R. Camassi (1), E. Ercolani (1), D. Malvolti (2) e S. Papa (2) INTRODUZIONE

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1 R. Camassi (1), E. Ercolani (1), D. Malvolti (2) e S. Papa (2) (1) INGV, DISTART UniBo (2) Servizio Provinciale Difesa del Suolo, Reggio Emilia IL TERREMOTO REGGIANO DEL 18 GIUGNO 2000: EFFETTO SEQUENZA E DANNEGGIAMENTO DEL PATRIMONIO MONUMENTALE COME CHIAVE DI COMPRENSIONE DELLA SISMICITÀ DEL PASSATO Riassunto. Il terremoto del 18 giugno 2000 ha interessato un'area molto prossima a quella colpita dall'evento del 15 ottobre I danni rilevati hanno riguardato in buona parte edifici già lesionati dal terremoto precedente. Questo evento è quindi una buona occasione per studiare i possibili effetti di cumulo all'interno di una sequenza estesa nel tempo e per verificare se analoghe situazioni si sono verificate in passato. Per questo può essere utile lo studio degli effetti prodotti da terremoti ravvicinati nel tempo su edifici monumentali, la cui vulnerabilità sismica è più stabile e verificabile di quella relativa ad edifici ordinari. THE REGGIO EMILIA EARTHQUAKE OF JUNE 18, 2000: CUMULATIVE EFFECTS AND DAMAGES TO HISTORICAL MONUMENTAL BULDINGS AS A KEY FOR UNDERSTANDING PAST SEISMICITY Abstract. The June 18, 2000 earthquake interested an area very close to the same shocked by the 1996 October 15 earthquake. The recent slight damages are mostly on structures damaged by the previous one. The recent event is a good opportunity to investigate possible cumulative effects after a sequence and to verify if the same situation occurred in the past. In this case can be useful to study effects of different shocks close in time on historical monumental buildings, whose seismic vulnerability is omogeneus in time more then the seimic vulnerability of ordinary buildings. INTRODUZIONE La Rete Sismica Nazionale Centralizzata dell'istituto Nazionale di Geofisica (ING) di Roma ha registrato, alle ore 9.42 del 18 giugno 2000, una scossa di magnitudo (Md) 4.5, localizzata nella provincia di Reggio Emilia, in prossimità di Bagnolo in Piano, area prossima a quella colpita il 15 ottobre 1996 da un evento sismico più forte, che aveva prodotto danni classificabili di grado VII MCS nell area compresa fra Carpi, Correggio e Bagnolo in Piano, seguito da una lunga sequenza sismica, concentrata soprattutto nel mese di ottobre. Immediatamente dopo la scossa, è stata effettuata una ricognizione delle aree interessate dall evento allo scopo di valutare gli effetti macrosismici prodotti dall evento, tenendo in attenta considerazione la possibile sovrapposizione con gli effetti prodotti dalla sequenza sismica iniziatasi il 15 ottobre La situazione è apparsa piuttosto complessa, per l evidente sovrapposizione fra gli effetti prodotti da questo evento con le tracce dell evento del 1996: i danni prodotti dall evento sono risultati generalmente leggeri e in gran parte rappresentano o un aggravamento di lesioni preesistenti (attivate o meno dalla sequenza sismica del 1996) oppure la riattivazione di lesioni prodotte dall evento precedente. Occorre ricordare, in proposito, che la stessa area è stata interessata nel 1987 da un'altra sequenza sismica, le cui tracce sono risultate ancora visibili in

2 alcuni edifici, e particolarmente sull'edilizia monumentale. Queste evidenze hanno suggerito di riconsiderare, nel presente lavoro, la storia sismica di sito della città di Reggio Emilia e di alcune località della bassa reggiana allo scopo di verificare il ripetersi, in passato di analoghe sequenze e di possibili effetti di cumulo non sufficientemente evidenziati. Allo stesso tempo si è tentato di verificare se alcuni edifici campione possano costituire un sensore privilegiato per la registrazione di effetti ripetuti nel tempo. I TERREMOTI REGGIANI DEL 1996 E DEL 2000 Il 15 ottobre 1996 alle ora locale, un terremoto ha interessato l area emiliana, ed è stato sensibilmente avvertito in tutta l Italia settentrionale, dalla Toscana, alla Liguria, al Friuli e alla Slovenia. L evento è stato registrato dalle stazioni della rete Sismica Nazionale (Md =4.8; Ml=5.2, Mw=5.4), ed è stata seguito da numerose repliche, la principale delle quali si è verificata alle ore La localizzazione fornita dall ING è circa a km a nord di Reggio Emilia (Selvaggi et al., 2000). Fig. 1 - Carta delle intensità osservate per il terremoto del 15 ottobre Il danneggiamento ha interessato diverse località dell area di pianura compresa tra Parma e Modena (Fig. 1), e ha interessato particolarmente alcune località tra il reggiano e il carpigiano. Le lesioni riscontrate sono generalmente abbastanza leggere: gli effetti più ricorrenti sono la caduta di comignoli, di tegole, di alcuni cornicioni e di singoli elementi architettonici (elementi decorativi di chiese, ecc.), il distacco di intonaci e lesioni più o meno gravi in singoli edifici distribuiti irregolarmente nei diversi tessuti urbani.

