AGGIORNAMENTO DEI CASI DI AIDS NOTIFICATI IN ITALIA
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1 AGGIORNAMENTO DEI CASI DI AIDS NOTIFICATI IN ITALIA Reparto AIDS e MST (COA) Viale Regina Elena Roma /11/13 Fax coa@iss.it Giugno 2002 INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI FIGURE Figura 1. Casi di AIDS in Italia per semestre di diagnosi, corretti per ritardo di notifica e tasso annuale di incidenza al 30 giugno Figura 2. Tasso di incidenza di AIDS per regione di residenza (per ab.) per i casi notificati tra luglio 2001 e giugno Figura 3. Età mediana alla diagnosi per sesso e anno di diagnosi 6 Figura 4. Uso di terapie antiretrovirali e regime terapeutico 9 Figura 5. Uso di terapie antiretrovirali pre-aids per categoria di trasmissione 9 TABELLE Tabella 1: Distribuzione annuale dei casi di AIDS, dei casi corretti per ritardo di notifica, dei decessi e del tasso di letalità 2 Tabella 2: Distribuzione annuale dei casi prevalenti di AIDS per regione di residenza 2 Tabella 3: Distribuzione dei casi di AIDS per regione di residenza e per anno di diagnosi 3 Tabella 4: Distribuzione dei casi di AIDS per provincia di segnalazione e di residenza e tasso di incidenza per provincia di residenza 8 4 Tabella 5: Distribuzione percentuale dei casi di AIDS per nazionalità anagrafica. 5 Tabella 6: Distribuzione percentuale dei casi di AIDS per fasce di età e per sesso negli anni 1990, 1995 e Tabella 7: Distribuzione dei casi di AIDS in adulti per categoria di esposizione e per anno di diagnosi 6 Tabella 8: Distribuzione dei casi adulti di AIDS in eterosessuali per tipo di rischio e sesso 6 Tabella 9: Frequenza relativa delle patologie 13 indicative di AIDS in adulti per anno di diagnosi 7 Tabella 10: Distribuzione dei casi pediatrici di AIDS in Italia per regione di residenza e per anno di diagnosi 8 Tabella 11: Distribuzione dei casi pediatrici di AIDS per categoria di esposizione, per anno di diagnosi e per sesso. 8 Tabella 12: Frequenza relativa delle patologie 13 indicative di AIDS in pediatrici per periodo di diagnosi 9 Tabella 13: Differenze percentuali ( ) dei casi AIDS per categoria di trasmissione e anno di notifica 10 Istituto Superiore di Sanità COMMISSIONE NAZIONALE PER LA LOTTA CONTRO L'AIDS Ministero della Salute
2 1. DISTRIBUZIONE TEMPORALE E GEOGRAFICA DEI CASI Dal 1982, anno della prima diagnosi di AIDS in Italia 1, al 30 giugno 2002, sono stati notificati al COA casi cumulativi di AIDS 2. Di questi, (77,9%) erano di sesso maschile, 715 (1,4%) in età pediatrica (<13 anni) o con infezione trasmessa da madre a figlio, e (5,6%) erano stranieri. L'età mediana alla diagnosi, calcolata per gli adulti, era di 34 anni per i maschi (range: 13 anni - 86 anni), e di 33 anni (range: 13 anni - 80 anni) per le femmine. 1.1 L'andamento temporale Nel primo semestre del 2002 sono stati notificati 3 al COA 935 nuovi casi di AIDS, di cui 495 (52,9%) diagnosticati nell ultimo semestre e 387 riferiti a diagnosi effettuate nei semestri precedenti. La figura 1 mostra l andamento del numero dei casi di AIDS segnalati al Registro Nazionale AIDS (RNAIDS), corretti per ritardo di notifica 4. Nella stessa figura è riportato l andamento dei tassi d incidenza per anno di diagnosi. Si evidenzia un costante incremento dell incidenza dei casi di AIDS notificati nel nostro Paese sino al 1995, seguito da una continua diminuzione cominciata nel 1996 ed infine una stabilizzazione delle nuove diagnosi nel periodo più recente. La tabella 1 riporta il numero dei casi e dei deceduti per anno di diagnosi e il