Educare nella pace MENSILE DELL AZIONE CATTOLICA TICINESE. 87 anno LXXXVII N. 1 Gennaio 2008 in cruce gloriantes. In questo numero: 2 Spazi di vita

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1 87 anno LXXXVII N. 1 Gennaio 2008 in cruce gloriantes MENSILE DELL AZIONE CATTOLICA TICINESE Educare nella pace In questo numero: 2 Spazi di vita 4 Educare, impegno arduo 5-6 Lettera ad un adolescente 9-11 Messaggio di pace Spazio giovani 15 Nennolina

2 la parola dell assistente Educare con spazi di vita cristiana La lettera pastorale di mons. Vescovo per l anno pastorale in corso sul tema dell educazione ci spinge ad una riflessione approfondita su questo tema: un ambito che viene da più parti ormai definito come un emergenza, l emergenza educativa, appunto. La lettera del Vescovo si presenta come un documento che contribuisce all analisi della questione e che dà molti impulsi per un positivo confronto con questa sfida e per una feconda ricerca di soluzioni. Tra i tanti ambiti sottolineati da mons. Vescovo, mi sembra particolarmente importante soprattutto in prospettiva pastorale accennare alla questione degli spazi educativi, gli spazi per un cammino cristiano concreto. Una volta si chiamavano oratori, oggi chiamiamoli come vogliamo: punti d incontro; centri giovanili; spazi aperti, ma dobbiamo far rivivere strutture di attenzione e di servizio per i ragazzi. Nella nostra realtà di organizzazione parrocchiale polverizzata non è pensabile che in ogni singola parrocchia ci siano strutture per i ragazzi preadolescenti, adolescenti e giovani, ma in ogni zona pastorale è necessario far sorgere nuove strutture che si interessino dell accompagnamento delle nuove generazioni (p. 56). E ancora: Richiamo questo passaggio inevitabile nel processo educativo attraverso il «gruppo» [di coetanei], perché ci si convinca come educatori della necessità di avere luoghi di incontro nei quali lo spazio a disposizione offra un punto di ri-ferimento per consolidare amicizie, istanze di crescita, operatività e collaborazione per le più svariate attività (p. 70). È incredibile come una realtà così consolidata e radicata nello stile di vita di un tempo, quale lo era la realtà degli oratori, abbia potuto sciogliersi e squagliarsi letteralmente come neve al sole. Le motivazioni sono certamente diversificate, non da ultimo la crisi della fede; l ampliamento esponenziale dell offerta sportiva, culturale e ricreativa a favore della gioventù; il tentativo dello Stato di assumersi questa responsabilità educativa nel tempo libero dei giovani. Non da ultimo, nemmeno, la responsabilità delle comunità parrocchiali e dei parroci che forse in questo progetto educativo non hanno più creduto più di tanto. Ma, con ogni probabilità, è stato un errore. Ce lo dimostrano le realtà oratoriali della vicina Italia (anche al Nord, appena oltre il confine: cose davvero incredibili!), ce lo dimostra il rimpianto che è rimasto di quel tempo in cui frotte di ragazzi e giovani si recavano all oratorio per imparare la dottrina, per la preghiera del vespro, per divertirsi in amicizia, per avere una sana scusa di uscire di casa. È un treno che ci è sfuggito: siamo rimasti in piedi sul binario della stazione guardando il treno che si allontanava; ed ora siamo ancora fermi sullo stesso binario nella vana speranza che ne giunga un altro. Vana speranza? Forse dipende da quanto ci crediamo ancora, oggi, e da quanto, oggi, siamo disposti ad investire in mezzi, in persone, in tempo, in energie. Forse non sarà più possibile ricostruire ciò che era l oratorio di qualche decennio fa, ossia un fenomeno di cultura, di massa; ma sarà possibile permettere a quella ormai molto ridotta percentuale di ragazzi e ragazze che prendono ancora sul serio la fede (5%? 10%) di fare un esperienza di vita cristiana in spazi che ne offrono la possibilità e l opportunità. Soprattutto un opportunità per la Comunità cristiana di oggi di prendersi cura della prossima generazione nella fede: questa volta, forse, non tanto dal punto di vista quantitativo, quanto piuttosto da quello qualitativo. don Massimo Gaia 2 Spighe Gennaio 2008

