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1 MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO DIREZIONE GENERALE PER IL PAESAGGIO, LE BELLE ARTI, L ARCHITETTURA E L ARTE CONTEMPORANEE the making of Artisti al lavoro in tv A cura di Maria Paola Orlandini e Raffaele Simongini

2 MIBACT DIREZIONE GENERALE PER IL PAESAGGIO LE BELLE ARTI, L ARCHITETTURA E L ARTE CONTEMPORANEE Maddalena Ragni Direttore Generale SERVIZIO ARCHITETTURA E ARTE CONTEMPORANEE Maria Grazia Bellisario Direttore Sandra Tucci referente per il progetto Roberto Galasso documentazione fotografica RAI EDUCATIONAL Silvia Calandrelli direttore Maurizio Mele promozione Francesco Russo redazione Art News Stefania Valentino redazione web ROMA UNIVERSITY FINE ARTS Fabio Mongelli direttore Alessandro Carpentieri coordinatore Scuola di Fotografia Gli studenti del terzo anno della Scuola di Cinema MOSTRA Maria Paola Orlandini Ideazione e cura Raffaele Simongini Cura scientifica Alessandro Ciancio Ideazione e progettazione allestimento Scenografia International s.r.l. Realizzazione allestimento Sp Systema srl Realizzazione grafica Paolo Saracino Montaggio video un particolare ringraziamento a Allianz Ras di Patrizia Bigarelli e Claudia Zambrano Fotografie di Eleonora Cerri Pecorella Cecilia Milza Antonio Pepe 2014 Tutti i diritti spettano a Palombi & Partner Srl via Gregorio VII, Roma Progettazione, realizzazione grafica e assistenza redazionale a cura della Casa Editrice Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotografata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni. The making of Corviale Maria Grazia Bellisario 7 Come nasce l opera d arte: Art News Silvia Calandrelli 9 Dialogo tra una mostra e il quartiere che la ospita Fabio Mongelli 11 Il progetto di allestimento Alessandro Ciancio 27 L arte in Tv: un passato glorioso, un vuoto nel mezzo, un formidabile Futuro Maria Paola Orlandini 43 L opera d arte: Progetto o destino Raffaele Simongini 47 Le opere in mostra 53 Gli artisti e la televisione 93 MITREO ISIDE Monica Melani direzione artistica Catalogo a cura di Maria Paola Orlandini e Raffaele Simongini ISBN Indice the making of / 3

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4 The making of. Corviale Maria Grazia Bellisario Direttore Servizio Architettura e arte contemporanee Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo I In un quadro di offerta culturale variegato, multiforme e a volte complicato da decifrare la mostra The making of ha svolto e svolge un ruolo che appare ben definito: unire la ricerca sapiente di singoli artisti affermati e il messaggio rivolto ad un pubblico vasto, offrendo la possibilità di vedere nascere le opere d arte nell evoluzione del loro pensiero, senza perdere qualità e rigore dell intuizione iniziale, ma anzi rafforzandole negli sviluppi della loro stessa creazione e nell offrirle alla fruizione collettiva. The making of è allo stesso tempo un lavoro di committenza e assume in sé anche il ruolo di assicurare lo svolgimento e la continuazione di un antica pratica messa più volte in atto sia in ambiente pubblico che privato: la committenza iniziale RAI per la trasmissione Art News prosegue dunque nella tradizione della committenza pubblica, favorendo l intervento di autorevoli artisti nell ambiente della comunicazione via etere, offrendo una vita successiva all opera che sempre di più diventa protagonista dell interazione tra opera d arte e spazio, offrendosi quale possibile incremento di collezioni contemporanee. E nello stesso tempo, la raccolta delle opere di The making of è essa stessa oramai una potenziale collezione, in quanto raccorda nella diversità degli autori e dei linguaggi artistici, più stili, sistemi e mezzi espressivi. È proprio questa la sua forza: spiegare come nasce un opera d arte in video e poi poterne toccare con mano la realizzazione e rivederne le fasi creative in un circuito che non ha necessariamente una conclusione definita. E il processo di rigenerazione urbana oramai avviato a Corviale, in occasione del Forum Corviale, la forza nel segno, con il suo carico simbolico e di forte proiezione per il futuro, ha avuto un ruolo rilevante per offrire spazio e testa a questo progetto. L ospitalità offerta dal Mitreo spazio contemporaneo ottimamente condotto dall artista e curatrice Monica Melani, e oramai punto di riferimento per la crescita culturale e la rigenerazione del comprensorio di Corviale ha aggiunto valore alla mostra inaugurata a Corviale nel novembre 2013 e all intero progetto, che ha meritato anche l apprezzamento del Presidente della Repubblica con l attribuzione a The making of della prestigiosa Medaglia di Rappresentanza. La mostra, sotto la sapiente ideazione e la cura di Maria Paola Orlandini e Raffaele Simongini, ne ha, infatti, ben interpretato e messo in evidenza il valore comunicativo e le ampie potenzialità, come spazio aperto a tutte le espressioni dell arte contemporanea. Un connubio efficace per un progetto necessariamente in progress che il Servizio architettura e arte contemporanee del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha abbracciato e sostenuto con convinzione in occasione del Forum Corviale e che ha oggi solo avviato il proprio successivo percorso creativo e innovativo. the making of Corviale / 7

5 Come nasce l opera d arte: Art News Silvia Calandrelli Direttore RAI Educational I Ivideo realizzati nella sezione dedicata ai making of del programma di RAI EDU Art News costituiscono una straordinaria occasione per documentare le tappe del lavoro creativo dei maggiori artisti italiani e stranieri del nostro tempo. Gli strumenti offerti dai nuovi media incontrano in tal modo il mondo dell arte di tutte le arti e contribuiscono ad accrescerne l efficacia comunicativa ed espressiva. La televisione è di sicuro il mezzo che maggiormente si presta a questa funzione, che, nei casi più felici, può diventare una ri-creazione, cioè la creazione di un nuovo soggetto nato dalla documentazione di un fatto d arte. Se il viaggio è la sola vera sostanza dell esperienza, ecco che i viaggi all interno delle idee, della materia e della riflessione dei tanti protagonisti di queste pagine televisive costituiscono un patrimonio prezioso. Ma c è di più: un percorso educativo destinato soprattutto ai più giovani e veicolato su più piattaforme rappresenta l occasione per portare alla luce le tappe della creazione di opere pensate e realizzate in esclusiva per questo progetto cross-mediale. Dobbiamo ringraziare, per questo, la generosità e la disponibilità di artisti che hanno compreso a fondo il senso di questa operazione. Difficile elencarli qui tutti, ma basta pensare ai nomi di Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Ennio Calabria, Ugo Nespolo, Jannis Kounellis, Omar Galliani, per comprendere le potenzialità del progetto e immaginare la forte emozione suscitata dal veder nascere le loro opere. Ritratti nei loro laboratori o nello studio televisivo, gli artisti del making of hanno permesso alle nostre telecamere di documentare i momenti salienti della creazione artistica per raccontare i passaggi, le difficoltà, le contraddizioni, lo studio e la ricerca che costituiscono la parte più intima di quanto diventa segno e colore, cioè gesto e fatto artistico. Di tutto ciò, questo catalogo vuole fissare la traccia e raccontare la storia. Come nasce l opera d arte: Art News / 9

