VITIGNI DELLA SARDEGNA

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1 VITIGNI DELLA SARDEGNA Notizie storiche, distribuzione geografica, sinonimi Caratterizzazione genetica ampelografica, agronomica e tecnologica delle principali varietà di vite della Sardegna a cura di Gianni Nieddu

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3 CONVISAR Consorzio Vini e Sardegna Ministero dello Sviluppo Economico Regione Autonoma della Sardegna Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Lavoro realizzato nell ambito del progetto: SQFVS (Per un Salto di Qualità della Filiera Vitivinicola della Sardegna) Progetto P6 Centro di ricerca e trasferimento tecnologico nella filiera del vino di qualità, finanziato con i fondi a valere sull Accordo di Programma Quadro in materia di Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica e realizzato dalle aziende del Convisar - Consorzio Vino e Sardegna: Argiolas, Serdiana Cantina Gallura, Tempio Cantina Li Duni, Badesi Cantina delle Vigne di Piero Mancini, Olbia Cantina del Mandrolisai, Sorgono Cantina Trexenta, Senorbì

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5 CONVISAR Gianni Nieddu Vitigni della Sardegna Notizie storiche, distribuzione geografica, sinonimi Caratterizzazione genetica, ampelografica, agronomica e tecnologica delle principali varietà di vite della Sardegna Copyright Convisar, 2011

6 Hanno collaborato: Referenze fotografiche: le fotografie sono state appositamente realizzate per questo volume dall autore e dai collaboratori scientifici del Convisar: Nicola Demontis, Giampaolo Usai e Nicola Tedde. Dati statistici: Giovanni Pala (Convisar), Renzo Peretto (Agenzia Laore). Analisi ampelografica e agronomica: Giampaolo Usai e Nicola Tedde (Convisar); Luca Mercenaro (Università di Sassari). Analisi genetica: Innocenza Chessa (Università di Sassari), Mario Barbato (Convisar). Analisi tecnologica: Giampaolo Usai e Nicola Tedde (Convisar); Luca Mercenaro, Alessandra Del Caro (Università di Sassari). Progetto grafico: Stefano Asili e Alessandro Cortes ISBN Convisar È vietata la riproduzione dei testi e dei materiali iconografici senza autorizzazione e citazione della fonte

7 INDICE Premesse Carlo Giua... 7 Giorgio La Spisa Gianni Nieddu Capitoli I Lo studio delle varietà di vite nel tempo II La descrizione delle varietà III L ampelografia IV Lo studio sui vitigni della Sardegna V I metodi utilizzati per la classificazione Appendice Schede varietali Albaranzeuli Arvesiniadu Barbera sarda Bovale grande Bovale sardo Caddiu Cagnulari Cannonau Caricagiola Carignano Girò Greco nero Malvasia Monica Moscato Nasco Nieddera Nieddu mannu Nuragus Pascale di Cagliari Retagliado bianco Semidano Torbato Vermentino Vernaccia Bibliografia Ringraziamenti

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9 Carlo Giua, Presidente Convisar Il Convisar Consorzio Vino e Sardegna nasce il 27 gennaio 2006 su iniziativa di un gruppo di nove aziende sarde operanti nel settore vitivinicolo, che condividono la necessità di fare rete di qualità e si propongono di realizzare insieme iniziative e interventi finalizzati all aumento del valore aggiunto delle produzioni, al consolidamento della filiera e al miglioramento della competitività sul mercato. L aggregazione nasce dalla consapevolezza che è indispensabile concentrare tutte le risorse umane, tecniche, culturali e finanziarie per accelerare quella crescita necessaria al comparto vitivinicolo, per essere più competitivo sul mercato. Preso atto che sullo scenario mondiale alle aziende tradizionali, italiane e francesi, si sono aggiunti nuovi competitor Cile, Australia, Nuova Zelanda, etc. che offrono buoni vini a basso prezzo, grazie anche al basso costo del lavoro, le imprese citate hanno avvertito l esigenza di realizzare un progetto finalizzato al miglioramento della qualità dei propri prodotti, che possa contribuire al superamento delle criticità che segnano la vitivinicoltura sarda. È convinzione comune che la Sardegna, non essendo in grado di competere quantitativamente con i vini di grande diffusione, deve puntare sui propri vitigni tradizionali, esaltandone le specificità che derivano dal territorio. Quindi è necessario indirizzare gli sforzi e gran parte delle risorse sulle proprie specificità viticole come: Cannonau, Vermentino, Monica, Nuragus, Carignano tra le più importanti e Bovale sardo, Caricagiola, Vernaccia, Nasco e Moscato tra le meno diffuse. La Regione Autonoma della Sardegna, nell ambito di un accordo di programma quadro stipulato con il Ministero dello Sviluppo economico e con il Ministero dell Istruzione, della Università e della Ricerca volto a rafforzare il sistema produttivo delle regioni, ha emanato un bando pubblico per un progetto di qualità dal titolo Centro di ricerca e trasferimento tecnologico nella filiera del vino di qualità e valorizzazione delle risorse dei vitigni autoctoni finalizzata alla qualificazione e tipicizzazione delle produzioni vitienologiche della Sardegna. 7

10 Il progetto presentato dal Convisar con l acronimo SQFVS (Per un salto di qualità della filiera vitivinicola della Sardegna), è risultato vincitore del Bando e in data 12 dicembre 2007 è stata sottoscritta con la Regione Autonoma della Sardegna la prevista convenzione di affidamento. Le aziende (Argiolas, la Cantina Li Duni di Badesi, la Cantina Gallura di Tempio, la Cantina delle Vigne di Piero Mancini, la Cantina del Mandrolisai di Sorgono e la Cantina Trexenta di Senorbì) si sono fatte carico della realizzazione del progetto iniziando le attività previste nel luglio del 2008 e ultimandole entro il 31 dicembre 2011, termine richiesto dal bando. Le sei aziende che hanno realizzato il progetto, cofinanziandolo, si sono poste l obiettivo di portare i vitigni a produrre vini di un livello qualitativo ancora più alto, attraverso un elevato livello di ricerca sia in vigna che in cantina con lo scopo prioritario di intercettare i gusti di una clientela che si oppone alla dilagante omologazione del gusto ed è sempre più culturalmente attenta a tutti i messaggi contenuti nel vino di qualità. Il progetto SQFVS, articolato in tre annate, ha indirizzato tutte le attività di sperimentazione su questi vitigni coinvolgendo nel lavoro di ricerca le principali istituzioni scientifiche pubbliche e private della Sardegna e di altre regioni. A nome mio personale e delle Aziende che rappresento, voglio ringraziare vivamente quanti, a vario titolo, hanno dedicato tempo, passione e competenza per la buona riuscita di questo progetto e tra questi in particolare, il prof. Giovanni Nieddu, responsabile scientifico del progetto, il dott. Giovanni Pala che ha curato il coordinamento tra le aziende, e la società Keynés di Sassari cui è stata affidata l attività di controllo di gestione del progetto. Un doveroso riconoscimento va all importante ruolo svolto dalla Regione Autonoma della Sardegna e in particolare all Assessore al Bilancio e alla Programmazione che ha creduto in questo progetto ed ha destinato ad esso cospicue risorse finanziarie e al Direttore del Centro Regionale di Programmazione che ci ha sapientemente sostenuto lungo tutto il complesso percorso delle procedure. 8

11 Credo fermamente che i frutti del nostro lavoro, diffusi tramite azioni di divulgazione e disseminazione e un adeguata assistenza tecnica, porteranno gli auspicati miglioramenti nella filiera della vitivinicoltura sarda, non solo per le aziende direttamente impegnate nel progetto, ma anche per tutto il comparto. 9

12 Giorgio La Spisa, Assessore alla Programmazione, Bilancio e Territorio Regione Autonoma della Sardegna I temi della ricerca e dell innovazione sono ormai onnipresenti ogni qualvolta si ragioni su come inserire all interno della società moderna elementi di sviluppo e acceleratori della crescita. Questo tema riguarda tutti: centri di ricerca, pubblica amministrazione, imprese e semplici cittadini. Uno dei temi maggiormente discussi è quello relativo alle modalità con le quali si può partecipare all innovazione e come beneficiare degli effetti. Il progetto SQFVS (Per un Salto di Qualità della Filiera Vitivinicola della Sardegna), cofinanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna Centro Regionale di Programmazione e dal MIUR nell ambito dell Accordo di Programma Quadro Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica e realizzato dal Consorzio Vino e Sardegna (Convisar) ci aiuta a rispondere a molte domande. È la cooperazione tra i soggetti interessati, siano essi università, imprese, esperti, centri di ricerca o pubblica amministrazione, nel campo della scienza, della tecnologia e dell innovazione, che riesce a fare diventare l innovazione stessa un motore di crescita e sviluppo se inserita in un sistema di mutua collaborazione e di fiducia reciproca. Ci sono tanti motivi per segnalare l eccellenza dell esperienza Convisar: il fatto che abbia gestito il più rilevante progetto di ricerca nel settore agroalimentare in Sardegna degli ultimi decenni; il fatto che abbia raggiunto risultati scientifici di assoluta rilevanza, sia dal punto di vista della ricerca propriamente detta che da quello delle potenzialità di applicazione nei processi di trasformazione e nelle strategie commerciali di tutte le Cantine della Sardegna. Occorre infatti ricordare che se è vero che il progetto di ricerca ha visto la partecipazione diretta, appassionata e competente solo di alcune Cantine sarde, tuttavia i risultati ottenuti sono messi a disposizione di tutti: ricercatori, tecnici e cantine. Questo volume è un esempio di come le attività 10

13 di ricerca possano trovare modalità di divulgazione che nello stesso tempo accompagnano una rigorosa qualità scientifica ad un linguaggio chiaro ed immediato. Se è vero che la ricerca ha mirato alla valorizzazione delle risorse genetiche dei vitigni autoctoni della Sardegna è anche vero che lo spirito associativo del Consorzio si è basato sulla consapevolezza che è indispensabile concentrare tutte le risorse umane, tecniche, culturali e finanziarie per acquisire quella crescita necessaria per essere competitivi con il mercato, per usare le parole che lo stesso progetto riporta quasi come incipit. Alta qualità scientifica, coinvolgimento delle eccellenze del territorio, cooperazione: l esperienza Convisar ci aiuta ad individuare le linee strategiche per le politiche di ricerca e innovazione in Sardegna. 11

14 Gianni Nieddu Università di Sassari. Responsabile scientifico del progetto SQFVS La Sardegna evidenzia molti tratti comuni con le regioni circostanti, ma anche numerose specificità geografiche, geologiche, climatiche, vegetazionali, storiche e culturali che si sono interconnesse e si riflettono nell attuale vitivinicoltura. Questa ricchezza e questa complessità rappresentano un grande punto di forza che, in un piccolo territorio, consente produzioni vitivinicole peculiari, spesso di nicchia, ma anche coltivazioni estensive. L essere Isola nel centro del Mediterraneo ha comportato nel tempo scambi continui, ma anche un lungo isolamento e una condizione di fragilità. Ciò ha favorito la conservazione delle colture e delle risorse tradizionali, ma anche una maggiore difficoltà per molti suoi prodotti ad essere conosciuti all esterno. Il progetto realizzato dalle sei aziende Convisar, è pertanto partito dalla convinzione che una strategia vincente per la Sardegna è quella che passa attraverso la valorizzazione della propria identità viticola, con l obiettivo di proteggerla dall erosione genetica, di caratterizzare e promuovere le varietà locali, di migliorare la qualità dei vini ottenibili dai vitigni autoctoni e di conservare le varietà insieme ai sistemi viticoli tradizionali. Questo percorso passa attraverso la conoscenza, la ricerca e il trasferimento delle innovazioni nella scelta varietale e nelle tecniche di coltivazione e trasformazione. Il progetto ha realizzato un importante risultato riunendo le competenze tecniche di sei aziende vitivinicole e di un gruppo multidisciplinare di esperti (viticoltura, enologia, microbiologia, farmacologia, patologia vegetale, entomologia, genetica, pedologia, climatologia, paesaggio) appartenenti alle principali Istituzioni di ricerca pubblica e privata della Sardegna e di altre Regioni. Le ricerche sono state condotte sui principali vitigni maggiori e minori dell Isola, nelle regioni viticole di pertinenza della aziende partecipanti al Progetto (Gallura, Mandrolisai, Trexenta, Parteolla e Sulcis), su complessivi 100 ettari circa di vigneti aziendali, effettuando numerose sperimentazioni che hanno portato alla comparazione di 100 diversi nuovi vini ottenuti con processi di macro e micro vinificazione. È stato anche realizzato, in collaborazione con l Agenzia Agris, un laboratorio di analisi diffuso nel territorio (Serdiana, Villasor, Olbia, Senorbì). 12

15 Gli obiettivi e i risultati del progetto Un obiettivo preliminare ha riguardato l acquisizione di dati bibliografici, storici e statistici sulla viticoltura in Sardegna, sullo stato di conservazione dei vitigni minori e sulla caratterizzazione pedoclimatica delle aree vitate. Sono state raccolte, catalogate ed archiviate, in formato digitale, 340 ricerche condotte in Sardegna su tematiche della viticoltura e dell enologia che saranno rese fruibili nel sito web del Convisar (www. convisar.it). Uno dei primari obiettivi perseguiti dal progetto è stato quello della conoscenza e la valorizzazione della biodiversità viticola della Sardegna. Le ricerche condotte hanno consentito l individuazione, il recupero e la conservazione di vecchie varietà di vite ancora presenti nei vigneti della Sardegna. Tale patrimonio è stato caratterizzato tramite analisi ampelografiche e genetiche; inoltre è stato completato il risequenziamento del genoma delle varietà Bovale sardo, Carignano e Vermentino. È stata registrata la presenza nell Isola di molta biodiversità viticola non esplorata e sono state acquisite nuove informazioni che potranno consentire anche l iscrizione al Registro Nazionale di diverse varietà minori; inoltre sono state identificate sinonimie ed omonimie anche per i principali vitigni dell Isola (es. identificazione di marcatori genetici che discriminano il Cannonau rispetto al gruppo Grenache Garnacha - Tocai rosso). Un altro obiettivo della ricerca ha riguardato la selezione genetica e sanitaria delle principali varietà. Sono state condotte osservazioni su oltre ceppi di 11 varietà in 10 territori della Sardegna, selezionati 5000 biotipi e, tra questi, individuati 500 con caratteristiche sanitarie ed agronomiche superiori alla media della popolazione, che sono stati conservati nei campi sperimentali. Ulteriori ricerche sono state condotte sull identificazione, il ripristino e la valorizzazione di sistemi di paesaggio viticolo polifunzionali della Sardegna, definendo una metodologia di studio su scala territoriale ed aziendale e misurando un set di caratteri riconoscibili, come indicatori di paesaggio, di biodiversità, sostenibilità e tradizionalità che hanno fornito indicazioni per la valorizzazione della funzione ecologico-ambientale, storico-culturale e paesaggistica degli ecosistemi viticoli. 13

16 Molta attenzione è stata posta alle analisi delle uve e dei vini, condotte nei laboratori aziendali e in quelli delle Istituzioni pubbliche, con strumentazioni avanzate che hanno permesso di studiare anche le frazioni aromatiche, polifenoliche, acidiche e di valutare nuove metodiche di analisi più efficaci e rapide. Le analisi strumentali sono state completate con la valutazione sensoriale dei vini ottenuti dalla sperimentazione, effettuata da un panel formato dagli enologi delle aziende realizzatrici del progetto. Il panel ha completato l attività costituendo un gruppo congiunto con esperti valutatori delle Agenzie regionali Agris e Laore per la definizione dei profili sensoriali dei principali vini dell Isola. Un punto centrale delle ricerche del progetto è stato il collaudo di tecniche enologiche e lo studio dell evoluzione del vino, con la verifica, su varietà locali, delle tecniche di criomacerazione, salasso e aggiunta di tannini, la valutazione di nuovi lieviti (basso produttori di alcool che aumentano il contenuto di glicerolo), lo studio dell appassimento controllato e l applicazione di tecniche di affinamento su diversi contenitori o sulle fecce. Sono stati ottenuti circa 100 vini con distinte tesi sperimentali applicate in campo ed in cantina, e tra questi, sono stati identificati e scelti come prototipi, 15 nuovi vini. I protocolli sperimentali con cui sono stati ottenuti saranno valorizzati dalle aziende in nuove etichette o utilizzati per il miglioramento delle produzioni esistenti. Il vino è stato studiato anche per i suoi rapporti con salute umana, per la sua attività antiradicalica e antiossidativa e, a tale scopo, è stato condotto uno studio sui residui dei fitofarmaci, che consente di affermare che i vini delle cantine che hanno realizzato il progetto, ottenuti con i protocolli di coltivazione consigliati, sono privi di residui. Questo mi richiama il ricordo commosso del professor Paolo Cabras che, purtroppo, ci ha lasciato prematuramente ma che ha indiscutibilmente portato il suo illuminato contributo a questo progetto. Numerose sono state le ricerche condotte sulle tecniche colturali e sullo studio degli ambienti viticoli la cui sintesi è riportata nel testo presentato come uno dei prodotti del progetto dal titolo: Modelli viticoli e tecniche di 14

17 gestione del vigneto in Sardegna - Le linee guida per la coltivazione emerse dai risultati del progetto SQFVS. Infine, un altro importante obiettivo perseguito dal Consorzio è stato quello di favorire la crescita tecnica delle aziende e del personale. In primo luogo è stato promosso un rapporto costante tra gli enologi delle cantine, riuniti in un Comitato tecnico, che hanno discusso ed uniformato protocolli, analisi e tecniche enologiche. Parallelamente, è stata svolta un attività diretta di formazione frontale ed in campo, curata da esperti regionali, nazionali ed internazionali su aspetti enologici, agronomici, analitici, economici con corsi, lezioni, workshop, congressi, esercitazioni. Non di minore importanza è stato il rapporto tra tecnici aziendali, Agenzie regionali, ricercatori degli enti di ricerca e delle università che oggi scambiano quotidianamente le proprie esperienze. In conclusione, si può affermare che sono stati numerosi e di sicuro interesse i risultati trasferibili e gli spunti per ulteriori approfondimenti: così per esempio la caratterizzazione pedologica e climatica delle aree vitate costituisce una premessa per una zonazione viticola nelle regioni geografiche coinvolte, mentre la valutazione sensoriale rappresenta il presupposto per la definizione dei profili dei principali vini della Sardegna. In estrema sintesi, questi sono gli aspetti salienti delle attività e dei risultati del progetto, che troveranno una più ampia descrizione in due testi destinati ai tecnici ed ai viticoltori, che potranno in tal modo disporre di nuove conoscenze utili per la valorizzazione del nostro patrimonio ampelografico. Le indicazioni contenute nei due testi intitolati Vitigni della Sardegna e Modelli viticoli e tecniche di gestione del vigneto in Sardegna vogliono rappresentare una base utile per ulteriori progressi del comparto, finalizzati rispettivamente all ulteriore conoscenza e valorizzazione delle varietà tradizionali ed alla gestione ottimale da un punto di vista economico ed ambientale del vigneto. Inoltre, tra le pubblicazioni del progetto sono state realizzate le schede descrittive di 15 vini sperimentali scelti come prototipi. 15

18 In conclusione, mi sento in dovere di ringraziare prima di tutto le aziende per la fiducia dimostratami nell affidarmi un incarico che mi ha permesso di realizzare un esperienza che mi ha arricchito notevolmente, non solo sotto l aspetto professionale, ma anche umano; il mio grazie va anche agli enologi delle aziende, ai ricercatori, ai tecnici ed ai viticoltori, che hanno portato un contributo determinante alla buona riuscita di questo progetto. Pur nella soddisfazione di aver realizzato un progetto che ha prodotto dei risultati in grado, quantomeno, di far iniziare il Salto di Qualità della Filiera Vitivinicola della Sardegna, sono, nel contempo, consapevole che rimane da fare molta strada. In prospettiva, un segnale incoraggiante di questo progetto è rappresentato dal rapporto costruttivo ed efficace instauratosi tra il mondo imprenditoriale e quello della ricerca. Il mio auspicio è che il lavoro intrapreso rappresenti un ulteriore stimolo per le aziende e per la classe politica regionale per proseguire sul percorso tracciato dal Convisar. 16

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21 I LO STUDIO DELLE VARIETÀ DI VITE NEL TEMPO La selezione operata dall uomo sulle varietà di vite si è sinora svolta in modo indipendente dal tempo e dallo spazio, con il risultato che in diversi momenti degli ultimi 6000 anni, in varie regioni europee e mediorientali, sono state individuate, valorizzate e diffuse numerose varietà, alcune conservate per secoli, altre abbandonate dopo pochi decenni di coltivazione. Molte di queste varietà si sono diffuse oltre l areale di origine perché dotate di una buona adattabilità ai nuovi ambienti, così da manifestare nei nuovi territori una ancor più valida espressione dei caratteri ricercati dai viticoltori. La scelta tra le varietà disponibili e l individuazione, la promozione e la valorizzazione di una nuova selezione è stata spesso condizionata dalle esigenze del momento storico e ha sempre richiesto un adeguata conoscenza delle caratteristiche genetiche, ampelografiche, agronomiche e tecnologiche che identificano il vitigno o le sue diverse espressioni clonali. Attualmente, la caratterizzazione delle risorse genetiche della vite è promossa dalla ricerca pubblica e privata che si occupa sia della selezione di vitigni che rispondano agli obiettivi di qualità, produttività e adattabilità, sia della conservazione del germoplasma viticolo. Con questa seconda attività, in particolare, si cerca di compensare, almeno in una certa misura, la perdita delle risorse genetiche e clonali che si è costantemente verificata, particolarmente in Europa, soprattutto nei periodi storici in cui si è realizzato, in modo incontrollato oppure pianificato, un mutamento della piattaforma ampelografica. In questi ultimi decenni, in cui è cresciuta la consapevolezza dell importanza della conservazione e della valorizzazione della biodiversità, la comunità scientifica e numerose istituzioni internazionali hanno promosso varie iniziative per tutelare e promuovere tali risorse. La Sardegna, grazie alla sua insularità, alla permanenza dell esercizio 19

22 tradizionale dell agricoltura, alla diffusione di forme spontanee selvatiche progenitrici delle specie coltivate, e alla presenza di endemismi e di varietà specifiche, potrebbe essere considerata come un centro di origine, secondario o terziario, di molte specie animali e vegetali (Grassi et al. 2003; Chessa e Nieddu, 2005). Questa importante biodiversità, tra le più interessanti d Europa, riguarda anche la vite, poiché nell Isola si ritrovano in coltivazione la gran parte delle varietà già descritte nei secoli scorsi, con un ancora scarsa presenza, rispetto alle altre regioni italiane, di varietà nazionali ed internazionali. La loro diffusione e l ampiezza delle rispettive aree di coltivazione sono sempre state in stretto rapporto con le vicende storiche che hanno interessato l Isola. Recenti indagini archeologiche, condotte in numerose località, da Sarroch ad Orroli, da Villamassargia ad Oliena, e l analisi dei rapporti di scambio tra le popolazioni sarde e quelle mediterranee, hanno consentito di spostare agli inizi dell Età del Bronzo Recente (XIV sec. a.c.), la certezza della presenza in Sardegna della vite e del vino (Sanges, 2010). Prima delle ultime campagne di scavo, le opinioni diffuse tra gli studiosi del settore individuavano nel periodo fenicio (IX VIII sec. a.c.) l epoca di introduzione della vite nell Isola e durante le dominazioni cartaginese (VI sec. a.c) e romana (III sec. a.c.) l avvio della coltivazione su vasta scala. In queste fonti tradizionali (Cherchi Paba, 1977; Vodret, 1993) si indicano i periodi storici in cui molti dei vitigni tradizionali furono introdotti in Sardegna, ipotizzando, per esempio, l origine fenicia del Carignano, del Nuragus, del Semidano e della Vernaccia. Non essendo disponibile per l epoca alcuna fonte storica di riferimento, tali considerazioni sono basate prevalentemente sugli areali di diffusione di queste varietà, attualmente limitrofi ai vicini ai centri fenici di Sulky (S. Antioco), Karaly, Nora e Tharros. Sulla storia della vite in Sardegna sono disponibili recenti testi che hanno esaminato rigorosamente i diversi periodi storici (Di Felice e Mattone, 2000; AA.VV., 2010); rispetto alle varietà coltivate è opportuno richiamare, tra le prime fonti disponibili, le opere di Andrea Manca Dell Arca (1780) e del botanico Moris ( Flora Sardoa, 1837). In questi testi si elencano o si descrivono molti vitigni, alcuni dei quali tuttora coltivati come il Nasco, il Nuragus, il Girò, la Monica, i Bovali, il Cannonau, il Moscato, la Malvasia e 20

