Piano del Colore e dell Arredo Urbano

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1 Piano del Colore e dell Arredo Urbano metodo, rilievo e progetto Archh. Antonio Zunno, Valentina Marconi, Maria Pia Placentino, Marco Polimeno luglio 2006 consulenza scientifica: Laboratorio

2 I N D I C E 1 - Indicazioni metodologiche generali Il colore e l ambiente costruito Il piano del colore tipologie e strumenti fasi progettuali ed attuative 1.3 l arredo urbano e l ambiente costruito Il piano dell arredo urbano tipologie e strumenti fasi progettuali ed attuative Riferimenti bibliografici 2 - Il piano del colore e dell arredo urbano della Città di Melpignano Linee guida e criteri per la definizione delle scelte di progetto Il piano del colore Tipologia e strumenti Fasi progettuali ed attuative analisi preliminari rilevamenti progetto del colore 2.3 Il piano dell arredo urbano Tipologia e strumenti Fasi progettuali ed attuative inquadramento generale ed analisi definizione dell immagine ambientale di riferimento progetto dell arredo urbano Il piano del colore e dell arredo urbano: procedure e norme di attuazione I colori di Melpignano: rilievo e progetto del colore La percezione del colore ed il Sistema di Colore Munsell gli ingredienti del colore il Sistema di Colore Munsell 2

3 La corrispondenza cromatica dei colori rilevati I colori di Melpignano Strumenti operativi Rilievo ed analisi del tessuto urbano - Tav. 1: ambito generale di analisi - Tav. 2: destinazioni d uso degli edifici - Tav. 3: numero dei piani fuori terra degli edifici - Tav. 4: tipologie edilizie del tessuto urbano - Tav. 5: materiali e tecniche edilizie Tav. 5a: campionature, prelievi e analisi - Tav. 6 : classificazione degli elementi di composizione architettonica delle facciate - Tav. 7: emergenze architettoniche/artistiche - Tav. 7/a: quadrante 1 - Tav. 7/b: quadrante 2 - Tav. 7/c: quadrante 3 - Tav. 7/d: quadrante 4 - Tav. 8: stato di conservazione degli edifici - Tav. 9: analisi elementi di arredo urbano - Tav. 9/a: ambiti omogenei - Tav. 9/b: tessuto connettivo - Tav. 10: mappatura cromatica e materica dela scena urbana Progetto del colore e dell arredo - Tav. 11: progetto del recupero della scena urbana - Tav. 11a/b: Via Vittorio Veneto - Tav. 11c: Piazza Rimembranza - Tav. 11d: Via Dante Via Roma - Tav. 11e: Piazza San Giorgio - Tav. 11f/g: Via Roma - Tav. 12: indicazioni progettuali per la definizione dell arredo urbano 3

4 - Tav. 13: analisi del tessuto urbano: arredi strutturanti lo spazio. Il Suolo - Tav. 14: progetto del recupero della scenaurbana: arredi strutturanti lo spazio. Il Suolo - Norme di Attuazione - I colori di Melpignano: rilievo e progetto del colore Allegati - Rilievo fotografico generale - Rilievo fotografico delle Emergenze Urbanistiche, Architettoniche ed Artistiche - Schede analitiche di rilevamento - Risultati campionature, prelievi ed analisi 4

5 1 - Indicazioni metodologiche generali Il colore e l ambiente costruito Di fatto il problema degli intonaci, del colore e delle coloriture, nell edilizia storica, è non meno importante di quello della patina e della vernice nel restauro dei dipinti L unica differenza è che, per l architettura, si connette all urbanistica, e che, l urbanistica, non è tanto una disciplina, quanto lo stesso modo di essere, lo stesso modo di porgersi, della città come complesso di edifici nella sua identità storica (che) potrà avere aggio anche sulla (sua) identità estetica. (C. Brandi) L architettura ha, rispetto le altre arti, un aspetto predominante: l appartenenza ad un luogo di cui molto spesso ne costituisce l identità. Conservare l architettura significa andare oltre il singolo intervento puntuale ed arrivare alla conservazione anche dello spazio che la circonda. L edificio non è un unicum ma presuppone una coesistenza con lo spazioambiente in cui è stato costruito, o che gli è cresciuto intorno, un rapporto imprescindibile dal contesto (a volte urbano) che lo ospita. E a questo contesto ci si deve rapportare, nei modi e nelle forme del caso, quando si debba intervenire per conservare, in tutto o in parte, il tessuto edificato. In questa ottica rientra il ruolo decisivo, nel dibattito su restauro e conservazione, che hanno assunto i centri storici e spiega come l assunzione di tali premesse abbia potuto guidare la teoria, prima, e la prassi, dopo, del recupero dei centri urbani. Assume, di conseguenza, contorni meno urgenti la questione dell aspetto originario di un edificio, subordinata a sua volta alla necessità di non alterare un equilibrio che si è andato formando e consolidando nei secoli e che il tempo ha imposto all edificio stesso ed ai suoi paraggi. Di questi equilibri vanno però indagati i rapporti, gli elementi fondamentali, le cause per poter intervenire senza il risultato assurdo di far sentire l edificio vecchio come nuovo, avulso dalla (sua) storia (C. Brandi), che non si riconosce nel luogo di appartenenza né ne è riconosciuto. 5

6 1.2 - Il piano del colore Tipologie e strumenti Identificare una metodologia e codificare una pratica degli interventi è l operazione preliminare di ogni azione sul costruito, anche di quelle che si propongono di modificare (perché sempre di modifica si tratta) il colore di una città. Il colore urbano riveste un duplice ruolo. È segno antropologico perché espressione di chi lo ha scelto e di chi lo abita ed è segno architettonico-progettuale perché connota e differenzia i paesaggi e le architetture dell ambiente abitato (non solo costruito ). Il colore è, inoltre, insieme allo spazio, la percezione prima di un ambiente; è la sua connotazione identificativa, emozionale e oggettiva insieme e qualsiasi iter metodologico che porti ad agire su di esso deve tener conto di questi due fattori sostenendo azioni che, generalizzabili ed economicamente attuabili e sostenibili, abbandonino l ambito limitato del singolo edificio e della pratica di cantiere, per trovare motivazione in politiche ed progetti di più ampio respiro. Bisogna sottolineare la necessità di un metodo, non di una regola, che in quanto tale risulterebbe rigida, poco elastica ed incapace di interpretare esigenze sociali, estetiche, urbanistiche, funzionali e tecniche così diverse che le molteplici realtà urbane presentano. Un metodo proprio ed originale che non si limiti all adattamento locale di modelli elaborati per altre realtà e sperimentati in altri contesti, ma che sia spunto di riflessioni, ricerche ed analisi tipicizzate, guida per una esigenza di coerenza d azione, non dettata da un volere tecnico-amministrativo super partes ma espressione della città tutta. Definizioni preliminari All origine di quelle che sono le fasi di elaborazione ed attuazione di un piano del colore c è sempre un processo decisionale che, considerando obiettivi, mezzi e strumenti a disposizione, viene a determinare i caratteri propri del piano che si sta andando a realizzare e che ha per protagonista l amministrazione promotrice dell intervento. Il piano del colore è uno strumento che di volta in volta può essere specifico, generico o sistemico in relazione al grado di approfondimento delle sue prescrizioni. Si definisce specifico quando pianifica colori e tecniche di intervento per ogni singolo manufatto ed interessa precise porzioni del territorio urbano (per esempio i centri storici) o 6

7 addirittura unità di intervento molto piccole. Fornisce prospetti colorati tratti da definite gamme colore e precise modalità di applicazione. Risulta essere molto frammentario. Un piano del colore è generico quando si limita a definire criteri generali guida da seguire per la colorazione dei manufatti. Fornisce mappe, modelli di colorazione, gamme cromatiche selezionate che danno un inquadramento complessivo della pianificazione sul territorio ma rimandano a considerazioni e controlli specifici all atto dell intervento vero e proprio. Si distinguono in entrambi i casi due fasi di azione: una pianificazione iniziale estremamente localizzata o troppo generalizzata ed un momento successivo di definizione e controllo che prolunga i tempi, spesso aumenta i costi e il margine di errore nell esecuzione delle prescrizioni. Il piano sistemico limita le possibilità di errore, il conto economico ed i tempi di realizzazione individuando gli elementi base della composizione cromatica, organizzandoli 7

8 in una gamma precisa e fornendone i criteri di utilizzo. Lascia capacità decisionale, seppur guidata, al privato cittadino, soggetto solo al controllo di corretta applicazione da parte dell ente pubblico. Ma quale colore per la città? Un piano monocromatico non prevede pluralità cromatica, né a scala architettonica né a scala urbana. Un piano policromo permette una pluralità di letture del tessuto urbano o dell oggetto architettonico e mantiene una certa varietà di colore. È importante però sottolineare che la varietà cromatica non passa necessariamente attraverso una pluralità di colori ma è sinonimo di articolazione cromatica, raggiungibile, ad esempio, attraverso un attenta distribuzione dei colori negli elementi decorativi (a livello architettonico) o sul territorio (a scala urbana). La gamma colori del piano si può costruire attingendo dal colore storico, riproponendo i modelli di colorazione e le gamme di colori originali e ricavando da questi spunti cromatici. Oppure può essere un colore progettato, sulla scia della tradizione, che nasce e si colloca nel panorama ambientale ed urbano che lo ospiterà o che si distacca completamente da questo, rompendo schemi e preconcetti, mutando la scena, l immagine, l identità stessa del tessuto costruito e del suo ambiente così come si è andato consolidando nel tempo. E quale piano: proposto o imposto? Con la variabile di un autonomia più o meno concessa alla soggettività cromatica del privato che intende compiere un intervento di coloritura, il piano imposto stabilisce ed impone colori e modi di applicazione a qualsiasi intervento ed a qualsiasi scala, dettagliando accuratamente ogni particolare; il piano proposto individua una scelta di colori e di materiali, alcune regole di massima di accostamento ed applicazione e lascia alla soggettività, interpretazione, sensibilità del cittadino la scelta finale, esprimendo dettami più rigidi laddove particolari aree territoriali o importanti emergenze architettoniche richiedano un vincolo più deciso. Così il cosiddetto piano del principe determina l immagine unitaria del territorio e della città e sviluppa i mezzi e gli strumenti per raggiungerla. Qualunque forma esso assuma, è un piano imposto che si scontra con il consenso cittadino e comporta il rischio di appiattire il territorio, smorzandone le sfaccettature e segmentandone eccessivamente l immagine. 8