relativo tasso di letalità. In totale, pazienti (65,8%) risultano deceduti al 30 giugno Nonostante il numero di decessi per AIDS sia ancora sottostimato 5, a causa della non obbligatorietà della notifica di decesso, il dato riportato è più accurato, rispetto ai precedenti notiziari, grazie ad un indagine nazionale 6 sullo stato in vita dei casi di AIDS effettuata nel corso del La tabella 1 riporta, oltre al numero annuale di nuovi casi corretto per ritardo di notifica la stima dei casi cumulativi di AIDS al 30 giugno 2002 ( casi). Il numero dei casi prevalenti 7 per anno e per regione viene mostrato in tabella La distribuzione geografica La distribuzione dei casi cumulativi per regione di residenza e per anno di diagnosi viene riportata in tabella 3. La figura 2 mostra i tassi di incidenza per 10 N. casi Corretti Tasso di incidenza 8 N. casi 6 4 Tasso per Semestre di diagnosi Figura 1. Casi di AIDS in Italia per semestre di diagnosi, corretti per ritardo di notifica e tasso annuale di incidenza al 30 giugno
3 Tabella 1: Distribuzione annuale dei casi di AIDS, dei casi corretti per ritardo di notifica, dei decessi e del tasso di letalità Anni Casi diagnosticati Casi corretti per ritardo di notifica Morti per anno di decesso Decessi per anno di diagnosi* Tasso di letalità # ** Totale *Il numero di decessi indica quanti dei pazienti, diagnosticati in uno specifico anno, risultano deceduti al ; # il tasso di letalità è calcolato come il rapporto tra i decessi per anno di diagnosi ed i casi diagnosticati nello stesso anno * Tabella 2: Distribuzione annuale dei casi prevalenti di AIDS per regione di residenza Regione * Lombardia Lazio Emilia Romagna Toscana Piemonte Liguria Campania Veneto Sicilia Puglia Sardegna Marche Friuli Venezia Giulia Umbria Abruzzo Calabria Trento Bolzano Basilicata Val D'Aosta Molise Estera Ignota Totale
4 Tabella 3: Distribuzione dei casi di AIDS per regione di residenza e per anno di diagnosi < * Totale Lombardia Lazio Emilia Romagna Piemonte Toscana Veneto Liguria Sicilia Puglia Campania Sardegna Marche Calabria Friuli Venezia Giulia Umbria Abruzzo Trento Bolzano Basilicata Val D'Aosta Molise Estera Ignota Totale regione di residenza (calcolati in base ai soli casi segnalati negli ultimi 12 mesi) permettendo il confronto tra aree geografiche a diversa ampiezza di popolazione. Come si osserva, le regioni più colpite sono nell ordine: la Lombardia, la Liguria, il Lazio e l'emilia Romagna. E' evidente la persistenza di un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia nel nostro Paese, come risulta dai tassi di incidenza che continuano ad essere mediamente più bassi nelle regioni meridionali. La tabella 4 riporta la distribuzione dei casi per provincia di segnalazione e di residenza 8. Tassi di incidenza particolarmente elevati si riscontrano nell ultimo anno a Verbania, Brescia, Rimini, Varese, Genova e Parma. La tabella 5 mostra la distribuzione percentuale dei casi cumulativi di AIDS per nazionalità anagrafica. Si evidenzia nel tempo un aumento della proporzione di casi notificati in cittadini stranieri (dal 1,7% nel al 8,9% nel ). Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei casi di AIDS, si evidenzia, nell ultimo anno, una riduzione dei tassi di incidenza regionali e provinciali più marcata nelle regioni del nord Italia. I principali fattori che potrebbero spiegare la differente entità della riduzione di incidenza in aree diverse sono: - un probabile aumento del ritardo di notifica legato alla riorganizzazione del sistema di sorveglianza in alcune regioni; - una reale riduzione dell incidenza di AIDS più Figura 2. Tasso di incidenza di AIDS per regione di residenza (per ab.) per i casi notificati tra luglio 2001 e giugno