6 Dialogo tra una mostra e il quartiere che la ospita Arch. Fabio Mongelli Direttore Rome University of fine Arts C Corviale non è un problema, ma una realtà da esplorare. Senza pregiudizi, magari attraverso lo sguardo fresco e curioso degli studenti RUFA. Il Progetto Corviale, figlio della cultura sociale, politica e urbanistica degli anni 70, prende forma in un sistema lineare che si sviluppa per circa 1 km. In una zona di frangia del tessuto urbano, ai margini estremi della periferia occidentale della capitale, un segno architettonico riconoscibile conclude la città verso l Agro Romano. È evidente la razionalità della scelta progettuale: si è voluto creare una micro-città autosufficiente al confine della città maggiore, conforme forse alla morfologia dei luoghi, nell attenta scelta della giusta posizione di una struttura quasi discesa dall alto, ma incurante del paesaggio e della realtà umana preesistente. A dispetto di tutte le criticità cui ha dato luogo il progetto (assenza di servizi, sovraffollamento, isolamento), il comprensorio è stato assimilato dalla città fino a diventare un elemento stabile quanto discusso e discutibile del paesaggio urbano di Roma: si è in una parola storicizzato, almeno sul piano architettonico. Attualmente, questo intervento urbanistico radicale, quanto in definitiva fallimentare, è oggetto a sua volta di una serie di interventi, sostenuti da istituzioni pubbliche e private, volti a romperne l isolamento al fine di un pieno inserimento nel sistema relazionale e urbano esistente. In questo quadro di attenzione verso Corviale, si inserisce la mostra di arte contemporanea The making of / Artisti al lavoro in tv a cura di Maria Paola Orlandini e Raffaele Simongini: 15 opere di artisti contemporanei vengono significativamente allestite nel Mitreo di Corviale e accompagnate da 15 video che ne mettono in scena l ideazione e le fasi creative. La mostra ha dichiaratamente un taglio divulgativo, inclusivo, e vuole coinvolgere i residenti: quale il contributo di un Accademia di Belle Arti che a Roma si propone come centro multidisciplinare, attento ai nuovi linguaggi e alle tendenze generazionali? Non è la prima volta che RUFA Rome University of Fine Arts sollecita i propri studenti a misurarsi sul campo e a mettere a disposizione le proprie professionalità in formazione. Viene data loro l occasione di verificare le passioni che li avevano portati a scegliere il proprio percorso di studi in una scuola di arti, design e comunicazione; nella certezza che una peculiarità di tali insegnamenti è di non essere confinati nelle aule scolastiche. La Scuola di fotografia dell Accademia, sotto la direzione di Alessandro Carpentieri, ha utilizzato plasticamente la luce per esaltare la dialettica tra le opere d arte in esposizione e il muro in cemento a faccia vista. Elemento espressivo dell architettura brutalista, il cemento sottolinea il dialogo tra la mostra e il suo contesto architettonico, tutt altro che neutro. Dialogo tra una mostra e il quartiere / 11

7 Gli studenti di cinema e fotografia hanno indagato, con l occhio della fotocamera e in video, sul rapporto tra la mostra, lo spazio architettonico e la realtà umana: il quartiere con i suoi esterni e gli sguardi nei palazzi; l esposizione con le opere d arte ed il making of; gli abitanti. Ne risulta un inedito racconto per immagini, presentato in catalogo. Anche con questi documentari visivi si vuole contribuire al superamento di pretestuosi dibattiti sul degrado, raccontando una realtà di frontiera in tutta la sua complessità, che non può e non deve essere ridotta a un etichetta/stereotipo. 12 / the making of Corviale the making of / 13

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14 Il progetto di allestimento Alessandro Ciancio Lo spazio messo a disposizione nel complesso di Corviale ha una configurazione inusuale e una proporzione difficile da sfruttare per una mostra, ma ha dato la possibilità di rendere unico questo evento. La forma semicircolare, l evidente verticalità della parete esterna, il cemento armato che caratterizza tutta la struttura sono stati valorizzati anziché nascosti, aiutando le opere stesse a trovare una loro collocazione negli spazi. Il succedersi regolare delle colonne è stato utilizzato per incorniciare le opere in spazi più intimi, creando ed evidenziando dei rapporti interessanti tra autori differenti e tra le loro creazioni. L illuminazione quasi radente che dal basso staglia le opere sulle alte pareti, ha concorso a esaltare le creazioni senza nasconderne i dettagli. La particolarità dell esposizione è il rapporto tra gli artisti e la televisione, elaborato nella trasmissione Art News tramite i filmati presenti nella mostra. In questo modo è venuto spontaneo creare un secondo percorso, parallelo al precedente, nel semicerchio più interno dove, in un sistema di stanze è stato possibile accogliere il visitatore nel mondo domestico del piccolo schermo. Un equilibrato sistema di punti di vista consente di seguire il monitor dove scorrono i filmati corrispondenti alle opere visibili sul lato opposto della sala, creando un intimo rapporto tra l artista che spiega la creazione e il prodotto finito accessibile in qualunque momento. Inoltre in ogni stanza vi sono pannelli che identificano gli artisti presenti nei filmati. Il visitatore è libero di girare per l esposizione scegliendo un percorso più tradizionale, quindi visionando le opere da vicino, o alternandole nella ricerca della loro origine nei filmati. il progetto dell allestimento / 27

