PIANO TERRITORIALE DI CONCILIAZIONE
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- Anna Maria Guidi
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1 PIANO TERRITORIALE DI CONCILIAZIONE FAMIGLIA-LAVORO PER LA PROVINCIA DI PAVIA Soggetti aderenti INDICE 1 30 giugno 2014
2 INDICE PREMESSA pag. 3 GLI OBIETTIVI REGIONALI IN TEMA DI CONCILIAZIONE pag. 4 PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI pag. 5 Normativa Comunitaria pag. 6 Normativa Nazionale pag. 6 Normativa Regionale pag. 7 FINALITA GENERALI DEL PIANO E RISULTATI ATTESI pag. 9 Il territorio della provincia di Pavia pag. 9 La sperimentazione del biennio pag. 11 Il percorso intrapreso per il biennio pag. 15 Obiettivi, finalita generali e indicatori di risultato del Piano Territoriale pag. 16 Risultati generali attesi pag. 20 Indicatori di risultato pag. 20 MODALITA DI UTILIZZO DELLA QUOTA PREMIALITA pag. 21 ANALISI GENERALE DEL CONTESTO E DEI BISOGNI NEL TERRITORIO DELL ASL PAVIA pag. 22 Popolazione residente dati relativi al 31/12/2012 pag. 22 Situazione occupazionale pag. 22 Il tessuto produttivo della provincia di Pavia pag. 27 Dati relativi all imprenditoria femminile pag. 32 MAPPATURA DEI SERVIZI ESISTENTI pag. 43 Unità d offerta socio-sanitarie e socio-assistenziali pag. 43 Progetti relativi alla Conciliazione famiglia lavoro attivi sul territorio provinciale pag. 53 LE AZIONI DEL PIANO DI CONCILIAZIONE pag PIANO FORMATIVO PER LA RETE TERRITORIALE DI PAVIA pag PIANO DI COMUNICAZIONE pag. 59 2
3 3. LE AZIONI PROGETTUALI pag. 60 Valutazione dei progetti pag. 60 Sintesi dei progetti presentati pag. 63 SCHEDE SINTETICHE DELLE AZIONI PROGETTUALI pag. 64 Azione 1 Piano di Zona di Vigevano pag. 64 Azione 2 Piano di Zona di Garlasco pag. 72 Azione 3 Piano di Zona di Broni pag. 78 Azione 4 Piano di Zona di Mortara pag. 87 Azione 5 Piano di Zona di Certosa di Pavia pag. 92 Azione 6 Università degli Studi di Pavia pag. 98 Azione 7 Provincia di Pavia pag. 102 EROGAZIONE DELLE RISORSE ALLE ALLEANZE LOCALI pag. 108 MONITORAGGIO E VERIFICA pag
4 PREMESSA A partire dall anno 2010, con l introduzione del Piano Regionale per favorire la Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ai sensi della DGR n. 381/2010, Regione Lombardia ha dato avvio all attuazione di quanto stabilito per mezzo dell Intesa sottoscritta tra Governo, Regioni, Province Autonome, ANCI, UPI e UNICEM, con il cofinanziamento della Presidenza del Consiglio finalizzata all incentivazione delle misure conciliative. Successivamente, con la DGR n. 1576/2011, delineando le modalità attuative del Piano Regionale, ha dato vita alla prima costituzione di Reti Territoriali per la Conciliazione presso i territori di riferimento delle ASL lombarde. L esperienza delle Reti Territoriali relativa al triennio , costituite attraverso gli Accordi di Collaborazione Territoriale del 2011, ha raggiunto per la prima volta l obiettivo di introdurre, nei diversi territori, un modello di governance a rete compartecipato da una pluralità di soggetti territoriali pubblici e privati, finalizzato alla programmazione e attuazione di azioni di Conciliazione integrate e rispondenti alle necessità locali. Le 13 Reti, infatti, hanno realizzato a loro volta 13 Piani di Azione territoriali attuando, ciascuna sul territorio di competenza, numerose azioni progettuali, trasversali e specifiche, nell ambito delle politiche di Conciliazione, con conseguenti ricadute positive sui territori delle ASL lombarde. La Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato di Regione Lombardia, in collaborazione con le Reti Territoriali, nel corso del triennio ha monitorato costantemente l avanzamento dei progetti e delle azioni attuate nei singoli territori, individuando anche i migliori progetti in termini di buone prassi, ha organizzato momenti di confronto con le ASL, le STER, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, ANCI, UPL e Unioncamere da cui sono emersi fattivi e utili contributi per la prosecuzione