9 Il piano del filologo, invece, persegue la ricostruzione dei colori e dei modelli di colorazione originali, in relazione ad un predeterminato arco temporale, imponendo gamme cromatiche e metodi di applicazione mutuati dalla tecnologia del passato. La legittimazione storica riduce il possibile scontro con l opinione pubblica ed apparentemente, dal punto di vista tecnologico, risulta facilmente praticabile. Ma tutto questo non tiene conto né del dibattito su restauro-conservazione-reintegrazione, né del problema materico, che deve confrontarsi con materiali diversi da quelli del passato (sia dei supporti che dei rivestimenti e coloriture), né delle mutate situazioni climatico-atmosferiche, di sicuro più aggressive, né delle mutate competenze della manodopera. Il piano del cittadino elabora, infine, una cartella colori-materiali, stabilisce delle indicazioni d uso della stessa, mutuando le indicazioni delle preesistenze storico-ambientali con le esigenze tecnico-amministrative. È un piano proposto e policromatico che vuole guidare e coordinare le scelte soggettive dei cittadini Fasi progettuali ed attuative La realizzazione di un piano del colore passa attraverso quattro fasi: 1. analisi preliminari 2. rilevamenti 3. progetto 4. attuazione (e verifica) Nelle fasi di stesura e attuazione del piano del colore, ovviamente, il soggetto più coinvolto è l ente promotore dell iniziativa che, a sua discrezione, può avvalersi di consulenti esterni cui affidare, tutta o in parte, la redazione del piano. 1 Analisi preliminari Le analisi preliminari sono di competenza dell ente, o dei suoi consulenti incaricati. La finalità è quella di analizzare il territorio e reperire materiale documentario. Attraverso ricerche d archivio (ad esempio l archivio delle pratiche edilizie), bibliografiche (dalle descrizioni letterarie alla manualistica storica), storico-cartografiche (storia dell architettura della città, del territorio e del paesaggio in funzione della storia cromatica dei luoghi), iconografiche di qualsiasi genere (quadri e stampe), l intento è quello di creare una base 9

10 informativa che descriva il contesto, ne analizzi le evoluzioni storiche, ne estrapoli utili indicazioni e possibili prescrizioni per il piano del colore. Sono fondamentali in questa fase continui momenti di confronto che verifichino la consistenza dei dati e delle informazioni reperite. 2 Rilevamenti Partendo dalla definizione di zone territoriali omogenee per elementi urbanistici - architettonici - edilizi e cromatici, si procede alla scelta dei manufatti sui quali effettuare i rilievi, in funzione della documentazione reperita in fase preliminare. Stilato questo elenco si definisce la scheda di rilevamento. Questa scheda viene strutturata in modo da raccogliere tutta una serie di dati, dal generale al particolare, indispensabili per una descrizione completa e esaustiva del manufatto. Le informazioni raccolte, con i risultati delle eventuali indagini stratigrafiche predisposte sul manufatto stesso, costituiscono la base delle scelte e delle definizioni progettuali. 10

11 3 Progetto Dall archivio documentario e dalla sua traduzione grafica in tavole tematiche di analisi, che visulizzano la distribuzione territoriale delle informazioni raccolte, scaturiscono le scelte di progetto e si elaborano le norme tecniche del piano di intervento. 4 Attuazione Il risultato è una tavolozza dei colori e una scheda materiali che, con la definizione delle norme di applicazione e con la stesura di bozzetti d intervento, costituisce il piano del colore vero e proprio L arredo urbano e l ambiente costruito Se il piano del colore analizza l immagine della città nel suo complesso scendendo poi di dettaglio fino ad andare ad esaminare situazioni puntuali e a prescrivere interventi mirati e dedicati alle singole facciate esprimendo la sua vocazione al patrimonio costrutito, il piano dell arredo urbano si sviluppa su scala sociale e con le sue prescrizioni pratiche, che paiono soltanto lambire il costruito, regola la convivenza tra le persone e lo spazio (edificato e non) intorno, che è abitato e che costituisce l ambiente stesso della comunità. Il concetto di contesto costruito va quindi inteso in quest ottica ed ovviamente progettato non più solo volumetricamente. Non va più solo limitato alla forma plastica, unitaria e chiusa degli edifici ma va allargato ad un insieme di oggetti diversamente edificati, diversamente fruibili, attraversabili, vivibili oggetto di progettazione accanto, e contemporaneamente, ai pieni urbani ed alla loro immagine. Il piano dell arredo urbano si sviluppa metodologicamente secondo uno schema parallelo a quello già illustrato per il piano del colore con tempi differenti di progettazione ed attuazione e con una conseguente maggiore flessibilità che, definite le linee guida, lasci nel tempo alle piccole come alle grandi occasioni, agli interventi di manutenzione quotidiana e ordinaria come ai progetti di dettaglio a più vasta scala, la possibilità di definire e disegnare la nuova immagine dello spazio pubblico. 11

12 1.4 - Il piano dell arredo urbano Tipologie e strumenti Superando la tendenza di limitare i programmi di arredo urbano alla dotazione di attrezzature funzionali e scarsamente strutturanti lo spazio pubblico, il piano di arredo urbano si configura come uno strumento di controllo della scena e dell immagine urbana da progettare ed attuare nel rispetto e nella valorizzazione dei caratteri ambientali di ogni spazio ed ogni luogo. Per delinearne le tipologie dobbiamo innanzitutto individuare l obiettivo d azione e fare una distinzione tra azioni mirate al recupero dell immagine dei soli centri storici ed azioni estese ad un territorio più ampio fatto di situazioni ambientali differenti ed eterogenee. In base, poi, all approccio operativo vanno distinti i piani che agiscono per settori e quelli che prescrivono azioni e progetti per luoghi e sistemi. È evidente come proprio la realtà consolidata e densa di significati dei centri storici abbia potuto per prima catalizzare l attenzione e spingere ad azioni di recupero della scena urbana delineate in fondo dagli stessi caratteri storici e tradizionali dell impianto urbanistico e della struttura dell edificato. Spesso però non ci si è spinti oltre un semplice riordino, tralasciando una trasformazione più strutturale e funzionale dei luoghi. Si sono delineati così piani ed interventi per singoli settori dell arredo urbano come i primi piani del colore che, seppure mirati ad una cromatica riqualificazione ambientale, hanno avuto da subito il merito di attirare l attenzione su gli altri componenti della scena urbana che, senza controllo, avrebbero potuto inficiare i risultati delle operazioni sul colore. L azione su centri storici si esplica in due fasi: una prima di analisi che attraverso il rilievo fotografico, le ricerche d archivio, bibliografiche e iconografiche tende ad individuare le emergenze di arredo con valore storico e documentario; ed una seconda di intervento vero e proprio che viene a definire i criteri di recupero degli elementi di arredo. Recupero che può attuarsi, ad esempio, con la conferma dei singoli elementi, oppure con il loro restauro, o ancora con il completamento/integrazione del sistema con altri elementi riprodotti fedelmente sul modello della preesistenza o, infine, con la riproduzione di elementi non più esistenti dedotti dalle indicazioni e dai disegni d archivio. 12

13 È un approccio di sicuro incompleto che non permette l integrazione del sistema con elementi nuovi necessari alle nuove esigenze di fruizione ed abitabilità degli spazi che comunque vanno inseriti e correlati all immagine ambientale di riferimento definita a priori. Piani per settori di arredo urbano Si tratta di piani che individuano criteri specifici di intervento per quei settori ad iniziativa privata (vetrine, insegne, tendoni, affissioni pubblicitarie, impianti di illuminazione) che interferiscono con l immagine architettonica del costruito. Le indicazioni precise e specifiche per i vari settori, recepite dalle amministrazioni, vengono normate ed allegate al regolamento edilizio rendendo in questo modo il piano più simile ad una pratica gestionale ed amministrativa che ad uno strumento urbanistico vero e proprio. Pur nella sistematicità delle sue prescrizioni, però il piano così delineato evita la determinazione di riferimenti generali ed oggettivi per la soluzione delle problematiche di riqualificazione ambientale e viene a prescrivere azioni settoriali non integrate che, più efficaci in centri con forti personalità, risultano inefficaci e incerte laddove la scena urbana è contraddittoria e non definita. Manca in sostanza quell unitarietà di intenti ed obiettivi che rendono l intervento unificante e programmatico, non occasionale. Piani di recupero integrale In questo caso il piano di arredo urbano costituisce solo una parte di programmi più ampi di recupero ambientale ed edilizio. Approfondite analisi e metodologie di lavoro articolate tentano un approccio complessivo per la ridefinizione dell immagine urbana. Il piano è articolato in tre momenti: - la riqualificazione degli spazi pubblici del centro storico - la manutenzione ed il ripristino dell insieme edilizio - il progetto di strutturazione delle aree deboli del sistema territoriale. 13

14 Piani per luoghi e per settori In presenza di realtà territoriali diversificate si pone l esigenza di uno strumento operativo che definisca criteri e metodi di approccio più complessi che facciano interagire, ai fini dell assetto dello spazio pubblico, settori diversi e diversificati. Questo tipo di approccio risulta idoneo nelle realtà in cui la presenza storica è molto estesa e tale o da includere spazi con differenti assetti funzionali o da unificare al suo interno realtà territoriali diverse. Si tratta di piani e progetti che agiscono sui luoghi e sugli spazi sia per settori (elementi di arredo urbano oggetto di iniziativa privata: apparato commerciale, pubblicità, ) che per sistemi (componenti in genere gestiti dal soggetto pubblico: pavimentazione, illuminazione, raccolta rifiuti, segnaletica, impianti tecnologici, ) Fasi progettuali ed attuative Il piano di arredo urbano prevede le seguenti fasi: 1. inquadramento generale ed analisi 2. definizione dell immagine ambientale di riferimento 3. progetto 4. attuazione (e verifica) 1 Inquadramento generale ed analisi È la fase in cui si conosce il territorio e l ambito ambientale di riferimento attraverso la raccolta di dati ed informazioni circa le trasformazioni storiche del territorio e la gestione dello spazio pubblico. Si conosce il presente per poter delineare gli obiettivi, i caratteri e i limiti di una azione di regolamentazione dello spazio pubblico attraverso un eventuale Piano. Ovviamente la complessità e la durata di questa fase sono correlate alle dimensioni spaziali in gioco. La fase di inquadramento generale può essere così strutturata in una serie di sottofasi: - acquisizione ed adeguamento della cartografia di base; - analisi delle implicazioni storiche-urbanistiche (documentazioni d archivio, iconografia storica); 14