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22 L arte in Tv: un passato glorioso, un vuoto nel mezzo, un formidabile Futuro Maria Paola Orlandini I Il titolo di questo testo riassume, per i suoi due terzi, una storia esemplare nella sua linearità e nell ultima parte, più che una speranza, indica una necessità. Partiamo dall inizio, sessant anni fa, quando nel suo primo giorno di vita, la televisione denunciava, senza reticenze, il suo debito di riconoscenza nei confronti dell arte italiana, che faceva entrare a pieno titolo nelle case degli italiani alle del 3 gennaio del 1954, con il documentario Le avventure dell arte: Giambattista Tiepolo. Possiamo immaginare che quella scelta rispondesse ad una convenienza manageriale: per chi doveva inventarsi la televisione direttori, funzionari, registi, autori il patrimonio artistico del Belpaese rappresentava una fonte di ispirazione a portata di mano: musei, quadri, sculture, città d arte, castelli, giardini in grande quantità; da riprendere, raccontare, spiegare ad un pubblico che andava abituato all ascolto, convinto ad entrare nella nuova comunità degli utenti televisivi. Ma in quel palinsesto si celava forse anche un desiderio di legittimazione che si appellava ad un valore condiviso, insieme estetico e civile: l arte, come espressione dell identità e della storia del Paese. Forse nessuno di quelli che allora parteciparono alle operazioni di avvio, immaginava fino a che punto sarebbe deflagrato il potenziale sovversivo di quel nuovo elettrodomestico, colpevole, all epoca, solo di provocare fastidiosi arrossamenti agli occhi, scongiurati dall uso di provvidenziali lumini. Era quella la Tv dei centrini ricamati; della Televisione-Focolare, che poteva contare su un audience impassibile, pronta a fronteggiare l onda d urto della Modernità, che trasportava Il Musichiere e la Resistenza, le Istruzioni per la Vaccinazione e la Tv dei ragazzi. Così, con il consenso goduto dalla Tv del monopolio, procede spedito per oltre un ventennio il cammino della comunicazione dell arte in Tv. Ad arrestarlo è la nascita della televisione commerciale, che, deregolata e populista, obbliga la Rai ad un cambio di passo, ad una sterzata, evidente nella qualità del patrimonio di Rai Teche che, dalla metà degli anni 80, registra la perdita progressiva di eventi e appuntamenti che avevano caratterizzato il servizio pubblico radiotelevisivo: gradualmente, scompaiono speciali sulle Biennali, documentari sui grandi artisti del passato, conversazioni con artisti contemporanei, dirette di opere liriche e di concerti, la danza, il teatro, i classici del cinema. È la cultura che se ne va, la cultura che non è un genere per programmi educativi, ma un metodo trasversale che sta nel bianco e nero della rivista di Falqui, come l arte in Tv / 43

23 negli sceneggiati di Ugo Gregoretti: si chiama sperimentazione, ed è l espressione di una costante tensione verso la conoscenza, che altro non è se non una forma di rispetto per sé e per gli altri. Negli anni 80 spariscono i copioni di commedie, riviste, approfondimenti; sparisce Pasolini che intervista Pound; sparisce Gadda, rabbioso, che di malavoglia si mette seduto e racconta la sua vita; Moravia in uno sketch con la cameriera che lo batte in matematica o Calvino che si inerpica in un bosco, ubbidiente davanti alle telecamere. Se la Tv clericale degli anni Sessanta e Settanta ospitava la migliore rappresentanza di una cultura contro, la Tv del mercato registra la fine di un pensiero originale. E se la scomparsa degli intellettuali dal dibattito sociale, fosse la conseguenza di questa sparizione catodica e non la sua causa? E se fosse la televisione la principale responsabile di questo lutto? Quale altra agenzia comunicativa avrebbe avuto più titoli per certificare l esistenza in vita di una categoria la cui utilità va coltivata, esibita, condivisa, per renderla patrimonio comune e insostituibile? La televisione ci fa vedere delle facce. La 1 Beniamino Placido: La televisione col cagnolino, il Mulino, Bologna, 1993 pag.91. faccia della madre vedova, la faccia del padre disperato, la faccia del figlio rapito. È un suo grandissimo merito. Ma non sa, non può andare oltre. Quelle facce rimangono delle facciate 1. La facciata, l apparenza, la superficialità come caratteristiche connaturate nel mezzo televisivo; e dunque la televisione, per definizione, refrattaria alla profondità della riflessione intellettuale. Finisce così che, paradossalmente, il pensiero di Beniamino Placido, acuto saggista, anche autore di intelligenti programmi Tv, coincida con quello di un direttore di Rai Uno che raccomandava ai suoi registi, se proprio si doveva parlare di arte, di riprendere non i quadri che fanno cultura, ma i monumenti che fanno turismo. Forse, all apparente inesorabilità di questo destino si può sfuggire, senza scomodare esperti e studiosi dei media, solo osservando i frutti che nella cultura televisiva nostrana, e nella società italiana, ha generato la sistematica assenza dell arte; ma anche analizzando le decisioni prese, in questi anni, dalle governances televisive di altri paesi europei, come la Francia o la Germania, che non hanno considerato la cultura pericolosa per il prime time. Potremo allora convenire che non è la Tv ad essere nemica dell arte, ma il suo uso, quando si rinuncia a comunicarla o la si relega nel recinto