3 dal presidente Pace ed educazione: un binomio che passa dalla famiglia Educare all amore Il nuovo anno inizia con due temi forti che diventano per noi spunto di riflessione personale e impegno di formazione: la pace e l educazione. Alla pace è dedicato il messaggio di Papa Benedetto per la giornata mondiale del 1 gennaio, che abbiamo da poco celebrato. All educazione è invece dedicata la Lettera pastorale Figlio, perché ci hai fatto questo? che il nostro vescovo Pier Giacomo ci invita a leggere e tradurre in azione concreta. Due temi che provvidenzialmente quest anno si legano tra loro in modo particolarissimo. Il Santo Padre infatti pone la questione della pace partendo dalla famiglia, primo luogo dove ci si educa a questo valore. Nel suo messaggio Famiglia umana, comunità di pace (che presentiamo più dettagliatamente in altre pagine) il Papa paragona la famiglia umana alla famiglia naturale, intima comunione di vita e d amore, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, che costituisce il luogo primario della umanizzazione della persona e della società, la culla della vita e dell amore. A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la prima società naturale, un istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale. Partire dalla famiglia, dunque, per comprendere il valore dello stare insieme non perché ci si deve sopportare, ma perché si possa sperimentare quell amore che permette agli uomini di costruire anziché distruggere, unire anziché dividere, progredire antiché regredire verso i primordiali istinti. Alla famiglia dopo aver dedicato ad essa la lettera pastorale dell anno scorso il nostro vescovo dedica anche il terzo capitolo della sua lettera di quest anno, sapendo bene però che nessun altro campo le è precluso nel difficile compito educativo. In questo numero di Spighe cercheremo di riflettere su questi aspetti. Così come faremo nei diversi incontri che verranno proposti in questa seconda parte dell anno pastorale. La responsabilità educativa e formativa vede da sempre l Azione Cattolica impegnata in prima linea, alleata alla famiglia che oggi, come non mai, va difesa, aiutata, salvaguardata, promossa. Perché insieme possiamo tendere alla vera pace fra tutti gli uomini. Luigi Maffezzoli Il libro del mese Un libro che ha il sapore della vita e che nasce dalla vita, quella vera, quotidiana che vede la famiglia alle prese con un mondo in continua evoluzione che rischia di risucchiarla nei suoi modelli e stili di vita. Un incontro-scontro che può diventare un opportunità importante di crescita se la famiglia saprà ritornare alle proprie origini, riscoprendo il patto che la tiene unita, che l ha chiamata in vita e che la rende luogo privilegiato della comunicazione dell amore. Solo dopo aver recuperato tutta intera la sua forza potrà rimettersi in gioco e affrontare il futuro addomesticandolo invece di subirlo, progettandolo, in luogo di venirne investita, anticipandolo, invece di corrergli dietro. Corinne Zaugg, Educare per la vita. Famiglia e comunicazione, Edizioni dell Immacolata, Bologna, 2003, pag. 114, 8 Gennaio 2008 Spighe

4 dalla diocesi La Lettera pastorale Figlio, perché ci hai fatto questo? Educare, impegno arduo ma doveroso Dopo la Lettera pastorale 2006 su matrimonio e famiglia, dal titolo Non hanno più vino, eccomi a mantenere l impegno di riflettere con voi su alcune tematiche riguardanti l educare oggi. Voglio cioè considerare l impegno arduo di far crescere in modo adulto, maturo e responsabile le giovani generazioni o, come altri preferiscono dire, di introdurle nell esperienza totale della vita. Sono ben consapevole di affrontare un argomento complesso, delicato, discusso e di fronte al quale ci si trova oggi smarriti. Complesso: per i diversi piani coinvolti, ma anche per le molteplici istituzioni che entrano nel processo educativo. Delicato: perché dalla sua riuscita o meno deriva il successo o il fallimento nella vita e, per chi crede, nell eternità di una persona umana. Discusso: per i molteplici e contrastanti punti di vista, tra posizioni iperpermissive e libertarie da un lato e posizioni autoritarie e repressive dall altro. Cercherò di assumere un punto di vista non parziale né settoriale, nel tentativo di sottrarmi a prospettive unilaterali. Nel 1987 una sintesi felice ed avvincente sui problemi dell educazione è stata proposta dal cardinale Carlo Maria Martini con una sua lettera pastorale dal titolo Dio educa il suo popolo, seguita nel 1988 da Itinerari educativi, il cui assunto centrale era emblematicamente Educare è cosa del cuore, del cuore non inteso tanto in senso sentimentale, ma come elemento e sintesi vitale ed esistenziale. Mi sono domandato come impostare questo discorso non facile né semplice ed ho optato per considerarlo nei suoi ambiti maggiori: la famiglia, la comunità cristiana, la scuola, gli amici, la società, i nuovi mezzi di comunicazione. + Pier Giacomo Grampa La lettera pastorale può essere richiesta alla Curia vescovile (costo: fr. 10 per copia + spese di spedizione), telefono , curialugano@catt.ch Spighe Gennaio 2008