15 - confronto e coordinamento con gli strumenti urbanistici sovraordinati; - azioni di coordinamento delle azioni, promosse dai diversi attori pubblici e privati coinvolti, che controllano e tutelano il territorio ed hanno competenza sulla gestione dello spazio pubblico (settori amministrativi, enti vincolanti come le Soprintendenze, aziende fornitrici di servizi pubblici). La consequenziale analisi mira ad approfondire la conoscenza del territorio a diverse scale di dettaglio utilizzando schemi di lettura ed interpretazione diversi e caratterizzati in funzione dei caratteri ambientali e funzionali del territorio in esame. Si definisce così l immagine ambientale di riferimento alla quale relazionare e coordinare i possibili interventi nei diversi settori individuati. Un primo risultato è l individuazione dei cosiddetti luoghi speciali, luoghi cioè ad incerta vocazione oggetto di radicali trasformazioni urbanistiche ed infrastrutturali (aree industriali dimesse o oggetto di riorganizzazioni della viabilità) oppure estremamente specializzati dal punto di vista funzionale ad attrazione urbana (parchi urbani, sponde fluviali, aree per servizi di interesse collettivo come mercati ed impianti sportivi). In queste aree il piano di arredo urbano è parallelo alle operazioni di trasformazione e valorizzazione urbana e può affiancarsi a queste progettazioni autonome contribuendo, una volta definito il nuovo assetto strutturale, a definire la nuova immagine ambientale attraverso anche il nuovo arredo. L analisi invece riconosce e definisce come ambiti omogenei quelle porzioni di territorio in cui è individuabile o intuibile una omogeneità di qualunque tipo essa sia: storicaurbanistica, morfologica, funzionale ed addirittura emozionale. A volte la perimetrazione di questi ambiti può ricalcare confini già individuati da altri strumenti urbanistici, come il Piano Regolatore, ma molto spesso questa semplificazione, soprattutto operativa, non risulta efficace a causa dei differenti criteri di lettura del territorio operati dai vari strumenti urbanistici. Diversi possono poi essere questi ambiti omogenei, tanti quanti i contesti ambientali oggettivamente individuabili, andando oltre la consueta distinzione tra centro storico e periferia o riconoscendo al loro interno altri ambiti. Di ogni ambito omogeneo individuato si procede al rilievo ed alla descrizione attraverso diverse chiavi di lettura ed analisi, da quelle storiche, culturali, sociologiche, 15

16 antropologiche, morfologiche, spaziali, architettoniche fino a scendere nel dettaglio dei particolari che ne compongono l immagine ambientale. Si analizza la forma, o le forme, si fruisce degli spazi, si percepiscono i luoghi e la loro identità. Si conoscono la struttura e le funzioni dello spazio nella loro articolazione, si riconoscono le espressioni spontanee : si disegna, o sarebbe meglio dire si rappresenta, il paesaggio urbano vissuto individuando tipologie di spazi omogenei (per caratteri ambientali o d uso) e luoghi emergenti (per particolarità funzionali, ambientali o storiche). La fase di analisi si conclude con i rilievi sistematici che potranno interessare diversi aspetti della vita urbana. Il rilievo dei caratteri fisici dell edificato, ad esempio, è necessario nel momento in cui la pianificazione si pone come obiettivo la definizione di una nuova immagine della scena urbana che passi anche attraverso azioni di recupero del patrimonio edilizio: un analitica raccolta che gestisce e organizza dati oggettivi ed analitici di descrizione di un patrimonio tangibile insieme a dati percepiti circa l identità dei luoghi e degli spazi. A questi dati, ovviamente, si affianca un rilievo sistematico, a volte per categorie, degli elementi di arredo urbano. La raccolta di questi, documentando lo stato di fatto, l immagine ambientale, il modo d uso di uno spazio, ne evidenzia eventuali problematiche e carenze suggerendo quasi automaticamente ipotesi di intervento (conferma delle tipologie, riproposizione ed integrazione di attrezzature già presenti, recupero di esemplari con valore storico). Il rilievo dovrà essere progettato in funzione della complessità territoriale ed ovviamente in funzione dell articolazione delle categorie di arredo. Si potranno quindi condurre raccolte dati rilevando: - categorie di arredo urbano tramite rilievi funzionali e rilievi tipologici delle dotazioni esistenti; - tipologie o esemplari unici con valore storico/documentario, tramite rilievi tipologici; - situazioni territoriali campione, analizzandone l organizzazione funzionale e di dettaglio (per esempio le funzioni traffico e parcheggio, sicurezza, commercio e servizi ). 2 Definizione dell immagine ambientale di riferimento 16

17 Tutti i dati e le informazioni raccolte nella fase iniziale risultano determinanti nella definizione di quei caratteri salienti dell ambiente che andranno ad essere guida e spunto per la definizione degli obiettivi e delle finalità dello strumento urbanistico. La riorganizzazione complessiva dello spazio come pure, aumentando il dettaglio, la determinazione e la distribuzione delle attrezzature di arredo urbano scaturiranno proprio dalla definizione dell immagine ambientale, strumento di verifica degli orientamenti progettuali e di confronto con operazioni di riqualificazione già in atto. Tanti possono essere i parametri di definizione di questa immagine di riferimento: la figurabilità dello spazio, il suo carattere urbano o naturalistico, l unitarietà o la varietà o il tono dell ambiente, la sua specializzazione funzionale. 3 Progetto Progetto per tipologie spaziali del connettivo Il progetto spaziale del sistema connettivo determina l assetto funzionale e l immagine, per ogni tipologia spaziale identificata, sia della sezione stradale nel suo complesso sia di quei componenti/segni che riproponendosi sul territorio ne delineano l immagine urbana stessa. L iter progettuale prevede dunque queste fasi: - la classificazione delle tipologie spaziali; - la definizione dell immagine di riferimento; - il progetto ambientale del tessuto connettivo di ogni ambito omogeneo identificato, attraverso una valorizzazione degli strumenti ambientali (suolo, illuminazione.); - l individuazione delle tipologie spaziali (strade); - l abaco dei sistemi di arredo urbani. La pianificazione degli obiettivi e degli strumenti è svolta direttamente dagli estensori del Piano che delegano le fasi di dettaglio alle competenze progettuali interne o esterne all amministrazione. Tale divisione di compiti permette anche l attuazione di progetti campione sia per verificare l efficacia dei criteri elaborati e la loro eventuale correzione che per determinare l interessamento e la partecipazione della comunità. 17

18 Progetto per luoghi emergenti Per tutti quei luoghi e quegli spazi potenziali fulcri di attività, di caratterizzazioni ambientali, potenziali generatori di centralità il progetto può prevedere la valorizzazione delle specifiche emergenze attraverso: - l adozione della stessa immagine ambientale determinata per le altre tipologie spaziali del connettivo, con una conseguente coerenza degli strumenti ambientali al complesso della scena urbana, con un linguaggio uniforme ma con toni di sottolineatura tali da evidenziare e valorizzare le peculiarità del luogo; - l adozione di soluzioni straordinarie tanto per l arredo urbano quanto per l edilizia del luogo. La particolarità dell ambito sarà tale da richiedere una progettazione di dettaglio che può essere svolta direttamente dall amministrazione, a seguito della fase esecutiva, o da incaricati esterni, anche attraverso procedure anche straordinarie (concorsi e workshop). Progetto dei luoghi e dei sistemi di attrezzature Il progetto dà la risposta a tutti gli obiettivi definiti delineando i caratteri dell immagine ambientale di riferimento. La definizione dei sistemi di attrezzature spetta all amministrazione pubblica che attraverso i Piani di settore controlla anche l iniziativa privata e le cosiddette piccole occasioni. Dopo la determinazione dell immagine ambientale di riferimento, si procederà: - in una prima fase, ad individuare i settori di arredo urbano individuando le prestazioni espressive e funzionali di ogni componente ambientale previsto all interno della scena urbana; - in una fase successiva a determinare i criteri di reperimento dei componenti e della loro gestione. 18

19 Riferimenti bibliografici - Luca Deabate, Marina Deabate, Simona Deabate, Città di Alba. Studi e ipotesi per un progettocolore della Piazza Risorgimento, Città di Alessandria, Il piano del colore di Alessandria. L area centrale, Sabrina Corsini, Flavia Trivella, Manuale del Colore delle Facciate, Patrizia Falzone, Il progetto del colore, Atti della Giornata di studio Piano del colore del centro storico di Prato: gestione e tecnologie, Giuseppe Alberto Centauro (a cura di), Piano del colore del centro storico di Prato: guida alle norme per gli interventi del colore. Procedure e modalità, Claudio Oleari ( cura di), Misurare il colore: spettrofotometria, fotometria e colorimetria, fisiologia e percezione, Giovanni Carbonara, Avvicinamento al restauro, Nino Cannella, Egidio Cupolillo, Dipingere la città: il piano del colore. L esperienza pilota di Torino, Alberto G. Cassani, Le rughe del monumento. Cesare Brandi e il problema del colore, in ANAΓKH Cultura, storia e tecniche della conservazione, n. 10, giugno Gaetano Miarelli Mariani, Coloriture urbane: lo stato dell arte, in ANA ΓKH Cultura, storia e tecniche della conservazione, n. 10, giugno Fabrizio Bianchetti, La facciata nell edilizia storica: il piano del colore di Verbania, materiali e superfici per il recupero della città storica, Germano Tagliasacchi (a cura di), Torino. I colori dell antico, Germano Tagliasacchi, Colore e ambiente: restauro e progettazione del colore nell' ambiente costruito, Paolo Scarzella, Pietro Natale, Terre coloranti naturali e tinte murali a base di terre, Studio De Ferrari, Fossano Centro Storico. Arredo urbano e colore, Paolo Marconi, Dal piccolo al grande restauro: colore, struttura, architettura, Claudia Raimondo (a cura di), I Piani del Colore, Fabrizio Bianchetti, Il colore nell ambiente costruito. Il piano di coordinamento cromatico di Omegna e altre esperienze, Germano Tagliasacchi,Riccardo Zanetta, Progettazione del colore nell ambiente costruito, Noris Zuccoli, Mantova, Intonaci e coloriture architettoniche, Scienza e Beni Culturali, L intonaco: storia, cultura e tecnologia, atti del convegno di studi, Bressanone giugno Giovanni Brino, Il piano del colore di Saluzzo, Germano Tagliasacchi, Colore e ambiente. Restauro e progettazione del colore nell ambiente costruito. L esperienza torinese ( ), 1984, - Giovanni Brino, Franco Rosso, Colore e Città. Il Piano del Colore di Torino, ,

20 2 - Il della Città di Melpignano Linee guida e criteri per la definizione delle scelte di progetto Rinnovare il colore equivale ad alterare il colorito della città o di sue porzioni rilevanti, colorito che si è consolidato nel tempo e costituisce ormai una delle identità stesse della città e come tale da preservare pena la creazione di un non luogo. Lo stato antico non è però perseguibile. La città è per sua natura un entità in continua trasformazione e restituire anche un solo suo elemento, sia esso una singola costruzione o un quartiere o un intero settore urbano, al suo aspetto originario risulterebbe essere una operazione astratta, riduttiva e certamente poco attendibile. La città, infatti, continuamente oggetto di cicli di manutenzione, ha mutato aspetto nei secoli adeguandosi alle istanze estetiche delle diverse epoche senza mai smentire o mutare la sua identità. Perseguire lo stato antico risulterebbe impossibile prima di tutto per difficoltà di ordine tecnico-operativo (tecniche esecutive, maestranze e materiali) ma anche per la difficoltà oggettiva di stabilire quale sia per ogni edificio, o per porzioni urbane, questo stato antico da ripristinare. Si delinea così l importanza di un approccio critico al problema, che renda l intervento, nel rispetto delle valenze conservative, reinterpretativo dell opera e mai imitazione, finzione o contraffazione di un antico non identificabile. Ne consegue il metodo: innanzitutto lo studio preventivo del monumento città attraverso le sue molteplici valenze: urbanistiche, architettoniche, costruttive, decorative, funzionali e la conseguente elaborazione di strategie di intervento mai stereotipate, differenziate ed adattate ai singoli casi studio, senza il timore di prospettare alla città azioni troppo eterogenee però rispondenti alla necessità di conservala nel rispetto delle sue memorie, del suo sviluppo, delle sue esigenze anche di carattere economico. Il piano del colore ha alla base il rispetto degli elementi architettonici, dei colori e dei materiali (antichi tanto quanto moderni) che fanno le facciate e l ambiente e si riserva di intervenire solo nei casi di evidente contrasto, di assenza di identità, di eccessiva interpretazione senza un predeterminato intento correttivo o di ripristino. Un attento rilievo diretto, accurati studi preliminari, schedatura-catalogazione sistematica originale condotta sugli edifici interessati, attenta analisi storico-urbanistica, individuazione di zone a rischio (più degradate o in via di rapida trasformazione), definizione ulteriore delle 20

