LA NUOVA CINA: UN AMBIENTE ESTREMO

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1 POLITECNICO DI MILANO I. FACOLTA DI ARCHITETTURA E SOCIETA - MILANO LEONARDO Corso di laurea in Scienze dell Architettura Tesi di Laurea Triennale LA NUOVA CINA: UN AMBIENTE ESTREMO Relatore Chiar.mo Prof. SALMOIRAGHI Luca Candidato MERELLI Aldo matr ANNO ACCADEMICO

2 2 Indice 3 Introduzione Parte I CHINA 6 I linguaggi della Cina 7 Il canone dell Impero 9 La Cina nell economia del Mondo 12 Note sull espansione urbanistica cinese 13 Le metropoli cinesi e le strategie di urbanizzazione sotto il governo di Mao Zedong 15 Shenzhen e le riforme di Deng XiaoPing 18 Shanghai 20 Shanghai: Liliong/Grattacieli 23 Beijing 25 Ri-costruzione 27 Scadenze 28 Mutazioni: Comunità recintate e stratificazioni sociali Parte II NOT ONLY CHINA 33 Le Tigri Asiatiche 34 Kuala Lumpur 36 Hong Kong: modello ideale per la Cina 40 Pensieri sulla densità 43 Il caso ITALIANO: il boom degli anni 60 e i problemi periferici 45 Californalizzazione 47 Riflessioni 49 Prospettive 52 Bibliografia 2

3 3 Introduzione Tra la Rivoluzione d Ottobre e l oppressione politica e culturale imposta da Stalin, dove l Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ed in particolare Mosca, rappresentarono, per gli architetti artefici delle avanguardie e della rivoluzione del moderno, uno straordinario polo di attrazione, un laboratorio pratico e teorico in cui poter vedere realizzate le proprie ricerche e i propri desideri. A quasi cento anni di distanza gli architetti dall occidente corrono nuovamente e febbrile verso est, ma il motore di una simile vorticosa attività è la crescita economica della Cina, la sua adesione statalizzata ad una economia di mercato, l emancipazione culturale e l autocolonizzazione che, occidentalizzando l oriente globalizza e standardizza qualsiasi espressione sociale distruggendo tradizione e identità. Il fenomeno più rilevante è la trasformazione del territorio e dei paesaggi metropolitani, l industrializzazione selvaggia, la dissoluzione urbana attraverso quella Hou Hanru definisce la Singaporizzazione/Californializzazione delle grandi città ed in particolare di Shanghai e Pechino. Il progresso che la Cina stessa insegue e che fiumi di architetti e affaristi pensano di introdurre con successo ha già mostrato il proprio volto e la propria violenza, creando, con nuovi ricchi, nuove segregazioni sociali, contrapposizioni e distinzioni economiche e territoriali, la scomparsa delle eredità storiche e delle culture locali, la perdita degli stili di vita e dei comportamenti più autentici, la distruzione degli antichi quartieri e la ricostruzione di un nuovo tessuto che sostituisce al reticolo orizzontale di strade e cortili quadrati (Siheyuan e Hutong ) nuovi modelli in grado di verticalizzare una morfologia secolare. Su queste incertezze, sul valore delle differenze e il rifiuto dell importazione-imposizione di modelli avulsi da un contesto di straordinario interesse, sulla possibilità di coesistenza delle diversità e sulla contaminazione culturale senza battaglie, senza epurazioni, senza vinti ne vincitori, la Cina gioca il suo riscatto e futuro. 3

4 4 CHINA 4

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6 6 I linguaggi della Cina La Cina è un immenso paese in grande fermento e trasformazione; le sue tre principali metropoli, Pechino, Shanghai, Shenzhen, rappresentative di altrettanti diversi modelli di urbanizzazione, in pochissimi anni hanno subito sviluppi e incrementi della popolazione impensabili se paragonati agli standard delle nostre città. Le forze politiche e lavorative, l impegno politico in gioco sono notevoli; numerosissimi gli architetti e gli investimenti anche dall estero, le costruzioni e, addirittura, le intere città realizzate in pochissimi anni. Una grande sfida e una grande occasione per esprimere le nuove scelte politiche e le linee culturali attraverso l architettura e il ridisegno dei tessuti urbani con l insidia però di cedere alle facili lusinghe della globalizzazione con edifici banali, esito, come molti altri nel resto del mondo, di molti dei luoghi comuni che caratterizzano la contemporaneità. Questa appare come visione di un quadro variegato, con una pluralità di esiti linguistici alla base dei quali si riscontra l esistenza di una matrice comune nella volontà di innovare rivolgendosi al panorama internazionale senza dimenticare la storia e le più profonde radici della cultura della città e dell architettura cinese. Si delineano allora quattro gruppi di architetti: la vecchia generazione, gli istituti o società di progettazione, i giovani tornati a lavorare nel proprio paese, dopo gli studi compiuti all estero, e i giovani formatisi in Cina. Questi architetti progettano e realizzano edifici dagli esiti formali differenti caratterizzati però da alcuni temi di ricerca comuni: il rapporto tra globalizzazione e cultura locale, tra internazionalismo e regionalismo, tra tecnologie contemporanee e materiali tradizionali. Accanto a questi temi gli stessi architetti, fiduciosi nei grandi cambiamenti cha stanno attraversando il loro paese e consapevoli del ruolo che sono chiamati a svolgere, si sentono coinvolti anche in problemi come la definizione di un linguaggio architettonico ufficiale, sostenuto dal governo, e l unità culturale di una nazione vasta e complessa come la Cina. 6