23 la Vernaccia ed altri, quali Niedda-moddi, Zinzillosu, Merdulinu, Sarravesa, Arvuduinis, Arvu pintu, Lazarinu, Nieddu musca, Pampinu e Gardareddu, non ritrovati in successivi inventari e non diffusi negli attuali vigneti. Alla fine del XVIII secolo, il Ministro per gli Affari di Sardegna, Conte Graneri, che aveva a cuore la produzione agricola sarda ed in particolare quella vitivinicola, dispose che i vini dell Isola fossero fatti conoscere all estero. Sino ad allora, e ancora per tutto il XIX secolo, la viticoltura sarda, cosi come quella europea, veniva condotta con le tecniche colturali descritte nei secoli precedenti dagli agronomi romani o medioevali, con basse produzioni e con vini destinati prevalentemente ad una pronta beva oppure al taglio di altri più affermati prodotti extraregionali. Un profondo mutamento nei modelli e nelle tecniche colturali, oltre che nelle varietà coltivate, fu determinato dalla comparsa della fillossera nell Isola. L insetto fece la sua prima apparizione proprio nel decennio in cui la viticoltura sarda era nel periodo di massima espansione con un incremento dai ettari del 1874 ai circa ettari del Nella ricostituzione che seguì, con i portinnesti americani resistenti all afide, molti vitigni vennero sostituiti con altri più produttivi o più resistenti alle malattie crittogamiche, che, contemporaneamente alla filossera, iniziavano a diffondersi nell Isola. A partire dal 1895 furono istituiti vivai di viti americane nelle scuole agrarie o presso privati, (di notevole importanza quello realizzato in territorio di Alghero dall azienda Sella e Mosca su oltre cinquanta ettari). La necessità di reimpiantare gran parte dei vigneti europei colpiti dall infezione fillosserica accentuò l interesse per la conoscenza del comportamento agronomico e produttivo dei diversi vitigni e per quei caratteri specifici utili al loro riconoscimento. In tutta Europa proliferarono gli studi ampelografici che si incentrarono sulla necessità di codificare criteri e metodi descrittivi dei vitigni e che si avvalsero delle capacità rappresentative delle arti figurative: il corredo iconografico giunto sino a noi, costituito da preziosi e mirabili disegni, attesta la capacità di osservazione, il rigore scientifico e la volontà di conoscenza degli autori. Furono istituite le Commissioni ampelografiche che operarono 21

24 in modo coordinato a livello internazionale, nazionale e regionale; grazie al loro lavoro in Sardegna furono descritti tredici vitigni ancor oggi coltivati (Cannonau, Monica, Pascali, Nuragus, Bovale grande, Bovale piccolo o Muristeddu, Girò o Girone, Semidano, Nieddu mannu, Cagnulari, Malvasia, Moscato e Vernaccia), insieme ad altri allora considerati rispettivamente, in progressiva diminuzione di superficie (Bastaldu, Vernaccina, Ollustina, Nieddu-Carta, Albu Mannu), o delle rarità (Madras, Razzola, Cuscusedda, Arrettalau), oppure utilizzabili come varietà da tavola (Corniolo, Trigia, Titta bacchina, Uva degli angeli, Panzali, Barriadorgia, Uva d Egitto, Moscatellone) (AA.VV., 1887). In quel momento di crisi della viticoltura dovuto alla fillossera, si ricostituì una nuova base ampelografica ed alcuni vitigni di antica coltivazione furono sostituiti con altri. Così nel Campidano, il Nuragus prese il posto del Semidano; in provincia di Sassari si ridussero sin quasi alla scomparsa i vitigni Malvasia e Moscato, mentre iniziarono a diffondersi alcune varietà nazionali che mostravano un buon adattamento alle varie zone dell Isola. Negli elenchi varietali iniziano a comparire prima il Vermentino ed il Carignano (Cettolini, 1897; Dalmasso, 1946), insieme alle varietà Barbera, Trebbiano e Sangiovese e successivamente altri vitigni nazionali ed internazionali tra cui lo Chardonnay, il Cabernet sauvignon ed il Syrah. Alla fine degli anni 70 del secolo scorso, la superficie vitata in Sardegna raggiungeva i ha, pari a quella del periodo prefilloserico, con una produzione massima, nel 1979, di di ettolitri di vino. (Vodret, 2003). Gli obiettivi enologici del periodo indussero a privilegiare varietà molto produttive, quali il Nuragus che si diffuse su oltre ettari negli ambienti fertili del Campidano, con elevatissime rese ottenute con il ricorso all irrigazione ed ai sistemi di allevamento espansi. Nei decenni successivi la crisi internazionale nel settore, dovuta ad un surplus di produzione e alla difficoltà di soddisfacimento delle richieste di un mercato sempre più orientato verso la qualità, modificò ancora il quadro ampelografico della Sardegna. Iniziò una drastica riduzione della superficie vitata, sostenuta dalla concessione di incentivi all estirpazione e dalla promozione della riconversione varietale e la superficie vitata della Sardegna si contrasse fortemente, con 22

25 a bacca rossa Ha a bacca bianca Ha Vitigni sardi (85%) Cannonau 7690 Vermentino 3296 Monica 2843 Nuragus 2816 Carignano 1860 Vernaccia 403 Pascale 1128 Malvasia 220 Bovale sardo 783 Moscato 206 Cagnulari 266 Torbato 134 Barbera sarda 174 Nasco 105 Nieddera 113 Semidano 39 Girò 112 Arvesiniadu 16 Caricagiola 86 Retagliado 13 Nieddu mannu 82 Albaranzeuli b. 0,7 Bovale grande 28 Caddiu 10 Greco nero 8 Albaranzeuli n. 0,12 Vitigni extra regionali Sangiovese 625 (5,5%) Cabernet sauv. 286 Merlot 162 Montepulciano 154 Nebbiolo 133 Syrah 110 Non classificati (7,1%) a bacca rossa 1640 a bacca biacca 244 Altri vitigni extra regionali (2%) 533 Da mensa (0,56 %) 148 TOTALE SARDEGNA Tab. 1 Superficie coltivata in Sardegna dei vitigni iscritti nel Registro nazionale (elaborazione da fonte RAS, 2009). il risultato che, oggi, si estende su circa ettari, compresi circa 148 ettari coltivati con 25 varietà da tavola. Nel contempo la produzione di vini è stabile, intorno ai ettolitri, a cui concorrono per gran parte le cantine private. I dati più aggiornati sulla piattaforma ampelografia sono quelli prodotti 23

26 dalle rilevazioni effettuate dalla Regione Autonoma della Sardegna e dall Agenzia LAORE nel 2009 (Tab. 1). In base alle dichiarazioni dei produttori nel 2002 e nel 2009, risulta preponderante la presenza delle varietà tradizionali della Sardegna. Infatti i ventisei vitigni attribuibili al patrimonio varietale regionale iscritti nel Registro nazionale, rappresentano l 85% della superficie vitata dell Isola. Tra questi vitigni, sono sei (Cannonau, Vermentino, Monica, Nuragus, Carignano e Pascale) quelli che superano i mille ettari cadauno di coltivazione, per un totale complessivo pari al 74% dell intera superficie vitata. I VITIGNI COLTIVATI IN SARDEGNA extraregionali a minor diffusione (2%) extraregionali a maggior diffusione (6%) altri vitigni sardi a minor diffusione (11%) altri (7%) cannonau (29%) nuragus (11%) monica (11%) vermentino (12%) pascale (4%) carignano (7%) Il restante 15% è suddiviso tra varietà non classificate (7%) e varietà nazionali ed internazionali (8%), per un totale complessivo di 97 vitigni da vino. Tra le varietà extra-regionali, quelle più rappresentative sono Sangiovese, Cabernet sauvignon, Merlot, Montepulciano, Nebbiolo e Syrah, che superano i cento ettari cadauno di coltivazione e rappresentano il 73% dei vitigni non tradizionali dell Isola. 24

27 In sintesi si può notare che dodici (6 regionali e sei extraregionali) dei centoventidue vitigni da vino inseriti nelle dichiarazioni dei censimenti viticoli, rappresentano l 80% dell intera superficie vitata in Sardegna, che diventa il 90% se aggiungiamo i dieci vitigni di varietà tradizionali della Sardegna con una superficie vitata tra i 100 e i 800 ettari. (Bovale sardo, Cagnulari, Barbera sarda, Nieddera, Girò, Vernaccia, Malvasia, Moscato, Torbato, Nasco). Prevalgono le varietà a bacca rossa, che rappresentano il 70% del patrimonio varietale sardo e mostrano un ulteriore elemento di variazione rispetto al recente passato: a fronte di una sostanziale tenuta in termini di superfici coltivate del Cannonau, oggi principale vitigno coltivato nell Isola (29,2%), emerge la forte riduzione del vitigno bianco Nuragus, dai negli anni 70 ai 2800 ettari attuali. Da segnalare: l incremento del Vermentino, oggi tra le principali varietà coltivate nell Isola con ettari (circa 13%), mentre nel 1963 era considerato un vitigno minore ed incideva per meno dell 1% sulla superficie vitata regionale, e la quasi scomparsa dalla coltivazione di numerose varietà tradizionali tra cui il Girò. Questo processo di contrazione delle superfici, che potrebbe anche indurre la comparsa di fenomeni di erosione genetica, è stato contrastato da azioni di valorizzazione (condotte con successo) di vitigni tradizionali a minor diffusione, quali il Torbato, il Cagnulari e il Semidano. I VITIGNI SARDI TRADIZIONALI altri vitigni sardi a minor diffusione (12%) nuragus (13%) cannonau (34%) vermentino (15%) pascale (5%) carignano (8%) monica (13%) 25

28 Nell attuale fase di un percorso obbligato verso la qualità del prodotto, di un forte cambiamento degli obiettivi enologici e dei modelli viticoli, molte aziende dell Isola hanno puntato sulla valorizzazione e sul miglioramento delle varietà tradizionali, coniugando questa strategia con l oculata scelta delle aree vocate, l adozione di materiale di propagazione sano e di tecniche colturali innovative e compatibili con l ambiente. Per poter rispondere adeguatamente alle nuove richieste dei consumatori (producendo, per esempio, vini con basso tenore d alcool, ridotta istamina, poco sodio, privi di residui e con buon rapporto qualità-prezzo), e per far fronte agli ormai prevedibili cambiamenti climatici che incideranno sugli attuali areali di coltivazione, bisognerà provvedere ad un necessario adeguamento della piattaforma varietale. Questa esigenza impone sempre un preliminare studio dell ambiente pedoclimatico su cui impiantare il vigneto ed un approfondita conoscenza delle caratteristiche fisiologiche, agronomiche e tecnologiche proprie di ogni vitigno. È noto che la qualità della produzione risulta legata a tutta una serie di caratteri morfologici e fisiologici specifici di ciascun vitigno; per esempio, la grossezza del grappolo e della bacca determina generalmente differenti rapporti tra superficie e volume e consente una maggiore presenza dei componenti correlati alla qualità (aromi e loro precursori, enzimi, pigmenti coloranti etc.) nei vitigni a grappolo ed a bacca piccola. Purtroppo, ancor oggi, molte informazioni sui vitigni sardi coltivati non sono note, nonostante le descrizioni ampelografiche effettuate con rigore anche negli scorsi decenni (AA.VV., ; Calò et al., 2001). I vitigni sono stati, sinora, osservati ciascuno in un diverso areale di coltivazione e non sono disponibili confronti effettuati nelle medesime condizioni ambientali e colturali. Pertanto, in questo progetto si è scelto di condurre il lavoro di caratterizzazione ampelografica, genetica, agronomica e tecnologica, in una già esistente collezione ex situ al fine di poter fornire dei risultati scientifici validi sulla caratterizzazione varietale, nel limitato arco temporale della durata triennale della ricerca. Infatti nella stragrande maggioranza delle aziende viticole dell Isola, a prescindere dall appartenenza come partner al Consorzio Vino e Sardegna, è stato impossibile reperire vigneti dotati di un numero di varietà minori sufficiente per un corretto confronto. 26

29 La collezione scelta per le ricerche è quella del Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei (DESA), dell Università di Sassari, presente in agro di Oristano in località Fenosu, che conserva circa 90 accessioni di vitigni del patrimonio ampelografico della Sardegna. È opportuno segnalare anche i limiti di una ricerca effettuata su una sola collezione ex situ, poiché è noto che le caratteristiche pedoclimatiche dell ambiente condizionano l espressione dei caratteri genetici. La produttività, la dimensione del grappolo, dell acino, della foglia, dei germogli, la fertilità, la vigoria, la lunghezza del periodo germogliamento-maturazione sono, infatti, aumentate nei casi di trasferimento di una varietà da un areale di origine poco fertile e non irriguo ai suoli ricchi di Oristano, così come sono variati altri importanti parametri morfologici, quali la forma del grappolo in cui più frequentemente è stata rilevata la presenza di ali. Per esempio ad Oristano alcune varietà, tra le quali talune tipiche di areali meno fertili e più caldi, quali il Carignano reperito nel Sulcis, non sono riuscite a sintetizzare un adeguato livello di zuccheri o di antociani; viceversa, il Bovale sardo proveniente dai vigneti in alta collina del Mandrolisai, è risultato assai più precoce. La disponibilità di selezioni con distinte caratteristiche morfologiche, agronomiche e tecnologiche e la conseguente possibilità di una scelta clonale rappresenta, in questo caso, un utile strumento per ottimizzare le prestazioni dei vitigni nelle diverse condizioni pedoclimatiche e colturali. Da sottolineare che nelle successive schede di questo manuale viene descritta una sola selezione clonale o massale, per cui per alcuni vitigni, quali il Vermentino o il Bovale sardo, la foto del grappolo riproduce una delle varie tipologie caratterizzate dalla diversa dimensione del frutto. Oltre alla caratterizzazione della collezione, nel progetto di studio dei vitigni tradizionali è stato, comunque, pianificato un ulteriore lavoro di recupero, di conservazione e di caratterizzazione in situ di nuove accessioni non presenti in collezione. Un attenzione particolare è stata riservata alla regione del Mandrolisai, dove permangono i sistemi di coltivazione tradizionale ed è ancora possibile ritrovare in coltivazione vitigni minori per diffusione e non presenti nei censimenti statistici. Inoltre, le principali varietà iscritte nel Registro nazionale e oggetto di coltivazione nelle aziende del Consorzio Convi- 27

30 sar sono state oggetto di comparazione in diverse regioni viticole dell Isola, per evidenziare le loro risposte produttive, fisiologiche, tecnologiche ed enologiche a differenti tecniche agronomiche ed enologiche. Nei diversi territori di pertinenza delle aziende consorziate è stato, altresì, condotto un lavoro di selezione massale su undici vitigni della Sardegna con l individuazione, propagazione e conservazione in un campo collezione, ubicato a Serdiana, di oltre 500 selezioni dotate di valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e assenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, virus dell arricciamento; GVA o virus A della vite, associato alla butteratura del Kober 5BB; GLRaV-2 e GLRaV-3, virus induttori di accartocciamento fogliare). Di seguito si riportano le metodologie utilizzate per descrivere le caratteristiche dei vitigni sardi iscritti nel Registro nazionale e le schede che ne sintetizzano i numerosi dati statistici, storici, genetici, ampelografici, agronomici e tecnologici acquisiti nel corso delle indagini. 28

31 II LA DESCRIZIONE DELLE VARIETÀ L identificazione e la caratterizzazione varietale rivestono in viticoltura notevole importanza per molteplici aspetti di carattere tecnico, economico e legislativo, specialmente se si considera che nel panorama viticolo mondiale le varietà diffuse e definite sono oltre Questo dato così elevato è comprensivo, però, di un alto numero di omonimi (varietà chiamate con lo stesso nome, ma che nulla hanno in comune) e sinonimi (varietà chiamate con nomi diversi, pur presentando un notevole grado di somiglianza o essendo addirittura uguali). Com è noto, le problematiche connesse all identificazione sono molto complesse e non sempre di facile soluzione: la vite, infatti, è una pianta molto antica ed estremamente eterozigote, ossia portatore di una coppia di alleli diversi per un unico carattere ereditario, e presenta perciò un carattere manifesto (dominante) e un altro non evidente ma trasmissibile (recessivo). La propagazione effettuata nel passato, anche per seme, ha portato alla creazione di un numero elevatissimo di genotipi che si sono diffusi nei più svariati ambienti pedoclimatici e nel tempo sono ulteriormente variati nel fenotipo e nel genotipo, in seguito all insorgenza di mutazioni spontanee nella popolazione. È opportuno ricordare che nella vite le mutazioni sono in genere sfavorevoli, poiché comportano una perdita di funzione, e recessive; nonostante ciò i viticoltori sono riusciti a isolare varianti dominanti, con caratteristiche superiori alla media della popolazione. Le piante, inoltre, modificano il proprio aspetto in funzione delle condizioni ambientali e la definizione stessa di vitigno (Brickell et al., 1980) contiene al suo interno un deciso carattere di soggettività: Un vitigno consiste di un clone o diversi cloni strettamente simili. Un clone è un insieme di individui geneticamente uniformi (che può essere chimerico in natura), derivato in origine da un singolo individuo per propagazione asessuata, cioè per talea, divisione, innesto o per apomissia obbligata; individui propagati da 29

32 una mutazione gemmaria evidente, formano un vitigno distinto dalla pianta madre. Il vitigno deve, quindi, essere chiaramente distinguibile rispetto agli altri vitigni, uniforme al suo interno e stabile alla propagazione. Per questi motivi la risoluzione dei problemi di identificazione varietale e clonale è stata per lungo tempo affidata alle descrizioni ampelografiche, ovvero all osservazione e descrizione di alcuni caratteri su foglie e grappoli. A questa scienza, da alcuni decenni, si sono affiancati i metodi di indagine del DNA delle cellule che offrono il vantaggio di essere indipendenti dai fattori ambientali. 30

33 III L AMPELOGRAFIA L ampelografia (dal greco άμπελος, vite e γράφω, scrivo) è una branca della viticoltura che studia, allo scopo di identificarle e classificarle, le caratteristiche delle varietà di viti coltivate. Come scienza si impose solo a partire dal XIX secolo, anche se ha origini ben più antiche. Già nel I secolo d.c. Columella (che nel De re rustica aveva scritto: perchè mai, dunque la vigna è così poco stimata? Non per colpa sua rispose Grecino ma per colpa degli uomini: prima di tutto perché nessun mette cura nell esaminare i vitigni..), Plinio (De Historia Naturalis) e Virgilio davano nozioni ampelografiche legate per lo più al giudizio di produttività e qualità del vino, con citazioni a proposito di alcuni caratteri morfologici delle piante, quali soprattutto il colore delle bacche o le attitudini colturali delle stesse in terreni di tipo diverso. Nei loro testi descrivevano il ripetersi delle caratteristiche di un vitigno nella discendenza ottenuta tramite la propagazione agamica, ma non erano in grado di fornire adeguate spiegazioni sul fenomeno osservato. Un contributo consistente agli studi ampelografici venne dagli scritti di Piero De Crescenzi e Andrea Bacci, i quali, rispettivamente, durante il Basso Medioevo e nel Rinascimento esaminarono i vitigni coltivati in Italia e dalle opere del pittore Bartolomeo Bimbi che, al servizio della committenza medicea, raffigurò con dovizia di particolari i grappoli diffusi nei mercati e sulle tavole dell epoca. Solo alcuni secoli dopo, a seguito dell affermarsi dell esperienza illuminista ed successivamente sulla spinta razionalistica del Positivismo, gli studi sulla genetica e i concetti sulla trasmissione dei caratteri iniziarono a svilupparsi e ad essere accettati dall intero mondo scientifico. Infatti, solo a partire dall ottocento si individuarono gli ambiti di interesse e si introdussero i criteri scientifici di classificazione riguardanti le caratteristiche botaniche della 31

34 vite. In quegli anni si svilupparono anche diversi e più circoscritti indirizzi di ricerca quali l ampelometria, la fillometria e la carpometria che si occupano rispettivamente delle misure della pianta, delle foglie, dei frutti e della loro comparazione. Numerosi furono gli ispiratori di questa nuova concezione dell ampelografia, dal conte Odart, a Giuseppe Acerbi (che nel 1825 pubblicò un opera fondamentale che descriveva i vitigni basandosi non solo sui caratteri dei frutti ma anche su quelli delle foglie), a Mendola, Rovasenda e Molon in Italia, Babo, Goethe, Oberlin in Germania e Austria, Puillat, Roy-Chevrier, Foex in Francia e Muson negli Stati Uniti. Nel 1872, al Congresso di Viticoltura tenutosi a Vienna, venne istituita la Prima Commissione Ampelografica Internazionale con lo scopo di coordinare i lavori dei vari paesi nella preparazione di un catalogo ampelografico generale, da cui poi discesero, in epoca più vicina a noi, le varie riunioni Nazionali ed Internazionali che sfoceranno nel 1951 nella sessione plenaria dell Office International de la vigne e du Vin (OIV). Fu pubblicato, quindi, il Registro ampelografico internazionale basato su una scheda, anch essa internazionale, dove furono dettagliatamente indicati gli organi da descrivere (germogli, grappoli, foglie), i caratteri da osservare su tali organi (es. forma dell apice del germoglio), la scala di valori da utilizzare (es. le dimensioni) ed il momento in cui effettuare i rilievi. Proprio attenendosi ai criteri fissati nell elaborato tecnico-scientifico, una nutrita equipe di ampelografi, guidata da Italo Cosmo, direttore della Stazione Sperimentale di Viticoltura e di Enologia di Conegliano, presentò un opera fondamentale nella storia degli studi ampelografici italiani. Pubblicato a partire dal 1952 al 1966 ed articolato in quattro volumi, lo studio contiene la descrizione di 221 vitigni ad uva da vino e 37 descrizioni di vitigni ad uva da tavola coltivati in Italia, tra i quali i principali della Sardegna (AA.VV., ). Il modello, messo a punto dalla squadra di ricercatori, fu modificato vent anni dopo: nel 1983, l OIV, l UPOV (Union internationale pour la Protection des Obtentions Vegetales) e l'ipgri (International Plant Genetic Resources Institute) formularono lo Schedario Ampelografico Internazionale, che, rispetto alle schede precedenti, introduceva descrittori distinti in qualitativi, quantitativi e alternativi, con livelli di espressione 32

35 codificati, per i caratteri quantitativi, in una scala da 1 a 9 e prevedeva, per tutti i caratteri da descrivere, l assegnazione di un codice da parte di ciascuna delle 3 associazioni promotrici, indispensabile per l archiviazione computerizzata dei dati. Nel 1989 seguì la Lista Minima provvisoria dei descrittori OIV, aggiornata nel 1990 e composta da 41 descrittori, 24 dei quali relativi alla foglia adulta. I limiti dei criteri di classificazione contenuti in questa scheda si sono manifestati quindici anni dopo, a seguito della sistematica applicazione da parte degli ampelografi di tutto il mondo; si è reso pertanto necessario un intervento di adeguamento e completamento dei dati suscettibili di critica e poco rispondenti alle esigenze della comunità scientifica. Sempre a partire dalla metà dell ottocento studiosi quali Goethe e Ravaz avviarono gli studi biometrici sulla fillometria, la disciplina che studia la forma delle foglie per mezzo di misure lineari e angolari e sulla carpometria, che studia le misure relative a grappoli e acini, che rappresentano in viticoltura gli organi di maggiore importanza commerciale. A differenza delle foglie che hanno un buon valore diagnostico, non rappresentano un prodotto commerciale, (per cui la loro asportazione non comporta danni), sono disponibili per buona parte dell anno e possono essere conservate a lungo e utilizzate allo stato secco, i grappoli rivestono invece minore importanza in biometria, in quanto osservabili solo in un periodo di tempo limitato e fortemente condizionati da fattori ambientali e colturali. Altri metodi utilizzati in ampelografia riguardano l analisi dei metaboliti secondari, metodo biochimico che offre garanzie limitate nella valutazione dell espressione del genotipo, ma è di notevole interesse per la valutazione delle attitudini tecnologiche delle uve. Grazie a queste analisi, è possibile analizzare le potenzialità qualitative di un vitigno in base agli obiettivi che ci si propone di raggiungere, quali per esempio il livello di acidità, di alcool o di tannini per l attitudine all invecchiamento. Importanti si sono rivelati anche gli studi su altri polifenoli e composti volatili e la messa a punto di tecniche di determinazione sempre più rapide, affidabili ed efficienti. Negli anni 90 si svilupparono i metodi isoenzimatici che si basano sulla presenza, nei tessuti vegetali, di forme molecolari diverse e separabili di enzimi, denominati isoenzimi, che svolgono la medesima funzione nei processi 33

