UNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN LETTERE TESI DI LAUREA IN LETTERATURA DI VIAGGIO TITOLO DINO AZZALIN: SCRIVERE VIAGGIANDO Relatore: Laureanda: Fabio Pierangeli Giuseppina Nuzzo

2 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA Anno Accademico 2011/2012

3 A mio zio Pino

4 La parola è come uno specchio: fa esistere un'immagine anche là dove non è. DINO AZZALIN Nel viaggio ritrovo serenità e lucidità di pensiero, che non di rado si nasconde nelle righe di un libro in un luogo che prima non conoscevo, nella nebbia di un inverno, in una piazza vuota, nello sguardo di un amico, nell'immagine dinamica di un gioco, negli occhi stupiti di un bambino, sulle rive di un mare straniero, nella carezza inattesa, nel bacio imprevisto, nella calma di un lago o di una pianura, nell'emozione di un panorama, nella penna che fissa i ricordi in una piccola stanza d'albergo. DINO AZZALIN

5 Indice Un viaggio verso Dio 20 Il viaggio in India 25 Il Sahara 27 Il personaggio di Tony Ferro 30 Viaggio nel Sud - America 32 A Cuba 35 Le missioni a Sarajevo e Vietnam 36 In Indocina 37 Deserti 39

6 Introduzione Aeroporto Falcone Borsellino di Palermo. Arrivo in anticipo ai controlli, una confusione impossibile. È normale, sono finite le vacanze natalizie e molte persone si apprestano a tornare nelle altre città, chi per lo studio, chi per il lavoro. Un certo senso di inquietudine mi assale, forse perché so già che rivedrò la Sicilia tra tre mesi almeno. Saluto papà ai parcheggi delle macchine, non mi faccio mai accompagnare fino ai controlli, mi urta vedere la malinconia sul suo volto. Non è mai bello per un genitore vedere partire i figli e rivederli poi tra parecchi mesi. In Sicilia, ormai, i padri e le madri si sono adeguati a questo. Parto per Roma. La città mamma per me. La amo immensamente, ma quando lascio Palermo sollevo il viso verso il cielo per vietare ad una maledetta lacrima di scender giù per le guance. D improvviso un senso di solitudine mi soffoca il petto. Porto con me i ricordi delle belle serate passate con gli amici di sempre, il favoloso scenario del mio paesino (Caccamo) e la risata di mamma. Mi ostino ad ignorare i miei sentimenti, lascio spazio al cinismo e ritiro il trolley dal nastro dei controlli. Mi avvio all imbarco. Mezz ora di attesa. Mi annoio. Tiro fuori dal mio piccolo trolley un libro da leggere per preparare l esame di letteratura di viaggio. L autore non l ho mai sentito. Per cui provo curiosità. Il titolo è Diario d Africa. Mi informo sulla biografia dell autore e leggo subito che il suo nome è Dino Azzalin, si tratta di un medico originario della provincia di Padova che scrive poesie e racconti autobiografici sul continente nero e sul resto del mondo. Conosco l Africa solo attraverso i documentari di Focus. Sono sempre stata attratta dalla

7 natura incontaminata e dagli animali letali ma molto affascinanti. Creature meravigliose, spesso vittime di bracconieri. Non so perché, da piccola immaginavo gli uomini neri molto alti e forti e le donne con delle lunghe vesti arancioni, con le ceste in testa camminare a piedi nudi su sabbie dorate. Ho immaginato tramonti dove il sole è enorme poiché ha una prospettiva visuale diversa per via della posizione geografica e luci rossastre illuminano il paesaggio desertico. Non ho mai associato l Africa alla povertà, forse perché non ho mai voluto immaginare la cruda realtà di quella gente. Questo diario mi apre la mente e il cuore sin dalle prime pagine. Mi rende protagonista della narrazione e sprona la mia immaginazione. Ahimè, vedo l altra faccia dell Africa. Noi Europei ci lamentiamo per nulla. Ci lamentiamo perché torniamo stanchi dal lavoro, perché lo stipendio non è ben retribuito per permetterci le vacanze estive o perché non possiamo concederci di comprare i migliori cellulari sul mercato o i migliori vestiti. Ignoriamo, come ignoravo io, prima di leggere questo diario, quanto siamo fortunati nella nostra condizione sociale. C è nello scrittore come un bisogno di imprimere da qualche parte le sensazioni provate, per non dimenticarle e conservarle. Non è un libro che dà delle lezioni morali ma aiuta il lettore a liberarsi dall indifferenza e allargare i suoi orizzonti. La personalità dell autore subisce una formazione spirituale, viaggia per trovare la propria identità. Il confronto con una società poco fortunata gli insegna un senso di umiltà che solo in posti del genere si può assumere. Chi legge prova pietas ma chi scrive non abbandona il coraggio. Qui la scrittura è il gesto della liberazione

8 dell animo. Il viaggio, per il protagonista, è un cammino verso Dio. I personaggi si vestono di misticismo, c è Dio in ognuno di loro e portano Azzalin alla contemplazione. Parte dall Italia con uno spirito e quando torna ne ha un altro. Nelle sue opere le descrizioni sono ben precise, c è una forte caratteristica sensoriale: la vista, l olfatto e l udito fanno sentire il lettore ancora più partecipe ai racconti. Scoprirò in seguito che scrive delle bellissime poesie e un altro libro di viaggi: Mani Padamadan. I suoi testi non sono guide turistiche, ma riflessioni scaturite da taccuini colmi di pensieri. Il lettore viaggia insieme allo scrittore. Nella personalità dell autore avviene una formazione culturale che spesso assume tramite gli uomini autoctoni. Non è il primo viaggiatore a trovare Dio nelle sue mete. Anche Pier Paolo Pasolini, in compagnia di Albero Moravia ed Elsa Morante, durante un viaggio in India, rimane colpito dalla miseria e va alla scoperta di Dio. Scrive in L odore dell India: «Ho conosciuto dei religiosi cattolici: e devo dire che mai lo spirito di Cristo mi è parso così vivido e dolce; un trapianto splendidamente riuscito. A Calcutta, Moravia, la Morante e io siamo andati a conoscere suor Teresa, una suora che si è dedicata ai lebbrosi. Ci sono sessantamila lebbrosi a Calcutta, e vari milioni in tutta l India. E una delle tante cose orribili di questa nazione, davanti a cui si è del tutto impotenti 1». Nelle storie di Dino Azzalin si impara che la speranza è anche in mezzo alla miseria e alla crudeltà, si impara a vedere la faccia buona del mondo, quella di chi aiuta la povera 1 PIER PAOLO PASOLINI. L Odore dell India, Garzanti editore, Milano. 2012, cit. p. 43.