5 Tabella 4: Distribuzione dei casi di AIDS per provincia di segnalazione e di residenza e tasso di incidenza per provincia di residenza 8 Provincia Segnalazione Residenza Tasso di incidenza Provincia Segnalazione Residenza Tasso di incidenza Verbania ,4 Catania ,0 Brescia ,1 Grosseto ,9 Rimini ,8 Napoli ,9 Varese ,7 Oristano. 40 1,9 Genova ,6 Latina ,8 Parma ,6 Pordenone ,8 Cagliari ,4 Aosta ,7 Massa Carrara ,0 Foggia ,7 Milano ,0 Macerata ,7 Roma ,0 Messina ,7 Bergamo ,4 Vibo Valentia ,7 Lecco ,3 Bolzano - Bozen ,6 Forlì ,1 Siena ,6 Como ,9 Venezia ,6 Viterbo ,9 Vicenza ,6 Savona ,6 Sassari ,5 Taranto ,4 Asti ,4 Ravenna ,3 Bari ,4 Livorno ,2 Pescara ,4 Reggio Emilia ,0 Teramo ,4 Ferrara ,9 Arezzo ,3 Biella ,7 Campobasso ,3 Lodi ,7 Catanzaro ,3 Piacenza ,7 Palermo ,3 Bologna ,6 Pesaro e Urbino ,2 Cremona ,4 Trieste ,2 Mantova ,3 Udine ,2 Lucca ,2 Caltanissetta ,1 Prato ,2 Brindisi ,0 Rovigo ,2 L'Aquila ,0 Firenze ,1 Siracusa ,0 Pavia ,1 Cosenza ,9 Pisa ,1 Reggio Calabria ,9 Terni ,1 Trapani ,9 Pistoia ,0 Caserta ,8 Torino ,0 Potenza ,8 Imperia ,8 Avellino ,7 Sondrio ,8 Benevento ,7 Enna ,7 Rieti ,7 Verona ,6 Lecce ,6 Ascoli Piceno ,5 Salerno ,6 Cuneo ,4 Agrigento ,4 Novara ,4 Frosinone ,4 Alessandria ,3 Nuoro ,4 Ancona ,3 Chieti ,3 Treviso ,3 Ragusa ,3 Crotone ,2 Belluno ,0 La Spezia ,2 Gorizia ,0 Padova ,2 Isernia 2 9 0,0 Perugia ,2 Matera ,0 Trento ,2 Estera Vercelli ,2 Ignota Modena ,1 Totale marcata in determinate aree, attribuibile ad esempio ad un più facile accesso dei sieropositivi alle terapie antiretrovirali, con conseguente ritardo della diagnosi di AIDS. Dal momento che non è possibile escludere altri fattori in grado di determinare variazioni geografiche nella riduzione dei tassi di incidenza, si raccomanda di interpretare con cautela l attuale andamento. 4
6 2. CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE E MODALITÀ DI TRASMISSIONE 2.1 Le caratteristiche demografiche La tabella 6 mostra la distribuzione dei casi per fascia d'età e sesso negli anni 90, 95 e nel Il 71,7% del totale dei casi si concentra nella fascia d'età anni. In particolare è aumentata la quota di casi nella fascia d età anni (per i maschi dal 13,9% nel 1990 al 30,9% nel 2000 e per le femmine dal 7,2% nel 1990 al 2.2 Modalità di trasmissione Tabella 5: Distribuzione percentuale dei casi di AIDS per nazionalità anagrafica. < * Totale Area geografica Italia 97,3 95,8 94,9 91,1 86,8 85,1 94,4 Africa 0,7 1,7 2,1 4,1 6,3 8,9 2,4 Asia 0,1 0,1 0,2 0,3 0,5 0,5 0,2 Europa Occidentale 0,5 0,6 0,9 0,8 0,5 0,4 0,6 Europa Est 0,1 0,1 0,1 0,4 0,6 0,9 0,2 Nord America 0,2 0,2 0,1 0,1 0,2 0,0 0,1 Sud America 0,9 1,4 1,5 2,6 3,2 2,8 1,6 Non Specificata 0,2 0,2 0,2 0,6 1,9 1,4 0,4 Tabella 6: Distribuzione percentuale dei casi di AIDS per fasce di età e per sesso negli anni 1990, 1995 e Anno di diagnosi Maschi Femmine Totale ( *) Maschi Femmine Totale N N N N. 584 N N. 459 N N N Età (anni) > ,7% nel 2000). L età mediana alla diagnosi dei casi adulti di AIDS mostra un aumento nel tempo, sia tra i maschi che tra le femmine. Infatti, se nel 1985 la mediana era di 29 anni per i maschi e di 24 per le femmine, nel 2002 le mediane sono salite rispettivamente a 40 e 36 anni (Figura 3). Nell ultimo decennio la proporzione di pazienti di sesso femminile tra i casi adulti è andata progressivamente aumentando, passando dal 16,0% del 1985 al 24,2% del 2000 (dati