36 metabolici. Poiché l informazione genetica, codificata nella sequenza di nucleotidi delle molecole del DNA, è in grado di controllare attraverso l RNA la sintesi dei vari polipeptidi, compresi gli enzimi quali catalizzatori proteici altamente specializzati, è evidente l interesse della conoscenza di questi metaboliti primari del codice genetico. L applicazione di determinati marcatori in viticoltura ha permesso di risolvere problemi di identificazione varietale, soprattutto nel caso in cui si debba stabilire la diversità di due varietà con pattern differenti, mentre, viceversa, non si può affermare con altrettanta sicurezza l uguaglianza di due varietà in caso di pattern identici. Nelle schede che descrivono i vitigni italiani, compresi i principali della Sardegna (Calò et al., 2001) è riportato il profilo ottenuto da due sistemi isoenzimatici, il GPI (glucosiofosfato isomerasi), enzima dimerico che catalizza la conversione del fruttosio-6-p in glucosio-6-p, ed il PGM (fosfoglucomutasi), che è invece un enzima monomerico che trasforma il glucosio-l-p in glucosio-6-p. I notevoli progressi compiuti dalla biologia molecolare negli ultimi anni hanno reso disponibili nuovi strumenti per affrontare il problema della caratterizzazione e dell identificazione varietale della vite. Per questo tipo di finalità, l analisi del DNA rappresenta una tecnica estremamente informativa in quanto consente di definire un numero praticamente illimitato di marcatori molecolari. I marcatori molecolari microsatelliti (SSR), che identificano delle corte sequenze di DNA, costituite da 1 a 6 paia di basi, che si ripetono inalterate, nella stessa posizione all interno del genoma, un numero variabile di volte, sono risultati enormemente risolutivi ed efficaci ai fini della caratterizzazione della vite (Sefc et al., 2001). In breve tempo dunque l ampelografia, da lavoro di descrizione individuale, è diventata una scienza fondata su metodi oggettivi e quindi lavoro collettivo capace di assicurare uniformità nella descrizione di specie, varietà e biotipi diversi di vite e di rendere confrontabili, a livello internazionale, i risultati ottenuti. Va precisato, per concludere, che nessuno dei metodi citati è determinante se considerato singolarmente e per avere valutazioni scientificamente valide è necessario utilizzarli congiuntamente. 34

37 IV LO STUDIO SUI VITIGNI DELLA SARDEGNA Lo studio è stato effettuato su una collezione di varietà di viti della Sardegna, reperite in Sardegna a partire dai primi anni 90, in primo luogo dall ex Istituto di Coltivazioni Arboree, oggi Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei dell Università di Sassari. La collezione, estesa su circa 1,5 ettari, è ubicata ad Oristano ed è il risultato di un lavoro di recupero del germoplasma effettuato attraverso sopralluoghi mirati in vecchi vigneti. Comprende le 26 varietà riferibili alla Sardegna iscritte nel Registro Nazionale, 40 vitigni nazionali ed internazionali e 90 accessioni di tipologie locali contraddistinte da denominazioni che talvolta coincidono con quelle indicate in testi botanici o storici dei secoli scorsi (Tab. 2). 26 Vitigni sardi iscritti nel Registro nazionale 20 Vitigni nazionali 20 Vitigni internazionali 20 Incroci o autofecondazioni Aniga anzelos Carenisca Moscatellone Pansale Aniga gerusalemme Coghichittu Moscato burdu Remungiau Aniga orrosa Corbesa Muristellu Sinidano Appesorgia Coscusedda Muscadellu Taloppo Arbajoriga Girò Atzara Nebbiolo Gallura Tintillu Arriadolza Girò biancu Niedda manna Titiacca Arrubia Girò sardu antigu Nieddu cosamo Triga bianca Arvustiana Lacconargeddu Nieddu gaddosu Trigghia Axina di Francia Lacconargiu ruiu Nieddu mannu murinu Ua fragola Axina Spagna Lacconargiu Nieddu procu Ua rosa Axina tres bias Littachina Nuragus antico Vernaccina Baraidu Lugliana Nuragus rosa Vertura Barradiorza rossa Malaga Ogu e rana Zirone alzu Bianca antiga Manzesu Orrotza Zirone bianco Bianchedda Maraburda Paddiu Zirone rosso Tab. 2 I vitigni conservati nella collezione di Oristano. 35

38 Fig. 1 Particolare della collezione di varietà di vite dell Università di Sassari (Oristano). Ciascuna varietà iscritta nel Registro Nazionale è stata propagata con un numero di piante variabile da 30 a 90, al fine di realizzare le microvinificazioni e completare la caratterizzazione secondaria e disposta nel vigneto utilizzando un disegno sperimentale a blocchi randomizzati. Il numero di replicazioni delle accessioni a minore diffusione è invece pari a nove. I campi, impiantati negli anni 90, sono stati recentemente rinnovati inserendo nuove accessioni, tra cui alcune individuate durante questo progetto nelle contigue regioni della Sardegna centrale del Mandrolisai e del Barigadu. Su tutte le varietà è stata effettuata la caratterizzazione genetica tramite marcatori microsatelliti SSR, utilizzando sei loci concordati dalla comunità scientifica sulla base dei risultati del progetto europeo GENRES081 (VVS2, VVMD5, VVMD7, VVMD27, VrZAG62, VrZAG79) e sei loci scelti per i buoni risultati nelle amplificazioni riportati in letteratura (VVMD31, VVMD32, VVMD36, VrZAG21, VrZAG25, VrZAG64). Il protocollo di estrazione del materiale genetico è stato sviluppato sulla base del metodo proposto da Lohdi et al., 1994, opportunamente adattato e modificato. Il DNA è stato estratto da 0,5 g di tessuto di una foglia giovane, purificato, mentre le regioni microsatelliti sono state amplificate attraverso la PCR, marcando un oligonucleotide di ciascuna coppia di primer con uno dei seguenti fluorofori: 6-FAM o HEX. L analisi dei prodotti PCR è stata condotta successivamente mediante elettroforesi capillare, impiegando lo strumento 3100 Genetic Analyzer ROX400 (Applied Biosystems). Il software Gene- Scan è stato utilizzato per l analisi degli elettroferogrammi, mentre i dati sono stati elaborati con i software IDENTITY v1.0 e NTSYS-PC v.2.02i. 36

39 L analisi ha consentito di attribuire ad ogni singola accessione analizzata specifici pesi allelici, fornendo informazioni sul raggruppamento delle varietà, sulle sinonimie, sui duplicati, e sugli errori di denominazione. La clusterizzazione UPGMA e l analisi PCA hanno permesso di evidenziare differenze a livello fenotipico, indicando la presenza di popolazioni omogenee di biotipi con caratteri evolutivi parzialmente distinti, identificabili solamente tramite metodiche molecolari. Sono stati individuati diversi raggruppamenti varietali e identificati 12 nuovi genotipi singolari, meritevoli d inserimento nei campi collezione Cannonau Grenache- Tocai- Garnacha Dim Graciano Muristellu Tin*llu Bovale sardo Cagnulari Mazuela Carignano Bovale grande Girò Zirone rosso Zirone alzu Monica bianca Remungiau ( Caddigu bianco Albaranzeuli bianco Zirone bianco Pansale bianco Moscatello Arvus*ana Nieddu Mannu Carenisca Monica Semidano Lacconargeddu Nuragus Dim-2 Fig. 2 Analisi PCA con evidenziati alcuni gruppi varietali 37

40 V I METODI UTILIZZATI PER LA CLASSIFICAZIONE In questo lavoro vengono preliminarmente presentati i profili genetici delle principali varietà della Sardegna iscritte al Registro nazionale, la cui conoscenza rappresenta la base necessaria per la loro tutela e valorizzazione, per lo sviluppo di nuove proposte enologiche e per la promozione dell intero comparto. Nelle schede, che sintetizzano il lavoro di descrizione varietale, vengono riportati alcuni dei dati acquisiti nel triennio, relativi alla caratterizzazione ampelografica, agronomica, fenologica e tecnologica. Non vengono invece riportati in questo testo, ma rimandati ad una pubblicazione successiva, i rilievi ecofisiologici sul potenziale idrico stem e sugli scambi gassosi effettuati durante il triennio. Codice OIV Carattere 601 Foglia adulta: lunghezza della nervatura N1 602 Foglia adulta: lunghezza della nervatura N2 603 Foglia adulta: lunghezza della nervatura N3 604 Foglia adulta: lunghezza della nervatura N4 605 Foglia adulta: distanza dal seno peziolare al seno superiore 606 Foglia adulta: distanza dal seno peziolare al seno inferiore 607 Foglia adulta: angolo tra N1 e N2 misurato alla prima biforcazione 608 Foglia adulta: angolo tra N2 e N3 misurato alla prima biforcazione 609 Foglia adulta: angolo tra N3 e N4 612 Foglia adulta: lunghezza dei denti N2 613 Foglia adulta: larghezza dei denti N Foglia adulta: lunghezza della nervatura N Foglia adulta: N3, lunghezza dal seno peziolare alla nervatura N Foglia adulta: apertura-sovrapposizione del seno peziolare 202 Grappolo: lunghezza 220 Acino: lunghezza 221 Acino: larghezza Tab. 3 Descrittori OIV per l identificazione varietale utilizzati nell analisi ampelometrica 38

41 Fig. 3 Lunghezza della nervatura N1 Fig. 4 Lunghezza della nervatura N2 misurata ai due lati della foglia Fig. 5 Grado di apertura del seno peziolare Fig. 6 Distanza tra punto peziolare e seno peziolare superiore Fig. 7 Angoli α, β e γ 39

42 L analisi ampelografica ha riguardato 17 descrittori della Lista minima dei Descrittori OIV, di cui 14 riguardanti la foglia adulta, uno riguardante il grappolo e due l acino (Tab. 3). Da cinque piante di ogni varietà a confronto sono state prelevate dieci foglie adulte presenti nel terzo mediano di germogli provenienti dal legno di un anno; è stata misurata la lunghezza: delle nervature principali N1, N2 ed N3, della prima nervatura secondaria della N3 (N4) e della prima nervatura terziaria del lobo laterale inferiore (N5). Le nervature N2, N3, N4 e N5 sono state misurate sui due lati della foglia (Fig. 3 e Fig. 4). Sono state calcolate l apertura del seno peziolare (SA) (Fig. 5), la profondità del seno superiore (Ss) (Fig. 6) e del seno inferiore (Si); l angolo compreso tra N1 e N2 (α); l angolo compreso tra N2 e N3 (β); l angolo compreso tra N3 e N4 (γ) (Fig. 7); la base e l'altezza dei denti Fig. 8 Lunghezza del grappolo Fig. 9 Lunghezza dell acino Fig. 10 Larghezza dell acino 40

43 all estremità di N2 (B2 e h2); la distanza su N3 dal seno peziolare a N4 (d1). I rilievi carpometrici hanno permesso di calcolare la lunghezza media (peduncolo escluso) di tutti i grappoli presenti su 10 tralci di cinque piante per ogni vitigno (Fig. 8) e la lunghezza e larghezza degli acini (media di 30 acini nella parte centrale di 10 grappoli) (Figg. 9 e 10). I dati così ottenuti sono stati sottoposti ad analisi statistica, effettuando l'analisi della varianza ad una via per ciascuna variabile considerata ed un confronto multiplo tra le medie delle varietà mediante test di Duncan e Cluster analisi (CA). Il materiale su cui sono stati effettuati i rilievi ampelometrici è stato successivamente impiegato per la caratterizzazione ampelografica, analizzando 20 descrittori (Tab. 4) della Lista minima dei Descrittori OIV, di cui uno Codice OIV Carattere 004 Germoglio: densità dei peli striscianti dell estremità 051 Foglia giovane: colore della pagina superiore (quarta foglia) 053 Foglia giovane: densità peli striscianti tra le nervature della pagina inferiore 067 Foglia adulta: forma del lembo 068 Foglia adulta: numero dei lobi 070 Foglia adulta: pigmentazione antocianica nervature principale pagina superiore 072 Foglia adulta: depressioni del lembo 074 Foglia adulta: profilo 076 Foglia adulta: forma dei denti 079 Foglia adulta: grado di apertura del seno peziolare 080 Foglia adulta: forma della base del seno peziolare Foglia adulta: presenza del dente sul bordo del seno peziolare Foglia adulta: fondo del seno peziolare delimitato dalla nervatura Foglia adulta: presenza di denti sul fondo dei seni laterali superiori 208 Grappolo: forma 209 Grappolo: numero delle ali 223 Acino: forma 225 Acino: colore dell epidermide 230 Acino: colorazione della polpa 241 Acino: presenza di vinaccioli Tab. 4 Descrittori OIV per l identificazione varietale utilizzati nell analisi ampelografica 41

44 riguardante il germoglio, due la foglia giovane, undici riguardanti la foglia adulta (Fig. 11 e 12), due il grappolo (Fig. 13) e quattro relativi all acino (Fig. 14). I rilievi hanno fornito i dati impiegati nell analisi morfologica dei singoli vitigni e nella realizzazione delle schede varietali. La caratterizzazione secondaria ha riguardato i rilievi fenologici, la fertilità, la produttività e la vigoria, la determinazione di alcune caratteristiche fisiche di grappoli e acini, e le analisi chimiche sul mosto. La fenologia è la disciplina che studia lo sviluppo vegetale attraverso la rilevazione delle modificazioni più importanti che avvengono negli organismi viventi durante il loro ciclo vitale, la comparsa e la scomparsa di organi, le variazioni di colore, delle principali funzioni, dell aspetto ecc. In particolare la fenologia classica si occupa dell individuazione di fasi ben precise rilevabili a vista o al tatto su un numero definito di piante, seguite fino alla fine del loro ciclo. La metodologia applicata in quest indagine ha previsto la rilevazione delle fasi di germogliamento, fioritura, invaiatura e maturazione su cinque ceppi per ciascun vitigno oggetto di studio (Tab. 5). I grappoli presenti su 10 tralci di cinque piante per ogni vitigno, utilizzati anche per la caratterizzazione ampelografica e ampelometrica, sono stati pesati riportando il dato medio; sono stati successivamente selezionati 100 acini, dei quali è stato determinato il peso. Germogliamento Fioritura Invaiatura Maturazione Inizio: alla comparsa delle prime gemme germogliate. 50%: quando il 50% delle gemme lasciate con la potatura sono germogliate. Inizio: alla comparsa dei primi fiori in antesi. Piena: alla caduta del 50% dei cappucci fiorali. Fine: quando ci sono pochi fiori ancora chiusi. Inizio: quando iniziano ad invaiare le prime bacche (colorazione del 50% della buccia). Fine: quando ci sono ancora poche bacche da invaiare. Data di raccolta e prelievo dei campioni per la determinazione della composizione chimica dei mosti. Tab. 5 Fasi fenologiche osservate 42

45 Fig. 11 Forma del lembo della foglia adulta Fig. 12 Grado di apertura del seno peziolare Fig. 13 Numero delle ali Fig. 14 Forma dell acino 43

46 Per quanto riguarda la caratterizzazione agronomica, effettuata su 5 piante per varietà nel biennio , è stata misurata la fertilità potenziale e reale, la produttività e la vigoria. Nel mese di giugno su 10 germogli è stata quantificata la lunghezza ed il numero di foglie principali e secondarie (femminelle) ed è stata calcolata la loro area tramite un planimetro polare. Per la composizione chimica dei mosti, nel triennio , a partire dall invaiatura sino alla maturazione di raccolta, sono stati rilevati il ph, l acidità totale e il contenuto in solidi solubili totali. Il ph è stato determinato attraverso l impiego di un phmetro Orion SA 520 preventivamente tarato; l acidità totale per titolazione con NaOH 0,1 N fino a ph 7; i solidi solubili totali con l utilizzo di un rifrattometro Zeiss ATC1 0-32% gradi Brix, dove il maggiore o minore angolo di rifrazione di un raggio di luce nel mosto misura la concentrazione zuccherina. Nelle schede si riportano i valori del peso della bacca e dei contenuti in solidi solubili ed acidità totale determinati in corrispondenza del valore massimo dell indice di maturazione, inteso come rapporto tra zuccheri ed acidi. E stato utilizzato questo indice, che non corrisponde automaticamente al massimo tenore in zuccheri misurabile durante lo sviluppo del frutto, al fine di evidenziare le differenza tra le varietà in un preciso momento del processo di maturazione. Due repliche di 500 g di acini per ciascuna varietà sono state utilizzate per effettuare l estrazione delle diverse classi polifenoliche. La conoscenza della concentrazione di questi composti nelle uve è risultata fondamentale sia per mettere in evidenza e riconoscere la biodiversità del patrimonio ampelografico sardo, sia perché la comprensione di tale composizione è basilare nei processi tecnologici di vinificazione. La quantità di polifenoli totali e delle loro frazioni forniscono importanti informazioni al tecnico sulla futura destinazione enologica delle uve. Per ogni cultivar è stata, altresì, effettuata sia sulle bucce sia sui vinaccioli. l estrazione delle diverse classi fenoliche mediante spettrofotometria UV- VIS e sono state eseguite le seguenti analisi: contenuto in polifenoli estraibili, antociani estraibili, catechine e proantocianidine reattive alla vanillina e proantocianidine estraibili utilizzando le correnti metodologie (Di Stefano et al., 1989; Mattivi et al., 2002 ). 44

47 45

48 46

49 APPENDICE SCHEDE VARIETALI 47

50 Albaranzeuli bianco 48

51 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970) ed incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Nuoro e Oristano. Sante Cettolini, direttore della Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia di Cagliari, nei suoi scritti sulle principali uve sarde (1897), lo indica con il nome di Albaranzellu o Alvanzielladu e lo descrive come vitigno a bacca bianca da vino, tipico del territorio di Bosa, assimilabile alla varietà siciliana Albanello bianco e alla spagnola Albillo. Successivamente il Cara, nel Vocabolarietto ampelologico delle varietà di vite coltivate in Sardegna (1909), ne sottolinea l idoneità per il consumo fresco, riporta le denominazioni locali di Alvarenzeli o Alvaranzeliadu o Albaranzellu, e lo ritiene sinonimo di altre varietà a bacca bianca presenti nell Isola, quali l Axina de Gerusalemme, il Remungiau ed il Laconargiu. La sinonimia Albaranzeuli-Laconargiu, viene confermata da Bruni (1962), autore della prima, completa, descrizione ampelografia della varietà che compare nella monografia ministeriale sui principali vitigni da vino coltivati in Italia. Bruni esclude l identità con le varietà Albanello, Albillo ed Albicello che, invece, verrà riproposta nel Registro Nazionale delle varietà (1988). L Albaranzeuli viene citato in numerose liste dei vitigni europei tra cui quelle redatte dall OIV (1996) e da Galet (2000), mentre ulteriori informazioni ampelografiche sono pubblicate da Deidda (1994) e da Calò, Costacurta e Scienza (2001) che ne indicano l incerta origine e la corretta sinonimia con il Laconargiu La sua attuale diffusione è limitata a pochi ettari presenti in vecchi vigneti della provincia di Nuoro e Oristano. È conservato nella collezione nazionale francese dell Institut National de la Recherche Agronomique (INRA) a Montpellier ed in quelle italiane del Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA) a Conegliano Veneto, dell Università di Sassari ad Oristano e dell Agenzia Regionale AGRIS a Villasor. Dalle piante presenti nella collezione di Oristano è stato estratto il Dna utilizzato in questa indagine per la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa caratterizzazione emerge un rapporto parentale tra l Albaranzeuli bianco ed il gruppo dei Girò. In particolare si differenzia per un solo allele, sui 24 analizzati, da un accessione locale denominata Zirone biancu e condivide con il Girò rosso e con le accessioni presenti nella collezione con i nomi di Zirone di Spagna e Zirone alzu almeno 49

52 un allele in 11 dei 12 locus studiati. Il rapporto di parentela tra l Albaranzeuli bianco e il gruppo dei Girò è stato confermato da un recente lavoro di caratterizzazione della collezione di Conegliano che indica questo vitigno sardo a bacca bianca screziata di rosa, come ibrido tra il Girò e la varietà da tavola Panse rosa di Malaga (Cipriani et al., 2010). Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta aperto, glabro o leggermente tomentoso, di colore verde chiaro con bordi sfumati di rosa e foglioline apicali e basali distese, pentagonali, glabre, di colore verde giallo. La foglia La lamina fogliare è pentagonale, con tre o cinque lobi. Il seno peziolare ha una forma a U ed il fondo, talvolta delimitato dalla nervatura, mostra bordi sovrapposti privi di denti. La pagina superiore è glabra, senza depressioni sul lembo, priva di pigmentazione antocianica tra le nervature principali e con profilo a V. La pagina inferiore è mediamente tomentosa sulle nervature principali e in misura minore all interno delle aree da loro delimitate. I denti sono di media lunghezza e larghezza, con margini intermedi tra rettilinei e convessi. L analisi fillometrica evidenzia anche una ridotta distanza tra il seno peziolare e i seni inferiore e superiore. Gli angoli formati tra le nervature principali (α, β) sono di ampiezza media, mentre è maggiore l angolo γ. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 116,5 98,2 80,8 50,7 30,9 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 41,5 37,6 51,3 52,7 70,3 50

53 Il grappolo e l acino Il grappolo, compatto e dalla forma conica, presenta da una a tre ali sviluppate e, rispetto agli altri vitigni a confronto, mostra dimensioni medio-grandi ( grammi). L acino è grande (3,9 grammi), quasi sferoidale, con lunghezza e larghezza media (cm 1,85 x 1,80). La buccia è spessa, pruinosa, di colore giallo dorato e con screziature rosate e la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio la distribuzione dei viticci è discontinua e le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica. La produttività è elevata, dovuta principalmente all elevato peso del grappolo e dell acino. La fertilità potenziale è pari a 0,91 e quella reale 0,81. I valori di fertilità osservati lungo il tralcio evidenziano valori inferiori della prima gemma (1) rispetto alla seconda (1,66), con i valori minimi (0,33) osservati a partire dalla quinta gemma. Il vitigno è mediamente assurgente, vigoroso, con il germoglio medio formato da 20 foglie e 10 femminelle che raggiunge una lunghezza di 177 centimetri. L area delle foglie principali (178 cm2) indica un lembo di dimensioni medie. La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media rispetto alle altre varietà sarde confrontate nel campo collezione di Oristano. L inizio del germogliamento si osserva mediamente nella prima decade di aprile, l inizio della fioritura nella seconda decade di maggio, l inizio dell invaiatura nella terza decade di luglio. Più tardiva è risultata l epoca di maturazione, rilevata negli anni in un intervallo compreso tra la terza decade di settembre e la prima di ottobre. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno non viene vinificato in purezza, ma in uvaggio con altre varietà. In seguito all osservazione comparativa della dinamica di maturazione delle bacche, l Albaranzeuli bianco si è caratterizzato, rispetto alle altre varietà, per bassa acidità, per gli elevati valori di ph (4,2-4,6), per un continuo incremento dell elevato peso della bacca e per il ridotto tenore in zuccheri (dai valori iniziali all invaiatura di Brix a quelli massimi di 18,8-20 Brix). Anche per quanto riguarda i polifenoli estraibili, nel triennio il vitigno ha evidenziato alla raccolta valori non elevati, compresi tra i 330 e 430 mg/ Kg di catechina nelle bucce e tra 400 e i 600 mg/kg nei semi. 51

54 Arvesiniadu 52

55 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970) e nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Oristano e Sassari (Reg. Cee 1250/70). Le prime citazioni del vitigno in Sardegna risalgono al Manca dell Arca (1780) che, descrivendo le varietà coltivate nel sassarese, lo chiama Arvu siniagu, dai grani prolongati e rari. Cettolini (1897) lo indica presente anche nel Nuorese, con il nome di Arvusiniagu e Arvusemidanu, mentre il Cara, nel 1909, ne riporta la presenza in diverse aree della Sardegna tra cui Ozieri (con il nome di Alvu-signadu), Bono (Arvisiniadu), ed il territorio di Sassari (Arvusiniagu). Bruni (1964), descrive per primo la varietà, indicandone la scarsa diffusione nell Isola causa la ridotta fertilità basale. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996) e da Galet (2000), mentre nuove schede ampelografiche del vitigno sono pubblicate da Deidda (1964) e da Calò, Costacurta e Scienza (2001). La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 16 ettari presenti soprattutto in Goceano, nei comuni di Benetutti e Bono. È presente nelle collezioni nazionali dell INRA di Montpellier e del CRA di Conegliano Veneto e in quelle regionali della Sardegna gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano che evidenzia uno specifico profilo del vitigno che consente di distinguerlo chiaramente dalle altre varietà della Sardegna. Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno, ma in Goceano sono stati osservati e descritti tre differenti biotipi, dai grappoli rispettivamente lunghi, piccoli e doppi, su cui sono in corso indagini agronomiche e sanitarie (Sanna, 2002). VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG

56 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta aperto, glabro o leggermente tomentoso, di colore verde chiaro con bordi sfumati di rosa e foglioline apicali e basali distese, pentagonali, di colore verde giallo. È presente una leggera tomentosità solo tra le nervature della pagina inferiore della prima foglia. La foglia La lamina fogliare è cuneiforme, con tre o cinque lobi. Il seno peziolare ha una forma ad U ed il fondo, talvolta delimitato dalla nervatura, mostra bordi non sovrapposti privi di denti. La pagina superiore è glabra, senza depressioni sul lembo, priva di pigmentazione antocianica tra le nervature principali e con profilo a V. La pagina inferiore è mediamente tomentosa sulle nervature principali e in misura minore all interno delle aree da loro delimitate. I denti sono di media lunghezza e larghezza, con lati convessi. L analisi fillometrica evidenzia anche una ridotta distanza tra il seno peziolare e i seni inferiore e superiore, mentre è lievemente maggiore l angolo γ. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 128,9 106,9 77,6 56,5 24,5 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 54,6 61,3 52,2 53,55 62,4 54

