LA POLICRONIA NELL ARCHITETTURA
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- Emilia Di Carlo
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2 LA POLICRONIA NELL ARCHITETTURA Generalità La policromia nell architettura è parte integrante degli edifici sin dall antichità. Anche se è impossibile tracciare uno sviluppo cronologico della storia del colore, si può seguire con approssimazione lo sviluppo delle tinte in relazione alle tecniche originarie ed alle tendenze architettoniche e figurative. La scoperta da parte di Hittrof, nel 1824, di tracce di colorazione già sui templi greci dimostra come si perda nel tempo la pratica di arricchire con la pittura le opere di architettura. Il colore rappresenta quindi un elemento importante del nostro ambiente costruito, benché questo fenomeno sia sempre stato considerato da architetti ed urbanisti, l approccio sistematico si è sviluppato molto lentamente. Solo negli ultimi decenni lo studio del colore come aspetto qualificante del nostro ambiente è stato intrapreso con osservazioni oggettive coniugando ricerche storiche, analisi tecniche e significati sociologici. La città è però un soggetto in continuo cambiamento e così deve essere per i suoi colori; mentre gli edifici e l urbanistica hanno in genere uno sviluppo lento, i colori a seguito delle necessarie manutenzioni, possono avere più rapida periodicità di rinnovamento. Il controllo della colorazione urbana, in particolar modo in quella parte storica della città ove maggiormente sono presenti i segni dei costruito, diviene un elemento ove il dibattito architettonico ha trovato diversi approcci e sperimentazioni. A causa della vastità dell argomento non si possono trattare interamente i temi che coinvolgono la pianificazione del colore a scala urbana, ma si possono, quanto meno evidenziare alcuni approcci al tema, ponendo l attenzione su diverse esperienze europee. L esperienza documentata più antica riguarda la città di Mosca. Già nel 1817, durante la ricostruzione della città distrutta dall invasione napoleonica, il colore degli edifici divenne oggetto di legge prescrivendo tinte tenui (bianco, paglia, giallo, grigio e Sibirka un grigio molto chiaro). Successivamente gli architetti dei movimento costruttivista indicarono un nuovo approccio al tema del colore cittadino. Nel 1924 i membri dell associazione dei nuovi architetti (ASNOVA) definirono i colori di Mosca considerando gli edifici a scala urbana e definendo le strade come le unità dei piano colore. I principiali indirizzi di tale piano prevedevano un unico colore per tutti gli edifici di una piazza o di un ambiente urbano; per le strade che mettevano in relazione questi spazi era prevista
3 una serie di colori a scalare tra i due toni impiegati. Per il centro, con il Kremlino, fu previsto il rosso arancione e furono individuati altri sette distretti con colori definiti e di conseguenza furono indicati toni a scalare delle principali arterie di collegamento. Questo progetto, teso a rappresentare un rigido ordine sociale, non fu applicato, se non in alcuni limitati casi, a causa delle vivaci critiche e dei limiti contenuti nella proposta che non considerava il valore architettonico degli edifici. Si iniziò invece la progettazione del colore di piccoli ambienti unitari, con l impegno di alcune associazioni volontarie di architetti, che portarono alla valorizzazione dei materiali e dei volumi dell architettura tradizionale sono ad arrivare, negli anni 60 del novecento, ad una progettazione più organica che ha interessato l intera città. Nel resto d Europa negli anni 70 e 80 del novecento, il dibattito sul colore urbano tende a crescere e porta a significative realizzazioni. A Budapest, Antal Nemcsica introduce il sistema Coloroid, una teoria complessa che combina criteri oggettivi e soggettivi allo scopo di individuare il colore appropriato per ogni edificio. In Spagna si distinguono l intervento di Josep Fuses e Joan Viader nel , per il recupero cromatico delle case sul fiume Onyar a Gerona ed il progetto di Josep Emili Hernandez Cros sulla ricostruzione storica dei colori delle Ramblas di Barcellona. In Francia un interessante ricerca condotta dalla seconda metà degli anni 60, ha indagato sulle relazioni tra le architetture rurali ed i materiali impiegati, mettendo in evidenza anche le componenti cromatiche del costruito e del paesaggio. Di grande significato il lavoro svolto da Jean Philippe Lenclos che ha portato ad un allargamento del dibattito e della sperimentazione del colore in architettura, dai centri storici sino alle moderne periferie. Ed in Italia? Nel nostro paese il tema dei colore nell architettura della città si è posto solo verso la fine degli anni 60; tuttavia molti sono stati gli studi e le esperienze documentate e parecchie le realizzazioni pratiche di piani di colorazione, tali da divenire un motivo d interesse e di studio anche per le altre nazioni europee. Si può sostenere che proprio il vigore con cui in Italia si è dibattuto il tema abbia sollecitato o ampliato gli studi e le attuazioni dei piani anche in altri paesi europei. Certamente va riconosciuto nel corso tenuto dal Prof. Giovanni Brino, presso il Politecnico di Torino, il momento iniziale di questo avvincente confronto nel nostro paese. Il lavoro di Brino e dei suoi studenti ha portato, nel alla realizzazione del piano dei colore per la città di Torino, oggetto di varie esposizioni e discussioni ed in seguito ad altre realizzazioni in Piemonte ed in Italia. Gli anni 80 videro l inizio di una più diffusa pianificazione cromatica in diverse aree storiche urbane italiane. Di sicuro interesse lo studio e la realizzazione di Piani del colore di Fabrizio Bianchetti in molte località del novarese, del Lago d Orta e del Lago Maggiore. 2
