UNITA 3 Giovani e adulti a cura di Donatella Vignola

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1 UNITA 3 Giovani e adulti a cura di Donatella Vignola Ipotesi sull origine della famiglia L infanzia negata nei miti: alcune spiegazioni Il bimbo abbandonato: la leggenda di Romolo e Remo La famiglia nei poemi omerici I conflitti generazionali Per saperne di più sulla famiglia in Omero Padri e figli nella Grecia arcaica La famiglia nell età della polis: l Oikos Plutarco: Le riforme di Solone e di Pericle A proposito dei bambini esposti Platone L Efebia Essere figlie ad Atene Lo scontro generazionale nei testi teatrali L educazione in Grecia La patria potestas in Tacito e nei giuristi Padri e figli nella commedia di Terenzio I nati iberi a Roma: il riconoscimento e i riti della crescita La famiglia a Roma: interpretazioni Cesare Pavese Il rapporto padri e figli nei principi della Costituzione Italiana e nelle norme vigenti del diritto di famiglia Ipotesi sull origine della famiglia La famiglia, nella sua più ampia definizione, è una struttura sociale riconoscibile in tutte le società umane conosciute, sia pure in forme diverse; la compresenza del padre è relativamente tarda; si ritiene infatti che il nucleo originario della famiglia sia stato costituito dalla unità madre figli e che anche dopo l inserimento della figura del padre, a lungo sia stato preminente il ruolo della donna. Sembrano confermarlo i numerosi reperti preistorici con rappresentazioni figurative o plastiche con tratti femminili enfatizzati allusivi alla fertilità ed alla procreazione. Le dee-madri delle mitologie dei vari continenti (anche presso gli aborigeni australiani),le potnie della civiltà cretese, signore degli animali e della vegetazione, sono probabilmente proiezioni di una società matriarcale propria di un mondo preagricolo dove la soddisfazione dei bisogni primari di sussistenza era affidata principalmente alla donna (vista come madre e come raccoglitrice di bacche, a differenza dell uomo essenzialmente cacciatore ). La transizione alla famiglia patriarcale, centrata cioè sulla figura del padre e sulla discendenza patrilineare, è documentata nelle società mediterranee in epoche storiche, dalla tradizione dei miti (teogonici ed eroici) in da opere letterarie che fanno riferimento a dinamiche familiari incentrate sul timore della perdita del potere nella casa o nel regno, da parte di padri (uomini o dei non importa) avversi per gelosia ai figli e pronti ad abbandonarli, a cacciarli di casa o ad imporre loro pesanti punizioni in nome della conservazione dei beni, della propria autorità o della propria vita. E la paura di essere sopraffatti che genera la crudeltà dei padri verso i figli soprattutto maschi. La stessa paura induce i padri a sacrificare anche le figlie, se sono un impedimento al potere carismatico. Preoccupati della personale e reciproca affermazione, genitori in dissidio giungono al punto di servirsi dei figli per le loro vendette salvo subire uguali violenze dai figli a loro volta vendicatori del genitore offeso. 1

2 3.2 - L infanzia negata nei miti: alcune spiegazioni (cfr. Jean-Pierre Vernant, Edipo fuori luogo, in L universo, gli dei, gli uomini, Einaudi tascabili, Torino 2001, pp ) Perché i greci vollero esporre i bambini a prove così dure? Certamente l infanzia di non poche divinità (come Zeus, anche Eracle, Dioniso ) mostra un età armata di forza istintiva ed irrazionale, non ancora piegata all obbedienza, vista con sospetto e con paura dall adulto fino a quando questi non escogiterà d indirizzarla con l educazione entro le convenzioni del rispetto e negli schemi di un comportamento sociale approvato. La psicanalisi vede ancora oggi l adulto diviso tra il timore dell aggressività del bambino e l ammirazione per le libertà trasgressive che il bambino può concedersi (Jung ). Altre volte spiega il conflitto tra padri e figli con la lotta per il possesso della donna e il parricidio come l effetto della proibizione di un desiderio ostacolato dalla figura paterna (Freud ). L infanticidio è visto come un peccato originale, che precede il parricidio, sintomo di una società che non vede con fiducia nella prole la propria proiezione nel futuro. Altre spiegazioni di tipo antropologico si rifanno alla perdita del primato della madrilinearità. In Esiodo le genealogie più antiche sono madrilineari: Era, moglie di Zeus, genera per partenogenesi i figli Ares, Eris ed Efesto.Quando subentra Zeus inizia la genealogia patrilineare (anche Zeus procrea senza patner: da sè partorisce Atena e Dioniso ). Ecco allora madri disposte a sacrificare i figli per vendicarsi dei padri e dare sfogo ad uno stato di frustrazione; ecco padri che di fronte alla pericolosità della donna, temono che i figli ne divengano alleati nella casa Il mito di Edipo risolve il rapporto triangolare presente già con Zeus fanciullo: Edipo che uccide il padre, possiede la madre, inconsapevolmente libera l infanzia da due nemici: il padre che gli contesta la vita e la madre che gl impedisce la crescita: interrompe la catena d infanticidi e parricidi iniziata con Urano e Crono e si riappropria della sua autonomia e virilità. (Storoni) Edipo non è colpevole, il mito dichiara piuttosto la colpevolezza del padre Laio Il bimbo abbandonato: la leggenda di Romolo e Remo Secondo la leggenda riportata dallo storico Tito Livio (I,3,10 ss.), Amulio, figlio del re di Alba Longa, usurpò il trono al fratello Numitore e obbligò la nipote Rea Silvia a farsi sacerdotessa Vestale, perché non generasse figli. Ma avendo questa partorito due gemelli attribuendone la paternità al dio Marte, Amulio la fece murare viva e ordinò di gettare nel Tevere i gemelli. Le acque del fiume però depositarono in un canneto il cesto che li conteneva e i bambini furono allattati da una lupa e poi, raccolti dal pastore Faustolo furono allevati dalla moglie di lui, Acca Larenzia. Divenuti grandi e venuti a conoscenza della loro origine, i gemelli uccisero Amulio, restituirono sul trono il nonno Numitore, quindi, tornati sul posto in cui furono salvati, si proposero di fondare una città. Sorta tra i due una contesa su chi dovesse dare il nome alla città ed esserne il re, interrogarono gli dei. Gli auspici furono favorevoli a Romolo. Venuti alle mani, Romolo uccise il fratello. Una versione diffusa vuole che Remo fosse stato ucciso perché per scherno aveva oltrepassato il solco sacro della fondazione. 3.4 La famiglia nei poemi omerici Ruolo del padre e solidarietà generazionale Iliade, IX, (tr. R. Calzecchi Onesti, Torino 1963) Fenice parla ad Achille, che amava come un figlio 2