dell esperienza, ed ha analizzato i punti di forza e di debolezza relativi alla fase di sperimentazione, ravvisando l opportunità di introdurre alcune innovazioni per sviluppare e consolidare lo strumento delle Reti di Conciliazione. Considerati i risultati conseguiti dalle Reti Territoriali nel triennio e l importanza strategica delle stesse per una diffusione della cultura di Conciliazione famiglia-lavoro, Regione Lombardia ha ritenuto fondamentale procedere nuovamente alla stipula degli Accordi territoriali al fine di capitalizzare e potenziare le esperienze attuate per tramite dei Piani di Azione territoriali, prendendo atto dei punti di forza e delle criticità evidenziati da quanto già realizzato. Pertanto Regione Lombardia, a seguito di quanto sottoscritto tramite la Convenzione del 16 luglio 2013 con la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità, per la realizzazione del programma attuativo, approvato con d.g.r.n. 4560/2012, con DGR n
5 del 12/12/2013 "Disposizione in ordine alla valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze familiari e delle reti di imprese che offrono servizi di welfare" e con successivo decreto attuativo della Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato n del 11/03/2014, ha definito le linee guida e i passaggi operativi necessari per rilanciare e ricalibrare le esperienze poste in essere, a partire dai punti di forza e di debolezza emersi durante la fase di sperimentazione, con l obiettivo di pervenire ad un consolidamento degli attuali partenariati e allo sviluppo di nuovi accordi di partnership pubblico privato che garantiscano la sostenibilità futura di una politica strutturata sul tema, riconoscendo ampia autonomia di azione e organizzazione ad ogni territorio, in coerenza con l intento di dare risposte alle esigenze specifiche locali. L'obiettivo è dunque quello di valorizzare la dimensione territoriale, in quanto più vicina alle esigenze delle famiglie e delle imprese, dando continuità all'esperienza capitalizzata con le Reti Territoriali di Conciliazione, perché le stesse possano diventare laboratori di idee per fare della crisi socio-economica attuale un'opportunità attraverso il rapporto tra persona e impresa e per riportare la persona e la famiglia al centro dell interesse e degli interventi. GLI OBIETTIVI REGIONALI IN TEMA DI CONCILIAZIONE L esito della sperimentazione svolta nel biennio ha fornito al territorio regionale nuovi strumenti e risorse di Conciliazione rivolti alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese; nonostante ciò permangono molte difficoltà di conciliazione tra i compiti lavorativi e la gestione dei compiti di assistenza e di cura familiare presenti a vari livelli del sistema: - per gli uomini e per le donne, genitori-lavoratori, - per le famiglie allargate e per i nuclei monoparentali, che hanno un componente in condizioni di fragilità, - per i titolari d impresa e per la Pubblica Amministrazione, che si rapportano con esigenze sempre più complesse dei loro dipendenti. Per questo la promozione della Conciliazione famiglia-lavoro costituisce ancora una delle priorità trasversali di programmazione delle politiche di Regione Lombardia, nella consapevolezza che, armonizzando le esigenze legate alla vita personale e familiare con quelle produttive e di mercato, si migliorano le condizioni di vita, non solo delle donne impegnate nel doppio ruolo, ma di tutta la famiglia e, quindi, dell intera società. In relazione alle linee fornite dal PRS della X legislatura e a quanto stabilito con la nuova Intesa Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per il 2012 e dalla Convenzione sottoscritta con la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità, Regione Lombardia ha delineato gli obiettivi 5