57 Il grappolo e l acino Il grappolo è di dimensioni medie (220 grammi), allungato, di forma conica e spargolo, con 1-3 ali. L acino è piccolo (1,5 grammi), dalla forma ellittica con lunghezza e larghezza media (cm 1,35 x 1,20). La buccia è spessa, di colore giallo dorato, mentre la polpa è incolore, sciolta, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci nel tralcio è discontinua. La fertilità potenziale e quella reale mostrano valori medi pari a 1,40 e 1,39. La fertilità osservata nei diversi nodi dello sperone e del tralcio, crescente e con valori massimi osservati nel quinto nodo (2), conferma sia quanto descritto da Bruni, che indicò il vitigno idoneo per sistemi di allevamento a media espansione e potatura medio lunga, sia quanto osservato recentemente in alcuni vigneti di Arvesiniadu del Goceano (Sanna, 2000). Il vitigno è assurgente, vigoroso, con germogli assai lunghi (cm 218), formati da 23 foglie e 17 femminelle. La produttività è medio bassa (2,9 kg /ceppo) a causa del ridotto peso dell acino. La superficie delle foglie principali (167cm 2 ) indica un lembo di dimensioni medie. La fenologia L inizio del germogliamento è precoce e si manifesta nella terza decade di marzo, l inizio della fioritura si osserva nella seconda decade di maggio e l invaiatura nella terza decade di luglio. La maturazione è anch essa medio-precoce e si può indicare, nell ambiente tipico, nella prima decade di settembre ed in agro di Oristano, nel campo collezione, nella seconda decade di settembre. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche In Goceano dalla trasformazione delle uve Arvesiniadu si ottengono tre prodotti enologici ben differenziati: il primo, basato sulla trasformazione in purezza della varietà, il secondo, tradizionale, che prevede l uvaggio con Vermentino e con la varietà Arriadorza, ed un terzo, anch esso legato alla tradizione, che prevede la maturazione del vino in botti scolme sotto il velo filmogeno prodotto dai lieviti flor (Farris et al., 1996). Ad Oristano, nel confronto con gli altri vitigni a bacca bianca l Arvesiniadu ha mostrato valori buoni di acidità e di ph, lievemente più elevati rispetto agli altri vitigni ed inferiori a quanto osservato nel territorio di origine. La precocità di maturazione è risultata evidente sin dai primi di agosto, con un tenore in solidi solubili elevato (18 Brix), che è cresciuto, conformemente al peso della bacca, sino alla terza settimana di settembre, quando sono stati raggiunti i valori massimi (24 Brix) e i corrispondenti valori minimi dell acidità totale (3,85 g/l). Per quanto riguarda i polifenoli, nel triennio , l Arvesiniadu ha evidenziato valori rispettivamente medi e bassi, compresi tra i circa mg/kg catechina estraibile dai semi e 250 e 280 mg/kg catechina presente nelle bucce. 55

58 Barbera sarda 56

59 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 22/2/1971) e nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Nuoro (Reg. Cee 1250/70). Prima del 1900 il vitigno non risulta citato tra quelli coltivati in Sardegna, mentre negli Annuari della Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia di Cagliari (1897) si raccomanda la diffusione della varietà Barbera, indicata come di recente introduzione nell Isola. La varietà non risulta inserita nella monografia sui principali vitigni da vino coltivati in Italia ( ), ma successivamente viene inclusa nel citato Registro nazionale delle varietà di vite (1988). Una prima descrizione del vitigno viene riportata nel testo Vitigni d Italia (Calò et al., 2001), in cui si evidenzia la errata sinonimia con il più noto vitigno Barbera del Piemonte. Nella rilevazione statistica effettuata dall Aima del 2002 la Barbera sarda è stata censita in Sardegna su 174 ettari, coltivati principalmente in provincia di Cagliari. È presente nella collezione nazionale italiana di Conegliano Veneto e in quelle regionali della Sardegna gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuato sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa caratterizzazione si conferma l errata sinonimia con la Barbera piemontese ed emerge la vicinanza genetica tra la Barbera sarda e le varietà Muristellu, con cui si condivide almeno un allele in tutti i 12 loci analizzati, e Bovale sardo (16 alleli su 24 in 11 loci). Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 57

60 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta piccolo, lievemente tomentoso, di color verde con la faccia dorsale degli internodi striata di rosso. La sua forma è aperta all estremità e sia la prima foglia che le successive presentano una leggera tomentosità. La foglia È pentagonale e pentalobata, con seno peziolare conformato ad V, poco aperto, talvolta con lobi leggermente sovrapposti, con bordo non delimitato dalla nervatura e con occasionale presenza di denti anche nei seni laterali superiori. La pagina superiore non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature, né depressioni e bollosità del lembo e mostra un profilo ondulato. I denti sono corti e stretti, a lati rettilinei e convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore molto setolosa sia sulle nervature principali sia all interno delle aree da loro delimitate. All analisi fillometrica risultano di media ampiezza le distanze tra il seno peziolare e quelli inferiori e superiori; similmente anche l angolo α è di dimensioni medie, mentre quelli β e γ sono di ampiezza tendenzialmente maggiore. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 113,2 93,8 66,7 41,1 23,2 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 46,3 45,9 53,8 59,3 61,2 58

61 Il grappolo e l acino Il grappolo, di forma conica o cilindrica, compatto ed alato, presenta dimensioni medio piccole ( grammi). L acino è di medie dimensioni (1,8 grammi) e mostra una forma obvoide con lunghezza e larghezza media (cm 1,50 x 1,38). La buccia è mediamente spessa e pruinosa, di colore blu-nero e la polpa è incolore, consistente e di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,17, quella reale a 1,06. La fertilità lungo il tralcio evidenzia valori simili a quelli medi nei primi quattro nodi, diminuisce fortemente nel quinto e sesto nodo (0,33) e risulta più elevata a partire dal sesto al nono (1,5). La produttività non è risultata elevata (1,4 kg /ceppo) a causa di un basso numero di grappoli dal ridotto peso. Il vitigno è assurgente, vigoroso, con germogli mediamente lunghi (cm 188) formati da 16 foglie e 14 femminelle. L area delle foglie principali (162 cm 2 ) indica un lembo di dimensioni mediopiccole. La fenologia L inizio del germogliamento è medio precoce e si osserva tra la terza decade di marzo e la prima decade di aprile. I primi fiori si aprono nella seconda decade di maggio e l inizio dell invaiatura si manifesta nella prima decade di agosto. Anche per la maturazione delle uve il vitigno può essere considerato di media epoca e la vendemmia si può effettuare nella terza decade di settembre. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno viene utilizzato in uvaggio nei diversi territori di coltivazione. La Barbera sarda si è caratterizzata, rispetto alle altre varietà, per valori di acidità e di ph superiori e per un medio tenore in zuccheri. La dinamica di maturazione ha evidenziato un significativo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri (da 14 a 18 Brix) nelle due settimane dopo l invaiatura ed un successivo loro aumento sino ai valori massimi di 24 Brix di fine settembre. Elevato anche il contenuto di medio di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina). Interessante il valore medio di antociani (1315 mg/kg catechina), che pur con ampie oscillazioni annuali ( mg/kg catechina) è risultato nel triennio il più alto tra le varietà a confronto. 59

62 Bovale grande 60

63 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Catalogo Nazionale e nel Registro nazionale delle varietà italiane di vite (D.M. 25/5/1970) e nell Elenco delle varietà raccomandate per tutta la Sardegna (Reg. Cee 1250/70). È un vitigno autorizzato alla coltivazione anche nelle provincie di Campobasso e Isernia. Le prime note sulla presenza del Bovale grande in Sardegna risalgono al botanico Moris (1837) che descrisse le dicotiledoni della Sardegna e indicò una Vitis vinifera affinis, con affiancato il termine Bovali, comprendente due tipologie, tra cui una definita meno coltivata, più vigorosa e dagli acini più grossi, che denominò Bovali mannu. Le due tipologie di Bovali, Bovale grosso detto di Spagna e Bovale piccolo detto Bualeddu, si ritrovano inserite nella Descrizione dei vitigni che si coltivano in Sardegna effettuata dalle Commissioni ampelografiche regionali (1887). Dieci anni dopo Cettolini (1897), conferma le differenze tra queste due tipologie e cita come sinonimi del Bovali mannu o grande, il Cagnulari, la Nieddera, il Nieddu mannu, il Moristeddu, la Mostaia e la Cadinissa. Bruni, nella monografia sui vitigni d Italia (1962) utilizza il termine Bovale grande o Bovale di Spagna, ma lo differenzia dalle varietà Cagnulari, Bovale sardo e Nieddu mannu. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996) e da Galet (2000), mentre ulteriori informazioni sul vitigno e sul vino sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001) che citano, tra i sinonimi accertati o presunti, Nieddera, Tintilia, Tintillosa, Tintillu e Tintirella. La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 27 ettari, presenti soprattutto in provincia di Cagliari. È conservato nelle collezioni di Montpellier (Francia), Dois portos (Portogallo), Conegliano Veneto, S. Michele all Adige e Palermo. In Sardegna è coltivato nelle collezioni gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). La caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano, ha evidenziato la già segnalata errata sinonimia con il Bovale piccolo, ma anche con la Nieddera e con la varietà spagnola Bobal. L analisi statistica ha, altresì, rivelato la marcata similitudine con il Carignano e con le varietà spagnole Cariñena e Mazuela, confermando i risultati di una precedente indagine condotta sul gruppo dei bovali della Sardegna (Nieddu et al., 2007). Ancora, è stata evidenziata la diversità genetica del Bovale grande e del Bovale sardo dalla Tintilia molisana, che conferma quanto già riportato in uno studio condotto su 22 vigneti coltivati nel Molise (Reale et al., 2006). VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG

64 Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno, ma nell Oristanese sono stati individuati differenti biotipi, dai grappoli rispettivamente lunghi, piccoli e doppi, su cui sono in corso indagini agronomiche e sanitarie. La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta aperto, mediamente tomentoso e di color verde. La prima foglia presenta una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore che si riduce nelle foglie successive. La foglia La lamina fogliare è pentagonale e pentalobata, con seno peziolare, aperto conformato ad U ed evidenzia un occasionale presenza di denti sul bordo. La pagina superiore è glabra, o con lieve tomentosità, priva di pigmentazione antocianica tra le nervature principali e mostra un profilo ondulato ed una leggera depressione sul lembo. La pagina inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e mediamente tomentosa all interno delle aree che esse delimitano. I denti sono frequentemente grandi e presentano una larga base con lati rettilinei. La foglia mostra ampie distanze tra i seni e ampi angoli tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 137,4 123,4 95,2 62,3 35,7 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 84,9 71,7 55,8 56,9 48,9 62

65 Il grappolo e l acino Il grappolo è conico, compatto ed alato con dimensioni medio-grandi (320 grammi). L acino è grande (3,3 grammi) ovoide con lunghezza e larghezza media (cm 1,8 x 1,6). La buccia è spessa, non molto pruinosa, di colore blu scuro, mentre la polpa è incolore, consistente, con sapore più dolce e fruttato rispetto al Bovale sardo. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è elevata e pari a 1,8, quella reale 1,40 con valori superiori a 1,5 a partire dal secondo nodo, risultanti massimi nell ottavo e nono (2,5-2,2). La produttività è elevata (4 kg /ceppo), dovuta principalmente all elevato peso dell acino. Il vitigno è assurgente, mediamente vigoroso, con germogli mediamente lunghi (cm 206) formati da 20 foglie e 15 femminelle. L area delle foglie principali (250 cm2) indica un lembo di grandi dimensioni, apparso il più elevato nel confronto con le altre varietà. La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media. L inizio del germogliamento, si osserva nella prima decade di aprile, come per la maggior parte delle varietà sarde a confronto, mentre l inizio della fioritura si registra nella seconda decade di maggio e l inizio dell invaiatura nella terza decade di luglio. Riguardo all epoca di maturazione il vitigno può essere raggruppato insieme a quelli più tardivi (nel mese di ottobre). La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato esclusivamente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Nell Oristanese viene utilizzato, insieme al Bovale sardo, nell uvaggio della D.O.C. Campidano di Terralba o Terralba, ma contribuisce anche alla produzione di altri vini di questo territorio, quali il Nieddera. La dinamica di maturazione delle bacche ha evidenziato un continuo incremento nel peso del frutto e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla prima decade di ottobre, con livelli massimi pari a 21 Brix. Le bacche non hanno mostrato fenomeni di disidratazione e l acidità alla vendemmia è risultata medio alta (4,8 g/l). Il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce è risultato elevato ( mg/ Kg catechina), su valori medi il contenuto antociani ( mg/kg catechina) e assai ridotto il quantitativo di polifenoli estraibili dai semi ( mg/kg catechina). 63

66 Bovale sardo 64

67 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Catalogo Nazionale delle varietà italiane di vite (D.M. 25/5/1970) e successivamente nel Registro nazionale delle varietà di vite con i sinonimi di Bovaleddu, Cardinissia, Moraiola minore e Muristellu. Incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari (Reg. Cee 1250/70). I bovali furono descritti dal Moris nel 1837 (vedi scheda Bovale grande), ma precedentemente il nobile sassarese Manca dell Arca indicò nel suo testo sull agricoltura sarda (1780) il citato sinonimo Muristellu. Nel Bollettino ampelografico del 1877 si descrive un Muristellu, denominata in Lanusei Bovali, un Bovale piccolo, detto Bualeddu coltivato a Cagliari, dei Bovali con sinonimi Mostaia e Muristeddu ed un Muristellu presente nel sassarese. Le indicazioni delle schede sono spesso diverse: di buona qualità, dà molto mosto, è zuccherina e colorante soggette a infracidire danno vino scipito, poco ricco d alcool, ma unite ad altre contribuiscono a dare colore. Cettolini (1897), Molon (1906) e Cara (1909) ne segnalano la coltivazione in tutta l Isola e Bruni (1962) indica ulteriori sinonimi tra cui Bovaleddu, Bualeddu, Bovaleddo, Bovale piticco, Nieddu prunizza, Carrixa, Cardinissia e Cadelanisca. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996) e da Galet (2000), mentre nuove informazioni sul vitigno e sui vini sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1994) e Calò et al. (2001) in cui gli autori riportano le analogie tra il Bovale sardo e i vitigni Mourvèdre, Monastrell e Minustrello della Corsica. La diffusione del vitigno in Sardegna, nel 2009, è risultata pari a 784 ettari, coltivati soprattutto in provincia di Oristano. È presente nelle collezioni di Conegliano Veneto, S. Michele all Adige e Bari. In Sardegna è conservato nelle collezioni gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). La caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano ha evidenziato l errata sinonimia con il Bovale grande, con il Nieddera e con la varietà spagnola Bobal e ha, viceversa, rivelato una chiara similitudine con il Cagnulari (23 alleli su 24 con almeno un allele comune su tutti i 12 analizzati) e con la varietà spagnola Graciano (19 alleli su 24), confermando quanto già riportato in una precedente ricerca condotta sui Bovali della Sardegna (Nieddu et al., 2007). Nella presente indagine sono emerse anche altre importanti similitudini genetiche, tra il Bovale sardo, la Barbera sarda, il Tintillu ed il Muristellu, ma anche singoli alleli che ne consentono la distinzione. In particolare tra il Bovale sardo ed il Muristellu non sono stati trovati alleli comuni in 2 loci su 12. Il confronto tra i profili del Bovale sardo con i dati bibliografici relativi alle varietà Mourvèdre, Monastrell e Moristell indicano alcune similitudini con le prime due varietà per la presenza di almeno un allele condiviso nella gran parte dei loci confrontati, ma anche chiare differenze VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG

68 dovute a diversi loci privi di alleli comuni. Anche per il Bovale sardo non sono attualmente disponibili selezioni clonali, ma sono presenti nell Isola numerosi biotipi, talora denominati con un termine locale che affianca il nome Bovale, con distinte caratteristiche agronomiche e tecnologiche e spesso anche genetiche con lievi variazioni del profilo sopra riportato. Negli ultimi anni indagini molecolari hanno individuato alcuni alleli comuni tra piante di vite selvatica (Vitis vinifera sylvestris) reperite in Sardegna e i Bovali murru e muristellu (Grassi et al., 2003). Ciò ha indotto questi ricercatori a ipotizzare che la Sardegna potesse ritenersi un centro secondario di origine di biodiversità viticola. Successivi studi su popolazioni più ampie hanno evidenziato la chiara distanza genetica tra le due specie ed il basso livello di introgressione (Zecca et al., 2009). La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta aperto, mediamente tomentoso, di colore verde chiaro con bordi sfumati di rosa e foglioline apicali e basali distese, tomentose e pentagonali. La foglia La lamina fogliare è pentagonale, talvolta orbicolare, con tre o cinque lobi. Il seno peziolare ha una forma ad U od a V, con bordi raramente sovrapposti privi di denti. La pagina superiore mostra una leggera tomentosità superficiale, con colorazione rosso dal punto peziolare che si estende sino alla prima biforcazione delle nervature principali. Non presenta depressioni sul lembo ed ha un profilo piano. La pagina inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e all interno delle aree da loro delimitate. I denti sono di media lunghezza e larghezza, con margini rettilinei. L analisi fillometrica evidenzia anche una ridotta distanza tra il seno peziolare e i seni inferiore e superiore. L angolo α formato tra le due nervature principali mostra un ampiezza media, mentre risultano più grandi gli angoli β e γ. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 126,7 109,5 72,7 46,6 21,7 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 64,7 62,9 54,5 58,5 59,9 Il grappolo e l acino Il grappolo è conico, compatto, con dimensioni medie (300 grammi) talvolta alato, con una o tre ali non molto sviluppate. L acino ha una forma ellissoidale, con dimensioni medie (1,9 grammi) e lunghezza e larghezza media (cm 1,7 x 1,4). La buccia è di color blu-nero, di medio spessore, non molto pruinosa, mentre la polpa è incolore, consistente e di sapore neutro. 66

69 Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio è presente una forte pigmentazione antocianica su oltre la metà delle perule e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,62; quella reale è risultata 0,96. La fertilità lungo il tralcio ha espresso valori crescenti dal primo (0,67) al quinto nodo (2,17). La produttività è media (2,2 kg /ceppo. Il vitigno è assurgente, molto vigoroso, con germogli medio corti (cm 163), formati da 16 foglie e 17 femminelle. L area delle foglie principali (160 cm 2 ) indica un lembo di dimensioni medio-piccole. La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media, rispetto alle altre varietà sarde a confronto. L inizio del germogliamento si osserva nella prima decade di aprile, l inizio della fioritura nella seconda decade di maggio e l inizio dell invaiatura nella prima decade di agosto. Riguardo all epoca di raccolta il vitigno può essere raggruppato insieme a quelli a maturazione di media. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Nell Oristanese viene utilizzato insieme al Bovale grande nell uvaggio della D.O.C., istituita nel 1976 denominata Campidano di Terralba o Terralba, mentre nel Mandrolisai, insieme ai vitigni Cannonau e Monica, nell uvaggio per la preparazione dell omonimo vino D.O.C. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato nella seconda settimana di settembre valori medi nel contenuto in solidi totali solubili (20,6 Brix), ph (3,9) e acidità totale (4,7 g/l di acido tartarico). Nel proseguo della maturazione le bacche hanno mostrato lievi fenomeni di disidratazione che hanno determinato una lieve concentrazione degli zuccheri. Discreto il contenuto di medio di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina) così come il valore di antociani ( mg/ Kg catechina). Interessanti risultati agronomici ed enologici sono stati ottenuti in seguito alla sperimentazione condotta nell ambito del progetto Convisar. In particolare, è stata condotta una selezione massale su 2548 individui di Bovale sardo reperiti nel Mandrolisai, in Gallura e nella Trexenta che ha portato alla scelta di 870 selezioni. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, virus dell arricciamento, GVA o virus A della vite, associato alla butteratura del Kober 5BB e due virus induttori di accartocciamento fogliare il GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 250 piante esenti e, tra queste, 76 accessioni con caratteristiche superiori alla media della popolazione sono state propagate e sono attualmente in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni agronomiche ed enologiche condotte sul Bovale sardo hanno riguardato la coltivazione franca di piede, attuata nel territorio di Badesi, la maturazione delle uve in funzione degli ambienti di coltivazione al fine di individuare l epoca ottimale di raccolta, le fermentazioni controllate mediante diversi ceppi di lieviti, che hanno indotto un aumento del contenuto in glicerolo e la riduzione del grado alcolico e le variazioni dei rapporti percentuale tra i vitigni costituenti la D.O.C. Mandrolisai e le variazioni dei rapporti percentuali tra i vitigni costituenti la D.O.C. Mandrolisai. 67

70 Caddiu 68

71 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Catalogo Nazionale delle varietà italiane di vite (D.M. 25/5/1970) e successivamente nel Registro nazionale delle varietà di vite e incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari e Oristano (Reg. Cee 1250/70). Le prime citazioni del vitigno in Sardegna risalgono al Cettolini (1897) che lo indica come vitigno di scarsa importanza, diffuso solo a Bosa con il nome di Caddu e a Laconi, con il sinonimo Caddiu. Il Cara (1909) lo segnala presente anche nei vigneti dell oristanese. Bruni (1962) lo descrive per la prima volta riferendosi ad un vigneto presente a S. Vero Milis, ma ne conferma la scarsa diffusione e l utilizzo esclusivo in uvaggio. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996) e da Galet (2000), mentre ulteriori schede ampelografiche del vitigno sono pubblicate da Deidda (1994) e da Calò, Costacurta e Scienza (2001) che indicano come sinonimi Caddeo, Niedda Perda Serra e Caddiu Nieddu. La sua diffusione in Sardegna è ridottissima e limitata a circa 12 ettari, presenti quasi esclusivamente in provincia di Oristano. È conservato nelle collezioni di Mendoza (Argentina), di Montpellier (Francia), in quelle italiane di Conegliano Veneto, S. Michele all Adige ed Oristano. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione dell Università di Sassari. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa indagine emerge un profilo ben distinguibile dalle altre varietà del patrimonio ampelografico della Sardegna, che evidenzia una marcata vicinanza genetica con un vitigno minore, individuato nel Sulcis, localmente chiamata Paddiu. Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 69

72 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta aperto, leggermente tomentoso di color verde, sfumato di rosa ai margini, con foglioline apicali distese, tomentose, pentagonali. Le foglioline basali sono anch esse distese, di colore verde orlato di rosso e superficie della pagina superiore glabra. La pagina inferiore delle foglioline basali dell apice è leggermente tomentosa. La foglia La lamina fogliare è cuneiforme, quinquelobata, raramente trilobata. Il seno peziolare è aperto con una forma a V, con bordi non sovrapposti regolari privi di denti. La pagina superiore è verde e glabra, priva di depressioni con un profilo a gronda. La pagina inferiore è mediamente tomentosa sia sulle nervature principali che all interno delle aree da loro delimitate. I denti sono di media lunghezza e larghezza, con lati rettilinei. L analisi fillometrica evidenzia anche elevati valori della distanza tra seno peziolare e seni inferiore e superiore. Gli angoli α e γ formati tra le nervature principali sono di ampiezza media, mentre risulta di ampiezza maggiore l angolo β. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 147,2 119,1 85,9 55,9 30,7 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 72 68,7 52, ,3 70

73 Il grappolo e l acino Il grappolo, mediamente compatto con una forma piramidale e frequentemente provvisto di una o due ali, presenta dimensioni medio-grandi (400 grammi). L acino è grande (3,8 grammi), quasi rotondeggiante, con lunghezza e larghezza media (cm 1,87 x 1,80). La buccia è spessa, pruinosa, di colore blu nero, mentre la polpa è incolore, consistente e di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è risultata pari a 1,23 e quella reale a 1. La fertilità ha espresso valori crescenti, stabili dal quinto al nono nodo (1,5-1,7). La produttività è risultata media (2,7 kg /ceppo), nonostante il discreto peso del grappolo e della bacca. Il vitigno è poco assurgente, poco o mediamente vigoroso, con germogli corti (cm 145) formati da 13 foglie e 15 femminelle. L area delle foglie principali (224 cm 2 ) indica un lembo di dimensioni medio-grandi. La fenologia L epoca di inizio del germogliamento è media e si osserva nella prima decade di aprile, mentre è lievemente più tardiva la fioritura (inizio tra la seconda e la terza decade di maggio) e l invaiatura (prima decade di agosto). Per quanto riguardo l epoca maturazione il vitigno può essere classificato a maturazione media. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato per la vinificazione insieme ad altre uve rosse nell oristanese. Rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato a fine settembre il valore più basso in solidi totali solubili (massimo 17,3 Brix) ed un medio contenuto di acidità totale (4,3 g/l di acido tartarico). La dinamica di maturazione delle bacche ha evidenziato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla prima decade di ottobre dove ha raggiunto i valori massimi di 18 Brix. Su livelli medi, seppur molto variabile tra gli anni, il contenuto di medio di polifenoli estraibili dalle bucce (994 mg/kg catechina) e dai semi ( mg/ Kg catechina) e relativamente basso il valore di antociani ( mg/kg catechina). 71

