solo di pochi dei numerosi santuari dei veneti descrivendone con molta genericità l aspetto. Da queste notizie si può desumere che presso i Veneti, esistevano tipi diversi di santuari: 1- semplici recinti sacri all interno di boschi, luoghi di culto connessi ad acque salutari; 2- santuari oriti in relazione a porti, a luoghi di mercato e a importanti percorsi stradali; 3- santuari di tipo comunitario, centri di unione politica e militare per gli abitanti di un medesimo territorio. Vi erano poi i santuari delle singole comunità, spesso ubicati in prossimità di fonti o corsi d acqua. Non avendo i veneti praticato se non modeste modalità costruttive e per lo più legate a materiali estremamente deperibili, è comprensibile l assenza, notata in tutti gli scavi di santuari, di antiche strutture templari. Lo spazio interno del santuario diveniva così teatro degli atti di culto, quali le processioni, le preghiere, i sacri ci, gli atti libatori. Usualmente gli ex voto, disposti, nel caso si trattasse di statuette votive, su piccoli pilastri o basi in pietra, venivano periodicamente tolti, per far posto ad altri e sepolti all interno dello spazio sacro del santuario, con i resti dei sacri ci. Solo con l avvenimento della romanità alcuni tra i più importanti santuari paleoveneti, come quello di Reitia e quello del Dinosauri a Este si dotarono delle strutture stabili di un tempio del tutto simile a quelli delle città dell Italia romanizzata. Fig.5 - Bronzetto di offerente su pilastro iscritto. Santuario di Reitia. VI Culti Fig.5 e Bronzetto riti di offerente su pilastro iscritto. Santuario di Reitia. VI Le più antiche testimonianze di pratiche religiose sono dei piccoli recipienti in terracotta utilizzati per bere o versare, in onore della divinità, le acque salutari che sgorgavano dai bacini lacustri annessi all area sacra. Al culto delle acque medicamentose è collegata la maggior parte dei santuari paleoveneti il cui pieno sviluppo è situabile tra il IV e il II secolo a.c. Le divinità che vi si veneravano avevano, come fondamentale carattere, quello di proteggere la salute: i devoti ne chiedevano l aiuto spesso offrendo in dono la riproduzione della parte del corpo malata. Il culto all interno dei santuari si svolgeva con modalità prestabilite, i riti collettivi di puri cazione e di iniziazione erano i sacri ci di animali le cui carni venivano offerte alle divinità. Rito di carattere privato, ma talora anche pubblico, era la libagione: consi-

4 steva nel bere e nel versare, spesso solo simbolicamente, liquidi a terra in offerta agli dei, rendendo successivamente inutilizzabile il recipiente usato, mediante la sua rottura. Le fonti letterarie offrono scarsi dati sulle divinità venerate dai Veneti; il geografo greco Stradone testimonia il culto dell eroe Diomede, cui veniva sacri cato un cavallo bianco, e l esistenza di due boschi sacri dedicati ad Era Argiva e ad Artemide Etolica, che Strabone identi- ca con le dee greche Era e Artemide. La dea Reitia, il cui oggetto di culto si trova probabilmente nel santuario di Este, viene chiamata iscritto. Sainate. Santuario di Reitia. VI Fig.5 Bronzetto di offerente su pilastro Fig.6 - Montebelluna (TV): disco in lamina di bronzo con la dea signora degli animali (IV ) Le Fig.6 necropoli Montebelluna (TV): disco in lamina di bronzo con la dea Fig.6 signora Montebelluna degli (TV): disco in lamina di bro animali (IV ) animali (IV ) I Veneti usavano le tombe dei loro morti all esterno delle aree abitate. I gruppi di tombe erano dapprima (IX -inizio VIII) distanti tra loro perché corrispondevano a diversi gruppi di capanne con il passare del tempo e l aumento del numero degli abitanti le tombe si in ttirono costituendo delle vere e proprie Necropoli. Il tipo e la struttura delle tombe variano nel tempo anche in rapporto ai diversi materiali usati per la loro costruzione. Le tombe più antiche (IX inizio VIII secolo a. C.) erano deposte in una semplice buca scavata nel terreno. Dalla seconda metà dell VIII secolo a. C. i resti del defunto e i profeti venivano posti in cassette di lastre di pietra. Dal VI secolo a.c. all uso delle cassette di pietra si af anca quello di cassette di tavole lignee o di grandi vasi di terracotta (dolii). Continua sempre comunque l uso delle semplice buche, generalmente per sepolture più modeste. All esterno la presenza delle tombe doveva essere segnalata in vario modo: da piccoli tumuli di terreno, da ciottoloni, da ammassi di pietrame e, dal VI secolo a. C. in poi, da segnacoli di pietra con il nome del defunto, Fig.6 Montebelluna riservati forse (TV): alle disco tombe in più lamina importanti. di bronzo con la dea signora degli Le animali tombe (IV più ) antiche contenevano in genere i resti di un solo defunto, ma in seguito le casse funebri contennero più ossari, pertinenti a persone della stessa famiglia. Il rito funebre con usato emblema comunemente a chiave dai e dedica veneti fu al la defunto. cremazione. Il defunto veniva bruciato Fig.7 Ciottolo funerario Fig.7 Ciottolo Alveo funerario con emblema a chiav del fiume Bacchiglione in presso una delle Padova. aree V a secolo ciò riservate a.c. all interno della necropoli, su un rogo la cui del fiume Bacchiglione presso Padova. V sec temperatura non portava una completa incinerazione: restavano infatti consistenti pezzi di ossa la cui analisi consente oggi agli antropologi di determinare, in alcuni casi, il sesso e l età dei defunti. Le ossa combuste e gli oggetti bruciati assieme ai defunti erano accuratamente deposti all interno di un vaso-ossuario. All esterno delle tombe più ricche Fig.7 - Ciottolo funerario Fig.7 con Ciottolo emblema funerario nalmente: con emblema piatti, a bicchieri, chiave e coppe, dedica al defunto. Alveo si trovano oggetti rotti intenzio- a del chiave fiume e dedica Bacchiglione forse presso usati Padova. durante V secolo il banchetto a.c. al defunto. Alveo del celebrato prima della chiusura.solo Fig.8 ume Prospetto Bacchiglione stratigrafico raramente degli scavi il defunto di Alessandro non veniva Prosdocimi Fig.8 - Prospetto stratigrafico stratigra co degli scavi di Ales presso Padova. V bruciato ma sepolto: si tratta in di Alessandro Prosdocimi secolo a.c. genere di tombe molto povere. Il corredo funerario Nel IX e nell VIII secolo a.c. le tombe dei Veneti contengono, oltre all ossuario, un corredo costituito da uno o due vasi (contenenti cibi o bevande per il defunto) e da pochi altri oggetti alludenti al sesso del morto. Elementi di abbigliamento ( bule) di ornamento (armille, piccole collane), fusaiole (contrappesi per il corpo), caratterizzano le tombe femminili; rasoi, spilloni ferma-abito, piccoli utensili da Fig.8 lavoro Prospetto le tombe stratigrafico maschili. degli scavi di Alessandro Prosdocimi Fig. 9 - Ossuario biconico con con borchiette di bronzo. Tomba Ricovero 235. Inizi del VII Fig.9 Ossuario biconico con borc