7 7 Il canone dell Impero Anche l architettura, lo sappiamo bene, è linguaggio, parte fondamentale delle espressioni che fanno vivere cultura e politica e ne definiscono caratteri e simboli. Essa percorre la storia assieme a tutte le altre forme d espressione parlate,scritte, dipinte, scolpite, cantate. La Cina, come ogni impero, è rappresentata e definita nella storia soprattutto dal suo linguaggio, complesso canone culturale e politico, assiduamente affinato e perennemente al lavoro per ridurre a unità le tante Cine e le tante non-cine viventi nel suo spazio, vasto come un continente, aperto, da terra e da mare, alle incessanti incursioni delle culture esterne sempre penetranti, a volte devastanti. L Impero di Mezzo così da tempo immemorabile i cinesi chiamano la Cina - ha visto alternarsi al potere etnie e dinastie diverse, popoli di stirpe Han e Turchi di stirpe Zhou, Mongoli e Mancia; lo stato più volte si è dissolto, frammentato in Regni Combattenti, in Imperi del Sud e del Nord, in Regni Anteriori e Posteriori spesso in guerra tra loro come furono in guerra, nella nostra età, la Repubblica del Guomintang e lo stato Maoista. Alle sue frontiere Tibetani e Uiguri e Giapponesi e Inglesi e Francesi e Americani si sono affacciati e hanno minacciato o depredato città e campagne, impiantato le loro comunità, saccheggiato le splendide Capitali, gli inarrivabili giardini imperiali. Sempre adattandosi e resistendo, piegandosi e risorgendo, educando e apprendendo, la cultura cinese è sopravvissuta come linguaggio unitario di crescente complessità, vera grande Fenice che sempre si rialza viva dalle proprie ceneri. La sua scrittura ideogrammatica sembra esserne il simbolo più chiaro, oltre che lo strumento più efficace: un sistema complesso da segni semplici aggregati in simboli a formare decine di migliaia di idee trasmissibili senza mediazione, senza traduzione in qualsiasi dialetto o lingua dell impero. La Cina,dunque, con il suo canone di imperiale unitario, rigido e tuttavia estremamente inclusivo, ha alimentato la propria cultura assimilando tutte le altre che le si sono avvicinate con intenzioni di predominio, di egemonia culturale o religiosa, o semplicemente di conoscenza. Come un immenso ruminante, la Cina trasforma la fibra di ogni novità, anche la più dura o aggressiva, in alimento vitale. Naturalmente ci balza davanti agli occhi per prima, con tutto il suo vigore, la Cina contemporanea, che accumula nel suo rumine sfavillanti grattacieli d acciaio e vetro, intricati inviluppi d autostrade, levigati tessuti edilizi di tipo europeo, grandi impianti sportivi, città nuove; e temiamo che stavolta, di fronte alla furiosa energia d occidente, la città, l architettura, la stessa cultura cinese, nel loro insieme, siano ormai perdute. Wu Liangyong, una vista del Palazzo d Estate a Pechino, acquarello 7

8 8 Ma ci soccorre il rammentare che la contaminazione moderna è soltanto la più recente delle contaminazioni epocali che la Cina ha saputo assimilare; come avvenne, per esempio, con la cultura islamica, che diffuse nel paese una rete di porti, quartieri, moschee e città, percorrendo da Sud a Nord, da Est a Ovest secondo gli ondeggianti itinerari del commercio della seta e delle preziose mercanzie d Arabia, di Persi, d India e d Indonesia. Sebbene lo studio dell arabo, indispensabile ai fini della preghiera, rimase prevalentemente circoscritto ai suoi aspetti grafici e fonetici, attraverso il Jingtang Jiaoyu 1 fu tuttavia promosso, in Cina, lo sviluppo di una nuova forma d arte: la calligrafia araba cinese. Quanto poi alle moschee, per secoli indiscusse custodi dell identità islamica attraverso la loro puntuale efficienza sul piano educativo, economico ed amministrativo, la condanna dell idolatria, confluita nel divieto islamico di riproduzione artistica di figure umane ed animali, ha accresciuto l importanza della decorazione calligrafica, dando occasionalmente ai singolari ibridi artistici, come l invenzione dei caratteri cinesi da destra a sinistra alla maniera araba. Un paese nel paese, anzi un irregolare collana di diversi paesi diffusi nel grande paese, una ricchezza in più ancora poco conosciuta: una delle tante, variegate, straordinarie articolazioni della cultura e dell architettura dell Impero di Mezzo. Niujiesi, Moschea della Strada del Bue a Pechino: vedute 1.Jingtang Jiaoyu, l educazione della sala delle scritture, responsabile dell elaborazione di due tecniche di trascrizione, basata l una sulla riproduzione ideografica dei suoni arabi, l altra sul principio inverso, ovvero sulla riproduzione dei suoni cinesi mediante il sistema alfabetico arabo. 8

9 9 La Cina nell economia del mondo Le analisi non possono che partire dalla kaifang zhengce, la porta aperta dal governo cinese nel 1979, che ha condotto un enorme afflusso di investimenti stranieri, quasi un terzo dei capitali esteri di tutto il mondo. E grazie a quell indirizzo politico, a quell apertura, che possiamo disporre degli elementi necessari per analizzare la crescita economica Dopo le riforme del 1980 `apertura' e `mercato' sono diventati due termini molto usati. Ma la questione dell'apertura, cioè della partecipazione di un paese (in questo caso la Cina) alla divisione internazionale del lavoro e a tutti gli altri aspetti della globalizzazione economica (il ricorso al capitale straniero, l'importazione di tecnologie, l'adesione alle istituzioni che gestiscono l'economia mondiale), ideologica e culturale, non può essere risolta solo ricorrendo alla semplice distinzione tra apertura e chiusura. Il problema non riguarda neppure il `grado di apertura' misurabile quantitativamente, ad esempio in termini di rapporto tra volume del commercio estero e Pil. Da questo punto di vista la partecipazione della Cina agli scambi mondiali era, fino al 1980, quasi insignificante. Ciò si spiega non solo con l'ostilità del resto del mondo, ma anche con una scelta interna, nel momento in cui il paese si concentra completamente sulle imponenti (e positive) riforme politiche e sociali che la rivoluzione comporta, non è insensato, soprattutto quando si conoscono le difficoltà con le quali ci si deve misurare nei rapporti con un sistema mondiale. Dai quattro lussi della Cina di maoista orologio, bicicletta, radio e macchina da cucire divennero i sette lussi attuali televisione, videoregistratore, frigorifero, lavatrice, telefono, macchina fotografica e telefono cellulare ai quali sono forse da aggiungere il possesso dell automobile e della casa. La vendita dell auto è cresciuta in maniera costante ma non ha certo raggiunto i livelli di un paese occidentale, non influendo che per una misera percentuale sulla popolazione totale. Per parte sua l abitazione in passato faceva parte di un unico pacchetto salariale, con l azienda che metteva a disposizione del nucleo familiare un alloggio a prezzo simbolico. Ma il lavoratore, lasciando il lavoro perdeva anche la casa. La mancanza di un vero e proprio mercato abitativo è stato il maggior deterrente alla migrazione verso la città ed il boom edilizio attuale è innanzitutto figlio della riforma del 1988 che ha permesso agli immobili di divenire affittabili e persino acquistabili dai residenti. Il balzo delle costruzioni operato negli ultimi dieci anni, è dovuto al vertiginoso aumento di imprese e di addetti del mondo dell edilizia che si viene a creare tra il 1995 ed il 1996, a sua volta conseguenza delle riforme del diritto societario, tributario, bancario, finanziario e del lavoro concluse negli anni precedenti. La Cina è destinata a diventare la superpotenza economica del ventunesimo secolo. Non si tratta di un nuovo caso di economia emergente assimilabile al Giappone e alle "Tigri" asiatiche (Sud Corea, Singapore, Taiwan, Hong Kong) o all'india del futuro prossimo, come generalmente gli economisti sono propensi a credere: lo straordinario sviluppo della Cina, piuttosto, ha molti elementi in comune con l'ascesa dell'economia statunitense nel ventesimo secolo. L impatto dell avanzata della Cina provocherà un riassetto dalle fondamenta del sistema economico globale e un riposizionamento delle sue componenti chiave. Presto dovremo fare i conti con la comparsa di un 9

