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2 I notiziari della Gnr della provincia di Vercelli all attenzione del duce Introduzione e cura di Piero Ambrosio Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia

3 La riedizione del volume è stata realizzata con il contributo della 1 a edizione: Istituto per la storia della Resistenza in provincia di Vercelli, 1980 Borgosesia, via Sesone, 10 2 a edizione, in formato elettronico: Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, 2012 Varallo, via D Adda, 6 Sito web: istituto@storia900bivc.it In copertina: Un reparto della Tagliamento sfila per le vie di Vercelli (archivio fotografico dell Istituto)

4 La riedizione di questo mio lavoro giovanile è dedicata - oggi come trentadue anni fa - a Paola, per gli oltre quarant anni di vita insieme Edizione identica alla precedente, salvo alcune correzioni e precisazioni nonché una diversa impostazione grafica; non aggiornata con riferimenti bibliografici e alle nuove conoscenze nel frattempo acquisite sulla Gnr, sui reparti operanti in provincia di Vercelli e più in generale sull occupazione nazifascista della provincia. Per quest ultino aspetto rinvio alla trilogia Sui muri del Vercellese, Sui muri della Valsesia, Sui muri del Biellese e a numerosi articoli pubblicati nella rivista l impegno e nel sito L autore della presentazione, Gustavo Buratti (all epoca vicepresidente dell Istituto), è scomparso nel dicembre del 2009: colgo l occasione per ricordarlo, con gratitudine per tutto quello che mi ha insegnato.

5 L Istituto per la storia della Resistenza in provincia di Vercelli, così come già quello in Cuneo e provincia, ritiene opportuno pubblicare tutte le notizie che concernono la zona di sua competenza tratte dai notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana, attingendole al fondo resoci disponibile dall Archivio Luigi Micheletti di Brescia, che fraternamente ringraziamo. Nel 1974 è stata data alle stampe una scelta antologica, Riservato a Mussolini, di analoghi notiziari provenienti dall intero territorio oppresso dalla Repubblica sociale italiana. Ci sembra che tali iniziative rispondano a più di una motivazione. Si tratta innanzitutto di ribadire che l onestà dello storico, il suo rigore scientifico, non sta in una conclamata e mistificante obbiettività intesa come equidistanza, ma nel dichiarare esplicitamente le proprie tesi, la prospettiva da cui ci si pone, e nel rendere noto tutto il materiale documentario reperito, senza emendamenti di sorta. Le notizie (2 dicembre aprile 1945) che integralmente pubblichiamo ci evidenziano, come dimostra Piero Ambrosio nella sua puntuale e lucida introduzione analitica, l isolamento assoluto dell ultimo fascismo, e ciò per ammissione degli stessi informatori frastornati e sgomenti, malgrado tentino di mascherarsi con la retorica nazionalista e le falsità palesi. Contestualmente, vi è denunciata l incapacità di analisi del fenomeno socio-culturale e politico della Resistenza da parte degli epigoni del regime combattuto dal mondo operaio e contadino, rifiutato - si potrebbe dire d istinto, od in conseguenza di violenta crisi di rigetto - dalla civiltà alpina che sarà invece linfa vitale per la lotta di liberazione. Infatti, il movimento partigiano si manifesta in questi notiziari così dettagliati, ricchi di notizie minute, come un vero e proprio «rosario di atti di ribellione attiva e passiva, organizzata ed individuale». In un crescendo drammatico ed avvincente, il lettore vi reincontra un epica, qual è quella di un intero popolo alla macchia, invincibile grazie alla «complicità ed omertà» e cioè alla coralità da cui scaturivano le azioni militari, anonime come lo sono la leggenda e la canzone popolare. Episodi apparentemente insignificanti sono invece la testimonianza del radicamento nel sociale della Resistenza, intessuta non soltanto di atti eroici, di stragi e di eccidi, fissati ormai nella memoria delle classi popolari e delle comunità locali, ma anche di circostanze minori riconducibili, tutte, ad un indomabile caparbietà ed all osmosi spontanea con le genti della nostra terra. Lo studioso avrà modo di verificare e di confrontare ricordi, notizie, scritti per completare le tessere del mosaico e dare così sempre maggior completezza al quadro della lotta partigiana nella provincia di Vercelli. Confidiamo allora che questo materiale sia di stimolo per approfondire ed estendere le ricerche, arricchendo di nuovi contributi gli studi delle vicende che videro le nostre popolazioni quali protagoniste durante la seconda guerra mondiale e, in generale, nel ventennio della dittatura fascista. Finalmente, riteniamo che questa iniziativa non sia soltanto di conforto, come lo è ogni ritorno alle sorgenti, ma costituisca altresì un monito di attualità essenziale nel 1

6 costume e nel metodo. Siamo convinti, in effetti, che non nelle enunciazioni globali, nei messaggi generici e perentori, ma nell analisi precisa delle situazioni e dei rapporti culturali, sia possibile trovare un valido deterrente al tragico disorientamento che attanaglia la nostra società contemporanea, ed i giovani in particolare, a causa specialmente della divaricazione, in atto da troppo tempo ed in modo sempre più grave, tra fattore politico e fattore sociale che, invece, la Resistenza aveva saputo intimamente collegare, dando prova di inventiva e di vitalità, traducendo i principi in scelte e prassi che incidevano realmente sulle coscienze per costruire la grande speranza di una società migliore. Gustavo Buratti 2