9 gente pur sapendo di andare incontro a pericoli per la sua stessa vita. I personaggi delle sue narrazioni sono tutti legati da un forte senso di fratellanza e unione. La valigia che questo magnifico viaggiatore porta con sé contiene libri. I libri danno forza all anima e lo incoraggiano. Le parole che leggo sono: malaria, miseria, disperazione, AIDS, morte, missionari, in contraddizione con sole, stelle, bambini, colori, dune di sabbia Ecco il duplice aspetto dell Africa: l immensa bellezza e la pessima condizione sociale. La scrittura rappresenta per l autore il bisogno di esternare le sensazioni e scriverle su carta per portarle sempre nel suo cassetto di ricordi. In quanto medico, si offre per curare ogni paziente con scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità e condizione sociale. Affronta quasi con eroismo le avversità dell Africa. L eroe sacrifica anche la propria esistenza per difendere il bene comune. È proprio ciò che fanno i volontari nel Sud del Mondo. Questo eroico scrittore cresce con i personaggi che incontra. Avviene uno sviluppo interiore che molte volte ha come esito la contemplazione di sé. «Correre il mondo per conoscersi 2» scriveva Ippolito Nievo. È ciò che accade in questo narratore che si nutre di avventura. 2 MARINELLA COLUMMI CAMERINO, Il tema del viaggio nella narrativa di Ippolito Nievo, in «Quaderni veneti», n.11, giugno 1990, Cit. p. 155.

10 L'Africa nella letteratura italiana contemporanea Il Continente nero è sempre stato ispirazione di nostri poeti e scrittori, esso ha avuto sempre una collocazione molto importante nell animo degli Italiani, e quindi nel loro pensiero e nel loro sentimento. Nella letteratura del Cinquecento, in Ludovico Ariosto, l Africa fu meta di personaggi fondamentali dell Orlando furioso. Riferendosi alle avventure di Astolfo, il cavaliere che in sella all Ippogrifo vaga per la Francia, Spagna e l Africa, Ariosto compose i seguenti versi: «Per l Africa vagar poi si dispose/ dal mar d Atlante ai termini d Egitto 3». Il rapporto letteratura Viaggio in Africa si basa sulla documentazione dell esperienza stessa del viaggio. La produzione letteraria attraverso la scrittura di diari di bordo, lettere, poesie, autobiografie, non è altro che la testimonianza delle sensazioni che l itinerario lascia all itinerante. Nella letteratura contemporanea ci sono stati dei grandi autori che scrivono segnati dall Africa. Tra questi, Alberto Moravia che, a seguito di un viaggio in Egitto, Costa d Avorio, Camerun, Kenya, Zaire, Burundi, Tanzania, Algeria e Marocco, dichiara in un intervista: «Il viaggio non è uno spostamento nella geografia, ma nel tempo e nella storia [...]: passare dal passato al futuro in poche ore, ritrovarsi in una dimensione diversa dalla tua realtà, scuote, ma nello stesso LUDOVICO ARIOSTO, Orlando furioso, vol. 2, canto 33, verso 98, pag Ed. BUR, Milano

11 tempo rende vivi, desta le curiosità sopite 4». Attraverso l esperienza in Africa, avviene il confronto con una società diversa da quella Europea, gli autori realizzano un percorso interiore alla ricerca di se stessi. Per Moravia, l esplorazione in Africa sarà luogo di formazione culturale e spirituale. Moravia, in quanto reporter, pubblica nel Corriere della sera, A quale tribù appartieni? Dove descrive un Africa sfruttata: «Il colonialismo in Africa intanto dura tre secoli meno di quello latino - americano e poi non è un colonialismo di popolamento, ma di mero sfruttamento. Si andava in America latina per restarci; si andava in Africa per arricchirsi e poi tornare in patria 5». Ci sono state e ci sono tutt ora quelle persone speciali che passano la loro stessa vita ad aiutare e proteggere gli altri individui e hanno fatto dell Africa una vera e propria missione. Come ad esempio i Medici con l Africa del CUAMM (Collegio Universitario Aspiranti e Medici Missionari). Lo scrittoreviaggiatore e giornalista Paolo Rumiz, a seguito di un incontro con il CUAMM, si innamora del progetto e scrive, tra le tante opere di successo pubblicate, Il bene ostinato. Rumiz si sofferma sulle storie degli uomini e delle donne che, con le loro famiglie, decidono di vivere e lavorare nei villaggi e nelle città dove opera il Cuamm. Sono storie uniche, storie che 4 ALBERTO MORAVIA, Dialoghi confidenziali con Dina d Isa, Newton Compton, ALBERTO MORAVIA. A quale tribù appartieni?, Bompiani Editore, Cit., p. 100.

12 mettono in relazione il benessere del Nord del mondo e il disagio dei Paesi del Sud del mondo. L autore racconta di una terra poco conosciuta composta da emigranti (spesso medici e professionisti) che si allontanano dall Italia per trapiantarsi in un Continente in condizioni precarie e anche pericoloso. Anche Rumiz, come Dino Azzalin, vedrà individui ammalarsi per malattie che in Italia sono guaribili come le cardiopatie, la disidratazione, la tubercolosi, la gastroenterite e malattie virali : «In Mozambico ho visto nascere l Aids 6» dichiara Dolores, una dottoressa conosciuta dallo scrittore. I medici non vengono nemmeno provvisti di strumenti per fare i test e diagnosticare la malattia nei pazienti. Problema che affliggerà il medico Dino Azzalin durante i suoi viaggi in Africa come volontario. Il viandante viene stimolato intellettualmente ed è mosso dalla curiosità, è così che riesce ad allargare i propri orizzonti e assumere diversi punti di vista. Viaggio interiore che avviene in Gianni Celati, uno scrittore, traduttore e critico letterario italiano. Scrive del Continente nero su un bel diario di viaggio: Avventure in Africa quando ha la possibilità di entrare in contatto con i Tuareg. L occhio curioso di Celati spesso si sofferma anche sul portamento e sui modi di fare dei bianchi che, come lui, si trovano a fare i ricchi turisti a spasso attraverso i drammi e le troppe contraddizioni del continente nero, spesso si tratta di turisti insoddisfatti della propria vita e ciondolano per il mondo in cerca di risposte a domande esistenziali: «un turista è un fantasma che ciondola stranito fuori da quell unico sogno 6 PAOLO RUMIZ, Il bene ostinato. Feltrinelli Editore, Milano Cit., p. 54.

13 armonico, appunto perché viene trasportato in un posto a non far niente, tranne spendere soldi 7» denota così anche il consumismo tipico dei turisti che si riversano sui mercati a cercare souvenir e luoghi dove poter mangiare serenamente e fare shopping. 7 GIANNI CELATI. Avventure in Africa, Editore Feltrinelli, Milano Cit. p. 17.