non mostrati). La distribuzione dei casi adulti per anno di diagnosi e categoria di esposizione 9 (Tabella 7) evidenzia come il 61,5% del totale dei casi sia attribuibile alle pratiche associate all'uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa (tossicodipendenti + tossicodipendenti/omosessuali). La distribuzione nel tempo mostra un aumento della proporzione dei casi attribuibili alla trasmissione sessuale (omosessuale ed eterosessuale) ed una corrispondente diminuzione dei casi attribuibili alle altre modalità di trasmissione. Particolare cautela è necessaria nell interpretare l andamento crescente dei casi appartenenti alla categoria Altro/non determinato : infatti, l indagine periodica condotta su questi casi, volta alla riclassificazione dei fattori di rischio, non è completa per i casi con diagnosi recente. Pertanto è stata stimata 10 la proporzione di casi con fattore di rischio altro/non determinato che verrebbe riattribuita alle diverse categorie di esposizione in base a quanto era emerso da una precedente 5
7 40 38 Uomini Donne Età * Anno di diagnosi Figura 3. Età mediana alla diagnosi per sesso e anno di diagnosi Tabella 7: Distribuzione dei casi di AIDS in adulti per categoria di esposizione e per anno di diagnosi Modalità di Periodo Di Diagnosi trasmissione < * Totale Maschi Femmine Omo/Bisessuale N % Tossicodipendente N % TD-OMO N % Emofilico N % Trasfuso N % Contatti N eterosessuali % Altro/ N Non determinato % Totale **TD-OMO = Tossicodipendenti/Omosessuali. Tabella 8: Distribuzione dei casi adulti di AIDS in eterosessuali per tipo di rischio e sesso Maschi con partner Femmine con partner Tipo di rischio eterosessuale HIV non noto HIV noto HIV non noto HIV noto Totale Originario di zona endemica Partner bisessuale Partner tossicodipendente Partner emofilico/trasfuso Partner di zona endemica Partner promiscuo* Totale *Pazienti che hanno presumibilmente contratto l'infezione per via eterosessuale (inclusi i partner di prostituta e le prostitute) non includibili in nessuna delle altre categorie 6
8 indagine condotta dal COA (vedi Notiziario dell Istituto Superiore di Sanità Vol.11, N. 1, supplemento 1, gennaio 1998). Secondo l attuale stima la metà dei maschi e tre quarti delle femmine verrebbero riattribuiti alla categoria contatti eterosessuali. La distribuzione dei casi di AIDS attribuibili a rapporti eterosessuali 11 (9.070 casi), ulteriormente suddivisa in base al tipo di rischio, è presentata in tabella 8. Tabella 9: Frequenza relativa delle patologie 13 indicative di AIDS in adulti per anno di diagnosi < * Totale patologie Definizione di caso dal 1987 Candidosi (polm. e esofagea) Polmonite da Pneumocystis Carinii Toxoplasmosi cerebrale Micobatteriosi Altre infezioni opportunistiche** Sarcoma di Kaposi (KS) Linfomi Encefalopatia da HIV Wasting Syndrome Definizione di caso dal 1993 Carcinoma cervice uterina Polmonite ricorrente Tubercolosi Polmonare # I valori in corsivo indicano il numero assoluto (e relative frequenze) secondo la vecchia definizione di caso 1987; Disseminata o extrapolmonare; ** Include: Criptococcosi, Criptosporidiosi, Infezione da Cytomegalovirus, Infezione da Herpes simplex, Isosporidiosi, Leucoencefalopatia multifocale progressiva; Salmonellosi, Coccidioidomicosi, Istoplasmosi. 