74 Cagnulari 72

75 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970) e nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Oristano e Sassari (Reg. Cee 1250/70) con i sinonimi di Bastardo nero, Cagliunari e Caldareddu. La prima citazione del vitigno è dell ampelografo Giuseppe Di Rovasenda nel 1877, che lo indica assimilabile al Morastel, mentre la descrizione del vitigno compare in quegli stessi anni nel Bollettino ampelografico nazionale, nel capitolo dedicato alle uve di Sardegna coltivate in provincia di Sassari. Il vitigno viene indicato come importante ed in espansione in questo territorio, in quanto utilizzato per la sostituzione della diffusa varietà locale chiamata Bastardo nero. Cettolini (1897) lo indica simile ai Bovali, mentre Cara (1909) lo ritiene affine al Cannonau. Bruni (1962) ne indica la diversità per caratteri ed attitudini con il Mourvedre e con il Morastel e conferma la somiglianza con il gruppo dei Bovali. Tra i vari sinonimi indica anche un clone chiamato Cagnulari bastardo o Bastardo nero, con fiore femminile. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996), da Galet (2000), mentre ulteriori informazioni ampelografiche e sui vini sono pubblicate da Vodret (1993), da Deidda (1994) e da Calò et al. (2001). La coltivazione in Sardegna, pari a oltre 1800 ettari nel 1963 (Nieddu, 2004) si è ridotta nel 2009 a circa 266 ettari, di cui 239 presenti in provincia di Sassari. È presente nelle collezioni nazionali francesi dell INRA di Montpellier ed italiane del CRA di Conegliano Veneto e in quelle regionali della Sardegna gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione del DESA che evidenzia la similitudine genetica del Cagnulari con il Bovale sardo da cui è distinguibile per un allele del locus VVMD31. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Anche per il Cagnulari non sono attualmente disponibili selezioni clonali omologate, ma negli scorsi anni sono stati selezionati numerosi biotipi con valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione, su cui è in corso il risanamento. 73

76 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta lievemente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e le foglioline mostrano una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È pentalobata e pentagonale, con seno peziolare aperto, a lobi sovrapposti, privo di denti e conformato a V. La pagina superiore mostra le nervature rosse dal punto peziolare fino alla prima biforcazione, è priva di depressioni e presenta una leggera bollosità ed un profilo ondulato. I denti sono corti e larghi a lati rettilinei e convessi. La pagina superiore è leggermente tomentosa, quella inferiore è assai setolosa sulle nervature principali e tra le nervature all interno delle aree da loro delimitate. La foglia mostra ampie distanze tra seno peziolare-seno inferiore e tra seno peziolare-seno superiore e ampi angoli formati tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 125,9 108,6 72,9 50,3 28,3 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 60, ,7 62,3 67,3 74

77 Il grappolo e l acino Il grappolo, dalla forma conica o piramidale, è allungato e spesso provvisto di una o due ali sviluppate, mediamente compatto e presenta dimensioni mediograndi (409 grammi). L acino è di piccole dimensioni (1,4 grammi), con forma ovoidale con lunghezza e larghezza media (cm 1,30 x 1,22). La buccia è spessa, pruinosa, di colore nero, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 0,7; quella reale 0,5. Lungo il tralcio la fertilità mantiene valori inferiori all unità sino al quinto nodo per poi mostrare valori crescenti, ma non superiori a 1,2. La produttività espressa ad Oristano non è risultata elevata (1,9 kg /ceppo), a causa di un basso numero di grappoli caratterizzati da un ridotto peso dell acino. Il vitigno è lievemente procombente, mediamente vigoroso, con germogli mediamente sviluppati (cm 166) formati da 16 foglie e 17 femminelle. L area delle foglie principali (160 cm 2 ) indica un lembo di dimensioni medio-piccole. La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media, rispetto alle altre varietà sarde a confronto. L inizio del germogliamento si osserva nella prima decade di aprile, l inizio della fioritura tra la seconda e la terza decade di maggio e l inizio dell invaiatura nella prima decade di agosto. Nell ambiente di coltivazione del campo collezione il vitigno ha mostrato precocità di maturazione. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Nel sassarese, viene vinificato in purezza da alcune aziende private e può avvalersi anche della D.O.C. Alghero, istituita nel 1995, con una produzione massima consentita di 13 t/ha. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato nella seconda settimana di settembre valori medi nel ph (3,9) e nel contenuto in solidi totali solubili (21-23 Brix) e acidità totale (4,7 g/l di acido tartarico). Con il procedere della maturazione, in seguito ai fenomeni di disidratazione della bacca, sono stati raggiunti i 26 Brix. Elevato anche il contenuto medio di antociani ( mg/kg catechina) e di polifenoli estraibili dai semi ( mg/kg catechina) e su valori intermedi, rispetto agli altri vitigni a confronto nel triennio , il tenore in polifenoli estraibili dalla buccia ( mg/kg catechina). 75

78 Cannonau 76

79 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà italiane di vite (D.M. 25/5/1970) incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in tutte le provincie della Sardegna (Reg. Cee 1250/70). Le prime citazioni in Sardegna riguardano il termine Canonat associato al vino e al mosto che compare in alcuni atti notarili del XVI secolo (Ferrante, 2000). Riferendosi alle descrizioni del vitigno, Manca dell Arca (1780) cita un Cannonadu a bacca bianca ed uno a uve nere, dai grani rotondi e mediocri. Moris (1837) associa il nome Cannonau con la Vitis praestans e sottolinea come il vitigno produca un vino eccellente. La pianta, il germoglio, le foglie ed il frutto sono descritti dagli autori del Bolletino ampelografico (1887) come sinonimo di Grenache e Granaxa, confermando quanto già indicato da Rovasenda (1877). Tale sinonimia viene poi confermata da altri studiosi della vite quali Cettolini (1897), Molon (1906), Viala e Vermorel (1909) e Mameli (1933). Bruni ( ) completa la caratterizzazione ampelografica con la descrizione della fenologia, delle caratteristiche ed attitudini colturali e della utilizzazione del vitigno e riporta come nel 1951 il Cannonau fosse diffuso in tutta l Isola e rappresentasse la varietà predominante in Ogliastra, nel Nuorese e nell agro di Sorso. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996) e da Galet (2000), mentre nuove schede ampelografiche del vitigno e del vino sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001). Il censimento del 2002 ha indicato il Cannonau come il principale vitigno coltivato in Sardegna nel 2009 è risultato diffuso in 315 comuni su 7690 ettari. È presente nelle collezioni nazionali francesi dell INRA di Montpellier ed italiane del CRA di Conegliano Veneto e in quelle della Sardegna gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Nel 1970, al momento della stesura del Registro Nazionale delle Varietà di Vite (DM ), il Cannonau venne indicato come sinonimo di Canono, Canonazo, Granaxa, Cannonao, distinto dal vitigno Alicante, a sua volta associato nel catalogo ai vitigni Grenache, Roussilon, Tinta e Tintoria, e dal Tocai rosso per cui non venne riportato nessun sinonimo. Nel 2000 i vitigni Cannonau, Alicante e Tocai rosso vennero indicati come sinonimi sulla base dell analisi dei sistemi enzimatici GPI e PGM, considerando la presenza di differenze fenotipiche di ridotta entità (Calò et al., 1990). Successivi studi condotti con alcuni marcatori molecolari SSR (Nieddu et al., 2005; De Mattia et al. 2007, Labra e De Mattia, 2011) confermarono tale identità, mentre ulteriori studi indicano la presenza di un allele addizionale che consente la discriminazione tra Tocai rosso e Cannonau (Meneghetti et al., 2011). 77

80 VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG L indagine condotta durante questo progetto conferma anch essa la forte similitudine tra questi vitigni, ma anche la presenza di alleli, in due locus, che consentono di distinguere il Cannonau dal Grenache e dal Tocai rosso. Attualmente è in corso il risequenziamento del genoma del vitigno per cui si potrà disporre di precise informazioni sul suo profilo genetico. In Sardegna la selezione clonale condotta nel periodo ha consentito l omologazione di tre cloni di Cannonau da parte dell Università di Sassari (CAPVS 1, CAPVS2, CAPVS 5), di un clone (CFC 13) per opera del Consorzio Interprovinciale per la Frutticoltura di Cagliari e di un ulteriore selezione (VCR 23) effettuata dai Vivai Cooperativi Rauscedo. 78

81 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta glabro o lievemente tomentoso, di color verde chiaro anche sulla faccia dorsale degli internodi. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline del germoglio sono totalmente glabre. La foglia È di forma orbicolare con cinque lobi. Il seno peziolare è conformato a V, talvolta ad U, è aperto, e privo di denti. La pagina superiore non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature, né bollosità del lembo, ma talvolta appare una leggera depressione. I denti sono corti e di larghezza media, a lati rettilinei e talvolta convessi. Sia la pagina superiore che inferiore sono totalmente glabre. La foglia mostra medie distanze tra i seni e ampiezza media degli angoli α e β, mentre maggiore risulta l estensione dell angolo γ. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 133, ,4 42,2 18,6 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 66,7 61,6 46,4 53,6 58,8 Il grappolo e l acino Il grappolo presenta dimensioni medie (247 grammi), è conico, compatto, talvolta alato con un ala e troncato. L acino è medio-piccolo (1,96 grammi), lievemente ellittico, con lunghezza e larghezza media (cm 1,52 x 1,4). La buccia è mediamente spessa e pruinosa, di colore nero con riflessi violacei, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è 1,77; quella reale La fertilità lungo il tralcio ha espresso valori crescenti dal primo (0,67) al quinto nodo (2,17). La produttività osservata nel vigneto di comparazione non è risultata elevata (1,4 kg /ceppo) a causa di un basso numero di grappoli e del ridotto peso degli acini. Il vitigno è assurgente, vigoroso con presenza di colatura su numerosi biotipi, con germogli lunghi cm 200 formati da 22 foglie e 19 femminelle. L area delle foglie principali (153 cm 2 ) indica un lembo di ridotte dimensioni. 79

82 La fenologia Nel campo di confronto di Oristano il Cannonau ha mostrato rispetto agli altri vitigni una più tardiva epoca di germogliamento. L inizio del germogliamento si è osservato tra la prima e la seconda decade di aprile, l inizio della fioritura tra la seconda e la terza decade di maggio e l inizio dell invaiatura nella prima decade di agosto. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano può essere inserito tra quelli a media maturazione. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente in tutta l Isola di produrre il vino D.O.C. Cannonau di Sardegna (D.P.R. 21/7/1972) che comprende le tipologie rosso e rosato, la tipologia riserva e la tipologia liquoroso e le sottodenominazioni Oliena o Nepente di Oliena, Capo ferrato e Ierzu. Il Cannonau entra anche nell uvaggio di altri vini D.O.C. (Mandrolisai) e a Indicazione Geografica Tipica (IGT). Con il 31% della produzione, il Cannonau di Sardegna risulta il vino D.O.C. con i maggiori volumi prodotti nell Isola, con un trend attuale di crescita. I diversi biotipi di Cannonau si esprimono in un territorio quale la Sardegna, complesso e diversificato per caratteristiche geografiche, pedologiche, climatiche colturali e interagiscono con le scelte dei viticoltori riguardo ai portinnesti, alle forme di allevamento, alle modalità di gestione del vigneto, fornendo produzioni distinte, spesso di nicchia, ma anche coltivazioni estensive riconoscibili per colore, struttura, aromi e stile. Nella seconda decade di settembre il vitigno ha raggiunto i 23 Brix e valori medi nel ph (3,9) e acidità totale (4,5 g/l di acido tartarico). I fenomeni di disidratazione della bacca osservati nelle settimane successive, hanno consentito di raccogliere una produzione con 26 Brix. La dinamica di maturazione delle bacche ha evidenziato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla vendemmia di ottobre, senza evidenziare marcati fenomeni di disidratazione della bacca. Su valori medi il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina), mentre è ridotto il valore di antociani ( mg/kg catechina), risultato nel triennio tra i più bassi all interno delle varietà a confronto. Con riferimento alla sperimentazione condotta nell ambito del progetto Convisar è stato condotto un lavoro di selezione massale su 2784 ceppi reperiti nei vigneti del Mandrolisai, e dell areale di Badesi che ha portato alla selezione di 762 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 277 piante esenti e 103 accessioni con caratteristiche superiori alla media della popolazione sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni agronomiche condotte durante il progetto sul Cannonau hanno riguardato la coltivazione franca di piede a Badesi, con interessanti incrementi nei valori dei polifenoli ed antociani ottenuti nei terreni sabbiosi senza il ricorso al portinnesto, la sfogliatura meccanica effettuata in diverse epoche, 80

83 la cimatura, e lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta. Riguardo agli aspetti enologici i risultati della sperimentazione hanno riguardato le caratteristiche analitiche e sensoriali dei vini prodotti in diversi territori e ottenuti con diverse tecniche. 81

84 Caricagiola 82

85 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970) ed incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Sassari (Reg. Cee 1250/70) con i sinonimi di Bonifaccenco, Carcajola e Garrigadolza. Il vitigno è descritto per la prima volta da Bruni (1962) che lo studia in vigneto coltivato in agro di Tempio e lo indica come varietà esclusiva della Gallura e sinonimo del vitigno corso Carcajola. La varietà viene poi citata nelle liste OIV (1996), mentre nuove informazioni sul vitigno e sul vino sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna, nel 2002 limitata a circa 92 ettari per oltre il 90% coltivati nei comuni della Gallura, è oggi ridotta a 85 ha. È presente nelle collezioni ampelografiche di Mendoza (Argentina) e Montpellier (Francia) ed in quelle italiane del CRA a Conegliano Veneto e dell Università di Sassari ad Oristano. La caratterizzazione genetica per 12 loci SSR evidenzia un profilo unico con scarsa affinità con tutte le altre varietà sarde, tranne che con un biotipo, denominato Nieddu proccu. Altresì sono chiare le differenze con il Mourvedre e con il vitigno della Corsica Cargajola da cui è distinguibile per tre dei loci confrontati, privi di alleli comuni. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 83

86 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta lievemente tomentoso di color verde con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline presentano una forte tomentosità tra le nervature. La foglia È orbicolare e pentalobata, con seno peziolare conformato a V, raramente a U, aperto o talvolta poco aperto, con lobi leggermente sovrapposti e con un bordo non delimitato dalla nervatura. La pagina superiore presenta il punto peziolare rosso, è priva di depressioni e mostra una leggera bollosità ed un profilo piegato a metà. I denti, che possono comparire anche nei seni laterali superiori, sono larghi, a lati rettilinei e convessi. La pagina superiore presenta una leggera tomentosità, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e mediamente tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. La foglia è media, con medie distanze tra i seni e con ampi angoli formati tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 113,9 92,2 70,1 45,6 22,9 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 47,2 48,4 62,3 62,3 59,1 Il grappolo e l acino Il grappolo, di forma tronco cilindrica, mediamente spargolo, con occasionale presenza di una o due ali non molto sviluppate, ha dimensioni medie (260 grammi). L acino è anch esso di dimensioni medie (2,7 grammi) con forma lievemente ellittica (cm 1,61 x 1,52). La buccia è spessa, pruinosa, di colore nero violaceo, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio la distribuzione dei viticci è discontinua e le perule delle gemme presentano pigmentazione antocianica diffusa e di forte intensità. La fertilità potenziale media è pari a 1,59, quella reale 1,27. La fertilità lungo il tralcio evidenzia valori crescenti dal primo (0,33) al settimo nodo (2,17). La produttività è risultata nella media delle varietà a confronto (2,2 kg /ceppo). Il vitigno è poco assurgente, mediamente vigoroso, con germogli corti (cm 162) formati da 16 84

87 foglie e 15 femminelle. L area delle foglie principali (193 cm 2 ) indica un lembo di dimensioni medie. La fenologia Nel campo di confronto di Oristano il Caricagiola ha mostrato un epoca media di germogliamento ed un epoca di maturazione più tardiva. L inizio del germogliamento si è osservato nella prima decade di aprile, l inizio della fioritura tra la seconda e la terza decade di maggio e l inizio dell invaiatura nella prima decade di agosto. Per quanto riguarda l epoca di maturazione, è tardiva, essendo stata osservata nell ambiente di Oristano nella prima decade di ottobre. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. La Caricagiola si è caratterizzata, rispetto alle altre varietà, per valori di acidità e di ph superiori ed per un medio contenuto in solidi totali solubili. La dinamica di maturazione delle bacche ha evidenziato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla prima decade di ottobre, quando si è registrato il massimo contenuto in zuccheri (19 Brix). L acidità, con valori alla raccolta di 4,8 g/l, rientra nei valori medi della popolazione. Su valori elevati il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e più contenuto e variabile quello ottenuto dai semi ( mg/kg catechina), così come il valore di antociani ( mg/ Kg catechina). Con riferimento alla sperimentazione condotta nell ambito del progetto Convisar è stato condotto un lavoro di selezione massale su 1055 individui di reperiti nei vigneti della Gallura che ha portato alla selezione di 226 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 91 piante esenti con caratteristiche superiori alla media della popolazione che sono in corso di propagazione per la comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni condotte durante il progetto hanno riguardato l influenza dell epoca di raccolta sulle caratteristiche analitiche e sensoriali dei vini. 85

88 Carignano 86

89 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970) ed incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari (Reg. Cee 1250/70). In questo decreto viene raccomandato anche per le provincie di Ancona e Roma e autorizzato in quelle di Rieti e Viterbo. Il Carignano non viene citato tra i vitigni coltivati nell Isola sino al 1946, quando Dalmasso riporta che la varietà si ritrova nei nuovi vigneti reimpiantati dopo la fillossera. Nella provincia di Cagliari, l insetto comparve tardi, dopo il , ma già nel 1926 aveva attaccato e distrutto circa ettari di vigneti coltivati nel Campidano e nel Sulcis. La descrizione ampelografica di Breviglieri e Casini (1964), che riguarda un vitigno allora diffuso nel mezzogiorno della Francia, in Algeria e Tunisia, in Umbria, Toscana e Sardegna e conosciuto coi sinonimi di Boi dur, Carignan, Carignena e Mazuela, Mollard, Girard e Uva di Spagna, viene effettuata su un ceppo presente nella collezione della Facoltà di Agraria dell Università di Firenze. Per quanto riguarda l importanza economica del Carignano in Sardegna gli autori ne sottolineano il ruolo svolto nel Sulcis e nell isola di sant Antioco per la produzione di un vino da mezzo taglio di color rosso amaranto e dal sapore asciutto e generoso. Successivamente Vodret (1993), Deidda (1994) e Calò e collaboratori (2001) presentano ulteriori informazioni sulle caratteristiche del vitigno e dei vini. L attuale diffusione in Sardegna è notevole, e nel 2009 è risultata pari a 1860 ettari, di cui l 89% coltivati nel Sulcis nei comuni di Giba, S. Anna Arresi, S. Giovanni Suergiu, Santadi, Masainas, Carbonia, S. Antioco e Calasetta. In questi ultimi due comuni dell Isola di S. Antioco il Carignano è coltivato su 331 ettari ed il 98% delle coltivazione è franco di piede, su terreni prevalentemente sciolti, con produzioni medie oscillanti tra i 40 ed i 60q/ha. Negli anni 70 in questa piccola isola il Carignano risultava diffuso su ettari. Il Carignano, soprattutto con i suoi sinonimi è presente in oltre 44 collezioni internazionali ubicate nei diversi continenti. In Italia si ritrova in quelle di Conegliano Veneto, S. Michele all Adige, Bari e Palermo, mentre in Sardegna la varietà è conservata nelle collezioni gestite dall Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). La caratterizzazione genetica per 12 loci SSR ha evidenziato una significativa similitudine con il Bovale grande, con cui condivide 21 alleli su 24 in 10 dei 12 loci analizzati e con le varietà spagnole Cariñena e Mazuela e una tipologia locale denominata Axina de Spagna. Con queste tre varietà la condivisione degli alleli è stata pari a 23 su 24, confermando i risultati ottenuti di una precedente indagine (Nieddu et al., 2007). VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG

90 Nell ambito del citato progetto sui vitigni della Sardegna, condotto dal Convisar, è stato avviato il risequenziamento del genoma del vitigno per cui a breve si potrà disporre di più precise informazioni sul suo profilo genetico. In Sardegna la selezione clonale ha consentito nel 1993 l omologazione di un clone (CFC 8) per opera del Consorzio Interprovinciale per la Frutticoltura di Cagliari, mentre altri sette cloni sono stati selezionati dall INRA francese. La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta fortemente tomentoso, di color verde con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline presentano una forte tomentosità. La foglia È cuneiforme, pentalobata, talvolta con sette lobi. Il seno peziolare è conformato prevalentemente ad U, raramente a V, è aperto con i lobi leggermente sovrapposti ed il bordo non è delimitato dalla nervatura ed è privo di denti. La pagina superiore è verde priva di pigmentazione antocianica, mostra un profilo ondulato ed una leggera bollosità. I denti sono di dimensioni medie, a lati rettilinei, occasionalmente anche convessi. La pagina superiore è leggermente tomentosa e quella inferiore è molto setolosa sia sulle nervature principali sia all interno delle aree da loro delimitate. La foglia evidenzia distanze medio-lunghe tra i seni ed ampiezza media degli angoli β e γ, mentre l angolo α presenta una dimensione superiore. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 136,7 111,9 84,8 56,7 33,2 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 69,9 67,7 60,8 55,8 55,1 Il grappolo e l acino Il grappolo, mediamente compatto e dalla una forma conica con una o due ali, presenta dimensioni medie (314 grammi). L acino è di dimensioni medie (2,1 grammi), lievemente ellittico con lunghezza e larghezza media (cm 1,55 x 1,45). La buccia è sottile, non molto pruinosa, di colore blu-nero, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. 88

91 Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio la distribuzione dei viticci è discontinua ed è presente una leggera pigmentazione sulla metà delle perule. La fertilità potenziale media è 1,90; quella reale 1,12. La fertilità lungo il tralcio ha espresso valori elevati e crescenti dal primo (1) al quinto nodo (2,33). La produttività espressa ad Oristano è risultata nella media delle varietà a confronto (2,9 kg /ceppo). Il vitigno è poco assurgente, mediamente vigoroso, con germogli lunghi mediamente cm 171 formati da 17 foglie e 15 femminelle. Le foglie principali evidenziano un lembo di dimensioni medio-elevate (227 cm 2 ). La fenologia L epoca di comparsa delle principali fasi fenologiche è media, con inizio del germogliamento che si osserva nella prima decade di aprile, l inizio della fioritura nella seconda decade di maggio e l inizio dell invaiatura tra la terza decade di luglio e la prima di agosto. Per quanto riguarda l epoca di raccolta il Carignano, nei suoli fertili di Oristano, matura più tardivamente rispetto agli altri vitigni a confronto, analogamente a quanto si osserva nell areale di origine. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente in 15 comuni del Sulcis, di produrre l omonimo vino D.O.C. (D.P.R. 1/6/1977) che comprende le tipologie rosato, rosso, rosso superiore riserva, novello e passito. Il Carignano conferisce alcool e colore nell uvaggio e nel taglio con altri vini. Nel campo sperimentale di Oristano, il vitigno ha mostrato alta acidità e un ridotto tenore in zuccheri. Questo parametro, unitamente al peso, ha mostrato un continuo incremento a partire dall invaiatura sino alla prima decade di ottobre, quando è stata misurata il massimo tenore in zuccheri del mosto (19 Brix). Nel vitigno non è stato misurato alcun marcato fenomeno di disidratazione della bacca. Su valori medi è risultato il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e di antociani ( mg/kg catechina), mentre più ridotto il valore dei polifenoli estratti dai semi ( mg/kg catechina). Con riferimento alla sperimentazione condotta nell ambito del progetto Convisar è stato condotto un lavoro di selezione massale su 1214 ceppi reperiti nei vigneti del Sulcis che ha portato alla selezione di 292 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 172 piante esenti di cui 80, con caratteristiche superiori alla media della popolazione, sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni agronomiche condotte durante il progetto sul vitigno hanno riguardato la coltivazione franca di piede a Masainas, con interessanti incrementi nei valori dei polifenoli ed antociani ottenuti nei terreni sabbiosi senza il ricorso al portinnesto, lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta. Riguardo agli aspetti enologici la sperimentazione ha riguardato la valutazione delle caratteristiche analitiche e sensoriali dei vini ottenuti attraverso la tecnica del salasso e di quelli affinati in diversi contenitori. 89