dei canali tematici. L arte è un bisogno, le parole degli artisti un nutrimento, una via d uscita, una possibilità di fuga dal conformismo e dalla palude, anche mediatica. E come auspicavamo nel titolo di questo testo proprio oggi, minata dalla ripetizione di format e linguaggi, rimasta compagna di un pubblico anziano e rassegnato, alla vigilia di mutazioni tecnologiche di portata rivoluzionaria, la televisione potrebbe essere pronta ad accogliere gli artisti; non le parole sull arte dei critici, degli inviati, dei curatori, dei giornalisti; ma le facce, le mani, i corpi degli artisti. Quelli che abbiamo esposto, insieme alle loro opere, nei video della mostra The Making of, esempi di un voluto protagonismo degli artisti, certamente condizionato dalla breve durata di una rubrica televisiva, ma arricchito dalle esigenze della comunicazione generalista. The Making of è stata una rubrica del magazine Art News, prodotto per otto edizioni da Rai Educational e trasmesso su Rai Tre negli anni ; coloro che l hanno ideato, scritto e realizzato, Luigi Ceccarelli, Maria Paola Orlandini, Enzo Sferra, partivano dalla convinzione che la comunicazione audiovisiva dell arte non possa prescindere dalla specificità del mezzo e dalle abitudini all ascolto dei telespettatori. Piuttosto che utilizzare gli innocui stereotipi della televisione culturale, si poteva utilizzare il già noto per stravolgerlo, per piegarlo a nuove esigenze: mettere in campo una televisione popolare, riconoscibile nella confezione, allusiva e non rassicurante nei contenuti, sempre critici, mai condizionati dall opinione più comune e conformista che domina il campo dell arte esattamente come regna nelle altre conventicole italiane. Per fare questo, tornava utile la formula del magazine, con la sua consueta successione di studio e servizi, che anni di Tv cronachistica hanno impalmato come il linguaggio dell attualità. Solo che attraverso quei servizi così veloci, dinamici, con un uso della musica che andava dritto al cuore; con metodi di ripresa - ai quali si sono addestrati molti giovani registi - specifici per l arte e che riuscivano a rendere la materia, l intenzione, lo spirito di un opera; si cambiava punto di vista, ci si alleava con lo spettatore. Un alleanza confermata nello studio televisivo che preferiva il contorno di una classica scenografia rinunciando agli effetti del virtuale o delle camere sbollate ; e dove si sceglievano parole per smontare via via i troppi luoghi comuni che riguardano l arte; come quello che considera l arte classica più facile da comunicare dell arte contemporanea, solo in virtù del fatto che le immagini sacre ci sono più famigliari di quelle di uno squalo in formaldeide o di fantocci impiccati ad un albero; una imprudente semplificazione, che trascura la molteplicità di simboli e significati celati, nei secoli, nella figura del Cristo sulla Croce, e la forza di un pensiero contemporaneo non estraneo alla quotidianità degli uomini e delle donne del pianeta. Soprattutto si ristabiliva un rapporto tra arte e vita che l arte non ha mai perso, ma quanti la comunicano sì. Si poteva interpretare l economia, la politica, perfino la mafia attraverso lo sguardo e gli strumenti dell arte, spesso unica alternativa possibile all uniforme chiacchiericcio dilagante. L estrema conseguenza di questa impostazione diventava cedere la parola agli artisti. In una televisione che non produce cultura, ma tutt al più la riproduce, aggrappata alla mediazione dell esperto, che mentre valida l opera d arte, certifica se stesso e la sua funzione sociale, Art News così, decideva di creare, con The Making of, quasi uno spazio autogestito. Sotto la direzione artistica di Raffaele Simongini, grazie al suo costante lavoro di ricerca, alla sua capacità di stabilire rapporti di amicizia e confidenza con gli artisti, la cronaca della creazione artistica diventava rito, e guadagnavano la scena della comunicazione gli artefici delle opere, con la viva testimonianza di un processo fatto di sguardi, smorfie, tensione nervosa e muscolare, indagato dalla regia di Angela Landini che restituiva insieme all ansia della creatività, la pulizia di un metodo costruito su piccole azioni quotidiane, su dettagli e gesti che custodiscono le motivazioni profonde del lavoro artistico. Si partiva dalla tela o dal legno, dalla gomma, dal bronzo per arrivare all opera finita, in un percorso che veniva riassunto nei quattro minuti della rubrica ma la cui realizzazione era stata preceduta da giorni di contatti, incontri, condivisione di pensieri. Gli artisti sono diffidenti, sospettano chi fa televisione di essere incapace di trasmettere i loro sentimenti; ma sono anche generosi, disponibili, simpatici, sempre originali. E questa salutare eccentricità, in un mondo della comunicazione spesso votato alla comunicazione di sé, è stata evidente nella sublime indifferenza che hanno dimostrato per la telecamera, nel loro autentico e sincero interesse solo per il buon esito dell opera, al di là di ogni personale imbarazzo o reticenza. Guardarli è un benefico nutrimento; e una speranza di prossimi rivoluzionari sviluppi per la comunicazione dell arte, ma anche per un medium che ha costruito, finora, sull omogeneità le fondamenta del suo potere. Il rapporto tra arte e Tv è ancora tutto da sperimentare; tutto comincia ora. 44 / the making of Corviale l arte in Tv / 45