7 Un lembo di Rsi: la provincia di Vercelli L euforia per l annuncio dell armistizio durò poco nella nostra provincia. Già il 10 settembre 1943 giunsero le prime pattuglie tedesche a presidiare i punti più importanti di Vercelli. La sera stessa e il mattino seguente altre truppe completarono l occupazione del capoluogo 1. Dieci giorni dopo tutta la provincia era sotto il loro controllo 2. Il comandante tedesco ordinò subito a soldati e cittadini di «coadiuvare le Forze Armate germaniche nella lotta contro il comune nemico» 3. Il prefetto Enrico Avalle il 18 settembre emanò un ordinanza per proibire «sotto pena della fucilazione, le riunioni di qualsiasi genere» e per ordinare la consegna delle armi «entro il termine improrogabile delle ore 18 del 20 settembre al Comando militare germanico più vicino» 4. I proclami si susseguirono a ritmo serrato: il 29 settembre fu la volta del comandante delle forze armate tedesche in Biella, Richter, di minacciare la pena di morte per gli atti di sabotaggio e per chi non consegnasse le armi 5. Cominciarono a costituirsi anche i comandi militari fascisti e «in seguito ad accordi intervenuti fra autorità germaniche e civili locali» il 20 settembre riprese a funzionare il distretto militare per il disbrigo di pratiche amministrative 6. Si ricostituì invece con difficoltà il fascio. «Non si trovava nessuna persona di un certo prestigio che accettasse di farne parte. I vecchi gerarchi si erano quasi tutti eclissati; qualcuno anzi era già diventato fervente antifascista [...] Poiché [dopo il 25 luglio] gli opportunisti e quanti avevano senso pratico avevano abbandonato definitivamente il fascismo, non rimasero che i mascalzoni e i sognatori» 7 che ripresero fiato grazie soprattutto alla presenza dei nazisti. Il 30 settembre si tenne a Vercelli, a Palazzo Littorio, un assemblea nel corso della quale venne nominato commissario federale il seniore Mario Uboldi, affiancato da quattro collaboratori: l ing. Eugenio Vittani, Cesare Cavalli, Dante Gadina e Luigi Merlo 8. Due di essi però, il Cavalli e il Vittani, dichiararono subito pubblicamente che rinunciavano all incarico 9. L Uboldi si affrettò a smentire l attribuzione degli incarichi e a «far noto che i collaboratori» se li sarebbe scelti «da sé» 10. Il commissario reggente tuttavia «pro- 1 Cfr. Gli avvenimenti a Vercelli, in La Sesia, 17 settembre Cfr. Il Biellese, 19 ottobre Le disposizioni germaniche ed italiane. Proclama, in La Sesia, 21 settembre Le disposizioni germaniche ed italiane. Il Prefetto della provincia di Vercelli, ivi. 5 Comando militare tedesco di Biella, Ordinanza n. 3, in Il Biellese, 1 ottobre Il Distretto Militare, in La Sesia, 1 ottobre ROSALDO ORDANO, Cronache vercellesi La vita politica, Vercelli, La Sesia, 1972, p La commissione federale del Fascismo repubblicano vercellese F. Corridoni, in La Sesia, 5 ottobre 1943 (riprende una notizia pubblicata da La Stampa il 2 ottobre). 9 Cfr. La Sesia, 5 e 12 ottobre Dichiarazione orientativa n. 1 del Commissario reggente temporaneo della Federazione Fascista Repubblicana di Vercelli, in La Sesia, 12 ottobre

8 seguì con tenacia la sua impresa» 11. Il 1 ottobre fece affiggere un manifesto con cui informava che la Federazione fascista repubblicana era funzionante 12. Pochi giorni dopo iniziò le pubblicazioni La Provincia Lavoratrice, organo della Federazione. Il 25 novembre apparve il primo numero del settimanale Il Lavoro Biellese. Su questi strumenti propagandistici, come sugli altri periodici locali, non mancarono gli inviti alla pacificazione sociale. «È necessario che ognuno non rimanga passivamente inerte in mezzo al grande dramma che tutti ci investe [...] ma se ne faccia una intima e forte coscienza, e ne tragga la convinzione dei propri doveri» 13. «La popolazione è invitata alla calma ed a considerare l estrema delicatezza e gravità dell ora attuale. Tutti indistintamente, autorità e cittadini facciano opera di persuasione per infondere tranquillità e fiducia, onde la vita cittadina possa continuare e svolgersi normalmente» 14. Lo stesso Uboldi, nel comunicare la ripresa del funzionamento della federazione fascista proclamò intransigenti propositi di «dittatura morale e politica, giustizia sociale [...], assistenza al popolo combattente e lavoratore [...], repressione con giustizia degli abusi [...] nel nome sacro della madre comune, l Italia, onde possiamo ad essa ridare l onore, che è supremo patrimonio di ognuno» 15. Ma chi poteva accreditare al risorto regime un barlume di buona fede, un fondo di onestà e di moralità? «L isolamento [era] completo: il governo di Salò non [poteva] ormai contare che sulla coazione, poiché il consenso manca[va...] il risultato degli infiammati bandi fascisti, incitanti all amor patrio e al sacrificio [era] scontato: i reiterati inviti ad arruolarsi nei corpi volontari, l ordine di presentazione a tutti i legionari della milizia, i continui proclami [...] provoca[vano] sì una mobilitazione, ma verso i [primi] centri di raccolta [partigiani]» 16. L ostilità popolare al regime e al partito neofascista non tardò a farsi sentire: scarsissime furono le adesioni al Pfr: a Biella esso verrà costituito addirittura solo il 9 gennaio «Il 25 ottobre, mandato dal governo mussoliniano, giunse a Vercelli come capo della provincia Michele Morsero, che agì subito con disperata energia per restaurare tutti i quadri del fascio locale» 18. Nominò commissario del fascio di Vercelli Enzo Busca, fiduciaria dei fasci femminili della provincia Maria Buffa, commissario del fascio di Biella l avv. Umberto Savio, commissario del fascio femminile di Biella la professoressa Silvia Zappi e aprì le iscrizioni al Pfr, prorogandone più volte i termini «improrogabili» 19. «Molti ex fascisti, tormentati da minacce e da lusinghe, ritornarono amareggiati e titubanti all ovile onde evitare guai e rappresaglie. Morsero venne presto circondato da una trista fama di persona intransigente, fanatica e crudele; e infatti già a poche setti- 11 R. ORDANO, op. cit., p Cfr. La Sesia, 12 ottobre SIMPLEX, Ragioniamo un poco, in La Provincia Lavoratrice, 23 dicembre Ordinanza della R. Prefettura, in Corriere Valsesiano, 25 settembre [Manifesto della Federazione di Vercelli del Pfr], 1 ottobre 1943, in La Provincia Lavoratrice, 14 ottobre GIANNI ZANDANO, La lotta di liberazione in Provincia di Vercelli , Vercelli, Sete, 1957, p Cfr. La prima Assemblea del Fascismo Repubblicano di Biella, in Il Lavoro Biellese, 12 gennaio Segretario politico del fascio biellese fu nominato Antonio Giraudi. 18 R. ORDANO, op. cit., p Cfr. La Sesia e La Provincia Lavoratrice, novembre

