Gestione dei conflitti e mediazione. A cura di: Dott.ssa Simona Bruni - Pedagogista Dott.ssa Alessandra Giovagnoli Psicologa Sociologa
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1 Gestione dei conflitti e mediazione A cura di: Dott.ssa Simona Bruni - Pedagogista Dott.ssa Alessandra Giovagnoli Psicologa Sociologa
2 Il conflitto In italiano conflitto è una parola che deriva dal latino conflictus dal verbo confligere, composto di cum con e di fligere, urtare, sbattere contro. Il prefisso cum indica che l urto non é unilaterale, ma coinvolge almeno due parti: è cioè anche una lotta, un combattimento o un contrasto.
3 Il conflitto interiore A livello individuale il conflitto aiuta il singolo a riconoscere i propri limiti e le proprie risorse in termini di apprendimento. Il conflitto può avvenire a livello intrapersonale come conflitto interiore, tra parti interne del nostro Io e riguardare Il comportamento valori e convinzioni contrastanti l identità e sorgere spesso in relazione ai ruoli
4 Il conflitto interpersonale Nelle relazioni umane il conflitto ha una funzione equilibratrice: può creare separazioni, favorire alleanze, allontanare o avvicinare. Il conflitto è parte della relazione: una buona relazione consente la divergenza e il confronto. Il conflitto può avvenire a livello interpersonale, come un contrasto tra due o più individui, e rappresenta una componente fisiologica di tutte le relazioni. quando i comportamenti dell'uno interferiscono con bisogni dell'altro: quando c'è una discordanza in termini di valori
5 La violenza La prima distinzione importante da fare è tra conflitto e violenza. Violenza: comportamento rivolto ad infliggere un danno fisico ad individui della stessa specie o di specie diverse. Ogni violenza è violazione della personalità di colui che la subisce; ogni violenza consiste in una minaccia di morte". (Muller, 1994) Ogni violenza è dunque una violazione della persona: della sua identità, dei suoi diritti, del suo corpo.
6 L aggressività Aggressione e violenza sono spesso ed erroneamente considerati sinonimi Il termine aggressività deriva dal latino ad-gredior, che significa andare verso ; rappresenta un moto verso qualcosa o qualcuno. La sua funzione è quella di muovere l individuo verso una meta, un oggetto o un'altra persona. Alla base di ogni "movimento verso", c'è dunque un esigenza o un desiderio da appagare L'aggressività èuna risorsa per la costruzione della identità personale e una pulsione a relazionarsi con gli altri mantenendo la propria identità e quindi la propria
7 L alternativa alla violenza Né l'aggressività, né la lotta, devono essere identificate con la violenza. Se l'aggressività permette di regolare il conflitto, la violenza costituisce, al contrario, una deregolamentazione del conflitto; La violenza blocca il funzionamento del conflitto impedendogli la sua funzione, quella di stabilire la giustizia tra gli avversari. Le strategie alternative alla violenza sono quelle di GESTIONE CREATIVA DEL CONFLITTO.
8 La gestione creativa del conflitto Il conflitto per essere gestito in modo competente, prima ancora di essere agito, ha bisogno di essere pensato, di far leva sulla nostra consapevolezza e intenzionalità. C'è dunque bisogno di pensiero e il pensiero ha bisogno di tempo. Il conflitto tende invece all'accelerazione, a far precipitare gli eventi in modo tale che a volte sfugge persino alle parti in causa l'oggetto evidente del contendere. Rallentare il conflitto è perciò il primo compito da assolvere per permettere al pensiero di distendersi, definire le differenze, dipanare gli affetti e i sentimenti, prendere la distanza, cercare la risoluzione.
9 La gestione del conflitto Metodo per risolvere i conflitti senza perdenti Si basa sul PRINCIPIO DELLA PARTECIPAZIONE: - partecipazione volontaria e intenzione di comprendere l altro - assunzione di un impegno e di responsabilità porta a AUMENTO DELLA FIDUCIA RECIPROCA la soluzione trovata risulta CREATIVA perchè nasce dal contributo delle parti in gioco
10 Comprendere l altro: l l empatial Ascolto attivo:ascoltare significa offrire all altro una una totale attenzione, attraverso il silenzio. Sospensione del giudizio: (epochè); mettere tra parentesi, sospendere i propri pensieri, idee, emozioni, sentimenti. Empatia; mettersi nei panni dell altro, vedere il mondo dell altro dal suo punto di vista e non dal proprio; riuscire a sentire il mondo personale dell altro, come se fosse il nostro,dove determinate emozioni, che non appartengono ai propri vissuti, possono essere comprese per estensione delle proprie esperienze (C. Rogers)
11 Le fasi Prima fase: condizioni per risolvere il conflitto - cercare l altro quando non è occupato - dichiarare in prima persona ciò che si prova, ciò che disturba Seconda Fase: lasciar emergere soluzioni possibili - far emergere soluzioni possibili - cercare di dare precedenza alle soluzioni dell altro - non valutare, non giudicare, non ridicolizzare Terza fase: valutare le soluzioni emerse - vagliare le varie soluzioni fino a ridurle a 2-3 scegliere la soluzione migliore individuare le condizioni necessarie per applicare la soluzione condivisa
12 La mediazione La mediazione, che significa essere in mezzo a, essere tra è un processo attraverso il quale due o più parti si rivolgono ad un terzo neutrale, il mediatore, per ridurre gli effetti indesiderabili di un conflitto grave. La mediazione, forma non coercitiva di negoziazione failitata, mira a ristabilire un dialogo tra le parti, per pervenire ad un accordo che soddisfi i loro bisogni, con la possibilità di creare per ognuna una condizione migliore di quella in cui si trovano.
13 Cooperazione vs Competizione Nella competizione la tendenza è quella di vincere unilateralmente + che si può, in una replica di un gioco a somma zero, (io vinco/tu perdi; +1-1=0), Nella cooperazione vincono entrambe le parti; si vince di + se si vince tutti insieme; risultato a somma positiva. La mediazione consente dunque il passaggio da un conflitto distruttivo a uno costruttivo.
14 L educatore mediatore Il mediatore deve essere accettato e rispettato da tutte le parti in conflitto I mediatori non devono avere un personale interesse a un particolare esito del conflitto. Devono essere neutrali e imparziali Non valutano e non giudicano Sono responsabili dell andamento del colloquio di mediazione Aiutano le parti coinvolte a chiarire i propri sentimenti e ragioni ed a esprimerli in modo comprensibile Fanno in modo di bilanciare eventuali squilibri di potere oppure di impedire che questi condizionino l andamento della mediazione Fanno attenzione a che non vengano presi accordi irrealizzabili Possono decidere di interrompere il colloquio
15 Conflitto e lavoro educativo Nella relazione educativa ci si confronta costantemente con l'aggressività, sia degli educatori che degli educandi. Tra le principali cause di insorgenza della rabbia, vi è il mancato riconoscimento dei bisogni. Sta all'educatore cogliere il significato della propria e altrui aggressività espressa nella relazione educativa. Livelli di conflittualità nel lavoro educativo Intrapersonale; educatore adolescente Interpesonale: tra educatore e adolescente tra pari; tra adolescenti - amministrazione
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