14 Dino Azzalin È un medico-odontoiatra. Dedica parte delle sua vita alle missioni nei Paesi del Sud del mondo. È nato a Pontelongo (Padova) nel 1953, città da cui comincerà il suo primo viaggio da bambino. Attualmente vive a Varese dove esercita la libera professione. È giornalista pubblicista e ha collaborato con numerosi giornali e riviste. Nel 1987, partecipando ad una scuola di scrittura creativa al teatro Verdi di Milano, tenuta dallo scrittore Giuseppe Pontiggia, scopre la dote della scrittura. Nel 1999, insieme a Angelo Maugeri, crea la Nuova editrice magenta (NEM). Ha pubblicato con l editore Crocetti tre libri di poesia: I disordini del ritmo (1985), Deserti (1994) e Prove di memoria (2006 premio Gustino de Jacobis e Giuseppe Dessì 2007). Nel 1999 i racconti Via dei consumati, nel 2001 Diario D Africa e Mani Padamadan. Ha fondato l APA Onlus (Amici per l Africa) che promuove progetti per la salute orale nei Paesi a basso reddito. L APA è un associazione che unisce tutto il mondo del dentale, partecipano odontoiatri, igienisti e odontotecnici che praticano la propria professione in strutture già esistenti. La vera motivazione dell associazione è educare e motivare il personale medico e paramedico ad aiutare i Paesi che non hanno reddito disponibile per sostenere le strutture mediche. Durante le missioni ha vissuto tante avversità che ha affrontato con coraggio. Le missioni cambieranno per sempre la sua vita e alimenteranno le sue più interessanti opere.

15 Africa come "missione" Diario d Africa è una raccolta di racconti che descrivono l esperienza dell autore nel Continente. Azzalin scrive in modo semplice, di facile comprensione da parte di chi legge e fa immergere il lettore in una realtà spesso sorprendente e difficoltosa. Il diario è ricco di colpi di scena. L autore ci narra la sua avventura non solo attraverso la visione del medico ma anche come avventuriero, viaggiatore, poeta e volontario. Scrive con la voglia di trovare la sua vera identità in quei nuovi luoghi, attraverso le esperienze che molte volte lo porteranno alla riflessione sulla vita dell essere umano, essendo a contatto con quegli individui colpiti dalla sofferenza della fame e della malattia. È stupefacente la vitalità e la meraviglia del narratore, suscitate dallo splendore naturale africano, che si esprimono nelle scene del diario ambientate tra le dune di sabbia e paesaggi sabbiosi. Molte volte, in quanto medico volontario, Azzalin si imbatte in avventure paurose e pericolose. È uno di quegli uomini che

16 hanno fatto dell Africa una missione, come dice Zanotelli nella prefazione di Diario d Africa: «quando l andare dai poveri ci tocca dentro e ci cambia così radicalmente, quando succede qualcosa dentro la nostra vita, vuol dire davvero che c è stata la missione, perché la missione è vera missione quando le persone che si incontrano cambiano, altrimenti non è missione 8». Il centro della missione è il cambiamento, l umanizzazione, la trasformazione e la maturazione dell io, conseguenza dell aiutare chi ha bisogno di sostegno. Il viaggio del medico viaggiatore è motivato anche dalla scomparsa recente del padre che, come scrive, lo educa all avventura. Si prepara alla partenza leggendo libri, riviste sull Africa e facendo allenamenti per la sopravvivenza. Fa della paura una maestra di vita: «la paura mi aveva reso saggio e prudente non al punto di 8 DINO AZZALIN, Diario d Africa, Prefazione a cui di Alex Zanotelli. NEM, Ivi, p

17 rinunciare a qualcosa di apparentemente impossibile 9». I sentimenti che lo accompagnano sono positivi. Si sente parte della natura africana: «nel deserto non mi sentivo Dino Azzalin, medico o altro, mi sentivo sabbia, oasi, solitudine come può essere un minareto o la Medina di Marrakech. Mi sentivo, mi sento ancora adesso che scrivo, libero, felice, leggero 10». L osservazione degli scenari africani gli permette di portare dentro se stesso i particolari come i colori dei tramonti e delle albe, che non dimenticherà mai. Azzalin si trova a riflettere sulla differenza tra l Europa e L Africa e giunge alla stessa conclusione in cui giunse Alberto Moravia: la differenza è che nella prima prevale l uomo sulla natura mentre nella seconda avviene il contrario. Il viaggio comincia con l attraversamento del Sahara dominato dal silenzio notturno, dove l unica cosa che si sente è il battito cardiaco. Il clima è ostile a causa della forte escursione termica 9 Ivi., p Ivi., p. 21.

18 diurna e notturna, non è facile abituarsi ma le sensazioni rimangono fisse nella mente e nei ricordi. I primi incontri avvengono con i Tuareg, i nomadi del Sahara. Si sofferma sul termine di questa popolazione: «Tuareg significa abbandonato da Dio, ma nel nostro caso anche abbandonato dagli uomini. In quella sterminata parte del pianeta mai vocabolo mi sembrò più appropriato 11». Si presta subito alla sua professione di medico, estraendo le radici dei denti malati ad un beduino e poi curando un tuareg affetto da una brutta ernia trascurata a causa delle mancate cure. Una sera, viene cercato da due uomini per effettuare un aborto ad una donna rimasta incinta da una relazione extraconiugale. Rimane sbigottito e addolorato: i due tuareg gli porgono davanti degli spilloni lunghi. Non può praticare l aborto, non ha le competenze di ginecologo e solo l idea lo disgusta, ma se non lo fa, la donna verrà uccisa. Consiglia così ai due uomini di farla cavalcare su un cammello per giorni, in modo tale da provocare l aborto spontaneo e non mettere in pericolo la vita della giovane donna. Questa richiesta lo segnerà a vita: «l idea di quella povera donna mi turbò non poco: quell episodio dava la misura delle 11 Ivi., p. 36, 37.

19 condizioni di arretratezza in cui vivevano quelle povere donne 12». Il Sahara lo ispira all arte poetica, durante il tragitto scrive una breve ma significativa poesia che diede il titolo al suo secondo libro di versi: Deserti. «I deserti non sono quelle solitudini/ che animano i confini del Sahara/ ma i silenzi che nascono dentro/ quando si smette di sognare 13». L Etiopia è una tappa piena di rischi e pericoli per il medico. Bisogna anche accettare questo se si vuole fare il medico missionario. Il diario è numeroso di considerazioni. Come Moravia, anche Azzalin si trova a mettere in confronto l Italia e l Africa: «penso alla vanità del mondo che ho appena lasciato, alla cultura degli sprechi, alla ricchezza, mi sento solo. Una solitudine che mi paralizza, mi fa sentire ancora più solo 14». L impotenza di fronte alla miseria e alla malnutrizione spesso lo fa stare male. Si chiede qual è il suo ruolo in quei posti desolati. Allora ecco che la risposta arriva in automatico: deve compiere una missione sfruttando al 12 Ivi., p DINO AZZALIN, Deserti, Crocetti editore, Cit. p DINO AZZALIN, Diario d Africa, Prefazione a cui di Alex Zanotelli. NEM, Ivi, p. 48.

