Fungicoltura e florovivaismo

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche e Vascolari Medicina del Lavoro Laboratorio di Ergonomia Fungicoltura e florovivaismo valutazione del rischio biomeccanico per il rachide e l arto superiore e patologie correlate

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3 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche e Vascolari Medicina del Lavoro Laboratorio di Ergonomia Parte Prima Fungicoltura e florovivaismo: valutazione del rischio biomeccanico per il rachide e l arto superiore e patologie correlate

4 Impaginazione, grafica e stampa: C.F.P. snc - Limena (Padova)

5 Con l emanazione del D. L.vo 81/2008 i rischi derivanti dalla movimentazione manuale carichi e dai movimenti ripetuti sono diventati oggetto di maggiori controlli e attenzioni anche nel settore agricolo. Le malattie professionali, dovute alla MMC ed ai MR, sono in forte aumento nel nostro settore. Per indagare il fenomeno ed agevolare le valutazioni dei rischi nel comparto, la CIA di Padova, in collaborazione con il dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica Scuola di Medicina del Lavoro dell Università di Padova, patrocinati dalla CCIAA, ha elaborato un progetto per la stesura di protocolli di sorveglianza sanitaria e controllo dei rischi nella MMC e MR dei settori fungicolo e florovivaistico. La scelta di tali settori è dovuta alla loro ampia diffusione nella nostra provincia ed in quelle contermini e al fatto che, in pubblicazioni simili, presenti in letteratura, mancassero in particolare questi ambiti. Proprio la mancanza di letteratura nei settori specificati ha reso questo lavoro più difficile ma, nel contempo, più stimolante oltre che doveroso. Fernando Zilio Presidente della Camera Commercio Padova Claudio D Ascanio Presidente CIA Padova 3

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7 PREMESSA Le patologie da sovraccarico biomeccanico risultano da alcuni anni in tale aumento da esser estate definite, nel 2003, dall Organizzazione Mondiale della Sanità la causa più comune di disabilità fisica che colpisce centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Esse comprendono patologie muscolo scheletriche (MusculoSkeletalDisorders - MSD), cioè lesioni o alterazioni di muscoli, nervi, tendini, articolazioni che sono causate, precipitate o esacerbate da sforzi improvvisi o esposizione prolungata a fattori fisici come movimentazione manuale di carichi, ripetitività dei movimenti, applicazione di forza, mantenimento di posture incongrue e esposizione a vibrazioni (NIOSH, 1997); nel caso in cui l esposizione a tali fattori avvenga in ambito lavorativo si parla di patologie muscolo scheletriche lavoro-correlate (Work-Related MSD - WRMSD), per sottolinearne l eziologia multifattoriale. La movimentazione manuale dei carichi, così come definita all art. 167 del D.Lgs 81/08, è l insieme di operazioni di trasporto o di sostegno di un carico a opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, che per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari. Nel settore agricolo sono numerose le operazioni che espongono al rischio di movimentazione manuale dei carichi. Questo rischio determina la possibilità di alterazioni a carico della colonna vertebrale, in particolare al tratto dorsolombare. In tale ambito è inoltre presente il rischio di sovraccarico biomeccanico dell arto superiore, causato da operazioni caratterizzate da elevata ripetitività e frequenza dei movimenti, utilizzo di forza, posture scorrette e inadeguati o assenti periodi di recupero. Oltre a questi fattori ve ne sono altri quali l utilizzo di strumenti vibranti, attrezzi da lavoro non ergonomici, uso di guanti inadeguati e l esposizione a basse temperature che, in concorso con i principali, possono essere responsabili dell insorgenza o aggravamento di disturbi/patologie muscoloscheletriche. 5

8 Malattie Professionali ed Infortuni sul lavoro nel settore agricolo Il settore agricolo italiano impiega circa lavoratori (ISTAT 2008), di cui poco più della metà è costituito da lavoratori autonomi. Negli ultimi anni il numero degli addetti si è notevolmente ridotto a causa della crisi economica, che in questo ambito ha avuto un impatto particolarmente pesante (circa aziende hanno cessato l attività nel 2009 con un calo della produzione del 3,8%). I dati INAIL sulle malattie professionali relativi al periodo dimostrano, a livello nazionale, un incremento delle denunce di Malattia Professionale (M.P.) pervenute all Istituto in tutte e tre le Gestioni ( Agricoltura, Industria e Servizi e Dipendenti Conto Stato ). A fronte di un aumento complessivo di circa il 60% del numero di M.P. denunciate all INAIL (passando da nel 2006 ad oltre nel 2010), nella Gestione Agricoltura le M.P. denunciate risultano essere più che quadruplicate (passando da a 6.380). L Istituto in media riconosce circa il 45% delle M.P. denunciate in Agricoltura, il 39% circa in Industria e Servizi ed infine il 19% circa nei Dipendenti Conto Stato. Sono le patologie muscolo-scheletriche dell arto superiore e le patologie cronico-degenerative del rachide a costituire il maggior problema nelle realtà produttive agricole. Le tecnopatie da sovraccarico biomeccanico, inferiori per volume di denunce a quelle dell Industria e Servizi (7.971 contro nel 2011), sono le vere protagoniste dell incremento del numero di denunce per malattia professionale registrato negli ultimi anni. Rispetto alle denuncie del 2007 (1650) le segnalazioni all Istituto sono quasi quintuplicate (+383%, contro il +42% dell Industria e Servizi). L esame degli indici d incidenza delle malattie professionali denunciate per la gestione agricoltura, contenuti nella Tabella I, in riferimento all insieme dei due sessi e al totale delle malattie, mostra il generale forte aumento (dall 1,39 per 1000 del 2005 al 7,16 del 2010) subito dall indice nel breve periodo considerato. Maggiormente rappresentata è la patologia a carico dell apparato muscolo-scheletrico, che nell ultimo decennio ha preso il sopravvento sulla ipoacusia da rumore e sulle malattie respiratorie. 6