4 In questi esempi il piano colore va oltre la semplice definizione della pelle dell edificio e diventa un manuale d intervento globale che considera tutti gli elementi per la definizione delle singole facciate (intonaci, legni, ferri, serramenti, gronde... ) e dell immagine complessiva della città. Il metodo prevede la ricostruzione delle tinte legate alla tradizione locale (ambiente cromatico), la definizione dei materiali originari e le loro caratteristiche, la comprensione delle regole compositive dell architettura ed il loro rapporto con i materiali e le finiture. La conseguenza di questi studi è un progetto d intervento che consideri materiali, colori e le loro regole di distribuzione in rapporto agli elementi architettonici. Indagini documentarie Condizione fondamentale per un corretto approccio alle tematiche del decoro urbano, è senza dubbio la conoscenza dei materiali e delle tecniche costruttive della tradizione locale, da realizzarsi attraverso la ricostruzione del percorso storico evolutivo dei metodi e della decorazione pittorica delle facciate degli edifici del centro storico. Il centro storico di Villacidro, come del resto la maggior parte dei paesi della Sardegna, offre al riguardo uno scenario quanto mai ricco e complesso per varietà di situazioni e stratigrafia degli interventi. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che le scelte urbanistiche ed edificatorie, nei centri abitati della Sardegna, sono state da sempre indirizzate verso l effettivo fabbisogno del singolo nucleo familiare e quindi della singola abitazione (vedi ampliamenti e sopraelevazioni su edifici di antico impianto), piuttosto che verso la salvaguardia della memoria storica e la valorizzazione del costruito all interno del centro storico, spesso di antico impianto. I fenomeni degenerativi del decoro urbano, hanno ormai assunto un estensione generalizzata producendo uno stato di degrado quantomeno visivo all interno del centro storico, dovuto alla presenza di edifici che non hanno subito interventi di manutenzione da decenni, edifici realizzati con una architettura tipica della periferia delle città non certo di un centro storico, edifici incompiuti ecc., inoltre, molti di essi richiedono interventi urgenti di rifacimento degli intonaci e delle tinteggiature, anche se sono stati oggetto di restauro in epoca recente, in quanto la metodologia di intervento ed i materiali utilizzati non si sono rivelati idonei all uso in quell ambiente e su quell edificio in particolare. 3
5 Il piano del colore per il centro storico di Villacidro Il piano del colore è un operazione che comprende l omologazione ed il monitoraggio degli edifici oggetto di intervento di restauro, individuando e segnalando le più opportune strategie d intervento segnatamente per le facciate degli edifici, il tutto per conferire all ambiente del costruito storico, le prerogative estetiche e funzionali che gli sono proprie. I fronti edilizi hanno subito nel tempo alterazioni di vario tipo, vuoi per incipiente degrado, vuoi per incongrue manipolazioni o inadatte sostituzioni materiche; tra gli aspetti più peculiari di questa trasformazione, un posto di rilievo è assunto anche dalla modificazione del profilo cromatico dei fronti edilizi, che è stato caratterizzato da un progressivo appiattimento con riduzione e stravolgimento della tradizionale tavolozza. Anche sotto l aspetto materico si sono avuti progressivi cambiamenti che hanno contribuito a produrre una caratterizzazione ambientale diversa da quella preesistente, anche per le sopravvenute innovazioni nell ambito dei materiali da costruzione e tecniche costruttive. L adattamento funzionale degli edifici, per quanto concerne allacciamenti in rete ed installazioni impiantistiche (linee telefoniche, elettriche ecc.), ha ulteriormente costituito un fattore di trasformazione dei caratteri formali ed estetici dei prospetti, contribuendo, unitamente con gli elementi a carattere provvisorio o permanente ad uso pubblico (insegne, segnaletiche, arredi urbani, cassonetti rifiuti e quant altro oggi interferisce con la fruizione dell ambiente cittadino), alla progressiva ridefinizione dello spazio urbano, con particolare riferimento al centro storico. Il sovrapporsi talvolta casuale e non coordinato di tali segnali, la stessa diversa tipologia degli interventi che si attuano, sia per quanto concerne i materiali impiegati che per le coloriture adottate, sono fattori che, nella generalità, mal si adattano ai caratteri distintivi del centro storico. Lo studio dei materiali del luogo e del colore, deve necessariamente guardare con la massima introspezione al territorio di appartenenza. La storia dei nostri centri abitati, deriva dal