20 meglio le sue competenze sul campo medico. Non c è altro che può fare se non diffondere tra quella popolazione del Terzo Mondo un po di bene. Lo scrittore dà delle descrizioni dettagliate, il lettore riesce quasi a vedere con i suoi occhi le scene. È in grado di portarlo, attraverso i sensi, sullo scenario in prima persona. Si lascia coinvolgere dalle percezioni come quello dell olfatto, sente l odore della terra rossa e l odore del sangue delle vittime di un incidente stradale. È drammatico quanto la gente dell Etiopia sia rassegnata ad eventi come questi: «Alcuni osservano lo scorrere del sangue, mentre i bambini giocano, si divertono a bruciare pneumatici 15». Gli Etiopi non sono indifferenti alle tragedie ma ci fanno l abitudine. Nella capitale etiope, (Addis Abeba), Azzalin viene guidato dal missionario Padre Marti, e abba Renato Saudelli, due figure religiose per lui consolatorie nei momenti più drammatici. Parte di quest Africa è descritta come un territorio super sfruttato per le risorse minerarie e l esasperata monocoltura, dalla fine dell Ottocento da parte delle potenze coloniali. Di queste risorse, gli Africani non ne godono affatto, anzi, tutto ciò provoca degradazione dei terreni e impoverimento della popolazione. Il problema più grande da risolvere in Africa è la fame e la mancanza di acqua. Un bambino muore di malnutrizione e disidratazione tra le braccia del medico. Non aveva mai visto, prima d ora, un bambino morire di fame. Chi muore 15 Ivi,. P. 50

21 lì non ha nemmeno una sepoltura dignitosa. Mentre in Europa si può addirittura risalire all albero genealogico, in Africa non si sa nulla dei cadaveri. Svaniscono come se non fossero mai esistiti. Non hanno né un nome, né un cognome, né una data di nascita. Sono il nulla. Questo viaggio porterà l autore anche ad un percorso alla ricerca di Dio: «dove sono finiti i fondi distribuiti ogni anno per chi muore di fame? Dio dov è 16?» e ancora: «beati gli ultimi perché saranno i primi. Dove sei Gesù? Perché tutto questo? I poveri li avrete sempre, sta scritto, ma noi, uomini come loro, con che diritto li affamiamo 17?». Non si può credere di morire e poi essere dimenticati dal mondo con tanta facilità. La scrittura e i libri si rivelano per Azzalin compagni di viaggio durante la permanenza in Kenia. Legge Karen Blixen, scrittrice del romanzo La mia Africa ambientato in Kenia. Chi viaggia, solitamente, prima di partire, legge una guida turistica. Per l autore, la guida turistica si rivela nelle impressioni degli altri scrittori che hanno vissuto l Africa. In Kenia, Azzalin conosce i medici che fanno parte del CUAMM e riesce a mettere in piedi uno studio dentistico in poco tempo avendo come assistente l infermiera Maria Goretti. Ad accogliere il medico in Kenia, c è l antropologo Guido Giarelli. Grazie ad egli, Azzalin va alla scoperta della medicina africana. In Africa non ci sono i medici ma 16 Ivi., p Ivi., p. 58.

22 ci sono i guaritori, i cosiddetti agao (quelli che curano con le erbe) e che devono sottoporsi alle cerimonie e a giuramenti. A tal proposito, ne Il bene ostinato, Paolo Rumiz si sofferma a presentarci un Africa dove persiste la superstizione e spesso i medici volontari combattono con essa, lottano contro l idea che le malattie come la tubercolosi o la malaria siano una punizione divina. La naturale bellezza del Kenia, domina i paesaggi. Osservare gli elementi naturali del continente ovvero i fenicotteri rosa, il deserto, i panorami e i tramonti della Rift Valley, rimangono indelebili nella mente: «la nostalgia per l Africa è anche l emozione che si prova per queste solitudini immense, per i misteri in esse nascosti 18». Colori e meraviglie che è impossibile catturare in una fotografia. Tutto ciò è bellezza che commuove l animo umano. Questi meravigliosi elementi naturali, purtroppo, si contrastano con l altro volto dell Africa: la malaria. Malattia che Azzalin sarà costretto a curare, pur non avendo immediatamente le medicine disponibili. Rimane stupito dalla capacità di resistenza degli abitanti a questo genere di disgrazie. L autore spesso scrive dell infelice condizione delle donne nel territorio africano. Esse vengono comprate con i cammelli o le capre: «la moglie, per quanto sia assurdo pensarlo, si compra ancora in quei posti remoti, come una qualsiasi merce al mercato 19». Moptì, un suo amico, si innamora di una donna di colore, Bekelé. La ragazza è promessa in sposa ad un altro uomo che aveva fatto 18 Ivi., p Ivi., p. 102.

23 un patto di sangue, il prepotente picchia il vecchio padre di Bekelé e se la porta via insieme al figlio. Moptì scopre che il figlio è stato ucciso, cade per terra in preda alla disperazione. Un viaggio verso Dio Nel primo viaggio in Kenia, Azzalin, insieme ad altri compagni di viaggio, è stato assalito e minacciato da un gruppo di tre rapinatori. Viene a sapere, l anno successivo, che due sono morti e il terzo è stato condannato durante un processo. Tramite l ispettore Jacheta Kilungu, riesce a possedere la refurtiva che era stata rubata a lui e agli accompagnatori. Ancora una volta, lo scrittore pone il lettore davanti a percezioni sensoriali: «ci fecero attendere una buona mezz ora tra il fetore di una stanza sudicia e cadente. Già, fu in quel preciso momento che realizzai di essere nuovamente in Africa 20». Durante il processo in tribunale, essendo l unico bianco, il medico, paradossalmente, si sente fuori luogo. È l unico bianco in mezzo a tanta gente di colore e ha gli occhi puntati addosso. Un flashback del medico missionario ritrae le scene del rapimento subìto l anno precedente. Importantissima figura della drammatica esperienza è Padre Alex Zanotelli, un religioso missionario italiano che fa parte della comunità missionaria dei Comboniani e autore del libro Korogocho edito nel Ivi., p. 108.