9 Tabella I Tassi d incidenza delle malattie professionali (malattie x 1000 occupati) nel settore agricolo in Italia, per tipo di tecnopatia e sesso negli anni indicati Tipo di malattia Maschi Malattie osseo-articolari e muscolo-tendinee 0,592 0,651 1,002 1,240 2,861 1,739 muscolo-tendinee Ipoacusia da rumore 0,401 0,418 0,404 0,399 0,526 0,814 Melanie respiratone 0,155 0,159 0,165 0,192 0,241 0,261 Tumori 0,444 0,022 0,047 0,027 0,045 0,061 Malattie cutanee 0,033 0,031 0,026 0,034 0,049 0,033 Disturbs psictuci da stress o,003 0,001 0,005 0,002 0,003 0,002 lavoro-correlato Totale 1,228 1,282 1,649 1,893 3,726 5,892 Femmine Malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee ipoacusia da rumore 0, ,188 Malattie respiratorie ,267 Tumori 0,028 0, ,017 Malattie cutanee 0,038 0, , ,078 Disturbi psichici da stress ,004 Totale , , Maschi e femmine Malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee 0,853 0, Ipoacusia da rumore 0,298 0, ,635 Malattie respiratorie 0, ,283 Tumori Malattie cutanee Disturbi psichici da stress lavoro-correlato 0,003 0, ,002 Totale 1, _782 2_ ,180 Considerando più in dettaglio gli indici della Tabella I, emerge con chiarezza come il tasso d incidenza delle malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee dei lavoratori agricoli sia sistematicamente, e in misura considerevole, superiore a quello delle altre tecnopatie nell ambito di ognuno dei due sessi. Inoltre è immediato riscontrare, per det- 7

10 te patologie, le rilevanti disparità tra lavoratori e lavoratrici, a tutto svantaggio di queste ultime: infatti, il valore dell indice d incidenza nel 2010 è per le femmine circa il doppio di quello maschile (9,69 per 1000 contro il 4,74). Tabella II - Principali tipologie di malattie professionali denunciate (anni manifestazione ). Nel Veneto, nel 2010, le malattie professionali denunciate in agricoltura sono state 153 (il 2,4% del totale nazionale), di cui più della metà sono non tabellate, in particolare affezioni dei dischi intervertebrali e tendiniti. Oltre ai dati INAIL, un importante fonte informativa sono le segnalazioni di malattie professionali che arrivano ai Servizi di Vigilanza delle ULSS del Veneto. Negli ultimi anni, l incremento delle segnalazioni ha riguardato le malattie muscolo scheletriche, mentre le ipoacusie sono in continua diminuzione. Nel biennio sono state infatti segnalate agli Spisal del Veneto patologie da rischi di natura ergonomica, delle quali solamente 20 per quel che riguarda il settore agricolo. Tra le tecnopatie di più frequente riscontro rientrano le affezioni dei dischi intervertebrali, la sindrome del tunnel carpale, la tendinite dei flessori radiale e ulnare del carpo, la tendinite del flessore delle dita, la sindrome del canale di Guyon, l epicondilite, la tendinite della 8

11 cuffia dei rotatori, la sindrome dello stretto toracico, la sindrome da tensione cervicale, le cisti gangliari, la sindrome di De Quervain, il dito a scatto. L esposizione dei lavoratori al sovraccarico biomeccanico, oltre a poter determinare l insorgenza di malattie professionali, può essere la causa di infortuni sul lavoro, localizzati per lo più a livello del rachide: gli infortuni a carico della colonna dovuti al sovraccarico biomeccanico riconosciuti dall INAIL nel settore agricolo nel 2005 con inabilità temporanea sono stati 4102, mentre quelli con ernie discali ed esiti permanenti sono stati 477. Nel 2009 all interno del settore agricolo italiano (fonte banca dati INAIL) sono avvenuti infortuni indennizzati, con 115 decessi; nel 2005 erano stati , di cui 139 mortali. Questi numeri testimoniano la rilevanza del fenomeno infortunistico in tale ambito, anche se in un quadro di riduzione degli eventi. Nel 2009 il 66,5% degli infortuni ha riguardato lavoratori autonomi (coltivatori diretti), il 33,5% lavoratori dipendenti. Nel Veneto nello stesso periodo ( ) si è registrata una diminuzione degli infortuni da a 3.644, pari a %, e i decessi sono passati da 12 a 7 (- 41.7%). Si tratta di valori in linea con l andamento complessivo italiano. La maggior parte degli infortuni sono imputabili alla forma di accadimento schiacciato da e colpito da. La trattrice è la causa del 60% di tutti i casi mortali e del 30% degli invalidi permanenti. Proprio per la rilevanza del fenomeno, il Piano regionale agricoltura prevede tra i suoi obiettivi il contrasto degli infortuni gravi e mortali. Bisogna comunque sottolineare che in ambito agricolo, il fenomeno infortunistico è sottostimato in quanto le statistiche INAIL rilevano solamente gli infortuni dei lavoratori autonomi con attività agricola prevalente (Legge 243/93). Tenuto conto del problema di salute emergente in agricoltura e della mancanza di linee di indirizzo sulle misure di prevenzione e protezione dai rischi da sovraccarico biomeccanico in tale settore sono stati intrapresi degli studi per ricostruire i profili di tale rischio nelle attività di funghicoltura e di florovivaismo, le misure di prevenzione e gestione del rischio, nonché le buone prassi ergonomiche. 9

12 Difficoltà della valutazione del rischio e della sorveglianza sanitaria in agricoltura In ambito agricolo è indubbia la difficoltà nel descrivere le fasi di lavorazione e i rischi biomeccanici presenti ad esse connessi, a causa della notevole variabilità dei processi produttivi, del loro andamento stagionale e della scarsità di riferimenti utili in letteratura. Il lavoro e l esposizione al rischio da sovraccarico biomeccanico dipendono dalla mansione svolta e, nell ambito della stessa mansione, variano notevolmente in intensità e durata. Non risulta quindi possibile identificare una giornata tipo, sulla base della quale ricostruire una valutazione dell esposizione rappresentativa di tutte le attività svolte. Ci troviamo di fronte a numerose sorgenti di variabilità che portano a identificare moltissimi compiti, la maggior parte dei quali in grado di comportare un sovraccarico biomeccanico delle strutture muscoloscheletriche. Inoltre a causa della peculiarità strutturale (aziende di piccole o piccolissime dimensioni spesso a conduzione familiare, molti lavoratori autonomi e stagionali in prevalenza stranieri, sovrapposizione diffusa tra ambienti di lavoro e di vita) la gestione della sicurezza si presenta complessa e non tutti i potenziali problemi di salute correlati al lavoro vengono adeguatamente individuati. MATERIALI E METODI Lo studio è stato effettuato in 3 fungaie e in 19 vivai, siti in territorio veneto. All interno del ciclo di coltivazione di funghi Pleurotus il rischio da movimentazione manuale di carichi è stato valutato nelle fasi di insaccatura (o semina), di carico delle serre di produzione, di confezionamento dei bancali e di scarico delle serre di produzione. All interno del ciclo di coltivazione di funghi Champignon il rischio da movimentazione manuale di carichi è stato valutato durante la fase di confezionamento dei bancali e il rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori nell attività di raccolta. Infine, in ambito vivaistico e florovivaistico il rischio da movimentazione manuale di carichi è stato valutato nelle fasi che prevedono lo spostamento delle piante, come le attività di messa a dimora e vendita. 10

