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5 La tragedia degli Armeni Dal genocidio alla rinascita piccola conferenza con Antonia Arslan

6 ottobre 2010 Scuola Bertolini Portogruaro Area della ricerca metodologico/didattica Trascrizione della conferenza e pubblicazione a cura di Daniele Dazzan Scelta dei materiali di approfondimento: Daniele Dazzan, Lucrezia De Vecchi, Maria Grazia Gelsomini

7 Piccole conferenze per grandi incontri Non un festival della filosofia o della matematica in piccolo (e tuttavia non sono estranee le recenti sollecitazioni della Philosophy for children), ma un festival della scuola che incontra Grandi Maestri, disponibili a far circolare dentro la scuola stessa le loro idee e capaci di rivolgersi a un pubblico di ragazzi. Una proposta culturale nata dentro la scuola, non preconfezionata all esterno di essa: gli insegnanti restano i proponenti, i coordinatori, gli artefici dell iniziativa, e mettono in circolo le loro competenze disciplinari e il loro impegno transdisciplinare per la ricostruzione della rete di relazioni che coinvolge il mondo della conoscenza. La collocazione delle Piccole conferenze nel Teatro Comunale Luigi Russolo, reso disponibile dall Amministrazione di Portogruaro, sottolinea la partecipazione convinta dell istituzione pubblica a un progetto di rivisitazione critica dei saperi tradizionali e di approfondimento dei nuovi saperi emergenti: il teatro della città si conferma teatro delle idee e luogo di incontro tra scuola e società civile. La compartecipazione di Coop Consumatori Nordest al progetto si configura, infine, come ulteriore presenza significativa nella positiva, sinergica triangolazione delle forze vive messe in gioco, tutte interessate alla crescita culturale e alla costruzione del benessere collettivo: il mondo della scuola, l amministrazione pubblica, il mondo del lavoro e della produzione. 5

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9 Presentazione di Daniela Giovanna Villotta, Dirigente scolastico Do a tutti il benvenuto a questo secondo appuntamento delle Piccole Conferenze : ai ragazzi, agli insegnanti, al pubblico, ai rappresentanti dell Amministrazione comunale e di Coop Consumatori Nordest. Ricordo che il progetto delle Piccole Conferenze, nato nella nostra scuola con l intento di sviluppare la ricerca di una metodologia e una didattica sempre più coinvolgenti, intende porre di volta in volta al centro dell attenzione argomenti e tematiche che per loro natura spingano alla scoperta della complessità e delle interconnessioni tra le cose che si agitano nel mondo. Dopo aver trattato, lo scorso maggio, il tema della musica e del perché agli uomini in generale e agli adolescenti in particolare essa piaccia così tanto, è ora la volta di un argomento molto impegnativo: attraverso il caso emblematico della tragedia armena di inizio Novecento, parleremo delle radici dell odio, della percezione della diversità come oscura minaccia anziché come fonte di arricchimento, dello sfruttamento delle paure che si annidano nel cuore dell uomo per dirigerne gli impulsi violenti contro bersagli di comodo... Abbiamo trovato due validi collaboratori per questo progetto, ai quali va il nostro grazie più sentito: l Amministrazione Comunale di Portogruaro, che è oggi qui rappresentata dall assessore all istruzione dott. Ivo Simonella; e la Coop Consumatori Nordest, presente tra noi nella persona del sig. Pietro Borsoi. L idea sottesa a questa iniziativa è che anche i ragazzi hanno 7

10 diritto ad avere interlocutori di qualità per potersi abituare da subito a discernere, tra le innumerevoli proposte che nella società attuale ci sottopone il mercato dell industria culturale, le cose che contano e che hanno significato. L obiettivo dell iniziativa, che desidero qui ribadire, è proprio quello di confrontarsi con modelli alti per diventare cittadini dal palato raffinato. L ospite di oggi non ha bisogno di presentazioni: sono certa che molti di voi la conoscono. Antonia Arslan è una scrittrice famosa, che interviene nel dibattito culturale contemporaneo non soltanto attraverso i suoi libri, ma anche attraverso le riviste e i giornali con i quali collabora. Con lei affronteremo oggi il tema della diversità attraverso la storia del popolo armeno, il suo popolo. Una storia di grande dolore, quella degli Armeni, che in molti abbiamo già avuto modo di conoscere proprio attraverso il primo romanzo di Antonia Arslan, La masseria delle allodole, e attraverso il film che i fratelli Paolo e Vittorio Taviani hanno ricavato da esso. So che i ragazzi, con i loro insegnanti, hanno parecchio lavorato sull argomento; so che hanno intenzione di approfondirlo nei prossimi mesi; vedo anche presenti in sala ragazzi di altre scuole e cittadini di Portogruaro: cose che fanno molto piacere. Spero che tutto questo ci permetterà, alla fine, di interloquire con l illustre ospite, porle domande, chiederle lumi e suggerimenti, ravvivando questa bella giornata di scuola vera. 8

11 Antonia Arslan Antonia Arslan (Padova, 1938) laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all università di Padova. È autrice di saggi pionieristici sulla narrativa popolare e d appendice (Dame, droga e galline, Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia sommersa delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra 800 e 900). Attraverso l opera del grande poeta Daniel Varujan - del quale ha tradotto (con Chiara Haiganush Megighian e Alfred Hemmat Siraky) le raccolte II Canto del Pane e Mari di grano - ha riscoperto la sua profonda e inespressa identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio (Metz Yeghèrn. Il genocidio degli Armeni, di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia (Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni). Ha scritto il suo primo romanzo, La Masseria delle Allodole, perché non ha potuto farne meno. Del 2009 è La strada di Smirne, secondo romanzo dedicato alla storia del genocidio e della sua famiglia. Il 9 marzo 2010, a Roma, è stata celebrata con la medaglia d oro del Ministero della Cultura dell Armenia, il 21 marzo a Los Angeles ha ricevuto la medaglia d oro del premio Narekatsi istituito otto anni fa da Friends of UCLA Armenian Language and Culture Studies, l associazione che sostiene la cattedra di armenistica all università californiana di Los Angeles. Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio è l ultimo suo libro: edito da Rizzoli nel novembre 2010, racconta la personale, amgosciante esperienza del coma improvviso e il lento recupero alla vita che si riaccende come per incanto. 9