5 educare Lettera ad un adolescente (ma che possono leggere anche i suoi genitori) Era meglio nascere orfani? Era meglio nascere orfani spesso dice sarcastico, don Antonio Mazzi, che di famiglia e dintorni se ne intende. E non dubito che spesso quando la mamma si lancia nelle sue inesauribili prediche che prendono le mosse dai tempi di Adamo e il papà si arrabbia perché non avete segnato l ultimo rigore o perché vi sono almeno cinque errori evitabili nel vostro ultimo compito in classe di inglese, lo avrete già pensato anche voi. Ah che bello! Essere liberi come Pippi Calzelunghe. Vivere da soli nella vostra casa Villacolle, senza che nessuno vi dica nulla di come fare, cosa dire, di come essere! Sogni. Sì sogni. Condivisi, però. Da tutta quella generazione di ragazzi che come voi, si sta oggi, affacciando alla vita. Lo so, non vi piace essere chiamati adolescenti, venir messi tutti in uno stesso calderone solo perché vi trovate a passare per una determinata fascia di età. Una fascia di età che, oltretutto, sembra far problema. Soprattutto per chi ne è fuori: genitori, educatori, insegnanti. Ma torniamo a noi. Cioè a voi: a voi che non vedete l ora di sfondare, per entrare nel mondo e che la famiglia, che vi ha tenuto al caldo per tutti questi anni, faccia un passo indietro, lasciandovi finalmente il vostro spazio, la vostra libertà. È un momento difficile per i vostri genitori. Dovete aver pazienza. Per loro è una specie di prova del fuoco. Tanto hanno detto, tanto hanno fatto negli anni passati e ora devono stare sulla riva e vedervi prendere il curiose come Alice nel Paese delle Meraviglie largo sulle vostre (fragili?) barche! Non tutti ne sono capaci. È come spezzare ancora una volta il cordone ombelicale. Fa male. Anche a voi. Lo so. Lo capisco da certi ripiegamenti. Da certe incoerenze. Da come certe volte vi sbattete la porta dietro alle spalle. Non ce l avete con noi. È semplicemente che vi state accorgendo che la vita è difficile, là fuori. Oggi è l amica del cuore che vi ha appena detto qualcosa che avreste preferito non sapere, domani è quello sguardo che non è arrivato, dopodomani ancora, è la versione di latino che è andata bene a tutti, meno che a voi. Una volta bastava l abbraccio della mamma e il male passava. Oggi è diverso. Non tutto si cancella con un bacio. Non più. Però credetemi. Non siete soli. L alleanza con questi vostri genitori un po spersi e un po in crisi, è ancora possibile. Ve l ho detto. Basta aver pazienza. E alla fine, con il vostro aiuto, ce la faranno anche loro. E da quei malinconici e tristi personaggi che si asciugano le lacrime sulle rive del mare, riuscirete a trasformarli in orgogliosi co-protagonsiti della vostra avventura. Ci vuole, però, un po di metodo. Punto uno: occorre rassicurarli. Occorre che loro capiscano che di tutto quello che vi hanno dato fintanto che siete stati bambini, noi avete conservato tutto. Non un bacio, non una carezza, non un rimprovero, non un incoraggiamento, è stato buttato via. Voi avete conservato tutto. Anzi voi oggi, siete tutto questo. Se oggi siete spiriti liberi Gennaio 2008 Spighe

6 come Pippi Calzelunghe, sicuri di voi come la Valentina di Angelo Petrosino, irriverenti e simpatici come Huckelberry Finn, curiose come Alice nel Paese delle Meraviglie, brillanti come la Matilde di Rohal Dall, magici come Harry Potter, questo lo dovete a loro. Perché in tutti questi anni, pur con i loro limiti, vi hanno permesso di trasformarvi in quegli splendidi ragazzi che siete oggi. Non è che per questo dovete loro chissà quale riconoscenza, però è giusto che, di tanto in tanto, ci pensiate. Punto due: dovete mostrar loro che possono aver fiducia in voi. Non è difficile. Ci vuole solo un po di autodisciplina. Grazie ad essa, in poche settimane riuscirete ad educare i vostri genitori. Come procedere? Rispettate orari e consegne. Nulla destabilizza, infatti, un genitore come non sapere dove si trova il proprio figlio. Quindi se dite di andare da Andrea andate da Andrea e se dovete tornare a mezzanotte tornate a mezzanotte meno due. Praticate questo esercizio per un po e vedrete che fa miracoli. Anche per voi, vedrete, che non è male. Ne va della qualità di vita. Della vostra innanzitutto. Perché nulla stanca come portare avanti mezze verità e bugie. Niente come la verità permette di vivere sereni e liberi. Punto tre: cercate di parlare con i vostri genitori. Non lasciateli dietro ad un muro di silenzio. Giustamente dovete anche qui educarli al rispetto della vostra privacy. Tutti ne hanno diritto, loro per primi. Quindi non è che debbano sentirsi autorizzati a sapere tutto di voi e dei vostri amici, ma fate loro comprendere che se si comportano in maniera adeguata, voi volentieri condividete con loro qualcuno dei vostri pensieri e che se si dimostrano sufficientemente discreti, ogni tanto vi lascerete anche andare ad una qualche confidenza. Punto quattro: non è che se voi oggi contestate determinate regole di casa (non desiderate più uscire tutti insieme come un volta o non volete più andare a messa con loro la domenica mattina) significa che avete imboccato una brutta strada, ma semplicemente che state cercando un vostro modo per organizzare la vostra vita; che state cercando di capire che cosa è importante per voi. Spesso si tratta di un esperienza dolorosa. E un periodo di lutto: una parte di voi sta morendo (e deve morire) perché una nuova possa nascere. Questa vostra riflessione vi porterà ad essere in crisi, tristi, spaventati, a volte quasi persi. Ma sentite che dev essere così: che non potete continuare a fare delle cose solo perché le avete sempre fatte, e che non potete continuare ad essere l adorabile bambina con la gonnellina plissettata, o il maschietto a cui bastava correre dietro ad un pallone, che eravate. Cambiare è un vostro diritto. Anzi vi fa onore farlo. Voglio a questo punto raccontarvi una breve storia che sicuramente conoscete già. Ma proviamo oggi a rileggerla con degli occhi nuovi. Quegli occhi nuovi con cui state oggi imparando a guardare alla vita. Tanto, tantissimo tempo fa, anche Gesù durante la sua vita terrena si trovò ad avere dodici anni. Ad essere cioè - lasciate che usi questa categoria che piace tanto a noi adulti - ad essere un adolescente. Mentre sua madre e suo padre lo credevano in viaggio insieme a loro, Gesù era altrove. Aveva lasciato che i suoi partissero, e senza avvertire nessuno, era rimasto indietro, al Tempio. Immaginatevi l agitazione, la paura, lo sgomento quando Maria e Giuseppe si accorsero che il loro figlio non c era più. Prima il dubbio. Poi l allarme e infine la certezza. Gesù non era neppure partito con loro. La corsa indietro, nuova ansia, e infine il ritrovamento non già di un bimbo in lacrime e spaventato, ma di un giovanotto sicuro di sé che stava semplicemente facendo le cose del Padre suo Perché vi ho ricordato questa storia? Perché infondo, è anche la vostra storia e anche quella dei vostri genitori. La storia di un legame fatto di amore, vicinanza, prossimità che ad un certo punto deve cambiare per poter crescere, per potersi realizzare. Voi, come Gesù siete solo affidati hai vostri genitori. E i vostri genitori sono per voi l arco incaricato si scagliarvi lontano: verso l alto. Più in alto possibile. Non già secondo la nostra logica di uomini, ma secondo quella di Dio. E voi come Gesù ad un certo punto vi troverete a camminare da soli. Non nell abbandono, non sulle ceneri di quello che è stato, non sulle rovine di quanto vi siete lasciati alle spalle. Ma ricchi di quanto vi è stato donato: ricchi di un amore - forse incompleto, certamente perfettibile - ma unico al mondo perché gratuito. Gratuito come il modello d amore proposto da Dio. Sarà questo il vostro viatico. L eredità con la quale sarete in grado di conquistare il mondo. Corinne Zaugg Spighe Gennaio 2008