10 10 nuovo contesto per gli affari, con nuove regole per la competizione, diverse condizioni di lavoro e modelli innovativi di consumo: un nuovo clima che ridisegnerà i fronti di lotta in ambito politico, economico e sociale, un nuovo ambiente che porterà sfide inedite fin sull'uscio delle nazioni, delle imprese e degli individui. La locomotiva cinese continua a viaggiare a tutta velocità. E questo potrebbe costringere Pechino a rialzare nuovamente i tassi di interesse dopo la correzione di un quarto di punto (la prima in dieci anni) varata lo scorso ottobre. Dopo aver rallentato di poco la sua folle corsa verso la metà dell'anno scorso, nell'ultimo trimestre 2004 l'economia del gigante asiatico ha compiuto un altro, poderoso balzo in avanti: +9,5% rispetto allo stesso periodo del Grazie a questo colpo di reni finale, nel 2004 il prodotto interno lordo cinese ha messo a segno una crescita del 9,5%. Diagram: China has surpassed Japan as the third largest trading partner of the U.S. (Source) Based on U.S. customs statistics 10

11 11 Banche, terra e mattoni: tre fattori strettamente legati, la cui espansione incontrollata rappresenta uno dei principali grattacapi per Pechino. Il boom edilizio cinese, infatti, è finanziato prevalentemente a debito: sia da parte dei costruttori, sia da parte degli acquirenti finali. Il rischio è che, se l'euforia di oggi per gli immobili dovesse trasformarsi domani in una gelata improvvisa con un conseguente crollo dei prezzi, a farne le spese non sarebbero solo i palazzinari e i poveri compratori che hanno acceso mutui spaventosi, ma anche l'intero sistema creditizio. Ecco perché il Governo vuole a tutti i costi frenare l'eccesso di investimenti nel settore immobiliare. Così come vorrebbe raffreddarlo in altri comparti bollenti come l'acciaio e il cemento; e sul fronte delle esportazioni con l'energia e le materie prime. Anno su anno, la crescita degli investimenti fissi è diminuita dal 26,7% del 2003 al 25,8% del 2004, mentre le vendite al dettaglio (un indicatore che rispecchia l'aumento del potere di acquisto soprattutto nelle aree urbane) hanno registrato un incremento del 13,3%, il più alto dal 1998 a oggi. Inoltre, grazie alla lievitazione dei prezzi delle derrate, nel 2004 anche il settore agricolo ha più che triplicato il suo tasso di crescita che si è portato al 6,3%. 11

12 12 Note sull espansione urbanistica cinese E consuetudine che i fenomeni di urbanizzazione siano storicamente controllati e manipolati dalle gestione politica e dalle scelte di governo. Un paese come la Cina, che è piuttosto un continente dal punto di vista dell estensione e della popolazione, comprende all interno del suo territorio condizioni e modelli di urbanizzazione differenti, raggruppabili in due tipologie principali: il primo mondo, cioè la Cina Orientale, cioè l insieme delle città costiere, economicamente sviluppate e densamente abitate e il secondo mondo in alcuni casi addirittura terzo Mondo cioè la Cina Occidentale. Nelle regioni costiere i processi di urbanizzazione procedono rapidamente, con successivi gradi di accelerazione, dando luogo a fenomeni di urbanizzazione a scala regionale; al contrario, nelle regioni centrali e occidentali della Cina, dove lo sviluppo è molto lento se comparato con le regioni costiere, i fenomeni di urbanizzazione rilevanti sono riscontrabili prevalentemente a scala urbana. Nel primo caso il rapidissimo sviluppo stimola una rete regionale attiva e vivace, attraverso insediamenti continui, senza alcuna interruzione, per lunghi tratti di territorio, dando luogo a vere e proprie cinture di urbanizzazione. Questi fenomeni regionali sono comparabili alla Baia di San Francisco, sulla costa occidentale statunitense, oppure alla conurbazione della costa orientale di Boston, New York, Whashinghton D.C. Condizione analoga, inoltre è riscontrabile nella metropoli padana italiana. Il terzo Mondo è, in generale, l ambiente più fertile per l attecchimento di fenomeni di pseudo-urbanizzazione o urbanizzazione di sussistenza, cioè l affluenza di un enorme numero di immigrati provenienti dalle campagne nelle grandi città, le cui necessità di sopravvivenza gravano e sovraccaricano le infrastrutture e i processi di approvvigionamento del cibo, acqua, lavoro e residenza. Il risultato di questi processi, in generale causa nascita degli slums. I tre modelli metropolitani più significativi sono i seguenti. La supergriglia di Pechino. Il modello della storica città di Pechino si è affermato e trasformato, col tempo, nel modello della super grigliainvasa dal traffico, scandita dalla riverberazione di un sistema di anelli orbitali che segnano il grado della sua espansione, arginandola ed ancorandola al modello storico di partenza. La struttura policentrica di Shanghai. Il modello stabile della metropoli nata dall insieme delle diverse Concessioni dei Paesi Occidentali sulle rive del fiume Yangzi, fin dalla sua fondazione è riproposto in versione aggiornate e riadattate al susseguirsi delle vicende storiche. La metropoli lineare si Shenzhen. Di recentissima fondazione, la cintura di grappoli residenziali, lunga 40 Km che, da terra di conquista per gli imprenditori edili, avendo pagato a proprie spese il disastro ecologico realizzato all interno del suo territorio, collinare in origine, pianeggiante oggi, per la via degli sbancamenti, rilancia la propria identità, dopo venti anni di speculazione, cercando di affermarsi come una metropoli lineare sostenibile. 12