3 Io ti ho fatto quale tu sei, Achille simile ai numi, / chè ti amavo di cuore: e tu non volevi con altri / né andare ai banchetti né mangiare nella casa, / senza che io ti ponessi sulle ginocchia / e ti nutrissi di carne, tagliandola, ti dessi del vino. / E tu spesso la tunica mi bagnasti sul petto, risputandolo, il vino, nell infanzia difficile! / Così ho sofferto per te molte cose, molto ho penato, pensando questo, che i numi non davano vita al mio seme / nato da me; di te, Achille simile ai numi, un figlio facevo, / perché tu un giorno tenessi lontano da me l oltraggiosa sventura. XXII, 500 Andromaca piange la sorte del piccola Astianatte, orfano del padre Ora tu nelle case dell Ade, nella terra profonda / te ne vai, lasci me in un dolore straziante, / vedova nella casa: e il bimbo ancora non parla, / che abbiamo generato tu e io, miseri. A lui / tu non sarai vita, Ettore, perché sei morto, né lui a te / Il giorno che lo fa orfano, priva il bambino di amici: / davanti a tutti abbassa la testa, son lacrimose le guance; / nel suo bisogno di fanciullo cerca gli amici del padre, / tira uno per il mantello, per la tunica un altro: / fra quanti provan pietà, qualcuno gli offre un istante / la tazza, e gli bagna le labbra, non gli bagna il palato. / Ma chi ha padre e madre lo caccia dal banchetto, / picchiandolo con le mani, con ingiurie insultandolo: / Via di qua! Non banchetta tuo padre con noi! / Torna in pianto il bambino alla vedova madre, / Astianatte, che prima sulle ginocchia del babbo / midollo solo mangiava e molto grasso di becco: / e quando prendeva sonno e smetteva i suoi giochi, / dormiva nel letto cullato dalla nutrice, / in una morbida cuna, con il cuore pieno di gioia: / e ora soffrirà, e quanto!, perduto il padre caro, / Astianatte Il. XXIV, passim Priamo prega Achille di restituirgli il corpo del figlio Ettore ucciso in duello Pensa a tuo padre, Achille pari agli dei, / coetaneo mio, come me sulla soglia tetra della vecchiaia, / e lo tormentano forse i vicini standogli intorno / perché non c è nessuno che il danno e il male allontani. / Pure, sentendo dire che tu ancora sei vivo / gode in cuore e spera ogni giorno / di vedere il figliolo tornare da Troia. / Ma io sono infelice del tutto che generai forti figli / Nell ampia Troia e non me ne resta nessuno / (...) E quello che solo restava, che proteggeva la rocca e la gente / Tu ieri l hai ucciso, mentre per la sua patria lottava, / Ettore, per lui vengo ora alle navi dei Danai / per riscattarlo da te, ti porto doni infiniti. / Achille, rispetta i numi, abbi pietà di me, / pensando al padre tuo Od. XI, Achille parla nel regno dei morti ad Odisseo Ma del mio splendido figlio dammi parola: / se in guerra continua a essere capo, o non più. / E dimmi se di Peleo perfetto hai notizia: / se ancora ha l onore tra i Mirmidoni, / o lo disprezzano ormai nell Ellade e a Ftia, / perché l incatena mani e piedi vecchiezza. / Fossi io il suo aiuto sotto i raggi del sole, / tale essendo, quale un giorno nella Troade spaziosa / facevo massacro di forti, difendendo gli Argivi! / Se tale tornassi almeno un momento al palazzo del padre, / amare e grevi farei la mia furia e le mani invincibili, / a quanti gli fanno violenza, lo privano dell onore. 1. Quale ruolo ha il padre nella crescita del figlio piccolo? 2. Quali versi indicano la figura paterna come garante sociale per il figlio? 3

4 3. Quali speranze legano un vecchio senza prole ad un figlio adottivo? 4. Su quali affetti e valori fa leva Priamo per piegare la durezza di Achille? 5. Qual è il destino del vecchio privo di figli? 6. Riscontri solidarietà tra padri e figli nella società omerica? Ti sembra che sia assicurata ad un vecchio? Ieri e oggi Rifletti sul rapporto giovani-vecchi nella società attuale.sai se esistano leggi che possano imporre ai figli di occuparsi dei genitori anziani? e viceversa ai genitori dei figli ancora giovani? Il legame tra madre e figlio nella famiglia omerica L apprensione delle madri Il.XVIII,54-64 La ninfateti confida alle sorelle le sue ansie per il figlio Achille, afflitto per la morte di Patroclo, l amico prediletto. Oh me infelice, oh me sciagurata madre di un forte, / che ho generato un figlio perfetto e potente, / eccelso tra gli eroi; egli è cresciuto come un germoglio, / io l ho allevato come pianta in conca di vigna, / e l ho mandato ad Ilio con le navi curve, / a combattere i Teucri; ma non lo riavrò / di ritorno in patria nella casa di Peleo! / E mentre ancora l ho vivo, mi vede la luce del sole, / è afflitto, e io non posso, anche andando, aiutarlo. / Ma andrò per vedere la mia creatura e sentire / che pena l ha colto mentre è fuori dalla guerra. Od. IV, Penelope alla sorella, in sogno, confida le sue preoccupazioni per il figlio, che, a sua insaputa, è in viaggio alla ricerca del padre. E ora anche il figlio amato partì sulla concava nave, / inesperto, che non sa bene le fatiche e i discorsi. / Per lui mi affliggo ancor più che per l altro! / Tremo per lui e ho terrore che gli succeda qualcosa, / o nel paese di quelli dov è andato o sul mare: / molti nemici tramano contro di lui, / smaniosi di ucciderlo prima che in patria ritorni. 1. Ti pare giustificata l ansia di queste madri? 2. Quali parole mostrano l inclinazione di queste madri a proteggere i figli anche se già cresciuti? 3. Quale differenza d espressione riscontri nel sentimento materno di una divinità rispetto a quello di una donna mortale? L emancipazione del figlio dalla madre XIII, passim Achille risponde alla madre, che l avverte della morte incipiente se mai, tornato in battaglia,ucciderà Ettore 4

5 Anch io, se ugual destino m è preparato, / così giacerò, morto; ma adesso voglio avere nobile gloria / e ognuna delle Troiane (...) voglio far singhiozzare. / e tu non trattenermi, anche se m ami: non potrai persuadermi! Od.I, Telemaco risponde a Penelope che vuole far cessare il canto per lei doloroso dell aedo Su, torna alle tue stanze e pensa all opere tue, / telaio e fuso; e alle ancelle comanda / di badare al lavoro; al canto pensino gli uomini / tutti, e io sopra tutti: mio qui in casa è il comando. / Lei stupefatta tornò alle sue stanze, / e la prudente parola del figlio si tenne in cuore. 1. Che cosa significa la parola emancipazione? (cerca sul vocabolario l etimo latino e il suo significato giuridico) 2. Con quali frasi Achille e Telemaco rivendicano il loro diritto di decidere? Ieri e oggi Puoi dire ancora attuale questo rapporto tra madri e figli? Quanto di esso riscontri nella tua esperienza personale? I conflitti generazionali Vecchi e giovani nella società omerica: la divisione dei ruoli Il.IV, Il vecchio Nestore, mentre addestra i cavalieri, risponde ad Agamennone che non senza ironia gli ha ricordato il vigore di un tempo Ma gli dei non danno mai tutte insieme le cose ai mortali: / e se allora ero giovane, ora mi raggiunge vecchiaia. / Ma pure così, tra i cavalieri starò, potrò comandare / col senno e con le parole: questa è la parte dei vecchi. / Lance lanciano i giovani, i quali di me / son più validi, e possono fidar nelle forze. Od.III,22-24 Telemaco si rivolge ad Atena che in veste di Mentore lo accompagna da Nestore, il vecchio re, saggio e prudente, già reduce da Troia. Mentore, come andrò? Come dovrò salutarlo? / Non sono esperto di parole sapienti, / e poi è vergogna che un giovane interroghi un vecchio. 1. In quali parole si riconosce il rispetto dovuto all anziano da parte di un giovane? 2. Ai giovani si addice l azione, ai vecchi la riflessione: quali versi definiscono così la distinzione dei ruoli? Ieri e oggi Riscontri ancora ai nostri giorni questa distinzione? (pensa agli anziani nelle palestre, nelle fiction, negli spot televisivi, nella pubblicità in genere ). A che proposito si usa la parola giovanilismo. 5