3 I singoli crolli enfatizzati dalla stampa locale hanno interessato singole situazioni rurali in pessimo stato di conservazione, se non in completo abbandono. Alcune lesioni più appariscenti hanno interessato edifici particolari dal punto di vista architettonico: campanili, chiese, ecc. Fig. 2 - Lesioni prodotte al Torrazzo (Bagnolo in Piano) dal terremoto del 15 ottobre Gli effetti più significativi, valutati con il grado VII grado della scala Mercalli- Cancani-Sieberg (MCS), hanno interessato le località di Bagnolo in Piano e Correggio; a Bagnolo in Piano si sono riscontrate cadute di camini, numerose lesioni agli edifici del centro abitato, distacco di intonaci, scivolamento di tegole, ecc. (Azzaro et al., 1996; Camassi e Martello, 1996; Camassi et al., 1996; Bollettino macrosismico, 1996). Danni significativi anche ad alcuni edifici monumentali, il più vistoso dei quali ha riguardato il Torrazzo, singolare edificio di volumetria particolarissima, avanzo della rocca dei Gonzaga, che è risultato tagliato da una serie di crepe trasversali, larghe alcuni centimetri in alcuni punti, con uno spostamento verso l esterno, sullo spigolo, di diversi centimetri: e al limite del crollo (Fig. 2). A Correggio in numerose case si rilevano diffuse lesioni capillari con

4 distacchi consistenti di intonaci esterni, caduta di camini e di tegole. La Basilica di S. Quirino ha presentato lo scollamento degli archi delle cappelle laterali nelle navate; crepe consistenti nelle volte, particolarmente gravi nella navata centrale in corrispondenza dell'ingresso e dell'abside. In diversi comuni della provincia di Reggio nell Emilia sono stati osservati effetti più lievi, distribuiti in modo irregolare, così come in alcuni comuni della provincia di Modena, particolarmente nella zona di Carpi. In qualche caso si sono verificati danni più vistosi, ma estremamente isolati, che hanno riguardato edifici degradati, comprese alcune chiese o campanili sulle quali non risultavano ancora effettuati gli interventi successivi a danni prodotti per il terremoto del L'irregolare distribuzione del danneggiamento, dovuta in parte a situazioni di particolare vulnerabilità sismica di alcuni edifici (particolarmente l'edilizia monumentale) fa si che la situazione di danneggiamento apparentemente più grave (Bagnolo in Piano) non superi il VI grado della scala EMS (Azzaro et al., 1996), mentre più significativo appare il danneggiamento rilevato a Correggio (VII EMS). Il 18 giugno 2000, alle ore 9.42, una scossa di magnitudo (Md) 4.5 ha interessato la provincia di Reggio Emilia, e in misura minore le provincie limitrofe. L'evento ha prodotto danni leggeri in alcuni comuni già colpiti dall'evento del 1996 (Camassi et al., 2000); tali danni, quindi, si sono sovrapposti ai precedenti o preesistenti. Semplificando, le diverse situazioni monitorate appaiono appartenere alle seguenti tipologie: lesionamento preesistente, senza un significativo aggravamento, solo in parte riconducibile all evento del 1996; in diversi casi questa situazione è stata rilevata su edifici di tipo monumentale (chiese) in cui non erano ancora stati effettuati gli interventi previsti a seguito del terremoto del 1996; lesionamento, in qualche caso anche grave, di edifici in avanzato stato di degrado e in generale abbandono; il danneggiamento è quindi il semplice e ovvio aggravamento di situazioni preesistenti. Questa tipologia interessa sia il patrimonio rurale in avanzato abbandono (anche se in alcuni casi riutilizzato, soprattutto per affitti a extracomunitari), sia situazioni isolate all interno della città; riapertura di un quadro fessurativo leggero, che ha interessato in generale un patrimonio edilizio vecchio e sottoposto a scarsa manutenzione, già interessato dalla sequenza sismica del Questo tipo di situazioni è molto frequente sia nel centro storico di Reggio Emilia, sia in condomini popolari delle altre località interessate dall evento; è il caso, ad esempio, delle fessurazioni riscontrate negli appartamenti di un vecchio condominio adiacente alla Chiesa parrocchiale di San Martino in Rio; danneggiamento di chiese o edifici monumentali, interessati o meno dall evento dell ottobre 1996 (Fig. 3). In questa categoria si riscontrano situazioni molto differenziate e complesse, che vanno certamente analizzate con attenzione per valutare se, in che modo e con quali risultati sono stati effettuati gli interventi successivi al terremoto del In alcuni casi i danni hanno interessato edifici sui quali ancora non erano stati effettuati interventi di alcun tipo, in altri casi edifici sui quali gli interventi operati non hanno risolto le deficienze strutturali presenti. È il caso, ad esempio, della Chiesa di S. Francesco di Bagnolo in Piano, sulla quale l intervento di