24 L opera d arte: progetto o destino Raffaele Simongini Giulio Carlo Argan, nel saggio Progetto e destino, spiega che la crisi dell arte del secondo Novecento riflette un mutamento più generale delle scienze europee, le quali non rispondono più ad un determinismo meccanicistico guidato da un progetto ma ad una casualità suggerita dalla fisica quantistica che corrisponde ad un destino imperscrutabile. In questo senso, l arte ha dimostrato, forse prima di altre discipline, che il rapporto tra l uomo e la realtà non si sviluppa più attraverso un telaio universale e finalistico, valido oggettivamente e determinabile da leggi, ma si pone all interno del mondo della vita e del divenire. Dal punto di vista filosofico si passa dalla Weltanshauung al Lebewswelt, in altre parole da una rappresentazione storica del mondo, che corrisponde ad una visione generale e oggettiva di un epoca ad un dissolvimento delle concezioni universali in nome di esperienze collegate al nostro vivere e al divenire. Per essere ancora più chiari: ad un certo punto della storia, gli uomini hanno cessato di fondare l arte sulla teoria della mimesi 1 che esprimeva una relazione noetica e 1 Da intendersi come rappresentazione del mondo attraverso gli stili (cfr. R. Simongini, Estetica dell immagine. Gli stili come forme della visione e della rappresentazione, Libreria universitaria, Padova contemplativa tra l uomo e la natura, per volgere l attenzione alla struttura dinamica della società. La società, infatti, non è stabile e architettata come la natura, muta continuamente sotto l azione dell uomo che ne modifica la forma. Ne consegue che l arte contemporanea diventa sfuggente e priva di coordinate fisse, poiché riflette la prassi sociale e il suo continuo cambiamento. Tuttavia, ad un attenta analisi della cultura visiva degli ultimi decenni si annota una diarchia importante ai fini di una comprensione più sistematica dell arte contemporanea. Infatti, la dialettica tra pensiero e formatività indica un opposizione tra due forze antagoniste seppur coesistenti. Da una parte un ordine razionalista, più costruttivista, che propone il progresso della società, a patto che il rinnovamento delle strutture del nostro vivere quotidiano sia guidato dall arte. In questo senso si osservano in particolare le pratiche multimediali che rispecchiano la fiducia in una tecnica guidata dalla scienza o la centralità della progettazione nell architettura e nel design. Dall altra, invece, un attività creativa poco incline a proporsi come modello progettuale e maggiormente tesa ad una dimensione più esistenziale. Nel primo caso assistiamo ad una concezione dell arte intesa come progetto; nel secondo dell arte come destino. Sono i ben noti poli attribuiti all arte l opera d arte. progetto o destino / 47