5 Fig.10 - Fibula con arco d ambra e osso. Necropoli Pelà. VI-V sec.a.c Fig.9 Ossuario biconico con borchiette di bronzo. Tomba Ricovero 235. Inizi del VII 5. LINGUA E SCRITTURA L alfabeto in uso presso i Veneti antichi deriva, con alcune modi cazioni, dall alfabeto etrusco. La scrittura secondo il principio alfabetico (un segno per un suono) era stata elaborata dai Fenici. Prima dell VIII secolo a.c. l avevano trasmessa ai Greci, che venuti a contatto nel territorio italiano con gli Etruschi, trasmisero l alfabeto. Sono sostanzialmente derivati da quello etrusco tutti gli alfabeti in uso nell Italia antica e anche quello dei Veneti. Nella trasmissione da una cultura all altra (Fenici- Greci- Etruschi- Veneti) l alfabeto subì delle modi cazioni; ciò rientra nella normalità di queste trasmissioni, nelle diverse lingue non ricorrono esattamente tutti gli stessi suoni. Un altra caratteristica della scrittura venetica è l uso della puntuazione. Si tratta di una tecnica con regole molto complesse (che non è possibile riassumere in breve), ma con una logica precisa, che insegnava ad usare la scrittura costruendo le sillabe, dalle più semplici alle più complesse. La scrittura venetica procedeva quasi sempre da destra a sinistra; le parole non venivano divise, ma si scrivevano tutte di seguito. Ad Este, nel santuario della dea Reitia, sono stati ritrovati due tipi di oggetti connessi con la pratica della scrittura: gli stili scrittori e le lamine alfabetiche. Molti esemplari portano un iscrizione votiva. Fig.10 Gli stili scrittori Fibula sono con gli arco strumenti d ambra che servivano e osso. per Necropoli scrivere; nell antichità Pelà. VI-V vi era sec.a.c l uso di scrivere su tavolette spalmate di cera, incidendo le lettere con l estremità appuntita dello stilo; con l altra estremità, a forma di spatola, si spalmava la cera stessa, cancellando così quanto già scritto, e preparando la tavoletta per un nuovo uso. Fig.10 Fibula con arco d ambra e osso. Necrop Fig.11 Stili scrittori di bronzo con lettere alfab lettere. Santuario di Reitia.V-VI Fig.11 Stili scrittori di bronzo con lettere alfabetiche ripetute o pseudo lettere. Santuario di Reitia.V-VI Fig.11 Stili scrittori di bronzo con lettere alfabetiche ripetute o pseudo lettere. Santuario di Reitia.V-VI

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