5 consolidamento non ha provveduto a collegare la facciata (con il semplice inserimento di catene) al resto della struttura, cosa che ha determinato il leggero distacco sommitale della facciata stessa; analoga situazione di consolidamento solo parziale interessa anche la cella campanaria, che presenta alcune lesioni esterne. Un caso più grave, che ha goduto di una certa risonanza sulla stampa, è quello della Chiesa di Fosdondo, nel comune di Correggio, della quale era già crollata parzialmente nel 1996 parte di una volta; con la scossa del 18 giugno 2000 la chiesa ha subito un ulteriore crollo parziale, ma nessun intervento di presidio (puntellamento della volta) era stato effettuato, nonostante gli appositi finanziamenti erogati. Fig. 3 - Lesioni prodotte allla Biblioteca Panizzi (Reggio Emilia) per il terremoto del 18 giugno 2000; alcune appaiono chiara riattivazione di un quadro fessurativo preesistente. lesionamento leggero, senza alcuna implicazione strutturale, di edifici in muratura, apparentemente non interessati dagli eventi del 1996, quale manifestazione di un quadro fessurativo generalmente preesistente; alcuni casi di questo tipo si sono riscontrati sia nell area urbana di Reggio Emilia, che nei comuni vicini, ma si tratta in genere di lesioni superficiali; lesionamento leggero di strutture in muratura o cemento armato in buono stato di conservazione: si tratta di casi molto isolati, riscontrati sia nell area urbana di Reggio Emilia che ad esempio a Bagnolo in Piano, ove alcune lesioni di questo tipo, che interessano tamponature e i punti di contatto fra pannelli di tamponamento e telaio, sono abbastanza evidenti; danneggiamento grave di strutture in apparente buono stato di conservazione. Si tratta di casi singoli, che interessano anche strutture in cemento armato in apparenti buone condizioni. Alcuni casi eclatanti hanno interessato alcuni edifici a elevata vulnerabilità sismica in località Gavassa, alla periferia della città (Fig. 4). Un caso macroscopico è costituito da un condominio articolato e complesso sul piano strutturale, situato in Via Bisi a Reggio Emilia, che ha presentato alcuni pilastri con evidenti lesioni di taglio in prossimità dei nodi. L'edificio, tuttavia, presentava già un degrado degli elementi strutturali, in cemento armato, realizzati con materiali scadenti sia per quanto riguarda il calcestruzzo che le barre d acciaio, queste ultime