6 I rapporti familiari Od., Penelope parla all araldo Medonte che le svela l agguato progettato dai Proci a Telemaco in viaggio Araldo, perché il mio figliolo è partito? (...) Forse perché nemmeno il suo nome resti fra gli uomini? Od. XIX, L ospite nella casa Penelope accoglie Odisseo, giunto in incognito, sotto le vesti di un vecchio mendicante. Ora, ancelle lavate i piedi a quest uomo, stendete un letto, / trapunte e panni e coperte vivaci, / perché ben caldo arrivi all Aurora dal trono d oro. / Domani all alba, poi lavatelo, ungetelo, chè dentro, accanto a Telemaco goda il banchetto, / seduto in sala; e guai a chi di coloro / lo tormentasse invidioso: più nulla a che fare / avrebbe tra noi, anche se orrendamente s adira. Od.II, Euriclea, nutrice e dispensiera nella casa Chiuse eran le porte saldamente commesse, / a due battenti, e notte e giorno la dispensiera vi stava, / che tutto serbava, con saggezza di mente, / Euriclea,figlia d Opo Pisenoride. Od. XIX, Ospite caro, mai uomo tanto prudente fra gli stranieri lontani, o più caro entrò in casa mia / (...) ce l ho, sì, una vecchia ricca in cuore di senno, / che quel misero curò e nutrì con amore, / tra le sue mani l accolse, appena lo partorì la madre; / questa i piedi ti laverà, benché ormai malridotta. / Alzati dunque, prudente Euriclea, un coetaneo / del tuo signore lava. Od., Il giovane Pisistrato presenta al re Menelao Telemaco, giunto da lui per avere notizie del padre lontano, e ne compiange la sorte. Molte pene un figlio di padre lontano è costretto a soffrire / in casa, uno che altri difensori non abbia, / come ora Telemaco ha il padre lontano e non ha nessun altro / che lo difenda dalla sventura tra il popolo. Od.XI, Odisseo ritrova la madre nel regno dei morti. Alle domande del figlio, così spiega il dolore causato dalla sua lontananza. (...) Ma il padre tuo resta là / tra i campi, non scende in città:non ha letto / né panni o mantelli o coperte splendenti: / l inverno si stende dove gli schiavi dormono in casa, / nella cenere accanto al fuoco, e povere vesti ha sul corpo; / quando poi viene l estate e 6

7 l autunno fecondo, / qua e là per la costa dell orto ricco di viti, / in terra già pronto gli s offre un letto di foglie cadute. / E lì giace afflitto, e grande in cuore la pena gli cresce, / il tuo ritorno bramando: triste vecchiaia l opprime! / Così anch io mi sono sfinita e ho seguito il destino; / (...) non male mi colse, che terribilmente con odioso languore del corpo distrugge la vita, / ma il rimpianto di te, il tormento per te, splendido Odisseo, / l amore per te m ha strappato la vita Il Teti porta conforto ad Achille. E Achille singhiozzava. S avvicinò la madre augusta, / e con lamento acuto prese la testa del figlio / e disse piangendo parole fugaci: / Creatura, perché piangi?che strazio ha colto il tuo cuore? / Parla, non lo nascondere! Od. II, Telemaco, confidando la decisione del viaggio alla nutrice Euriclea, pensa alla madre. Coraggio, nonna: questo mio piano non è senza un dio. / Ma giura che alla madre non dirai queste cose / prima che sia l undicesimo o il dodicesimo giorno, / o che lei stessa mi cerchi o mi sappia partito, / perché non sciupi la sua bellezza col piangere. Od.III, 198 s. Nestore incoraggia Telemaco. E anche tu, caro, (...) / sii forte, che ci sia chi ti lodi ancora fra i tardi nipoti. Il, V, A Diomede, figlio di Tideo, che di fronte ad Ares ha ritirato i suoi dalla battaglia ed è ferito, così parla Atena: Ah, Tideo generò un figlio poco simile a lui. / Era Tideo di piccolo corpo, ma era un guerriero. (...) E ora io sono vicino a te, ti proteggo, t invito con calore a lottare con i Teucri; ma c è nelle tue membra l ansimante fatica, o forse il vile timore ti vince; ma dunque, prole non sei di Tideo valido di cuore, figliolo d Oineo! Il.VII, 157 Nestore ricorda agli Achei timorosi di affrontare Ettore, il duello sostenuto da giovane contro un temutissimo gigantesco avversario e conclude: Ah fossi ancora così giovane, avessi intatte le forze! Od. XVIII, 52 s. Odisseo, in veste di vecchio mendico, si accinge a battersi con un altro pitocco,iro, per contendere gli avanzi della mensa dei Proci. O cari, come può con un giovane battersi / un vecchio, sfinito dai mali. 7

8 1. Collega questi passi agli altri documenti tratti dai poemi omerici: quali informazioni aggiungono sui rapporti generazionali? Per saperne di più sulla famiglia in Omero Le Leggi di Gortina a Creta Si tratta di una raccolta di norme incise su pietra nel corso di circa tre secoli (dal VI al IV sec a.c.). Sono ritenute per il loro contenuto il più antico testo di diritto familiare e per quanto redatte in epoche in cui già si affermavano le polis in Grecia, riflettono una cultura preesistente; possono perciò illuminare il ruolo del kurios (il signore) all interno del genos, Col.IV Da Margherita Guarducci, L epigrafia greca dalle origini al tardo impero, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1987,pp Il padre abbia la facoltà della divisione dei beni tra i figli e la madre dei suoi propri beni. Fino a che vivano, non sia necessario dividere. Ma se alcuno (dei figli) si trova in grave bisogno, si dia la sua parte al bisognoso, come è prescritto. Quando uno sia morto, le case di città e ciò che vi sia nelle case (purchè in esse non abiti un colono dell azienda rurale) e le greggi e gli armenti, che non siano del colono, appartengano ai maschi; tutti gli altri beni si dividano equamente e ne ottengano i maschi, quanti siano, due parti per ciascuno, le femmine, quante siano, una parte per ciascuna. Anche i beni materni si dividano, quando (la madre) sia morta, come è stato prescritto per i beni paterni. In quali passi l epigrafe fa capire che: - padre e madre hanno beni propri e facoltà di amministrarli separatamente? - i genitori non sono tenuti a privarsi dei loro beni in vita a favore dei figli? - esistono per i figli situazioni gravi di bisogno regolamentate dalla legge? (ipotizza quali) - la legge riconosce alle femmine alcuni diritti nei confronti dei beni di famiglia? - la legge tutela il mantenimento patrimoniale del genos patrilineare? Laminetta oracolare - Dodona, seconda metà del VI sec. a.c., M.Guarducci, p.296) Un padre aspira ad accrescere la prole già avuta felicemente dalla moglie Kretaia Hermon (chiede) onorando quale degli dei possa nascergli da Kretaia prole valida, oltre quella che già esiste ESIODO - Le opere e i giorni, trad. A. Colonna, ed. Utet, vv Avvertimenti sulla prole E meglio affidare la casa paterna ad un unico figlio, cresce così la ricchezza di casa; e morire da vecchi lasciando un erede. Sebbene una prole maggiore può facilmente ottenere un immensa fortuna: tante le mani, maggiore il lavoro, maggiore il profitto. Da questi versi puoi riconoscere la mentalità prosaica del genos. 1. Quali vantaggi procura una prole numerosa? 2. Quali un figlio unico? 8