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13 Avvio a cura di Daniele Dazzan Per incominciare quest incontro ho pensato di leggere alcune righe di Primo Levi, estratte dal suo romanzo intitolato La Tregua, e di mostrare due brevi scene dal film che i fratelli Taviani hanno ricavato dal primo dei due romanzi di Antonia Arslan, La masseria delle allodole. Il breve brano di Levi potrà forse sembrare, in un primo momento, solo indirettamente collegato al tema di questo appuntamento. In realtà c entra eccome: e non solo perché questa è una Piccola conferenza sull umanità dell uomo e, purtroppo, sulla terribile negazione di questa stessa umanità; ma anche perché, come avremo modo di capire, il rapporto tra il genocidio degli armeni e la Shoah è in realtà strettissimo. Leggerò solo poche righe 1, quelle che qui mi sembrano più adatte a introdurre l intervento di Antonia Arslan e più capaci di esprimere la stima e l ammirazione per il suo instancabile lavoro al servizio della verità. Hurbinek era un nulla, figlio della morte, un figlio di Auschwitz. Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva parlare e non aveva nome... Eppure cerca di comunicare, cerca di dire qualcosa, questo Hurbinek: ma coloro che stanno assieme a lui nel campo 1 Il testo è riportato nella sezione Materiali, a pagina

14 Piccole conferenze per grandi incontri di Auschwitz non riescono a capire cosa tenti di dire. Tuttavia, prosegue Primo Levi,...Hurbinek continuò finché ebbe vita i suoi esperimenti ostinati. Nei giorni seguenti, tutti lo ascoltavamo in silenzio, ansiosi di capire, e c erano fra noi parlatori di tutte le lingue d Europa: ma la parola di Hurbinek rimase segreta [...]. Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek che aveva combattuto come un uomo, fino all ultimo respiro, per conquistarsi l entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek morì ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole. Ecco: tutti gli Armeni, vittime della follia di questo primo genocidio del ventesimo secolo, hanno potuto testimoniare e testimoniano ancora attraverso le parole di Antonia Arslan. *** Con la storia della sua famiglia, narrata con commossa partecipazione, Antonia Arslan ha fatto rivivere i desideri, le speranze, la cultura di un intero popolo e ne ha raccontato il terribile sconvolgimento nell orrore di uno sterminio voluto e pianificato. L amicizia, la riconoscenza, la familiarità vengono travolti improvvisamente da un gelido vento di odio: perché là, in alto, era stato deciso così. Le due brevi scene tratte dal film dei fratelli Taviani ci trasportano proprio nel cuore di questa tragedia: sono la scena in cui gli emissari governativi rendono note le superiori disposizioni al Colonnello Hikmet, il comandante del- 12

15 La tragedia degli Armeni. Dal genocidio alla rinascita la guarnigione cittadina che pure intesse cordiali rapporti con Sempad Arslanian; e quella finale in cui, davanti alla corte marziale allestita alla fine della guerra mondiale, scorgiamo l inizio di quell atteggiamento negazionista che ancora oggi perdura, dopo novantacinque anni dal genocidio del popolo armeno. Una scena tratta da La masseria delle allodole dei fratelli Taviani 13

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17 La tragedia degli Armeni Dal genocidio alla rinascita Sono felice di essere tornata a Portogruaro che - curiosamente ne parlavo prima con il professore - è una delle città che ho sempre amato molto. Sono felice di essere qui con voi e sono felice della lettura di quella pagina di Primo Levi in cui si parla di un bambino: un bambino che ha come unico orizzonte la visione del campo di concentramento, che non ha mai visto un albero... Ci sono tante affinità tra le tante storie dei bambini ebrei come questa e le tragiche storie dei bambini armeni. Che cos è un genocidio? Perché, vedete, un genocidio è un progetto di distruzione totale. Un progetto senza limiti. Non si tratta di uccidere... un po di gente; non si tratta neppure di un massacro, che è già una cosa orribile: è molto, molto peggio... Un genocidio, secondo la definizione di Raphael Lemkin 1 del 1944, è un progetto di eliminazione totale, per motivi etnici, religiosi o politici, di una intera minoranza. Detto così, è già agghiacciante. Un giorno, come è capitato a me - che sono armena di origine, ma di madre italiana e nata e vissuta in Italia -, si 1 Cfr. pag. 31 e segg. 15

18 Piccole conferenze per grandi incontri incomincia a sentire nel cuore e nella mente - quasi come una forma di ossessione - il pensiero di quello che era avvenuto nei deserti della Mesopotamia nel Ecco che l orrore non sta più fuori, è dentro di te. Quali sono state, allora, le prime immagini che mi sono venute in mente? Sono state proprio le immagini dei bambini: dei bambini armeni che morivano lungo le strade della deportazione..., delle loro madri costrette ad abbandonarli lungo il cammino... Bambini durante la deportazione Bambini come quei due fratelli che stavano morendo di fame nella lunga marcia sotto il sole del deserto... Il più grande, disperato, ha abbandonato il piccolo di due anni seduto su un muretto, e va avanti seguendo il gruppo, obbligato alla marcia lungo le lande desolate dell Anatolia interna, in quell estate terribile del Il fratellino, mentre il maggiore si sta allontanando, gli grida dietro Michael, Michael.... Poi l angoscia si impadronisce di Michael: dopo due ore, accompagnato da un amico, torna indietro (la carovana si era fermata). Ma non c è più nessuno seduto ad aspettarlo: Michael non trova più il fratellino. Chi l aveva portato via? Chi si era impadronito di quella creatura? Cosa poteva essere successo? Michael non lo saprà mai. 16

19 E dopo tanti anni, sopravvissuto e divenuto medico in Francia, scriverà un libro straziante che si intitola proprio così Il m appelait Michael, Michael, Mi chiamava Michael, Michael. Non ne ha saputo più niente. Non è una storia a lieto fine: è una testimonianza. Una storia di famiglia Così io per la mia famiglia. Continuamente pensavo a questi quattro bambini sopravvissuti che erano tutto quanto restava della famiglia di mio nonno. Mio nonno era già in Italia nel Era venuto a tredici anni, a studiare al collegio armeno di Venezia. La sua storia è bellissima... A diciotto anni cominciò a frequentare la facoltà di medicina a Padova (all epoca la scuola superiore durava un anno in meno rispetto ad ora). Non aveva un soldo: studiò di notte lavorando di giorno come infermiere; e alla fine, quando si laureò, una famiglia di Padova - io l ho scoperto solo recentemente - gli fece un grande prestito sull onore perché confidava in lui, era fiduciosa che lui le avrebbe fatto onore. Grazie a tale prestito mio nonno andò a Parigi, e si fece durare per quattro anni i soldi che questa famiglia gli aveva dato. Fece una specializzazione in medicina - allora Parigi era il centro della medicina mondiale -, tornò in Italia e divenne un grande chirurgo. E rimase a Padova: restituì i soldi alla generosa famiglia che aveva confidato in lui e anzi, non appena cominciò a guadagnare - l ho scoperto recentemente, e ho avuto modo di vederla - fece riconoscente omaggio a questa famiglia di una medaglia d oro. Mio nonno era dunque in Italia. Tutta la sua famiglia era però ancora nella Piccola Città, nella Piccola Città dell Ana- 17