6 messe in opera in maniera non accurata. Tale situazione è rilevabile in diversi pilastri in cui si nota un degrado del copriferro alla base che evidenzia la presenza di barre lisce e staffe non legate e conseguentemente mal posizionate in quanto scivolate verso il basso al momento del getto. Fig. 4 - Lesioni prodotte dal terremoto del giugno 2000 a un edificio particolarmente vulnerabile in località Gavassa (Reggio Emilia). La distinzione certa del danneggiamento rilevato, rispetto al residuo di danno del 1996, richiede caso per caso una indagine piuttosto approfondita; tuttavia, utilizzando alcuni sensori presenti nelle scale macrosismiche e in base al rilievo effettuato, contando anche su informazioni derivate dalle schede di agibilità, è stato possibile effettuare una stima delle intensità macrosismiche per le principali località dell area epicentrale. L intensità massima non raggiunge il VII grado della scala MCS in quanto nè a Reggio Emilia nè nelle località vicine che hanno lamentato danni, tale danneggiamento, che è risultato sempre leggero, salvo casi singoli da valutare con estrema cautela, non raggiunge una rilevanza statistica significativa; utilizzando la scala EMS98, che tiene conto della vulnerabilità sismica delle costruzioni e considera in modo limitato gli effetti su edifici altamente vulnerabili come le chiese, tali effetti sarebbero stati classificati al più di grado VI. Ad alcune località in cui il danneggiamento è risultato comunque episodico, gli effetti sono stati classificati come incerti fra il grado V e il grado VI della scala MCS.

7 EFFETTO SEQUENZA A seguito del terremoto del giugno 2000 il patrimonio monumentale reggiano è stato quindi interessato da un evoluzione e da un aggravamento del quadro fessurativo manifestatosi a seguito del precedente terremoto del 1996, soprattutto nei casi in cui non erano ancora stati eseguiti o completati gli interventi di riparazione con miglioramento sismico previsti. Si sono inoltre riscontrati significativi danni ad elementi del corpo di fabbrica quali ad esempio lanterne, celle campanarie, pinnacoli ed aggetti. Data la loro snellezza ed ubicazione, queste strutture hanno manifestato lesioni orizzontali che, nel caso degli aggetti e pinnacoli, ne hanno determinato dislocazioni dalla base ed in alcuni casi il totale crollo; nel caso delle lanterne delle celle campanarie, si sono manifestate lesioni alla base dei piedritti e negli archi delle aperture, in chiave ed all imposta. Tale danno è in genere imputabile alla snellezza dei piedritti ed alla scarsa qualità dei materiali, unitamente alle carenze di manutenzione. Si può ritenere che i danni agli edifici monumentali fossero già stati innescati, anche in maniera lieve, dal precedente sisma del 1996 (Fig. 6); ne sono dimostrazione i seguenti casi: 1. Torrazzo di Bagnolo in Piano: le lesioni sul tamburo del cupolotto della cella campanaria sono imputabili al fatto che tale struttura appartiene alla parte alta della torre, esclusa dagli interventi provvisionali messi in opera a seguito del sisma del 1996, consistenti in cerchiature poste a diversi livelli lungo tutto il fusto (Fig. 5). 2. Chiesa di Santa Maria Assunta (Duomo) di Reggio Emilia: ha riportato danni alla lanterna della cupola, con le classiche lesioni alla base ed in sommità dei pilastrini. 3. Chiesa del Cristo a Reggio Emilia: I nuovi danni hanno, anche in questo caso, interessato la lanterna con modalità di danneggiamento simili a quelle precedentemente descritte. 4. Chiesa di San Pietro a Reggio Emilia: il nuovo danneggiamento è relativo al crollo dei pinnacoli che sormontano la facciata. 5. Chiesa di San Martino Vescovo a San Martino in Rio: il nuovo sisma ha determinato la riapertura di vecchie lesioni diagonali sopra gli archi trasversali alle navate laterali, lesioni diagonali al centro della facciata, in corrispondenza di vecchie stuccature. La facciata ha inoltre subito uno spostamento verso l esterno che non ha trovato un efficace contrasto negli interventi messi in opera a seguito del sisma del In copertura si sono osservati generalizzati principi di disgregazione delle parti murarie sommitali dei pilastri in muratura che sostengono le travi di copertura, laddove erano state inseriti, a seguito del sisma del 1996, elementi di controventamento troppo rigidi. 6. Chiesa di Santa Maria Porziola e San Francesco da Paola a Bagnolo in Piano: col precedente terremoto il campanile aveva riportato gravi danni in corrispondenza dello stacco con il corpo chiesa, a causa del martellamento tra i due corpi determinando una roto-traslazione relativa tra la parte superiore e quella inferiore del fusto, con lesioni inclinate e dislocazione di vari cm. A seguito del sisma 2000, si è riscontrato un nuovo quadro fessurativo nella cella campanaria, esclusa dall intervento di consolidamento che ha riguardato solo il fusto, con danni analoghi a quelli precedentemente menzionati per gli altri casi. Inoltre si è riscontrato un