6 comuni alle azioni di Conciliazione che verranno programmate e realizzate sul territorio di competenza di ciascuna Rete Territoriale: Promozioni di azione finalizzate allo sviluppo di nuove opportunità di lavoro e di specifici profili professionali in grado di offrire risposte concrete alle esigenze di conciliazione delle famiglie; Sostegno a modalità di prestazione di lavoro flessibili e tipologie contrattuali facilitanti e family friendly; Promozione di reti integrate di imprese finalizzate alla sostituzione temporanea dei lavoratori in congedo; Miglioramento dell offerta di servizi/interventi di cura e di altri servizi alla persona, tra cui i servizi socio-educativi per l infanzia, rendendoli maggiormente accessibili, flessibili e modulabili in risposta alle sempre più articolate esigenze di conciliazione famiglia-lavoro; Promozione di misure di welfare aziendale e territoriale rispondenti alle esigenze di famiglie e imprese in un ottica di Conciliazione famiglia-lavoro; Sviluppo di iniziative sperimentali nel campo delle Responsabilità Sociale d Impresa (di seguito R.S.I.), Conciliazione vita-lavoro e Welfare Aziendale. Interventi in grado di accrescere l utilizzo dei congedi parentali da parte dei lavoratori. Tali obiettivi, come già sottolineato, saranno realizzati attraverso la valorizzazione della dimensione territoriale in base ad un accurata valutazione delle necessità locali e mediante il coinvolgimento nella programmazione di una molteplicità di attori economici e sociali. A tal fine Regione Lombardia promuove lo sviluppo di Alleanze locali di Conciliazione, intese come reti di soggetti pubblici e privati formalizzate tramite contratto di partnership che espliciti ruoli, modalità di partecipazione e apporti di ciascun componente, che avranno il compito di progettare azioni di Conciliazione rivolte al territorio in un ottica di stretto rapporto con tutti gli strumenti della programmazione locale ed in particolare con i Piani di Zona, che dovranno esserne parte fondamentale. PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI Di seguito si riporta un sintetico quadro dei principali riferimenti normativi europei, nazionali e regionali: 6
7 Normativa comunitaria: 1) direttiva 96/34/CE del 3 giugno 1996, che dà l avvio in Europa all istituto dei congedi parentali; 2) Consiglio Europeo straordinario di Lisbona (23-24 marzo), che individua come obiettivo il favorire tutti gli aspetti delle parità di opportunità, con riduzione della segregazione occupazionale e promozione della conciliazione vita professionale/vita familiare con il miglioramento dei servizi all infanzia ; 3) Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (road map) della Commissione Europea; 4) Direttiva 2006/54 del 5 luglio 2006 della Commissione Europea, che riguarda l attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego. Normativa nazionale: 5) Legge 125/1991, che contiene disposizioni che hanno lo scopo di favorire l occupazione femminile e realizzare l uguaglianza sostanziale tra uomini e donne in ambito lavorativo; 6) Legge 53/2000 Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città. In particolare, l art. 9, stanzia contributi in favore di datori di lavoro privati, ASL, AO, titolari di impresa, lavoratori autonomi e liberi professionisti, finalizzati a promuovere e incentivare azioni volte a conciliare tempi di vita e di lavoro; 7) Direttiva 23/05/2007 Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne, in attuazione dell art. 19 della Direttiva 2006/54 della Commissione Europea; 8) Decreto legislativo n. 5 del 25/01/2010: Attuazione della Direttiva 2006/54 della Commissione Europea relativa al principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego; 9) Intesa sottoscritta il 29/04/2010 tra Governo, Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano, ANCI, UPI e UNICEM per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, prevedendo uno specifico programma attuativo mirato alla facilitazione per il rientro delle lavoratrici che abbiano usufruito di congedo parentale, all erogazione di servizi di cura, allo sviluppo di un sistema di rete a livello territoriale; 10) Legge n. 183 del 4 novembre 2010, art. 46, che prevede che il governo adotti uno o più decreti legislativi allo scopo di sostenere i regimi di orari flessibili a sostegno 7