13 13 Le metropoli cinesi e le strategie di urbanizzazione sotto il governo di Mao Zedong In gennaio l Armata di Liberazione Popolare entra a Pechino ed il primo ottobre dello stesso anno nasce la Repubblica Popolare Cinese. La Cina cambia volto. Sotto il governo di Mao Zedong, la Repubblica Popolare Cinese aveva elaborato strategie per prevedere e contenere il fenomeno di urbanizzazione. Attraverso una serie di scelte politiche, infatti, si favorì la formazione di una sorta di identità specifica della forma urbana delle città cinesi più importanti, che ha continuato a sopravvivere o a modificarsi durante lo sviluppo successivo delle stesse città. Le strategie di Mao erano le seguenti. In primo luogo, la densità abitativa delle conurbazioni maggiori fu ridistribuita al fine di ottimizzare le condizioni demografiche: nel 1953, infatti nove città cinesi con una popolazione maggiore di un milione di abitanti, tutte concentrate lungo la costa del Fiume Yangzi, diedero vita a una dozzina di città da un milione di abitanti o poco più, e furono insediate nelle regioni più interne, soprattutto per popolare le aree centro-occidentali della nazione dove erano disponibili le materie prime per l industria. In secondo luogo, al fine di tenere sotto controllo l esposione demografica, soprattutto nelle città, a partire dagli anni cinquanta, fu perseguita una politica mirata a segregare i lavoratori nelle unità di lavoro assegnate loro dallo stato. Era in uso un sistema di registrazione degli abitanti di tipo poliziesco, essi erano classificati nelle due seguenti categorie: i cittadini con tessera di identità urbana (fei nonye hukou) e quelli con tessera agricola (nonye hukou). La migrazione era consentita solo dalle città verso le campagne, raramente accadeva il contrario. Questa politica diede luogo ad un metodo per controllare la crescita della popolazione nelle città molto grandi, infatti le statistiche mostrarono che dal 1960 al 1980, la popolazione urbana della Repubblica Popolare Cinese crebbe del 100%. Il caso di Shanghai fu eclatante, da 6,2milioni di abitanti nel 1953, passò a 6,13 milioni di abitanti nel La terza strategia di urbanizzazione, favorita dalla Cina maoista, era riferita al carattere morale delle grandi città capitalistiche, consisteva nella redistribuzione della ricchezza prodotta dalle metropoli costiere a favore dei territori più interni e infruttuosi. Una parte considerevole di queste era prelevata dal governo centrale di Pechino sotto forma di fisco e reinvestita con altre finalità. Trent anni di attuazione delle strategie di urbanizzazione maoiste diedero luogo ad effetti disastrosi, soprattutto nella città si Shanghai. La spietata e continua conversione alla filosofia della produzione portò a trascurare seriamente il problema degli standard minimi di qualità della vita nelle città. Mao Zedong 13

14 14 Con l intento di livellare le condizioni economiche e culturali fra le aree urbane e quelle rurali, 412 bilioni su un totale di 477 bilioni di Yuan, accumulati sottoforma di tasse, fra il 1950 e il 1990, provenienti da Shanghai, furono consegnati allo stato centrale per finanziare lo sviluppo di altre regioni centrali ed occidentali della Cina. Nel 1985 Shanghai, da fiorente icona nazionale dell economia, passò da essere considerata come peggiore esempio nell intero paese, comparabile quasi ad alcune province del Tibet. Nel frattempo si generarono conseguenze disastrose dal punto di vista ecologico per via dei metodi di produzione industriali troppo obsoleti. Il traffico nella città storica scorreva ad 8 km l ora, mentre gli standard abitativi erano di circa 4-3 metri quadrati pro-capite. Questa difficile e singolare relazione fra Shanghai e le autorità centrali della capitale ha ostacolato lo sviluppo di Shanghai nell era Post-Maoista. L Assemblea del Popolo,Beijing TiannamenGate,Beijing Museo della Rivoluzione,Beijing 14

15 15 Shenzhen e le riforme di Deng XiaoPing Sotto il governo di Mao le metropoli cinesi divennero città grigie, piene di edifici vecchi e abbandonati. I cittadini erano inevitabilmente vestiti con tute in blu e verde-grigio. A partire dal 1978, le riforme attuate da Deng XiaoPing rappresentarono per le metropoli cinesi nuove opportunità di progresso. La ricostruzione, il rinnovamento e la politica si sviluppo assegnavano alle metropoli un ruolo decisivo per dare forma e contribuire allo sviluppo del Paese. Secondo alcuni riformisti cinesi, infatti, la politica maoista aveva trascurato l enorme potenziale delle grandi città. Il governo iniziò quindi a collaborare con le istituzioni accademiche più importanti e a progettare nuove strategie di sviluppo, in particolare per le maggiori città costiere. I programmi iniziali si occuparono della fondazione di nuove città e dell espansione di insediamenti minori lungo le coste meridionali. Nel 1979, le prime Special Economic Zones furono individuate nelle province di Guanding e Fujian, vicino Macao e Hong Kong e nel mezzo dello stretto di Taiwan. Si supponeva che queste aree potessero attrarre rapidamente gli investimenti e il capitale straniero, promuovere cambiamenti tecnologici e supportare l adozione di tecniche di gestione straniere. Da un altro punto di vista, le Zone Economiche Speciali erano state concepite come aree enclave, in grado di sperimentare le economie di mercato e gli effetti economici e sociali prima di estenderli all intera Cina. Con una superficie di 327 chilometri quadrati Shenzhen era la più ampia di una prima serie di Zone Economiche speciali. Da status di città di provincia quale era nel 1979, è ora diventata una città di circa sei milioni di abitanti. Situata in una regione decisamente sottosviluppata, la città era estremamente bisognosa di forza lavoro qualificata e di persone in grado di gestirla. Inoltre, gli standard per la formazione erano in generale estremamente arretrati. Tutte queste carenze rappresentavano le condizioni peggiori per raggiungere l obiettivo di divenire una Zona Economica Speciale. Nonostante ciò Shenzhen ha avuto una storia di successo a seguito del movimento riformista degli anni ottanta e Guangdong, nel suo insieme, è diventata una delle regioni più ricche dell intera Cina. Il motivo per cui Deng XiaoPing e il suo governo centrale scelsero una città di provincia così piccola per effettuare i primi esperimenti di affermazione della economia di mercato, oltre alla localizzazione geografica, vicinissima ad Hong Kong, è che la Provincia di Guangdong ha contribuito molto poco al bilancio nazionale. La strategia di Pechino, dunque del governo centrale, era di utilizzare Guandong come provincia sperimentale, dato che non avrebbe determinato rischi sugli introiti annui, perché l esperimento avveniva sul contribuente minore. Deng XiaoPing 15