3. PATOLOGIE INDICATIVE DI AIDS La tabella 9 riporta la distribuzione delle patologie che fanno porre la diagnosi di AIDS in adulti, per anno di diagnosi 12. Le tre nuove patologie incluse nella definizione di caso del 1993 hanno contribuito per il 5,1% del totale delle diagnosi negli anni , per l 8,6% nel , per il 9,8% negli anni e per il 9,0% nel periodo CASI PEDIATRICI Dei casi segnalati fino al 30 giugno 2002, 715 (1,4%) sono stati registrati nella popolazione pediatrica (pazienti con età alla diagnosi inferiore ai 13 anni o a trasmissione verticale). In tabella 10 è riportata la distribuzione dei casi per regione di residenza e per anno di diagnosi. Il maggior numero di casi si registra in Lombardia, seguita da Lazio ed Emilia Romagna. La diffusione dell AIDS pediatrico sembra ricalcare la distribuzione geografica dell epidemia riportata per i casi segnalati negli adulti 14. La cospicua diminuzione dei casi di AIDS pediatrici che si è registrata a partire dal 1997 può in parte considerarsi un effetto delle campagne di prevenzione e dell applicazione delle linee guida relative al trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza La tabella 11 mostra l andamento temporale dell infezione pediatrica per categoria di esposizione, anno di diagnosi e sesso. Dal ad oggi non sono stati più riportati casi in emofilici. Dei 669 (93,6%) casi pediatrici che hanno contratto l'infezione dalla madre, 351 (52,5%) sono figli di madre tossicodipendente, mentre 239 (35,7%) sono figli di donne che hanno acquisito l infezione per via sessuale (dati non mostrati). La distribuzione delle patologie indicatrici di AIDS per periodo di diagnosi 12, evidenzia una diminuzione delle diagnosi di Polmonite interstiziale linfoide (dal 20,8% nel al 0,0% nel ) ed un aumento della Toxoplasmosi cerebrale (tabella 12). 5. TRATTAMENTO TERAPEUTICO PRECE- DENTE LA DIAGNOSI DI AIDS Dal primo gennaio 1999 la scheda di notifica raccoglie anche una serie di informazioni anamnestiche (ultimo test HIV-negativo, viremia 7
9 Tabella 10: Distribuzione dei casi pediatrici di AIDS in Italia per regione di residenza e per anno di diagnosi Regione * Totale Lombardia Lazio Emilia Romagna Toscana Piemonte Veneto Campania Liguria Puglia Sicilia Sardegna Abruzzo Calabria Trentino Alto Adige Umbria Marche Basilicata Friuli Venezia Giulia Molise Val D Aosta Estera Ignota Totale Tabella 11: Distribuzione dei casi pediatrici di AIDS per categoria di esposizione, per anno di diagnosi e per sesso. Categoria di esposizione < * Totale Maschi Femmine Trasmissione verticale % 94,0 94,7 98,5 92,3 72,7 54,5 93,6 91,1 95,9 Emofilici % 3,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,1 4,3 0,0 Trasfusi % 1,8 3,5 0,7 0,0 0,0 0,0 1,7 1,4 1,9 Altro Non determinato % 0,3 1,8 0,7 7,7 27,3 45,5 2,7 3,2 2,2 Totale plasmatica alla diagnosi di AIDS, il regime terapeutico antiretrovirale più aggressivo e le profilassi delle infezioni opportunistiche effettuate prima della diagnosi di AIDS). La figura 4 mostra che solo il 34,8%, dei casi notificati negli ultimi anni, ha ricevuto un trattamento terapeutico antiretrovirale. Di questi, a circa tre quarti è stata loro somministrata una combinazione con tre farmaci antiretrovirali. Risultano inoltre, delle differenze per modalità di trasmissione avendo soltanto il 23% dei pazienti con fattore di rischio sessuale (cioè omosessuali ed eterosessuali), contro oltre il 50% dei tossicodipendenti, effettuato una terapia antiretrovirale (figura 5). 8