9 Ieri e oggi - Quale di questi due atteggiamenti si riscontra nel quadro della società preindustriale italiana? Quale in quello della società odierna economicamente avanzata? - L atteggiamento utilitaristico dei padri è degenerato spesso nello scontro aperto con i figli e nella loro contestazione. Sapresti portare qualche esempio? Il conflitto tra le generazioni in Esiodo Esiodo, Le opere e i giorni, trad A Colonna, Utet - vv.174ss Esiodo narra il mito delle età dell uomo, secondo il quale alla generazione dell età dell oro, felice e inconsapevole del male, ne seguirono altre quattro sempre più inclini alla violenza. L ultima generazione, quella del ferro, è la stirpe macchiata dalla più grave delle colpe: la rivolta dei figli contro il padre. Oltre questa soglia di degrado non può essere che la catastrofe. Zeus quindi distruggerà anche questa stirpe di uomini mortali (...) Né allora il padre sarà simile ai figli, né i figli al padre (...) Essi avranno in dispregio i genitori, appena cominceranno ad invecchiare; li insulteranno esprimendosi con parole villanemiserabili!-, non curando il vigile occhio degli dei; né essi ai genitori invecchiati daranno il necessario per vivere, usando il diritto del più forte; infine saccheggeranno a vicenda le loro città. (ibidem v. 331) Il figlio che si ribella al padre è come il traditore dell ospite e del supplice, del fratello e dei figli orfani (chi) ingiuria il vecchio genitore sulla ingrata soglia della vecchiaia, assalendolo con dure parole,contro costui certamente Zeus stesso rivolge il suo sdegno,ed alla fine impone una gravosa mercede alle sue opere inique. 1. Quali atti riprovevoli compiono i giovani dell età del ferro contro i vecchi? 2. Anche Omero temeva questo pericolo per le vecchie generazioni? Spiega la tua risposta Padri e figli nella Grecia arcaica Rapporto tra padri e figli nel genos - Storoni Piazza, Padri e figli nella Grecia antica, passim pp , con bibliografia di riferimento Con l arrivo dei Dori, giunti in Grecia nell undicesimo secolo da diverse provenienze, in ondate successive e divisi in gruppi indipendenti l uno dall altro, venne meno nella penisola balcanica quell unità politica che le tavolette di Pylos ci testimoniano relativamente all età micenea ( ). I Dori alle monarchie palaziali sostituirono le tribù o i più ristretti genos (nuclei di persone unite da vincoli di parentela, di adozione o di schiavitù ). ( ) Non è molto quello che sappiamo della vita all interno del genos. Era certamente un nucleo familiare numeroso, del quale faceva parte oltre al signore, padrone, capo assoluto, arbitro di qualunque tipo di decisione, le donne che erano legate a lui con vincoli di ogni genere, i figli, gli adottati, gli schiavi con le loro famiglie. Non esisteva nella grecia arcaica un vero e proprio contratto matrimoniale ( ) Soltanto in età classica sarà precisato giuridicamente l istituto del matrimonio; in epoca arcaica era sostanzialmente uno stato di fatto, una convivenza; non serviva tanto a garantire 9

10 una discendenza legittima quanto un sistema di alleanze tra i genos. (...) Anche i figli in epoca arcaica non si distinguevano in legittimi e bastardi ma in prediletti e no: il figlio di una schiava poteva essere preferito a quello di una donna libera. Non era prevista nessuna ingerenza della legge nei rapporti tra padri e figli. ( ) Che il figlio fosse sentito dal padre come sua proprietà, quasi una parte di se stesso di cui egli poteva disporre a suo piacimento (si pensi al sacrificio di Ifigenia compiuto da Agamennone in partenza per Troia) è facilmente comprensibile. Non altrettanto evidente è il motivo della durezza con la quale le nuove generazioni venivano trattate. Finchè era minore, il figlio non veniva neppure trattato come un essere umano: era un semplice oggetto. All interno del genos la proprietà era indivisibile e goduta ugualmente da tutti i membri; non era prevista la divisione tra figli. Un nuovo individuo che fosse entrato a farne parte (donna, schiavo, o minore), non acquisiva diritti, bensì soltanto doveri; egli doveva accrescere la potenza del genos contribuendo ad esso con la forza delle sue braccia oppure con il vincolo che veniva a stabilire con la famiglia d origine Le leggi di Gortina a Creta - M. Guarducci, L epigrafia greca dalle origini al tardo impero, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1987, pp Sono universalmente riconosciute come il più importante complesso di documenti giuridici della Grecia arcaica (la città dorica di Gortina restò fiorente fino alla tarda età imperiale; nell ordinamento augusteo fu capitale della provincia di Creta e Cirene ). Le più antiche leggi (VII-inizio VI sec.a.c.) sono incise sui muri e sui gradini del tempio di Apollo Pizio; altre più recenti (fine VI-prima metà del IV sec. a.c.), ai piedi dell acropoli, nel sito dell agorà. A queste appartiene la cosiddetta Grande Iscrizione ( a.c.), 12 lunghe colonne di scrittura in alfabeto cretese e in dialetto dorico, incisa su un muro di 8,7metri di lunghezza per 1,7metri di altezza, forse il segmento di un portico circolare per le adunanze del popolo, appartenuto ad un edificio del V secolo, poi reimpiegato per un Odeon nel I a.c.. Non si tratta di un codice organico di leggi, ma di una raccolta di norme, con incorporati articoli di leggi più antiche, riprese e integrate alla luce di necessità più recenti. Per gli argomenti regolamentati (la proclamazione della libertà o della schiavitù di un individuo, i bambini nati dopo il divorzio o gli adottati, la divisione dei beni paterni e materni ai figli e alle figlie, le figlie ereditiere, i beni delle vedove e delle divorziate, i bambini di schiave nubili, le nozze di una libera con uno schiavo ), questa lunga iscrizione è ritenuta il più antico testo di diritto familiare a noi pervenuto. 1. Confronta il testo con il passo di A.M. Storoni Piazza sottoriportato e rileva altre informazioni sul diritto di famiglia a Gortina Una lunga iscrizione, rinvenuta nella città dorica di Gortina, a Creta, reca inciso nella pietra il più antico testo di diritto familiare che si conosca. Pur appartenendo già al quinto secolo esso rivela una cultura più arcaica delle contemporanee città dell Attica, sia perché sancisce una situazione di fatto che si perpetuava da tempo, sia perché lo sviluppo delle polis, a Creta, fu più lento che sul continente. Possiamo quindi affermare che la legge di Cortina illumina una fase di trapasso dal genos alla polis e ci offre la possibilità di capire quale fosse la situazione dei minori in epoche più antiche di quella nella quale fu redatta. La legge distingue i giovani a seconda se sono schiavi o liberi, reali o adottivi, maschi o femmine, impuberi (0-14 anni) o minori (14-18); distinzioni queste che però non compromettono la loro dipendenza dal padre che era comunque totale. Egli era padrone di riconoscere o esporre un figlio anche se nato da una donna libera; adottare, e quindi trattare come figlio, chiunque volesse; disporre del figlio del suo 10

11 schiavo, anche se partorito da una schiava non sua. Nel caso non avesse avuto bisogno del figlio nel lavoro, poteva istruirlo all uso delle armi e fare di lui un guerriero, oppure servirsene come pegno di alleanza, o come titolo di risarcimento per danni e quindi offrirlo ad un altro genos. Anche un bambino nato dopo il divorzio apparteneva al padre che poteva decidere se allevarlo e a chi affidarlo. Il padre aveva il diritto di assegnare al figlio una donazione, ma non aveva il dovere di renderlo erede; poteva, mediante l adozione, dividere la sua proprietà tra quanti aveva scelto come figli. Anche l adozione, come il matrimonio, non era un istituto giuridico, ma solo uno stato di fatto. Chiaramente si adottava un figlio solo per motivi di convenienza. Anche la madre (a differenza di quanto avveniva ad Atene), se vedova o divorziata e autorizzata dal marito, poteva disfarsi del figlio e rifiutarsi di allevarlo. Abbiamo elementi per supporre che l esposizione dei neonati fosse molto frequente a Gortina. Come si vede questo antichissimo diritto familiare non promana da una collettività, si limita a ribadire l indiscussa autorità del signore all interno del genos. Non rende cittadini uguali, ma piuttosto li diversifica affidandoli in modo così totale, all arbitrio di un singolo. Della fortissima ostilità dimostrata dagli adulti nei confronti delle nuove generazioni nelle leggi di Cortina, una spiegazione plausibile è offerta da Esiodo: in una società nella quale ricchezza e potere sono amministrati senza intermediari dal padre, che è anche padrone, giudice e sacerdote, i pericoli più temibili non vengono da lontano, da forze ostili estranee al genos, ma dal seno stesso della famiglia. Soltanto il figlio può riuscire a spodestare il padre se riesce a coalizzare quanti, all interno del genos, subiscono contro voglia, l arbitrio del kurios La famiglia nell età della polis: l Oikos Nella Grecia prepolitica, il potere del padre è stabilito da leggi non scritte, determinate dalla consuetudine; nella città stato (la polis) il rapporto tra genitori e figli, considerato fino ad allora naturale, viene regolato dalle leggi. Cellula della polis non è più il genos ma l oikos, fondato sul matrimonio monogamatico tra cittadini liberi e sulla proprietà. L oikos produce ed accumula ricchezza grazie all attività dei suoi membri (coniugi, figli e schiavi ). A differenza del genos, non ha autonomia militare, né politica. Solo il capo famiglia (il kurios) è persona giuridica; risponde per tutti di fronte alle leggi umane e divine; come sacerdote, celebra i riti ufficiali connessi agli eventi di famiglia (nascite, matrimoni, morti) trasmette l eredità (gli averi e i sacra) al primo figlio maschio avuto dalla moglie legittima. In cambio della protezione militare, dell educazione, della partecipazione giuridica, lo Stato chiede agli uomini validi la partecipazione alla guerra e il rispetto degli ordinamenti tra i quali non pochi investono la famiglia (regolamentazione demografica, matrimoni, adozioni, cura degli anziani, accumulo e trasmissione delle ricchezze ). Vincolandola alle sue leggi, la polis sostiene comunque l autorità del padre; l adulto libero esercita sulla famiglia un potere che ritarda l emancipazione del figlio maschio per tutelare l economia della casa, tiene segregate le figlie, decide la sorte della prole indesiderata. La riforma all ordinamento della democrazia Ateniese apportata Clistene (508a.C.), toglierà potere alle famiglie aristocratiche sostituendo all oikos il demos, il territorio d appartenenza, (il patronimico scompare dai nomi propri; l identità della persona è indicata dal luogo di provenienza ). 11