16 16 All inizio Shenzhen stentò a divenire oggetto di interesse per gli imprenditori, che difficilmente resistevano al fascino di Hong Kong. Presto, tuttavia, il lavoro a basso costo, la cultura, la lingua, la gestione politica comune con la madre patria e le forti relazioni delle diverse famiglie coinvolte negli investimenti, resero il territorio di Shenzhen appetibile per gli imprenditori. Un altra zona economia speciale politicamente progettata è stata la zona estensiva di Shanghai, nota col nome di Pudong, ad est del fiume Huangpu. Qui la strategia era quella di intrecciare lo sviluppo di Shanghai, che versava in condizioni di arretratezza dal punto di vista dello sviluppo urbano, con il destino di Taiwan e di Guangdong, cioè la regione di Shenzen. Strade ad alto scorrimento di Shenzhen Sulla base dell esperienza di Hong Kong, Shenzhen era diventata la prima città cinese ad avviare riforme nel sistema dell uso dei suoli. Nel 1989 la riforma del sistema residenziale aveva rivitalizzato anche l industria immobiliare cinese. La liberalizzazione del regime dei suoli e del loro valore di mercato rafforzò la capacità della città di finanziare le proprie costruzioni. Lo sviluppo si estese ovunque, non tenendo in alcun conto il sito geografico e la conformazione orografica del territorio. Questa infatti fu livellata, per favorire la speculazione edilizia, eliminando il sistema collinare, appiattendo e distruggendo l ambiente e la sua ecologia originaria. La costruzione di nuove residenze avveniva con assoluta libertà e possibilità di espandersi nelle campagne e con una qualità edilizia bassissima. Il processo di pianificazione odierno, che cerca di tener conto di questi disastri ecologici si preoccupa di rafforzare la legislazione urbanistica e amministrativa nel settore ambientale, è suddiviso in cinque stadi: il masterplan, il piano sub-regionale, il piano di zonizzazione, il piano dei regolamenti e le planimetrie catastali di dettaglio. Natura e artificio a confronto 16

17 17 Con l obiettivo di regolamentare la speculazione e di perseguire uno sviluppo sostenibile, un insieme di esperti e il Shenzhen Urban Planning and Research Institute hanno prodotto il piano Urbano e il Shenzhen ( ). Esso ricopre un area di 2020 chilometri quadrati e si riferisce a quattro distretti amministrativi all interno della Zona economica speciale di Shenzhen, e due distretti esterni, the Bao An e Long Gang. Questa nuova era di sviluppo prevedere la costruzione di strade metropolitane ad alto scorrimento, attorno alla città e alle aree costiere e di nuovo distretto centrale di standard internazionale. Nel 1995 si tenne una consultazione internazionale per la progettazione urbana dell area del Distretto Centrale e del Centro Civico. Vinse il progetto John Lee e Michael Timchula Architects. La soluzione progettuale prevede un parco continuo lungo l asse nord-sud, esteso su un area di 70 ettari, la più ampia destinata a parco pubblico. Gli stessi progettisti furono incaricati di realizzare anche il centro civico e, al fine di rafforzare il progetto degli assi centrali della municipalità, il governo municipale invitò Kisho Kurokawa a realizzare una proposta per lo spazio pubblico lungo gli assi. Questi, basandosi sull idea teoria di una città ecologica, ha utilizzato nel suo progetto una forte analogia con la partitura musicale per allestire i tre chilometri di lunghezza della sequenza di spazi urbani all aperto, realizzando uno spazio commerciale al livello del suolo, un parcheggio interrato connesso con la metropolitana ed un tetto giardino continuo. Il punto più critico della pianificazione municipale è l asse est-ovest, chiamato Shennan Boulevard. La mancanza di strade-muro e di strade commerciali fa sì che la funzione di questo asse non sia chiaramente definita, esso di estende per una lunghezza di cinque chilometri in ciascuna delle direzioni. The Zhengdong New Town Overall Concept Plan of the Zhengzhou City, China Kisho Kurokawa 17

18 18 Shanghai Shanghai, in origine un villaggio di pescatori nella regione del Delta dello Yangzi, si trasforma in una città commerciale dall inizio del decimo fino alla metà del diciannovesimo secolo, in questo arco temporale lo schema urbano e l architettura sono di tipo tradizionale. Nel 1842 quando l Impero cinese fu costretto a rilasciare le concessioni agli stati europei, emerse un insediamento con uno schema completamente nuovo, quello che ha modellato la città storica fino ai giorni nostri. I vari distretti iniziarono a formare un tappeto urbano composto di pezzi(un patchwork) disposti lungo la sponda occidentale del fiume Huangpu. La pianificazione urbana e le tipologie edilizie ricordano la configurazione coloniale tipica dei quartieri dei paesi asiatici. Le infrastrutture disponibili secondo lo standard europeo del tempo hanno introdotto in Cina la nuova tecnologia urbana, dalle ampie strade pavimentate agli acquedotti realizzati con tubi metallici. Intorno ai primi del secolo, la città ha iniziato a crescere con accelerazioni brusche e discontinue, fino a divenire una città industrializzata in modo sempre crescente. Negli anni venti, un gruppo di contadini emigranti dalle campagne, si stanziò nei pressi della cintura muraria e, nel 1948, le baracche che li ospitavano furono riconosciute come alloggi per persone. Nel 1948 all interno del confine municipale di Shanghai vi erano 4,6 milioni di abitanti residenti in un area di 617 chilometri quadrati. A seguito delle stragi causate dalla guerra, l intera città ritornò ad essere amministrata dal governo cinese. Nel 1968 il territorio municipale si estese fino a 6168 chilometri quadrati, diventando dieci volte più grande di prima e molte città più piccole furono incorporate nel territorio metropolitano di Shanghai. Queste città, insieme alle nuove città satellite, avevano il compito di alleggerire la pressione demografica che opprimeva il nucleo storico. Ciascuno di questi centri minori fu caratterizzato, negli anni successivi, da funzioni speciali, ed i quartieri residenziali erano organizzati in modo da evitare la costruzione di veri e propri quartieri dormitori. La politica antiurbana di Mao, come ho gia accennato prima, intendeva rinvigorire le aree extraurbane, indebolendo cosi la città di Shanghai e isolandola dallo sviluppo internzionale. Mappa di Shanghai,1907 Foto aerea di Shanghai,