20 Piccole conferenze per grandi incontri tolia che è quella dove si svolge il film, e dove è ambientato il mio libro. In questa Piccola Città il fratello di mio nonno, che si chiamava Sempad, era un mite farmacista. Non credeva alle minacce che si cominciavano a sentire, pensava che non sarebbe successo niente... E pertanto si guardò bene dal fuggire, dall andarsene, rimase lì: e come lui tutti gli armeni della Piccola città vennero travolti dalla tragedia, da ciò che abbiamo capito guardando la scena del film dove si assiste al colloquio tra il colonnello e gli emissari del governo turco giunti dalla capitale. Ora: questi unici quattro bambini sopravvissuti - come vedete da tutto il libro, che non vi sto naturalmente a raccontare - erano proprio bambini, ragazzini. C erano tre bambine, una di undici anni, una di dieci, una di due o forse tre, e un maschietto vestito da bambina, che proprio per questo si salvò! Caratteristica del genocidio degli Armeni è infatti il differente destino degli uomini e delle donne: gli uomini vengono uccisi subito; le donne, avviate in deportazione, vengono uccise più lentamente, facendo loro mancare il cibo, rifiutando loro ogni soccorso, lasciandole morire bruciate dal sole lungo le strade polverose e roventi dell Anatolia. Raccontare per far conoscere Ecco, vedete, io non sono una storica: io sono una cantastorie innamorata delle sue storie... Sono una che racconta: e per raggiungere la gente non si può raccontare se non attraverso dei caratteri, dei personaggi... E io vedevo, tra i miei personaggi, prima di tutto Sempad e sua moglie, la bella Shushanig. ( Shushanig è molto facile da capire come nome, poichè in realtà vuol dire Piccola Susanna, Shushan vale Susanna ). Sempad e Shushanig erano due coniugi e avevano sei figli... Lei, quando Sempad viene decapitato, quando la testa 18

21 La tragedia degli Armeni. Dal genocidio alla rinascita le viene scagliata addosso, in cuor suo muore a sua volta. Infatti si lascerà andare: e morirà davvero all inizio del secondo mio libro, La strada di Smirne. Ma i bambini? Ecco: i bambini, incolpevoli, che vivono l età del gioco, vengono letteralmente travolti da questa immane tragedia... Molto ho riflettuto sulle figure di questi bambini, molto ho pensato. Alcune cose le sapevo, altre man mano sono venute fuori, anche da racconti e lettere familiari. Il bambino più piccolo, che aveva due anni, e che si salvò perchè gli avevano messo addosso, per gioco, dei vestiti femminili, divenne un adulto estremamente simpatico, che io adoravo quando ero bambina: lo zio Nubar. Viveva a Genova, era un chirurgo (come tutti in famiglia... tranne me!). Si era poi sposato con un armena... Quando veniva da noi a Padova era sempre allegro: lui, essendo così piccolo, non era stato toccato dalla tragedia quanto lo erano state le sue tre sorelle. Bambini durante la deportazione 19

22 Piccole conferenze per grandi incontri Allora pensate: proprio quest anno, a marzo, sono stata in California, a Los Angeles. Sono stata molto contenta: la comunità armena di Los Angeles e l Università della California mi hanno dato una grande medaglia per il lavoro che ho fatto per gli Armeni.. Ma in quell occasione la cosa più bella è stata che ho conosciuto il destino delle due sorelline maggiori: una divenne sarta delle dive di Hollywood; l altra si sposò, non più giovane, con un altro sopravvissuto, e coltivava verdure nella cittadina di Fresno... Nessuna delle due ebbe dei figli. All epoca dei fatti terribili avevano undici e dieci anni. Provate a immedesimarvi in esse. Queste creature avevano attraversato una fame spaventosa, una fame che nasceva dalle viscere, una fame che non poteva essere vinta perchè non avevano niente; e il digiuno durava giorni: senza riposo, senza requie, senza sosta... In più, cosa che ho scoperto, sono state violentate! Ma i soldati, che pure le avevano così maltrattate, non le hanno uccise come spesso succedeva: forse per distrazione, o per puro caso... Comunque queste due creature, piagate nel corpo e nello spirito, dopo essere state salvate - e la fine della Masseria racconta proprio l episodio romanzesco, ma veramente accaduto, di come i quattro bambini furono tratti in salvo nel doppio fondo di una carrozza - restarono per un anno intero in un sotterraneo di Aleppo. Non potevano uscire alla luce del sole, non potevano tornare in superficie: sarebbero state di nuovo deportate! Immaginate dunque: dopo aver sopportato la deportazione, essere costretti per un intero anno in una cantina, a rimuginare sui propri incubi, sui propri ricordi e sulle proprie terribili emozioni senza poter uscire, senza poter fuggire. Ecco: provate pensare a questi quattro bambini, provate a mettervi nella situazione delle due bambine più grandi..., o di Henriette... Certo, lei era la più piccola, ma era seduta sulle ginocchia della sua mamma quando la testa decapitata di Sempad, suo papà, le fu scagliata in grembo! 20