7 il messaggio Casa, lavoro, scuola e assistenza sanitaria di base per tutti! La pace si impara in famiglia La pace si impara in famiglia; per questo, chi indebolisce la famiglia danneggia anche la pace. E l idea centrale del messaggio Famiglia umana, comunità di pace che Papa Benedetto XVI ha inviato in occasione della Giornata Mondiale della Pace, che si è celebrata ufficialmente il 1 gennaio scorso, ma che siamo invitati a meditare e trasformare in azioni concrete per tutto questo primo mese dell anno. La prima forma di comunione tra persone è quella che l amore suscita tra un uomo e una donna decisi ad unirsi stabilmente per costruire insieme una nuova famiglia. Ma anche i popoli della terra sono chiamati ad instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione, quali s addicono a membri dell unica famiglia umana, spiega il Santo Padre nel messaggio. In una vita familiare sana, sottolinea, si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo motivo, aggiunge, la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace. Non meraviglia quindi che la violenza, se perpetrata in famiglia, sia percepita come particolarmente intollerabile. Dove mai l essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il sapore genuino della pace meglio che nel nido originario che la natura gli prepara?, chiede il Papa. Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l uso del vocabolario della pace. Nell inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella grammatica che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole. Benedetto XVI sottolinea quindi che chi anche inconsapevolmente osteggia l istituto familiare rende fragile la pace nell intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale agenzia di pace. Tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace, ha osservato. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un essenziale risorsa a servizio della pace. In questo senso, i mezzi della comunicazione sociale, per le potenzialità educative di cui dispongono, hanno una speciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia, nell illustrarne le attese e i diritti, nel metterne in evidenza la bellezza. Inoltre, la famiglia fa un autentica esperienza di pace quando a nessuno manca il neces- Gennaio 2008 Spighe 7

8 sario, e il patrimonio familiare - frutto del lavoro di alcuni, del risparmio di altri e della attiva collaborazione di tutti - è bene gestito nella solidarietà, senza eccessi e senza sprechi. Commentando il tema scelto per la Giornata, Famiglia umana, comunità di pace, il Santo Padre considera che per la pace familiare è dunque necessaria, da una parte, l apertura ad un patrimonio trascendente di valori, ma al tempo stesso non è priva di importanza, dall altra, la saggia gestione sia dei beni materiali che delle relazioni tra le persone. Il venir meno di questa componente ha come conseguenza l incrinarsi della fiducia reciproca a motivo delle incerte prospettive che minacciano il futuro del nucleo familiare, constata. Il Pontefice applica queste considerazioni anche allo scenario internazionale. Anche la famiglia umana, oggi ulteriormente unificata dal fenomeno della globalizzazione, ha bisogno, oltre che di un fondamento di valori condivisi, di un economia che risponda veramente alle esigenze di un bene comune a dimensioni planetarie. Mentre il riferimento alla famiglia naturale si rivela, anche da questo punto di vista, singolarmente suggestivo, occorre promuovere corrette e sincere relazioni tra i singoli esseri umani e tra i popoli, che permettano a tutti di collaborare su un piano di parità e di giustizia. Per questo motivo, ci si deve adoperare per una saggia utilizzazione delle risorse e per un equa distribuzione della ricchezza. In particolare, indica, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che risultino in definitiva funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l esigenza morale di far sì che l organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane, conclude il Papa. Laicità e libertà «La laicità dello Stato è un principio che mi è stato insegnato nell Azione Cattolica, non me l ha insegnato un capo massone. Me lo hanno insegnato i preti, benedetto il cielo. E nessuno ha titolo per metterci la sua impronta sopra. La Chiesa ha il diritto di parlare. Ha il diritto di farsi ascoltare soprattutto dai suoi credenti, ma il parlamentare cristiano, se non ha la libertà di decidere, non ha neanche la dignità e non ha neanche l assunzione di responsabilità. E a questo punto non serve a nessuno, tanto meno alla Chiesa». (Oscar Luigi Scalfaro Corriere della Sera 21 marzo 2007) 8 Spighe Gennaio 2008