21 zone di intervento con studi ed analisi puntuali sempre più mirati che non neghino mai l interdipendenza con il più stretto contorno e considerino la città sempre unitariamente, controllandone la coerenza dell immagine cromatica globale: questi gli strumenti a disposizione per un progetto colore critico. In realtà è più appropriato parlare di perché sebbene sia il colore a definire l immagine della città e la sua percezione, a delinearne l identità, ad indicarne il suo stato di salute (degrado), è la funzionalità e la fruibilità dei suoi spazi attraverso attrezzature funzionali, che rendano maggiormente godibile la vita dello spazio pubblico e traducano quella percezione e quell identità in vita di relazione urbana, a migliorare la qualità urbana e del paesaggio antropizzato. Il miglioramento delle condizioni percettive, abitative e di godibilità del territorio identificato, si persegue infatti sia attraverso la progettazione delle coloriture e il controllo del degrado edilizio, architettonico ed urbano, sia attraverso la valorizzazione dei caratteri della scena urbana con inserimenti di dotazioni funzionali. L arredo interpreta l ambiente, dà spunti di fruizione soggettiva, spinge l utente a fare proprio un luogo attraverso il suo permanere e il suo vivere. Lo include nell ambito dei panorami familiari, dei percorsi usuali, dei luoghi propri. Il Piano sarà, quindi, un unico progetto articolato per parti secondo le necessità e le caratteristiche di intervento nei diversi ambiti urbani identificati Il piano del colore Tipologia e strumenti Il piano del colore della città di Melpignano ha i caratteri di un piano propostopolicromatico-storico: analizzate le colorazioni, le tecniche ed i materiali, il piano personalizza i criteri di intervento in funzione dei caratteri tipologici dell architettura e dell ambiente circostante, coordina interventi piuttosto eterogenei, calibrati in relazione agli stati di conservazione e di degrado dei singoli manufatti edilizi ed architettonici, prevedendo azioni che vanno dalla conservazione parziale degli intonaci e delle coloriture, alla reintegrazione o liberazione, al rifacimento, sempre con l ausilio di materiali e tecniche locali, appartenenti alla tradizione costruttiva della zona. 21

22 I suoi strumenti sono una cartella dei colori relativa ai differenti supporti, un repertorio di modelli di colorazione, traccia e guida per ogni intervento sulla facies esterna degli edifici, delle mappe cromatiche generali, esplicative delle colorazioni a scala urbana nelle principali sezioni cromatiche territoriali individuate, delle schede materiali e una normativa di applicazione. Con questi elementi risulta un piano di facile accettazione da parte degli attori coinvolti, estremamente lineare nei suoi iter burocratici ed economicamente sostenibile. Gli interventi, infatti, per ciò che riguarda l entità dell operazione vengono calibrati caso per caso e tecnicamente eseguiti attenendosi a precise prescrizioni. Questo elemento fa si che il Comune possa procedere, in una fase di preattuazione, alla formazione di personale locale specializzato o alla stipula di accordi economici con ditte e fornitori potenzialmente coinvolti nelle operazioni del piano. Queste azioni, seppur un po impegnative in fase iniziale, possono garantire non solo un contenimento dei costi di gestione ma anche una corretta esecuzione tecnica, riducendo gli errori di interpretazione Fasi progettuali ed attuative Indagini preliminari La prima fase del lavoro, quella di rilevamento e raccolta dati necessari alle elaborazioni progettuali, è stata preceduta necessariamente da tutta una serie di indagini preliminari mirate alla conoscenza della città di Melpignano e del suo tessuto urbano così come la storia, l economia, la cultura, l arte e la tecnologia lo hanno fatto arrivare fino ad oggi. Individuare, delimitare e conoscere l ambito di intervento, individuare la natura ed i caratteri dell ambiente era una fase obbligata per poter definire una immagine ambientale globale da tenere come riferimento nelle fasi di progettazione. L analisi attraverso fonti indirette, bibliografiche soprattutto, ha avuto lo scopo di creare una raccolta di documenti in grado di definire un quadro storico-documentario della città che ne ha delineato, confrontando ed intrecciando i dati della storia dell architettura e dell urbanistica locale, con la storia del paesaggio, con la storia economica del territorio in esame, e soprattutto con le informazioni della manualistica tecnica storica e tradizionale, la vicenda urbanistica ed edilizia e le sue caratterizzazioni architettoniche. Non potendo però prescindere da un analisi diretta si è proceduto ad un primo rilievo fotografico e ad 22

23 una successiva analisi che, individuando i caratteri tipologici dell architettura, analizzando i materiali e le tecniche di realizzazione, studiando il degrado nelle sue forme e nelle sue entità e ovviamente analizzando in maniera approfondita le coloriture, ha fornito elementi utili alla costituzione di un primo quadro storico-critico, indispensabile riferimento per le fasi successive e per la progettazione della campagna di rilevamenti. Non essendo possibili rilevamenti a tappeto e volendo operare selezioni che, suggerite dalla professionalità e dall esperienza, fossero anche oggettivamente condotte sulla base di motivazioni tecniche, si è analizzato il territorio andando ad individuare aree e manufatti assimilabili tra loro. Questa individuazione, fatta secondo una serie di parametri storicitipologici-topologici articolati tra loro e già presenti, almeno in parte, negli strumenti di pianificazione territoriale, ha portato alla definizione di una prima mappatura utile con la definizione dell Area Generale d Intervento (il territorio comunale) e l individuazione dell Ambito Generale di Analisi sul quale è stato impostato il rilevamento e che è stato poi la base delle verifiche incrociate durante l interpretazione dei dati raccolti e la loro traduzione in norme progettuali. Analisi storica-architettonica L analisi morfologica del tessuto storico della città ha avuto un ruolo fondamentale nella fase preliminare degli studi. Il centro storico della città di Melpignano risulta essere chiaramente leggibile ed i vari episodi edilizi estranei al contesto storico non ne hanno alterato né la struttura né la percezione degli spazi e delle omogeneità. Ovviamente, nel momento in cui il metodo si concretizza in uno strumento urbanistico che si fa interpretazione e chiave di lettura di uno specifico contesto urbano e territoriale, divengono fondamentali la ricognizione e l analisi dei luoghi da normare e regolare. Partendo dall immagine ambientale del centro storico, dall analisi delle documentazioni d archivio e bibliografiche e dall analisi dei materiali e delle tecniche di costruzione si sono delineati i caratteri dell architettura della città. 23

24 La storia dell architettura della città di Melpignano è strettamente legata alla sua condizione privilegiata di centro periferico che, in rapporto all area metropolitana di maggiore estensione, le ha permesso di sviluppare un linguaggio espressivo autonomo. Largamente condizionante, infatti, è la radicata tradizione ellenofona che per secoli ha avvicinato questo territorio alla cultura classica, anche attraverso una fiorente attività di trascrizione di testi in lingua greca che produsse effetti benefici sulla cultura in generale e soprattutto sull arte figurativa e sull architettura. Già dalla seconda metà del XV secolo la produzione architettonica rinunciava all ostentazione decorativa in ragione di una tendenza a non palesare in modo eclatante le differenze sociali (sinonimo di una condizione mentale attenta alla concretezza più che all esibizione) e filtrava l utilizzo di elementi propri della cultura occidentale come si può riscontrare nelle presenza di portali ad archi ribassati, definiti catalano durazzeschi. Un esempio fra tutti il palazzo cinquecentesco in via Dafni n. 7, di proprietà del Notar Zullino alla metà del Settecento, che mai fu demolito, né rifatto o adeguato al gusto contemporaneo del suo nuovo proprietario, nonostante la condizione sociale di rilievo avrebbe potuto richiederlo. Nel Cinquecento, dunque, si andava consolidando questa sintesi formale frutto della notevole potenzialità culturale del luogo e talmente radicata da lasciare difficilmente posto ad influssi culturali esterni caratterizzanti altre realtà territoriali più note. Elementi introdotti dall esterno nel sistema culturale di Melpignano trovarono tuttavia momenti di contatto con la cultura locale nelle sempre più diffuse iscrizioni bilingue, greca e latina, presenti sia nell architettura civile che in quella religiosa. D'altronde le stesse maestranze erano impegnate contemporaneamente nella costruzione di chiese, cappelle, palazzi e fortificazioni e risulta difficile diversificare nettamente i caratteri delle due architetture. La diffusione delle citate iscrizioni, l inserimento di vezzi decorativi senza eccessi e ridondanze, fu un modo quindi per sacralizzare l architettura civile ed elevarne il tono artistico, diffondendo allo stesso modo un senso di tranquillità e benessere. Si considerò inutile, quindi, attingere ai canoni dell edilizia fortificata poco presente in una isola così felice il cui unico esempio, infatti, è la cinquecentesca casa-torre in via del Pellegrino. 24

25 È indubbio che la larga diffusione delle iscrizioni e delle decorazioni sobrie e meditate dell architettura civile presupponesse un considerevole grado di ricettività culturale supportato da questa forma di comunicazione colloquiale finalizzata certamente all edificazione morale della popolazione. Ma è soprattutto alla vocazione commerciale dei suoi abitanti che la Città di Melpignano deve la sua fortuna architettonica. Simbolo di questa vocazione sono le Logge del Mercato in Piazza San Giorgio, fortemente connotate e connotanti lo spazio urbano centrale della città. Raffinatissime, a tal proposito, le cornici delle due botteghe che si prospettano all inizio di via Roma che elevano ad un rango di edilizia superiore due semplici botteghe di commercianti. Tuttavia, si cominciano a percepire i segni che denunciano l incrinarsi di quell armonia di semplicità, caratteristica dell edificato civile, a seguito della conversione della moderna borghesia commerciale alla velleità di distinzione sociale, così come testimoniato dal proliferare degli stemmi sulle facciate dei loro palazzi. Ma è senza dubbio con la ricostruzione del palazzo baronale, nella prima metà del Seicento, che si assiste ad una interessantissima dialettica di questo nuovo spirito con la tradizione costruttiva locale. La distinzione sociale, infatti, qui è operata attraverso l impiego in scala monumentale dei caratteri dell architettura minore. Monumentalità che, se di fatto rompe l unitarietà dello scenario urbano, si esprime ai margini dell abitato contribuendo a saldare alcune smagliature esistenti nel tessuto edilizio, reintegrandole in un immagine complessiva. Il campionario di elementi architettonici presenti in questo edificio di rappresentanza, voluto fortemente dal barone Giorgio Castriota sull esempio di monumentalità delle dimore gentilizie napoletane, non stride con lo spirito dell edificato che gli prospetta, poiché la varietà di esercizi di stile è distribuita sul prospetto interno al giardino. Nel Settecento con le prime avvisaglie della crisi di questa identità del patrimonio locale, si ripropongono in edifici contemporanei fatture cinquecentesche, con l introduzione di rigidezze stilistiche e soluzioni decorative improprie che sottolineano, con la finta naturalezza dei nuovi episodi urbani, l arrendevolezza al gusto delle correnti moderne. 25