23 La tragedia degli Armeni. Dal genocidio alla rinascita Come scrivo nella prima parte del libro, poichè me l ha raccontato proprio zia Henriette, che viveva con noi e a cui ho dedicato La Masseria delle Allodole, essa rimase sconvolta da questo terribile avvenimento: quasi annegata nel sangue del padre, perse per sempre la sua lingua madre. Zia Enrica non parlava nessuna lingua: non aveva più la sua lingua madre, quella lingua che noi succhiamo con il latte, che tutti parliamo, ma nessuno sa esattamente come la impariamo, che è la nostra lingua, quella in cui ci esprimiamo fin da quando siamo bambini. A lei questa lingua era stata tolta per sempre. Viveva con noi, zia Henriette, ed è rimasta una creatura dimezzata, una creatura che ogni più piccolo turbamento agitava in modo terribile, una persona che noi amavamo, ma che era rimasta infantile, bloccata nel terribile momento del massacro alla masseria. Ecco: i bambini sono effettivamente tra le vittime più terribilmente piagate da un genocidio. Ma anche gli adulti portano nel corpo e nell anima il segno della violenza gratuita e incomprensibile. Shushanig non riesce a sopravvivere. E come lei molte altre donne, che magari erano state mandate in deportazione nonostante fossero incinte, costrette a partorire per la strada e il giorno dopo obbligate a riprendere il cammino verso un altra tappa nel cammino della morte... O forzate a scegliere tra i diversi bambini quali portarsi appresso e quali lasciar andare... Di queste donne, piagate nel cuore e nel corpo, di queste madri coraggio che riuscirono però alla fine a salvare almeno una parte della nazione armena, di queste donne io sentivo la voce. La loro voce mi risuonava nelle orecchie; vedevo lungo le strade d Anatolia le centinaia di migliaia di corpi, di cadaveri, che erano stati abbandonati..., gli esseri umani di cui restavano solo le ossa; vedevo le fosse comuni, che ogni tanto ancora oggi vengono alla luce qua e 21

24 Piccole conferenze per grandi incontri là in Anatolia, e che il governo di Turchia - che ancora nega l orrore che è accaduto - cerca di occultare, nascondere, affermando per esempio che non si tratta di Armeni. La perfezione del genocidio: negare che sia avvenuto Pensate che due anni fa, presso una città nel centro dell Anatolia, un contadino costruendo un fienile sfondò quella che sembrava una roccia e portò alla luce una sorta di grotta: era una cavità che ospitava le ossa di almeno un centinaio di persone. Questo contadino in un primo momento chiamò i suoi amici, poi l informazione arrivò ai giornali, e grazie a quel tam-tam che per fortuna oggi c è in internet, e che mette in comunicazione molti Armeni, ma anche professori, intellettuali, giornalisti turchi, presto la notizia si diffuse assieme alla relativa documentazione fotografica. Alcune di quelle ossa erano piccole e fragili, ossa di bambini; altre erano ossa inequivocabilmente femminili: voi sapete che oggi è possibile distinguere le ossa maschili da quelle femminili. Dopo dieci giorni - e la cosa uscì anche nei giornali turchi, che sono abbastanza liberi nell informazione - arrivarono due emissari governativi per affermare che si trattava di resti di ossa di soldati romani. Come si possano far passare ossa di bambino per ossa di militari romani lo lascio alla vostra immaginazione: di fronte alla volontà di negare la verità non c è buon senso che tenga! Chi sono gli Armeni? Ma dunque, anche per venire al tema della diversità, qual è l identità degli Armeni, chi sono gli Armeni? Vi dirò solo poche cose. Gli Armeni sono un popolo indoeuropeo. Essi hanno una lingua speciale, una lingua con molte gutturali e con 22

25 La tragedia degli Armeni. Dal genocidio alla rinascita un proprio e particolare alfabeto. L alfabeto armeno venne inventato nel V secolo dopo Cristo da un monaco che raccontava di aver sognato un angelo mentre disegnava l alfabeto su un muro con lettere d oro: in realtà è un alfabeto derivato in parte dal greco, ma che si usa ancora oggi ed è assolutamente originale. Il popolo armeno possedeva una sua identità e aveva una sua cultura. Una cultura, fra l altro, antichissima, che si esprimeva prima di tutto in grandissime creazioni architettoniche. Il monastero di Sevanavank (IX sec.). Nell attuale Armenia, che è quella che stava sotto i Russi e che non venne toccata dal genocidio - ma qualcuna ancora resiste nell attuale Anatolia turca -, possiamo ammirare ad esempio le splendide chiese armene. Il critico d arte Cesare Brandi, in un mitico articolo sul Corriere della Sera di più di quarant anni fa, le chiamò Le chiese di cristallo 2 per la loro struttura essenziale, per la loro eleganza e per la capa- 2 CESARE BRANDI, Le chiese di cristallo, in: Corriere della sera, 5 luglio

26 Piccole conferenze per grandi incontri cità che hanno di resistere persino ai terremoti. Cancellare la cultura, eliminare un popolo Anche devastanti terremoti non sono riusciti ad abbattere queste chiese: soltanto la volontà degli uomini è riuscita là dove la violenza della natura non aveva provocato danni. In tutta l Anatolia esistevano circa millecinquecento chiese armene, oltre a palazzi, edifici, case. Ma, parlando delle chiese, nel 1915 gli Armeni erano più di due milioni, e in ogni città, in ogni villaggio, in ogni paesino c era una chiesa. Oggi, dopo novantacinque anni dai fatti del 1915, le chiese armene in Anatolia sono ridotte a non più di dieci. Sono diventate stalle, sono diventate cave di pietra, sono state rase al suolo: quello che nessun terremoto ha fatto, quello che nessun evento naturale ha prodotto, l ha prodotto questa volontà di distruggere non solo l esistenza fisica di un popolo, ma anche il suo retaggio e la sua testimonianza culturale. E quindi le chiese, gli edifici, le scuole... Gli Armeni erano un popolo estremamente accultura- Immagine del genocidio armeno tratta da Ambassador Morgenthau s Story, scritto da Henry Morgenthau e pubblicato nel