9 mane dal suo insediamento tutta la provincia di Vercelli precipitò in un clima rovente di terrore» 20. Tra la fine di ottobre e i primi di novembre fu avviata la ricostruzione dell esercito. Il 4 uscì il bando di chiamata alle armi per i giovani del 1923 e 1924 in congedo provvisorio e per tutti quelli del 1925 della leva di terra 21. Bisognava convincere i giovani a presentarsi con le buone o con le cattive. Il duce telegrafò ai prefetti: «Vi impegno personalmente per quanto riguarda la [...] chiamata alle armi [...] Con opera di propaganda intensa e di vigilanza, chiamando alla collaborazione tutte le forze sociali, si deve raggiungere l obiettivo che è quello di avere il maggior numero possibile di futuri soldati del nuovo esercito. Il successo della presentazione sarà il segno della ripresa nazionale» 22. Ma esiguo fu il numero di coloro che si presentarono, come testimonia una lettera del 15 dicembre 1943 del colonnello Raoul Rivalta, comandante militare della provincia, al Comando militare regionale: «Le previsioni ottimistiche che era logico fare nei confronti [... della leva] della classe 1924 in conseguenza delle misure adottate [...] sono state annullate dalla realtà dei fatti [...] Oggi ha avuto termine l affluenza delle reclute della classe Sul totale di precettate se ne sono presentate 112» 23. «Gli uffici del distretto militare però funzionavano con esemplare perfezione e i richiamati renitenti vennero ricercati ai loro indirizzi. Poiché naturalmente non furono molti a lasciarsi trovare, Morsero allora promosse odiose rappresaglie contro le famiglie [...] Venne data la caccia anche agli ex appartenenti alla milizia fascista e poiché pochi risposero ai richiami delle cartoline-precetto, si ammonì che [...] si sarebbe proceduto al rastrellamento dei ritardatari e a considerare fuori legge gli inadempienti» 24. A causa del «brutale accanimento» con cui Morsero perseguì gli ex militari e i giovani di leva, «il risultato che ottenne fu disastroso. Coloro che riuscì a reclutare forzatamente odiarono le divise che dovettero indossare e divennero ostruzionisti, sabotatori e, all occasione, disertori e ribelli; gli altri invece, che poterono sfuggire al reclutamento [...] alimenta[rono] le bande partigiane» 25. E proprio in questo periodo cominciò a manifestarsi con maggior forza la presenza partigiana nel Biellese e nella Valsesia. 20 R. ORDANO, op. cit., p Nei mesi successivi fu completata la chiamata della classe 1925 (leva di mare e aeronautica). Nel mese di maggio del 1944 furono richiamate le classi dal 1914 al 1922 per servizio di lavoro. Cfr. docc. vari in Archivio di Stato di Vercelli (ASV), Prefettura di Vercelli (Pv), Divisione Gabinetto (Dg), m GIORGIO PISANÒ, Gli ultimi in grigioverde. Storia delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, Milano, Fpe, 1967, p. 74. A proposito della presentazione della classe 1924 Mussolini scrisse a Hitler che «le previsioni dello Stato Maggiore sono piuttosto ottimiste». Cfr. Lettera di Mussolini a Hitler, 1 novembre 1943, in M., I tedeschi e l esercito di Salò, in Il Movimento di Liberazione in Italia, Milano, 1950, n. 5. p Comando militare provinciale Vercelli, Al Comando Militare Regionale di Alessandria, Oggetto: Situazione politico-militare, 15 dicembre 1943, in ASV, Pv, Dg riservato, m. Resistenza R. ORDANO, op. cit., pp. 156, Ibidem. 5

10 «Nelle zone montuose della provincia [...] il particolare ambiente creatosi [...] sfugge in gran parte all azione di investigazione e di repressione da parte delle autorità legalmente costituite [...] Risulta che l Autorità politica fa tutto quello che può per circoscrivere tali atti di vero e proprio banditismo e se ne preoccupa [...] per le serie ripercussioni morali sulla popolazione della provincia e dell Esercito in formazione [...] Si renderebbe pertanto necessario [...] mettere al più presto a disposizione dell Autorità politica almeno un contingente della Guardia Nazionale Repubblicana [...]» 26. Il 29 dicembre il comandante del 63 o battaglione Tagliamento da poco giunto in provincia, fece affiggere un manifesto per avvertire la popolazione che se qualcuno avesse usato violenza anche ad uno solo dei legionari sarebbero stati passati per le armi cento uomini e sarebbe stato messo a ferro e fuoco il paese in cui fosse avvenuto «il crimine» 27. Tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944 nuovi quadri fedeli e duri subentrarono ai vecchi funzionari troppo tiepidi : Amedeo Sartoris sostituì il questore Cesare Rossi, il capo dell amministrazione provinciale rag. Ernesto Aghina fu sostituito dal prof. Mario Pagani. L assemblea dei fascisti vercellesi l 8 gennaio rinnovò le gerarchie del fascio repubblicano: venne nominato segretario politico il dott. Vittorio Sandri e un direttorio composto dall avv. Mario Busca, dal dott. Domenico Prestamburgo e da Pierino Mainardi, Giovanni Verro, Angelo Mazzucco. Il 23 marzo entrò in carica quale commissario federale lo squadrista Gaspare Bertozzi 28. Nei primi mesi dell anno si accentuò inoltre l opera di vigilanza e di repressione. Il 25 febbraio fu insediato il Tribunale provinciale straordinario che iniziò la sua attività condannando i direttori de La Sesia, Piero Gallardi, e de Il Biellese, Germano Caselli, e gli avvocati Luigi Mandosio, di Vercelli, e Camillo Paolo Corte, di Biella, «per aver denigrato il fascismo» con scritti pubblicati sui due giornali 29. Il 23 marzo Morsero tenne un discorso al Teatro Civico di Vercelli. «Con vivo consenso degli scagnozzi che lo circondavano, dichiar[ò] che ogni moto insurrezionale era ormai stroncato e che solo i pazzi potevano sperare in una caduta del governo fascista che marciava affiancato al tedesco verso la finale vittoria ; che nessuno avrebbe avuto ancora l ardire di combattere contro le forze del regime più salde che mai [...] E guai ai pazzi che non si rendevano conto della realtà dell ora!» 30. Ma i pazzi, dalle loro basi montane, risposero alla tracotanza di Morsero e al bando del duce che fissava al 25 maggio il termine per la presentazione degli sbandati e minacciava «un azione inflessibile e di estremo rigore [...] per debellare la piaga del ribellismo» 31. Un manifestino del Comando della 2 a brigata d assalto Garibaldi avvertì infatti che «[...] malgrado le montature propagandistiche nessuno ormai può ignorare che le ore del fascismo sono contate: chi collabora in qualche modo con i nemici, da una parte 26 Comando militare provinciale Vercelli, cit. 27 Guardia nazionale repubblicana, Comando 63 o Btg. Tagliamento, manifesto, in ISRSC BI- VC, b. M Cfr. La Provincia Lavoratrice, dicembre marzo Cfr. La Provincia Lavoratrice, 2 e 9 marzo DOMENICO ROCCIA, Il giellismo vercellese, Vercelli, La Sesia, 1949, p Avviso, sf, sd, in ISRSC BI-VC, b. M 1. 6