19 19 Veduta di Shanghai,1938 Veduta di Shanghai,1948 Con l apertura politica ed economica negli anni ottanta, tuttavia, la città ha assunto un nuovo ruolo. Adesso Shaghai è la porta d accesso, l avamposto per la Cina e, dalla Cina, è l avamposto per il resto del mondo. Il centro urbano della regione si estende da Shanghai a Suzhou, da Wuxi, Changzhou a Zhanjiang a Nanjing e ospita quasi 160 milioni di abitanti. Queste città satellite sono centri urbani minori progettati con l idea di demolire il monolite regionale e dare nuovo vigore a Shanghai. Già negli ultimi anni ottanta, con l aiuto dell Institut d Amenagemnt et d Urbanisme de la Region de Ille de France (IAU-RIF), i cinesi scoprirono che Luijiazui Fiinancial, cioè la zona Commerciale di Pudong ad est del Fiume Huangpu, aveva il potenziale di divenire il centro di un nuovo programma si sviluppo urbano. La nuova area di Pudong, ad Est di Huangpu, ricopre un area di circa 522 chilometri quadrati, cioè quanto la metà della Shanghai storica. Distretto di Pudong, Shanghai,

20 20 Shanghai: Liliong/Grattacieli Tuttavia, approfondendo la conoscenza di queste città, chiunque avesse avuto la possibilità di esplorare città come Pechino e Shanghai in bicicletta o a piedi, avrebbe avuto la possibilità di scoprire molti aspetti affascinanti. La presenza di veri tesori dell architettura e un uso dello spazio sofisticato, sebbene nascosto e sconosciuto, che aspettava solo di essere scoperto. A Shanghai, ad esempio, all inizio del XX secolo iniziano ad emergere insediamenti residenziali di tipo Lilong, in un primo tempo come versione a maglia stretta della tradizionale casa a corte cinese e poi, nei primi anni del secolo, sotto forma di ibridazione fra la casa a corte tradizionale e le case a schiera occidentali. I modelli cinesi tradizionali più noti sono :quello settentrionale di Pechino, dove il sistema delle case a corte è distribuito da strade interne o vicoli, gli hutong, e quello delle tradizionali case a corte delle aree meridionali diffuse nelle aree attorno al fiume Yangtzi (Giallo). A Shanghai, all inizio del secolo XX, si verifica una disponibilità sempre minore di suolo urbano edificabile, quindi l aumento dei valori immobiliari e delle densità residenziali. La casa a schiera offriva una forma tipologica compatta, con un fronte su strada relativamente ristretto, mentre la casa a corte comprendeva un sistema abitativo fatto di stanze e di un grande spazio esterno recintato. Le due tipologie abitative furono combinate con una certa facilità, secondo un modello - che ricorda, per certi aspetti, le logiche dell housing tradizionale anglosassone e olandese- di quartieri residenziali bassi ad alta intensità, con gruppi o schiere di case, una attaccata all altra, servite da stretti vicoli aperti su una strada principale. Le case erano in genere a due piani e larghe tanto da contenere una o due stanze, con una corte protetta da un muro di cinta e un cancello nella parte anteriore. Nella sola Shanghai, furono costruite nei primi anni del XX secolo, diverse centinaia di migliaia di case Lilong, fenomeno che diede luogo ad una successione di stili che culminarono nelle più spaziose case suburbane degli anni Venti e Trenta. Insediamenti residenziali di tipo Lilong,Shanghai 20

21 21 Come a New York e Chicago, anche a Shanghai sin dagli anni 20 spuntano i primi grattacieli, nella cui costruzione le potenze coloniali gareggiano in una corsa verso l alto: il Park Hotel per esempio, costruito dagli inglesi nel 1932, manterrà il primato di edificio più alto dell Asia fino ai primi anni 80. Lilong e grattacieli sono dunque le tipologie che caratterizzano gli anni d oro del boom economico e demografico della città. Lilong e grattacieli, orizzontale e verticale, come due facce della stessa medaglia, sono il codice genetico di Shanghai. Nel corso degli anni 80 definendo la natura del socialismo con caratteristiche cinesi quella di liberare e sviluppare le forze produttive, Deng XiaoPing decide di puntare su Shanghai come città simbolo della rinascita economica. Per rinnovare la città storica si punta sull impresa privata secondo i principi del libero mercato: i promotori scelgono i terreni e presentano richieste di concessione per complessi mono-uso, come hotel,alloggi, uffici che soddisfano le domande di mercato e che permettono un guadagno al metro quadro non più su due o tre ma su trenta piani. L esigenza collettiva di spazi pubblici e di spazi multiuso viene ignorata, e con essa la possibilità di creare quartieri vitali e comunità sostenibili. Già 2,5 milioni di abitanti sarebbero stati espropriati dalle vecchie case a partire dagli anni 90. L indennità d esproprio permetterebbe sulla carta, di acquistare un alloggio di 90 mq al di fuori della terza circonvallazione. Quasi mai però l esproprio viene pagato per intero. Quasi mai però l esproprio viene pagato per intero. Inoltre nella maggior parte dei casi la perdità dell alloggio coincide con la perdita del lavoro,con conseguenze e costi sociali di enorme portata. Jin Mao Tower, Shanghai Oriental Pearl Tower,Shanghai Park Hotel,Shanghai 21

22 22 Oggi la rete stradale delle nuove autostrade urbane sopraelevate appare già congestionate, e può capitar di dover impiegare più di un ora per percorrer il tragitto di un chilometro. Sfrecciando ad un altezza di oltre dieci metri sui viadotti che attraversano Shanghai, l unica città che appare visibile è quella dei grattacieli. Ai loro piedi, invisibili dalle autostrade urbane, un tappeto uniforme di lilong costituisce la loro controparte fisica orizzontale. Una città doppia, di un indistinta nebulosa di grattacieli, unito alla costruzione di quartieri dormitorio sempre più grandi e new-towns satelliti per i pendolari nelle fasce periferiche della città evidenzierebbe i rischi di una riduzione che non considera tutti gli aspetti del reale e le ragioni interconnesse alla nascita e allo sviluppo della città, fino a decretare la scomparsa della metropoli il cui significato profondo sta nella complessità tra le cose. La sfida che si presenta alla Shanghai contemporanea è riavvicinare grattacieli e lilong uscendo dalla logica di opposizione che vede i secondi come il nemico da annientare, e tornare invece a considerarli come i due elementi fondativi della propria identità, in vista anche dell expo universale del 2010 che si terrà a Shanghai, ciò potrebbe rappresentare sicuramente una grande occasione, una nuova stagione critica in cui la risposta alla molte contraddizioni e alle questioni aperte dalle recenti e troppo veloci trasformazioni deve essere: qualità. Vedute area, Grattacieli, Lilong e Autostrade urbane sopraelevate, Shanghai 22