27 La tragedia degli Armeni. Dal genocidio alla rinascita to. Non c era una bambina armena, nel 1915, che non sapesse leggere e scrivere: l Italia era molto meno avanzata a quell epoca! Si riteneva infatti che tutte le bambine dovessero imparare a leggere e scrivere: non si sa mai cosa potrà succedere, la lettura e la scrittura possono mettere in condizione di difendersi almeno un poco, e di capire gli avvenimenti. Tutto è stato distrutto. Sono state distrutte la diversità culturale e intellettuale, la capacità che avevano gli Armeni in Anatolia di essere maestri in certi mestieri: per esempio in quello di orologiaio, o di fabbro, panettiere, agricoltore... I campi coltivati dagli Armeni, che in certe grandi distese erano chiamati golden plains, pianure d oro, e che permettevano loro di esportare frutta secca, legno, cotone, seta, sono stati abbandonati per decenni e producono ancora oggi molto meno di quanto producessero nel Ma questa peculiarità, questa bravura, questa tipicità della cultura del popolo armeno erano oggetto di un odio profondo, erano l oggetto della volontà di distruzione propagandata dal governo dei Giovani Turchi, che si concretizzava attraverso le idee dei loro tre capi, dei tre dittatori: Talaat Pasha 3, ministro dell interno, En- 3 Talaat Pasha (Edirne, Berlino, 15 marzo 1921) fu uno dei leader dei giovani Turchi insieme a Gemal Pasha e ad Enver Pasha e dal 1913 al 1918 ricoprì il ruolo di ministro dell interno nell impero ottomano. Fu uno dei principali sostenitori dell entrata dell Impero nella prima guerra mondiale al fianco della Germania nel corso della quale contribuì all organizzazione del genocidio armeno, venendo perciò poi condannato dal tribunale del sultano alla fine del conflitto insieme agli altri due componenti dei Tre Pascià. Fu membro eminente della massoneria turca. Gli armeni lo definiscono l Hitler turco. La rivoluzione di Atatürk, sovvertendo l ordine politico della Turchia, ne permise la liberazione, ma durante un viaggio a Berlino fu assassinato da Soghomon Tehlirian, un armeno sopravvissuto al genocidio e membro dell Operazione Nemesis, il cui gesto è ricordato all inizio del film di Verneuil, Quella strada chiamata Paradiso. 25

28 Piccole conferenze per grandi incontri ver Pasha, ministro della guerra, e Djemal Pasha, ministro della marina. Dei tre, sono stati i primi due i veri esecutori del genocidio. Talaat Pasha si vantò con l ambasciatore Morgenthau - che era ebreo, ambasciatore degli Stati Uniti a Costantinopoli dla 1913 al di aver fatto in tre mesi quello che i Talaat Pasha Enver Pasha Djemal Pasha 26

29 La tragedia degli Armeni. Dal genocidio alla rinascita sultani non erano riusciti a fare in cinque secoli: eliminare il popolo armeno 4. Antonia Arslan Portogruaro, 9 ottobre L episodio è raccontato nel Diario dell Ambasciatore Morgenthau (Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano 2010). Le memorie di Morgenthau, ebreo americano nato in Germania, costituiscono un documento di fondamentale importanza sugli eventi tragici del primo grande genocidio del ventesimo secolo. L ambasciatore americano decise di essere testimone partecipe e non spettatore passivo di fronte a ciò che il governo ottomano definiva come soluzione del problema armeno. Morgenthau ricopriva un ruolo istituzionale che gli offriva un punto di osservazione privilegiato per osservare gli eventi e i comportamenti dei potenti di Turchia e degli esponenti della diplomazia internazionale, e che gli consentì anche di intervenire per tentare di salvare gli armeni dall estinzione totale. Nel suo diario descrive in modo preciso e vivido i personaggi che incontra, le strategie politiche turche, la situazione internazionale sconvolta dal Primo conflitto mondiale e fornisce anche chiavi interpretative acute sulle conseguenze e le ragioni dello sterminio di poco meno di due milioni di armeni turchi. Il testo di Morgenthau costituisce un affresco appassionante della vita nella Costantinopoli di inizio secolo, una cronaca minuziosa degli ultimi terribili anni dell impero ottomano, una testimonianza preziosa di un protagonista della storia e dei suoi coraggiosi tentativi di fermare la strage della nazione armena. Pubblicato per la prima volta nel 1918 negli Stati Uniti, Ambassador Morgenthau s Story riesce ancora oggi a commuovere e a far riflettere sulla mostruosa capacità umana di compiere le peggiori atrocità ritenendosi comunque nel giusto e sull assurdità criminale delle ideologie che incitano alla pulizia etnica e alla supremazia razziale. 27

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31 DOMANDE

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33 Domande Pietro Anche dalla lettura del suo libro, la tragica realtà del genocidio ebreo e quella del genocidio armeno mi sono parse molto simili. Qual è il suo parere al riguardo? Grazie mille! Ottima domanda. Anche perché mi permette di puntualizzare qualcosa cui prima ho appena accennato. Hai visto giusto: infatti il genocidio armeno è esattamente il modello di ciò che poi avverrà con gli ebrei. Sono i due grandi genocidi della prima metà del ventesimo secolo. Ve l avranno sicuramente già detto i vostri professori, ma in ogni caso ve lo ricordo: il termine, la parola genocidio, sembra una parola antica, ma in verità non lo è: fu coniata solo nel 1944 da un professore di legge, ebreo polacco, che si chiamava Raphael Lemkin. Lemkin ancora negli anni trenta, prima della Shoah, prima che il popolo ebreo fosse perseguitato, e prima ancora che Hitler salisse al potere, scrisse esattamente questo: Io sono convinto che il modo in cui sono stati sterminati gli Armeni sia un orribile modello, e cercherò di fare di tutto, nella mia vita, perché non si ripeta. L opera di Lemkin in cui compare ufficialmente il termine Genocidio : Axis Rule in Occupied Europe, del Il termine risulta formato da due basi, una greca e l altra latina, ed è stato formalmente accolto, grazie al patrocinio di Panama, di Cuba e dell India, in una risoluzione del 1946 dall Assemblea generale dell ONU. 31

34 Piccole conferenze per grandi incontri Questo straordinario personaggio andò in giro negli anni trenta per tutta l Europa cercando di parlare ai capi di stato e spiegare loro cosa fosse stato fatto nei confronti degli Armeni: uno sterminio freddamente programmato, pensato a tavolino, di un intera minoranza. In Polonia, nel , assieme alla sua famiglia, Lemkin 1 fu poi a sua volta vittima della Shoah. Fuggì dapprima in Svezia, sopravvisse, raggiunse gli Stati Uniti e divenne professore di Legge alla famosa università di Yale. E inventò questo termine, che è costituito da una radice greca e da una latina, ghenos e caedo, genocidio : strage di un intero popolo. Egli l ha inventata pensando agli Armeni e pensando agli Ebrei. Pensate che due anni fa ero negli Stati Uniti, e ho visto un bellissimo documentario intitolato The Armenian Genocide, Il genocidio degli Armeni, in cui erano riusciti a ritrovare una 1 Lemkin perse circa quarantanove dei suoi familiari più stretti nell Olocausto: erano tra i più di tre milioni di ebrei polacchi sterminati durante l occupazione nazista. Alcuni membri della sua famiglia morirono in aree polacche annesse dall Unione Sovietica. Gli unici familiari europei di Lemkin che furono mandati in un campo di lavoro forzato sovietico e che sopravvissero furono il fratello, Elias, e sua moglie con i due figli. Dopo l Olocausto, Lemkin promosse la promulgazione di leggi internazionali che definissero e proibissero il genocidio, e raggiunse il suo obiettivo nel 1951, quando, dopo essere stata adottata dall Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948, entrò in vigore la Convenzione sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio. In essa si legge all articolo II: Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: a) uccisione di membri del gruppo; b) lesioni gravi all integrità fisica o mentale di membri del gruppo; c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; d) misure miranti a impedire nascite all interno del gruppo; e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro. (cfr. RAPHAEL LEMKIN, in: Wikipedia) 32