11 non fa che prolungare inutilmente lo strazio del nostro paese, dall altra segna la propria condanna a morte [...]» 32. Ma se aumentava il numero delle reclute ai distretti della montagna, così non si poteva dire per l esercito della Repubblica sociale. Il 17 giugno il colonnello Rivalta segnalava infatti alla Prefettura che «il gettito della classe 1926 (1 o semestre) era minimo: meno del 10%» 33. Del resto «questi giovani [...] fatti affluire a Vercelli, sede del Centro Costituzione Grandi Unità, onde essere inviati in Germania per addestramento [...] manifestavano più o meno apertamente la loro avversione al fascismo» 34. Gli stessi dirigenti militari e politici se ne resero conto e non poterono fare a meno di segnalarlo ai loro superiori: «In genere gli ufficiali non curano sufficientemente i loro reparti. Ben pochi di essi sono adeguati ai doveri del momento [...] La truppa accasermata in città si mantiene fredda ad apparentemente indifferente. Solo qualche piccolo gruppo manifesta un certo slancio ed un sincero entusiasmo patriottico. La maggior parte dimostra chiaramente sentimenti antifascisti» 35. «[L ]attiva propaganda sovversiva incitante le reclute alla diserzione e al passaggio con armi ai ribelli [...] fa presa sull animo dei soldati, tanto che alcuni elementi si sono allontanati dal reparto» 36. Nel frattempo Mussolini si convinse di potersi fidare solo del partito e delle sue organizzazioni e, vinta la diffidenza di Graziani per Pavolini, decise di trasformare la struttura politica del Pfr in organismo di tipo militare, inquadrando tutti gli iscritti al fascio dai 18 ai 60 anni. Il 30 giugno fu promulgato il decreto che stabiliva la nascita in ogni provincia delle brigate nere agli ordini del segretario del partito Pavolini. A Vercelli la brigata nera Bruno Ponzecchi, al comando del commissario federale Gaspare Bertozzi, fu costituita ufficialmente il 25 luglio e divenne ben presto «la più attiva forza fascista nella lotta alla Resistenza» 37. Crescenti difficoltà incontrarono invece i gerarchi locali (come del resto avvenne nella maggior parte delle province) nell utilizzo dei carabinieri: alcuni si erano infatti uniti ai ribelli e quelli che erano rimasti ai loro posti erano «trattati con molta diffidenza dalle autorità tedesche e della Rsi. Essi del resto concede[vano] una collaborazione fiacca e parziale; non solo, ma quando i partigiani li aggredi[vano] si lascia[vano] disarmare con sospetta facilità» 38. Fin dal mese di giugno contingenti di carabinieri furono concentrati a Milano per essere trasferiti in Germania 39 : volontariamente proclamò la propaganda fascista: in realtà i carabinieri si ribellarono, molti di essi fuggirono 40. «Il 5 agosto, alle prime ore 32 Comando 2 a brigata d assalto Garibaldi, Agli sbandati, volantino sd [ma dei primi di maggio 1944], in ISRSC BI-VC, b. M 1. Cfr. Guardia nazionale repubblicana, Comando generale servizio politico, Notiziario del 24 maggio 1944, pubblicato alle pp Comando militare provinciale, Alla Prefettura Repubblicana di Vercelli, Oggetto: Segnalazione, 17 giugno 1944, in ASV, Pv, Dg, m R. ORDANO, op. cit., p Gnr, Notiziario del 3 aprile 1944, pubblicato alle pp Gnr, Notiziario del 2 aprile 1944, pubblicato a p R. ORDANO, op. cit., p Idem, p Cfr. ad es. Gnr, Notiziario del 21 giugno 1944, pubblicato a p Cfr. il notiziario cit. alla nota precedente e GIAMPAOLO PANSA, L esercito di Salò nei rapporti riservati della Guardia Nazionale Repubblicana, Milano, Insmli, 1969, p

12 del mattino, reparti tedeschi circonda[rono] le caserme [...] e con le armi in pugno cattura[rono] i carabinieri con i loro ufficiali e li deporta[rono] in Germania» 41. Il 1 settembre il tenente generale Niccolò Nicchiarelli, capo di stato maggiore della Guardia nazionale repubblicana, nella quale i carabinieri erano stati incorporati, dispose che tutti gli ufficiali e militi provenienti dalla Benemerita che si trovavano ancora in Italia venissero dispensati dal servizio 42. Sabato 16 settembre a Vercelli si celebrò il primo anniversario della Repubblica sociale italiana. Il capo della Provincia Morsero arringò a lungo i militari e i responsabili delle organizzazioni provinciali del partito: «[...] In questa provincia ove noi e i nostri collaboratori abbiamo voluto essere sino ad oggi equilibratissimi nel colpire, questa linea di condotta onesta e leale deve insegnare al popolo che noi abbiamo voluto ispirarsi (sic) alla volontà del Duce e che in noi, nella nostra vita e nei nostri atti predomina soltanto la virile consapevolezza della nostra forza morale, della sicura vittoria sui nemici esterni ed interni. E il popolo, se veramente vuole che questi criteri di equità e di giustizia siano mantenuti nell interesse della quiete collettiva e familiare, si unisca con deciso proposito alla nostra opera di pacificazione degli animi e scinda la propria responsabilità da chi vilmente persiste nell attività criminosa [...] Altrimenti si stringeranno inesorabilmente i freni e colpiremo senza pietà [...]. Ai camerati delle forze armate [...] a quelli buoni che sanno ancora che cosa significa indossare la divisa, sia in grigioverde che in camicia nera, e sentono perciò l orgoglio di servire in armi la Patria, io voglio rinnovare [...] il saluto riconoscente per quello che hanno fatto e per quello che i migliori di loro sapranno fare domani. A questi camerati io devo anche ricordare la necessità di epurare le loro file, di guardarsi bene intorno e, dove occorre e se occorre, colpire inesorabilmente tutti i traditori che ancora forse si annidano in mezzo a loro [...]» 43. Da questo discorso, in cui le peggiori menzogne fanno da sfondo alle minacce più o meno velate, traspare tutta la preoccupazione dei vertici e dei quadri periferici della Rsi per la situazione dell esercito. L appello ai camerati buoni a colpire i traditori trova una sua origine nelle decine di rapporti che via via Morsero ricevette e che segnalavano atti di sabotaggio compiuti da militari 44, le continue diserzioni 45, l «opera deleteria [... svolta] in seno all Esercito [dai] già appartenenti a bande armate, disertori renitenti, arruolati [...] durante il periodo di franchigia» 46 : una realtà cioè ben diversa dalle aspettative dei neofascisti. Durante l autunno e l inverno, nonostante La Provincia Lavoratrice e Il Lavoro Biellese si affannassero a sostenere che «il fenomeno ribellistico [era] in declino» 47, 41 R. ORDANO, op. cit., p Cfr. Promemoria per il duce e il comandante gen. della Gnr e il capo di stato maggiore, 6 agosto 1944, pubblicato a p Cfr. anche a p Cfr. G. PANSA, op. cit., p Nell austera cornice del fascismo vercellese in armi il Capo della Provincia celebra il primo annuale della Repubblica Sociale Italiana, in La Provincia Lavoratrice, 21 settembre Cfr. ad es. Gnr, Notiziario del 23 maggio 1944, pubblicato a p Cfr. ad es. Gnr, Notiziario del 16 giugno 1944, pubblicato alle pp Gnr, Notiziario del 20 luglio 1944, pubblicato a p SCALABRINO, Considerazioni sul ribellismo, in La Provincia Lavoratrice, 7 dicembre