26 Benché sempre di altissimo livello, queste soluzioni architettoniche vogliono convincere della naturalezza di questi nuovi episodi urbani che se pur attingono agli esempi del passato, capaci ancora di indirizzare il gusto, tradiscono lo spirito originario. Analisi del tessuto urbano ed inquadramento area di analisi ed intervento L assenza di precedenti analisi interpretative e critiche dei segni e della stratigrafia del costruito, sulla base di caratteri stilistici distintivi, ha contribuito ad un primo approccio di analisi della città estremamente generico, scosso solo dall unicità dei singoli episodi urbani. In un contesto edilizio così particolare, il tessuto urbano, canovaccio su cui si muovono e insistono le specifiche edificazioni, rimane fortemente connotato nelle sue accezioni storiche, leggibili sia a livello di organizzazione organico-planimetrica degli spazi pubblici che a livello di vissuto quotidiano del singolo. Se, in alzato, spiccano della città solo i caratteri distintivi di quei singoli episodi architettonici-edilizi di cui si è parlato; il tessuto urbano planimetricamente risulta caratterizzato da strade ad andamento irregolare, a volte strette e nodose, altre ampie e luminose, isolati irregolari, fronti molto spesso continui ed ampi spazi dalle molteplici funzioni. Si può quindi parlare certamente di un nucleo molto suggestivo che affianca alle forme ed alle funzioni proprie della vita urbana contemporanea episodi di rilevanza architettonica ed artistica e forme dell edilizia residenziale storica in un unicum ambientale che unifica funzioni e forme, rende partecipe la cittadinanza stimolandola tanto ad una fruizione sociale degli spazi aperti quanto ad una condivisione degli spazi privati. Un interpretazione storico-critica della città non può, dunque, non tenere conto del sistema topografico, e deve necessariamente vertere su una impostazione di metodo che, sulla base dell identità strutturale e formale, consideri parimenti l entità/unità del centro storico e la singolarità/puntualità di certe sue emergenze storico-artistiche-architettoniche. L analisi della città di Melpignano dei suoi caratteri storico-urbanistici, degli spazi costruiti e non, delle architetture e delle loro funzioni ha portato alla individuazione all interno del tessuto urbano di ambiti omogenei ed alla identificazione di quei caratteri che 26

27 concorrono a definire l omogeneità dell immagine ambientale e dettano i riferimenti per il progetto di intervento. Partendo dalla perimetrazione del centro storico si è ampliata l area di analisi, alla ricerca proprio di differenze ed omogeneità, con il risultato di ottenerne una nuova perimetrazione. Questa apparente scontata delimitazione, che a grandi linee ricalca il centro storico, non vuole essere un confine, un margine dell intervento ma individua l area delle analisi e degli studi, degli approfondimenti, origina i criteri e le linee guida di un intervento basato sul principio fondamentale di unità-distinzione urbana. La città è intesa come un unicum di eventi sul territorio, diversi e ben distinguibili, consolidatisi nelle loro forme e nei loro colori nella storia e che nel tempo hanno dato con le loro diversità volto ed identità alla città tutta. È facile ritrovare questa identità nel centro storico di Melpignano. Qui la familiarità dei luoghi, degli spazi, dei colori del costruito e degli eventi architettonici integra in un unica facies anche ciò che puntualmente discorda dalla comune dialettica urbana, sembra distaccarsene e vivere ai margini. In realtà la dimensione spaziale della città di Melpignano è tale che, seppure sia identificabile nel suo tessuto un centro storico, questo sembra non escluderne dai suoi margini nessuna parte, nessuna porzione, nessun edificio che sia o no emergente. Così, partedo da questa unitarietà, dettata anche dalla condizione morfologica del territorio (pianeggiante), ed all interno di questa, si sono individuati ambiti differenti per formazione storica, urbanistica, spaziale, architettonica e soprattutto funzionale sui quali si è, in un secondo momento, concentrata l analisi e sviluppato il progetto. Si sono così identificati quattro ambiti omogenei la cui analisi ambientale ha delineato i caratteri strutturali, i caratteri del costruito, quelli funzionali e quelli dei luoghi emergenti del tessuto urbano di Melpignano. Caratteri strutturali come le implicazioni ambientali relative al traffico veicolare, ai parcheggi o a caratteri spaziali di particolare interesse (scorci). Caratteri del costruito, quelli ricorrenti nell edilizia, le emergenze architettoniche, le espressività dei materiali, i colori, i particolari costruttivi edilizi. Caratteri funzionali, quelli caratterizzanti lo spazio pubblico: luoghi di commercio, di sosta e di incontro. 27

28 Ed infine, caratteri dei luoghi emergenti, quelli di particolari elementi puntuali che, pur all interno di un ambito omogeneo, costituiscono per particolarità funzionali o ambientali una emergenza. - Ambito Omogeneo 1: Piazza San Giorgio/Via Dante/Via Roma Ambito omogeneo per coerente immagine ambientale, con evidente vocazione di luogo di relazione (sagrato della chiesa, portico/loggia del mercato greco, dehors caffè, parco cittadino, palazzo baronale). Complesso monumentale con valenze turistiche e con scarsi episodi commerciali e di servizi, conferma oggi le sue funzioni di rappresentanza e di incontro nel suo spazio delimitato e compiuto come negli spazi aperti del primo tratto di via Roma. L unicità dei suoi caratteri funzionali (chiesa, casa parrocchiale) ed ambientali (architetture storiche, spazi di relazione) gli conferiscono l identità di centro. Il tessuto connettivo, con funzione prettamente residenziale, è costituito da un tessuto urbano minuto con alcuni episodi edilizi rilevanti che fanno da sfondo alla importante quinta urbana costituita dalla Piazza. Si riscontra tuttavia la presenza di episodi urbanistico-architettonici emergenti che in maniera diffusa valorizzano la trama urbana pur se non valorizzati essi stessi in alcun modo. Episodi individuati come potenziali poli generatori di nuove e puntuali occasioni di trasformazione e recupero urbano. L identità del centro con la città ha privilegiato in passato ogni intenzione di riqualificazione urbana, sia per condizioni di fattibilità più concrete, sia perché si trattava di spazi già sensibilizzati ad interventi/azioni di questo tipo, sia perché questi spazi erano da sempre percepiti come luoghi di identità cittadina e quindi collettivamente considerati patrimonio di situazioni e valori da difendere con salvaguardia e recupero. Ma proprio questo carattere polarizzante del centro, lo stesso che ancora oggi accentra funzioni e specializza comparti, giustifica azioni mirate ad un riequilibrio della percezione urbana e della sua conseguente fruizione. Analizzando i caratteri fisici dell edificato si registra infatti una disarmonia tra quelle emergenze la cui valenza è da sempre riconosciuta ed oggetto di valorizzazione e salvaguardia e quegli episodi che, nonostante la posizione e la centralità, non sono 28

29 mai stati oggetto di alcun intervento di recupero ed ora, in condizioni di degrado avanzate, concorrono a restituire un immagine della scena urbana frammentata ed irregolare. La centralità dei luoghi, il loro essere spazi di relazione per eccellenza e la rilevanza delle architetture e dell impianto urbanistico ha fatto in modo che l arredo urbano rispecchiasse l unicità del luogo ed esprimesse tale unicità attraverso elementi di arredo unici, caratterizzanti e differenzianti la scena rispetto al resto della città: illuminazione scenografica, cartellonistica turistica, Evidente è però il degrado che diffusamente dal costruito si sposta all arredo pubblico in genere, e a volte anche privato, e all impiantistica pubblica. Ambito Omogeneo 2: Via Roma Ambito omogeneo per coerente immagine ambientale, con funzione prevalentemente residenziale espressa da un architettura non esuberante, interrotta puntualmente da emergenze architettoniche ed artistiche. La funzione di asse viario che collega la principale piazza della città con il convento è rimarcata dall intenso traffico che superato il primo tratto si insinua in un sedime viario non molto ampio che lambisce le costruzioni. Qualsiasi attività di relazione è inibita da questa funzione principe che strutturalmente ha ridotto se non addirittura eleminato i marciapiedi, eliminando parimenti qualsiasi possibilità di fruizione pedonale della strada. Arredo provvisorio e casuale, concentrato in prossimità dei pochi episodi emergenti, un illuminazione uniforme e la mancanza di elementi strutturanti privano di identità propria questo asse, confinando le sue potenzialità e valenze solo al primo tratto dove il palazzo baronale ed il Parco della Pace catalizzano funzioni e fruizioni. Risulta essere, quindi, un area priva di funzioni trainanti in cui è assente il commercio e scarsa è la vita di relazione che vive del riflesso di ciò che accade negli episodi urbani, di certo più rilevanti, posti alle sue estremità e non riesce a trarre da questi spunto per un potenziamento della sua centralità e per una valorizzazione delle sue puntuali valenze. 29

30 - Ambito Omogeneo 3: Via Vittorio Veneto Ambito omogeneo per coerente immagine ambientale, con funzione prevalentemente residenziale espressa da un architettura semplice caratterizzata dalla tipologia a schiera che crea un unicum edilizio uniforme che qui più che altrove si fonde con lo spazio pubblico (la strada) creando una continuità dialettica, espressione della socialità dei luoghi. Via Vittorio Veneto non risulta essere una strada di grande percorrenza nonostante le sue dimensioni. L attuale viabilità la esclude dal traffico veicolare più intenso (se si esclude l ultimo tratto sulla direttrice per Cursi). Non è già più centro, nonostante sia spina urbana e nonostante sia uno degli assi direttori che ha come quinte scenografiche prima Piazza Rimembranza e poi proprio piazza San Giorgio. Quindi la sua socialità, una socialità fatta soprattutto di rapporti di vicinato e di pochi e frammentati episodi commerciali, viene vissuta in strada ai margini del sedime viario in quei piccoli marciapiedi che sono ad un tempo il naturale prolungamento all esterno di spazi privati, strade pedonali e luoghi di incontro e soprattutto conversazione, sul lato che di volta in volta, a seconda dell ora del giorno, è in ombra. L identità del luogo è però sminuita dalla sua immagine priva di elementi caratterizzanti, unificanti a quel percorso cittadino di cui la via fa parte ma ai cui margini sembra vivere: un arredo provvisorio e casuale, privo di dispositivi funzionali, una manutenzione edilizia non eterogenea, una illuminazione pubblica omogenea ma poco suggestiva e forse la mancanza di un segno che trasformi la lunga Via Vittorio Veneto in un episodio urbano con personalità. - Ambito Omogeneo 4: tessuto cittadino Ambito omogeneo con funzione prevalentemente residenziale espressa da un architettura non esuberante, di matrice moderna nelle aree più periferiche, interrotta puntualmente da emergenze architettoniche ed artistiche. Tessuto con soluzione di continuità, incoerente, di connessione degli episodi urbani rilevanti. Nessun segno o elemento unificante: la città esterna vive ai margini del centro al quale si delegano compiti e funzioni. È difficile identificarsi, per il cittadino, in quei 30