8 della conciliazione famiglia-lavoro e dell occupazione femminile, riveda la normativa relativa ai congedi parentali, rafforzi l azione dei diversi livelli di governo con riferimento ai servizi per l infanzia e per gli anziani non autosufficienti in funzione della libertà di scelta delle donne di partecipare al mercato del lavoro, utilizzi i fondi comunitari mirati alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sostenga l imprenditoria femminile. 11) Intesa sul documento «Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per il 2012», sottoscritta, in data 25 ottobre 2012,in sede di Conferenza Unificata fra il Governo, le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano e le Autonomie Locali, ai sensi dell art.8, comma 6, della legge 5 giugno 2003 n. 131, su proposta del Dipartimento per le Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri; Normativa regionale: 12) Legge Regionale n. 23 del 6/12/1999 Politiche regionali per la famiglia ; 13) Legge Regionale n. 28 del 28 ottobre 2004 Politiche regionali per il coordinamento e l amministrazione dei tempi delle città ; 14) Piano regionale Opportunità per tutti, 2007; 15) Legge regionale n. 3 del 12/03/2008 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario ; 16) Legge regionale n. 34 del 14/12/2008 Politiche regionali per i minori ; 17) Piano regionale di sviluppo della IX Legislatura, approvato con d.g.r. del 28/09/2010 n. IX/56; 18) D.G.R. n. 381 del 5 agosto 2010, con cui la Giunta Regionale assume determinazioni in ordine al recepimento e all attuazione dell intesa sottoscritta il 29/04/2010 tra Governo, Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano, ANCI, UPI e UNICEM per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che prevede l avvio a carattere sperimentale di un piano per la conciliazione sul territorio regionale; 19) D.G.R. n. 812 del 24 novembre 2010, che approva uno schema tipo di accordo di collaborazione territoriale per la definizione della rete di conciliazione, e gli accordi dell ASL di Mantova e di Monza-Brianza; 20) D.G.R. n del 20 aprile 2011, che approva le linee di indirizzo per l attuazione degli interventi contenuti nel programma regionale ex d.g.r.381/2010; 21) D.G.R. - n. IX/4221 del 25 ottobre 2012 Misure a sostegno del welfare aziendale ed interaziendale e della conciliazione Famiglia - Lavoro in Lombardia ; 22) Decreto della D.G. Famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale n. 8
9 12138 del 13 dicembre 2012 Approvazione delle indicazioni per la partecipazione alle iniziative di welfare aziendale e interaziendale e alla dote conciliazione servizi alla persona, in attuazione della d.g.r. del 25 ottobre 2012 n ) D.G.R. n del 19 dicembre 2012 «Recepimento dell intesa del 25 ottobre 2012 in Conferenza Unificata sul documento - Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per il e approvazione del programma regionale attuativo» ed in particolare l allegato A) «Programma attuativo regionale» che individua tra le sue linee prioritarie di azione, lo sviluppo delle reti territoriali di conciliazione, con particolare riferimento alla realizzazione di sinergie nel contesto del Welfare e di promozione della cultura della conciliazione; 24) Decreto del Direttore Generale della Direzione Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato n. 328 del 22 gennaio 2013 Approvazione degli aspetti tecnico operativi del programma attuativo regionale dell intesa - conciliazione dei tempi di vita e di lavoro anno 2012 ; 25) Convenzione sottoscritta in data 16 luglio 2013 da Regione Lombardia con la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità, per la realizzazione del programma attuativo, approvato con D.G.R. n. 4560/2012; 26) D.G.R. - n. X/1081 del 12 dicembre 2013 Disposizioni in ordine alla valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze famigliari e delle reti di imprese che offrono servizi di welfare e relativi allegati: - allegato A): Linee guida per la valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione famiglia-lavoro e delle reti di imprese ; - allegato B), Schema di accordo di partenariato pubblico-privato ; - allegato C), Modalità di riparto delle risorse sul territorio. 