23 23 Beijing Pechino divenne capitale nel 1403 sotto la dinastia Ming. Durante gli ultimi seicento anni, nella Inner City di Pechino, cioè la città delimitata delle mura costruite dalla dinastia Ming, dominava la dimensione orizzontale; una città per pedoni e, nei tempi recenti, per le biciclette, dalle strade ombreggianti e i vicoli ventilati e raccolti con le case a corte ad un Piano. Il successivi confini e le perimetrazioni che Pechino ha assunto in tremila anni di storia si riferiscono sempre all impianto originario e fondativi della città di Ji, costruita secondo l ideale modello numerologico delle 9x9 porte, per cui la perfezione celeste si rappresentava attraverso un manufatto quadrato. In quel modo anche la suddivisione dei quartieri sarebbe stata più agevole. A partire da questo momento storico della città, il suo palazzo reale proibito, sarebbe stato il primo recinto generativo e propulsivo per i recinti successivi fino ad arrivare al noto perimetro a T rovesciata, conservato stabilmente dalla dinastia Manchu, che oggi è occupato dal secondo anello stradale costruito fra il 1974 e i primi anni 90. L intera forma urbana, rachiusa da un sistema di canali e mura dagli accessi controllati era suddivisa in una intera griglia regolare di strade. Ogni quadra,così formata, era suddivisa da stretti vicoli rettilinei, detti hutong,orientati in direzione est-ovest. Ciascun hutong permetteva l accesso alle singole unità abitative: le tradizionali case a corte(siheyuan), ad un piano, basse e diffuse. Questo genere di reticolo orientato verso l interno era il risultato dell ideologia del sistema politico cinese, basato principalmente su unità familiari, piuttosto che su vere comunità urbane. Queste costituivano il tessuto principale di Pechino ed erano la residenza dell aristocrazia e della burocrazia imperiale. La fondamentale legge urbanistica vigente, riguardava l altezza delle costruzioni che non potevano superare quella della Città proibita, ad eccezione dei Templi. 23

24 24 Hutong, Beijing Evoluzione storica degli Siheyuan Schema e vista degli Siheyuan, Beijing 24

25 25 Ri-costruzione Lo schema della città imperiale, della città palazzo, lo sviluppo degli assi centrali, il sistema degli Hutong e delle case a corte, l unità e varietà sia formale che cromatica, l equilibrio fra pianificazione formale e paesaggio naturale sono quello che, oggi, si tenta di preservare di una Pechino storica che ha rischiato di scomparire. Con la riforma comunista i vecchi simboli sono abbattuti, le imponenti mura esterne che cingono la città, sono demolite per migliorare il traffico e costruire un anello di circolazione ma, soprattutto per cancellare la storia imperiale. Degli ottomila monumenti censiti al momento della liberazione poco più di un centinaio sono conservati. Il suo tessuto originario, negli ultimi quindici anni, è stato sostituito, in molte sue parti, da blocchi di edifici alti sei piani ed oltre. Dall alleato sovietico viene importato lo stile socialista nell architettura cinese. Il regolamento edilizio, istituito ufficialmente nel 1987, che fissava l altezza degli edifici nella Città Storica a non più di tre piani, sotto la spinta del mercato e delle istanze dell economia delle costruzioni è stato messo in discussione. Costruendo una nuova società urbana aperta, secondo uno stile globale e demolendo la vecchia struttura, sarà sepolto il modo di vivere consolidato ed ognuno dovrà adattarsi ad un mondo assolutamente estraneo. La rapida modernizzazione chiede anche nuove forze lavoro, così migliaia di lavoratori provenienti da diverse parti del paese (soprattutto campagne) accorrono verso la capitale. La popolazione, notevolmente aumentata, è diventata internazionale e si modifica anche la struttura sociale, comprendente la fiorente classe media che crede in una nuova società per la cui realizzazione lavora (livello istruì elevato, ricchi),gli emigranti, o nuova classe lavoratrice, da tutto il paese, portatori di lingue, culture, e stili di vita diversi (scarso livello di istruzione, classe lavoratrice, poveri), infine gli emigranti internazionali che fanno di Pechino una città globale. La crescita è vertiginosa, la popolazione aumenta di trecentomila abitanti l anno, il traffico paralizza la città nelle ore di punta, mentre si continuano a costruire nuove strade sopraelevate e raccordi. La mancanza di spazi privati ben definiti e la forzata vita collettiva, hanno creato comunità distinte da regole e abitudini. Le strade sono il luogo di relazione, qui i bambini giocano, mentre gli adulti mangiano, si lavano o dormono. Tutti i margini tra i vecchi quartieri e gli ampi viali sono ora, un infinito susseguirsi di attività commerciali, la cui continuità è interrotta solo dalla presenza dei bagni di quartiere. In altre zone, interi brani di città sono stati cancellati. Senza alcun preavviso o notifica da parte delle autorità competenti, ma solo con l'avviso dipinto sul muro Chai, demolizione(vedi sotto), gli abitanti sono condannati allo sfratto coatto. 25

26 26 Ogni giorno isolati di case ad un piano vengono abbattuti, gli abitanti sono convinti a trasferirsi nelle periferie in appartamenti dotati d ogni comodità, mentre al posto delle loro residenze vengono costruiti nuovi edifici. In senso verticale, la città è sempre più dominata da edifici multipiano per uffici o ad uso commerciale che formano una specie di territorio semi-privato. Da una densità di tipo estensivo di bassa altezza si preferisce un modello intensivo. La quadra pechinese in passato caratterizzata dall alternanza tra i pochi vuoti dei vicoli e i pieni delle tradizionali case a corte, ma soprattutto dai concetti di enclave e vicinato, lascia il posto a gruppi di torri a densità variabile, circondati da mura con pochi e controllati punti d accesso, in linea con la tendenza statunitense della gated community. Siamo di fronte a una riproposizione del modello di città murata medievale, seppur in termini moderni. Infatti, l idea di città, di città commerciale sottintendeva una forte dicotomia semiologia: selvaggio indica colui che vive nella foresta, civile, etimologicamente, colui che vive nella città. Le città costituiscono la rete complessa del sistema commerciale regionale, e le università i loro poli emergenti del sapere. Città murata medioevale, Cittadella 26