24 È presente un altra scena disarmante che pone chi legge in una condizione di pietas e riflessione morale: Una giovane donna morente, affetta dall AIDS in cui «la malattia aveva segnato sul suo viso una geografia di dolore 21». Padre Zanotelli ribadisce al dottore quanto siano fortunati gli occidentali a godere dell 80 % di risorse naturali presenti in Africa, che permettono ad essi di fare la vita da nababbi sulle spalle della povera gente africana. Durante la narrazione del rapimento da parte dei malviventi, il lettore viene scaraventato in prima persona sulla scena. Il protagonista alterna il suo umore dalla paura, al coraggio, alla furbizia ( finge un malore per ingannare i ladri) all avvicinamento completo a Dio: «Non sparò. Un miracolo, ma non sparò. Per pochi lunghi attimi rividi tutta la vita. Iniziai a pregare. Non lo facevo da anni 22», fino ad affermare, dopo il dileguo dei rapinatori: «Eravamo salvi. Per me era la ulteriore conferma dell esistenza di Dio 23». La brutta avventura finisce in un lungo cammino alla cieca, che porta i derubati verso un villaggio di Nairobi. Lo spiacevole imprevisto è interpretato come un segno divino e Azzalin impara il senso del perdono. Questo perdono lo ribadisce in tribunale dove uno degli 21 Ivi., p Ivi., p Ivi., p. 123.

25 scippatori viene condannato a morte. Mentre qualunque vittima di quell abuso avrebbe provato vendetta, Azzalin prova un senso di pena ed egli stesso non sa il motivo: «pregare era sicuramente l ultima cosa che mi sarei aspettato di fare per un uomo che mi aveva minacciato di morte. Lo feci per compassione? Per paura? Oggi non lo so ancora 24». Incredibilmente il viaggio del narratore si interseca quasi sempre con il cammino di figure religiose anch essi missionari. Tra questi, Padre Pio. Il religioso compare come un personaggio versatile. Dimostra di conoscere nozioni di medicina quando una neo-mamma sta per morire a causa della malaria. Mancano gli antibiotici. Mentre in Europa, l uso di questi farmaci è scontato, in Africa la gente ne muore per la mancanza. La natura descritta in questo testo appare al lettore bellissima e pericolosissima contemporaneamente. Nel villaggio di Merti, i due missionari assistono a scene di carneficina. Tre bambini attaccati dai coccodrilli. Uno muore. Gli altri due, per salvarsi, devono andare all ospedale più vicino che si trova a ore di viaggio dal villaggio. Il percorso verso le infrastrutture ospedaliere è ostacolato dalla presenza di banditi, con cui Padre Pio riesce a barattare con un pacco di sigarette in cambio del libero passaggio su quella strada. Molte volte, il dr. Azzalin mostra di essere un lettore della Bibbia. Per esempio, quando presenta il conoscente Giulio che va con una giovane prostituta. Forse questo è uno degli incontri più significativi. Quell uomo dice che Gesù non condanna le prostitute ed effettivamente 24 Ivi., p. 131.

26 lo scrittore pensa: «mi viene in mente Racab, la prostituta di Gerico, l unica che Dio aveva salvato prima di far crollare le mura della città 25». Si potrebbe pensare che chi si prepara a un cammino così pieno di pericoli e disavventure legge qualche libro per portare con se più coraggio e forza spirituale. I libri aiutano ad arricchire l anima e affrontare con vigore le avversità della vita. Questo diario racchiude un immenso amore verso il continente nero, è la testimonianza di un viaggio interiore oltre che tangibile. È una raccolta di memorie. I mass-media fanno apparire l Africa solo come un continente povero e alla deriva, l Africa è ricca di qualcos altro: una bellezza straordinaria. 25 Ivi., p. 156.

27 Mani Padamadan - Viaggi di sola andata Questo libro racchiude la grande passione dell autore per le strade del mondo. I racconti si sviluppano e si intersecano nelle diverse regioni della Terra: Italia, Europa, India, Sud America, Africa, Indocina, rivelando uno scrittore di notevole spessore umano e letterario. Attraverso la vista e l udito, c è ancora una volta la percezione sensoriale che aiuta il lettore a rispecchiarsi come protagonista delle vicende. Viaggi di sola andata perché chi torna da un esperienza, non è mai la stessa persona che è partita. Chi legge diventa viaggiatore, le descrizioni dettagliate di Azzalin arricchiscono la fantasia. Il viaggio è per Azzalin la rivelazione della natura umana e non solo l appagamento delle curiosità o il superamento delle paure. I viaggi dell autore si aprono con Il primo viaggio effettuato durante l infanzia dal Veneto fino in Lombardia (Varese) sull auto del padre, la Dauphine Renault. Tocca il tema dell emigrazione, causa dell abbandono della terra d origine. Sente di aver dimenticato qualcosa nella vecchia casa e la osserva per l ultima volta: «che cosa avrei potuto dimenticare? Possedevo soltanto ciò che indossavo. Non ci pensai più, anche se avvertivo di aver lasciato (o preso) qualcosa di impercettibile, segreto e inafferrabile 26». Da quest esperienza vissuta da bambino, le avventure di Azzalin cominciano con un viaggio in Grecia nel 1979, accompagnato dagli amici Mauro e Massimo. Nei bagagli non possono non 26 DINO AZZALIN. Mani padamadan. NEM Cit., p.23.

28 portare i libri (preziosissimi compagni di viaggio per D. Azzalin). Portano con loro Plutarco, Finzioni di Borges, il colosso di Maroussi di Henry Miller e l immancabile Odissea di Omero. Dice Mauro allo splendido viaggiatore: «visto come sei fatto tu, il libro che devi portarti dietro è l Odissea». I libri Tesori inestimabili delle fantasie mentali e del sapere. I ragazzi rimangono affascinati dalle rovine greche di Olimpia e di Creta. Esordisce nella narrazione la cultura greca ricca di miti, ad esempio il mito di Minosse. Il medico conosce una ragazza norvegese di cui poi si innamorerà e che gli farà compagnia per il resto del viaggio. Si avviano successivamente in India precisamente a Benares. In Italia è Natale e il viandante fa una piccola riflessione sulla religione: «pensare a ciò che ogni uomo dovrebbe: amarci gli uni e gli altri come Lui ha amato noi. Che non dovrebbe esserci alcuna distinzione 27». Il viaggio in India La diversità tra l Europa e l India è il primo elemento visibile all autore, la scena di uomo picchiato da un vigile lo fa rimanere senza parole. Anche lì la natura non è indifferente alla meraviglia dell uomo, con i suoi colori ocra e magenta, indaco e violetto. L impatto con New Delhi è terribile, la condizione dei ceti inferiori (paria) è disumana poiché essi sono abbandonati a se stessi, mendicanti ovunque, l odore acre di sangue e pus. I 27 Ivi., p. 43.