13 Per ricostruire gli indici di rischio da movimentazione manuale di carichi e da movimenti ripetitivi degli arti superiori sono stati raccolti i dati di produzione e dell organizzazione del lavoro quali: quantitativi di prodotto raccolto nella giornata lavorativa, quantitativi raccolti in kilogrammi dal singolo lavoratore nella giornata lavorativa e nel singolo ciclo di lavoro, tipologia e numerosità dei carichi movimentati per classe di peso, frequenza dei sollevamenti, rilevazione delle distanze orizzontali e delle altezze nelle varie condizioni operative, caratteristiche dell ambiente, durata dei tempi di lavoro, attesa e pause, con la loro distribuzione nel turno. Con una telecamera sono quindi state effettuate videoriprese rappresentative delle azioni di raccolta di Champignon. Per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide si è fatto riferimento alla norma tecnica ISO (NIOSH 93 e successive integrazioni) di cui all allegato XXXIII del D.Lgs 81/08, utilizzando il software modello semplificato per la valutazione del rischio da movimentazione manuale di carichi progettato su un foglio di calcolo Excel da Daniela Colombini, Enrique Alvarez-Casado, Marco Cerbai, Enrico Occhipinti, Marco Placci, Thomas Waters. Per quel che riguarda il rischio da movimentazione manuale dei carichi (MMC), è importante capire se il livello di rischio calcolato (indice di rischio), secondo la norma tecnica ISO (NIOSH 93 e successive integrazioni) di cui all allegato XXXIII del D.Lgs 81/08, sia superiore a 1, con obbligo conseguente di sorveglianza sanitaria. Per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori si è fatto riferimento alla norma tecnica ISO di cui all allegato XXXIII del D.Lgs 81/08, utilizzando la Check-list OCRA. RISULTATI Vengono riportati in maniera sintetica la descrizione delle attività effettuate, i dati di produzione per tipologia di attività analizzata, gli indici di sollevamento calcolati per genere e classi di età con evidenza dei fattori critici emersi, le indicazioni sulle misure di prevenzione già adottate e suggerite con gli effetti (simulati) sull indice di rischio. 11

14 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI COLTIVAZIONE PLEUROTUS 1. FASE DI INSEMINAZIONE O INSACCAMENTO La fase di inseminazione (o di insaccamento) prevede il confezionamento meccanizzato di circa sacchi di 21 Kg di compost al giorno, rivestiti di polietilene trasparente. La macchina è caricata del compost grazie alla presenza di una pala di carico posteriore e i sacchi, una volta confezionati, sono scaricati dalla stessa sopra una rulliera posta anteriormente. I sacchi sono spostati manualmente dalla rulliera ad appositi scaffali metallici, del peso di 42 Kg ciascuno. Sono caricati circa 200 scaffali al giorno e ogni scaffale viene riempito con otto sacchi, disposti in 2 file da 4 sacchi ciascuna. Il primo scaffale, posto a terra, viene trascinato di fronte alla macchina e caricato; su di esso viene successivamente posto un altro scaffale dello stesso tipo, che viene sollevato e spostato manualmente da due persone e poi caricato. In una giornata lavorativa quindi 100 scaffali saranno trascinati a terra e 100 saranno sollevati e spostati. Gli scaffali sono poi trasferiti a gruppi di 4, mediante muletto, all interno delle serre d incubazione. N addetti: 2. Ore lavoro: 8. Ogni sacco pesa 21 Kg, ogni scaffale pesa 42 Kg. Ogni lavoratore sposta manualmente ca. 800 sacchi/die. Vengono prodotti sacchi/die e 200 scaffali/die da tutto il gruppo. I sacchi da 21 Kg vengono sollevati 1 volta da un singolo operatore; gli scaffali da 42 Kg vengono sollevati 1 volta da 2 operatori. Altezza da terra all origine: un sacco (21 Kg) cm. Altezza da terra alla destinazione: un sacco 45cm (appoggio sullo scaffale posto a terra) e 115 cm ca. (appoggio sul secondo scaffale). 12

15 Distanze orizzontali: all origine 30 cm, alla destinazione tra 25 cm a oltre 63 cm. Tutto il gruppo effettua: 1600 sollevamenti per la classe di 21 Kg. 2. FASE DI RIEMPIMENTO DELLE SERRE DI PRODUZIONE I sacchi, al termine dell incubazione, sono sistemati nella definitiva posizione di produzione. In ogni serra di produzione sono posti circa 800 sacchi. Con 1600 sacchi vi è quindi il riempimento di due serre. Gli scaffali sono prelevati a gruppi di due e spostati con il muletto dalla serra di incubazione alla serra di produzione; i sacchi sono presi manualmente dagli scaffali e posti per 2/3 a terra verticalmente e per 1/3 sospesi orizzontalmente (ogni due sacchi verticali ne viene posto uno orizzontale al di sopra), lasciando un corridoio centrale di passaggio all interno della serra. Il movimento compiuto dagli addetti in questa fase di movimentazione varia a seconda che il sacco sia prelevato dallo scaffale superiore oppure dallo scaffale inferiore e, in entrambi i casi, a seconda che il sacco sia posizionato a terra verticalmente oppure sospeso orizzontalmente. N addetti: 2. Ore lavoro: 3. Ogni sacco pesa 21 Kg. 13

16 Ogni lavoratore sposta manualmente ca. 400 sacchi/die. I sacchi da 21 Kg vengono sollevati 1 volta da un singolo operatore. Altezza da terra all origine: compresa tra 45 cm (sacco prelevato sullo scaffale inferiore) e 115 cm (appoggiato sullo scaffale superiore). Altezza da terra alla destinazione: un sacco 45cm (appoggio a terra verticalmente) e 65 cm (appoggio su altri due sacchi orizzontalmente). Distanze orizzontali: all origine 30 cm ca., alla destinazione 30 cm ca. Tutto il gruppo effettua: 800 sollevamenti per la classe di 21 Kg. 14