35 Domande intervista che Lemkin aveva dato ancora agli albori della televisione, quando si era ancora al bianco e nero... Un intervista impressionante: Lemkin ha consumato la vita per parlare di questi eventi e promuoverne la conoscenza; essa risale al 1953 o 54, e mostra molto chiaramente il suo pensiero sull equivalenza e il parallelismo tra i due genocidi. Aggiungerò una cosa, che è importante e che si collega all ambasciatore Henry Morgenthau, di cui ho citato in precedenza i diari. Morgenthau era ebreo, un ebreo di origine austriaca emigrato con la famiglia negli Stati Uniti all inizio del 900. Divenne un uomo importante, e fu nominato ambasciatore degli Stati Uniti presso l Impero Ottomano nel In questa veste cercò in tutti i modi di salvare qualche vita armena. Un giorno Talaat Pasha gli disse: Ma, Eccellenza, perché continuate a darvi da fare per gli Armeni? Sono sotto uomini! E poi, voi siete ebreo: cosa avete da spartire con questi cristiani?. Morgenthau rispose: Io mi interesso del fatto che sono esseri umani!. Quando venne dichiarato persona non gradita e tornò negli Stati Uniti, Henry Morgenthau fondò assieme a degli amici la prima gigantesca operazione di soccorso umanitario del Novecento. Tra il 1917 e il 1925 raccolse più di venti milioni di dollari dell epoca, per aiutare gli Armeni. E li porto in Oriente. L associazione si chiamava Near East Relief, Soccorso per il Vicino Oriente. Fu essa che salvò il destino del popolo armeno, perché raccolse in tutte le campagne dell Anatolia i bambini sopravvissuti, quelli che erano stati presi da famiglie turche, che erano stati convertiti a forza, o che semplicemente venivano usati come piccoli schiavi e servi in casa: li riscattò con danaro sonante, fondò numerosi orfanotrofi e riuscì a salvarli tutti. 33

36 Piccole conferenze per grandi incontri Bene: mi sono interessata personalmente degli scritti di Morgenthau, e finalmente il suo libro sarà pubblicato anche in traduzione italiana. La scuola potrà certamente acquistarne una copia non appena uscirà. Tra l altro è un libro di piacevole lettura. Morgenthau scrive semplicemente quello che gli accade: sono le testimonianze dei suoi rapporti con i vertici del governo turco dell epoca e del suo lavoro di progettazione e realizzazione di quest operazione di soccorso. Henry Morgenthau, Ambasciatore americano a Costantinopoli tra il 1913 e il Fonte: Ambassador Motgenthau s story in: morgenthau/morgentc.htm#tc Ma un ultima cosa è importante ricordare. Nel 1939 Hitler, mentre programmava la soluzione finale - come lui la chiamava - del problema ebraico, disse ai suoi collaboratori questa frase che cito testualmente e che è stata registrata: Noi - disse - possiamo fare quello che vogliamo. Chi si ricorda più, oggi, dello sterminio degli Armeni? Ecco, vedete, questo ci porta direttamente proprio al discorso sulla memoria: uno che sta progettando un genocidio sa che l opposizione maggiore, il maggiore indebolimento del suo sinistro progetto viene proprio dalla gente che ricorda 34

37 Domande Ferdinando Volevo chiederle: normalmente un essere umano tende a dimenticare le cose brutte. Perchè lei ha voluto scrivere di questa strage? Quanto le è costato intimamente? Mi è costato molto soprattutto cominciare. Perché non avevo voglia..., perché avevo paura... di immergermi in quelle storie. Ma poi ho capito che non era giusto dimenticare, non era giusto cancellare le voci flebili di questi che io ho chiamato flauti di ossa. Era come se da tutti i deserti d Anatolia si levasse una voce che chiedeva di non essere dimenticata. E allora mi sono detta: - Io le so, queste storie! Noi fratelli siamo nati e abbiamo studiato in Italia, abbiamo avuto un educazione totalmente italiana (io ad esempio ho insegnato per tanti anni letteratura italiana all università), tuttavia quando ero bambina... c erano i racconti: per esempio i racconti degli zii che venivano ogni tanto a trovarci dal Libano o dagli Stati Uniti... Le famiglie armene sono famiglie in diaspora, quindi io, come tutti gli Armeni, ho parenti dappertutto, in moltissimi Paesi; parenti più stretti o più lontani, ma disseminati in svariate nazioni. Ho sentito dunque che dovevo raccontare, che non sarei stata in pace con me stessa se non avessi raccontato. Ma siccome io non sono una storica, ho capito anche che dovevo raccontare, attraverso la storia della mia famiglia, la storia un po di tutti gli Armeni. E così ho fatto. Devo dire che cominciare è stato difficile: ho fatto fatica a mettermi, ho faticato a costringermi... Era molto più comodo rimanere tranquilla, come stavo. Invece poi, quando ho cominciato a scrivere, ho capito anche che quello che dovevo fare non era un racconto di 35

38 Piccole conferenze per grandi incontri odio ma un racconto di pietà, un racconto che facesse vedere come l essere umano possieda abissi di male, ma anche pezzi di bene. Considerate, per esempio, la figura del colonnello (i fratelli Taviani l hanno resa molto bene, hanno dimostrato di averne colto i tratti e capito bene la psicologia). Anche nel libro (naturalmente un film e un libro sono due realtà diverse, non vanno confuse l una con l altra) non appare certo come un personaggio tutto positivo, ma non è nemmeno del tutto negativo: spesso nell essere umano ci sono sfumature di tutti i tipi. Com è il colonnello? Certo è anche corrotto, si fa pagare...: ma non è fanatico. La cosa peggiore è il fanatismo, è quello che acceca! Allora io, che sono di terza generazione, non potevo raccontare con odio. Dovevo raccontare come può farlo una persona che è, appunto, di terza generazione. Io non le ho vissute sulla mia pelle queste cose: però il racconto di questi morti, che sono ancora irrequieti perché si continua a negare loro la dignità della morte, e la verità della loro morte, mi ha dato una grande pace. 36