29 senza tetto homeless sono costretti a vivere tra i cartoni fino a morirci tra gli escrementi. Trova una provvisoria dimora, l hotel Sunny Guest House. Assapora nuovi cibi speziati e verdure buonissime. In hotel conosce una donna che gli consiglia di non andare alle Maldive ma all isola di Sri Lanka. Lì descrive minuziosamente l indole dell isola e la popolazione: «vivevo con i pescatori, uscivo in barca con gente semplice e laboriosa. La sera mangiavo nelle loro povere ma dignitosissime case, leggevo, scrivevo, guardavo le stelle e la luna, seguivo la direzione delle costellazioni 28». Il titolo del testo Mani Padamadan prende il nome da un uomo indiano: «è un ometto piccolo e operoso, come tanti indiani, lo sguardo intelligente, occhi svelti e un sorriso affabile 29». Azzalin si sofferma molto sui personaggi, entrano nella sua vita e li ricorda sempre. È come se ogni singolo tratto caratteriale degli individui venisse scritto sui suoi libri per non dimenticarlo mai. La medesima cosa avviene con Sai Baba, un profeta, padre della luce. In questo tratto si trova un paragone con il Vangelo cristiano: «verranno i falsi profeti, dicono i nostri sacri testi, non sono inviati da Dio ma dal Demonio, nessuno sa né l ora né il giorno. Come mai allora Sai Baba sa tutto sulla vita e la morte 30?». Per il medico, il 28 Ivi., p Ivi., p Ivi., p. 71.

30 corpo umano è il tempio dello spirito e in ogni respiro della vita, esso comunica con Dio o con Satana. E, come un pendolo, oscilla tra il piacere e la rinuncia di esso. Egli partecipa all Ashram, un luogo di meditazione dove i saggi vivono in pace in mezzo alla natura. È lì che compare l oracolo. Versa agli uomini la cenere sacra dei morti indù ( la vibbuthi). All improvviso cadono caramelle dal cielo e variopinte. Ecco il miracolo. Il Sahara Tra le decine di viaggi in Africa, il deserto si presenta come il centro della filosofia della vita per Azzalin, esso fa avvicinare alla verità di essa senza tuttavia mai raggiungerla. Regna la solitudine, il pensiero più bello va al padre, venuto a mancare da poco: «la recente morte di mio padre aveva segnato la distanza con la memoria. Un periodo difficile, doloroso e incerto. Mi mancava molto la sua poesia per la vita, la fisarmonica e la tenerezza. Mi mancava il suo bofonchiare allegro, il suo spirito che sapeva essere di me, di sé, di tutti, con le sue ali posate sulle mie palpebre 31». Il viaggio nel Sahara si rivela un viaggio alla ricerca della luce e la manifestazione del padre, ha bisogno di viaggiare per elaborare il lutto. Si presenta un imprevisto, vanno fuori rotta e la situazione non è rassicurante, basta un minimo sbaglio nel deserto per morirci dentro. Per cui, Azzalin conta sulla buona stella. Il senso di smarrimento viene colmato dall arrivo del camion dei Tuareg (i nomadi del deserto). Si 31 Ivi., p.80.

31 aggiunge allo smarrimento la paura che quei nomadi fossero dei predoni. Per fortuna, si tratta solo di trasportatori di merci. Arrivano nella città di Agadèz. Un ospedale è in condizioni igieniche disastrose, dove il contagio dell AIDS nei pazienti non può che essere facilitata. Le infrastrutture sono pessime, gli aghi sono scaduti, le garze limitate e Azzalin deve cercare di medicare la ferita di un viaggiatore nel modo meno pericoloso. Per fortuna ha con se dell anestetico e antidolorifici. Incontra un medico francese. In questo modo inizia la professione di medico volontario. Quest esperienza lo segnerà per tutta la vita. Un pensiero va verso l amato padre. Si sente sfiorare la spalla. Ha la certezza di averlo accanto. La povertà dell Africa non smette mai di stupirlo. Il continente nero è povero di avere ma è ricco nell anima delle persone. Scrive: «il rapporto tra bianchi e neri molto spesso è rappresentato dal dialogo tra due maschere: quella del bianco ha orecchie piccolissime e una bocca enorme, quella del nero ha una bocca piccolissima e orecchie grandissime 32». Mentre in Europa l era moderna si è sviluppata, in Africa sembra di essere ancora all età della pietra. Nelle narrazioni è sempre viva l immagine dei chiassosi bambini di colore. Qualcuno di loro non ha mai visto un uomo bianco e scappa via impaurito. La loro scuola è un piccolo edificio costruito su poverissime assi. I bambini sono altruisti tra loro stessi. La zona africana è preistorica e non turistica. In Kenia, Azzalin incontra Mons. Luigi Locati, un vescovo missionario che ha contribuito per il bene degli Africani facendo costruire delle Chiese 32 Ivi., p. 90.

32 divenute delle vere e proprie parrocchie di accoglienza. Locati viene ucciso da sicari e l itinerante ricorderà sempre il suo sorriso. Durante il tragitto, passa per il villaggio Bul-Bul. Ad accompagnarlo sono i suoi amati libri, La mia Africa di Karen Blixen e Ebano dello scrittore-giornalista polacco Kapucinskij. Il villaggio si presenta con un altissimo tasso di povertà. Gli abitanti vivono dentro case fatte di fango e lamiera, nessun tipo di industria, niente elettricità, le condizioni igieniche precarie e causano gravi malattie. La piaga gravissima della mortalità infantile è causata molte volte dalla tubercolosi. Nelle baraccopoli la gente non vive ma sopravvive, è costretta a praticare la prostituzione e la delinquenza. Gli slums sono delle vere e proprie discariche dove si insediano milioni di esseri umani. Le case sono invase dai lutti dei familiari di chi muore per AIDS. Governa la miseria e la disperazione. Europa e Africa, due mondi così diversi. Il primo continente ricco di benessere, il secondo ricco di povertà a causa del benessere europeo. Aiutare il prossimo si rivela per Azzalin un evento che lo aiuta a colmare la sua vita. Il sole africano e il cielo stellato, dove le stelle sono più visibili rispetto a qualsiasi altra parte del mondo lo lasciano sempre sconvolto. L autore incontra Liliana, sua concittadina ex-assistente alla poltrona ora votata ai poveri, e riescono a realizzare uno studio dentistico, insieme aiutano migliaia di malati. Ad aiutarli c è il missionario irlandese Kevin Mc Garry e grazie alla amicizia con Liliana e al suo sostegno viene costruito, oltre al laboratorio dentistico, anche una Chiesa. Il viaggio coincide con il 2001, quando avvenne l attacco terroristico che distrusse le Torri gemelle. In quest occasione, Azzalin fa una considerazione sulla guerra: «nessuna guerra è stata mai intentata con fine