17 3. CONFEZIONAMENTO BANCALI CON CASSETTE PER ALI- MENTI CONTENENTI FUNGHI I funghi sono raccolti con movimento a strappo e disposti in apposite cassette. Le cassette arrivano ad assumere un peso di 2-3Kg a seconda della pezzatura dei funghi e, una volta riempite, sono caricate a gruppi di 3-4 su un bancale inizialmente vuoto, fino ad ottenere delle pile costituite da 13 cassette sovrapposte. Ogni operatore trasporta circa 150 cassette al giorno. Tutte le serre portano ad una produzione totale di circa 900 cassette al giorno. N addetti: 6. Ore lavoro: 8. Ogni cassetta pesa 2-3 Kg, cassette prese a gruppi di 3-4 (12 Kg). Ogni lavoratore sposta manualmente ca. 150 cassette. Vengono prodotte e movimentate circa 900 cassette/die da circa 3 persone. Le cassette vengono sollevati 1 volta da un singolo operatore; gli scaffali da 42 Kg vengono sollevati 1 volta da 2 operatori. Altezza da terra all origine: 20 cm. Altezza da terra alla destinazione: altezza variabile da 37 a 133 cm. Distanze orizzontali: all origine 30 cm, alla destinazione tra 40 cm a 45 cm. 15

18 4. SVUOTAMENTO DELLE SERRE DI PRODUZIONE I sacchi sono presi manualmente a livello del loro bordo superiore e posti all interno di un cassone trasportato con muletto. Si formano pile costituite da 3 sacchi verticali e un sacco posto orizzontalmente. Il cassone viene successivamente spostato con muletto. Questa operazione è effettuata da un singolo addetto. N addetti: 1. Ore lavoro: 3. Ogni sacco pesa 21 Kg. Ogni lavoratore sposta manualmente ca. 800 sacchi/die. Altezza da terra all origine: compresa tra 58 cm (sacco prelevato da terra) e 67 cm (prelevato da posizione sospesa al di sopra di altri sacchi). Altezza da terra alla destinazione: compresa tra 108 cm (sacco lasciato cadere sul fondo del cassone) e 135 cm (sacco appoggiato sopra gli altri all interno del cassone). Distanze orizzontali: all origine cm, alla destinazione cm. 16

19 COLTIVAZIONE CHAMPIGNON CONFEZIONAMENTO DEI BANCALI Due operatori raccolgono le cassette dal corridoio e le portano all uscita della serra, dove viene confezionato il bancale, secondo diverse modalità. Ogni operatore prende 3 cassette contemporaneamente da una pila di 6 e le appoggia su un carrello, poi ripete l operazione con le tre cassette rimanenti dalla pila originale. Su ogni carrello vengono poste circa 9 cassette. Le cassette sono poi spostate a gruppi di 3 dal carrello per costruire un bancale. In alternativa le cassette sono prese direttamente da terra a gruppi di tre e utilizzate per il confezionamento del bancale, senza l utilizzo del carrello. Ogni bancale è formato da cassette, disposte in 8 pile da 14 casse. Ogni pila può essere suddivisa in 4 strati da 3 cassette e 1 strato da 2 cassette, facendo riferimento alla modalità di confezionamento del bancale stesso. Il bancale è costituito, al termine del confezionamento, da 2 file da 4 pile ciascuna. Ogni operatore adibito a questa mansione confeziona circa 4 bancali/die, movimentando: 120 casse da 3 Kg (1 bancale), 120 casse da 2 Kg (1 bancale) e 240 casse da 2,5 Kg (2 bancali). N addetti: 2. Ore lavoro: 6. Ogni operatore movimenta: 32 gruppi di casse da 9 Kg, 64 gruppi di casse da 7,5 Kg, 40 gruppi di casse da 6 Kg, 16 gruppi di casse da 5 Kg, 8 gruppi di casse da 4 Kg. Ogni gruppo di casse viene movimentato 2 volte. Altezza da terra all origine: compresa tra i 20 e i 103 cm (cassette prese da terra o dal carrello). Altezza da terra alla destinazione: compresa tra i 26 cm e i 169 cm. Distanze orizzontali: all origine tra 35 cm a 48 cm, alla destinazione tra 32 cm a 60 cm. 17

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21 PRODUZIONE IN VIVAIO DI PIANTE IN VASO La movimentazione manuale dei carichi avviene nella fase di trasporto delle piante in vaso dal luogo dell invasatura all ombraio o vivaio (messa a dimora) e nella fase di trasporto delle stesse dal vivaio al luogo di carico per la vendita. La messa a dimora avviene meccanicamente, mediante l utilizzo di un muletto: su un bancale sono caricate le piante, impugnandole a livello del fusto con una mano a circa 85 cm dal suolo o a livello del vaso secondo il tipo di pianta e posizionandole parzialmente sovrapposte una all altra in 4 livelli differenti. Una volta trasportate al vivaio o ombraio le piante sono scaricate appoggiandole a terra e trasportate a gruppi di 1 o 2 per mano fino alla loro posizione definitiva (fino a 15 m di distanza). Nelle giornate di picco si possono trasportare e mettere a dimora fino a 500 piante per operatore, mentre in condizioni di normalità sono messe a dimora circa 350 piante per operatore. In fase di vendita il trasporto della pianta avviene mediante muletto: il trasporto dal luogo della messa a dimora al muletto avviene impugnando le piante a livello del fusto o a livello del vaso e trasportando una pianta per singola mano. Sul bancale sono caricate le piante, posizionandole parzialmente sovrapposte una all altra in 4 livelli differenti. Una volta spostate vicino al mezzo di trasporto, la cesta meccanica viene posta al livello del pianale di carico e le piante vengono caricate. La quota di piante venduta è molto variabile, con una vendita in media di circa vasi con diametro di 24 cm ogni 3 giorni lavorativi. N addetti: 2-3. Ore lavoro: 8. Ogni operatore movimenta circa: 38 piante da 3 Kg, 46 piante da 6 Kg, 54 piante da 7 Kg, 23 piante da 12 Kg, 8 piante da 14 Kg, 46 piante da 21 Kg, 12 piante da 24 Kg e 20 piante da 28 Kg. Ogni pianta viene movimentata 1 volta. Altezza da terra all origine: compresa tra 25 cm e 140 cm a seconda del tipo di pianta (pianta in vaso, pianta ad alto o a basso fusto) e dell origine stessa (bancale o suolo). 19

22 Altezza da terra alla destinazione: compresa tra 25 cm e 140 cm a seconda del tipo di pianta e dell origine stessa. Distanze orizzontali: all origine comprese tra 30 cm a oltre i 63 cm, alla destinazione tra 30 cm a 40 cm. 20