8 meccanismo di ribaltamento della facciata, non efficacemente ammorsata alle murature longitudinali del corpo di fabbrica. Fig. 5 - Lesioni prodotte alla torre e alla cella campanaria del Torrazzo (Bagnolo in Piano) dal terremoto del 18 giugno Infine, per quanto riguarda gli edifici per i quali sono stati segnalati danni solo a seguito del terremoto del 2000, si ritiene che gli stessi siano in realtà il risultato di un quadro fessurativo sviluppatosi nel tempo, a seguito dei precedenti eventi

9 sismici e della totale assenza di manutenzione e di interventi di consolidamento. Fig. 6 - Carta degli effetti massimi prodotti dal terremoto del giugno 2000 rapportati agli effetti massimi dell'evento dell'ottobre LA STORIA SISMICA La sismicità storica della zona è ben conosciuta e mostra come eventi sismici di magnitudo moderata, come quello verificatosi nel 1996, siano caratteristici dell area (Camassi e Stucchi, 1997; Monachesi e Stucchi, 1997; Boschi et al., 2000). La storia simica osservata per la città di Reggio Emilia (Fig. 7) mostra che in un solo caso sono stati osservati effetti superiori al grado VII della scala MCS, in occasione del terremoto del 10 febbraio Tuttavia anche in quel caso la stima della magnitudo (4.9, Gruppo di lavoro CPTI, 1999) indica che l evento è del tutto comparabile all evento principale della sequenza del 1996, mentre effetti di danneggiamento significativo sull area urbana di Reggio Emilia sono imputabili in gran parte a problemi di vulnerabilità specifica delle strutture colpite (chiese, edifici monumentali) Come evidenzia la tabella (Tab. 1), gli effetti massimi prodotti sulle località considerate sono nel tempo abbastanza simili; allo stesso modo i diversi eventi si presentano spesso all'interno di sequenze piuttosto prolungate nel tempo. ma il dato più interessante che va rilevato è che più volte le storie sismiche al sito segnalano i ripetersi di effetti di danneggiamento in finestre temporali molto ristrette: è il caso, soprattutto degli effetti prodotti dai terremoti compresi fra il 1806

10 e il 1811; fra il 1831 e il 1832 e, più di recente, fra il 1987 e il Quello che rivelano le più recenti vicende è che nei danni prodotti da terremoti che si verificano a distanza di pochi anni sono osservabili evidenti effetti di cumulo, il che è abbastanza ovvio, soprattutto in relazione a edifici monumentali, sui quali gli interventi di restauro o consolidamento sono più complessi e costosi. Questo significa, pertanto, che nella valutazione degli effetti di terremoti storici vanno considerate con estrema cautela le informazioni relative a danneggiamenti che possono essere fortemente 'disturbati' da condizioni o effetti preesistenti, facilmente individuabili con una ricerca più approfondita. Fig. 7 - Storia sismica di Reggio Emilia. GLI EFFETTI SUL PATRIMONIO MONUMENTALE La consuetudine con il rilievo degli effetti dei terremoti sul patrimonio costruito suggerisce di valutare con estrema cautela il significato del danneggiamento prodotto su edifici monumentali e in particolare sulle chiese, che normalmente presentano una elevata vulnerabilità sismica. Per questo la recente scala macrosismica europea (EMS98, Grünthal et al., 1998) suggerisce di non considerare, nella stime dell'intensità macrosismica al sito, gli effetti sull'edilizia monumentale, se non come indicatori a supporto di ulteriori evidenze; ciò sia in ragione della particolare complessità strutturale e vulnerabilità di questi edifici, che della scarsa rappresentatività statistica degli effetti su questo tipo di edifici.