12 3.9 - PLUTARCO: Le riforme di Solone e di Pericle PLUTARCO, Vita di Solone cit., 22, 4 Solone puniva con la perdita della cittadinanza i figli indegni, ma esonerava da tale obbligo i figli illegittimi: Ancor più severa (della legge contro gli sfaccendati) era la legge che esonerava i figli nati da una etèra dal provvedere al mantenimento del padre ( ). Chi trascura il bene primario del matrimonio è chiaro che si unisce a una donna non per desiderio di prole, ma per soddisfazione dei sensi, rinuncia ad ogni diritto a ricompensa e non lascia a se stesso la libertà di riprendere i figli cui ha procurato vergogna lo stesso venire al mondo. Vita di Solone, 21,3 (tr. A.Traglia, ed Utet, 1992) Si devono a Solone le leggi scritte più antiche che si conoscano per gli Ateniesi (594a.C.) Solone ricevette approvazione anche per la legge relativa ai testamenti. Prima infatti non era lecito lasciare disposizioni testamentarie, ma i beni e la casa del defunto dovevano rimanere alla sua famiglia. Solone, invece, permettendo a chi non aveva figli di lasciare le sue proprietà a chi volesse, onorò l amicizia più della parentela, l affetto più dell obbligo e rese i beni proprietà assoluta di chi li possedeva. 1. Considera le affermazioni sotto riportate: quali sono presenti nel testo? Quali si ricavano per inferenza? a. con l adozione di un erede non consanguineo Solone libera il cittadino dalla dipendenza dal genos; b. contrasta la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi gruppi patrilineari; c. tutela la conservazione dei beni e la continuità dell oikos, la famiglia fondata sul matrimonio di un libero e di una libera; d. consente a chi non ha padre di trovarne uno e ad altri cittadini liberi esclusi dall eredità (es. i figli della figlia) di accedere ad un patrimonio; e. esclude i non cittadini, i non liberi, le concubine, i figli illegittimi da questi vantaggi (a differenza di quanto avveniva nella casa degli eroi d Omero dove anche le concubine e la prole extraconiugale entravano, a discrezione del padre, nella sua protezione ). Vita di Pericle, 37, 3 (tr. D. Magnino, ed. Utet, 1992) Il passo si riferisce alla riforma della Costituzione Ateniese attuata da Pericle (450 a.c. ). Quando Pericle era all apogeo della sua attività politica (...) propose una legge per la quale si dovevano considerare Ateniesi soltanto i figli di due Ateniesi 1. Che cosa significa essere considerati Ateniesi? 2. Quali di questi effetti porta il provvedimento di Pericle? 3. i figli nati da matrimoni misti e gli illegittimi, non essendo persone giuridiche, sono esclusi dall eredità; 4. sono scoraggiati i matrimoni con donne straniere; 5. la donna acquista valore aggiunto in quanto indispensabile per la trasmissione dei beni dal padre al figlio maschio; 12

13 6. aumentano i matrimoni d interesse, i ripudi della moglie infeconda, i divorzi, gli abbandoni dei figli illegittimi A proposito dei bambini esposti, Storoni p.140 (...) Che l esposizione dei neonati sia stata un fenomeno molto diffuso nella Grecia antica ci risulta da molte testimonianze Limitata ai figli malformati o estesa agli indesiderati,resta il fatto che era diffusissima a differenza di altre società antiche, che non conoscevano quest uso: gli Egizi, gli Etruschi, gli Ebrei non usavano abbandonare i neonati. Non risulta che l esposizione sia stata limitata alle epoche più antiche o più povere: ancora Aristotele lamenta che questo uso ad Atene non fosse regolamentato (non dice vietato!) dalle leggi, ma affidato alla discrezionalità del padre. E un principio atavico che il potere debba coincidere con il vigore del corpo e debba irradiarsi spontaneamente da chi lo possiede. E naturale che il padre veda nella crescita del figlio, il suo personale declino, che senta in lui un rivale temibile. E anche comprensibile che egli faccia di tutto per esautorarlo, prevenire la ribellione. L esposizione dei neonati era evidentemente il mezzo più radicale per salvaguardare l autorità del kurios all interno della famiglia. Ma queste spiegazioni convincono fino a metà.come mai le altre antiche civiltà tribali, poste nelle stesse identiche difficoltà economiche e sociali, non si servivano di mezzi così brutali?come mai il racconto del fanciullo abbandonato nei boschi, o più spesso sulle acque di un fiume, è così frequente nella mitologia greca? Come mai una delle più antiche leggi scritte che si conoscano, quella di Gortina,sembra formulata fondamentalmente per esautorare le nuove generazioni? Erano queste veramente temibili? Si trattava di un pericolo oggettivo o piuttosto di una proiezione collettiva? Difficile dare risposte certe. Gli indizi suggeriti da un ritrovamento archeologico in Eubea (una necropoli familiare dell VIII secolo a.c., ove l inumazione, rara a quel tempo, è riservata ai bambini, e l incinerazione agli adulti), e interpretati da M. Eliade, portano all ipotesi di una diversità tra categorie d individui in una società dove l infanzia era considerata aliena, estranea, contrapposta all individuo adulto, come la femmina al maschio, lo schiavo al libero, il barbaro al greco. EURIPIDE ( a.C.), Ione (tr. di O. Musso-Utet), vv Ione è stato abbandonato appena nato dalla madre Creusa che l ha concepito da Apollo; I due s incontrano l uno inconsapevole dell altra Creusa: Ma tu chi sei?beata colei che ti generò. Ione: Mi chiamano servo di Apollo e lo sono, donna. Creusa: Dono di qualche Stato o comperato da qualcuno? Ione: Mah? So una cosa sola: sono del Lossia, a quanto si dice. Creusa: Poverino anche tu, straniero. Ione: Già: chi sono i miei genitori non lo so. Creusa: Abiti nel tempio o in una casa? Ione: Tutta la casa del dio è casa mia, quando mi vien sonno. Creusa: Sei arrivato al tempio da bambino o da ragazzo? Ione: Neonato, secondo quelli che dicono di saperlo. Creusa: E quale donna di Dlfi ti ha allattato? Ione: Non sono mai stato allattato. Mi ha allevato lei. Creusa: Chi, poveretto? Soffro e trovo sofferenze. Ione: La sacerdotessa di Febo. La considero un po come una madre. Creusa.: Chi ti ha mantenuto fino all adolescenza? Ione: Gli altari, gli stranieri che vengono mi danno da mangiare. 13