23 MOVIMENTI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI RACCOLTA CHAMPIGNON I funghi vengono raccolti secondo la pezzatura e sistemati in contenitori di diversa tipologia. I lavoratori compiono manualmente l operazione di raccolta, utilizzando dei carrelli (diversi per forma e dimensioni secondo il ripiano in cui è posta la lettiera) fatti avanzare manualmente e muniti di un apposito supporto per la cassetta per alimenti che deve essere riempita. I carrelli prevedono un appoggio per la cassetta che è riempita con i funghi e un altro appoggio per le cassette vuote e che saranno riempite successivamente. I carrelli sono regolati in base all altezza dell operatore. Ogni raccoglitore riempie una cassetta alla volta e, terminate due cassette, scende dal carrello e le appoggia al suolo, formando delle pile di 6 cassette che saranno poi spostate da un altro operatore e utilizzate per il confezionamento dei bancali. La modalità di raccolta e il tipo di carrello variano secondo il ripiano in cui è posta la lettiera. Tutti gli addetti turnano tra le diverse postazioni e dispongono della medesima distribuzione delle pause: una pausa pranzo (fuori orario di lavoro) e una pausa di 10 min a metà mattinata. In ogni postazione sono state quindi considerate 2 ore mattutine e 1 ora pomeridiana di lavoro senza adeguato recupero. N addetti: 8-9. Ore lavoro: 6. In un ora di lavoro ogni raccoglitore confeziona circa 35 Kg di prodotto di cui: 10 Kg in cassette di legno con file di 7 funghi, 10 Kg in cassette di legno con file di 6 funghi, 5 Kg in cassette di legno con file di 5 funghi, 10 Kg in cassette di plastica. Tempo di ciclo (riempimento di una cassetta): cassette con 7 funghi per fila 220,4 s; cassette con 6 funghi per fila 202,8 s; cassette con 5 funghi per fila 138,0 s e cestini 298,4 s. 21

24 N azioni tecniche (raggiungo, afferro, strappo, deposito) per arto superiore destro: 54 azioni/min per riempire cassette con file di 7 e 5 funghi e riempimento cestini; 55 azioni/min per riempire cassette con file di 6 funghi. N azioni tecniche (raggiungo, afferro, strappo, deposito) per arto superiore sinistro: 14 azioni/min per riempire cassette con file di 7 e 6 funghi; 11 azioni/min per riempire cassette con file di 5 funghi; 15 azioni/min per riempire cestini. MISURE DI PREVENZIONE A) Nelle fasi di lavoro osservate in cui è emerso un rischio da movimentazione manuale dei carichi, è possibile ridurre l indice di sollevamento mediante l adozione di misure di prevenzione specifiche: 1. All interno del contesto della funghicoltura il sollevamento di carichi può essere ridotto durante la fase di insaccatura, carico delle serre di produzione, confezionamento dei bancali e scarico delle serre di produzione con le seguenti modalità: 22

25 il carico da movimentare non deve in nessun caso superare il peso di 25 kg per l uomo e 15 Kg per la donna, in condizioni ergonomicamente controllate. per spostare il carico, dove possibile, si deve utilizzare una carriola o altra attrezzatura similare. utilizzare quando possibile ausili quali rulliere a lungo scorrimento, cassoni con rulliere al loro interno, carrelli e transpallet pantografi. minimizzare gli elementi sfavorevoli delle azioni di sollevamento che contribuiscono ad aumentare il rischio, quali l altezza da terra delle mani all inizio del sollevamento (utile anche per mantenere una postura meno sfavorevole), la distanza verticale e orizzontale di spostamento del peso fra inizio e fine del sollevamento, la rotazione del tronco. Evitare azioni di sollevamento al di sopra della linea delle spalle. 2. All interno del contesto vivaistico e florovivaistico il rischio da movimentazione manuale di carichi può essere ridotto con le seguenti modalità: il carico da movimentare non deve in nessun caso superare il peso di 25 kg per l uomo e 20 Kg per la donna, in condizioni ergonomicamente controllate. per spostare il carico, dove possibile, si deve utilizzare una carriola o altra attrezzatura similare. eseguire il trasporto in piano delle piante alla zona di conferimento avvalendosi dell ausilio di nastri trasportatori (es. nastro telescopico). 23

26 le altezze dei bancali non dovrebbero superare l altezza di 1,10 metri. eseguire la formazione e l addestramento dei lavoratori in modo che evitino doppi sollevamenti del carico durante lo spostamento delle piante, che maneggino le mantenendole il più possibile vicino al corpo e ruotino attorno ai cassoni durante il deposito al fine di evitare distanze orizzontali estreme. dove possibile, il lavoro di movimentazione deve essere svolto da più lavoratori contemporaneamente, in modo da ridurre il carico su ognuno; è sempre utile ruotare i lavoratori su mansioni diverse nell arco della giornata. attivare la sorveglianza sanitaria come misura di prevenzione secondaria in caso di esposizione al rischio da movimentazione manuale dei carichi con indice di rischio LI > a 1. Tale obbligo sussiste anche per i lavoratori stagionali. B) Nelle fasi di lavoro osservate in cui è emerso un rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, è possibile ridurre l indice di rischio mediante l adozione di misure di prevenzione specifiche: All interno del contesto della funghicoltura la raccolta deve: garantire tempi di recupero ogni ora nel rapporto di 1:5. regolare le altezze dei piani di calpestio (pedane o altro) al fine di evitare l assunzione di posture incongrue della spalla durante la raccolta. formare e addestrare i lavoratori in modo che evitino azioni inutili. eseguire la raccolta in posizione frontale. 24

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29 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche e Vascolari Medicina del Lavoro Laboratorio di Ergonomia Parte Seconda Fungicoltura e florovivaismo: patologie del rachide e dell l arto superiore 27