10 Tabella 12: Frequenza relativa delle patologie 13 indicative di AIDS in pediatrici per periodo di diagnosi < * Totale patologie Candidosi (Polmonare e esofagea) 11,8 10,0 11,5 11,9 4,8 13,3 Polmonite da Pneumocystis carinii 16,0 18,6 14,5 8,5 4,8 26,7 Toxoplasmosi cerebrale 1,8 0,0 1,2 1,7 9,5 0,0 Infezione da Cytomegalovirus 9,0 7,9 9,7 3,4 0,0 6,7 Micobatteriosi* 1,0 0,7 1,8 15,3 4,8 6,7 Infezioni batteriche ricorrenti 11,0 12,9 10,3 16,9 28,6 6,7 Polmonite Interstiziale Linfoide 20,8 10,0 9,7 11,9 0,0 6,7 Altre infezioni opportunistiche** 5,8 7,1 3,0 6,8 4,8 13,3 Tumori (KS e Linfomi) 2,0 1,4 4,2 1,7 0,0 6,7 Encefalopatia da HIV 13,6 18,6 23,6 16,9 42,9 6,7 Wasting Syndrome 7,4 12,9 10,3 5,1 0,0 6,7 * Comprende: M. Tubercolosis o da altri micobatteri o da specie non identificata: disseminata o extrapolmonare. ** Include: Criptococcosi, Criptosporidiosi, Infezione da Herpes simplex, Isosporidiosi, Leucoencefalopatia Multifocale Progressiva, Salmonellosi. Non noto 2,7% Non nota 60 Tripla 1787 No 62,5% Si 34,8% Doppia 307 Mono 97 Figura 4. Uso di terapie antiretrovirali e regime terapeutico SI NO NON NOTA Altro/Non determinato Trasmissione verticale Contatti eterosessuali Trasfusi/emofilici Tossicodipendenti Omo/Bisesessuali % 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Figura 5. Uso di terapie antiretrovirali pre-aids per categoria di trasmissione 9
11 Tabella 13: Differenze percentuali ( ) dei casi AIDS per categoria di trasmissione e anno di notifica Categoria di trasmissione * Omosessuali , , , , , ,4 292 Tossicodipendenti , , , , , ,7 666 TD-OMO , , , ,9 11 9, ,7 17 Emofilici 32-21, ,0 6-33,3 4 0,0 4 50,0 6-16,7 5 Trasfusi 42-19, , , , ,3 8-62,5 3 C. eterosessuali , , , , , ,9 680 Trasmissione vert , ,9 26 0, , ,3 8 12,5 9 Altro/Non det , , , , , ,4 109 Totale , , , , , , COMMENTO La diminuzione dell incidenza dei casi di AIDS osservata a partire dalla metà del 1996 si conferma anche per il periodo *, anche se risulta meno evidente, e sembra tendere alla stabilizzazione. Negli ultimi 12 mesi si è registrata una flessione nel numero delle notifiche dei casi di AIDS di circa l 8,0% rispetto al periodo precedente. La diminuzione, seppur lieve, si riscontra in quasi tutte le principali categorie di esposizione (tabella 13). Come suggerito da alcune simulazioni (con dei modelli matematici) sull andamento dei casi di AIDS, la repentina diminuzione di casi verificatasi negli ultimi anni non è attribuibile ad una riduzione delle infezioni da HIV (V), ma soprattutto all effetto delle terapie antiretrovirali combinate (I,II,III,IV,VII,VIII). Tale effetto è presente in tutte le categorie di rischio (I), anche se l accesso a tali terapie prima dell AIDS è fortemente condizionato dalla conoscenza della condizione di sieropositività HIV (VI), che può variare a seconda della categoria considerata. Le limitate conoscenze sulla durata dell effetto delle nuove terapie, la mancanza di una stima precisa della diffusione dei farmaci antiretrovirali, e di eventuali differenze nei singoli sottogruppi, rendono più problematica la stima della curva epidemica delle infezioni da HIV. Il serbatoio di infezione è ancora ampio, e si stima che i sieropositivi nel nostro paese siano fra gli 80 e i I sistemi di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, per ora attivi solo in alcune regioni, mostrano una stabilizzazione dell incidenza di nuove infezioni negli ultimi tre anni. È quindi necessario non abbassare la guardia e rafforzare, a livello nazionale, i sistemi di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV. 10