11 Tab. 1 - Confronto degli effetti dei principali eventi storici in alcune località campione caddero 400 camini e numerosi tetti; lesioni diffuse. morti e feriti Reggio E. Correggio Carpi Bagnolo Novellara danni ad alcune case lievi danni, caduta di camini L'evento principale fu seguito da diverse repliche, alcune delle quali piuttosto forti, rispettivamente il 7 e 24 marzo. Alcune scosse sono segnalate anche nei due anni successivi Caduta di camini Danni leggeri Diverse scosse furono avvertite negli anni fra il 1606 e il 1609; la più forte, del 6 gennaio 1608, produsse qualche danno a Reggio Emilia; qualche danno anche a Modena e Carpi Caduta di tegole, crepe nelle volte e nei muri delle chiese Caddero alcuni camini, lesioni in edifici pubblici" Crollarono più di 120 camini Caduta di camini, lesioni nei muri Caduta di camini, lesioni nei muri Danni leggeri Caduta di camini Sensibile La sequenza del 1806 iniziò con tre forti scosse, che produssero danni diffuse, seppure non gravi; furono seguite da numerose scosse minori nei mesi successivi. La scossa del 25 dicembre 1810 fu isolata; quella del luglio 1811, localizzata nel modenese, a Reggio Emilia produsse danni leggeri Caduta di camini, lesioni a molti edifici Caduta di camini, crepe nei muri di molti edifici, crollo di parte delle mura della città; i maggiori danni a edifici popolari Caduta di camini Caduta di camini Danni alla chiesa e a molti edifici Crollo di alcuni camini; danni al Collegio con gravi crepe alla torre Caduta di 200 camini; danni lievi alla cattedrale, fenditure nei muri. Danni anche al teatro e alle carceri Danneggiata Caduta di camini, lesioni diffuse Crollo di alcuni camini malconci; qualche fenditura nei muri La scossa principale della sequenza del parmense del 1831 fu preceduta da numerose scosse, a partire dal 13 luglio, alcune delle quali produssero distacchi di intonaci e furono avvertite nel reggiano; la scossa del 13 marzo 1832 fu preceduta e segita nell'arco di alcuni giorni, da numerose scosse, alcune delle quali produssero danni leggeri VI MCS VII MCS VI-VII MCS VII MCS VI-VII MCS Caduta tegole e di alcuni camini, lesioni capillari agli intonaci Diffuse lesioni capillari in molte case, caduta di larghi pezzi di intonaco, di camini e di tegole Lesioni capillari, caduta di camini Lesioni cap.in molti edifici in muratura, in alcuni lesioni profonde, caduta camini e tegole; danni gravi a un edificio in c.a., alla Torre e al campanile Lesioni capillari agli intonaci VI MCS VI MCS V MCS V-VI MCS V MCS L'evento principale del 1987 si inserisce all'interno di una sequenza complessa di eventi che interessa l'area fra il reggiano e il modenese; due di questi eventi (il 24 aprile e l'8 maggio) furono molto forti (rispettivamente di M=4.4 e 3.6; Gruppo di lavoro CSTI, 2001). Tuttavia l'edilizia monumentale (in particolare le chiese) ha alcune caratteristiche che lo rendono un 'sensore' potenzialmente portatore di informazioni preziose sulla sismicità del passato. In primo luogo, in quanto l'edilizia monumentale e religiosa, in particolare, ha una rilevanza speciale per la comunità entro la quale esiste e ha quindi più probabilità di lasciare traccia di quanto la riguarda nella documentazione storica, la cui produzione è normalmente sotto il