92 Girò 90

93 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970), con i sinonimi di Girone e Zirone. Il Moris ne fa cenno nell opera Flora Sardoa (1837) chiamandolo Vitis suavis: acinis nigro-rubellis, mediocribus, Vern. Girò - Vinum ejus suavissimum eodem nomen appellatur. Prima del medico e botanico piemontese, il nome della varietà era stato citato da Acerbi (1825) e ancor prima, alla fine del settecento, Manca dell Arca, indicò tra le uve coltivate in provincia di Sassari sia un zirone: uva gentile di grani rotondi, primitiva, che un zirone di Spagna: di grani rotondi più grandi e, infine, un zirone barzu: simile al negro in tutto, a riserva del colore. Nel Bollettino ampelografico del 1887 il Girone o Girò comune ed il Girone di Spagna vengono indicati tra i vitigni coltivati in comune di Barisardo e Lanusei, oltre che in provincia di Sassari, utilizzati per produrre, insieme al Cagnulari, vini da dessert e vini comuni. Successivamente anche Cettolini (1897) indica entrambe le tipologie, comune e di Spagna, presenti in tutta l Isola, seppur non su grandi superfici. Mameli (1933) ne riporta i sinonimi di Nieddu alzu, Nieddu addosu, Aghina bar-ja e lamenta la riduzione delle superfici in seguito alla ricostituzione postfillosserica. Una completa descrizione del vitigno viene riportata da Bruni ( ) nel lavoro condotto dalla Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni da uve e da vino coltivati in Italia. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996, 2000) e da Galet (2000), mentre Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e Calò et al. (2001), inseriscono ulteriori informazioni sulle caratteristiche del vitigno e del vino. La sua attuale diffusione (2009) in Sardegna è limitata a circa 121 ettari, presenti soprattutto in provincia di Sassari e nel Basso Campidano, con una forte riduzione della superficie coltivata rispetto ai circa 500 ettari registrati nel censimento del È presente nelle collezioni di Jerez de la Frontera e Madrid, di Montpellier, di Conegliano Veneto, di Bari, di Palermo e S. Michele all Adige e nei campi sperimentali di Oristano e Villasor. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante di Girò rosso presenti nella collezione di Oristano in cui si evidenzia una marcata vicinanza genetica con le varietà Zirone alzu e e Zirone di Spagna, risultati tra loro sinonimi. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 91

94 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta glabro, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le prime quattro foglioline presentano una lievissima tomentosità nella pagina inferiore. La foglia È cuneiforme e pentalobata, con seno peziolare conformato ad U, aperto, con un bordo non delimitato dalla nervatura e privo di denti. La pagina superiore presenta il punto peziolare rosso, un profilo piegato a metà e non mostra depressioni e bollosità sul lembo. I denti sono corti e stretti, a lati rettilinei e a lati convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è molto tomentosa sia sulle nervature principali sia all interno delle aree da loro delimitate. La foglia presenta una media distanza tra i seni e ridotte ampiezze degli angoli α e β formati tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N ,4 68,4 45,8 22,6 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 50,7 48,4 41,1 43,2 55,3 Il grappolo e l acino Il grappolo, allungato con una forma conica è mediamente compatto, talvolta alato con una o due non molto sviluppate, e presenta dimensioni medio grandi ( grammi). L acino è piccolo (1,5 grammi), arrotondato e schiacciato ai poli (cm 1,24 x 1,20). La buccia è di medio spessore, di colore nero-violaceo, mentre la polpa è incolore, consistente, con sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,05; quella reale 0,98. La fertilità lungo il tralcio mostra valori non elevati nei successivi nodi con un massimo al quinto nodo (1,33). La produttività espressa a Oristano è risultata elevata (5 kg /ceppo), principalmente a causa dell elevato peso del grappolo. Il vitigno è poco assurgente e poco vigoroso, con germogli lunghi cm 193 for- 92

95 mati da 18 foglie e 17 femminelle. L area delle foglie principali (167 cm2) indica un lembo di dimensioni medio-piccole. La fenologia L inizio del germogliamento è precoce e si osserva tra la prima decade di marzo e la prima di aprile, nella media invece l epoca d inizio della fioritura (seconda decade di maggio) e dell invaiatura (prima decade di agosto). Riguardo all epoca di maturazione il vitigno può essere raggruppato insieme a quelli medi. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Dal 1979 può venire utilizzato in purezza per produrre l omonimo vino D.O.C., con un raccolto massimo consentito di 13 t/ha, ma attualmente l incidenza di questa D.O.C. sul totale regionale è limitatissima (0.03%). Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato valore medi nel ph (3.87) e nel contenuto in solidi totali solubili (21-22 Brix), acidità totale (4-4,72, g/l di acido tartarico). La dinamica di maturazione delle bacche, osservata nel biennio , ha evidenziato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla seconda decade di settembre. Su valori medi, ma variabili nel triennio, il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina), elevato quello estraibile e dai semi ( mg/kg catechina), mentre è assai ridotto il valore di antociani ( mg/kg catechina), risultato il più basso tra le varietà a bacca rossa a confronto. 93

96 Greco nero 94

97 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Nel Registro nazionale delle varietà di vite (D.M. 25/5/1970) è iscritta la varietà Greco nero, che condivide il nome con numerosi vitigni presenti in Campania, Lazio, Umbria, Marche e Toscana (Mazzei e Zappalà, 1964; Calò et al., 2001). In Sardegna i vitigni accomunati dalla parola greco non vengono citati sino ai primi del novecento, quando Cara (1909) indica con il nome Gregu una varietà a bacca bianca coltivata a Terralba, e con il termine Aregu una varietà coltivata a Laconi citata tra quelle di scarsa importanza, con il nome di Uregu, dal Cettolini (1897). Deidda (1994) descrive il Greco nero, come varietà poco diffusa in provincia di Cagliari e ne riporta il nome locale di Gregu nieddu. Nel censimento Agea del 2002 sono stati censiti 46 ettari coltivati prevalentemente in provincia di Cagliari. La sua diffusione in Sardegna nel 2002 era limitata a circa 16 ettari, attualmente ridotti a 8 e presenti quasi esclusivamente in territorio di Oristano. È conservato nella collezione italiana del CRA di Conegliano Veneto e in quelle regionali della Sardegna gestite dal DESA dell Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa caratterizzazione emergono sia una notevole vicinanza genetica tra questo vitigno e una varietà del Sulcis denominata Vertura, che conferma i risultati ottenuti con differenti marcatori SSR da Lavra e de Mattia (2010), sia alcune analogie con il vitigno Pascale. Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 95

98 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta fortemente tomentoso, di color verde con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline presentano una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È pentalobata e pentagonale, con seno peziolare conformato ad U, talvolta poco aperto e con lobi sovrapposti, non delimitato dalla nervatura e privo di denti. La pagina superiore non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature, che occasionalmente si può osservare solo sul punto peziolare, mentre il lembo presenta un profilo piegato a metà, con lievi depressioni e bollosità del lembo. I denti sono lunghi e larghi, a lati prevalentemente rettilinei, talvolta convessi. La pagina superiore presenta una leggera tomentosità superficiale, quella inferiore è molto setolosa sulle nervature principali e molto tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. Le misurazioni effettuate sulle nervature della foglia evidenziano ridotte distanze tra i seni e ampiezza media degli angoli. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 147,8 120,1 79,4 51,4 27,3 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 53,3 42,6 53,2 54,5 57,4 Il grappolo e l acino Il grappolo, allungato dalla forma conica, spargolo e talvolta provvisto di un ala, presenta dimensioni medie (367 grammi). L acino è anch esso di dimensioni medie (2,5 grammi), arrotondato, con lunghezza e larghezza media (cm 1,70 x 1,68). La buccia è di medio spessore, non molto pruinosa, di colore nero, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,36; quella reale 0,95. La fertilità lungo il tralcio ha espresso valori crescenti dal primo (0,67) al sesto nodo (1,67). La produttività espressa ad Oristano è risultata nella media delle varietà sarde a confronto (2,9 kg /ceppo). Il vitigno 96

99 è poco assurgente, poco vigoroso, con germogli lunghi cm 180 formati da 18 foglie e 12 femminelle. L area delle foglie principali (170 cm2) indica un lembo di dimensioni medie. La fenologia L inizio del germogliamento è lievemente precoce e si osserva tra la terza decade di marzo e la prima decade di aprile, mentre è più tardivo l inizio della fioritura (tra la seconda e la terza decade di maggio) e dell invaiatura (a partire dalla prima decade di agosto). Anche per quanto riguarda la maturazione il vitigno coltivato ad Oristano può essere inserito tra quelli a media maturazione. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Similmente alla gran parte delle varietà confrontate nel vigneto sperimentale di Oristano, l incremento del peso della bacca e dei solidi solubili totali è stato osservato a partire dall invaiatura sino alla terza decade di settembre. Alla raccolta il vitigno ha mostrato valore medi nel ph (3,9) e nel contenuto in solidi totali solubili (22 Brix), mentre per l acidità totale i valori riscontrati (3,6 g/l di acido tartarico) sono risultati inferiori a quelli medi delle altre varietà a confronto. Su valori medio-bassi il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce, seppur assai variabili nel triennio ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/ Kg catechina), così come è assai ridotto il valore di antociani ( mg/kg catechina), risultato nel triennio tra i più bassi delle varietà a confronto. 97

100 Malvasia 98

101 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà italiane di vite e nell Elenco delle varietà raccomandate in tutta l Isola (Reg. Cee 1250/70, D.M. 25/5/1970) con i sinonimi di Manusia e Marmaxia. La varietà e i suoi vini, insieme al Moscato e Cannonau, occupava un posto importante tra le coltivazioni nella Sardegna spagnola (XVI-XVII secolo), come attestano le parole di una relazione trasmessa nel 1612 al Re di Spagna Filippo III dall inviato nell Isola Martin Carrillo...Los vinos son tintos y blanco, y cañonates de color como rubi, muy sano, y muy bueno; el blanco es de moscate, y malvasia, y otros muy buenos.... (Ferrante, 2000). Il vitigno viene poi citato dal Manca dell Arca (1780) come di grani alquanto lunghi e fa vino gentile e dal Moris (1837) che lo chiama Vitis malvatica e lo inserisce tra le varietà ad acini bianchi e rotondi. Nel Bollettino ampelografico del 1887 vengono descritte due malvasie, coltivate in provincia di Sassari (a Sorso) e di Cagliari (Quartu S. Elena). Cettolini (1897) indica come luoghi di coltivazione anche il Nuorese (Dorgali, con i nomi Malvagia e Marmaxia) e la Planargia (Bosa, con i nomi di Manusia, uva greca e uva di Candia). La qualità dei vini di Malvasia prodotti nei territori di Bosa e Cagliari viene sottolineata da Mameli (1913) in una ampia scheda ampelografica del vitigno e successivamente da Bruni (1964) che descrive una pianta rappresentativa coltivata in un vigneto di Modolo. La varietà viene citata nelle liste varietali redatte in diversi paesi (OIV, 1996; Galet, 2000) ed è conservata in numerose collezioni internazionali, considerato che nei testi di ampelografia possiamo trovare descritti o almeno citati sotto il nome Malvasia, Malvoisie, Malvatica, Malvagia, Malvoisier, Monemvasia, Monovasia, una grande quantità di vitigni, spesso molto diversi fra di loro per colore, forma del grappolo e sapore, variabile dal neutro all aromatico (Di Rovasenda, 1877; Molon, 1906; Viala e Vermorel, 1909, Krimbas, 1943; Logothetis, 1963; Dalmasso et al., 1952). Ulteriori informazioni ampelografiche della Malvasia di Sardegna e descrizioni dei vini sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993) Deidda (1994), e da Calò et al. (2001). Questi ultimi autori nel libro sui vitigni d Italia descrivono oltre al vitigno sardo, numerose altre malvasie, tra cui la bianca, la bianca di Basilicata, quella di Candia, di Candia aromatica, la bianca lunga, la Malvasia del Lazio, di Lipari, quella Istriana e le malvasie con acini colorati tra cui la Malvasia rosa, la Malvasia nera, la Malvasia di Casorzo, la Malvasia di Schierano e le Malvasie nere di Basilicata e di Brindisi. La diffusione della Malvasia in Sardegna è nel 2009 pari a circa 220 ettari, presenti soprattutto in provincia di Oristano, nel territorio di Bosa. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione del DESA. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG

102 Da questa caratterizzazione emerge una importante distanza genetica rispetto a tutte le varietà della Sardegna reperite nei vecchi vigneti, mentre si conferma la sinonimia tra le tipologie coltivate a Bosa e a Cagliari già osservata in precedenti indagini (Nieddu et al., 2006). Da sottolineare che in alcuni recenti lavori la Malvasia di Sardegna, analizzata attraverso 15 marcatori SSR, ha mostrato lo stesso profilo di quelle coltivate a Lipari, a Sitges (Spagna), in Croazia e del vitigno Greco di Gerace (Crespan et al., 2006). Anche per la Malvasia non sono attualmente disponibili selezioni clonali omologate, ma negli scorsi anni sono stati selezionati numerosi biotipi, con valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione, su cui è in corso il risanamento (Nieddu et al., 2008). La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta semiaperto, di color verde con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. È lievemente tomentoso, con la prima foglia che presenta una leggera tomentosità tra le nervature della pagina inferiore, che si riduce ulteriormente nelle foglie successive. La foglia È orbicolare e pentalobata, con cinque o talvolta sette lobi. Il seno peziolare è privo di denti, conformato a U, aperto, con entrambi i lati del bordo delimitati dalla nervatura. La pagina superiore è verde, con profilo piano, priva di depressioni e bollosità e pigmentazioni. I denti sono corti e stretti, a lati rettilinei e convessi. La pagina superiore e quella inferiore sono glabre. La foglia mostra una ridotta distanza tra i seni con un ampiezza medio-piccola degli angoli formati tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 130,3 105,0 76,3 46,5 27,2 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 46,2 47,6 47,6 49,1 52,4 Il grappolo e l acino Il grappolo, piramidale, allungato generalmente spargolo, ma in alcune tipologie mediamente compatto, presenta una o due ali e dimensioni medio grandi (392 grammi). L acino è di dimensioni medio-piccole (1,9 grammi), con forma lievemente ellittica e lunghezza e larghezza media (cm 1,52 x 1,38). La buccia è di medio spessore, pruinosa, di colore verde-giallo, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore lievemente aromatico. 100

103 Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale e quella reale mostrano valori medi rispettivamente pari a 1,22 e 0,96. La fertilità lungo il tralcio ha espresso i valori massimi al secondo nodo (1,66). La produttività espressa ad Oristano non è risultata elevata (1,9 kg /ceppo), a causa di un basso numero di grappoli caratterizzati da un ridotto peso dell acino. Il vitigno è poco assurgente, vigoroso, con germogli lunghi (cm 250), formati da 21 foglie e 12 femminelle. L area delle foglie principali (151 cm2) indica un lembo di piccole dimensioni. La fenologia L inizio del germogliamento è precoce e si osserva nella terza decade di marzo, mentre l inizio della fioritura e dell invaiatura si manifestano in un epoca media (seconda decade di maggio, terza decade di luglio). Rispetto all epoca di maturazione il vitigno può essere classificato tra quelli a media maturazione. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente in tutta l Isola di produrre i vini D.O.C. Malvasia di Cagliari e Malvasia di Bosa (D.P.R. 21/6/1972; 21/7/1972), con rese massime rispettivamente pari a 80q/ha e 110 q/ha. La Malvasia di Bosa, si può produrre solo in Planargia, comprende le tipologie dolce naturale, secco, liquoroso dolce naturale e liquoroso secco e prima di essere immessa al consumo deve subire un invecchiamento di almeno due anni. La Malvasia di Cagliari si può produrre in 75 comuni del Campidano di Oristano e Cagliari e comprende le tipologie dry, liquoroso, liquoroso secco e liquoroso riserva dolce naturale, secco, liquoroso dolce naturale. La dinamica di maturazione delle bacche ha evidenziato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla seconda decade di settembre, quando il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato valori elevati di acidità (5,23 g/l di acido tartarico) e valori medi nel ph (3,8) e nel contenuto in solidi totali solubili (21,6 Brix). Su valori assai ridotti il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina), ma elevato quello dai semi ( mg/kg catechina). Nell ambito del progetto Convisar il lavoro di selezione massale della Malvasia ha riguardato 600 ceppi reperiti nei vigneti del Campidano che ha portato alla selezione di 264 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 24 piante esenti e 20 accessioni con caratteristiche superiori alla media della popolazione sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni hanno riguardato il confronto di diverse tecniche di appassimento realizzate in campo ed in ambiente controllato e lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione, al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta. 101

104 Monica 102

105 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite ed incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in tutta la Sardegna coi sinonimi di Mora, Morillo, Pansaleddu e Rigalico (D.M. 25/5/1970; Reg. Cee 1250/70). Le prime citazioni del vitigno in Sardegna riportano il nome di Monaca (Acerbi, 1825; Varese, 1832); ma già nel 1836 Moris introduce il termine Vitis nectarea, Vern. Monica vinum hujus nominis exquisitum, nectareum. Nel Bolletino ampelografico del 1887 viene descritta tra le varietà coltivate in provincia di Cagliari e gli autori ipotizzano una presunta sinonimia con il Canaiolo, smentita nelle stesse pagine dalle annotazioni di Rovasenda. Cettolini (1897) riporta i sinonimi utilizzati a Cagliari (Monaca), Serdiana (Niedda Mora) e nel Campidano di Oristano (Mora di Spagna), confermati successivamente anche da Molon (1906). Cettolini e Mameli (1933) ne supposero l introduzione dalla Spagna e l analogia con la varietà iberica Morillo. Bruni ( ) descrive per i caratteri ampelografici, agronomici e tecnologici un clone individuato a Serramanna, rappresentativo del vitigno allora prevalentemente coltivato nel Campidano di Cagliari su circa 2000 ettari. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1966) e da Galet (2000), mentre nuove informazioni ampelografiche sul vitigno e sul vino sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2011). Attualmente la Monica è coltivata su circa 2830 ettari e risulta per diffusione la terza varietà dell Isola. È presente nelle collezioni nazionali francesi, bulgare, ungheresi e slovacche. In Italia è conservata a Conegliano Veneto, Faenza e Bari e nei campi sperimentali di Oristano e Villasor. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa indagine è emersa una sinonimia tra gli esemplari conservati e quelli reperiti con nomi similari in diverse zone della Sardegna, una notevole vicinanza genetica con il Nieddu mannu, con cui condivide almeno un allele su tutti i 12 locus e con una accessione del Sulcis, denominata in quella regione Carenisca, con cui condivide tutti gli alleli tranne quelli del locus VVMD36. In Sardegna il lavoro di selezione genetica ha consentito, nel 1993, l omologazione di 1 clone (CFC 41) per opera del Consorzio Interprovinciale per la Frutticoltura di Cagliari, mentre negli scorsi anni l Università di Sassari ha selezionato numerosi biotipi, con valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione, su cui è in corso il risanamento. 103

106 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta leggermente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e la prima foglia presenta una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore, che si riduce a livelli medi nelle foglioline successive. La foglia È orbicolare e pentalobata, con seno peziolare a lobi leggermente sovrapposti, conformato a V con bordo privo di denti e non delimitato dalla nervatura. La pagina superiore presenta occasionalmente una pigmentazione antocianica che si estende dal punto peziolare sino alla prima biforcazione delle nervature e mostra un profilo piegato a metà, privo di depressioni sul lembo e con leggera bollosità. I denti sono corti e a base larga, con lati rettilinei e convessi. La pagina superiore mostra una leggerissima tomentosità, mentre quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e mediamente tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. La foglia mostra ridotte distanze tra i seni e ampi angoli α, β e γ. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 136,7 116,6 88,2 58,6 31,4 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 59,2 63,6 57,7 58,4 55,1 Il grappolo e l acino Il grappolo è grande (457 grammi), allungato spargolo o semi spargolo, spesso alato con uno o tre ali sviluppate. L acino è di dimensioni medio grandi (3,4 grammi), rotondo (cm 1,72 x 1,72) con buccia spessa, mediamente pruinosa, di colore nero. La polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio la distribuzione dei viticci è discontinua e le perule delle gemme presentano una leggera pigmentazione antocianica. La fertilità potenziale media e quella reale sono risultate pari a 0,9; questi valori sono stati osservati quasi costanti dal primo al nono nodo. La produttività espressa a Oristano è risultata mediamente elevata (3,5 kg /ceppo) a causa dell elevato peso del grappolo. Il 104

107 vitigno è assurgente, mediamente vigoroso, con germogli mediamente lunghi (cm 173) formati da 17 foglie e 18 femminelle. L area delle foglie principali (207 cm2) indica un lembo di dimensioni medie. La fenologia L inizio del germogliamento è di epoca media e si osserva nella prima decade di aprile, mentre l inizio della fioritura e dell invaiatura si registrano rispettivamente tra la seconda-terza decade di maggio e la terza decade di luglio. Riguardo alla maturazione delle uve, ad Oristano il vitigno può essere inserito tra quelli a precoce maturazione. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente in tutta l Isola di produrre i vini D.O.C. Monica di Cagliari e Monica di Sardegna (DPR. 21/6/1972), con rese massime rispettivamente pari a 110q/ha e 150 q/ha. La Monica di Cagliari si può produrre solo in comuni del territorio di Cagliari ed Oristano e comprende le tipologie secco, liquoroso, liquoroso secco e liquoroso riserva, mentre la Monica di Sardegna si può produrre nell intero territorio regionale. Nel Mandrolisai, il vitigno è utilizzato nell uvaggio insieme ai vitigni Cannonau e Bovale sardo per la preparazione dell omonimo vino D.O.C. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano, ha mostrato già dalla prima settimana di settembre tenori in zuccheri superiori ai 19 Brix. Nella seconda decade di settembre sono stati superati i 22 Brix e sono stati registrati valori medi nel ph (3,8) ed una bassa acidità (3,4 g/l). La varietà non ha mostrato fenomeni di disidratazione. Su valori medi il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina) così come il valore di antociani ( mg/kg catechina). Nel triennio di durata del progetto Convisar il lavoro di selezione massale sul vitigno Monica, condotto su 2350 ceppi reperiti nel Mandrolisai e nel Campidano, ha portato alla selezione di 659 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 148 piante esenti e 57 accessioni con caratteristiche superiori alla media della popolazione sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Le sperimentazioni agronomiche ed enologiche condotte sul vitigno Monica hanno riguardato l individuazione del carico produttivo ottimale nei territori d indagine, la cimatura effettuata in diverse epoche, lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione, al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta e le variazioni dei rapporti percentuale 105

108 Moscato 106

109 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite e incluso nell elenco delle varietà raccomandate in varie provincie italiane, tra cui tutte quelle della Sardegna (D.M. 25/5/1970, Reg. Cee 1250/70). Le prime citazioni dell antichissimo vitigno, conosciuto in apprezzato sin dal periodo romano, risalgono in Sardegna al XVI-XVII secolo (Ferrante, 2000). Manca dell Arca (1780) indicando le varietà coltivate nel sassarese, cita un uva muscadella... gentile, primitiva, di grani rotondi.. ed un moscadellone di grani grossi, e prolongati... Moris (1837) distingue due tipologie di moscato adatte alla mensa ed inserite tra le Vitis pergulana (Vitis isidori, Vitis apiana, vern. Muscatellò, Muscateglio) e Vitis trifera vern. Axina de tres bias ed una tipologia che definisce Vitis vinifera generosa, vern. Muscadeddu da cui si ottiene il dolcissimo vino muscau. Nel Bollettino ampelografico del 1887 si descrive un moscatellone bianco, coltivato in provincia di Sassari come uva da tavola, che Molon (1906) assimila al Moscato di Alessandria. Cettolini (1897) inserisce tra le varietà di uva coltivate in Sardegna un moscato o moscadeddu bianco coltivato a Cagliari e Tempio, che ritiene a identico agli altri moscati coltivati in Italia ed un moscatellone (sinonimi moscatellò, muscadellone) idoneo per produrre uva da tavola e passita. Meloni (1933) riferisce che nell Isola è coltivato prevalentemente il moscato bianco con sapore moscato semplice, che si distingue dalle altre tipologie di moscato caratterizzate dal sapore di uva passa molto attenuato e dal profumo di fiori d arancio. Nella monografia sui principali vitigni da vino coltivati in Italia, la scheda ampelografica del moscato fu redatta da diversi autori (Dalmasso et al., 1964) che studiarono anche campioni provenienti da Tempio. Successivamente il vitigno citato in numerose nelle liste internazionali tra cui quelle redatte dell OIV (1996) e da Galet (2000), mentre nuove informazioni sul vitigno e sul vino sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e Calò et al. (2001). Nel 2009 il Moscato è risultato coltivato in Sardegna su 260 ettari, ubicati soprattutto in Gallura e nel Campidano. È presente in oltre 60 collezioni nazionali, mentre in Sardegna nei vigneti gestiti dall Università di Sassari (Oristano) sono conservate le accessioni locali, denominate moscato sardo, muscadeddu, moscato burdu, moscatellone e axina de tres bias. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti in questa collezione. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa analisi emerge una vicinanza genetica tra le sei accessioni di Moscato bianco reperite in Sardegna con un indice di similarità (Jaccard) compreso tra l 85 ed il 90%. Tra queste anche l Axina de tres bias, già citata da Moris, che in un recente lavoro è risultata, insieme al moscato bianco ad acini piccoli, la progenitrice del Moscato di Alessandria (Cipriani et al., 2010). Per il Moscato sono attualmente disponibili numerose selezioni clonali effettuate in 107