33 di sottrarre milioni di bambini alla morte per malattie peraltro cancellabili con i soli antibiotici. Nessuna guerra è stata dichiarata alla fame e alla povertà. Si pensi all Angola, al Sudan, al Mali, al Ruanda, all Etiopia e a tante altre nazioni africane ( ) Nessuna guerra è stata dichiarata all indifferenza dalle potenze del mondo 33». Bisogna considerare le cifre altissime che l Occidente investe per proteggersi dagli attacchi terroristici che dilaniano intere popolazioni, si stimano 750 milioni di dollari. La guerra porta con sé solo distruzione e non risolve di certo il problema del terrorismo, causa solo la morte di infanti e uomini innocenti, e pensare che basterebbe una modica cifra per salvare gli Africani dalla malnutrizione. Le risorse naturali che il pianeta Terra offre all uomo sono smisurate e l uomo, tuttavia, non le rispetta anzi avvelena il suo mondo e può anche essere in grado di disintegrarlo, basti pensare al rischio nucleare, alla bomba atomica. Solo un parte di esso vive nella ricchezza sulle spalle dei continenti più ricchi di risorse. chi va in mezzo a tutto ciò è L africa e gli Africani. Azzalin ricorda una citazione di Corista Wolf: Tra uccidere e morire esiste una terza via: vivere. Cosa si può fare per aiutare queste popolazioni? Bisogna combattere l indifferenza e farsi fratelli dei poveri aiutandoli a costruire una casa, bisogna accogliere con amore chi scappa dalla fame. In compagnia di giovani medici missionari, il dottore si avvia all ospedale di Wamba, ma durante il percorso considerevole di paesaggi meravigliosi dove la pioggia aveva fatto miracoli, incontrano un camion carico di somali. Vengono assaliti dal panico. Qualche giorno prima alcuni 33 Ivi., p. 108.

34 banditi avevano sparato dei colpi di fucile ma per fortuna, solo molta paura, e nessun morto. Arrivano all ospedale fondato dal dr. Silvio Prandoni. Finalmente, una struttura ospedaliera ordinata e pulita. Prandoni mentre cura un uomo ferito dai banditi somali, dice al collega che per evitare attacchi di criminali o pericoli vari, si sposta con un piccolo aeroplano. Il personaggio Tony Ferro In mezzo all Africa, Azzalin conosce un altro bianco. Un uomo particolare, si chiama Tony Ferro. Scrive una minuziosa descrizione dell uomo: «Eccolo, Tony Ferro, calzoni corti beige, ciabatte nere, il famoso dottor Ferro, come lo chiamavano gli isolani, sigaretta infilata in un bocchino d osso bianco-nero, sulla cinquantina, capelli brizzolati con sfumature giallo-nicotina e pettinati indietro. Un viso quadrangolare, occhi bassi sui gradini, palpebre a mezz asta di uno che si è appena alzato, camicia bianca da cui faceva capolino una vistosa catena d oro con appesi non so quanti amuleti, portafortuna, feticci, talismani 34». Inizialmente, l uomo si presenta cinico e freddo, invita Azzalin a lasciar perdere il povero uomo nero che ha una brutta ferita al piede e di curare la sua fistola. Si fa visitare i denti. L uomo non chiacchiera molto. Un castello in mezzo alle dune davanti all'oceano non è qualcosa che si vede tutti i giorni e Monica, una dottoressa e compagna di viaggio del collega, rimane di stucco. Successivamente, il signor Tony si svela un uomo di cultura e di 34 Ivi., p. 122.

35 facile accoglienza nel suo castello. Racconta la sua storia, possiede delle miniere in Tanzania e Zaire e ha attraversato i periodi più brutti di dittature africane. Conosce il luogo sin da dagli anni 70. Negli anni 80 fa costruire da uomini di colore retribuiti il castello, dando lavoro a più di 20 persone che si occupano della servitù del castello. Racconta della brutta esperienza con Mobutu, monarca assoluto dello Zaire che faceva costruire trappole per elefanti, per ucciderli e trafficare l avorio e perfino pietre di valore. È un personaggio pieno di parole, con tante vicende da raccontare e curiose informazioni sulla cultura generale: poesia, economia, campi elettromagnetici, il purismo e persino la musica. Tony dice di essere stato amico del cantaurore De Andrè e di averlo ispirato per l album Non al denaro, non all amore né al cielo. Azzalin si sofferma molto su questo strano e unico personaggio. Tutti i tavoli del castello sono a 3 piedi e Tony spiega perché: «in trigonometria, il tripode è la più stabile delle figure geometriche. Vedi qui c è tanto vento 35». L uomo dimostra qualità ingegnose, facendo costruire un castello sotto mille pericoli e problemi vari. Morirà nel 2007 lasciando allo scrittore un vuoto difficile ma anche un bel ricordo. Nel 1992 inizia un viaggio nell isola di Manda appartenente all arcipelago di Lamu tra le più belle dell Oceano indiano in Kenya. Pagine piene di suspense immergono il lettore in un rito esoterico. Nella notte di luna piena nell isola c è una festa. Si tratta della notte delle purificazioni. Durante i festeggiamenti sente delle parole recitate dalle voci, Apa Apa. Il termine 35 Ivi., p.138

36 indica giuramento e la civiltà dell isola giura fedeltà ai loro avi. Viene attirato da una ragazza di colore dentro una tenda, dove incontra un vecchio che gli fa bere un intruglio disgustoso: sangue di scimmia, parte di cervello di scimmia, canna da zucchero, noce di cocco e rum. Bibita che permette la redenzione dei peccati e l appartenenza all Essere Celeste. Quando la beve perde i sensi. Quando si risveglia è stordito e prova un dolore acuto alla coscia. Esce fuori dall umile dimora e trova Mohamed, l uomo che l ha portato nell isola. Un momento di silenzio tra i due comunica tutto. L incredulità aumenta quando guarda la gamba e trova un taglio profondo, sul petto la scritta Apa fatta col sangue. Rabbrividisce e va via da Manda accompagnato da Mohamed. Viaggio nel Sud - America La missione in Sud - America esattamente in Bolivia, porterà Azzalin ad aiutare gli indios e ciò che resta degli Incas (i figli del sole), nelle periferie di La Paz. Superata la periferia si trova una delle sette meraviglie del mondo: il lago Titicaca. Afferma: «giro lo sguardo intorno, mi sento dominato, soggiogato da tanta bellezza, circondato da una natura arcaica, primordiale 36». Conosce un ragazzo italiano che vive in Bolivia da anni, si chiama Lanù. Il giovane ha una vita difficile, seguendo le orme del padre, dice di aver lavorato nelle raffinerie della cocaina. Sottolinea che solo 36 Ivi., p. 158.