9 il messaggio Lasciare l Italia per insegnare pedagogia ad universitari palestinesi Il sogno della pace a Betlemme La vita dei cristiani nella città della Natività è intessuta dall operato semplice e discreto di molti eroi anonimi, anche se non si considerano tali. Hanno risposto con un sì a una proposta per la quale ci sono sempre meno candidati: andare a vivere a Betlemme, quando tutti l abbandonano, per insegnare a universitari palestinesi. Una giovane coppia formata da Sami, cittadino italiano di origini palestinesi, ed Elisabetta, siciliana, ha accettato la sfida. Era il dicembre del 2005 quando Sami ha ricevuto nella sua casa di Roma una telefonata dell Università di Betlemme. La sua storia viene raccontata dalle religiose francescane elisabettiane di Betlemme nel loro ultimo bollettino. Palestinese di Jenin, Sami viveva a Roma da quattordici anni. Aveva studiato Pedagogia e conseguito il dottorato presso la Pontificia Università Salesiana, si era specializzato in Pedagogia clinica a Firenze e lavorava nella Fondazione Il Faro, creata a Roma su iniziativa privata per offrire formazione lavorativa a giovani in difficoltà. Era sposato con Elisabetta, laureata in Lettere classiche e specializzata in Paleografia greca; avevano due figli. Sami iniziava una carriera promettente. Gli piaceva l Italia, aveva moltissimi amici e godeva di opportunità di dialogo e scambio, ma la telefonata ha messo in discussione i suoi programmi italiani. Sami ha raccontato di essersi preso del tempo per riflettere e pregare sulla proposta e ha deciso di tornare in Palestina perché vuole fare qualcosa per il suo popolo. Molti glielo sconsigliavano: Sei matto a tornare in Palestina, mentre tanti se ne vanno!, ma lo appoggiavano anche i genitori di Elisabetta, figlia unica. L intervista a Sami ha coinciso con il vertice di Annapolis, dove i grandi della terra si sono incontrati per cercare una via di pace tra Israele e Palestina. Sami insegna da un anno Pedagogia ai giovani palestinesi all Università di Betlemme. Vive la sua professione di educatore come incontro con i giovani del suo popolo che soffre e lotta per la libertà, ponendo a base di tutto la formazione della persona. Il suo sogno, che vorrebbe continuasse in Palestina come prima a Roma, quando poteva discutere liberamente con amici ebrei, è camminare con loro. Ricorda l abbraccio di un rabbino, dopo una riunione a Firenze: Magari tutti i Palestinesi fossero come te!. Il giovane palestinese riferisce con un sorriso ciò che gli è successo al termine di una riunione a Roma: tutti i partecipanti se ne erano andati, restava solo un rabbino, che non sapeva dove dirigersi. Sami, buon conoscitore della città, si è of- Gennaio 2008 Spighe

10 ferto di fare un tratto di strada con lui. Non hai alternative, gli dice Sami, o ti lasci accompagnare da me o rimarrai qui da solo. Quanto sarebbe bello se ci capitasse di perderci così a Gerusalemme, o a Tel Aviv... e poi cominciare a parlare, a discutere..., commenta con nostalgia ricordando i problemi provocati dal muro di separazione. Certe cose sono necessarie, ma non indispensabili! Per un anno abbiamo potuto fare a meno dell auto; per noi ogni cosa ha un senso, e il fatto di attendere prima di venirne in possesso, ci ha permesso di spendere la metà di quanto pensavamo. Anche queste piccole cose sono Provvidenza. Se siamo pieni di amore non ci manca niente, anche se certe comodità non ci sono. C è però una cosa che manca a Sami ed Elisabetta: la possibilità di confronto con la realtà, di dialogo, di apertura all altro a cui erano abituati in Italia. Prima di congedarsi, quando gli viene chiesto se si aspetta qualcosa dall incontro di Annapolis, Sami risponde: Sì, mi aspetto libertà e pace. Mi fa tanta tristezza vedere gli insediamenti ebraici chiusi dal filo spinato. In questo momento le sfide non ci mancano. E andiamo avanti.... Nieves San Martín Zenit Aiutate Spighe a crescere! Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno accompagnato nel 2007, e continueranno a farlo anche per il 2008! È venuto il momento di rinnovare l abbonamento a Spighe, che vive solo ed esclusivamente grazie al sostegno dei propri abbonati. Spighe è infatti una rivista povera, ma libera da ogni condizionamento, perché i lettori sono gli unici suoi finanziatori. E l anno scorso lo avete dimostrato con generosità! 10 Spighe Gennaio 2008