39 Domande Ilaria Preparandoci a questo incontro abbiamo capito che gli Armeni, durante il genocidio, venivano trattati non come persone, ma come cose, o animali, e veniva loro negata ogni dignità. Ora, come accade nel film che abbiamo visto, Quella strada chiamata Paradiso, lei cosa risponderebbe alla domanda innocente di un bambino, Che cos è un Armeno?. Beh, sono felice che abbiate visto Quella strada chiamata Paradiso, che è un film che io amo molto. Anche Verneuil, il regista, è un armeno. Si chiamava Achod Malakian, ma faceva film con questo pseudonimo francese di Henri Verneuil. Quando morì sua madre, ebbe come una forma di presa di coscienza - un po simile alla mia, se vogliamo, o la mia simile alla sua: egli era nato nel 1920, ed è morto nel e raccontò la sua storia, la storia della sua infanzia. Che cos è un armeno? Un armeno è un essere umano come tutti gli altri: questo è naturale! È diverso? Certo che è diverso! Non bisogna negare la diversità: bisogna comprenderla, andarci in fondo... E ciascuno ha l obbligo, poi, di sapere che non è solo nel vasto mondo, che ci sono tante altre persone con cui deve convivere, e quindi certe nostre caratteristiche le dobbiamo a volte un po adattare... Che cos è un armeno? nel film di Verneuil lo chiedono al protagonista i bambini della sua scuola, e lui non sa cosa rispondere: lui si sente uguale agli altri! Però sa anche che nella sua realtà c è qualcosa di diverso, di peculiare; c è una diversità, una caratteristica originale che va secondo me salvaguardata. In tutto il mondo, vedete, le comunità armene, che con- 37

40 Piccole conferenze per grandi incontri tano parecchi milioni di persone, sono benissimo integrate nei Paesi in cui vivono. Non parliamo tanto dell Italia: in Italia gli Armeni sono pochissimi e sono molto integrati, ma non conta perché appunto sono poche migliaia! Se però pensiamo alla comunità armena di Francia - la Francia di Verneuil - essa conta seicentomila persone: esse conservano la loro lingua, conservano la loro cultura, il loro cibo... Sì, perché il cibo costituisce una delle grandi forme di identità culturale, ed è tra le più persistenti. A volte gli emigranti perdono tutto, perdono la lingua assieme a mille altre cose, ma difficilmente perdono traccia dei loro usi alimentari e culinari. Poi però in Francia, negli Stati Uniti, in Russia - dove ci sono comunità molto consistenti -, o a Los Angeles dove sono stata in marzo e dove gli Armeni, pensate, sono settecentomila, in questi Paesi c è abbastanza gente da poter pensare anche all organizzazione di scuole, scuole di lingua per chi lo richiede, istituzioni... Queste conunità armene conservano anche la loro identità religiosa, che è cristiana ma orientale. Non ortodossa: è un errore pensare che la religione degli Armeni sia quella cristiana ortodossa, cosa che a volte si trova scritta anche nei libri. La religione cristiana ortodossa è quella della Grecia, della Russia, ed è diversa. Gli Armeni sono a metà: la loro forma, la loro variante di cristianesimo si chiama apostolica, oppure gregoriana, da Gregorio Illuminatore, il santo che ha convertito gli Armeni nel

41 Domande Sara Volevo chiederle: qual è la sua posizione nei confronti della proposta di accogliere la Turchia nell Unione europea? Grazie: altra domanda utile. Ti ringrazio. La questione dell Europa, vedete, è una questione molto delicata e importante. La Turchia attuale ha settantatre milioni di abitanti. Settantatre milioni di abitanti in rapida crescita. Se entrasse nell Unione Europea, diventerebbe immediatamente la nazione più importante della Comunità! Infatti i numeri contano! I deputati del Parlamento europeo - voi sapete che il Parlamento europeo è altra cosa dalla Commissione di Bruxelles - si riuniscono per la metà delle sedute a Bruxelles e per l altra metà a Strasburgo. Voi non ci crederete, perché io stessa non lo avevo realizzato finché non sono andata a presentare a Bruxelles il film dei fratelli Taviani, La Masseria delle allodole. Sono stata invitata tre volte al Parlamento europeo, e una in veste ufficiale: lì mi hanno spiegato che i parlamentari europei sono continuamente in movimento, fanno continuamente su e giù, quindici giorni a Bruxelles e quindici giorni a Strasburgo, ogni volta trasportando tutte le loro scartoffie via treno, con delle spese enormi! A me sembrava una cosa da matti... Però effettivamente così avviene! Invece la Commissione europea, che è quella che conta, che governa, sta sempre a Bruxelles. Ora: fare entrare un Paese di settantatre milioni di abitanti - e quando entrasse gli abitanti sarebbero già settantacinque -, significherebbe mettere in discussione tutti gli equilibri tra le Nazioni della Comunità: la Turchia avreb- 39

42 Piccole conferenze per grandi incontri be un peso enorme, sarebbe più determinante della stessa Germania. Avrebbe infatti il numero di deputati più alto di qualsiasi altro Paese, e gli altri Stati membri diminuirebbero in proporzione la loro rappresentanza, essendo il totale dei deputati prestabilito. Se la Turchia si alleasse con la Germania, poi, dove vivono cinque milioni di Turchi, immediatamente l Europa diverrebbe una struttura a due velocità: quella di chi determina le scelte e governa, e quella di chi in sostanza rivestirebbe un ruolo di secondaria importanza. Non ci vuole molto a comprendere che far entrare un Paese di un paio di milioni di abitanti..., non so, un Paese come la Slovenia, per esempio, è una cosa diversa: si può fare relativamente a cuor leggero... Ma far entrare un Paese di settantacinque milioni di abitanti è una cosa terribilmente importante, e anche molto difficile! Questo processo è stato affrontato dalla Commissione europea, dai nostri governanti europei, con estrema leggerezza, purtroppo. Io stessa ho incontrato una deputata olandese che, incaricata dalla Commissione, si era recata in Turchia per verificarne personalmente la situazione e lo stato del progresso sociale. Lei era qui, al mio posto, e a me e al gruppo di persone insieme con me - eravamo seduti più o meno dove siete seduti voi - ha riferito senza alcun imbarazzo: Siamo assolutamente a posto, con la Turchia. Io sono stata quindici giorni in Turchia e mi hanno trattata benissimo, sono stata nei migliori alberghi, il Paese è splendido. Costei era stata trattata benissimo : era stata nei migliori alberghi di Istanbul e di Ankara... Ma non sapeva nulla - le hanno fatto delle domande -, non sapeva nulla della situazione dell Est dell Anatolia, delle città che un tempo erano armene, della zona curda... 40