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31 PREMESSA Epidemiologia ed impatto economico Le patologie muscolo-scheletriche costituiscono il 40% di tutte le patologie croniche ed il loro impatto risulta maggiore nella popolazione con un età superiore ai 65 anni [Badley E.M.]. Nella popolazione lavorativa sono le principali responsabili di accesso dal medico di medicina generale e di disabilità a lungo termine e sono le seconde per giornate di malattia e utilizzo di farmaci. Le patologie del rachide sono la principale causa di limitazione lavorativa nelle persone con meno di 45 anni [Liemohm W., Sinclair S.J.] e la disabilità da esse causata sta progressivamente aumentando: tra il 1960 e il 1980 è aumentata di trenta volte. Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH USA) pone le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro. A livello mondiale il 37% dei casi di lombalgia (Low-Back pain) è stato attribuito all attività lavorativa, con una prevalenza maggiore nel sesso maschile a causa di una maggior partecipazione a compiti che implicano l uso di forza e a compiti che prevedono il sollevamento di carichi pesanti o l esposizione a vibrazioni che interessano tutto il corpo [Punnett L.]. Negli Stati Uniti la lombalgia determina una media di 28,6 giorni di assenza per malattia ogni 100 lavoratori [Colombini D., Occhipinti E.]. In Europa è stato stimato che almeno il 20% della forza lavoro è sottoposto alla movimentazione manuale dei carichi (MMC), mentre in Italia sono almeno cinque milioni i lavoratori coinvolti. Secondo stime effettuate dagli Istituti di Medicina del Lavoro in Italia le patologie croniche del rachide sono la prima causa di richiesta di giudizio di parziale non idoneità al lavoro specifico. I disturbi muscolo-scheletrici sono oggi tra i più frequenti problemi di salute segnalati dai lavoratori; infatti, come si evince dalla quarta indagine europea 29

32 sulle condizioni di lavoro [European Foundation for The Improvement of Living and Working Conditions.], il mal di schiena rappresenta il disturbo più spesso lamentato dai lavoratori (25%), seguito dai dolori muscolari (23%) e affaticamento (23%) [Violante F.S.]. Da questa indagine, stimando i 27 Paesi attualmente appartenenti alla EU, il dato italiano risulta di poco inferiore al dato medio europeo. In tal caso gli esposti complessivi a MMC, per almeno il 25% del tempo, sono pari al 35% (43% nei maschi e 25% nelle femmine), mentre esposizioni per tempi superiori (almeno il 75% del tempo) riguardano circa il 14% degli addetti (18% nei maschi e 9% nelle femmine). Figura 1 - Prevalenze dei lavoratori italiani ed europei, per genere ed in totale, che riferiscono frequentemente mal di schiena e dolori muscolari correlati alla condizione di lavoro (Fourth European Working Conditions Suvey, 2005). In Figura 1, sempre tratti dallo stesso EWCS del 2005, sono riportate, per genere e nel complesso, le prevalenze di lavoratori che, in Italia e nell UE-27, riferiscono la presenza di disturbi muscolo-scheletrici (mal di schiena e dolori muscolari agli arti superiori) correlati al lavoro. Studi recenti sull impatto economico del LBP sono disponibili in letteratura solo per la Germania [Merkesdal S.]. In questo studio, 30

33 condotto su un campione di 300 persone affette da tale patologia, si è potuto costatare che i costi complessivi correlati al LBP nell anno precedente all intervento di riabilitazione eccedono i 7000 a persona (7010 per pazienti che successivamente si sono sottoposti a riabilitazione ospedaliera e 7710 per pazienti che successivamente si sono sottoposti a riabilitazione ambulatoriale). Questo studio ha inoltre evidenziato che l assenza per malattia di pazienti con LBP nell anno precedente l intervento riabilitativo è la principale componente dei costi complessivi, poiché ne rappresenta approssimativamente il 75%. Nell anno successivo all intervento, la riduzione dei costi complessivi è innanzitutto attribuibile alla diminuzione delle assenze per malattia. Il rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, da diversi anni all attenzione di chi opera nel campo della salute e sicurezza sul lavoro, è emerso in prima battuta prevalentemente nell ambito del settore metalmeccanico, grazie a studi e lavori condotti nella grande industria. Successivi approfondimenti e indagini hanno evidenziato la presenza di tale rischio anche in altri settori industriali, in agricoltura, nei servizi e nel mondo dell artigianato [Caselli U., Breschi C.]. Negli ultimi anni la frequenza delle patologie correlate a questo tipo di rischio è notevolmente aumentata, soprattutto nell ambito di particolari attività produttive quali l assemblaggio, la macellazione delle carni, il settore sanitario, tessile e agricolo [Lacca G., Colaianni C.]. Nei diversi Paesi Europei si è verificata una decisa crescita del numero di riconoscimenti delle UE WMSDs, grazie anche al loro inserimento negli elenchi delle malattie professionali cosiddette tabellate, in armonia con la relativa raccomandazione CEE n. 90/236 del In Italia dal 1996 al 2000 le malattie professionali da WMSDs denunciate alle unità periferiche dell INAIL sono passate da 136 a 1500, con un numero di casi accolti da 10 a 990 [Balletta A., Clemente M.]. Nel nostro Paese, allo stato attuale, alcune di queste patologie sono state recentemente (G.U. n. 169 del 21/07/2008) introdotte nelle tabelle delle malattie professionali e pertanto il loro riconoscimento non avviene più con l onere della prova a carico del lavoratore. Le 31

34 nuove tabelle prevedono 85 voci per l industria (erano prima 58) e 24 per l agricoltura (in precedenza 27), essendo stati esclusi alcuni agenti chimici per i quali vige ormai da tempo espresso divieto di utilizzo. Conservano la stessa struttura delle precedenti con suddivisione in tre colonne (Malattie lavorazioni - periodo massimo di indennizzabilità) e, in ordine, sono elencate le malattie da agenti chimici, quelle dell apparato respiratorio, della pelle non descritte in altre voci e quelle da agenti fisici. Per ciascuna voce di tabella è stata inserita l indicazione nosologica delle malattie correlate ai diversi agenti, con la relativa codifica ICD10. L approvazione del Decreto Ministeriale dell 11 dicembre 2009, contenente l aggiornamento delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia, ha portato a un ulteriore incremento di denuncie di malattie professionali. Le malattie professionali sono suddivise in tre liste e ciascuna lista risulta suddivisa in gruppi in base all agente eziologico sottostante: le malattie da agenti fisici sono contenute all interno del gruppo 2. Lista I: Malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità. Lista II: Malattie la cui origine lavorativa è di limitata probabilità. Lista III: Malattie la cui origine lavorativa si può ritenere possibile. Le patologie a carico del rachide appartenenti al gruppo 2 della Lista I, determinate da movimentazione manuale di carichi eseguita con continuità durante il turno lavorativo, sono costituite dalle spondilodiscopatie del tratto lombare e dall ernia discale lombare. Le patologie degli arti superiori appartenenti al gruppo 2 della Lista I, determinate da microtraumi e posture incongrue a carico degli arti superiori per attività eseguite con ritmi continui e ripetitivi per almeno la metà del tempo del turno lavorativo, sono costituite da sindromi da sovraccarico biomeccanico, come la sindrome da sovraccarico biomeccanico della spalla (tendinite della cuffia dei rotatori, tendinite del capo lungo del bicipite, tendinite calcifica, borsite), del gomito (epicondilite, epitrocleite, borsite olecranica), del polso e della mano (tendiniti flessori/estensori del polso/dita, sindrome di De Quervain, dito a scatto, sindrome del tunnel carpale). 32