25 del secondo Novecento da Giulio Carlo Argan, che tuttavia rappresentano due categorie dello spirito pressoché universali e ancora oggi più che mai attuali. Infatti, la contemporaneità si può leggere solo attraverso la nostra esperienza esistenziale e non certo attraverso l utopia moderna di un progresso tecnologico che porrebbe rimedio ai mali del mondo. Argan, a tal proposito, ha scritto negli anni Sessanta considerazioni più che mai attuali: È invece molto importante sapere se, in una società che realizzi l utopia tecnologica, si seguiterà a produrre arte, cioè se la tecnica moderna potrà fare arte o se una tecnica artistica potrà coesistere con la tecnica industriale o se, semplicemente, non vi sarà più arte. 2 Varrebbe forse la pena, per evitare un dibattito senza fine, sottoporre la nostra attenzione al rapporto tra progetto e destino così come è delineato all interno di una riflessione estetica sull opera d arte, come ha suggerito lo stesso Argan: Eppure mai come in questa condizione si è sentito il bisogno di progettare, di garantire sé e gli altri rispetto ad un destino che non è più provvidenza. La scelta etica, infatti, è ancora possibile: dipenderà da noi, dai nostri comportamenti fare dell avvenire un progetto, una critica e magari un contrasto di progetti, oppure un destino e un oscuro destino, anche se ad alto livello tecnologico. 3 L ideazione, intesa come attività di progettazione, diretta al miglioramento dell ambiente in cui viviamo può avere il suo modello nell arte? Crediamo di sì, l arte in un modo o nell altro restituisce l immagine 2 G.C. Argan, Progetto e destino, Il Saggiatore, Milano 1965, p Ivi, p. 24. della società contemporanea con tutte le contraddizioni interne, le utopie e gli eventi fatali che spesso ci lasciano meravigliati. In questo senso, la mostra The making of Corviale ha consentito una riflessione sul ruolo dell arte nel contesto più ampio della società tenendo conto della scelta del materiale da cui scaturisce la forma creata dall artista, espressione di un attento studio progettuale o di una casualità controllata. The making of / Artisti al lavoro Quante volte leggiamo o sentiamo dire da esperti del settore che le innovazioni materiche nelle pratiche artistiche hanno determinato la specificità della contemporaneità? In fondo il termine materia nell ambito delle arti visive ha assunto un significato ambiguo e multisemico. Forse questa parola richiederebbe un attento studio da parte dell estetica e della critica al fine di pervenire ad un significato più concreto. Inoltre, all interno di una possibile dialettica tra l elemento artistico e quello pratico, tra idea e realizzazione, intelletto e manualità, la materia s impone sempre come oggetto rigorosamente fisico e principio su cui si fonda la tecnica. Ne consegue che la scelta della materia guida l intenzionalità dell artista nel produrre forme, determinando una legalità interna all organizzazione formale dell opera. Tuttavia, se da una parte la materia riconduce l atto creativo ad un intenzionalità, dall altra essa privilegia anche una casualità non progettata. S introduce, a questo punto del ragionamento, la problematica inerente alla casualità. Essa presuppone un azione che esclude parzialmente l intervento progettuale dell uomo. Comunque accanto a questa prima interpretazione se ne può affiancare una seconda: la materia presuppone un sistema aprioristico di combinazioni formali dettato dal caso. Insomma un sistema al quale il genio artistico si trova inconsapevolmente sottomesso. Quindi si potrebbe presupporre nel processo artistico un principio ancipite: da una parte il caso che suggerisce soluzioni mediante configurazioni interne alla materia stessa, e dall altra la progettazione, che assieme alla tecnica, determina il risultato dell opera. Ora, ogni costruzione artistica convive con il disordine, il caos. L opera d arte, come la natura, è il risultato di un continuo aggiustamento di vari sistemi, che noi chiamiamo caso, progettazione, tecnica e materia, i quali entrano in cooperazione o in collisione tra di loro. Spesso s intersecano in modo non sempre prevedibile, per cui l ordine e la forma dell opera nascono dalla relazione tra questi elementi. Prima di scrivere degli artisti, le cui opere sono state esposte in mostra, leggiamo due brevi considerazioni, una di Filiberto Menna e l altra di Ludwig Wittgenstein che sintetizzano la specificità dell arte contemporanea e, al suo interno, la relazione tra immagine e rappresentazione: L arte moderna nasce dall acquisizione teorica e operativa della natura convenzionale ed astratta del linguaggio artistico; tale acquisizione opera una vera e propria rottura epistemologica nella problematica dell arte nei confronti di una concezione naturalistica del linguaggio attraverso una messa in questione del presupposto di una corrispondenza immediata tra linguaggio e realtà 4. 4 F. Menna, La linea analitica dell arte moderna, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 1983, p. XI. La riflessione di Menna pone l accento su una questione importante ovvero la fine della relazione tra rappresentazione e immagine: l arte contemporanea riflette sul proprio linguaggio e sulle infinite possibilità che offrono i materiali più diversi. Ludwig Wittgenstein, invece, nel Tractatus Logico-philosophicus scrive che l immagine è un fatto. In questo modo il filosofo liquida la teoria della mimesi che per oltre un millennio ha concepito l immagine come copia del mondo L immagine per Wittgenstein possiede una propria autonomia, una sua forma logica: non più rappresentazione riproduttiva ma presentazione di un mondo attraverso un proprio linguaggio, una propria forma. Da questo punto di vista l opera di Antonio Passa è significativa: le sue figure di quadrati, sessanta per la precisione, che compongono una vasta superficie tettonica, non rappresentano nulla. Esse esistono di per sé stesse. Passa rielabora in modo nuovo la lezione di Josef Albers, il quale distingueva nell immagine due elementi fondamentali: la realtà fisica e la realtà effettuale. La prima è riferita alla realtà concreta dell immagine, da intendersi come oggetto, struttura architettonica, costituita da proprietà materiali oggettive: tela, telaio e colori. La seconda, invece, è l effetto che l immagine irradia a livello percettivo sullo spettatore, attraverso le tonalità cromatiche, gli aspetti estetici ed affettivi e la creazione di una nuova interazione spaziale tra fruitore e opera. Antonio rielabora la processualità di Albers determinando una struttura linguistica fondata su un codice simbolico, costituito dalla relazione che collega tre elementi fondamentali: tela, telaio e colore. L attività combinatoria di queste tre forme a priori, kantianamente parlando, determina l immagine e il campo operativo su cui l artista interviene. Infine, la pittura analitica di Passa è stabilita in anticipo da una regola numerica di base dedotta dal rapporto proporzionale tra i tre elementi e dalla combinazione di quattro colori che accompagnano lo sguardo lungo camminamenti geometrici molto distanti dalla tradizionale concezione della rappresentazione. Di fronte alle immagini di Michele De Luca, Giorgio Galli e Piero Mascetti, che pur nelle differenti peculiarità dimostrano un approccio fenomenologico alla materia suggerito dalla tradizione astratta e informale, l osservatore deve tendere lo sguardo verso una percezione libera da categorie e significati. Le loro opere si rivolgono in primis ai sensi e al corpo e solo in un secondo momento all intelletto. I nostri tre, infatti, tentano la presa diretta sull inconscio rispetto alla razionalità. In Michele De Luca i pigmenti sono pura sostanza luminosa, materia palpabile che invade lo spazio della tela per colpire occhi e sinapsi; per Piero Mascetti il colore e il gesto collegano la concretezza delle nostre viscere, dove nascono le sensazioni più crude, all ambiente circostante affinché nascano delle immagini precategoriali nate dal mondo della vita; infine Giorgio Galli è interessato alla messa in scena di reperti e frammenti materici, testimoni di un vissuto diretto, i quali alludono a segni infitti dal tempo all epidermide, memoria di ciò che è accaduto ad un corpo inerte. Tentiamo una digressione accostando la scultura di Antonio Fraddosio ai versi di Eugenio Montale: Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l animo nostro informe, codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Le sculture di Fraddosio, come i celebri ossi di seppia, detengono la misteriosa forza di attivare un esperienza sensoria unica e innescano una sospensione concettuale che non definisce le cose, ma le lascia libere di essere. È il mondo originario della conoscenza primordiale, in cui l indeterminatezza stimola la visione e la curiosità. Infatti, la verità dell affermazione di Picasso io non cerco, io trovo si realizza nell opera di Fraddosio che costruisce un universo plastico, privo di un sistema semantico predeterminato. All artista contemporaneo non resta che aggirarsi tra i resti di un naufragio per trovare frammenti che lo ispirino e darne un senso nuovo. Ennio Calabria sembra affermare che la pittura figurativa non morirà mai, perché è l unica arte disposta a resistere all assedio delle foto, delle immagini televisive, cinematografiche e pubblicitarie. La pittura, infatti, eliminando l immagine cliché e la sua infinita riproducibilità, restituisce ai due amanti una dimensione esistenziale unica ed irripetibile. L arte per Calabria deve decifrare il senso di questo smarrimento che viviamo oggi nell epoca dell immagine diffusa restituendo carnalità ad un inconscio che sempre di più viene emarginato dalla nostra società in nome di un esasperata reificazione dell individuo. La varietà delle immagini, prodotte dalla politica, dalla attualità, dalla pubblicità, dal cinema, dalla televisione e dal web determinano una sovraesposizione iconica che da diversi decenni impone alla nostra percezione modelli predefiniti. Paradossalmente noi costruiamo l esperienza del mondo secondo codici appartenenti all inconscio tecnologico. La 48 / the making of Corviale l opera d arte. progetto o destino / 49