13 sugli stessi giornali si infittirono i necrologi per militi e brigatisti caduti sotto i colpi dei partigiani. All inizio del 1945 il fallimento della politica del governo di Salò era evidente in tutti i campi, non solo in quello militare. Sul terreno economico e sociale la legislazione sulla socializzazione, la tentata riforma popolare, non era andata molto al di là delle enunciazioni. Il programma sociale elaborato dal ministro dell Economia corporativa, Angelo Tarchi, dopo il Congresso di Verona del Pfr (14 novembre 1943), aveva trovato l opposizione del padronato, dei tedeschi e particolarmente degli operai, espressa con il massimo vigore con gli scioperi del marzo 1944 che «mostrarono [...] quanto fosse debole il prestigio che il regime godeva tra i lavoratori e rivelò il totale disinteressamento di questi ultimi per i programmi governativi» 48. L opposizione contro il programma di socializzazione era stata così tenace ed energica che il governo fascista aveva deciso di sospendere ogni tentativo di dare attuazione ai progetti di Tarchi. Mussolini era tuttavia consapevole «che il recupero del consenso operaio [era] l ultima occasione che si presenta[va] al fascismo per rifarsi una verginità, almeno in termini demagogici» 49 e, nel gennaio 1945, tentò di rilanciare la socializzazione. Pio Zerbinati, direttore de La Provincia Lavoratrice, dedicò intere pagine del suo giornale all illustrazione dei nuovi importanti provvedimenti del duce in materia economica. Si promisero case ai lavoratori, istituzione di mense di guerra, requisizione delle aziende di generi alimentari all ingrosso, istituzione di cooperative di consumo in ogni paese 50, si affermò che «i decreti di socializzazione di tutte le aziende industriali aventi almeno 100 operai e capitale di almeno 1 milione, sar[ebbero stati] promulgati entro la data del 21 aprile» 51. Morsero lanciò, dalle colonne del settimanale, uno dei suoi magniloquenti appelli: «Io non dubito che in quest ora difficile tutti i cittadini di questa valorosa ed industre provincia, disdegnando ogni e qualsiasi falsa e prezzolata propaganda, sapranno dare ancora una volta prova della loro maturità, del loro buon senso e del loro realismo, collaborando con lealtà piena alla esecuzione delle provvidenze [...] create esclusivamente per consentire al popolo tutto e alle masse lavoratrici in particolare di guardare con occhio più fidente il futuro. Ben operando in questo settore tutti avremo effettivamente concorso alla sicura resurrezione della patria» 52. E, mentre gli ultimi fedeli a Salò si apprestavano a «difendere la valle del Po con le unghie e con i denti», un anonimo giornalista, compiendo uno degli ultimi inutili tenta- 48 FREDERICK W. DEAKIN, Storia della repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1963, p LUIGI BONOMINI ET AL. (a cura di), Riservato a Mussolini. Notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana. Novembre giugno 1944, Milano, Feltrinelli, 1974, p. LX. 50 Prefettura repubblicana di Vercelli, Popolo vercellese!, 8 gennaio 1945, in La Provincia Lavoratrice, 11 gennaio Realizzazione del programma di Verona. Socializzazione entro il XXI Aprile. Le case popolari ai lavoratori, in La Provincia Lavoratrice, 24 marzo L appello del Capo della Provincia, in La Provincia Lavoratrice, 8 gennaio

14 tivi di guadagnare l interesse popolare alla politica economico-sociale dell agonizzante regime, scrisse ne La Provincia Lavoratrice : «I lavoratori sanno ormai rendersi conto di questa era nuova che schiude nuovi e felici orizzonti al loro avvenire» 53. Forse non immaginava quanto fossero profetiche le sue parole, quale nuovo futuro si sarebbe aperto di lì a poco, certo grazie ad altri ben diversi avvenimenti, alle genti della nostra provincia e al popolo dell Italia intera. 53 Fascismo Repubblicano continuatore della Rivoluzione del XXIII Marzo 1919, in La Provincia Lavoratrice, 24 marzo