31 luoghi ed in quegli spazi, periferici, non così costruiti, un po fuori dai percorsi quotidiani che però indubbiamente sono città e lo sono a maggior ragione se si considerano le loro implicazioni socio-economiche. Le analisi si sono concentrate in queste quattro zone omogenee, divenendo puntuali e specifiche laddove la presenza di particolari elementi, edilizio-architettonici quanto materici o cromatici, richiedeva una diversa attenzione. L esame partendo dalle soluzioni cromatiche dei fronti e delle singole facciate e dall analisi del colore vero aproprio, si è esteso a tutti i loro elementi componenti supporto ed essenza stessa del colore. Analisi degli elementi architettonici 1 Si sono scomposte le facciate ed i rilevati, si sono classificati ed analizzati per tipologia gli elementi architettonici ed edilizi componenti il tessuto costruito. Partendo dall analisi della struttura, della forma e dei materiali dei portali, degli zoccoli e delle fasce marcapiano, delle cornici e delle lesene, dei balconi, delle aperture e dei varchi, si è indagato anche il rapporto tra i vari manufatti ed il loro contorno, spesso pubblico: corti e cortili, pavimentazioni di strade e piazze, tende, insegne, luci, oggetti di arredo urbano. Si è voluto estendere lo studio e le analisi ai materiali ed alle tecniche di esecuzione impiegate e oltre ai materiali lapidei impiegati a vista, con il loro colore naturale, si sono indagate anche le tecniche per la colorazione dei pochi vecchi intonaci con l intento, in fase progettuale, di creare una continuità con le tecniche tradizionali e l immagine storica senza prescindere dall innovazione scientifica, tecnologica e materica. L analisi e la classificazione dei principali elementi architettonici dei fronti e delle facciate e della relativa distribuzione del colore ha avuto come intento, quindi, quello di fornire ai tecnici che attueranno il Piano uno strumento di classificazione sintetico ed esaustivo di tali elementi ed ovviamente delle indicazioni sulle tecniche operative di attuazione delle norme contenute nel Piano. 1 Per una definizione puntuale degli elementi di composizione architettonica si rimanda al glossario allegato. 31

32 categoria cornici di coronamento elementi decorativi elementi di protezione (metallici e lapidei) davanzali e soglie infissi e sistemi oscuranti fondi portali portici elementi divisori di facciata (orizzontali e verticali) elementi cornici, cornicioni, gronde, sottogronde, pluviali lesene, paraste, cornici, rilievi, pannelli, dipinti, iscrizioni, mensoloni cancelli, ringhiere, inferriate, balaustre davanzali, soglie, gradini portoni, porte, finestre, serrande, veneziane, avvolgibili, persiane intonaco, pietra, portali facciate e volte zoccoli, basamenti, colonne, capitelli, architravi, lesene, paraste, anteridi, fasce marcapiano e marcadavanzale Elementi divisori di facciata Zoccoli e basamenti - Con il termine zoccolo o basamento, si indica la parte più bassa delle facciate e delle costruzioni in genere. Non manca quasi mai e solitamente è in pietra leccese. Si differenzia del rivestimento lapideo delle restanti superfici esterne esclusivamente per il taglio delle lastre e la loro messa in opera. La sua presenza spesso è denunciata solo dai giochi di luce e ombra che il suo rilievo liscio in muratura e la sua lieve sporgenza dal filo dell edificio crea e dalla presenza di puntuali fenomeni di degrado (umidità di risalita, alterazione cromatica, alveolizzazione leggera) che alterandone la superficie ne alterano anche la cromaticità. Ordini (colonne, capitelli, architravi, lesene, paraste, anteridi) - Gli elementi classici della trabeazione (basamenti, piedistalli, colonne, capitelli, architravi) non compaiono nelle facciate che seppur decorate sono caratterizzate da apparati semplici. Si segnala la loro presenza però in alcuni portali in cui vengono a definire l ingresso principale di palazzi nobiliari in cui l apparato decorativo, seppur semplice e limitato ad episodi ed espressioni puntuali, connotava una condizione sociale elevata. La stessa pietra usata per il rivestimento esterno dell edificio era usata per gli elementi artistici e di decoro, quindi, dal punto di vista cromatico sono assimilati agli elementi in rilievo ed alle cornici. 32

33 Spesso le facciate presentano elementi divisori verticali che di solito hanno lo scopo di delimitare lateralmente l unità costruita e separarla almeno visivamente da quelle adiacenti e limitrofe. La suddivisione avviene quindi in corrispondenza dei confini laterali, di quelle murature portanti spesso in comune tra due unità distinte. Lesene e paraste sono rare. Più frequenti le anteridi che rimarcano gli angoli di confine uscendo in rilevato dalla piatta superficie di facciata, spesso come naturale prosecuzione in verticale dello zoccolo, ed incorniciandola in un riquadro in rilievo che nella parte alta lambisce e a volte si confonde con la cornice di coronamento. La forma più ricorrente è il bugnato, stesso materiale lapideo della facciata, stessa partitura dei corsi, stessa semplicità data dalla sezione rettangolare. Rari i casi in cui questi elementi si presentano con basi e capitelli. I colori sono uniformi al resto della facciata. Fasce marcapiano e marcadavanzale - Raramente le facciate presentano fasce marcapiano. Nell edilizia storica sono pochissimi gli edifici che si sviluppano oltre il piano terra ed il piano terrazza e spesso in questi nessun elemento esteriore indica la partizione orizzontale interna. Nei rari casi in cui questa è presente assume le forme di una semplice cornice in pietra, a sezione rettangolare o modanata, appena aggettante che pare a volte arrivare dalle fronti vicine più basse in cui spesso costituisce la cornice di coronamento o cornicione, e proseguire oltre quasi a creare una naturale via di fuga nella prospettiva urbana. Altre volte è un semplice rilievo nel paramento in pietra della facciata stessa, un corso lievemente aggettante che si rivela solo con l ombra e che ai limiti della facciata si unisce a volte con le anteridi. Cromaticamente quindi si coordina con gli altri rilievi della facciata. Portici (facciate e volte) Persa nel tempo la funzione di luogo del mercato e degli scambi commerciali, i portici di Melpignano hanno mantenuto però la loro funzione sociale quale luogo di incontro e di vita di relazione. Rigorosamente in pietra e rigorosamente monocromatici disegnano la piazza e avvolgono le altre sue architetture, cromaticamente uniformi tra loro. 33

34 Portali Di forme monumentali arricchite spesso da decorazioni scultoree, bassorilievi, modanature, sono molto diffusi nel centro storico di Melpignano. Uno dei pochi segni distintivi, in un architettura semplice, austera e non incline ai virtuosismi artistici, della condizione sociale ed economica degli abitanti l edificio. Sempre in pietra e cromaticamente assimilabili al resto dell apparato decorativo ed in generale al cromatismo uniforme della facciata. Fondi Il fondo costituisce l elemento base della colorazione di un edificio. Che sia di supporto al colore o che sia esso stesso colore, è l elemento base della colorazione di un edificio. È quasi sempre costituito da materiale lapideo, quasi mai intonacato e quindi quasi mai colorato, a meno della presenza di una scialbatura leggera dello stesso colore della pietra, o tutt al più in bianco calce adoperata per rinfrescare e rinnovare la facciata. Rara la presenza di intonaci plastici o al quarzo con finitura graffiata. Infissi e sistemi oscuranti I materiali degli infissi sono diversi: dal legno, all alluminio anodizzato, al PVC, al ferro, alla lamiera. Tale varietà di materiali si rispecchia anche nella varietà cromatica che sembra invece semplificarsi se analizziamo i sistemi oscuranti. Davanzali e soglie In genere in pietra locale, raramente in muratura e cromaticamente uniformi al colore della facciata. Elementi di protezione (cancelli, ringhiere, inferriate, balaustra Si tratta generalmente di cancelli ed inferriate, elementi di confine e delimitazione. Rari i balconi e quindi le ringhiere che presentano spesso le forme originali del periodo liberty d inizio 900. Quando verniciati i ferri presentano una colorazione grigio scura ad imitazione del ferro naturale. Nelle costruzioni più recenti i ferri riprendono spesso i colori dei serramenti. 34

35 Rare ma presenti a sostituire le ringhiere balaustre in pietra cromaticamente uniformi agli elementi di decoro. Elementi decorativi Nell edilizia storica, tutte le aperture ed i varchi presentano elementi di riquadratura. Le cornici riquadrano porte e finestre in maniera lineare e semplice o in maniera più ricca e sfarzosa con notevoli elementi decorativi. Cromaticamente, trattandosi di parti in aggetto, sono assimilabili agli altri rilievi. Cornici di coronamento (cornici, cornicioni, gronde, sottogronde Quasi tutti gli edifici di Melpignano presentano un elemento di coronamento superiore della facciata Generalmente è una semplice cornice a sbalzo in pietra di sezione rettangolare, coincidente a volte con la fascia marcapiano che segnala l ultimo solaio orizzontale. In altri casi si presenta più o meno modanata e spesso è sede di alloggiamento di impianti e cavi. Quasi sempre sovrastata dal parapetto della terrazza presenta spesso fenomeni di degrado accentuati e notevoli alterazioni cromatiche. Nell edilizia storica spesso le cornici si presentano come elementi decorativi (a dentelli ad esempio) della facciata stessa estremamente lineare e pulita ma raramente si articola nelle forme di un vero e proprio architrave. Analisi dei materiali e delle tecniche locali e analisi cromatica generale I caratteri cromatici della città e di conseguenza la sua identità non possono essere disgiunti dai materiali disponibili localmente. Le caratteristiche cromatiche di un ambiente, prima di essere alterato dall introduzione dei pigmenti di sintesi, erano determinate dai materiali e dalle materie prime (materiali lapidei, terre e ossidi). Si delinea, con quanto appena detto, il concetto stesso di color loci, espressione del panorama cromatico naturale del territorio in esame. A Melpignano è facile identificare questo panorama in quanto il materiale base è un materiale lapideo proveniente dalle cave che si concentrano lungo l asse viario che 35