26 fotografia, ad esempio, ha dimostrato un cambiamento significativo dettato da nuove esigenze estetiche in quanto lo sguardo dell artista amplia l orizzonte conoscitivo per abbracciare liberamente le diverse interazioni che sussistono nell immaginario collettivo; pertanto, non si assiste più ad un prelevamento oggettivo del dato reale, in cui il tempo è congelato nel tentativo di cogliere l essenza fuggevole delle cose. In questo contesto è sempre più difficile per l artista ordinare una personale visione della realtà all interno del magma iconico che affolla i media più diversi. Tra le rare eccezioni ricordiamo i fotomontaggi digitali di Agnese Purgatorio. Individui prelevati da contesti diversi sono inseriti in strutture metaforiche costituite dall accostamento d immagini lontane: ad esempio l artista che guida un gruppo di clandestini albanesi, diventa esso stesso portatore di speranza e creatore di utopie; in questo senso la Purgatorio propone una riflessione sulla funzione dell artista nella nostra società. Infatti, il discorso di Agnese non è mai predica ideologica o indagine sociologica: l arte è prima di tutto piena condivisione di una condizione precaria dell esistenza, cui solo la poesia può dare un senso. Sullo stesso fronte fotografico, ma in modo diverso, Maimouna tenta una possibile conciliazione mistica tra culture diverse, mostrando il profondo carattere etico dell immagine e attingendo al vasto repertorio iconografico mariano. Inoltre, la fotografia non si limita a riprodurre il reale, ma in qualche modo ne registra l essenza visiva per riproporla allo spettatore differita nel tempo. L immagine rinvia ad un qui spaziale e ad un allora temporale. Sembra quasi che la fotografia mostri un fantasma, uno spettro. Spettro peraltro è un termine utilizzato da Roland Barthes per denominare il referente di una foto: lo Spectrum. L immagine di Maimouna appare come una visione mistica che vive in un tempo alterato, sospeso, non riconducibile alla nostra comune esperienza sensoriale. Anche Sten e Lex adoperano la fotografia, ma come matrice che, una volta ingrandita, configura uno stencil su cui gli artisti intervengono prima con il nero e poi con l azione del decollage. Le persone raffigurate sono per lo più volti anonimi che i due artisti reperiscono negli archivi, nei mercatini, in studi di posa e in vecchi album fotografici. Le immagini non intendono trasmettere messaggi sociali o politici, al contrario di molti street artist, da cui da qualche tempo Sten e Lex sembrano voler prendere le distanze. Si può affermare che la loro ricerca è puramente estetica, un percorso stilistico che risente delle influenze dell arte contemporanea e in particolar modo dell optical art degli anni Sessanta. L arte per Pietro Ruffo deve velatamente progettare nuovi confini geografici del pensiero e, traendo ispirazione dalla filosofia del passato, diventa consapevole della propria missione storica: difendere la libertà contro chi vuole inchiodarla a ideologie precostituite. Non solo ma il ritratto del filosofo Isaiah Berlin allude ad una questione fondamentale che collega l estetica all etica: il concetto di libertà come scelta individuale. Secondo Berlin l essenza della libertà consiste nella capacità di scegliere, senza subire costrizioni, senza che un sistema di potere ci annichilisca; quindi ognuno ha il diritto di opporsi e di resistere, di credere alle proprie convinzioni anche a costo di essere impopolare. All interno di questa cornice semantica le libellule, insetti veloci che vivono pochi giorni, rammentano la fugacità della nostra esistenza ma soprattutto della libertà. Una vecchia carta geografica della Russia, in cui è inscritto il ritratto, definisce una possibile utopia, quella di una assoluta libertà soppressa dai regimi Spetta a Cristina Crespo un indagine antropologica sulle arti popolari e una riflessione sull eclettismo dell arte contemporanea, che accoglie le espressioni più diverse, dal grottesco al kitsch. Il procedimento compiuto dall artista rinvia ad uno spettacolo dei pupi creato con la tecnica del patchwork e della pittura per realizzare un vero e proprio teatro iconografico come spiega Achille Bonito Oliva in cui i personaggi e interpreti sono frutto di una citazione e rinvio a letteratura, arte figurativa, filosofia, religione, affabulazione popolare, tutte attraversate da una fantasia che arriva all uso virtuale della storia passata 5. La scultura, rubando le armonie alla musica, al fine di creare le sue solide forme, congela nella materia i suoni affinché non si spengano in un fugace respiro; i suoni infatti suggeriscono agli artisti forme spaziali e temporali prive di gravità per cui la materia sembra galleggiare nell aria. È questo il senso della mirabile opera di Licia Galizia e Michelangelo Lupone che offre la possibilità allo spettatore di generare sonorità insolite, perturbazioni atmosferiche e dunque di comporre sculture musicali. Ricordiamo infine che la famosa sentenza di Arturo Martini secondo la quale la scultura, o meglio la statuaria monumentale, sarebbe lingua morta è rimasta però orfana: la scultura oggi si è reinventata grazie alle pratiche contemporanee delle installazioni multimediali, come dimostrano Licia Galizia e Michelangelo Lupone. Omar Galliani sintetizza con il disegno una figura ibrida, costituita da forme rinascimentali e simboliste che accolgono in chiave postmoderna le effusioni cinematografiche di Michelangelo Antonioni e le immagini fotografiche delle riviste patinate di Vogue e Harper s Bazaar. Inoltre, il disegno indica la progettualità dell intelletto e traccia al tempo stesso la forma assoluta dell opera d arte. Tutta la storia dell arte per Galliani è storia dell arte contemporanea, determinata da corsi e ricorsi storici, mentre l intuizione, idea pura della mente diventa automaticamente espressione. Mimmo Paladino illustra con segni espressivi rapidi e impetuosi la tempesta improvvisa che colpisce la nave di Ulisse, descritta da Dante nel XXVI canto dell Inferno. L immagine sgomenta e arcaicamente ingenua di Ulisse si distacca da qualsiasi tradizione iconografica, suscitando nello spettatore pietà per la punizione inflitta al nostro eroe. Paladino persegue la sua idea di cercare un gesto primario, una sorta di graffito, primo segno dell uomo che ha tracciato nelle caverne. Infine, Francesco Filincieri e Giancarlo Savino predispongono una raffinata trappola visiva, in cui lo spettatore si perde nell infinito vortice delle interpretazioni simboliche. Gli artisti sembrano denunciare una società in cui i segni non rimandano più ad un significato, ma sempre e soltanto ad altri segni. La superficialità e l apparenza della nostra civiltà delle immagini svuotano i contenuti fondamentali dell esistenza, a cui solo la pittura può resistere. Inoltre, Filincieri e Savino insegnano, con la loro opera realizzata a quattro mani, che l arte può diventare lo spazio condiviso nel quale impariamo a vedere ed a sentire le cose sotto una nuova dimensione ed una giusta luce in una rinnovata sintesi tra ragione e inconscio. Da un analisi delle opere esposte si rileva una diarchia importante ai fini di una comprensione più sistematica dell arte contemporanea. Da una parte un ordine che esalta la progettualità come momento propedeutico all atto creativo, come evidenziato da Passa, Galliani, Purgatorio, Maimouna, Sten e Lex, Galizia e Lupone, Ruffo, dall altra, invece, una pratica artistica tesa ad una dimensione esistenziale più istintiva ed esplosa dall interiorità come si evince dalle opere di Paladino, De Luca, Mascetti, Galli, Savino e Filincieri, Fraddosio, Calabria, Crespo. Nel primo caso assistiamo ad una concezione dell arte intesa come progetto, in cui i temi predominanti sono l analisi razionale del processo artistico e l aspirazione all ordine dell opera d arte; nel secondo, invece, la creatività si affida ad una impulsività guidata da gesti più espressivi e meno progettati. Spesso le problematiche che affronta l artista quando crea un opera d arte sono speculari a quelle della nostra esistenza: la razionalità, che progetta la nostra vita, si scontra con i nostri istinti che sembrano soggiacere ad un imperscrutabile destino, come ha scritto Argan negli anni Sessanta: Bisogna sapere se tutto quello che è stato fosse progetto o destino, se l uomo abbia costruito secondo i propri disegni o se, credendo di farlo, non abbia fatto qualcosa che era già detto e deciso 6. Ora possiamo ipotizzare che gli stessi 5 A. Bonito Oliva, Crespo, Electa, Venezia 1999, p.6. 6 G.C. Argan, Op. cit., p. 14. problemi che intravediamo nella nostra esistenza e che di riflesso riscontriamo nell arte, siano i medesimi che vive la comunità di Corviale. Può sembrare superfluo ripetere che la distinzione tra funzionalità e valore estetico, a proposito d urbanistica, riproduce il medesimo equivoco della separazione nell opera d arte tra forma e contenuto; essi sono indissociabili. Dopotutto le necessità connesse ad ogni problematica urbanistica sono evidenti e oscillano dalla programmazione delle attività lavorative, alla vivibilità degli ambienti e degli spazi, dalle manifestazioni della vita quotidiana a quelle della cultura e delle arti, ed infine dalla conservazione di determinati valori della tradizione, all attualità della vita civile. Osservate separatamente, tutte queste attività sono indipendenti e persino contraddittorie tra di loro, ma una volta sottoposte all attenzione dell urbanista, ciascuna di esse si trasforma in un singolo contributo rilevante che determina una concezione spaziale unitaria, come accade nel caso dell opera d arte. Inoltre, sul piano sociale, l idea dell urbanistica come decoro civico deve essere associata alla concezione di città quale sistema organico che tende a produrre benessere, cultura, svago, turismo ed altre molteplici attività dello spirito. Queste brevi considerazioni generali non esauriscono certamente l argomento ma descrivono in minima parte le grandi potenzialità del progetto Corviale, che deve imporsi per la comunità come antidoto ad un destino altrimenti rischioso privo di una direzione. E quindi la domanda resta aperta: il futuro di Corviale sarà un progetto o un destino? 50 / the making of Corviale l opera d arte. progetto o destino / 51