14 Creusa: E hai di che vivere, perché sei ben vestito. Ione: Merito del dio che servo. Creusa: Non ti sei mai dato da fare per cercare i tuoi genitori? Ione: Non ne ho la minima traccia, donna. Creusa: Infelice colei che ti ha generato! Chi sarà stata mai? Ione: Forse sono il peccato di una donna. Altri casi letterari di bimbi esposti SOFOCLE, Tyro, (tragedia perduta) Due gemelli Neleo e Pelia, figli di Posidone, sono esposti dalla madre; più tardi riconosciuti diventeranno re, l uno di Pilo, l altro della Tessaglia. EURIPIDE, Alope (tragedia perduta) Una contesa nasce intorno agli oggetti di riconoscimento di un fanciullo esposto ARISTOFANE, Cocalo (perduta) Un bambino nato ad una giovane in seguito ad uno stupro, viene abbandonato e poi riconosciuto Le Rane, vv.1190 ss A proposito di Edipo, Eschilo ricorda che fu abbandonato appena nato in un vaso di terracotta per paura che diventasse l uccisore del padre. Le Tesmoforie, vv, 505 ss Torna ancora il tema della pentola di coccio in cui è riposto un bambino. Menandro ( ), Arbitrato Panfile abbandona il figlio nato da uno stupro lasciandogli dei doni come oggetti di riconoscimento Donna tosata Due neonati gemelli sono abbandonati a seguito di difficoltà economiche LONGO SOFISTA, Dafni e Cloe Dafni è abbandonato dal padre, che crede di aver già assicurato la discendenza alla sua nobile casa; è allevato da una capra fino a quando non viene trovato ed accolto dai pastori. Cloe viene esposta per ragioni economiche e lasciata in una grotta sacra alle Ninfe perché sia adottata.e allattata da una pecora ed educata anch essa tra i pastori. ELIODORO, Storie etiopiche di Teagene e Cariclea Cariclea è rifiutata alla nascita dalla regina degli Etiopi, perché bianca. Il suo riconoscimento avviene dopo varie peripezie, grazie agli oggetti avuti in dono nel momento dell abbandono PLATONE Platone spiega come si svolge il processo educativo ad Atene. Il fine dell educazione è la formazione del cittadino, di chi sta cioè consapevolmente in una comunità accettandone le norme Protagora, 325c-326c 14

15 Cominciando dalla prima infanzia, e finchè si vive, in Atene si continua ad imparare e a ricevere insegnamenti. Appena il bimbo comincia a parlare, la bambinaia, la madre e l accompagnatore e perfino il padre si danno da fare perché egli sia il migliore possibile:ad ogni suo atto o parola gli danno insegnamenti e spiegazioni sul giusto, l ingiusto, il buono, il cattivo, su quello che deve fare o non fare. Se poi ubbidisce, va bene; ma se non ubbidisce, con minacce e con colpi di bastone si cerca di raddrizzarlo, come si fa con un pezzo di legno storto e ricurvo. Dopo questo, una volta inviato il ragazzo a scuola si raccomanda al maestro di far caso più alla condotta che all insegnamento delle lettere e della cetra. D altronde i maestri di scuola curano proprio queste cose: appena i ragazzi cominciano a leggere e a scrivere, essi distribuiscono i ragazzi sui banchi, fanno leggere loro le composizioni dei migliori poeti e li costringono ad imparare a memoria le parti in cui abbondano gli avvertimenti, le lodi e le esaltazioni degli eroi antichi, perché per emulazione cerchino di divenire come loro.. Dal canto loro i suonatori di cetra debbono insegnare ai ragazzi ad avere il senso del tempo musicale e a sentire l esistenza di un ritmo e di un armonia tanto nel parlare come nell agire: esigenza che è comune a tutta la vita umana. Più tardi, quando i ragazzi vanno dal maestro di ginnastica, si ha cura che allo sviluppo della mente corrisponda quello del corpo, sì che, avendo corpi più forti si assoggettino meglio, come alla voce dei rematori,alle buone disposizioni dell intelligenza e non scivolino fatalmente nell essere vili, sia in guerra sia in altre loro azioni, per la fiacchezza del corpo. Quando hanno finito le scuole, la città li obbliga ad imparare le leggi e a vivere conformemente ad esse, sì che non abbiano a comportarsi a loro capriccio; anzi, come i maestri di grammatica obbligano a scrivere seguendo una traccia, così anche la città, accennando le linee delle leggi, scoperta di valenti ed antichi legislatori, obbliga seguendo la loro traccia, a comandare e ad obbedire. Naturalmente queste cose vengono fatte da coloro che possono, e questi sono i più ricchi. CRITONE, XIII (le leggi della polis parlano a Socrate) Perché noi che ti abbiamo messo al mondo, che ti abbiamo allevato ed educato, che ti abbiamo fatto partecipe, con tutti gli altri cittadini, di tutti i beni che ti potevamo procacciare, noi dichiariamo che chiunque degli Ateniesi lo voglia, può trasferirsi dove gli aggrada ( ) chi di voi rimane, riconoscendo il nostro modo di amministrare la giustizia e gli affari dello Stato, s impegna all obbedienza di ciò che noi comandiamo. 1. Per l educatore è più importante l apprendimento dei contenuti o la formazione globale dell individuo? Individua i passi che giustificano la risposta. 2. Quali sono i valori di una buona condotta? 3. Nell Atene del IV secolo qual è il ruolo dell insegnamento dei poemi antichi?con quali metodi vengono appresi? 4. Se l educazione a Sparta è gestita dallo stato quali passi dei testi fanno capire che ad Atene l educazione è gestita privatamente ed è privilegio di pochi? 5. Perchè la città obbliga i cittadini ad apprendere le leggi? 6. Per il buon funzionamento della polis è fondamentale solo la virtù dell obbedienza? Ieri e oggi 1. Nel tuo percorso scolastico o formativo, quando e che cosa sei stato obbligato a studiare a memoria? 2. In quell occasione ti sei mai sentito nello stato d animo del piccolo Samba Diallo nel racconto di Cheik Hamidou Kane a p. 58 della guida? Come lo spieghi? 15