15 La Guardia nazionale repubblicana Il 18 settembre 1943 Mussolini fece, alla radio di Monaco di Baviera, il suo primo discorso dopo essere stato liberato dalla prigionia al Gran Sasso: «Dopo un lungo silenzio ecco che nuovamente vi giunge la mia voce [...] È la voce che vi ha chiamato a raccolta in momenti difficili e ha celebrato con voi le giornate trionfali della Patria [...]» 1. Tre giorni prima la radio aveva diffuso un comunicato dell agenzia ufficiale di stampa romana Dnb in cui si annunciava che Mussolini aveva ripreso «la suprema direzione del fascismo in Italia». Alessandro Pavolini era stato nominato segretario del ricostituito Partito fascista, che aveva assunto il nome di Partito fascista repubblicano, il duce aveva inoltre deciso di ricostituire la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, mettendola agli ordini del generale Renato Ricci 2. Nel discorso da radio Monaco, Mussolini ritornò sull argomento: «Nell attesa che il movimento si sviluppi sino a diventare irresistibile, i nostri postulati sono in seguenti: 1) riprendere le armi al fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati [...]; 2) preparare senza indugio la riorganizzazione delle nostre forze armate attorno alle formazioni della milizia» 3. L intenzione di Mussolini era quindi quella di creare un esercito di partito formato dalla milizia e sotto il comando di Ricci: contro questo proposito si schierarono subito Rodolfo Graziani, ministro della Guerra, Gastone Gambara, capo di Stato maggiore dell esercito, e altri generali, che sostennero invece si dovesse costituire un esercito nazionale, apolitico e unitario. E non solo: Graziani affermò che «la milizia è odiata e deve essere disciolta immediatamente. Le forze di polizia di qualsiasi specie debbono dipendere dal ministero delle forze armate [...]» 4. Mussolini, che «non era mai stato incline a prendere da solo decisioni brutali e definitive» 5, nella prima riunione del Consiglio dei ministri, il 27 settembre, evitò di giungere a una conclusione «sul problema se la milizia del partito dovesse costituire lo scheletro del nuovo organismo militare, o se occorresse procedere alla creazione di un esercito regolare repubblicano» 6. 1 BENITO MUSSOLINI, Discorso da Radio Monaco, 18 settembre 1943, in ATTILIO TAMARO, Due anni di storia , Roma, Tosi, 1948, vol. I, p Cfr. F. W. DEAKIN, op. cit., pp La Mvsn, posta alle dirette dipendenze di Mussolini, era stata istituita con apposito decreto legge nel gennaio 1923 col compito di difendere la rivoluzione fascista e garantire l ordine pubblico. Essa rispondeva alla necessità del governo fascista di crearsi una propria forza armata (era infatti costituita per lo più da ex squadristi). Il 26 luglio 1943 il governo Badoglio aveva ordinato che la Milizia fosse sciolta e che i suoi appartenenti entrassero a far parte dell esercito, agli ordini del generale di Corpo d armata Quirino Armellini. 3 A. TAMARO, op. cit., vol. I, p F. W. DEAKIN, op. cit., p Idem, p Idem, p

16 Il 3 ottobre Graziani presentò al capo della Repubblica sociale italiana il suo promemoria. Mussolini si dichiarò d accordo e, in una lettera a Hitler, affermò che «le sue idee [di Graziani] sono chiare e soprattutto realizzabili» 7. Ma se «l accordo tra lui e Graziani era in proposito perfetto [...], gli articoli 18 e 19 della legge che stabilendo l assoluta apoliticità delle Forze Armate, comporta[vano] il virtuale scioglimento della Milizia in quanto tale, poiché [era] destinata a divenire, una qualsiasi specialità dell Esercito [... furono] oggetto profondo di divergenze» 8. Il segretario del partito Pavolini e il generale Ricci diedero battaglia «e a fondo, con tutti gli argomenti politici, vecchi e nuovi, a loro favore» 9. Graziani a questo punto minacciò di dimettersi e riuscì a premere affinché gli articoli controversi rimanessero nel testo del decreto. Nella seconda riunione del Consiglio dei ministri, la mattina del 28 ottobre, Mussolini annunciò che: «Gli accordi con lo Stato maggiore germanico [...] ci permettono di preparare nuove unità i cui contingenti ci saranno forniti oltre che dai volontari, anche dalle classi di imminente chiamata [...] In base a queste linee fondamentali verrà dato sollecitamente ordinamento all Esercito Nazionale Repubblicano [...] Come fu già annunciato, la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale farà parte integrante dell Esercito e vi formerà, analogamente al corpo degli alpini e dei bersaglieri, il Corpo delle Camicie Nere» 10. La tesi di Graziani e di Gambara sembrò prevalere. Venne subito «data mano all organizzazione del Corpo delle Camicie nere, e una parte del personale già appartenente alla Divisione Legionaria M fu inviato a Vercelli e a Novara per la costituzione di una Divisione Legionaria che sarebbe stata comandata dal generale Diamanti» 11. Ma il progetto era destinato al fallimento. Pavolini e Ricci si rivoltarono apertamente: quest ultimo rifiutò di accettare gli ordini di Gambara e di sciogliere la milizia 12. Ricci insistette «per la creazione di un nuovo organismo che desse la possibilità di inglobare nella Milizia i carabinieri» ed affidò al generale Nicchiarelli «l incarico di preparare uno schema di costituzione di un Corpo, denominato Guardia Nazionale Repubblicana, formato dalla Milizia, dai Carabinieri e dalla Polizia dell Africa Italiana. A questo nuovo corpo dovevano essere affidati tutti i compiti di polizia e di guerra già di competenza dei corpi che lo avrebbero formato» 13. Trascorsero settimane critiche. Il 17 novembre il generale Canevari, per incarico di Graziani, informò Mussolini che Ricci si rifiutava di sciogliere la milizia. La risposta del duce fu tassativa: «Tutto resta come era stato deciso [...] È ora di finirla con Ricci, in sostanza è una questione di ambizione personale!» 14. Ma, poche ore dopo, alla presenza di Ricci, «di fronte al penoso dissidio tra esercito e partito», Mussolini capitolò A. TAMARO, op. cit., vol. II, p GIOVANNI DOLFIN, Con Mussolini nella tragedia, Milano, Garzanti, 1950, p Ibidem. 10 A. TAMARO, op. cit., vol. II, p G. PISANÒ, op. cit., p Cfr. F. W. DEAKIN, op. cit., p G. PISANÒ, op. cit., p EMILIO CANEVARI, Graziani mi ha detto, Roma, Magi-Spinelli, 1947, p F. W. DEAKIN, op. cit., p