27 Le opere in mostra

28 1 Antonio Passa, Il Ri-tratto di Antonio, 2008 Acrilico su tela, Proprietà dell artista 54 / the making of Corviale le opere in mostra / 55

29 2 Omar Galliani, Mantra. Sempre nuove stelle, 2008 Grafite su legno, Collezione Casadei Menghi Rimini 56 / the making of Corviale le opere in mostra / 57

30 3 Agnese Purgatorio, Dalla clandestinità, 2008 Collage digitale, Collezione privata 58 / the making of Corviale le opere in mostra / 59

31 4 Francesco Filincieri e Giancarlo Savino, Sette passi nella memoria, 2011 Olio su tavola di legno, Collezione privata 60 / the making of Corviale le opere in mostra / 61

32 5 Piero Mascetti, Jet Atelier, 2007 Olio su tela, Collezione Privata 62 / the making of Corviale le opere in mostra / 63

33 64 / the making of Corviale the making of / 65

34 6 Giorgio Galli, Achtung Europa, 2009 Cenere, carbone, pastelli, tempera, grafite, filo di ferro, gessetti, Collezione Privata 66 / the making of Corviale le opere in mostra / 67

35 7 Antonio Fraddosio, Compressioni esplosive 2008, Legno, cemento gessi e stucco, Collezione Peverini Roma 68 / the making of Corviale le opere in mostra / 69

36 8 Sten e Lex, Ritratto, 2011 Stencil, Collezione privata 70 / the making of Corviale le opere in mostra / 71

37 9 Mimmo Paladino, Ulisse, 2009 Litografia su carta, Collezione privata 72 / the making of Corviale le opere in mostra / 73

38

39 10 Pietro Ruffo, Isaiah Berlin, 2010 Grafite e intagli su carta, Courtesy Galleria Lorcan O Neill Roma 76 / the making of Corviale le opere in mostra / 77

40 11 Ennio Calabria, Studio per figure, 2009 Acrilico su tela, Collezione privata 78 / the making of Corviale le opere in mostra / 79

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42 12 Maimouna, Fatima 1, 2011 Stampa lambda, Fatima 2, 2011 Stampa lambda, Proprietà dell artista 82 / the making of Corviale le opere in mostra / 83

43 13 Cristina Crespo, Giardino notturno della Marchesa Casati, 2010 Polimaterico, oggetti trovati, acrilico, Collezione privata 84 / the making of Corviale le opere in mostra / 85

44 14 Licia Galizia, scultura, Michelangelo Lupone Musica e Planofoni, Light Touch 2012, Centro Ricerche Musicali Roma 86 / the making of Corviale le opere in mostra / 87

45 15 Michele De Luca, Breve incanto, 2010 Acrilico su tela, Collezione privata 88 / the making of Corviale le opere in mostra / 89

46

47 Gli artisti e la televisione I curatori hanno invitato gli artisti a scrivere le proprie riflessioni sul rapporto tra arte e televisione. Le frasi sono diventate parte integrante della mostra, nella sezione curiosity. Nell attuale situazione italiana di mercato, per un artista italiano che non sia storicizzato o protetto da una qualsivoglia corporazione, politica, economica o religiosa, è davvero difficile ottenere visibilità. Per inciso sono ormai troppi anni che le istituzioni, Musei, fondazioni etc.. non creano occasioni di confronto. Nessuna rassegna, nessun concorso. Se ne deduce che la televisione e in special modo la trasmissione Art News può diventare sempre di più uno strumento fondamentale di visibilità e democrazia. Ci auguriamo che la televisione, come servizio pubblico, ne capisca l importanza. A tal proposito, sarebbe interessante lanciare una rassegna sul tema scegliendo i lavori più interessanti da mostrare in un apposito ciclo. Basterebbero sessanta secondi d arte dopo ogni telegiornale. Nel resto del mondo, la visibilità è uno degli elementi fondamentali per mettere in luce qualità e nuove tendenze da proporre sul mercato, ma si sa che in Italia le arti visive, in generale la cultura, sono considerate un superfluo. Non è un caso che l arte italiana non sia tenuta in considerazione nei Musei e nelle collezioni internazionali. Giancarlo Savino e Francesco Filincieri Non è nostalgia di una televisione sperimentale, agita da artisti, una televisione educativa che ha provato per anni a formare un pubblico dell arte contemporanea. È forse un dissociarsi da un arte e una televisione decorative che hanno in comune soltanto il dominio del commerciale e la ricerca ossessiva di qualche minuto di gloria. Agnese Purgatorio Mi fu chiesto di realizzare un opera nel mio studio davanti alle telecamere. Inizialmente fui colto da imbarazzo e qualche dubbio: può un artista creare in quella condizione? Ma, ricordai, che ancora ragazzino, avevo visto in televisione un documentario su un artista al lavoro e che ne ero rimasto affascinato. Quell esperienza suscitò in me forte curiosità. Chiesi a mio padre di farmi visitare un museo d arte contemporanea, fu la prima volta. Non ebbi più imbarazzo e dubbi e accettai la proposta. Antonio Fraddosio Può l opera d arte rinnovarsi ogni giorno? Può vivere interagendo con l ambiente e adattarsi ad esso? Oppure l arte deve fermare il tempo e rendere eterna un idea? A queste domande, in un dialogo attivo tra addetti ai lavori e pubblico, si potrebbero cercare delle risposte. La televisione e la stessa realtà che ci circonda, ci porta continuamente sul terreno della mobilità, della velocità e della trasformazione mentre i tempi di realizzazione e fruizione dell opera d arte sono decisamente lenti per la vocazione innata e consolidata dell artista e della sua opera a rimanere immutabili nel tempo. Allora,intendiamo proporre in un dibattito aperto un confronto tra artisti di posizioni opposte che cercano di dimostrare ad un pubblico attivo e curioso che la propria idea di arte è quella più valida. Licia Galizia e Michelangelo Lupone 92 / the making of Corviale Gli artisti e la televisione / 93

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