12 Note Tecniche 1 - In Italia, la raccolta sistematica dei dati sui casi di Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS) è iniziata nel 1982 e, nel giugno 1984, e stata formalizzata in un Sistema di Sorveglianza Nazionale attraverso il quale vengono segnalati i casi di malattia diagnosticati dalle strutture cliniche del Paese. Con il decreto del 28 novembre 1986 (DM n. 288), l'aids è divenuta in Italia una malattia infettiva a notifica obbligatoria. Dal 1987, il Sistema di Sorveglianza è gestito, dal Centro Operativo AIDS (COA) dell Istituto Superiore di Sanità (ISS). In collaborazione con le regioni, il COA provvede alla raccolta, all analisi periodica dei dati ed alla pubblicazione e diffusione di un rapporto trimestrale. 2 - I criteri di diagnosi di AIDS adottati sono stati, fino al gennaio 1993, quelli della definizione dell'oms/cdc A partire dal 1 gennaio 1993, la definizione di caso adottata in Italia si attiene alle indicazioni del Centro Europeo dell OMS. Quest ultima aggiunge altre tre patologie indicative di AIDS: la tubercolosi polmonare, la polmonite ricorrente e il carcinoma invasivo della cervice uterina. 3 - L anno di notifica non coincide necessariamente con l anno di diagnosi, ma può essere successivo (es.: caso diagnosticato nell anno 1985 ma notificato nel 1990). 4 - La distribuzione temporale dei casi è influenzata dal ritardo di notifica, cioè dal tempo che intercorre dalla data della diagnosi del caso al momento in cui la notifica perviene al COA. Ciò determina una sottostima nel numero di nuovi casi, particolarmente evidente negli ultimi trimestri di diagnosi. Il numero dei casi viene pertanto corretto attraverso il metodo di correzione messo a disposizione dal Centro Europeo di Sorveglianza Epidemiologica (Heisterkamp S. H., Jager J. C. & Ruitenberg E. J. et al Correcting reported AIDS incidence: a statistical approach. Stat. Med., 8: ). Altro elemento, che influenza le reali dimensioni del fenomeno, è la sottonotifica dei casi di AIDS, cioè quella quota di casi che, non segnalata, sfugge al Sistema di Sorveglianza. Studi preliminari hanno permesso di stimare per l'italia un tasso di sottonotifica vicino al 10% 5 - In Italia la notifica di decesso per AIDS non è obbligatoria. 6 - Ad oggi solo alcune regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia G., Lazio, Liguria, Lombardia, Toscana, Valle D Aosta e Veneto effettuano il follow-up attivo di mortalità e forniscono routinariamente tali dati al COA. Per questo motivo nel 1998 il COA, in collaborazione con il gruppo di ricerca che si occupa dello studio di mortalità per AIDS presso il Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica (LEB) dell ISS, ha avviato un indagine attiva (presso le anagrafi) sullo stato in vita dei casi di AIDS estesa a tutto il territorio nazionale. L indagine è stata condotta per le regioni che non effettuano routinariamente l aggiornamento dello stato in vita. 7 - I casi prevalenti in un determinato anno sono tutti quelli diagnosticati negli anni precedenti, o nello stesso anno, e vivi (anche per un solo giorno dell anno considerato). A causa del ritardo di notifica di decesso, il numero dei casi prevalenti riportato per gli anni più recenti va valutato con cautela, poiché non è corretto per i casi di decesso in tali anni. 8 - Le province che hanno un numero di casi residenti maggiore dei casi segnalati hanno esportato casi, in termini assistenziali; viceversa, quelle con più casi segnalati ne hanno importati. Il tasso di incidenza (x abitanti) per provincia è calcolato sul numero di notifiche pervenute al COA nel negli ultimi 12 mesi. 9 - Le categorie di esposizione hanno un ordine gerarchico che risponde ai criteri del sistema di sorveglianza europeo dell AIDS. Ogni caso è classificato in un solo gruppo. I soggetti che presentano rischi multipli sono classificati nel gruppo