110 diverse aree italiane, ma nell Isola nonostante l individuazione di numerosi biotipi, con valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche non sono stati riscontrati i requisiti di sanità previsti dalla legislazione, per cui per tali potenziali cloni è in corso il risanamento (Nuvoli et al., 2002). La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta medio-piccolo, glabro o lievemente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi lievemente ramati. La sua forma è aperta all estremità e la prima foglia presenta una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore, mentre le foglie successive sono glabre. La foglia È pentagonale e pentalobata, raramente trilobata. Il seno peziolare è conformato ad a V, semiaperto, con entrambi i lati del bordo occasionalmente delimitati dalla nervatura e privi di denti che, viceversa appaiano nei seni laterali superiori. La pagina superiore ha un profilo a V e non presenta depressioni o bollosità né pigmentazione antocianica lungo le nervature. È di color verde, con pigmentazione rossa che talvolta è visibile sul punto peziolare. I denti sono corti e stretti, a lati convessi e rettilinei. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e poco tomentosa all interno delle aree che esse delimitano. Le distanze seno peziolare-seno inferiore sono molto lunghe, mentre quelle seno peziolare-seno superiore sono brevi. Gli angoli formati tra le nervature principali sono rispettivamente di ampiezza media (α e β) ed elevata (γ). Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 109,4 102,25 81,9 50,1 28,8 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 66,7 95,7 54,15 53,8 57,5 Il grappolo e l acino Il grappolo presenta una forma cilindrica, è mediamente compatto e talvolta alato e presenta dimensioni medio-grandi (350 grammi). L acino è ellittico (cm 1,80 x 1,52), medio grande (3,0 grammi), con buccia sottile, poco pruinosa, di colore giallo ambrato. La polpa è incolore, consistente e aromatica. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale e quella reale mo- 108

111 strano valori medi rispettivamente pari a 1,6 e 1,5. La fertilità lungo il tralcio ha espresso il massimo valore, pari a 2 nel secondo nodo. La produttività rilevata ad Oristano è risultata medio-alta (3,4 kg /ceppo). Il vitigno è mediamente assurgente, poco vigoroso, con germogli di media lunghezza (cm 172), formati da 18 foglie e 9 femminelle. L area delle foglie principali (171 cm2) indica un lembo di dimensioni medie. La fenologia L epoca di comparsa delle principali fasi fenologiche è precoce. L inizio del germogliamento e si osserva nella terza decade di marzo, l inizio della fioritura tra la prima e la seconda decade di maggio e l inizio dell invaiatura tra la seconda decade e la terza decade di luglio. Rispetto all epoca di maturazione il vitigno può essere classificato tra quelli precoci. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente in tutta l Isola di produrre tre distinti vini moscato D.O.C, denominati di Sardegna, di Cagliari e di Sorso-Sennori (D.P.R. 31/12/79; 21/6/1972; 31/3/1972). Il moscato di Cagliari si può produrre solo in definiti comuni del Campidano di Oristano e Cagliari, comprende le tipologie liquoroso naturale e liquoroso naturale riserva, con una resa in uva massima di 110 q/ha, mentre il moscato di Sardegna spumante può produrre questa tipologia nell intera Isola e utilizzare la sottodenominazione Gallura o Tempio Pausania, qualora venga prodotto in questa regione. La resa massima in uva per ettaro è pari a 130 q/ha. Il moscato di Sorso Sennori, liquoroso dolce naturale, ha come areale ben definito i territori di questi due comuni del nord Sardegna con produzioni massime consentite pari a 90 q/ha. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato già dalla prima settimana di settembre 21 Brix, mentre nella seconda decade è stato osservato un più alto contenuto in solidi totali solubili (24 Brix), un valore di ph pari a 3,87 ed una ridotta acidità totale (3,2 g/l di acidità totale). In seguito a fenomeni di disidratazione delle bacche che hanno interessato la totalità dei frutti, il grappolo ha dimezzato il suo peso, mentre la concentrazione zuccherina degli acini, nella prima decade di ottobre, ha superato i 30 Brix. Su valori rispettivamente bassi e medi il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina). Con riferimento alla sperimentazione condotta nell ambito del progetto Convisar è stato condotto un lavoro di selezione massale su 992 biotipi reperiti in Gallura che ha portato alla selezione di 247 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 32 piante esenti e 31 accessioni con caratteristiche superiori alla media della popolazione sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni condotte durante il progetto sul Moscato hanno riguardato il confronto di diverse tecniche di appassimento realizzate in campo ed in ambiente controllato e lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione, al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta. 109

112 Nasco 110

113 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Catalogo Nazionale delle varietà italiane di vite ed incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in alcune provincie italiane tra cui Oristano, Sassari e Napoli (D.M. 25/5/1970; Reg. Cee 1250/70), con i sinonimi di Nascu e Nusco. Moris (1837) lo inserisce tra i vitigni coltivati nell ottocento in Sardegna e lo definisce Vitis vinifera amabilis ver Nascu. Eodem nomine venit vinum quod conficitur eximium, confermando così l apprezzamento della popolazione sarda riportato nei romanzi dell epoca (Varese, 1832). Nei decenni successivi il Nasco viene citato tra i vitigni pregiati coltivati nel circondario di Cagliari (Salaris, 1885), mentre successivamente il Cara (1909) ne indica la presenza anche nel territorio di Macomer. Cettolini (1897) e Mameli (1933) confermano le valide caratteristiche del vitigno e si rammaricano della sua ridotta diffusione, allora come oggi limitata al Campidano di Cagliari. Il Nasco viene poi descritto da Bruni (1964) e Vitagliano (1971) che confermano le interessanti qualità del vitigno. La varietà è inserita in numerose liste internazionali, tra cui quelle redatte dall OIV (1996) e da Galet (2000), mentre ulteriori informazioni del vitigno e dei vini sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001) che indicano come sinonimi Nascu, Resu e Ogu de arrana. Il Nasco è diffuso in Sardegna su 105 ettari, per il 75% presenti soprattutto nel Campidano di Cagliari. È conservato in alcune collezioni internazionali ed in quelle della Sardegna gestite dall Università di Sassari (Oristano) dove sono presenti anche i sinonimi locali. La caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sul Nasco presente in questa collezione ha evidenziato il seguente profilo che distingue il vitigno da tutte le altre varietà della Sardegna, compreso il presunto sinonimo Ogu e arrana con cui condivide un allele in 9 dei 12 loci analizzati. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Anche per il Nasco non sono attualmente disponibili selezioni clonali omologate, ma negli scorsi anni sono stati selezionati dall Università di Sassari numerosi biotipi, su cui è in corso il risanamento, perché dotati di valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione. 111

114 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta leggermente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e la prima foglia presenta una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore, che si riduce a livelli medi nelle foglioline successive. La foglia È cuneiforme e pentalobata. Il seno peziolare è conformato ad U, aperto raramente delimitato dalla nervatura con un bordo privo di denti. La pagina superiore può talvolta presentare una pigmentazione antocianica lungo le nervature senza depressioni e bollosità del lembo. I denti sono di media lunghezza e larghezza solitamente a lati rettilinei, raramente a lati misti. La pagina superiore è glabra, mentre quella inferiore mostra una debole tomentosità sulle nervature principali e all interno delle aree da loro delimitate. La foglia evidenzia medie distanze tra i seni e ridotte ampiezze degli angoli formati dalle nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 127,3 112,8 84,9 51,9 22,5 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 55,2 50,1 41,0 46,4 47,7 Il grappolo e l acino Il grappolo, di forma conica, semicompatto, spesso alato, presenta dimensioni medie (250 grammi). L acino è di dimensioni medie (2,9 grammi), lievemente ellittico (cm 1,7 x 1,6) con buccia sottile, non molto pruinosa, di colore giallo dorato con screziature brune. La polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è 1,67 e quella reale 1,05, mentre lungo il tralcio i valori osservati nei primi due nodi risultano superiori e crescenti e pari a 2 dal terzo al sesto. La produttività espressa a Oristano è risultata all interno dei valori medi delle varietà comparate (2,7 kg /ceppo) pur essendo mediamente presenti un elevato numero (15) di grappoli. 112

115 Il vitigno è assurgente, poco vigoroso, con germogli corti (cm 145) formati da 16 foglie e 9 femminelle. L area delle foglie principali (243 cm2) è risultata elevata. La fenologia L inizio del germogliamento è medio-precoce e si osserva tra la fine della terza decade di marzo e la prima decade di aprile: in epoca media si manifesta l antesi e l invaiatura. Per quanto riguarda l epoca di maturazione il vitigno può considerarsi precoce (prima decade di settembre) nell area di coltivazione del vigneto collezione. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente in tutta l Isola di produrre il vino D.O.C. Nasco di Cagliari (D.P.R. 21/6/1972) in numerosi comuni del Campidano di Oristano e Cagliari con rese massime pari a 100q/ha. Il Nasco di Cagliari comprende le tipologie secco, liquoroso secco e liquoroso riserva. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato, nella seconda settimana di settembre elevati valori solidi solubili totali (23 Brix), mentre sono risultati tendenzialmente medio-bassi (3,78) i valori del ph e dell acidità totale (3,7 g/l di acido tartarico). Anche nel Nasco avvengono quei fenomeni di disidratazione della bacca (tra fine settembre ed i primi giorni di ottobre) che promuovono un aumento della concentrazione zuccherina, comunque meno marcato se paragonato agli incrementi zuccherini misurati nel Moscato. Su valori assai ridotti il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina), ma assi elevato quello ottenibile dai semi ( mg/kg catechina). Nell ambito del progetto Convisar il lavoro di selezione massale del Nasco ha riguardato 702 ceppi reperiti nei vigneti del Campidano che ha portato alla selezione di 238 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate 60 piante esenti e 26 accessioni con caratteristiche superiori alla media della popolazione sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Altre sperimentazioni hanno riguardato il confronto di diverse tecniche di appassimento realizzate in campo ed in ambiente controllato e lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione, al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta. 113

116 Nieddera 114

117 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto Registro nazionale delle varietà di vite e incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Nuoro (D.M. 22/3/1971). Cettolini (1897) e Cara (1909) inseriscono la Nieddera tra le varietà coltivate in Sardegna e la identificano con la nigra vera, vern. Niedda-era Niedda vera, indicata dal Moris (1837) nella sua opera sulle dicolitedoni della Sardegna. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1966), da Galet (2000), mentre informazioni ampelografiche del vitigno sono pubblicate da Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 113 ettari coltivati quasi esclusivamente in provincia di Oristano. È presente nelle collezioni nazionali francesi dell INRA di Montpellier ed italiane del CRA di Bari e Conegliano Veneto, oltre che in quelle regionali della Sardegna gestite dal DESA dell Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Dalla caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano emerge un profilo specifico di questo vitigno che consente di distinguerlo chiaramente da presunte sinonimie quali il Nieddu mannu e i Bovali, grande e sardo, confermando in tal modo precedenti indagini (Nieddu et al., 2007). VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 115

118 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta lievemente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi verde. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline presentano una leggera tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È pentagonale e pentalobata, raramente con sette lobi. Il seno peziolare è conformato ad V, aperto e talvolta poco aperto, non delimitato dalla nervatura con un bordo privo di denti. La pagina superiore mostra un profilo ondulato e non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature né depressioni e bollosità del lembo. I denti sono di media lunghezza e a base larga, a lati rettilinei e a lati convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è mediamente setolosa sia sulle nervature che all interno delle aree da loro delimitate. La foglia mostra distanze medio lunghe tra i seni e gli angoli β e γ hanno un ampiezza medio- grande, mentre l angolo α evidenzia un ampiezza leggermente inferiore. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 142,4 114,9 85,2 53,4 26,7 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 61,4 62,8 54,3 58,3 59,6 116

119 Il grappolo e l acino Il grappolo, mediamente spargolo, presenta una forma conica, con uno o due ali, e dimensioni medie (319 grammi). L acino è di dimensioni medie (2,3 grammi) arrotondato (cm 1,52 x 1,49) con buccia sottile, non molto pruinosa, di colore blu scuro. La polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,03; quella reale 0,97. La fertilità lungo il tralcio ha espresso valori compresi tra 1,66 (al secondo nodo) e 0,67 (terzo, quinto e decimo nodo). La produttività rilevata ad Oristano è risultata nella media delle varietà a confronto (3,4 kg /ceppo). Il vitigno è assurgente, vigoroso, con germogli medio lunghi (cm 213), formati da 18 foglie e 15 femminelle. Relativamente alle dimensioni fogliari la Nieddera presenta una foglia di dimensioni medie (151 cm2). La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media, con inizio del germogliamento che si osserva nella prima decade di aprile, inizio della fioritura nella seconda decade di maggio e inizio dell invaiatura tra la terza decade di luglio e la prima di agosto. L epoca di maturazione della varietà nel campo collezione sito in agro di Oristano è media (terza decade di settembre). La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Nelle osservazioni comparative eseguite nel campo sperimentale alla terza decade di settembre il contenuto nei principali parametri tecnologici ha raggiunto valori medi nel ph, nell acidità (3,9-4,7 g/l) e nel tenore in zuccheri (20,7 Brix). Elevato il contenuto di medio di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina), risultati nel triennio i più alti tra le varietà a confronto ed interessante il valore medio di antociani ( mg/kg catechina). 117

120 Nieddu mannu 118

121 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite e nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Nuoro (Reg. Cee 1250/70, D.M. 22/2/1971). Le prime citazioni del Nieddu mannu si devono al Manca dell Arca (1780) che lo inserisce tra le varietà a uve nere coltivate nel sassarese e lo definisce di grani rotondi e con racemo grande. A fine ottocento, nel Bollettino ampelografico del Ministero dell Agricoltura (1887) il vitigno viene descritto tra le varietà coltivate sia in provincia di Sassari che di Cagliari e se ne sottolinea l importanza per...la frutticazione sicura e abbondante, la sua produzione totale in confronto delle altre uve coltivate per essere molto mostoso e perché fa buon vino e non è mangiata dagli insetti. Cettolini (1897) riporta il sinonimo di Muristelloni utilizzato a Sassari, mentre il Cara (1909) lo assimila al Bovale mannu. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1966) e da Galet (2000), mentre ulteriori informazioni ampelografiche sono pubblicate da Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 80 ettari coltivati soprattutto in provincia di Oristano e Sassari. È presente nelle collezioni nazionali francesi dell INRA di Montpellier e di San Giuliano in Corsica e in quelle italiane del CRA di Bari, di Conegliano Veneto, dell Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa caratterizzazione è emersa la conferma di precedenti indagini (Nieddu et al., 2007) sulla distanza genetica tra il Nieddu mannu, il gruppo dei Bovali e la varietà Nieddera. Con quest ultima varietà condivide 14 alleli su 24. Alla data attuale non sono disponibili selezioni clonali del vitigno. 119

122 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta mediamente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le giovani foglie presentano una media tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È pentagonale e pentalobata. Il seno peziolare è conformato ad V, non è aperto, non è delimitato dalla nervatura e mostra lobi leggermente sovrapposti. La pagina superiore è verde e non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature, ma evidenzia lievi depressioni e bollosità nel lembo. I denti sono di dimensioni medie, a lati rettilinei. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e mediamente tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. La foglia mostra medie distanze tra i seni e ampi angoli tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N ,7 94,2 55,6 29,9 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 52, ,5 62,7 64,6 Il grappolo e l acino Il grappolo è di forma conica, con una o due ali, è compatto e di grandi dimensioni (472 grammi). L acino è medio grande (2,7 grammi), troncovoide o lievemente ellittico (cm 1,68 x 1,62) con buccia mediamente spessa, molto pruinosa, di colore blu violaceo e con riflessi rossi. La polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,18; quella reale 0,73. La fertilità lungo il tralcio evidenzia valori inferiori o intorno all unità nei primi sei nodi, mentre risulta più elevata a partire dal settimo al nono (2-1,5). La produttività espressa ad Oristano è risultata elevata (3,7 kg /ceppo) a causa di un medio numero di grappoli caratterizzati da un peso elevato. 120

123 Il vitigno è assurgente, mediamente vigoroso, con germogli lunghi (cm 216) formati da 17 foglie e 17 femminelle. Per quanto riguarda l area delle foglie principali il lembo del Nieddu mannu è di grandi dimensioni (243 cm2). La fenologia L inizio del germogliamento è lievemente tardivo e si osserva tra la prima e la seconda decade di aprile, ma nella media risulta l epoca di manifestazione della fioritura e dell invaitura. La maturazione è tardiva e avviene nella prima decade di ottobre. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Nelle osservazioni comparative eseguite nel campo sperimentale, la varietà alla raccolta ha mostrato valori medi nel ph (3,7) e nell acidità totale (4,4 g/l di acido tartarico) mentre il contenuto in solidi totali solubili (24 Brix) è risultato superiore alla media delle altre varietà comparate. La dinamica di crescita degli zuccheri è risultata lenta e costante lungo tutta la stagione di maturazione e gli alti valori misurati ad ottobre non sono dipesi da fenomeni di disidratazione della bacca. Su valori medi, ma assai variabile nel triennio, il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina), mentre più basso è risultato quello estratto dai semi ( mg/kg catechina) ed il contenuto di antociani ( mg/kg catechina). 121

124 Nuragus 122

125 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite e incluso nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Oristano e Sassari (Reg. Cee 1250/70, D.M. 25/5/1970). Il termine Nuragus associato al vino compare nel settecento in riferimento ad uno dei i vini maggiormente prodotti nel periodo: il Muscadeddu de nuragus (Ferrante, 2001). Nel secolo successivo Moris (1837) lo inserisce tra le uve a bacca giallo-rosata e lo definisce Vitis abundans vern. Nuragus frequentissime culta. A fine ottocento, nelle relazioni parlamentari sulle condizioni dell agricoltura in Sardegna, il Nuragus risulta essere ancora il vitigno più coltivato nel circondario di Cagliari (Salaris, 1885) e nel Bollettino ampelografico del 1887 viene indicato tra le uve coltivate in questa provincia associato al nome Trebbiana. Cettolini lo descrive accuratamente nel , sottolineando l incerta origine e i numerosi sinonimi tra cui Axina de margiani, Axina de popurus, mentre il Cara (1909) cita come suo sinonimo Abbondosa e ne ipotizza un origine fenicia. Mameli (1933) esclude la sinonimia con il Trebbiano e sottolinea come nei primi decenni del novecento il vitigno risultasse ancora il più coltivato nel Campidano. Bruni (1962) lo assimila al Lacconargiu e alla Malvasia di Luras, esclude la sinonimia con l Arvaranzeuli ed indica la presenza di due cloni distinguibili dalla diversa vigoria e produttività. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1966) e da Galet (2000), mentre nuove informazioni sul vitigno e sul vino sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna è ampia, oltre ettari presenti soprattutto in provincia di Cagliari, con una notevole contrazione rispetto al 1970 e al 1990 quando, con rispettivamente e ettari, risultava il vitigno più coltivato nell Isola. È presente nelle collezioni internazionali francesi, bulgare ed argentine e in quelle italiane di Faenza, Udine, Bari, Palermo e Conegliano Veneto oltre che in quelle regionali dell Università di Sassari e dell Agenzia Regionale AGRIS. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica effettuata per 12 loci SSR effettuato sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa caratterizzazione emerge un profilo distinto della varietà rispetto alle altre coltivate nell Isola, con lievi similitudini con il Semidano con cui condivide 123

126 un allele in 10 dei 12 loci analizzati. Per il Nuragus è attualmente disponibile una selezione clonale ottenuta in Sardegna nel 1993 dall attuale Agenzia Agris (CFC 26), mentre negli scorsi anni sono stati selezionati dall Università di Sassari diversi biotipi, dotati di valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione, su cui è in corso il risanamento. La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta molto tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e la prima foglia presenta una forte tomentosità sia tra le nervature della pagina inferiore, che appare anche nelle foglioline successive. La foglia È pentagonale e pentalobata, con seno peziolare conformato a V, poco aperto, spesso a lobi sovrapposti, non delimitato dalla nervatura con un bordo che non presenta denti che viceversa possono comparire nei seni laterali superiori. La pagina superiore non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature, ha un profilo piano e non mostra depressioni e bollosità del lembo. I denti sono corti e stretti, a lati rettilinei ed a lati convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e mediamente tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. Le misurazioni fillometriche evidenziano corte distanze tra i seni così come risultano di ampiezza ridotta gli angoli formati tra le nervature principali (α, β, γ). Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 119,4 95,6 75,4 42,1 22,9 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 41,9 40,7 19,92 21,4 19,0 Il grappolo e l acino Il grappolo, di forma conica o cilindro-conica, spesso alato con 1-3 ali ben visibili e serrato, è di grandi dimensioni (586 grammi). L acino è anch esso grande (3,2 grammi), di forma ellittica con lunghezza e larghezza media (cm 1,90 x 1,60). La buccia è di medio spessore, di colore giallo dorato con sfumature rosa, mentre la polpa è incolore, di sapore neutro. 124

127 Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme presentano una lieve pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale e quella reale mostrano valori medi rispettivamente pari a 1,33 e 1,22. Nei diversi nodi del tralcio la fertilità ha espresso sempre valori superiori all unità, con un massimo al terzo nodo (1,66). La produttività espressa ad Oristano è risultata la più elevata in assoluto (7,6 kg /ceppo), a causa di un discreto numero di grappoli caratterizzati da un elevato peso dell intera infruttescenza e dell acino. Il vitigno è assurgente, vigoroso, con germogli di media lunghezza (cm 189) formati da 20 foglie e 11 femminelle. L area delle foglie principali (181 cm²) indica un lembo di dimensioni medio-piccole. La fenologia L inizio del germogliamento, rispetto alle altre varietà sarde a confronto è medio precoce e si osserva tra la terza decade di marzo e la prima decade di aprile. L inizio della fioritura e dell invaiatura si manifestano in epoca media (seconda decade di maggio, terza decade di luglio), mentre per quanto riguarda la maturazione il vitigno è tardivo. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente di produrre nelle provincie di Cagliari e Nuoro il vino D.O.C. Nuragus di Cagliari (D.P.R. 28/10/1974) nelle tipologie frizzante ed amabile, con rese massime non superiori ai 200 q/ha. La dinamica di maturazione delle bacche osservata nel biennio ha evidenziato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri dall invaiatura sino alla prima decade di ottobre ma, nonostante il lungo periodo di maturazione, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato contenuti in solidi solubili totali estremamente ridotti e pari 18 Brix. Il contenuto acidico (4,72 g/l di acido tartarico) ed il ph (3.87) sono risultati nella media della popolazione varietale. Su valori medi, ma relativamente elevati per le varietà a bacca bianca della Sardegna, il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina). Nell ambito del progetto Convisar il lavoro di selezione massale sul Nuragus ha riguardato 786 ceppi reperiti nei vigneti del Campidano che ha portato alla selezione di 331 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate solo 8 piante esenti con caratteristiche superiori alla media della popolazione che sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Le sperimentazioni agronomiche ed enologiche condotte sul vitigno hanno riguardato l individuazione del carico produttivo ottimale nei territori d indagine e lo studio della maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione, al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta. 125

128 Pascale di Cagliari 126

129 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite e nell Elenco delle varietà raccomandate in tutta la Sardegna (Reg. Cee 1250/70, D.M. 25/5/1970). Le prime citazioni del vitigno in Sardegna risalgono al Manca dell Arca che tratteggia la varietà Pascale coi grani rotondi, grossi e racemo grande. Nel Bollettino ampelografico pubblicato nel 1887 viene descritto il Pascali comuni nero come vitigno precoce, coltivato in provincia di Sassari, dalla fruttificazione sicura, ma mediocre. Cettolini (1897) lo indica coltivato in diversi areali dell Isola, da Sassari, dove assume con il nome di Pascansalò, a Nuoro, conosciuto con il nome di Santu Pascale. Cettolini, come poi farà anche il Cara (1909), ipotizza una similitudine con il vitigno Monica. Bruni (1962) include nella descrizione ampelografica del Pascale anche i sinonimi di Giacomino e Barberone e presume una similitudine con il Nieddu Mannu. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1966) e da Galet (2000), mentre nuove descrizioni del vitigno e del vino sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna è pari a ettari presenti soprattutto in provincia di Sassari e Oristano. È conservato nelle collezioni nazionali di Montpellier, Belgrado, Faenza, Bari, Conegliano Veneto, Oristano e Villasor. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Dalle elaborazioni statistiche emerge una marcata distanza con altri vitigni tradizionali della Sardegna, tra cui il Monica ed il Nieddu mannu. La maggior vicinanza genetica è stata osservata con i vitigni locali denominati Passale, Vertura e Gregu Nieddu. Con quest ultimo (vedi scheda Gregu nieddu) sono 16 gli alleli comuni su 9 dei 12 loci analizzati. In Sardegna sono stati selezionati dall Università di Sassari due cloni di Pascale (CAPVS 1 e CAPVS 15). 127