16 3. Se hai visto qualche volta in TV filmati sulle scuole coraniche, che idea ti sei fatto del metodo con cui i bambini imparano dai maestri? Come lo spieghi? 3.12 L Efebia - m. Guarducci, pp Gli efebi erano giovani che ad Atene, ma anche in altri luoghi dell Attica e della Grecia, avevano raggiunto la pubertà (dai 16 anni) o che erano diventati cittadini a pieno diritto (18 anni ). L istituzione dell efebia è documentata dalla prima metà del V secolo a.c. ma assunse maggiore importanza dopo la battaglia di Cheronea (338.C.), quando cioè il pericolo rappresentato da Filippo II di Macedonia pose nei giovani le speranze della difesa degli Ateniesi e della Grecia. E infatti ne parla con maggior precisione Aristotele, proprio nella Costituzione degli Ateniesi, composta tra il 332 e il 323 (cap. 42) Per due anni i giovani efebi divisi in 10 sezioni (una per tribù) ed affidati ai capi e ai maestri scelti dell assemblea popolare su proposta dei padri di famiglia, si esercitavano nelle arti ginniche della milizia, ne davano saggio in pubbliche gare e prestavano servizio nelle fortezze agli ordini dei capi militari; nello squallore della divisa (un mantello nero, sostituito da una clamide bianca solo nel II sec. d. C) conservavano memoria del mitico Teseo che aveva liberato l Attica dal tributo dovuto al Minotauro. Successivamente l Efebia andò gradatamente trasformandosi in un istituzione a carattere ginnico-culturale simile ai ginnasi, includendo anche gli stranieri, prima Greci poi anche italici dopo la conquista romana. I loro meriti sono documentati in una messe doviziosa di epigrafi, decreti, dediche votive, iscrizioni e cataloghi presso luoghi di culto fino all età imperiale Essere figlie ad Atene POSIDIPPO (III se. a.c.) Fr. 11 (in A. M. Storoni Piazza cit. P. 91) Un figlio lo si alleva comunque, anche se si è poveri, mentre una figlia la si espone, anche se si è ricchi. SENOFONTE Economico, VII, 5 Iscomaco parla della moglie a Socrate: E come avrei potuto prenderla già esperta, se mi ha sposato quando non aveva ancora quindici anni e prima era vissuta sotto rigida sorveglianza, affinché vedesse pochissime cose, ne udisse e ne domandasse pochissime? Già ESIODO consigliava così - Le opere e i giorni, : Prendi moglie all età di trent anni, è questo il tempo giusto. La fanciulla si mariti a quindici anni. Prendila giovane per abituarla tu ai bei costumi. Scegli colei che abita vicino, perché non diventi poi oggetto di riso al vicinato. 1. Qual era la sorte della bambina ad Atene? 2. Com era educata? Poteva frequentare scuole o palestre? Quali indizi confermano l incombenza dominante della figura maschile nella famiglia? Ieri e oggi Moglie e buoi dei paesi tuoi : qual è il significato del detto? 16

17 Lo scontro generazionale nei testi teatrali ARISTOFANE ( ) - Le nuvole passim (tr G. Mastromarco ed. Utet) Nella commedia Le Nuvole, il vecchio Strepsiade è afflitto dai debiti contratti a causa del figlio Fidippide; costringe allora il giovane a frequentare la scuola di Socrate per imparare ad usare gli argomenti giusti con cui smentire i creditori in tribunale. Str. Su, muoviti: andiamo. Sbaglia: ma almeno avrai dato ascolto a tuo padre. Ricordo che anch io ti ho dato ascolto un giorno: avevi sei anni, balbettavi ancora; e col primo obolo che guadagnai da giudice, ti comprai un carrettino alla festa delle Diasie. (...) Vieni fuori, Socrate, vieni. Ti porto il mio figliolo: non ne aveva voglia, ma l ho convinto. So. (uscendo dal Pensatoio) Ma è ancora un infante! (...) Str. Non ti preoccupare, istruiscilo: è ingegnoso di natura. Sin da quando era un bimbetto, piccolo così, se ne stava in casa a fabbricare casette ed intagliava barchette e si costruiva carrettini di cuoio e, con le scorze di una melagrana, faceva dei ranocchi: lo credi? Preoccupati che impari quei due discorsi: il Migliore (non importa quale), e il peggiore, che, dicendo cose ingiuste, prende il sopravvento sul Migliore. Se non entrambi, almeno quello ingiusto: ad ogni costo. (...), deve essere in condizioni di confutare tutto ciò che è giusto ; (passim) Alla scuola, conosce il Discorso Giusto e il Discorso Ingiusto. Così istruito il ragazzo allontana i creditori, ma tra padre e figlio nasce presto un diverbio. Alle proteste del vecchio perché il giovane lo picchia, questi dimostra di essere nel giusto. Str. Come giusto? Ma se sono stato io, sfacciato, a crescerti intuendo dai tuoi balbettii tutto ciò che volevi. Se dicevi be, io capivo e ti davo da bere; se dicevi pa, correvo a darti del pane; e non finivi di dire cac-ca che ti prendevo, ti portavo fuori di casa e te la facevo fare. Tu invece, quando poco fa mi strozzavi, ed io strillavo e gridavo che me la facevo addosso, non mi hai voluto portare fuori casa, scellerato, ma l ho fatta lì, senza fiatare. (...). Fid. ( ) per prima cosa ti chiedo:quando ero bambino, me le davi? Str. Certo, per il tuo bene; lo facevo per te. Fid. Dimmi: non è giusto che anch io mi preoccupi parimenti del tuo bene e ti picchi, dal momento che preoccuparsi del bene di uno significa picchiarlo?e allora perché il tuo corpo dovrebbe essere esente da botte, e il mio no?eppure anch io sono nato libero. Piangono i figli, e, secondo te, non deve piangere un padre?. Dirai che di norma così si tratta un bambino; ed io potrei obiettare che i vecchi sono due volte bambini; e i vecchi debbono prenderle tanto più dei giovani quanto meno naturale è che essi sbaglino. Str. Ma in nessuna parte del mondo la legge permette che il padre sia trattato così. Fid. Chi fece per primo questa legge non era un uomo, come me e te?e non persuase con la forza della parola gli antichi?e allora non è lecito anche a me fare per l avvenire una nuova legge per i figli: che restituiscano le botte ai padri? (...) Str. Se le cose stanno così, non mi picchiare: se no, un giorno te ne pentirai (...) Come è giusto che io punisca te, così sarà giusto che tu punisca tuo figlio, se l avrai. Fid. Ma se non avrò figli, le avrò prese inutilmente; e tu morrai facendoti beffe di me. Str. (al pubblico) Miei coetanei, mi pare che dica cose giuste. Dobbiamo ragionevolmente venire a patti con costoro: è evidente che ci spetta una punizione, se non ci comportiamo secondo giustizia. 1. Nel Protagora di PLATONE leggiamo che i genitori,affidando il figlio al maestro di scuola, raccomandano che gli insegni soprattutto i valori della buona condotta perché diventi un buon cittadino. Quali sono invece le richieste che Socrate riceve da Strepsiade? 17

18 2. Con quali argomenti il padre sostiene che il figlio gli deve obbedienza? Con quali argomenti il figlio sostiene che è giusto percuotere il padre? (costruisci lo schema del discorso, inserendo la confutazione delle obiezioni di Strepsiade). In quale passo del testo il vecchio riconosce il suo torto? Quale torto? 3. Quale significato acquista la frase finale di Strepsiade alla luce di quanto è emerso sul rapporto padri e figli nella polis ateniese? Ieri e oggi 1. Parlando di padri e figli, Aristofane fornisce anche informazioni sull infanzia, sul ruolo del padre nella cura dei piccoli. Quali pratiche ritieni oggi inusitate? 2. Il ricorso alla violenza ed alle percosse sembra una costante nel sistema educativo degli adulti nel mondo antico: e adesso? Perché la violenza subita a volte dai figli nell ambito della famiglia suscita tanta indignazione? Cos è cambiato nella mentalità, nel sistema educativo e nel diritto di famiglia? 3. Autorità ed autoritarismo: Qual è la differenza?quale delle due parole si addice al padre violento? ESCHILO, Agamennone, Coro, vv : Per placare l ira della dea Artemide, che con una tempesta non permette alla flotta dei Greci di salpare contro Troia, il re Agamennone, sentito un indovino, decide di offrire in sacrificio la figlia. Allora il sire più anziano queste parole disse: Pesante destino è il non ubbidire, ma pesante pure se ammazzerò mia figlia, gioia delle case, e con fiotti di sangue virgineo infetterò le mani paterne davanti all altare. Quale tra queste decisioni è priva di male? Come potrei tradire le navi venendo meno ai patti? Un sacrificio che faccia cessare i venti e sangue virgineo con ira rabbiosa è giusto bramare. E sia bene così (...). Tollerò dunque di divenire sacrificatore della figlia, come sostegno di una guerra vendicatrice di una donna e rito augurale delle navi. Le suppliche e gli appelli al padre e la sua età giovanile in nessun conto tennero i capi desiderosi di guerra. E il padre ordinò ai sacerdoti che dopo la preghiera a guisa di capra la sollevassero a viva forza sopra l altare, mentre prona a terra, era avvolta nei pepli, e comprimessero la voce della sua bella bocca, maledicente le case, con la violenza e il vigore muto dei bavagli. E,mentre lasciava cadere a terra le vesti tinta di croco, colpiva ciascuno dei sacrificatori con lo strale commovente dello sguardo, bella come in un quadro, e desiderava invocarli, lei che più volte nei paterni appartamenti regali dalle belle tavole aveva cantato e illibata ancora con la sua pura voce caramente onorava alla terza libagione il fausto peana del padre. vv ; Clitennestra ha ucciso il marito Agamennone, reduce vittorioso dalla guerra di Troia. Con queste parole giustifica il delitto davanti al coro degli anziani di Argo. costui è Agamennone, il mio sposo, morto, opera di questa mano destra, artefice di giustizia. Così stanno le cose Ora tu mi condanni all esilio dalla città e ad avere l odio dei concittadini e le maledizioni lanciate dal popolo ma prima non nutrivi alcun sentimento ostile contro quest uomo, che senza farne conto, quasi fosse la morte di un animale, quando le pecore abbondano nei greggi dalla bella lana, immolò la sua stessa figlia, carissimo frutto delle mie doglie, propiziazione dei venti traci. Non si doveva bandire da questa terra costui, in pena delle sue nefandezze? 18