11 il messaggio La pace nasce dal cuore e si manifesta nelle nostre opere Alle radici della pace La proposta del Papa Paolo VI di celebrare il primo giorno dell anno solare la Giornata mondiale della Pace è stata accolta con grande favore da parte di tutta l umanità. Anzi, il consenso è stato talmente universale, da diventare sospetto. Chi non vuole la pace? Eppure nel mondo esistono i favorevoli alla guerra, coloro che sono convinti che i problemi sono risolvibili soltanto tramite la guerra. A distanza di trent anni, la Giornata mondiale della pace è diventata una consuetudine a cui ci si prepara, a cui almeno si pensa e che regolarmente viene celebrata. Penso che tutti siano pure convinti che consuetudine non sia e non debba diventare abitudine. In questo caso La pace cresce nella giustizia scadrebbe al livello delle tante cose da fare, magari con fastidio, più simpatiche dopo la loro celebrazione, perché ci si è liberati, che non prima, per il valore che portano in sé. Per noi cristiani, figli della pace. La pace consuetudine ma no abitudine vale in particolare per noi cristiani, per noi di Azione Cattolica. Occorrerebbe percorrere e citare tanti passi del Nuovo Testamento, per accorgerci come la nostra fede ed il nostro agire siano intimamente legati alla pace. Testo fondamentale è: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Soprattutto però, occorre ricordare che Gesù ha detto in altra occasione: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, la do a voi. Gesù si colloca tra coloro che vogliono la pace, ma insieme si distingue, perché dà la Sua pace la quale è diversa da come la dà il mondo. Il richiamo ai testi in cui Gesù parla della pace e dona la Sua pace può facilmente permettere di comprendere il suo significato ed il suo contenuto. Si vuole legare questo tema ad una denucia precisa che Gesù fa nei confronti di coloro che lo tentono riguardo alla Sua visione del matrimonio. È l evangelista Marco, che richiama la disputa di Gesù con coloro che fanno appello a Mosè, il quale ha permesso il ripudio. Come mai Gesù si permette di dissentire da Mosè? Egli con forza risponde: Mosè ha permesso il ripudio per la durezza del vostro cuore. Mosè non poteva far nulla contro tale durezza, contro tale situazione e di conseguenza ha dovuto rassegnarsi accettando il ripudio. Non è difficile rilevare che un luogo privilegiato della pace è la famiglia. Il suo venir meno non può che significare la fine della famiglia stessa, piccola Chiesa. Accanto alla famiglia però ci sta ogni altro luogo in cui le persone umane si incontrano, in cui stanno fianco a fianco, in cui sono costrette a convivere. Possiamo così affermare che la durezza del cuore è la causa della mancanza di pace, è la causa perché si prendono decisioni contro la pace. L incontro con Gesù, con il Suo volto, secondo l invito costante del Papa che chiama i cristiani a contemplare insistentemente il volto di Gesù, è la strada privilegiata per suparare la durezza del cuore e sfociare nel segno della pace. Questo lo si realizza nella preghiera, nell ascolto della Sua Parola, nell accostarsi ai Sacramenti, nelle opere di carità. Per noi, membri di AC, ci sarà nei nostri incontri relativi all ambito del nostro gruppo, ci sarà un tempo ed un occasione particolare a cui siamo chiamati: importante esserci e donarsi a Lui. Il risultato sarà: conoscere di più il Signore, per seguirlo costantemente e decisamente. È l offerta di un dono a cui faremo bene a prestare molta attenzione, perché il Signore, Colui che ci vuole donare la Pace, non abbia a passare inutilmente. È l augurio che faccio a me stesso e ad ogni membro di AC, perché davvero ogni occasione di pace, vista nella sua radice profonda, abbia ad essere da noi accolta e vissuta. Giuseppe Pesenti Gennaio 2008 Spighe 11

12 Azione Cattolica Incontri mensili a Giubiasco per formarsi e creare un gruppo di amici Come realizzare la nostra santità Con l arrivo del nuovo anno l Azione Cattolica ripropone incontri mensili come molti di noi hanno già avuto modo di vivere negli anni passati. Tutti sono i benvenuti, anche coloro che pur non vivendo l esperienza di Azione Cattolica, vogliono fare un percorso formativo e amicizia sul tema: Come realizzare la nostra santità. Nella premessa dello statuto di AC leggiamo: I cristiani delle comunità primitive si riunivano tra di loro regolarmente, secondo uno stile comunitario ed ecclesiale che avevano appreso dal Signore Gesù Cristo e che egli aveva loro comandato. Erano assidui nell ascoltare l insegnamento degli apostoli e nell unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere (At 2,42). Pilastri portanti di questo stile sono: la preghiera, la catechesi, i sacramenti, la vita fraterna, il servizio nella carità. All Azione Cattolica del duemila, papa Giovanni Paolo II ha consegnato precise indicazioni per il cammino da intraprendere all alba del Terzo Millennio. In particolare la invita a prendere il largo (Duc in altum) su tre aspetti del suo essere e del suo agire: Azione Cattolica, abbi il coraggio del tuo futuro! Azione Cattolica, sii nel mondo presenza evangelica! Azione Cattolica, abbi l umile audacia di fissare il tuo sguardo su Gesù, per ripartire da lui! In sintesi ha invitato l Azione Cattolica a far propria la triplice consegna di contemplazione, comunione e missione. Perciò affinché il nostro essere AC sia completo investiamo e doniamo i nostri talenti! Forza!!! Partecipiamo e invitiamo amici, conoscenti, parenti Maria e Fabrizio Forni Gli incontri si terranno all Angolo d Incontro a Giubiasco dalle alle 22 Nei giorni seguenti: lunedì 7 gennaio 2008 (già svolto) lunedì 18 febbraio 2008 lunedì 3 marzo 2008 martedì 1 aprile 2008 lunedì 5 maggio 2008 lunedì 2 giugno 2008 E saranno tenuti dai nostri assistenti don Carmelo Andreatta, don Massimo Gaia e don Rolando Leo! 12 Spighe Gennaio 2008