17 «Il giudizio tedesco sul riarmo italiano si era [nel frattempo] irrigidito [...] Le pressioni di Graziani e di Canevari per avere un esercito non politico, reclutato in gran parte proprio tra quegli internati che i tedeschi ritenevano infidi [...] alimentarono le diffidenze tedesche» 16. L esito negativo di una missione del generale Canevari a Berlino per calmare le diffidenze tedesche ebbe su Mussolini «l effetto immediato di [...] costringerlo a prendere posizione contro Graziani nella questione della Milizia» 17. Il 29 novembre il prefetto Giovanni Dolfin, segretario personale di Mussolini, annotò nel suo diario: «La vessata questione della Milizia dopo una serie di nuove discussioni è stata risolta come ormai si prevedeva, cioè col pieno trionfo della tesi autonomista di Ricci, appoggiata dal partito. La Milizia passa in blocco alla guardia repubblicana, che avrà ordinamento e bilancio proprio ed il cui comandante sarà alle dirette dipendenze del Duce. Ciò significa la costituzione di un altro esercito. Si parla infatti già con ironia dell esercito apolitico di Graziani e di quello politico di Ricci. Ma siccome questa formazione avrà anche i compiti dell arma dei carabinieri, ci saranno nuovi motivi di conflitto, anche con la polizia [...] Buffarini [...] si dà anima e corpo ad ingrossare le fila della polizia ausiliaria; il partito fa lo stesso con le sue squadre [...]» 18. In effetti «la lotta interna per il controllo delle forze armate a disposizione del governo di Salò portò in pratica alla creazione di una serie di eserciti e di forze di polizia private che obbedivano molto vagamente all autorità centrale» 19. «La decisione presa da Mussolini [...] di autorizzare finalmente Ricci a organizzare una nuova milizia nazionale, aumentò la confusione e le reciproche diffidenze e moltiplicò gli uffici di reclutamento» 20. «In un certo senso, Mussolini ne era contento perché poteva contare su un intricata rete di fazioni rivali, a volte ai limiti del tradimento, che gli permettevano, manovrandole ora in una direzione ora nell altra, di mantenere una certa iniziativa nel controllo del governo» 21. Il 16 dicembre, nel corso della quarta riunione del Consiglio dei ministri, fu approvato lo schema di Decreto legislativo (che reca la data dell 8 dicembre) riguardante le norme per l ordinamento e il funzionamento della Guardia nazionale repubblicana 22. Esso prevedeva, come si è detto, la fusione completa della Mvsn (comprese le milizie speciali: ferroviaria, portuaria, postelegrafonica, stradale, forestale e confinaria), dell Arma dei carabinieri e del Corpo della polizia dell Africa italiana 23. Prevedeva inoltre «l accentramento nell ambito provinciale di tutti gli organi esecutivi della Guardia nelle mani di un solo responsabile [e la] conservazione fino al Comando di Battaglione dell organizzazione periferica dell Arma dei Carabinieri [che] era stata collaudata da moltissimi anni di esperienza ed era sembrato opportuno mantenerla (salvo alcuni casi di denominazione: te- 16 Idem, p Idem, p G. DOLFIN, op. cit., p F. W. DEAKIN, op. cit., p Idem, p Idem, p G. PISANÒ, op. cit., p Decreto legislativo del duce, 8 dicembre 1943, XXI, n. 921, Ordinamento e funzionamento della Guardia Nazionale Repubblicana, art

18 nenze e stazioni che furono chiamate rispettivamente presidi e distaccamenti» 24. Alla Gnr fu affidato il compito «di difendere all interno le istituzioni e di far rispettare le leggi della Repubblica, di proteggere l incolumità personale e i beni dei cittadini, di garantire l ordinato svolgimento di tutte le manifestazioni singole e collettive dell attività nazionale» 25. Il 24 dicembre fu reso noto il decreto istitutivo della Gnr che «tacitamente rendeva inoperante il Corpo delle Camicie Nere e che segnava la cessazione ufficiale dell Arma dei Carabinieri su tutto il territorio della Rsi» 26. Ma «se le squadre del partito non erano in condizioni di controllare le formazioni di ribelli in continuo sviluppo, la neonata milizia di Ricci era ancor meno in grado di fronteggiare il fenomeno partigiano nell intero paese. Questo non distolse però Mussolini dall emanare istruzioni. La Guardia nazionale repubblicana [...] era stata costituita [...] come la quarta forza armata della repubblica. In origine essa era formata da alcuni elementi rimasti nel Nord disposti a collaborare col nuovo regime e da qualche gruppo della vecchia milizia fascista soppressa nel luglio precedente. Ma il problema fondamentale per la costituzione di una forza armata del nuovo regime era rappresentato dal fatto che la maggior parte delle classi tra i 20 e i 40 anni era internata in Germania, e benché la nuova Guardia nazionale repubblicana a parole riuscisse a raccogliere, insieme con i suoi vecchi quadri, circa uomini, si trattava per lo più di ragazzi tra i 15 e i 17 anni, senza disciplina e senza addestramento militare» 27. Già nel dicembre 1943 Mussolini si rese conto delle difficoltà della situazione e che non vi era «tempo da perdere» e ordinò di compiere il massimo sforzo per stroncare il ribellismo e in particolare di liberare il Piemonte «dai cosiddetti partigiani, alleati del nemico [...] prima di marzo» 28. Nel gennaio 1944 la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale fu incorporata nella Gnr come previsto dai decreti istitutivi. Il passaggio avvenne gradualmente. «Furono sciolte le Legioni e Battaglioni e costituiti i Comandi provinciali, i reparti Op e poste le basi della [...] organizzazione territoriale [...] Sempre in gennaio venne incorporata nella Gnr anche l Arma dei Carabinieri [...] La Guardia Nazionale Repubblicana venne quindi articolata in reparti operativi, formati qualche volta sull ossatura di alcuni vecchi Battaglioni M, e in reparti territoriali che guarnirono circa 8 mila presidi del territorio della Rsi [...] Nel mese di marzo 1944 anche la Polizia dell Africa italiana passò alla Gnr 29. Il suo contributo fu tuttavia quasi nullo e pessimo. Essa era dislocata a Roma e lì rimase, attendendo l arrivo degli angloamericani: tutti i tentativi per trasferirla nell Italia settentrionale fallirono 30. Nell aprile si ebbero le nomine a vicecomandante generale del tenente generale Italo 24 G. PISANÒ, op. cit., pp Da un comunicato del Pfr, Roma, 19 novembre 1943, pubblicato in A. TAMARO, op. cit., I, p G. PISANÒ, op. cit., p F. W. DEAKIN, op. cit., pp Lettera di Mussolini a Ferruccio Ferrini sottosegretario alla Marina repubblicana, 28 dicembre 1943, in F. W. DEAKIN, op. cit., p G. PISANÒ, op. cit., pp Cfr. G. PANSA, op. cit., p