130 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta aperto, leggermente tomentoso, di color verde, con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline presentano una leggera tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È orbicolare e pentalobata, talvolta trilobata, con seno peziolare conformato ad U od a V, semichiuso, con lobi leggermente sovrapposti. La pagina superiore mostra un profilo a V con lievi depressioni del lembo ed una leggera pigmentazione antocianica che si estende sino fino alla prima biforcazione. I denti sono corti e larghi con lati rettilinei e convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e mediamente tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. Presenta ampie distanze tra i seni ed ampi angoli formati tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 123,5 107,9 75,9 46,7 22,1 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 60,1 62,1 57,9 61,4 60,1 128

131 Il grappolo e l acino Il grappolo, di forma conica con una o due ali, è grande (400 grammi). L acino è anch esso di grandi dimensioni (3,1 grammi), con forma sferica e lunghezza e larghezza media (cm 1,66 x 1,68). La buccia è spessa, mediamente pruinosa, di colore nero violaceo, mentre la polpa è incolore, consistente di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme presentano per oltre il 50% una lieve pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è pari a 1,43, quella reale 0,93. Lungo il tralcio la fertilità mantiene sempre valori superiori all unità con i massimi dal quinto al settimo nodo (1,67-1,5). La produttività espressa ad Oristano è risultata nella media delle varietà a confronto (2,7 kg /ceppo). Il vitigno è assurgente, poco vigoroso, con germogli mediamente lunghi (cm 199) formati da 17 foglie e 18 femminelle. L area misurata sulle foglie principali (184 cm2) evidenzia un lembo di medie dimensioni. La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media con l inizio del germogliamento che si osserva nella prima decade di aprile. La maturazione dei frutti avviene tra la seconda e la terza decade di settembre; può quindi essere annoverata tra quelle varietà a maturazione intermedia. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione insieme ad altre uve rosse. Rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano, ha mostrato nella terza decade di settembre valori medi nel ph (3,7), bassi nel contenuto in solidi totali solubili (19 Brix) e più elevati nell acidità totale (5,63 g/l). Il contenuto di polifenoli estraibili dalla buccia ( mg/kg catechina) e di antociani ( mg/kg catechina) è risultato nella media della popolazione sarda a confronto, mentre più ridotta è apparsa l entità dei polifenoli estraibili dai semi ( mg/kg catechina). 129

132 Retagliado bianco 130

133 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite delle varietà italiane di vite (D.M. 25/5/1970) coi sinonimi di Arba-luxi, Arretallau, Mara bianca e nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Nuoro, Oristano e Sassari (Reg. Cee 1250/70). Le prime citazioni del vitigno in Sardegna risalgono al Manca dell Arca che scrive di una varietà a bacca bianca dal nome Redagliada, di grani rotondi e grossi, ma non folti e di un Redagliadu nieddu. Il Moris (1837) elenca tra le varietà della Sardegna una Vitis pellucens vern. Arrettallàu,..epicarpo tenuissimo. Nel Bollettino ampelografico del 1878 si riporta la scheda descrittiva di una varietà Arretallau, coltivata in provincia di Cagliari, ma non utilizzata per la vinificazione. Cettolini (1897) e Cara (1909) indicano la presenza del vitigno in tutta l Isola e riportano alcune denominazioni locali (Aritellau ad Iglesias, Raccadore a Dorgali, Retazzadu a Nuoro, Rittadatu a Sassari). Bruni (1962) riporta tutti i sinonimi precedentemente pubblicati, ipotizza una similitudine con il Brustianu di Corsica, ma propende per una sconosciuta origine del vitigno. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996) e da Galet, (2000) e viene descritto in nuove schede ampelografiche da Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 13 ettari coltivati esclusivamente in provincia di Sassari e nella Gallura. È presente nelle collezioni nazionali di Conegliano Veneto, di S. Michele all Adige, di Oristano e di Villasor. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa analisi emerge una omonimia con vitigno denominato Orrotozau coltivato nella regione del Barigadu ed una elevata vicinanza genetica con varie tipologie di Retagliadu Arrettalu prelevate in diverse zone dell Isola e conservate nel vigneto sperimentale di Oristano. Viceversa, da una comparazione delle varietà della Sardegna con quelle della Corsica si esclude una significativa similitudine tra Retagliadu e Brustianu. Per il Retagliado bianco non sono attualmente disponibili selezioni clonali omologate. 131

134 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta glabro o lievemente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglioline presentano una leggera tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È pentagonale e pentalobata, raramente trilobata con seno peziolare conformato ad U, talvolta a V, aperto, non delimitato dalla nervatura e con bordo privo di denti. La pagina superiore è verde e priva di pigmentazione antocianica lungo le nervature, e mostra un profilo piegato a metà, senza depressioni e bollosità. I denti sono corti e stretti, a lati convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è lievemente setolosa sulle nervature principali e all interno delle aree da loro delimitate. Le distanze tra i seni sono ridotte e gli angoli formati tra le nervature principali (α, β, γ) sono di ampiezza media. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 141,6 122,4 85,2 56,2 25,1 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 76,5 70,2 47,4 54,1 54,4 132

135 Il grappolo e l acino Il grappolo, semiserrato, di forma conica a volte alato, presenta dimensioni medie ( grammi). L acino è di dimensioni medio grandi (3 grammi), con forma ellittica e lunghezza e larghezza media (cm 1,62 x 1,49). La buccia è spessa, non molto pruinosa, di colore verde-giallo, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è sul tralcio 1,56 quella reale 1,50, mentre lungo il tralcio la fertilità mantiene valori sempre superiori e crescenti sino al quinto nodo (2). La produttività espressa a Oristano è risultata elevata (4,5 kg /ceppo), a causa della presenza di un discreto numero di grappoli (15). Il vitigno è poco assurgente, di media vigoria, con germogli di media lunghezza (114 cm, formati da 16 foglie e 9 femminelle). L area delle foglie principali (160 cm2) indica un lembo di piccole dimensioni. La fenologia L inizio del germogliamento è lievemente precoce e si osserva tra la fine della terza decade di marzo e la prima decade di aprile, mentre l inizio della fioritura e dell invaiatura si manifesta in epoca media. La maturazione è tardiva (prima decade di ottobre). La maturazione delle uve e le attitudini enologiche In tutte le descrizioni sinora effettuate è stato evidenziato come il vitigno non venga vinificato in purezza, ma in uvaggio con altre varietà. Nel campo sperimentale di Oristano il vitigno ha mostrato un continuo incremento nel peso della bacca e nel tenore in zuccheri; nonostante questo il contenuto in solidi solubili totali è risultato ai primi di ottobre tra i più bassi (17 Brix) rispetto agli altri vitigni a bacca bianca confrontati ed è apparso associato ad un basso ph (3,7) ed ad una bassa acidità (3,80 g/l). Su livelli medi il contenuto di polifenoli estraibili dai semi ( mg/kg catechina) e su valori più ridotti, rispetto agli altri vitigni a confronto nel triennio , il livello di polifenoli estraibili dalla buccia ( mg/kg catechina). 133

136 Semidano 134

137 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Catalogo Nazionale e nel Registro nazionale delle varietà italiane di vite con i sinonimi di Migiu e Mizu (D.M. 25/5/1970) e nell elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Oristano e Nuoro (Reg. Cee 1250/70). I primi riferimenti sul vitigno in Sardegna risalgono al Manca dell Arca (1780) che, indicando le varietà coltivate nel sassarese, cita le varietà semidamu e laconarzu. Moris (1837) lo definisce Vitis laeta vern. Semidànu con acini piccoli, dolci e sugosi. Nel Bollettino ampelografico del 1887 si descrive la varietà, coltivata in provincia di Cagliari, caratterizzata da una ridotta produzione di uve che vengono vinificate insieme alla Malvasia. Cettolini (1897) indica una crescente riduzione della sua coltivazione in favore del Nuragus, causa la sensibilità all oidio. Cara (1909) riporta notizie sulla sua coltivazione anche in Orosei, Olzai e nell Iglesiente ed introduce i sinonimi di Mizu e Migiu. Mameli (1933) conferma il calo delle superfici coltivate in Campidano rispetto alla notevole diffusione del vitigno in epoca prefillosserica e sottolinea l apparente similitudine con il Nuragus. Bruni (1962) descrive una pianta coltivata in Comune di Serramanna (Cagliari) e riconosce che il vitigno è idoneo per produrre vini più armonici e fini del Nuragus. Il Semidano viene poi citato nelle liste OIV (1966), da Galet, 2000, e ulteriori informazioni sul vitigno sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò, Costacurta e Scienza (2001). La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 40 ettari presenti soprattutto in provincia di Oristano e Nuoro. È presente nelle collezioni francesi di Montpellier ed italiane di Conegliano Veneto, S. Michele all Adige, Palermo, Bari, Oristano e Villasor. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. Da questo studio si evidenzia uno specifico profilo del vitigno ed una importante vicinanza genetica con una accessione locale denominata Lacconargeddu, reperita nel Campidano di Cagliari. Anche per il Semidano non sono attualmente disponibili selezioni clonali omologate. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG

138 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta, glabro o lievemente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e tutte le foglie presentano una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore. La foglia È pentagonale e pentalobata, con profilo piano. Il seno peziolare è conformato a V, talvolta a U, semi aperto, a lobi leggermente sovrapposti, non delimitato dalla nervatura. La pagina superiore presenta una leggera pigmentazione antocianica dal punto peziolare sino alla prima biforcazione delle nervature e non mostra depressioni e bollosità del lembo. I denti sono corti e stretti, a lati convessi. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e all interno delle aree da loro delimitate. La foglia mostra medie distanze tra i seni e ampi angoli tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 151,1 112,9 89,1 51,1 29,9 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 49 46,7 57,3 58,4 62,7 136

139 Il grappolo e l acino Il grappolo presenta una forma tronco conica, con una o due ali non molto sviluppate, è semiserrato con dimensioni medie (331 grammi). L acino è anch esso di medie dimensioni (2,8 grammi), ellittico, talvolta piriforme, con lunghezza e larghezza media (cm 1,71 x 1,55). La buccia è spessa, non molto pruinosa, di colore verde-giallo, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è sul tralcio 1,64; quella reale 1,40. Lungo il tralcio la fertilità mantiene valori superiori all unità, crescenti sino al terzo nodo e successivamente costanti. La produttività espressa a Oristano è risultata compresa all interno dei dati medi delle rese delle varietà a confronto (3,2 kg /ceppo). Il vitigno è poco assurgente, di media vigoria, con germogli mediamente sviluppati (cm 166) formati da 18 foglie e 11 femminelle. L area delle foglie principali (217 cm2) indica un lembo di medio-grandi dimensioni. La fenologia L inizio del germogliamento è precoce e si osserva nella terza decade di marzo, mentre compare in epoca media l inizio della fioritura e dell invaiatura. La maturazione dei frutti avviene in epoca media. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno può essere utilizzato per la vinificazione in purezza che consente di produrre nell intera isola e nella sottozona di Mogoro il vino D.O.C. Sardegna Semidano (D.P.R. 28/8/1995) nelle tipologie superiore, spumante e passito, con rese massime non superiori ai 130 q/ha, ridotte a 110 q/ha per la sottozona. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato, tra la seconda e la terza settimana di settembre, valori medi nel ph (3,9) e nel contenuto in solidi totali solubili (21,6 Brix), mentre il livello di acidità totale è risultato estremamente basso (3,6 g/l). Su valori medi, ma relativamente elevati per le varietà a bacca bianca della Sardegna, il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina). 137

140 Torbato 138

141 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà italiane di vite con i sinonimi di Razola e Trubau. (D.M. 25/5/1970) e nell Elenco delle varietà raccomandate in provincia di Cagliari, Nuoro e Sassari (Reg. Cee 1250/70). Cettolini (1897) lo indica con i sinonimi di Razola e Cuscosedda (varietà già citate da Manca dell Arca nel 1870), Trobadu e Vitis iberica, mentre Cara (1909) riferisce di una prevalente diffusione del vitigno nell algherese con il nome di Turbat. Mameli (1933) conferma che la coltivazione del vitigno è quasi limitata al territorio di Alghero e sottolinea come produca eccellenti vini. Bruni ( ) descrive per primo la varietà dal punto di vista ampelografico studiando una pianta coltivata ad Alghero e, condividendo il giudizio di Mameli sulla peculiarità e specialità del vino, ne suggerisce la diffusione soprattutto in provincia di Sassari. Il vitigno viene poi citato in diverse liste dei vitigni coltivati nel mondo, mentre nuove informazioni ampelografiche ed enologiche sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001). La sua diffusione in Sardegna è pari a circa 135 ettari presenti soprattutto in agro di Alghero. Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione del DESA. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa analisi emerge una sinonimia con la varietà Coscusedda, reperita a Bonnanaro e conservata nel vigneto di Oristano ed una interessante vicinanza genetica con la varietà portoghese Arinto, con cui condivide 17 alleli in 11 dei 12 locus analizzati. Anche per il Torbato non sono attualmente disponibili selezioni clonali omologate, ma negli scorsi anni sono stati selezionati dall Università di Sassari numerosi biotipi con valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione, su cui è in corso il risanamento. 139

142 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta leggermente tomentoso, di color verde con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e la prima foglia presenta una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore, che si riduce nelle foglie successive. La foglia La sua forma è orbicolare con tre o cinque lobi. Il seno peziolare è conformato prevalentemente a V, aperto con occasionale presenza di uno o due denti e, talvolta, delimitato dalla nervatura su uno o due lati. La pagina superiore presenta nelle foglie di maggior età una pigmentazione antocianica fino alla prima biforcazione delle prime due nervature. Il lembo è privo di depressioni e bollosità e i denti sono corti e stretti, a lati convessi, ma talvolta anche rettilinei. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è poco setolosa sulle nervature principali e pochissimo tomentosa all interno delle aree da loro delimitate. La foglia mostra medie o corte distanze tra i seni e un ampio angolo α. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 121,0 106,6 78,3 38,3 21,4 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 64,2 57,3 58,4 54,4 48,8 140

143 Il grappolo e l acino Il grappolo mostra una forma conica, è semicompatto, talvolta alato con un ala e presenta medie dimensioni (364 grammi). L acino è di dimensioni medio grandi (2,5-3,00 grammi), di forma ellittica, con lunghezza e larghezza media (cm 1,9 x 1,65). La buccia è di color giallo dorato, molto pruinosa, mentre la polpa è incolore, consistente, di sapore neutro. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio le perule delle gemme sono prive di pigmentazione antocianica e la distribuzione dei viticci è discontinua. La fertilità potenziale media è sul tralcio 1,27 quella reale 1,08. Lungo il tralcio la fertilità mantiene valori elevati e crescenti dal primo (1,33) al terzo nodo (2) e successivamente costanti sino al quinto. La produttività espressa ad Oristano è risultata elevata (4,2 kg /ceppo), principalmente a causa del peso dell acino e del grappolo. Il vitigno è procombente, vigoroso, con germogli medio lunghi (cm 196) formati da 21 foglie e 9 femminelle. L area delle foglie principali (238 cm2) indica un lembo di grandi dimensioni. La fenologia L inizio del germogliamento è medio precoce e si osserva tra la fine della terza decade di marzo e la prima decade di aprile, mentre l inizio della fioritura e dell invaiatura si manifestano in epoca media. La maturazione, nel campo collezione di Oristano, è risultata precoce La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno può essere utilizzato per la vinificazione in purezza che consente di produrre l omonimo vino e uno spumante brut che possono utilizzare la denominazione D.O.C. Alghero Torbato (D.P.R. 19/8/1995) nella tipologia spumante con rese massime non superiori ai 140 q/ha. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano ha mostrato, tra la prima e la seconda decade di settembre, valori medi nel ph (3.81), nel contenuto in solidi totali solubili (20 Brix) e nell acidità totale (4,72 g/l di acido tartarico). Nel proseguo della maturazione lievi fenomeni di disidratazione hanno consentito il raggiungimento di concentrazioni zuccherine poco superiori ai 22 Brix. Su valori medi, per le varietà a bacca bianca della Sardegna, il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina). 141

144 Vermentino 142

145 Notizie storiche, distribuzione geografica e sinonimi Vitigno iscritto nel Registro nazionale delle varietà italiane di vite coi sinonimi di Carbesso, Favorita e Verlantin (D.M. 25/5/1970) e incluso nell Elenco delle varietà raccomandate della Liguria, della Toscana marittima e della Sardegna. Non inserito tra le varietà della Sardegna descritte nel Bollettino ampelografico del 1877, Cettolini (1897) riporta che a Tempio coltivasi una vite che chiamano Vermentino, che si suppone oriunda della Corsica. Cara (1909), ne conferma la coltivazione in Gallura e suppone la sinonimia con la Coscosedda di Sorso. Carlone (1964), nel lavoro condotto dalla Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni da uve e da vino coltivati in Italia, descrive la varietà coltivata in un vigneto sperimentale ubicato a Torino e riporta che difficilmente l uva è vinificata da sola ed in provincia di Genova è usata come uva da mensa. Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1966) e da Galet (2000), mentre nuove descrizioni del vitigno e dei vini sono pubblicate da Vodret (1993), Deidda (1964) e da Calò et al. (2001). Negli anni 60 il Vermentino risultava coltivato in Italia su ettari di cui 589 in Sardegna, 480 in Toscana e 300 in Liguria. Negli ultimi cinquanta anni, in modo progressivo è proseguita la crescita delle superfici e delle produzioni in ogni regione viticola dell Isola: da vitigno minore che incideva intorno all 1% del patrimonio ampelografico regionale, oggi grazie anche al riconoscimento di una D.O.C.G. Gallura, è diventato il principale vitigno bianco, con una presenza nel patrimonio ampelografico del 12%, essendo diffuso su ettari, dei quali in provincia di Sassari e in provincia di Olbia Tempio (Nieddu, 2000). È coltivato nelle collezioni nazionali francesi dell INRA di Montpellier e italiane del CRA di Conegliano Veneto e in quelle regionali della Sardegna gestite dal DESA dell Università di Sassari (Oristano) e dall Agenzia Regionale AGRIS (Villasor). Di seguito si riporta la caratterizzazione genetica per 12 loci SSR effettuata sulle piante presenti nella collezione di Oristano. VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VVMD31 VVMD VVMD36 VRZAG21 VRZAG25 VRZAG62 VRZAG64 VRZAG Da questa analisi emerge un profilo genetico peculiare distinto da tutte le altre varietà dell Isola, con una sola similitudine genetica con un accessione locale chiamata Bianca antica. Per quanto riguarda il Vermentino ed i suoi sinonimi è stato condotto un lavoro 143

146 volto all accertamento dell identità genetica tra questo vitigno, la Favorita ed il Pigato. Sono stati utilizzati l isoelettrofocalizzazione per gli enzimi ADH, EST, ACP, POD E PGM, l elettroforesi su piastra d amido per gli isoenzimi GPI e PGM, e l analisi del DNA eseguita con 8 primer RAPD e 4 loci micro satelliti, In tutte le sperimentazioni non sono state evidenziate differenze tra i profili delle tre cultivar (Cargnello et al., 1991; Botta et al. 1995; Akkak e Botta, 1998). Nell ambito del citato progetto sui vitigni della Sardegna, condotto dal Convisar, è stato avviato il risequenziamento del genoma del vitigno per cui a breve si potrà disporre di più precise informazioni sul suo profilo genetico. In Italia sono presenti 13 cloni di Vermentino e sinonimi dei quali tre (CAPVS 1, CAPVS 3 e CAPVS 12) selezionati in Sardegna dall Università di Sassari. Nell ultimo decennio sono stati selezionati nell Isola numerosi altri biotipi con valide caratteristiche agronomiche e tecnologiche e stato sanitario superiore alla media della popolazione, su cui è in corso il risanamento. 144

147 La descrizione morfologica Il germoglio Il germoglio si presenta mediamente tomentoso, di color verde giallastro con la faccia dorsale degli internodi striati di rosso. La sua forma è aperta all estremità e la prima foglia presenta una forte tomentosità tra le nervature della pagina inferiore, che si riduce leggermente nelle foglie successive. La foglia La sua forma è pentagonale e pentalobata con profilo piegato a metà. Il seno peziolare è conformato ad U, aperto, generalmente non delimitato dalla nervatura, con un bordo privo di denti. La pagina superiore non presenta pigmentazione antocianica lungo le nervature, né depressioni e bollosità del lembo. I denti sono lunghi e stretti a lati convessi. La pagina superiore è leggermente tomentosa, quella inferiore è mediamente setolosa sulle nervature principali e all interno delle aree da loro delimitate. La foglia è di medie dimensioni, con distanze tra i seni medio-corte e ampi angoli formati tra le nervature principali. Nervatura N1 Nervatura N2 Nervatura N3 Nervatura N4 Nervatura N5 135,2 113,7 85,1 48,5 29,7 Seno peziolare seno superiore (mm) Seno peziolare seno inferiore (mm) Angolo (α) N1-N (gradi) Angolo (β) N2-N3 (gradi) Angolo (γ) N3-N4 (gradi) 54, ,4 53,2 56,5 Il grappolo e l acino Il grappolo presenta dimensioni grandi o medio grandi (400 grammi), con forma cilindrica o tronco conica, mediamente spargolo, con uno o due ben visibili. L acino è anch esso di grandi dimensioni (4 grammi) di forma ellittica (cm 2 x 1,77) con buccia spessa, mediamente pruinosa, di colore verde-giallo. La polpa è incolore, consistente, di sapore semi aromatico. Le gemme, la fertilità, la vigoria Nel tralcio distribuzione dei viticci è discontinua e le perule della maggior parte delle gemme presentano una leggera pigmentazione antocianina. La fertilità potenziale media è 1,5; quella reale 1,3. La fertilità osservata nei diversi nodi del tralcio ha espresso sempre valori elevati e sino al quarto nodo superiori a 1,5. La produttività osservata ad Oristano è risultata medio-elevata 145

148 (3,5 kg /ceppo), dovuta sia al peso, sia al numero medio di grappoli (13). Il vitigno è lievemente assurgente, vigoroso, con germogli lunghi (cm 232) formati da 22 foglie e 12 femminelle. La produttività è media (3,52 kg /ceppo). L area delle foglie principali (224 cm2) indica un lembo di medio-grandi dimensioni. La fenologia L epoca di manifestazione delle principali fasi fenologiche è media, con inizio del germogliamento nella prima decade di aprile. L inizio della fioritura e dell invaiatura si manifestano rispettivamente nella seconda decade di maggio e nella terza decade di luglio. La maturazione dei frutti si osserva in epoca media durante la terza decade di settembre. La maturazione delle uve e le attitudini enologiche Il vitigno è utilizzato prevalentemente per la vinificazione in purezza che consente di produrre il vino D.O.C.G. Vermentino di Gallura (D.P.R. 11/9/1996) e nell intera Isola il vino D.O.C. Vermentino di Sardegna (D.P.R. 23/2/1988). Il Vermentino di Gallura, ottenibile solo in un territorio definito di questa regione geografica con produzioni massime di 100 q/ha, può presentare una tipologia superiore con rese massime di 90 q/ha. Il Vermentino di Sardegna può utilizzare le tipologie amabile e spumante con rese in uva ammissibili sino ai 200q/ha. Il vitigno, rispetto alle altre varietà comparate nella collezione di Oristano, ha mostrato a fine settembre valori medi nel ph (3,8), nel contenuto in solidi totali solubili (20 Brix) e nell acidità totale (4,5 g/l di acido tartarico). Su valori medi, ma relativamente elevati per le varietà a bacca bianca della Sardegna, il contenuto di polifenoli estraibili dalle bucce ( mg/kg catechina) e dai semi ( mg/kg catechina). Nell ambito del progetto Convisar il lavoro di selezione massale sul Vermentino ha riguardato ceppi reperiti nei vigneti della Gallura e del Campidano che ha portato alla selezione di 659 individui. Successivamente alle valutazioni agronomiche e agli esami diagnostici per la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite (GFLV, GVA, GLRaV-2 e GLRaV-3) sono state individuate solo 148 piante esenti con caratteristiche superiori alla media della popolazione e 57 accessioni sono state propagate e sono in corso di comparazione in vigneti sperimentali. Le sperimentazioni agronomiche ed enologiche condotte sul vitigno hanno riguardato l individuazione del carico produttivo ottimale nei territori d indagine, la coltivazione franca di piede a Badesi, la definizione della tecniche di inerbimento, irrigazione e concimazione, lo studio maturazione delle uve in diversi ambienti di coltivazione, al fine di valutare le caratteristiche dei vini in funzione dell epoca di raccolta, il confronto di diverse tecniche di appassimento realizzate in campo ed in ambiente controllato e tra tecniche di affinamento in diversi contenitori. 146

149 147

150 Vernaccia 148

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