35 Nel corso del 2010, le malattie muscolo-scheletriche hanno costituito da sole il 57,9 % delle 42`347 malattie professionali complessivamente denunciate all Ente assicuratore e sono aumentate, nel corso degli ultimi 5 anni, del 157,6% [Dati INAIL 2011]. Fisiopatologia Il sovraccarico biomeccanico cui vanno incontro i dischi intervertebrali a causa di una MMC scorretta, può determinare col tempo la comparsa di microfratture nelle cartilagini limitanti e delle microfissurazioni, prima concentriche e poi radiali, nell anello fibroso del disco intervertebrale stesso. La conseguente degenerazione dei dischi con la perdita di liquidi e di proteoglicani, la sostituzione del tessuto elastico da parte di tessuto fibroso e la riduzione di spessore determinano la detensione dei legamenti longitudinali, con formazione di becchi artrosici nei soggetti più maturi e instabilità vertebrale nei soggetti più giovani (es.: retro e laterolistesi). Le microfissurazioni radiali del disco intervertebrale creano la strada per la formazione dell ernia del disco. È nota la forza critica sulla superficie dei dischi intervertebrali lombari di sotto alla quale non sono state rilevate lesioni delle limitanti vertebrali e dell anello fibroso (circa 2500 N, corrispondenti a circa 250 Kg). L indice di rischio suggerito dalla formula del NIOSH garantisce il rispetto di tale limite[colombini D., Occhipinti E.]. Le Work-Related Musculoskeletal Disorders (WMSDs) possono comprendere alterazioni muscolari, tendinee e dei nervi periferici, è quindi necessario prendere in considerazione le singole strutture. Analizzando il muscolo Hagg [Hagg G.] ha correlato alterazioni a livello dei mitocondri delle fibre di tipo I con condizioni di carico statico o di movimenti ripetitivi. Vi sono anche riscontri elettromiografici che dimostrano come, nella contrazione statica di modesta entità, unità motorie a bassa soglia permangano attive per tempi prolungati e si danneggino, sebbene i livelli di carico totale siano limitati [Sjogoard G.]. Edwards [Edwards R.H.T.] e Ashton Mille r[ashton-miller J.A.] 33

36 hanno puntualizzato il ruolo della contrazione muscolare eccentrica nel determinismo del danno. Un altro meccanismo è rappresentato dall aumento della pressione intrafasciale, che provoca un ridotto afflusso di ossigeno e di nutrienti e induce fenomeni degenerativi e infiammatori. Per i tendini e i legamenti sono centrali i fenomeni infiammatori e degenerativi, che si determinano in seguito alle deformazioni indotte dalla contrazione muscolare. Entrano in gioco deformazioni viscoelastiche (strain) longitudinali e trasversali: le prime causano insufficiente apporto ematico, le seconde fenomeni infiammatori da frizione. Gli strain trasversali sono determinati dalle forze di reazione che si sviluppano quando i tendini passano sopra strutture piane ad es. ossee [Apostoli P., Bovenzi M.]. Goldstein[Goldstein S.] ha parlato per i tendini e legamenti di micro-strain cumulativo. La compressione cronica del nervo ostacola il microcircolo intraneurale, il trasporto assonale sia anterogrado sia retrogrado e i fenomeni di conduzione determinandosi edema endoneurale e alterazioni della mielina, che sono dose correlati [Rempel E.]. Nella Sindrome del Tunnel Carpale (STC) di origine occupazionale, ad esempio, l aumento della pressione intracanalare, che risulta correlata alla ripetitività e alla forza, può danneggiare il nervo per ridotta vascolarizzazione ed edema da stasi [Apostoli P.]. Questi difetti dell irrorazione possono essere i primi momenti di una futura lesione muscolo-tendinea [Hagberg M.]. Prevalenza di Disturbi/patologie da sovraccarico biomeccanico in agricoltura Facendo riferimento agli studi disponibili in letteratura circa il rischio di patologie muscoloscheletriche tra i lavoratori agricoli, merita sicuramente particolare menzione e rilievo la revisione sistematica di Walker-Bone e Palmer [2002]. 1. Lombalgia I dati sull insorgenza di dolore lombare sembrano coerenti tra di- 34

37 versi studi epidemiologici eseguiti in diversi paesi: ad esempio, indagini svolte negli Stati Uniti [Leigh JP et al, 1989], Belgio [Skovron ML et al, 1994] e Finlandia [Leino-Arjas P et al, 1998], hanno evidenziato una più elevata occorrenza del sintomo LBP tra i lavoratori occupati in agricoltura, rispetto a gruppi di controllo che includevano whitecollar. Mediamente la prevalenza di lombalgia su base annuale nei lavoratori agricoli si attesta intorno al 50% [Palmer K et al, 2002], mentre in altri gruppi di lavoratori essa si attesta intorno al 37%. Due revisioni di uno stesso gruppo [Osborne et al., 2012a e Osborne et al, 2012b] hanno riscontrato un tasso di prevalenza annuale addirittura del 75% (IC 95% 67 81,5%). Studi diversi hanno tuttavia evidenziato risultati discordanti per quanto riguarda la durata e la severità del disturbo negli agricoltori e l associato grado di disabilità. In uno studio effettuato negli Stati Uniti, solo una piccola differenza è stata evidenziata per la prevalenza di LBP cronico (durata > 3 mesi) (7.8% vs 6.9%) o discopatie (2.4% vs 2.6%) tra agricoltori ed operai dell industria [Brackbill RM et al, 1994]. Tuttavia, uno studio di tipo longitudinale [Manninen P et al, 1995] ha evidenziato come l occorrenza di LBP dopo 13 anni di follow-up fosse più elevata nei soggetti occupati in aziende agricole a tempo pieno rispetto a coloro che erano impiegati a part-time, sia per il sintomo LBP (20% vs 14%) che per il sintomo sciatica (18% vs 6%). L impatto del LBP sulla capacità di eseguire compiti lavorativi può essere considerevole: in un sondaggio loro somministrato il 37% degli agricoltori di sesso maschile del Colorado ha riferito di aver dovuto apportare grandi cambiamenti nella attività lavorativa a causa del mal di schiena negli ultimi 12 mesi [Palmer K et al, 2002]. 2. Disturbi dell arto superiore Per ciò che attiene invece alle cervicobrachialgie, dalla revisione in analisi emerge come allo stato dell arte le evidenze epidemiologiche fossero (e peraltro tuttora siano) insufficienti a definire gli agricoltori come lavoratori a rischio, in virtù della grande variabilità delle stime. Alcune attività, tra le quali quelle dei frutticoltori, dei forestali, dei mungitori e dei trattoristi, potrebbero tuttavia essere considerate a rischio. 35