lavoro che l uomo vi ha svolto per secoli, mettendo a frutto le risorse del territorio, in primo luogo con l impiego di materiali lapidei tipici della zona, pietre ed intonaci, nonché, per le coloriture. Detti elementi quali pietre, intonaci e tinteggiature, non sono quindi l espressione dell arte costruttiva, ma l identificazione delle testimonianze e delle specificità ambientali che ogni insediamento storico, più o meno inalteratamente, conserva. Edifici, vie e piazze, hanno subito nel tempo gli effetti dei mutamenti economici e sociali, riuscendo, solo sino ad alcuni decenni orsono, a mantenere inalterata la gradevolezza del loro insieme. La casualità dell uso del colore ha provocato e provoca gravissimi fenomeni di degrado della qualità ambientale. Ai colori originari, si sono via via aggiunti una quantità di colori eterogenei sia nella qualità di composizione, sia nella tonalità cromatica; il pericolo è rappresentato 4
6 dall uso non accorto di queste nuove risorse soprattutto da parte di operatori del settore improvvisati e sprovvisti delle adeguate cognizioni tecniche per il loro corretto utilizzo, che hanno portato ad una serie di interventi selvaggi di colorazione ormai visibile in tantissimi centri storici della Sardegna, compreso il centro storico di Villacidro. La lunga durata che le moderne tecnologie e conoscenze assicurano a tali prodotti è, oltre che un bene per la buona conservazione degli edifici nel tempo qualora esse siano applicate correttamente, un limite che può portare a lasciare tracce indelebili sul territorio costruito qualora esse non siano regolamentate e utilizzate con la dovuta perizia e competenza. Per questi motivi si impone una regolamentazione degli aspetti cromatici, con la predisposizione di un piano del colore. La scelta operata per indirizzare i proprietari e gli addetti agli interventi di restauro verso particolari tonalità cromatiche, ha tenuto conto di due aspetti fondamentali ed imprescindibili: in primo luogo, dopo un accurata analisi degli edifici oggetto dell intervento sia singolarmente che nel loro complesso in rapporto alla loro posizione all interno dell area interessata, si è compreso che l applicazione del criterio generale della redazione dei piani del colore, cioè quella dell attribuzione della tonalità cromatica in base all età degli edifici, non era praticabile. Ciò è dovuto al fatto che il centro storico di Villacidro non presenta un uniforme distribuzione degli edifici sul territorio in base alla loro età. Si è visto che altri centri abitati, soprattutto nel centro Italia, oggetto di piani del colore, avevano seguito tale principio, attribuendo la colorazione in base all età; si è rilevato che tutti questi centri si erano sviluppati nel tempo estendendosi a cerchi concentrici, cioè, partendo da un nucleo centrale più antico si sono sviluppati via via verso la periferia, con edifici sempre più recenti. Il centro storico di Villacidro non presenta dette caratteristiche; infatti è assai diffusa l alternanza tra edifici antichi, vecchi ed edifici di recente impianto, che spesso hanno soppiantato un antica abitazione. Se si fossero attribuite determinate colorazioni in base all età o alla tipologia edilizia degli edifici in oggetto, non si sarebbe potuto ottenere un risultato omogeneo, ma si sarebbero avuti degli interventi localizzati a macchia di leopardo, creando un contesto ancora più disomogeneo dell esistente. Si è quindi preferito limitare la scelta dei colori senza tenere conto del periodo di costruzione o della tipologia edilizia del fabbricato, lasciando al singolo proprietario la scelta sulla tonalità di colore da utilizzare, sempre nell ambito delle gradazioni indicate nella cartella dei colori di seguito riportata. Il secondo aspetto riguarda la specificità delle tonalità e delle tinte da utilizzarsi. 5
7 Dando per scontata l attuazione di interventi finalizzati all eliminazione di eventuali cause di degrado precoce delle facciate e della loro colorazione, i colori scelti dovranno essere costituiti esclusivamente da pigmenti inorganici stabili alla luce i quali, anche se possono apparire a prima vista dei colori freddi presentano caratteristiche di durata ed adattamento ai supporti restaurati molto maggiori rispetto alle tinte a base di pigmenti organici a prima vista più calde, inoltre essi meglio si adattano a caratterizzare e valorizzare i nostri centri storici. Di seguito viene riportata la cartella dei colori con le varie tonalità da utilizzarsi per i fondi (facciata principale), per le eventuali cornici e marcapiani (finiture) e per le zoccolature degli edifici. I colori prescelti sono quelli del catalogo FINPLAST s.r.l. cartella colori esterni; si tenga conto che, a seguito dell elaborazione al computer di detti colori, essi non risultano perfettamente fedeli all originale ai quali in ogni caso ci si dovrà attenere in base al relativo codice. Ovviamente è possibile l utilizzo di tinte di altre marche che dovranno essere simili sia come tonalità cromatica che come composizione. Per le zoccolature si prescrivono i seguenti codici : Per le finiture si prescrivono i seguenti codici : Per i fondi si prescrivono i seguenti codici :
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