43 Domande Non sapeva nulla! Era una signora che, semplicemente, si era fatta quindici giorni di vacanza! Non è così che si può affrontare il complesso rapporto di incontro e anche di scontro, di scambio con una Nazione grande, potente e importante come la Turchia. Prescindendo dal problema del riconoscimento del genocidio armeno, che è già stato richiesto dal Parlamento europeo cinque volte e che per il momento la Turchia nega di voler fare, ci sono molte altre questioni non risolte e che persone come questa deputata cercano di far finta che non esistano. Una è il problema di Cipro 1. L esercito turco occupa Cipro nord da trent anni, e a Cipro nord, come è successo per quelle armene in Turchia, tutte le chiese medievali, bizantine, greche sono state spogliate e distrutte... Gli affreschi di queste chiese sono stati venduti sul mercato dell arte, gli edifici trasformati in stalle o magazzini per gli attrezzi dei soldati. Poi vi è la questione dei diritti, della libertà di parola. All interno della Turchia vige ancora l Articolo 301 del codice penale (gli hanno cambiato il numero, ora: ma la sostanza non cambia) che prevede per chiunque dica cose che non piacciono al governo la possibilità di essere messo sotto accusa e condannato fino a dieci anni di reclusione. A dire il vero hanno ridotto un po gli anni di prigione: adesso sono quattro. 1 La Repubblica Turca di Cipro del Nord (in turco Küzey Kıbrıs Türk Cumhuriyeti, in sigla KKTC), è una repubblica auto-proclamata nella zona settentrionale dell isola di Cipro nel 1983, in seguito all occupazione dall esercito turco nel Solamente la Turchia riconosce questa entità statale, la cui dichiarazione di indipendenza è stata dichiarata non valida dal punto di vista giuridico dalle risoluzioni 541 (1983) e 550 (1984) del Consiglio di Sicurezza dell ONU. Una parte della dottrina giuridica descrive la RTCN come un esempio di stato fantoccio, definizione ribadita di fatto da una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell Uomo del 18 dicembre (Cfr. Repubblica Turca di Cipro del Nord, in: Wikipedia). 41

44 Piccole conferenze per grandi incontri Tu puoi andare in prigione per quattro anni semplicemente se dici che c è stato un genocidio armeno, oppure che gli Armeni sono esistiti, come ha fatto il premio Nobel Orhan Pamuk 2, che appunto affermò proprio questo: Tutti sappiamo, in Turchia, ma nessuno lo dice perché ci viene proibito, che nel 1915 sono morti più di un milione di Armeni. Ci sono poi tante altre questioni, che purtroppo vengono trattate da parte europea con leggerezza. E questo offende da un lato la stessa Turchia, e dall altro non porta a risolvere i problemi. Io credo che sia una questione vasta e difficile, e non so se sia opportuno l ingresso di questa grande Nazione nell Unione europea. Una partnership - come si dice - economica, certo... Ma un ingresso tout-court è una cosa delicata e controversa. 2 Nato nel 1952 in una famiglia borghese benestante di alterne fortune - il padre fu il primo dirigente della sezione turca dell Ibm - Pamuk viene educato al liceo americano Robert College di Istanbul. Sotto pressioni della famiglia, si iscrive alla facoltà di architettura del Politecnico di Istanbul, per poi abbandonarla dopo tre anni per dedicarsi alla letteratura. Si laurea in giornalismo all Università di Istanbul nel Nel 1982 sposa Aylin Turegen, dalla quale divorzierà nel 2001 dopo la nascita dell unica figlia, Ruya. È «studioso ospite» alla Columbia University di New York dal 1985 al Dopo la breve parentesi americana, torna definitivamente a Istanbul, dove rifiuta il titolo di «artista di Stato» del governo turco. Nel 2005 viene incriminato per alcune dichiarazioni sul genocidio degli armeni. Le accuse vennero però ritirate nel gennaio dell anno successivo. In patria, così come all estero, Pamuk ha riscosso un ottimo successo, ma è osteggiato da una parte dell opinione pubblica del suo Paese. Un sottoprefetto di Isparta ha addirittura ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e nelle biblioteche, mentre una tv locale ha proposto di ritrovare una studentessa che aveva ammesso di possederne uno. (Fonte: Corriere della sera, 12 ottobre 2006) 42

45 Domande Lucia Quali emozioni ha provato scrivendo questo libro, che riguarda la sua famiglia? Cara Lucia: emozioni fortissime! Era come se fossero lì insieme con me. Pensate: la Masseria delle allodole l'ho cominciata a scrivere dalla prima riga della prima pagina avendo davanti agli occhi i miei zii, le mie zie, i miei cugini lontani; e ho cominciato proprio con lo zio Sempad. Come chiunque vede prendendo in mano il libro, avrete notato anche voi che esso non è diviso in capitoli, ma si presenta in due parti che prendono il titolo da due personaggi fondamentali: la prima parte si chiama Lo zio Sempad, la seconda Shushanig (come vi ho già detto, Shushanig vuol dire "piccola Susanna, Susannina"). Queste due parti sono dedicate dunque alle due figure principali. E io le sentivo vicine a me, e mi sembrava quasi che mi sussurrassero all'orecchio la loro vera storia e la loro fine. Le sentivo così: vicinissime e intente a suggerirmi non certamente le parole, ma i fatti da ricordare e raccontare. La stessa cosa ho provato con la bella Azniv, la ragazza che si sacrifica affinché i bambini possano salvarsi; Azniv che nell'ultima pagina del libro io saluto mentre, giovane e bella, lascia la vita. Nel film c'è anche la canzone, la canzone che abbiamo ritrovata e che Azniv canta, Ov Sirun Sirun. Io l'ho messa nel libro, era un ricordo d'infanzia: ma non ne conoscevo affatto la musica. Quando i Taviani hanno cominciato a preparare la trasposizione cinematografica, abbiamo cercato e abbiamo trovato la musica della canzone. La si sente nel corso di tutto il film, ed è cantata dalla voce bellissima di una giovane armena che non fa la cantante di professione ma lavora presso l'ambasciata armena di Roma, e che si chiama Valentina Karakhanian. 43

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