19 Romegialli e a Capo di Stato maggiore del tenente generale Niccolò Nicchiarelli 31. Nell agosto 1944 una nuova crisi scosse i vertici della Rsi. «Vi era l insolubile problema dei limiti [...] della disponibilità di uomini, infelice oggetto di contesa tra i rivali organismi competenti tedeschi: le autorità militari tedesche nell Italia del Nord li richiedevano per reparti ausiliari della contraerea, il Comando delle Ss per unità direttamente sotto il loro controllo per la guerra antipartigiana, la locale organizzazione Todt per la costruzione di lavori di difesa e per riparare le vie di comunicazione, gli uffici locali del Gauleiter Sauckel per il lavoro civile nelle industrie in Germania, e la missione armamenti del generale Leyers per il mantenimento sul luogo di una sufficiente forza lavorativa per la produzione bellica italiana sotto il controllo tedesco» 32. In particolare la richiesta tedesca di cinquemila uomini da adibire alla sorveglianza dei campi di aviazione in Germania, a cui si aggiunse la contemporanea richiesta del Ministero della Guerra di settemila uomini, appartenenti ai battaglioni giovanili della Gnr, fecero precipitare la situazione. Mentre il 5 agosto i tedeschi facevano irruzione nelle caserme prelevando tremila carabinieri (duemila erano stati reclutati volontariamente 33 ), Ricci rispondeva negativamente alla richiesta di Graziani 34 (che, tra l altro, a causa del vero e proprio fallimento della Gnr, il 25 giugno era stato incaricato da Mussolini di coordinare personalmente tutte le attività militari per fronteggiare e debellare il banditismo) 35. «Tra Graziani e Mussolini corsero parole grosse. Mussolini stesso dovette intervenire, convocando la notte del 18 agosto il comandante generale [della Gnr], il quale però anche di fronte al Capo della Rsi, mantenne il suo punto di vista. A questo punto Mussolini tagliò corto e il giorno seguente esonerò Ricci dall incarico» 36 ed assunse direttamente il comando della Guardia. Il primo provvedimento di Mussolini fu quello di ordinare il passaggio della Gnr nei ranghi dell Esercito, disponendo nello stesso tempo che i compiti di polizia della Guardia cessassero il 31 dicembre 37. Il duce tentò infine di mantenere sotto il controllo italiano le migliaia di uomini richiesti per la contraerea, costituendo la divisione contraerea e controcarri Etna, che fu affidata al generale Giuseppe Volante, e a cui furono fatti affluire i reparti della Gnr fino ad allora autonomi 38. Nel mese di novembre Mussolini dispose infine che i comandi provinciali della Gnr si unificassero con quelli dell esercito 39. L attività partigiana, intanto, era divampata durante l estate in tutta l Italia occupata e particolarmente in Piemonte. 31 Cfr. G. PISANÒ, op. cit., p F. W. DEAKIN, op. cit., p Si tratta dei «contingenti degli elementi della Gnr, provenienti dai carabinieri, per la costituzione dei noti battaglioni da trasferire in Germania» a cui abbiamo già accennato a p G. PISANÒ, op. cit., p F. W. DEAKIN, op. cit., p G. PISANÒ, op. cit., p Decreto legislativo del duce, n. 469, Passaggio della G.N.R. all Esercito repubblicano. La Gnr continuò tuttavia ad esplicare funzioni di polizia anche dopo il 31 dicembre 1944 (cfr. Decreto legislativo del duce, 20 dicembre 1944, n. 993, Compiti di polizia interna e militare della G.N.R.). 38 G. PISANÒ, op. cit., pp , Cfr. Idem, p

20 I ribelli, nonostante il proclama con cui il generale inglese Alexander li invitava a cessare le operazioni su larga scala e a trascorrere l inclemente stagione nelle loro case, si stavano apprestando a passare un secondo inverno in montagna, fiduciosi che la primavera avrebbe portato loro la vittoria. I seicento giorni della Repubblica di Salò volgevano alla fine; Mussolini esponeva già ai suoi più stretti collaboratori l idea del ridotto in Valtellina. 16

21 La Gnr in provincia di Vercelli La Gnr si articolò in comandi regionali 1 e provinciali. I comandi provinciali furono impiantati sui cessati comandi delle legioni Mvsn. «Ogni Comando Provinciale si articolò su almeno due Battaglioni Territoriali, suddivisi in Compagnie, Distaccamenti, Presidi, dovendo subentrare all organizzazione territoriale dei Carabinieri. Ogni Comando dispose di una compagnia Op [Ordine pubblico]» 2. In provincia di Vercelli ebbe sede il 604 o Comando provinciale, che subentrò al Comando della 28 a legione Mvsn Randaccio. Comandante della Gnr vercellese fu il colonnello Giovanni Fracassi; vicecomandante il tenente colonnello Lorenzo Barone; aiutante maggiore il maggiore Giovanni Vicari. L Upi (Ufficio politico investigativo) fu diretto dal tenente colonnello Carlo Mariani 3. La Gnr vercellese ebbe presidi a Biella, Santhià e Varallo e distaccamenti nelle principali località della provincia e precisamente: Alagna Sesia, Andorno Micca, Arborio, Bioglio, Borgosesia, Borgo Vercelli, Buronzo, Candelo, Casanova Elvo, Cavaglià, Cigliano, Coggiola, Cossato, Crescentino, Crevacuore, Desana, Gaglianico, Gattinara, Livorno Ferraris, Masserano, Mongrando, Mosso S. Maria, Mottalciata, Netro, Ronsecco, Salussola, San Germano Vercellese, Scopa, Serravalle Sesia, Sordevolo, Stroppiana, Trino, Trivero, Valle Mosso, Vigliano Biellese 4. Molti distaccamenti, attaccati dai partigiani fin dai primi mesi della lotta di liberazione, restarono a lungo disarmati, alcuni furono soppressi 5. Nell estate del 1944, a causa dell organico ridotto, non vi erano che sei distaccamenti in tutta la provincia 6. Successivamente alcuni distaccamenti furono ricostituiti con l impiego di militi della Gnr operativa. Agli ordini del 604 o Comando provinciale operava la 604 a Compagnia Op comandata dal capitano Alberto Amerio. Oltre alle forze della Gnr territoriale agirono in provincia alcune formazioni operative. Il 19 dicembre 1943, proveniente da Chiari (Brescia), giunse a Vercelli il 63 o battaglione Tagliamento, agli ordini del tenente colonnello Merico Zuccari (aiutante mag- 1 II 28 febbraio 1944 i comandi regionali mutarono denominazione divenendo ispettorati regionali, con funzioni amministrative, essendo quelle operative avocate dai capi delle province. 2 G. PISANÒ, op. cit., p Cfr. G. PISANÒ, op. cit., pp Da documenti dell ASV, Pv, Dgr, mm. 65, Guardia nazionale repubblicana. Legione dei Carabinieri di Torino. Gruppo di Vercelli. Stralcio, Alla Prefettura Repubblicana, Alla Questura Repubblicana, Al Comando della 28 a Legione della G.N.R., Vercelli, Oggetto: Stazioni dell Arma del gruppo disarmate dai ribelli, 7 marzo 1944, in ASV, Pv, Dgr, m o Comando militare regionale, Oggetto: Situazione ribelli, 21 giugno 1944, in Il Ribelle, 12 agosto

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