27) Decreto n del 11/03/2014 della D.G. Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato Modalità attuative della delibera n del 12/12/2013 Disposizioni in ordine alla valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze famigliari e delle reti di imprese che offrono servizi di welfare. 9
10 FINALITA GENERALI DEL PIANO E RISULTATI ATTESI Il territorio della provincia di Pavia La situazione riguardo alle politiche di Conciliazione tra famiglia e lavoro nel territorio della provincia di Pavia ha fatto molti progressi per mezzo della sperimentazione attuata in Regione Lombardia nel triennio , ma presenta ancora molte criticità. Regione Lombardia, tramite le linee guida emanate con la DGR 1081/2013, ha delineato gli ambiti di competenza e le linee di intervento per il biennio , toccando alcuni punti essenziali: la tutela della famiglia, tramite adeguate politiche sociali, fiscali ed economiche; il sostegno al lavoro, espressione e diritto della persona; l agevolazione delle attività di impresa, del lavoro, del sistema economico e produttivo lombardo; la promozione della responsabilità sociale di impresa. Attraverso le linee guida ha inoltre evidenziato l importanza della dimensione territoriale nella definizione degli interventi e l assoluta centralità dell analisi dei bisogni espressi dal territorio di attuazione degli stessi. Il territorio della provincia di Pavia ha espresso molti bisogni attinenti alle tematiche della Conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro; tali bisogni evidenziano la necessità del consolidamento delle politiche di Conciliazione nei termini di interventi continuativi, sostenibili, rispondenti alle reali esigenze espresse e che prevedano l effettiva fornitura di servizi e la promozione della gestione autonoma di sostegno al reddito e al tempo, piuttosto che di interventi puramente assistenziali. La carenza di misure efficaci di Conciliazione si riflette, per il territorio della provincia di Pavia, in un dato molto significativo fornito dall Ufficio della Consigliera di Parità: nel corso dell anno 2013, nel territorio provinciale, si è provveduto alla convalida di n. 217 dimissioni volontarie presentate da altrettanti lavoratrici madri nel periodo di vigenza del divieto di licenziamento; i dati più rilevanti si riferiscono all incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato (27%) e al desiderio di cura della prole (18%). Il dato risulta superiore al numero delle dimissioni per maternità riferite all anno 2010 (157), all anno 2011 (113), all anno 2012 (168). Sappiamo ormai che molte ricerche hanno confermato che alla crescita dell occupazione femminile è associata la crescita economica di un paese, assieme alla crescita dei tassi di 10
11 fecondità. Pertanto, l obiettivo di far crescere il numero delle donne che lavorano è strettamente connesso con l obiettivo di mantenere in funzione un sistema socio-economico e di welfare. Un altro capitolo molto importante della Conciliazione riguarda il coinvolgimento delle imprese; nella provincia di Pavia, la sperimentazione del precedente biennio, ha messo in luce come la partecipazione delle imprese alle iniziative di Conciliazione, formative e progettuali, rappresenti una criticità. Per questo il Piano Territoriale per la Conciliazione della provincia di Pavia si pone l obiettivo, in questo nuovo biennio progettuale, di sviluppare rapporti maggiormente collaborativi e proficui con il mondo delle imprese, incentivando ulteriormente la diffusione di politiche e di misure di Conciliazione e family friendly, ossia amiche della famiglia, finalizzate ad instaurare un rapporto positivo con