37 una parte della cocaina prodotta in Bolivia e Colombia arriva in Europa. I cristalli di coca sono destinati al mercato americano. Azzalin, ogni tanto si chiede cosa lo porti a migliaia di chilometri di distanza da casa e conclude che vuole scoprire il mondo, vuole arrivare in ogni parte e scrive: «la più bella scoperta sono i visi, gli sguardi della gente. Vi leggo il significato delle cose, tra lo sciacquio di onde lente, silenziose». Dovrebbe star lontano da Lanù, ma quando si incontra un Italiano nell altra parte del mondo ha qualcosa di familiare. Salendo su una montagna in compagnia di Lanù, il paesaggio dominato dal lago è qualcosa di indescrivibile. Lungo il tragitto, bambini festosi li guardano incuriositi. Arrivano ad un tempio inca. C è un ambiente quasi primitivo. Gli animali sono lasciati allo stato brado e ci sono pochi alberi ma diverse coltivazioni di frumento e orzo. In effetti, i contadini inca vivono di questo. Il lago Titicaca sembra un mare per la sua maestosità. Di lì a poco c è il villaggio Yumani dove ad aspettarli c è la moglie di Lanù, si chiama Juliana e la sua famiglia. Abitano in una umile dimora e si dimostrano timidi. In Bolivia visita l isola del Sole, lì delle riflessioni si fanno vive nello scrittore: «avverto un senso di allontanamento dalle mie minuscole cose, la consapevolezza che la vita sia anche questo perdersi per il mondo, tra gente umile, in questo freddo pungente lasciarsi penetrare l anima 37». Quel luogo parla di una civiltà, quella degli Incas, la più resistente alla dominazione spagnola. Meravigliato da cotanta bellezza, Azzalin afferma: «la mia guida 37 Ivi., p. 164.

38 silenziosa e discreta sta negli incontri, nel senso profondo della curiosità, nello stupore della scoperta 38». I rapporti umani aiutano ad acquisire diversi punti di vista ed essi completano le esperienze personali e il confronto diretto con altre civiltà. Il medico viene invitato a pranzo da Juliana e la sua famiglia. Le sue descrizioni dettagliate danno delle informazioni sulla civiltà dei Sud Americani. La famiglia non è abituata a mangiare con gli stranieri, ma egli è ben accetto e viene trattato come una seconda divinità. Mangiano con le mani e da soli, come vuole la tradizione. Si ferma a dormire nella dimora che non è tanto diversa da una grotta. Si sente in una dimensione oltre i confini del mondo e del tempo. Il giorno seguente, si reca a Potosì, è una delle città più alte del mondo poiché si trova a metri d altezza. Conosce l architetto Guido Cuba e l esperto di pietre preziose Alberto y Motola. Insieme esplorano il Cerro Rico, la più grande miniera d argento del mondo, guidati da Fredi un conoscitore della miniera. Masticano le foglie di coca che danno energia quanto il caffè italiano. La perlustrazione è alquanto faticosa e difficile ed è facile morire per il crollo di una trave o lo smottamento del terreno. Le viscere della montagna provocano paura e soffocamento. Vedono la luce, un momento di sollievo perché indica l uscita. La prossima tappa prevede il tratto da Santa Cruz a Camiri. Un passaggio verso l ignoto ed effettivamente così si rivela. Prima di raggiungere Camiri, incontrano un autobus messo di traverso che non si riesce a tirare su, la strada interrotta da un grosso albero 38 Ivi., p. 165

39 sradicato dal vento, un fiume che a causa delle forti pioggie allaga il tragitto e termina il cammino del bus. Si svela un viaggio senza fine: «ormai gli abitanti del bus li sento familiari, al punto che conversiamo come sopravvissuti a un viaggio nell oltretomba 39». Decide di attraversare a piedi il tragitto inondato, ci riesce, capita un passaggio per Camiri su un camion. Una meta quasi irraggiungibile. Lo spirito avventuriero dello scrittore- viaggiatore si coniuga perfettamente con gli imprevisti poco piacevoli del viaggio, a volte le avversità possono essere il motivo stesso del viaggio. Finalmente, giunto a Camiri, arriva di fronte ad una chiesa. Lì c è padre Davide. Il visitatore dorme in convento e il pensiero va alla tragica morte del rivoluzionario Che Guevara. A Cuba Il fascino di questa terra scoperta da Colombo nel 1492 cattura totalmente Azzalin. Le abitazioni sono sfruttate dal clima tropicale e dagli anni, ogni muro parla del periodo dittatoriale di Batista e dello sterminio dei Syboneys. Si respira nell aria la storia dei cubani, gli ultimi comunisti del pianeta e una natura paragonabile al paradiso terrestre. Il viaggiatore paragona Cuba a una donna: «Cuba ha il viso di una bella donna che ha subìto, suo malgrado, i lustri delle stagioni. Vi scorrono maestose le crepe, come tra il fard del viso, e si stacca il colore o l intonaco che, come fiori di melo, deposita ai piedi dei muri la canizie che mostra larghi squarci 39 Ivi., p. 177.

40 bianchi della sua storia 40». Le notti cubane sono allegre, si sente la musica e i cubani bevono il rum. All Avana, Ernest Hemingway, autore de Il vecchio e il mare frequentava i locali. Oggi Cuba è invasa da turisti maleducati e chiassosi. Le strade sono semideserte al contrario delle città italiane che sono invase dal traffico. Non c è alcun tipo di inquinamento e stress, non ci sono le auto che sono la dittatura del secolo in Europa, la donna Cuba si presenta nella sua naturale bellezza. Come ogni paese, i lati negativi si presentano sempre, ad esempio i quartieri periferici dove i servizi essenziali mancano e molti cubani vogliono andare negli Stati Uniti ed emigrare come emigrano gli extracomunitari sui gommoni per arrivare in Europa. Le missioni a Sarajevo e Vietnam Dal Sud- America, il viaggio ripercorre le tappe di paesi colpiti dalla guerra, dove la vita non è per niente facile e dove la maggior parte degli scenari sono fatti da montagne di macerie. In missione di volontario, paesaggio distrutto dalle guerra in Bosnia-Erzegovina riempie la visione di Azzalin: «in questa città anche i fantasmi sembrano fuggiti da grattacieli e alberghi, ridotti ormai a montagne di detriti. La furia distruttrice non ha risparmiato nemmeno i palazzi della cultura, come la biblioteca nazionale: quattro piani di storia ridotti in frantumi, un immenso patrimonio bruciato, 40 Ivi., p. 190.

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