12 controllo dei medesimi referenti che all'edilizia monumentale si riferiscono in modo più diretto (amministrazione pubblica, organizzazione ecclesiastica). In secondo luogo perchè il patrimonio monumentale ha solitamente una storia molto lunga e si offre quindi come possibilità di 'registrazione' di eventi per molti secoli. Nell'area in questione sono presenti chiese di origini antichissime; e in ogni caso le chiese più importanti, danneggiate dai terremoti del 1996 e del 2000, risalgono almeno al XV-XVI secolo. Per il particolare valore sociale, economico e culturale, questo tipo di edifici ha più probabilità di essere mantenuto in buone condizioni di manutenzione; infine, in assenza nell'area in studio di terremoti di impatto altamente distruttivo, è ragionevole pensare che, in generale, le caratteristiche strutturali di questi edifici non siano radicalmente mutati nel corso dei secoli e che, quindi, la loro vulnerabilità sismica sia abbastanza omogenea nel tempo. Tutto questo fa sì che l'edilizia monumentale e religiosa possa essere considerata un sensore privilegiato per comparare nel tempo gli effetti di danneggiamento dei diversi terremoti che hanno interessato l'area. Nelle note che seguono vengono esplicitati alcuni indizi relativi a un paio di edifici campione, sui quali sono in corso indagini approfondite. Bagnolo in Piano: chiesa di S. Maria Porziola e S. Francesco da Paola L edificazione della Chiesa risale all anno La pianta è rettangolare, costituita da una navata principale a tre campate, da sei cappelle laterali coperte da volte in foglio e da una zona presbiterio-abside rettangolare. Il campanile è inserito in pianta in corrispondenza del presbiterio. Fino alla metà del novecento la Chiesa non è stata oggetto di interventi significativi. Successivamente sono stati aggiunti, in aderenza, i locali del circolo parrocchiale, la copertura dell abside è stata modificata ed allungata in falda per poter coprire uno degli ampliamenti della casa canonica, la copertura lignea della navata centrale è stata sostituita con travetti in c.a. precompresso e tavelloni, alla facciata originale è stato aggiunto un nuovo paramento murario in laterizio a vista in stile romanico. All interno, sui fianchi del presbiterio sono stati ricavati due loggiati e il coro ligneo è stato spostato per permettere la comunicazione tra le due cappelle laterali senza dover attraversare l aula o il presbiterio. La chiesa ha subito danni a seguito dei terremoti del 1831 e del 1832 i quali hanno determinato danni alle volte e al campanile. Infine la Chiesa è stata oggetto di tre interventi di miglioramento antisismico in seguito ai sismi del 1987, 1996 e In particolare il primo intervento di consolidamento ha previsto l inserimento di catene inframurarie in corrispondenza dell abside e del presbiterio, riparazioni di lesioni nelle murature attraverso la tecnica del cuci-scuci e interventi sulle volte consistenti nell infissione di cunei metallici e coli di miscele leganti. A seguito dell evento sismico del 1996 sono stati necessari interventi di consolidamento al campanile, gravemente lesionato in corrispondenza dello stacco dello stesso dal corpo Chiesa, sul quale si è proceduto alla messa in opera di tirantature verticali pretese lungo il fusto fino alla base della cella campanaria. Si è inoltre provveduto alla riparazione dei danni alle volte in foglio della Chiesa. A seguito dell ultimo evento sismico del giugno 2000, il campanile si è nuovamente danneggiato riportando danni alla cella campanaria, esclusa dal

13 precedente intervento e si è riscontrato un meccanismo di ribaltamento della facciata della Chiesa che ha provocato lesioni all attacco della stessa con le murature perimetrali. Reggio Emilia: chiesa di S. Maria Assunta (Duomo) L impianto originario della Chiesa risale all anno 817 ed è riconducibile alla tipologia a croce latina, con navata centrale e due laterali coperte da volte a crociera ribassate e sormontate da matroneo, e con il presbiterio a pianta quadrangolare. Probabilmente la Chiesa si impostava sulla preesistenza di una Chiesa Paleocristiana i cui resti sono stati rinvenuti in corrispondenza dell incrocio tra la navata e il transetto. Modifiche a tale impianto sono del XIII secolo e consistono nell allungamento della navata con la realizzazione di una facciata a capanna. Dello stesso periodo è l ampliamento della cripta e la costruzione del tiburio a pianta ottagonale che sovrasta la facciata, eretto in sostituzione della torre settentrionale precedentemente crollata nel La configurazione planimetrica definitiva è raggiunta nel XV-XVI secolo, principalmente per mezzo di interventi di ampliamento che prevedono la costruzione delle cappelle attigue alle navate laterali, perdendo così l originario impianto cruciforme, e la trasformazione della testata absidale della chiesa e l edificazione delle due cappelle laterali. Oltre a ciò la Chiesa subisce un innalzamento del pavimento di 53 cm e delle volte delle navate laterali e delle cappelle e l eliminazione del matroneo romanico. Il tiburio, a seguito del terremoto del 1547, subisce gravi danni che ne comportano il crollo e la successiva ricostruzione con un altezza superiore alla precedente, nel tentativo di dare una connotazione di torre a questa struttura. A seguito del terremoto del 1832, a causa delle gravi lesioni riportate, il tiburio viene abbassato ad un altezza pari a quella attuale. I principali interventi tra il XVII- XIX secolo interessano la configurazione esterna della facciata. A seguito del terremoto del 1996 si sono riscontrate lesioni alle volte e lo scivolamento del manto di copertura, favorito anche dalla notevole pendenza delle falde del tetto. Con il terremoto del 2000 si è aggravato lievemente il quadro fessurativo non ancora riparato e si è riscontrato un danneggiamento significativo della lanterna con lesioni sub-orizzontali in corrispondenza della base e della sommità dei piedritti della stessa. CONCLUSIONI Gli effetti di sequenze sismiche vanno lette con particolare cautela ed è insensato pretendere di distinguere gli effetti delle singole scosse. Relativamente alla lettura delle informazioni storiche, questo rischia di generare esiti paradossali, senza alcun riferimento alla realtà. Qualche elemento di comprensione può essere fornito, su questo, dalla lettura attenta degli effetti prodotti su edifici monumentali, sui quali gli interventi di ripristino sono tendenzialmente più lunghi e complessi di quelli effettuati sull'edilizia abitativa. Un danno non gravissimo su un edificio ad uso abitativo in