38 In uno studio condotto nell Iowa [Nonnenmann et al., 2008] il tasso di prevalenza annuale di sintomi a carico del rachide cervicale o dell arto superiore è risultato del 75%, con la spalla (54%) come distretto più a rischio e la presenza di dolori in più di un distretto nel 45% dei casi. Sintomi e patologie del rachide e lavoro Il rachide presenta una forma a S, che gli conferisce resistenza alle sollecitazioni meccaniche. Il range di mobilità tra due vertebre adiacenti è estremamente ridotto, ma la notevole ampiezza del movimento dell intera colonna è determinata dalla somma dei singoli movimenti che avvengono tra le vertebre; il tratto cervicale e soprattutto quello lombo-sacrale sono quelli aventi la maggiore ampiezza di movimento. Il movimento della colonna vertebrale consente il nutrimento dei dischi intervertebrali, secondo un meccanismo di pompa osmotica. I dischi intervertebrali, oltre a non essere vascolarizzati, sono privi di terminazioni nervose, il che determina la loro insensibilità dolorifica. Tuttavia alcune strutture limitrofe al rachide, quali ad esempio la sinovia delle articolazioni posteriori e il ligamento longitudinale posteriore presentano una notevole quantità di terminazioni nervose [Massera S.]. Sintomi algici (lombalgia acuta, lombocruralgia e lombosciatalgia) a carico del rachide possono essere indicativi di diverse patologie sottostanti (patologie degenerative del rachide, discopatia lombare, protrusione discale, ernia discale) ad eziologia multifattoriale, per le quali il sovraccarico biomeccanico lavorativo può agire come causa primaria o concausa rilevante. Esistono inoltre delle patologie non etiologicamente correlabili all attività lavorativa, ma che tuttavia sono influenzate negativamente dal sovraccarico biomeccanico, per esempio la spondilolisi e la spondilolistesi. Le patologie del rachide possibilmente lavoro correlate sono numerose [Apostoli P., Bertazzi P.A.]. 36

39 1. Lombalgia acuta Patologia acuta caratterizzata da dolore intenso, spesso immobilizzante, che si attenua nel giro di poche ore e che è causata da una reazione immediata delle unità muscolo-tendinee della schiena ai movimenti incongrui e sforzi fisici eccessivi. Se recidivante può costituire una manifestazione di fenomeni degenerativi dei dischi intervertebrali in uno stadio precoce [Massera S.]. 2. Lombalgia cronica, lombocruralgia e lombosciatalgia La lombalgia costituisce un alterazione delle strutture osteoarticolari che non interessa le radici nervose. La degenerazione del disco o delle strutture ossee vertebrali può comportare la compressione del nervo seno-vertebrale, che innerva la porzione posteriore delle vertebre. Ciò causa un intenso dolore localizzato in corrispondenza della porzione lombare del rachide, che può acuirsi a seguito del movimento del busto. Una diretta conseguenza della patologia è la rigidità del busto del soggetto colpito, dettata dalla contrattura della muscolatura paravertebrale assunta al fine di limitare i sintomi dolorosi. La lombocruralgia e la lombosciatalgia consistono in manifestazioni dolorose originatesi dalla presenza di un ernia che comprime le radici nervose rispettivamente del nervo femorale e del nervo sciatico [Massera S.]. 3. Degenerazione del disco La degenerazione discale è un evento che si verifica in tutti gli esseri umani con l invecchiamento, il quale, associato alle continue ed eccessive sollecitazioni, crea lo stato patologico della degenerazione del disco. I primi sintomi dell involuzione discale si manifestano con la formazione di fissurazioni delle fibre costituenti l anello fibroso e poste in prossimità del nucleo, successivamente le lesioni aumentano di numero e di estensione coinvolgendo anche gli strati più esterni dell anello stesso. Con l età, i ripetuti traumi e microtraumi e le forti sollecitazioni a 37

40 cui la colonna vertebrale è sottoposta, si creano ulteriori fissurazioni in senso radiale e, a causa della pressione intradiscale, il nucleo viene spinto in queste aperture verso l esterno, creando delle zone di rigonfiamento. Il disco reagisce alle fissurazioni in diversi modi: sostituendo le fibrille di collagene con tessuto fibroso e riducendo di conseguenza la propria funzionalità; diminuendo la capacità di resistenza, di elasticità e le proprietà idrauliche; generando maggiore instabilità ed incrementando la mobilità delle vertebre. Nel tempo, la degenerazione progredisce aumentando il numero delle fissurazioni e la penetrazione del materiale nucleare fino al contatto con il legamento longitudinale. Esso riuscirà a mantenere il contenimento finché le sue fibre non cederanno e le sue inserzioni non si scolleranno o finché il materiale nucleare non perforerà il legamento indebolito penetrando all interno del canale vertebrale [Deyo R.A.]. 4. Spondilodiscoartrosi La spondilodiscoartrosi è una patologia che può insorgere come conseguenza della degenerazione del disco intervertebrale. Come già detto, durante tale processo le fibre elastiche dell anello fibroso si rarefanno e sono sostituite da tessuto fibroso; questo riduce l elasticità e la flessibilità dei movimenti delle vertebre adiacenti, le quali si avvicinano per la riduzione della pressione intradiscale. La capacità di ammortizzare gli urti viene meno e i legamenti longitudinali si detendono, allentando la loro aderenza al periostio. Tutto ciò è ulteriormente incrementato quando il materiale nucleare degenera e protrude. Con lo spostamento del materiale nucleare diminuisce il tessuto discale fra le vertebre, con la conseguenza che queste si avvicinano, incrementando la lassità dei legamenti. Nell ultima fase di questa patologia, il materiale protruso va incontro a fibrosi e successivamente a calcificazione, generando la formazione di uno sperone osteofitario [Deyo R.A.]. 5. Spondilolisi e spondilolistesi La spondilolisi consiste nell interruzione dell istmo, ossia della ristretta porzione dell arco posteriore delle vertebre compresa tra le apofisi articolari superiori e quelle inferiori; essa si verifica quasi 38

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