36 congiunge Melpignano con la vicina città di Cursi, da cui il nome del litotipo noto come Pietra di Melpignano-Cursi. Si è proceduto quindi ad una identificazione e successiva schedatura dei materiali ed alla loro organizzazione cromatica creando una cartella materiali di particolare utilità sia nelle fasi di rilievo ed organizazione dei dati raccolti sia, ovviamente, in fase progettuale. Materiali lapidei Pietra Leccese: calcare marnoso tenero di origine sedimentaria marina, costituito da sabbie marine cementate con elementi calcarei di origine organica e legati tra loro con legante siliceo argilloso. Di colore giallo paglierino, è costituita da un impasto poroso, omogeneo, a grana fina. 2 Tra le numerose varietà di pietra, quella definita di Cursi-Melpignano è quella più utilizzata da sempre nelle costruzioni, per via della sua maggiore durezza e maggiore resistenza anche agli agenti atmosferici. Nell architettura di Melpignano sono presenti diverse tipologia murarie che variano la tecnica a seconda del periodo storico cui fanno riferimento ed anche in relazione alle modalità di estrazione e lavorazione. Negli edifici del 400 e del 500, infatti, le murature principali sono costruite con conci squadrati delle dimensioni di cm 25 x cm 25 cm 50, orditi nella maniera classica a giunti alternati. Raramente sono state individuate tipologie murarie ad opera incerta, poiché questa modalità costruttiva presupponeva sempre una superficie intonacata. La muratura veniva elevata con malta di calce, mista a polvere della stessa pietra, nella quantità strettamente necessaria all allettamento dei conci, ottenendo come risultato una cortina muraria molto pulita, priva di sbavature, e quindi molto regolare. Nella evoluzione storica delle costruzioni, già a partire dalla fine del 600 fino ad arrivare alle costruzioni dei primi del 900, le murature a faccia vista erano costituite da conci di altezza variabile, rilevate in loc,o con un range che andava dai 34 cm ai 39 cm, di forma pressoché quadrata, indice dalla mutata consuetudine estrattiva e dell avvento poi dei mezzi meccanici più moderni. 2 Da Vito Giorgio Colaianni, Le volte Leccesi, Dedalo Libri, Bari

37 Anche in queste epoche permaneva la modalità di murare le costruzioni con malta di calce, ma più spesso priva di polvere di pietra, tanto da risultare più chiara, quasi bianca, anche se sempre di spessori minimi. La duttilità di questa pietra ha da sempre consentito lavorazioni plastiche di notevole valore artistico, comuni a tutte le epoche, e ovviamente tipiche dell epoca storica di appartenenza, anche se molto spesso, nell edilizia storica di Melpignano, i codici stilistici delle varie epoche non sono sempre facilmente collocabili per via della consuetudine artigianale di continuare a produrre nelle forme artistiche fatte proprie del luogo. Degrado: data la particolare composizione del materiale, essa è soggetta a diversi fenomeni di degrado, tra i quali il più dannoso è quello della alveolizzazione a cariatura, tipica di questa pietra calcarea, sulla quale gli agenti atmosferici (pioggia e vento) concorrono alla disgregazione dei componenti della pietra, in particolare al dilavamento della sostanza argillosa che funge da legante tra i granuli, consentendo una attività erosiva che crea le caratteristiche forme a crateri, dette carie appunto. Per questo motivo, noto sin dall antichità, si è sempre provveduto a proteggere le superfici in pietra a vista con sostanze idrorepellenti, quali l olio di oliva, il latte e il grasso di origine animale. In relazione a questi espedienti diffusamente utilizzati nel territorio, la pietra delle costruzioni assume colorazione differenti in relazione all esposizione delle superfici murarie da cui il fenomeno detto alterazione cromatica, che ha luogo laddove le sostanze protettive utilizzate si sono ossidate, conferendo cromatismi più o meno accentuati alla pietra originariamente di colore uniforme. Una ulteriore forma di degrado caratteristico è la presenza di muschi, licheni e alghe che data la porosità del materiale, trovano facile attecchimento soprattutto sulle superfici esposte a Nord. Ttuttavia, anche se a volte la loro presenza risulta essere una ulteriore protezione naturale della superficie muraria (in alcuni casi ne viene favorita la formazione), si può accentuare il fenomeno disgregativo della pietra per la produzione di sostanze endolitiche da parte di queste colonie di vegetali, che agendo dall interno della superficie del materiale, producono col tempo distacchi di scaglie di pietra. 37

38 Carparo: calcare di origine sedimentaria marina in una varietà resistente e di maggiore durezza, molto diffuso nella terra di Bari oltre che nel Salento (cave di Alezio, Trepuzzi e Gallipoli), di colore grigiastro, tendente al giallo, con grana irregolare e con pochi frammenti di conchiglie, ma con la presenza di granuli di quarzo, magnetite, augite ed olivina. 3 Questa pietra, caratterizzata da una maggiore leggerezza, veniva utilizzata maggiormente nella costruzione delle volte tipiche della tradizione locale, mentre oggi si trova più spesso utilizzata come materiale da rivestimento a carattere decorativo. Nelle architetture di Melpignano è stato rilevato raramente come materiale utilizzato nella costruzione delle murature, fatta eccezione per alcuni edifici dove è stato utilizzato per sottolineare lo zoccolo del fabbricato. Molto più spesso è stato registrato come rivestimento murario soprattutto nelle costruzioni moderne. Intonaci Intonaco: rivestimento del paramento murario a scopo protettivo costituito generalmente da tre strati di impasto corrispondenti al rinzaffo, molto ruvido e grossolano, all arriccio ancora ruvido ma più regolare e il monachino (o intonaco vero e proprio) che si presenta uniformemente levigato. Il materiale per l intonaco si ottiene da una miscela di elementi detti leganti (calce, cemento o gesso) e inerti a varia granulometria (sabbia, pozzolane o pietrisco) disciolti in acqua. 4 Esistono numerose tipologie di intonaco che si distinguono in relazione alla loro composizione (intonaco cementizio, intonaco a calce, intonaco di terra, intonaco di gesso, intonaco al quarzo, ecc) e alla loro finitura superficiale (a frettazzo o fracasso, a spugna, graffiato, graffito, a encausto, ad affresco, ecc), derivata dall utilizzo di diverse tecniche artistiche e di uso comune. Nelle architetture di Melpignano, per la maggior parte costruzioni in pietra a faccia vista, l uso dell intonaco sugli edifici più antichi è stato rilevato spesso in relazione al tentativo di 3 Idem. 4 Da L Universale La grande enciclopedia tematica ARCHITETTURA vol. 1 A-L, Garzanti Libri S.p.A., Milano 2003,

39 arginare, o coprire, il fenomeno erosivo caratteristico della pietra o più semplicemente per regolarizzare una superficie. Gli intonaci più vecchi sono senza dubbio a base di calce, poiché la loro composizione è da sempre stata quella più congruente alle caratteristiche chimiche della pietra calcarea. Essi si ritrovano più spesso in finitura bianca, raramente con finitura a colore della pietra, pur consentendo la calce la colorazione in pasta con ossidi di terre naturali che trattengono il pigmento entro tutto lo spessore dell ultimo strato. Il bianco, tuttavia, risulta essere, nella maggior parte dei casi, una soluzione a base di calce pura, il grassello, con una stesura più corposa rispetto alla tinteggiatura. I tentativi realizzati invece con intonaci a base cementizia, erroneamente (in questo caso specifico) considerati più resistenti, hanno presto manifestato il loro dissesto per la scarsa coesione col supporto lapideo, per il quale inducono la formazione di efflorescenze saline che rompono e distaccano il rivestimento dalla pietra. Nelle costruzioni più recenti l intonaco cementizio e quello al quarzo sono i più diffusi, sia per la loro facile reperibilità che per il loro costo contenuto, trovandosi in commercio principalmente in miscele preconfezionate e pronte all uso. Da qui la presenza di intonaci con finiture a graffiato, intonaci lisci più o meno colorati, intonaci rustici. Degrado: l intonaco subisce per primo l azione degli agenti atmosferici laddove viene appunto utilizzato per proteggere paramenti murari; spesso si possono registrare distacchi, perdite di coesione del materiale, erosione, così come pure l azione meccanica delle efflorescenze saline che spingono dall interno della superficie in pietra, contribuendo al distacco dell intonaco da essa. Un singolare fenomeno tipico degli intonaci di superficie è la formazione di solchi concentrici che arrivano a disegnare ipotetici arabeschi Noto come flos tectorii, fiore di intonaco appunto, è il risultato dell azione biologica di una piccola alga. Tinteggiatura Strato protettivo finale di una superficie intonacata, realizzato con pitture a base di diversi componenti (calce, silicati, quarzo, tempere, acrilici, plastici, ) e diversamente connotato anche in relazione alle finiture superficiali e ai cromatismi che si ottengono con additivi pigmentati. 39

40 Sugli edifici di Melpignano le tinteggiature rilevate sono ascrivibili per la maggior parte a costruzioni di origine recente, variamente connotate da finiture moderne e, quando raramente sono state riscontrate su costruzioni datate, sono per certo riconducibili a cicli di manutenzione periodica delle superfici intonacate. Scialbatura Tecnica molto comune di protezione di una superficie muraria per mezzo di una soluzione liquida, più o meno densa, generalmente a base di calce, spesso utilizzata per uniformare la superficie in relazione alla finitura o alla coloritura, permettendo di colmare le differenze dovute alla presenza di diversi materiali (pietre e giunti, ad esempio) e legare visivamente le parti scolpite e modanate al resto della costruzione. A Melpignano, trattandosi di un edificato principalmente costituito da edifici in pietra, questa tecnica è stata largamente diffusa e lo è tutt oggi operata soprattutto sugli edifici storici. Rivestimenti murari Genericamente si tratta di materiali diversi utilizzati per connotare le superfici esterne degli edifici e possono riguardare il rivestimento in pietre da taglio, marmi, formelle in ceramica, formelle in cemento, pietre sbozzate, materiali sintetici. Nell edificato di Melpignano è stata spesso riscontrata la presenza di rivestimenti murari operati con taluni di questi materiali, più diffusamente marmi o pietre sbozzate, che caratterizzano le finiture degli edifici moderni nella parte basamentale o nelle recinzioni operate in muratura. Rara invece la presenza di superfici rivestite in materiale ceramico e per lo più legate all epoca di costruzione dell edificio ascrivibile agli anni 50 e 60 del Novecento. Legno (infissi) Tutti gli infissi esterni e le persiane in legno attualmente presenti sono realizzate in maniera tradizionale utilizzando come legname l abete o il pino, con finitura a vernice mordenzata o a vernice opaca a smalto, generalmente con un campionario di coloriture che va dal bianco al verde (varie tonalità), marrone, nocciola, grigio. 40