14 periodo alto-medievale e moderno può venire riparato anche a distanza di poche settimane dall'evento; analogo danno su una chiesa può rimanere non riparato per anni o decenni, anche se su questo influiscono fattori economici e politici. La potenziale disponibilità di documentazione di elevato dettaglio informativo sull'edilizia monumentale consente di evitare possibili fraintendimenti nell'interpretazione degli effetti di terremoti del passato, a patto che l'analisi delle informazioni sia fatta tenendo conto sia delle caratteristiche strutturali degli edifici danneggiati, sia del contesto cronologico entro il quale un singolo danno si colloca. Solo un atteggiamento critico di questo tipo può impedire che, fra 200 anni, il crollo parziale della chiesa di Fosdondo, verificatosi il 18 giugno 2000, possa essere considerato effetto di un terremoto distruttivo. BIBLIOGRAFIA Azzaro R., Carocci C., Meloni F. e Moroni A., Terremoto del 15 ottobre Resoconto del sopralluogo effettuato il 22 ottobre. Rapporto interno GNDT, Milano. Bollettino macrosismico, Istituto Nazionale di Geofisica, U.O. Geodinamica, Roma. Boschi E., Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Valensise G. e Gasperini P., Catalogue of strong italian earthquakes from 461 B.C. to Introductory texts and CD-Rom, Annali di Geofisica, 43, pp Camassi R. e Martello S., Indagine speditiva sul terremoto emiliano del 15 ottobre 1996 h (EMT). Rapporto interno GNDT, Milano. Camassi R. e Stucchi M. (eds.), NT4.1: un catalogo parametrico di terremoti di area italiana al di sopra della soglia di danno (versione 4.1.1). Milano, 93 pp. InterNet: Camassi R., Azzaro R., Carocci C., Cova E., Martello S., Meloni F., Molin D., Moroni A., Peruzza L., Stucchi M. e Zerga A., Il terremoto emiliano del 15 ottobre 1996: uno sguardo al passato e al contesto sismologico, Atti del 15 Convegno Nazionale del GNGTS, Roma novembre Camassi R., Galli P., Molin D. e Tertulliani A:, Eventi sismici del faentino-forlivese dell aprile maggio 2000 e del reggiano del 18 giugno Rilievo macrosismico, Rapporto interno INGV-SSN, Roma. Grünthal G. (ed.), Musson R.M.W., Schwarz J. and Stucchi M. (associated eds.), European Macroseismic Scale Cahiers du Centre Européen de Géodynamique et de Séismologie, 15, Luxembourg, 102 pp. Gruppo di Lavoro CPTI (Boschi E., Gasperini P., Valensise G., Camassi R., Castelli V., Stucchi M., Rebez A., Monachesi G., Barbano M.S., Albini P., Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A. e Molin D.), Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani. ING, GNDT, SGA, Bologna, 92 pp. Gruppo di Lavoro CSTI (Augliera P., Cattaneo M., Coppari H., Di Giovambattista R., Durì G., Frapiccini M., Gasperini P., Gervasi A., Govoni A., Guerra I., Marchetti A., Marsan P., Milana G., Monachesi G., Moretti A., Moroncelli L., Orlanducci L., Parolai S., Renner G., Spallarossa D., Trojani L. e Vannucci G.), Catalogo strumentale dei terremoti italiani dal 1981 al 1996, vers. 1.0, CD-ROM. Monachesi G. e Stucchi M DOM4.1, un database di osservazioni macrosismiche di terremoti di area italiana al di sopra della soglia del danno, GNDT, Rapporto interno, Milano- Macerata. InterNet: home.html. Selvaggi G., Ferulano F., Di Bona M., Azzara R., Basili A., Chiarabba C., Ciaccio M., Di Luccio F., Frepoli A., Lucente F., Margheriti L. e Nostro C., Il terremoto Mw=5.4 di Reggio Emilia Gruppo Nazionale per la Geofisica della terra Solida, Atti del 18 convegno nazionale, Roma, 9-11 novembre 1999.

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