27 27 Scadenze La crescente euforia per il proprio sviluppo, contrassegnato da eventi come i giochi Olimpici del 2008, potrebbe accelerare ulteriormente questo processo. E questa la scadenza che la capitale cinese si è imposta per entrare a pieno diritto nella modernità. Il programma degli amministratori prevede una trasformazione drastica dell assetto cittadino, rendere l Olimpiade pechinese un punto chiave per il futuro. Le priorità sono molte dall abbassamento dei livelli d emissioni inquinanti al miglioramento dell immagine della città, che è, ora quella di un enorme cantiere a scala metropolitana: è in quest ottica che bisogna leggere i provvedimenti riguardanti l uso di fonti energetiche alternative per i trasporti pubblici, il salvataggio della città storica attraverso la salvaguardia di venticinque zone del centro, ma il dubbio riguarda il tipo di conservazione che si vuole attuare. La tendenza è riportare il tessuto storico ed i monumenti al momento pre-rivoluzionario, in una logica del com era, dov era. Le poche case a corte superstiti vengono rigenerate, ripulite dalle aggiunte degli ultimi cinquanta anni per essere affittate a residenti stranieri, per essere utilizzate come locali notturni glamour, o semplicemente per essere adibite a musei. Lungo tutto il secondo anello della città si ristrutturano le antiche mura e le porte. Per i monumenti distrutti all inizio degli anni Settanta, durante la Rivoluzione Culturale, il principio è quello ambiguo della ricostruzione, utilizzando foto e dipinti del passato. Ma Pechino non è solo questo. Pechino sopravvive in quei pezzi di città dove si sono riusciti ad evitare violenti cambiamenti, come l ex fabbrica 798, occupata da atelier ed artisti, librerie, negozi e diventata punto di riferimento per la vita culturale cittadina. Pechino è rappresentata da tutti quegli studi locali, dal background occidentale, che vogliono riappropriarsi della città, persa nella sfida con gli studi di business architecture, quantità piuttosto che qualità. La prima Biennale d Architettura di Pechino, del Settembre 2004, ha tentato di convogliare questi sforzi e di creare un punto d unione tra progettisti orientali ed occidentali: un programma poco chiaro e una selezione discutibile hanno prodotto un risultato confuso, una convivenza impossibile tra architettura di qualità ed operazioni commerciali a larga scala. Le fratture ci sono e devono essere risolte, ma la via verso il dialogo è aperta: il progetto è fare della capitale cinese un luogo di riflessione fra diversi mondi. Ex-Fabbrica 798,veduta esterna,inter 27

28 28 Mutazioni: Comunità recintate e stratificazioni sociali Le città cinesi oggi stanno diventando rapidamente generiche, il fenomeno più impressionante dell espansione urbanistica e dello sviluppo odierno in Cina, è la scomparsa delle forme urbane e delle caratteristiche culturali locali. L espansione urbana ha determinato non solo una crescente gentrification, ma anche nuove segregazioni sociali e nuove divisioni economiche, nonostante una densità ed un movimento così spettacolare, si osserva la decadenza di stili di vita, originariamente ricchi e diversificati, rapidamente sostituiti dal modo di vivere della nuova classe media che si uniforma ad uno stile di vita globale. La contraddizione fondamentale è la necessità di destreggiarsi tra condizioni locali e le nuove realtà economiche, sociali e politiche globalizzate. Negli ultimi anni, numerosi santuari a forma di uovo sono stati costruiti per i nuovi ricchi della Cina e punteggiano i quartieri periferici. Il mare informe di cemento viene spazzato via, al suo posto si insinuano agglomerati di comunità recintate, campi da golf e country club si moltiplicano e fanno da raccordo tra le piste di asfalto. Costeggiando i muri si può intravedere il mondo che questi nascondono grazie a grandi cartelloni affissi ad intervalli regolari. I manifesti mostrano uomini d affari felici e giovani famiglie intente a svolgere i normali lavori domestici tipici dello stile di vita dei quartieri suburbani occidentali (o piuttosto tipici degli americani bianchi), tali manifesti convogliano un messaggio molto persuasivo e diretto: all interno dell area recintata la sicurezza ed il benessere della tua famiglia e di tuo figlio sono garantiti. Una volta ottenuti i mezzi per poter acquistare una casa come quella della pubblicità, l obiettivo primario sembra quello di poter avere uno stile di vita familiare; il secondo obiettivo è quello di ritirarsi dietro ad un muro, essere protetti dalla realtà di inquinamento e affollamento della città cinese. Più ci si allontana dalle città e più i centri abitati diventano verdi. Manifesti pubblicitari di nuove città satellite in costruzione 28

29 29 Il fenomeno della fortificazione sta prendendo piede in tutto il mondo, seppur in forme diverse: in Sud-America esiste un paese circondato da filo spinato a telecamere, negli Stati Uniti la comunità per anziani sono circondate dal deserto e in Europa gli operatori immobiliari hanno dato via alla costruzione di quartieri protetti da mura e fossati per far fronte alla richiesta di isolamento, alla necessità di sentirsi sicuri, alla voglia di vivere in comunità. Nell architettura e nell urbanistica cinese il muro è sempre stato un mezzo fondamentale per delimitare il tessuto edilizio e mettere in evidenza le strutture sociali e renderle tangibili. Dalle corti (sequential) della Cina imperiale alle linee omogenee delle fabbriche comuniste (danwei), il quartiere è stato sempre considerato il componente base della società. La città pre-comunista era formata da comunità costituite da membri del medesimo clan, con la medesima posizione e la stessa professione. Ogni individuo era parte di tale comunità protetta da mura. La vita del nobile si svolgeva all interno della propria corte, quella del cittadino non-nobile all interno di un settore sovraffollato delle hutong ed ogni contadino cinese era protetto e circondato dalla Grande Muraglia. Con la nascita della Repubblica Popolare Cinese si erigono muri grigi in cemento a circondare le aree industriali. Tali muri non servono più per proteggere, ma per tracciare confini politici. Si costruiscono quindi i primi quartieri nettamente separati dal resto della società, formati da piccoli gruppi di lussuosi alti condomini. Nel momento in cui le personalità illustri della Cina, in cerca di privacy e lusso cominciarono ad occupare tali appartamenti, il libero mercato edilizio e le comunità recintate sono già una realtà. La massiccia immigrazione dalle campagne ha, a sua volta, come conseguenza, città sovraffollate, servizi pubblici insufficienti, periferie in espansione e imminenti disordini sociali. La nuova elitè che vuole dissociarsi dalle masse, scappare dalla realtà urbana caotica e dall inquinamento, se ne trova invece completamente circondata. Per ogni fascia del mercato viene realizzata una comunità specifica. A determinare lo status della proprietà sono una serie di fattori combinati tra loro: la posizione, i servizi, lo stile architettonico, solitamente una variazione sul tema del cosiddetto Eurostyle. Tutto ciò lascia spazio per l aggiunta di un certo numero di optional come il parcheggio, il circolo, un area verde. 29

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