19 1. Nella tradizione arcaica e nella morale del genos, ogni individuo ereditava dai propri antenati paterni anche la macchia delle loro colpe e ne rispondeva come se fosse stato lui a commetterle. L obbligo della riparazione era legge anche nella polis, e le tragedie più antiche confermano questa morale generazionale. Agamennone, come discendente di una stirpe contaminata di orrendi misfatti, ha già in sé il germe della colpevolezza. v è tuttavia qui la denuncia delle sue gravi responsabilità personali di padre. In quali parole del Coro puoi riconoscerle? Con quali argomenti Agamennone giustifica il suo delitto? Con quali Clitennestra il suo? 2. Per compiere l impresa di Troia Agamennone ha versato il sangue della figlia, macchiandosi fin dall inizio di una colpa più grande di quella che intendeva punire con la guerra. Se la tragedia era il rito-spettacolo in cui i cittadini apprendevano il bene e il male della morale comune, a quale insegnamento piega qui il racconto tradizionale del mito? Ti pare coerente con la morale eroica di Omero? E con la solidarietà generazionale? Ieri ed oggi Hai mai letto racconti, visto film, colto testimonianze su genitori in conflitto per la morte di un figlio? SOFOCLE ( ) - Edipo re ( a.c.), vv / passim, (tr. Guido Paduano. Utet 1,982) Deciso a scoprire la verità sulla sua origine, Edipo interroga un messo e il pastore che fu incaricato dalla madre di abbandonarlo ancora in fasce.. Edipo: che dici? Non è Polibo che mi ha dato la vita? / perché allora mi chiamava suo figlio? Messo: Perché ti aveva ricevuto in dono dalle mie mani. / Era senza figli. Edipo: E tu, prima di darmi a lui, mi avevi comprato o trovato? Messo: Ti avevo trovato nei boschi del Cicerone. Edipo: Come mai attraversavi quei luoghi? Messo: Pascolavo le bestie sui monti Edipo: Eri pastore, dunque, e andavi là per lavoro? Messo: Sì figlio mio, ma in quel momento sono stato il tuo salvatore. Edipo: Perché? Che male avevo quando mi hai preso tra le braccia? (...) Messo: Ti ho sciolto. Avevi le caviglie trafitte (...) Edipo: Per gli dei,chi è stato? Mio padre o mia madre? Parla! Messo: Non lo so; di più ne sa l uomo che ti ha consegnato a me. Edipo: Ah, non sei tu che mi hai trovato, mi hai avuto da un altro? Messo: Sì, da un altro pastore. Edipo: Chi era? Sei in grado di dirmelo? Messo: Mi pare che fosse un uomo di Laio. Edipo: Dell antico signore di Tebe? Messo: Sì, sì; era un pastore al suo servizio. (...) Coro E lui, il pastore fedelissimo di Laio. (...) Edipo: Ora a te, vecchio. Guardami e rispondi alle mie domande. Eri servo di Laio? Servo: Un servo non comprato, allevato in casa. Edipo: Che lavoro, che vita svolgevi? Servo: Per lo più mi occupavo delle greggi Edipo: E quali luoghi frequentavi soprattutto? Servo: Il Cicerone e i boschi vicini. Edipo: Conosci quest uomo? Ricordi di averlo incontrato da quelle parti? (...) Messo: Ricordi di avermi dato un bambino perché lo allevassi come figlio mio? (...) Servo: Povero me, perché? Che cosa vuoi sapere? 19

20 Edipo: Hai dato a quest uomo il bambino di cui parla? Servo: Gliel ho dato e vorrei essere morto in quel giorno (...) Edipo: E dove l avevi preso? Da casa tua o da qualche altro posto? (...) Servo: Era nato nella casa di Laio / Si diceva che fosse suo figlio. Ma meglio di tutti, tua moglie che è dentro può dirti come sono andate le cose. Edipo: Lei te l ha dato? Servo: Sì, signore / Perché l uccidessi Edipo: Sua madre! Servo: Per paura delle sciagure annunciate dal dio Edipo: Quali? Servo: Che avrebbe ucciso i suoi genitori. EURIPIDE - Troiane vv.1167 ss. (415 a.c.) La nonna Ecuba piange la morte del piccolo Astianatte, il figlio di Ettore e di Andromaca, ucciso dagli Achei nella presa di Troia Caro, venne su te una morte orribile / Se tu fossi in battaglia per la patria / morto e avessi gustato prima il bene / di gioventù, d amore e del potere / che gli uomini fa simili agli dei, / forse ti chiamerebbero felice, / se in queste cose c è felicità. / Ma tu avevi intravisto appena il mondo / senza cogliere nulla dei suoi beni / né apprezzarne il valore né goderne / che subito sei morto. O sventurato / le mura della patria, arte di Febo, / ti videro cadere; dal tuo capo / infranto al suolo i riccioli scomparvero / che tua madre aggiustava con la mano / amorosa, coprendoli di baci, / mentre dall ossa rotte sgorga il sangue. / Oh, ch io non parli più di cose orrende. / Piccole mani fredde, quale dolce / somiglianza recate con le mani / paterne: O care labbra, da cui spesso / uscivano parole d infantile vanto, / mute per sempre Che cosa potrà scrivere un poeta / su la tua tomba un giorno? Per paura / uccisero gli Achei questo fanciullo. / Vergognosa memoria per la Grecia. I passi dell Edipo re di Sofocle e delle Troiane di Euripide Quali elementi di riflessione aggiungono sul tema del rapporto padri e figli? Prova a seguire le seguenti tracce di confronto: racconto del mito e interpretazione del mito; morale generazionale e morale individuale; infanzia abbandonata e infanzia violata. Quale ti sembra? 3.15 L educazione in Grecia I riti iniziatici Sullo statuto politico del giovane a Sparta c informano essenzialmente Plutarco e Senofonte. Apprendiamo che a Sparta le tappe biologiche della crescita erano ancora scandite da riti iniziatici collettivi quando già ad Atene era diffusa e discussa la teorizzazione degli intellettuali sull educazione dei giovani per la loro integrazione sociale. Con la pratica dei riti d iniziazione una comunità attribuisce solo alla natura o alla divinità il compito della trasformazione e sacralizza la crescita come evento sociale, collettivo, religioso, comunque esterno all individuo in trasformazione e indipendente dal suo effettivo sviluppo e dalla sua maturità psicologica. Nell Atene prepolitica, durante le feste Apaturie, le fratrie (gruppi familiari patrilineari) solennizzavano tre eventi importanti per la comunità: le nascite dei figli maschi nati nell anno, il passaggio all adolescenza dei fanciulli, i matrimoni dei giovani. Le fanciulle non erano riconosciute dalla fratria del 20

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