più importante in termini gerarchici. Infine, vengono effettuate indagini periodiche per tre diversi gruppi di pazienti al fine di riclassificarli nelle categorie di esposizione classiche: a) pazienti che hanno dichiarato di aver avuto soltanto rapporti eterosessuali con partner che non avevano un fattore di rischio noto; b) pazienti che hanno avuto una trasfusione; c) pazienti senza fattore di rischio noto, (categoria altronon determinato ) La riattribuzione del fattore di rischio è stata effettuata mediante l uso di un modello matematico che calcolava la probabilità di appartenere ad una categoria di trasmissione in base a sesso, anno di diagnosi ed ai risultati di una precedente indagine condotta dal COA (v. testo) La categoria di esposizione contatti eterosessuali comprende i soggetti che hanno un partner a rischio dell altro sesso. Quando è nota la sieropositività del partner, questa informazione viene riportata esplicitamente. Sono stati considerati come casi attribuibili a trasmissione eterosessuale anche i casi con partner promiscuo che includono i "partner di prostituta" e le prostitute I dati relativi alla distribuzione delle patologie opportunistiche indicative di AIDS fanno riferimento ai quadri clinici presenti all esordio della malattia e non a tutte le patologie diagnosticate durante l intero decorso clinico. Se l esordio è caratterizzato da più di una patologia, ne vengono conteggiate un massimo di sei occorse entro 60 giorni dalla prima Per ogni caso possono essere indicate più di una patologia indicativa di AIDS; pertanto il numero di patologie riportate in un anno può essere superiore al numero di casi segnalati nello stesso anno Le differenze osservabili tra le regioni per ciò che riguarda la distribuzione dell AIDS pediatrico risentono anche della diversa disponibilità di centri clinici pediatrici sul territorio.
13 Riferimenti bibliografici I- Pezzotti P, Napoli PA, Acciai S et al. Increasing survival time after AIDS in Italy: the role of new combination antiretroviral therapies. AIDS 1999, 13: II- Porta D, Rapiti E, Forastiere F, Pezzotti P, Perucci CA. Changes in survival among people with AIDS in Lazio, Italy from 1993 to AIDS 1999, 13: III- Palella FJ, Delaney KM, Morman AC et al. Declining morbidity and mortality among patients with advanced human immunodeficiency virus infection. N Engl J Med 1998, 338: IV- Mocroft A, Vella S, Benfield TL, et al.: Changing patterns of mortality across Europe in patients infected with HIV-1. LANCET 1998, 352: V- Rezza G, Pezzotti P, Balducci M. Attualità sull andamento dell epidemia di AIDS/HIV in Italia. G. Ital. Mal. Infett. 1998, 4: VI- Napoli PA, Dorrucci M, Serraino D, et al. Frequency and determinants of use of antiretroviral and prophylactic therapies against Pneumocystis carinii Pneumonia (PCP) before AIDS diagnosis in Italy. European Journal of Epidemiology 1998, 14: VII- Egger M, Hirschel B, Francioli P, et al.: Impact of new antiretroviral combination therapies in HIV infected patients in Switzerland: prospective multicentre study. BMJ 1997, 315: VIII- Detels R, Munoz A, McFarlane G, et al.: Effectiveness of Potent Antiretroviral Therapy on Time to AIDS and Death in Men With Known HIV Infection Duration. JAMA, 1998, 280:
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PIEMONTE TORINO 12 581 123 12 5 2 7 574 581 60 47 12 59 4 123 8 8 131 VERCELLI 0 7 0 0 0 0 0 7 7 0 0 0 0 0 0 0 0 0 BIELLA 1 27 7 1 0 0 0 27 27 5 2 0 2 0 7 0 0 7 VERBANIA 0 41 2 0 1 0 1 40 41 0 2 0 2 0
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