41 Questa tipologia di infisso è facilmente riconoscibile per la classica venatura in evidenza se verniciata con mordente trasparente, altrimenti riconoscibile per la verniciatura crostosa a smalto. Un tempo abbastanza diffusa, necessita di manutenzione periodica per il rinfresco del colore e del protettivo soggetto a deterioramento. PVC (infissi) Ampiamente diffuso nell abitato, il profilo in PVC (polivinile cloruro) è presente per portefinestre, persiane, finestre e sportelli per contatori esterni. I colori più diffusi sono il bianco, il verde (varie tonalità) e il marrone. Spesso la scelta di questo materiale è preferita per il costo contenuto del prodotto, per la scarsa manutenzione richiesta nel tempo e per la sua leggerezza. Uno dei principali difetti che si manifesta con l usura è l ossidazione del colore, che via via perde consistenza e luminosità, degradando con differenti varianti a seconda della maggiore o minore esposizione. Alluminio (infissi) Materialemaggiormente diffuso nell abitato per gli infissi, l alluminio, nelle sue varie finiture, ha col tempo soppiantato il legno naturale, per via della minor necessità di manutenzione. Le finiture presenti sono generalmente : - alluminio anodizzato, nelle classiche finiture oro (e varie gradazioni di bronzo) e argento (imitazione della finitura acciaio); - alluminio elettrocolorato, nelle campionature a colore che vanno dal bianco, al verde e al marrone; - alluminio verniciato, con finitura a colore di varie tonalità di verde e marrone, fino all effetto con venature finto legno o la finitura detta Raffaello che prevede una vernice con inclusioni metalliche che conferiscono un aspetto goffrato. 41

42 Legno lamellare (infissi) La nuova tecnologia del legno ha concepito anche per gli infissi l utilizzo del profilo in legno lamellare, ottenuto mediante la sovrapposizione a fibre incrociate di fogli di legno, impregnati di resine ad alta resistenza e impermeabilità, tanto da aver ottenuto al stabilità del prodotto il relazione alle differenze di temperatura e gradiente di umidità. Anche la colorazione del prodotto avviene per impregnazione del colore nello spessore del legno, ottenuta con particolari vernici ad acqua, a tutela della assenza di sostanze tossiche o volatili. Ii colori variano dal bianco al verde,alle varie nuances del marrone (finitura legno). Le caratteristiche del prodotto in legno lamellare garantiscono la durata nel tempo, l efficacia della tenuta termica, la stabilità agli sbalzi di temperatura e umidità, la tonicità del colore, con la riduzione al minimo della manutenzione, vero inconveniente delle strutture in legno tradizionali. Ferro e lamiere (infissi) Cancelli, porte carraie, inferriate, ringhiere e grate in metallo, in metallo, dal ferro alla lamiera, si ritrovano diversamente distribuiti nell abitato. Prevalgono le chiusure in lamiera, zincata o verniciata, con coloriture varie a seconda del grado di utilizzo o manutenzione. Rari gli esempi di verniciature con prodotti ferromicacei, caratterizzati da coloriture grigio scuro antracite con inclusioni di polvere di metallo che conferiscono il caratteristico aspetto brillante, assimilabile alla ghisa Rilevamenti sistematici e rilevamenti cromatici La fase conoscitiva del tessuto urbano di Melpignano ha obbligatoriamente preceduto il rilevamento e la raccolta dei dati necessari alle successive elaborazioni progettuali. In seno al connettivo edilizio dell insediamento, ed in base alle sue caratteristiche precipue e salienti, si è provveduto ad individuare e delimitare uno specifico ambito d analisi, non necessariamente coincidente con il perimetro del centro storico individuato dagli strumenti urbanistici generali, in cui rilevare dati ed informazioni occorrenti allo studio 42

43 topologico e morfologico della città ed alla classificazione dei singoli edifici ricadenti al suo interno valutati secondo opportune schede di rilevamento. All interno di questo perimetro si è ridisegnata la planimetria urbana.si sono individuati e delimitati ventitre comparti seguendo la traccia dei diversi isolati e per ciascun comparto, nominato seguendo un ordine alfabetico, si è proceduto alla identificazione, tramite numerazione, di ciascun edificio/fronte presente al suo interno. Si è creatà così una corrispondenza biunivoca che ha permesso, tanto nelle fasi di rilievo quanto in quelle di verifica e progetto, di effettuare analisi, rilevamenti e di determinare prescrizioni via più mirate e puntuali nel passaggio da una scala urbana ad una scala edilizio-architettonica. Dall analisi planimetrica si è passati, come scala rappresentativa, alle piante ed ai fronti delle strade e vie fino agli alzati ed ai prospetti specifici delle facciate delle singole unità costruite, all analisi delle tipologie edilizie, degli elementi architettonici e decorativi, dei materiali e delle tecniche costruttive, dei tematismi cromatici. L approccio all analisi puntuale si è realizzato attraverso rilievi sistematici mirati e calibrati che si sono eseguiti partendo sempre da un impostazione di metodo generale che via via è stata affinata, corretta e ricalibrata in relazione ai risultati stessi delle analisi e dei rilevamenti. I risultati, raggruppati per tematismi, sono stati poi rappresentati su una base cartografica dell insediamento di Melpignano, in modo che fossero evidenti certe problematiche e certi temi essenziali alla formulazione di una progettazione rispondente ai reali bisogni dell aggregato urbano. All interno dei confini individuati si è, inoltre, voluto mirare ad un approfondimento ulteriore che riguardasse le zone maggiormente rappresentative della città, legate ai principali assi viari, e che fungesse da progetto campione nelle future indicazioni attuative di piano. Tali zone, suddivise in relazione al menzionato tessuto viario, sono state oggetto, oltre che della generale schedatura del patrimonio edilizio, di rilievi celerimetrici e fotoraddrizzamenti digitali, necessari all individuazione delle caratteristiche tipologicoarchitettoniche dell abitato, degli eventuali rimaneggiamenti o delle evidenti incongruenze, ma anche fondamentali nella successiva fase di progettazione per la risistemazione dei fronti urbani. 43

44 Rilievo Fotografico Generale Il Rilievo Fotografico Generale ha interessato tutto il patrimonio edilizio-architettonico della città di Melpignano compreso all interno dell area di analisi individuata. Sempre secondo il principio di procedere dal generale al particolare, ogni fronte è stato fotografato partendo da inquadrature più generali e complessive, che ne agevolassero l identificazione, fino a scendere a scatti di dettaglio che ne registrassero i particolari, le peculiarità ed ovviamente le incongruenze e le problematiche. Si è creato in questo modo un archivio storico, alla data del rilevamento, dell immagine urbana che ha permesso di definire i parametri dei rilievi sistematici. Per una più agevole consultazione e per facilitare la gestione e la ricerca delle immagini il database è stato organizzato tenendo conto dei comparti in cui è stato suddiviso il territorio urbano e della numerazione identificativa associata a ciascun edificio o raggruppamento edilizio. Rilievo sistematico e schede analitiche di rilevamento/aggiornamento Le riflessioni scaturite dall esame dei risultati delle indagini preliminari e dai rilevamenti fotografici hanno delineato i caratteri ed i campi delle operazioni di rilevamento sistematico di cui è stato oggetto il patrimonio costruito della città. La scheda di rilevamento, utilizzata per il censimento e la catalogazione dei singoli manufatti edilizi ed architettonici, è stata elaborata infatti a seguito della fase preliminare di indagine come sintesi e compendio delle osservazioni rilevanti effettuate e come ulteriore strumento di indagine e verifica nelle fasi di progettazione del colore. La scheda fornisce informazioni eterogenee che sempre dal generale al particolare descrivono in modo completo il manufatto fornendo un quadro informativo di fondamentale importanza per qualsiasi intervento di pianificazione/attuazione urbanistica. Ogni scheda è identificata tramite la sua intestazione da un numero progressivo e risulta pertanto associata sempre ad uno, ed uno solo, episodio costruito che viene analizzato, studiato e progettato in funzione dei suoi caratteri. È strutturata in quattro sezioni. 44

45 1) IDENTIFICAZIONE e LOCALIZZAZIONE: Ogni episodio edilizio e architettonico viene individuato oltre che dall indirizzo civico anche dal codice che lo associa ad uno dei comparti in cui è stato suddiviso il territorio della città e dal numero progressivo che censisce tutti i manufatti del comparto stesso. Vengono registrati anche gli estremi catastali e le eventuali prescrizioni urbanistiche cui è soggetto in funzione degli strumenti attuativi in vigore e ne vengono descritti i caratteri tipologici e costruttivi, evidenziandone eventuali peculiarità, emergenze o evidenti alterazioni. 2) STATO di CONSERVAZIONE Si analizzano singolarmente i diversi elementi architettonici costitutivi (coperture, rivestimenti, infissi ) nelle loro caratteristiche tipologiche e materiche. L analisi evidenzia lo stato di conservazione puntuale di questi elementi e conseguentemente fornisce un giudizio critico globale sullo stato di conservazione dell intero manufatto sottolineando eventuali situazioni di emergenza e la necessità di interventi più o meno urgenti. 3) RILEVAMENTO FOTOGRAFICO Un immagine facilita l identificazione del singolo manufatto, palesandone i caratteri tipologici e costruttivi, eventuali emergenze artistiche ed ovviamente lo stato di conservazione alla data del rilevamento. 4) ANALISI DEI FRONTI A completamento delle indagini si analizzano i caratteri dei paramenti esterni, i loro materiali ed il loro stato di conservazione nonché tutti quegli elementi che saranno presi in considerazione e progettati dal Piano. 5) INDICAZIONI DI PROGETTO Le notazioni delle prescrizioni di progetto e delle norme attuative specifiche per il singolo manufatto analizzato completano la scheda che in questo modo, oltre che strumento di indagine e di registrazione dello stato di fatto, diventa a tutti gli effetti strumento operativo ed attuativo delle prescizioni urbanistiche. 45

46 L utilità di un sistema di schedaturà così concepito va ben oltre però la pianificazione del colore urbano e la regolamentazone degli interventi sui fronti e le facciate urbane. Assoggettando a tale pratica tutti gli interventi sul costruito, manutenzoine ordinaria o straordinaria che sia come pure quelli di nuova costruzione, negli anni si verrà a formare un archivio cronologico degli interventi sul patrimonio edilizio di immediata consultazione. Ad ogni edificio risulteranno infatti sassociate una serie di schede cronologicamente ordinabili che forniranno informazioni ed indicazioni sui vari interventi susseguitisi sull edificio stesso. Informazioni fondamentali per un monitoraggio degli interventi ma anche, con un ottica di più ampio raggio, di analisi dei mutati intenti dell organismo pianificatore nel tempo. Accanto quindi alla scheda di rilevamento, così come descritta, è stata elaborata, con piccole variazioni, la scheda di aggiornamento da redigersi in fase di chiusura lavori e collaudo che, con una nuova data di redazione ed una numerazione tale da collegarla in modo univoco ma consequenziale alla scheda di rilievo, conterrà gli stessi campi che però andranno compilati apportando, solo dove necessario, le modifiche conseguenti 46

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