13 spazio giovani Carpire diem : il campo giovanissimi di novembre a Camperio Last-minute per la vita Con il gruppo animatori c abbiamo messo un bel po a trovare una bella attività che si ricollegasse con il tema che ci eravamo proposti. Questo tema doveva mostrare quanto la nostra vita è preziosa e che noi dobbiamo fare di tutto per viverla bene: dobbiamo CARPIRE DIEM (cogliere l attimo) e impegnarci a diventare delle persone sempre migliori. Dopo aver discusso e ridiscusso il programma durante le riunioni tenute con gli animatori prima del campo, ci siamo finalmente decisi. Quindi pronti, via! Tutti a Camperio, dal 9 all 11 novembre! I ragazzi, alla Montanina, hanno avuto occasione di incontrare quattro famosissimi stilisti: la signora De la Fontaine, con una personalità estremamente egocentrica, la signorina Van Perfetting, donna insopportabile che badava sempre a tutti i particolari e non sopportava le imperfezioni, il giovane esordiente stilista Pitt Bull patito per la palestra e che progettava solo abiti sportivi, e infine la signora Tequila, stilista con grandi problemi di alcool. Con questi quattro personaggi (interpretati da quattro animatori) abbiamo portato avanti gran parte del fil rouge della giornata: con divertenti scenette improvvisate in modo da interagire con i ragazzi, così da far loro scoprire i quattro diversi caratteri delle persone e i principi di ognuno. Nel pomeriggio, divisi in quattro gruppi rappresentanti le quattro case stilistiche, i ragazzi hanno dovuto, con uno stile che dipendeva dal personaggio a cui erano stati associati, progettare e costruirsi dei vestiti (con stoffe colorate, carta, cannucce, bicchieri di plastica e materiale vario) per la grande Sfilata di Moda che era stata prevista come programma per la sera. A questo punto è stata dura: anche noi animatori abbiamo dovuto sprigionare tutta la fantasia di cui eravamo provvisti per aiutare a creare cappelli, cravatte, camicie e pantaloni per tutti i nostri sfilanti... alla fine ce l abbiamo fatta: la serata preparata dai regazzi è stata breve (anche a causa dei pochi partecipanti al campo) ma intensa e divertente!! Il momento culminante Gennaio 2008 Spighe 13

14 del campo è stata proprio questa sfilata, dopo la quale abbiamo tutti partecipato a una riflessione guidata dal nostro mitico assistente don Rolly (Don Rolando Leo) su quanto riguardava il messaggio che le attività svolte volevano trasmettere: la morale di tutto era che l importante della vita non è l apparire ma l essere (come ci ha detto il papa all Agorà di Loreto in settembre:..non ascoltate le voci che propongono modelli improtanti sull importanza dell apparire e dell avere a scapito dell essere! ). L importante non è mostrarsi belli e forti, perché queste cose della vita sono effimere e perciò col tempo scompaiono... dobbiamo accorgerci al più presto di questa verità, perché non si sa quanto tempo ci è dato, ecco perché last-minute: svegliamoci! Posso dire con certezza che per me, animatrice, è stata un esperienza stupenda ed edificante: i ragazzi si sono impegnati e divertiti, e questo mi ha dato forza. Pur essendo partita un po dubbiosa:..cavoli, quest anno gli iscritti sono proprio pochi, chissà cosa verrà fuori..! sono arrivata domenica sera a casa, stanca (questo era previsto), ma entusiasta! La domenica alla Montanina però è stata troppo breve: dopo un sabato così intenso ci siamo svegliati, abbiamo rifatto la valigia, abbiamo riordinato la stanze, celebrato la Messa conclusiva e poco più tardi eravamo già in viaggio per tornare alle nostre case... mi è dispiaciuto un sacco lasciare la compagnia, ma so che questa del campo è un esperienza che si ripete di anno in anno ed è perciò rivivibile! Aspetterò dunque con pazienza insieme ai ragazzi che come me si sono divertiti l arrivo del prossimo incontro. Dicevo che anche i ragazzi si sono divertiti, ma sarà poi vero? Ecco quello che dice al riguardo una partecipante (Chiara, 11 anni): Il campo formativo mi è piaciuto tantissimo! Mi sono piaciuti i giochi e le riflessioni che abbiamo fatto, le attività e le sorprese e, soprattutto, la compagnia!!! Spero di tornarci, l anno prossimo!! Arianna Ceppi 14 Spighe Gennaio 2008

15 santi di AC Antonietta Meo, beniamina della Gioventù Femminile di AC, sarà beata Nennolina, quando la santità è bambina Antonia Meo, detta familiarmente Nennolina o anche Antonietta, potrebbe diventare la più giovane beata, non martire, della storia della Chiesa. Benedetto XVI ha infatti autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti che riconoscono le virtù eroiche di otto Servi di Dio, tra cui la piccola Antonia, che potranno in questo modo essere elevati agli onori degli altari. Antonietta Meo nasce a Roma il 15 dicembre 1930, in una famiglia di solidi principi morali e religiosi, dove si recita il Rosario ogni giorno. È una bambina molto vispa, sempre allegra, che ama cantare. Un giorno cade sbattendo il ginocchio su un sasso. Ma il dolore sembra non voler passare. Visitata allora dai medici, che inizialmente non capiscono la natura del suo male, alla fine le viene diagnosticato un osteosarcoma, un tumore alle ossa. Le viene quindi amputata la gamba. Nennolina, che ha poco più di cinque anni, mette allora una pesante protesi ortopedica, ma la vivacità è quella di sempre. Anzi, si moltiplicano le preghiere e ogni sera prende l abitudine di riporre ai piedi del crocefisso una letterina, che dapprima detta alla madre e poi scrive di proprio pugno. In questo modo ha lasciato, insieme a un diario, più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria, a Dio Padre e allo Spirito Santo, che svelano una vita intrisa di forte misticismo ma anche un pensiero teologico stupefacente, che si cela dietro le frasi molto semplici. Durante i frequenti ricoveri in ospedale si fa condurre in carrozzella tutti i giorni davanti all edicola della Madonna per recitare delle preghiere e deporre ai suoi piedi dei fiori campestri raccolti dalla madre. Consumata dal tumore, dopo lunghe sofferenze, Nennolina si spegne il 3 luglio 1937, a sette anni non ancora compiuti, di sabato, in una clinica romana a due passi dal Celio. Alla morte di Nennolina seguono conversioni e grazie e la sua fama di santità si diffonde ovunque. Dopo due anni le sue biografie cominciano già a circolare anche fuori dall Italia. A cinque anni esatti dalla sua scomparsa il Centro nazionale della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, presieduto allora da Armida Barelli, si costituisce promotore della causa di beatificazione e canonizzazione. Il 22 aprile 1968 si apre quindi la fase diocesana del processo che si chiuderà il 23 marzo Ma il motivo della tenera età crea non pochi ritardi e difficoltà nello svolgimento della causa fin quando verrà spianata la strada al riconoscimeno canonico della santità da parte della Chiesa anche nei bambini. Nel 1981 la Sacra Congregazione delle Cause dei Santi abolisce la restrizione secondo cui l esercizio eroico delle virtù cristiane dovesse avvenire per un periodo duraturo. La causa di Antonietta Meo viene ripresa nel maggio del 1999, quando si costituisce a Roma l Associazione Nennolina, che oltre a sostenere materialmente il processo canonico di beatificazione promuove gli studi e le ricerche sulla vita e sul pensiero di Nennolina. Il corpo di Antonia riposa ora in una piccola cappella adiacente a quella che conserva le reliquie della passione di Gesù, all interno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. La Basilica dove era stata battezzata e che si trova nel quartiere di Roma dove ha vissuto la sua breve vita. Gennaio 2008 Spighe 15

16 G.A.B LOCARNO 4 Ritorni a Amministrazione «Spighe» Corso Elvezia Lugano il teologo & il catechismo Siamo creature, segno della bontà divina Chi ha creato il mondo? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono il principio unico e indivisibile del mondo, anche se l opera della creazione del mondo è particolarmente attribuita a Dio Padre. (Compendio Catechismo della Chiesa cattolica, n 52) La domanda dovrebbe essere formulata al presente perché in ogni istante le creature dipendono dall Essere. La creazione è una relazione di totale dipendenza degli esseri dall Essere. In linea teoretica questa relazione di dipendenza per taluni esseri potrebbe durare da tutta l eternità. E importante assimilare questa relazione totalizzante, che abbraccia l atomo come le miriadi di galassie. Gli spiriti angelici e l uomo percepiscono questa loro dipendenza. Quanto più è vissuta, tanto più ci sentiamo liberi, guidati da una legge interiore (che si chiama solitamente voce della coscienza) e attratti da un immenso desiderio di vivere per sempre felici. La creatura porta già in sé un impronta trinitaria (vestigium) che nell angelo e nell uomo si fa immagine (imago). Più cresciamo nell amore e più avvertiamo e facciamo avvertire la Trinità creatrice, infinita ed eterna bontà. Più il nostro occhio si fa limpido e più contempliamo il creato con sguardo penetrante. Cito Erri de Luca: Impariamo alfabeti e non sappiamo leggere gli alberi. Le querce sono romanzi, i pini sono grammatiche, le viti sono salmi, i rampicanti proverbi, i cipressi accuse, l alloro è una profezia, il rosmarino una canzone. La nostra vita, già sulla terra, dovrebbe essere una liturgia, una dossologia, e cioè una glorificazione del creatore. Più l uomo si impegna in opere d amore e più diventa il giardiniere di questa aiuola che ci è affidata. Il rispetto degli animali, ma anche dei vegetali e dei minerali, ci connota come creature-immagine del creatore. Ogni violenza, ogni gesto di egoismo, di sfruttamento, di oppressione, ferisce il Creatore stesso. Si è umiliati dalle scritte sui muri, dalle cartacce sparse, dal disordine nelle case o nei giardini. Quando ci accorgeremo della nostra dignità divina e tratteremo noi, il prossimo, ma anche ogni altra creatura, come un segno eloquente della bontà divina? Solo il nostro coinvolgimento nella linea creatrice può aiutare il mondo a diventare ciò per cui Dio lo ha creato e continua a sostenerlo nell essere. don Sandro Vitalini Responsabile: Luigi Maffezzoli Redazione Davide De Lorenzi Michele Macchi Chantal Montandon Carmen Pronini Redazione-Amministrazione Corso Elvezia Lugano Telefono Fax spighe@azionecattolica.ch CCP Abbonamento annuo fr. 25. Sostenitori fr. 30. TBL Tipografia Bassi Locarno 16 Spighe Gennaio 2008

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