il lavoratore, tenendo in considerazione la sua sfera privata e personale. Obiettivo fondamentale è quello di assicurare e garantire il benessere della vita familiare e al contempo migliorare i livelli di produttività delle imprese stesse, favorendo il rapporto ed il coinvolgimento del lavoratore con gli interessi dell azienda. Le imprese socialmente responsabili, predisponendo interventi che rispondano in modo attento e adeguato ai bisogni dei propri dipendenti, contribuiscono contestualmente a creare un clima di collaborazione e partecipazione attiva da parte dei lavoratori. Nello stesso tempo è ancora di fondamentale importanza diffondere e sostenere, nel territorio, una cultura relazionale della Conciliazione perché la Conciliazione venga intesa: - come stimolo alla partecipazione al mercato del lavoro, - come tornaconto positivo per l azienda che trae profitto dal benessere dei suoi dipendenti in termini di produttività, qualità della produzione e immagine dell azienda stessa, - come un organizzazione del lavoro che renda visibile e vivibile la famiglia e ne incrementi il capitale sociale, sulla base del principio di Responsabilità Sociale d Impresa. Tali significati possono in qualche modo essere combinati fra loro se le aziende, le famiglie e i servizi formano una rete che lavora insieme realizzando interessi comuni. Le azioni di conciliazione che si vogliono attuare nel nostro territorio saranno improntate su criteri di sussidiarietà orizzontale e verticale. La sussidiarietà di tipo verticale consiste in un sistema normativo capace di incentivare le buone prassi e le misure family friendly all interno delle aziende, in modo da incoraggiare le imprese a realizzare le cosiddette responsabilità sociali, traendone diretto vantaggio in termini di maggiore rendimento, agevolazioni e benefici fiscali ed economici. 11
12 La sussidiarietà orizzontale invece si concretizza nel reciproco rapporto che si instaura tra le imprese e le famiglie dei dipendenti, con la mediazione importante delle organizzazioni del lavoro, di categoria e dei sindacati che hanno la funzione di contrattare con le aziende le esigenze dei lavoratori che essi rappresentano. La sperimentazione del triennio Il triennio di sperimentazione in provincia di Pavia in tema di Conciliazione si è sviluppato su due principali linee di azione: - il lavoro della Rete Territoriale e l attuazione del Piano di Azione Territoriale; - l attuazione del bando integrato di cui alla DGR n del 25/10/2012 che ha approvato l allegato A), «Criteri e modalità per la predisposizione di bando pubblico per il sostegno a iniziative di welfare aziendale e interaziendale (sezione I) e per l estensione della dote conciliazione servizi alla persona sull intero territorio regionale (sezione II)». A tal fine è stata costituita una rete di sportelli per la Conciliazione sul territorio provinciale attraverso la predisposizione di n.7 punti di accoglienza, collocati presso i consultori familiari pubblici di Pavia, Corteolona, Vigevano, Garlasco, Voghera, Casteggio e Broni e da uno sportello situato presso la STER di Pavia. È stato inoltre costituito un Ufficio di Coordinamento presso la sede centrale dell ASL, a supporto del lavoro degli sportelli. Tutti gli sportelli della Rete Territoriale di Pavia, a partire dall anno 2011, hanno svolto attività di accoglienza finalizzata a: - fornire informazioni in merito alle misure di Conciliazione promosse da Regione Lombardia; - fornire informazioni relative al bando integrato di cui alla DGR n del 25/10/2012; - dare accoglienza ai cittadini che hanno avanzato domanda di Dote Conciliazione servizi alla persona nei termini di verifica dei requisiti e supporto nel perfezionamento delle domande di Dote attraverso la piattaforma informatica GEFO; - offrire supporto alle richieste di Voucher di Conciliazione servizi alla persona e nel perfezionamento delle domande attraverso la piattaforma informatica GEFO. Inoltre, l UOC Sistema di Welfare e Servizi alla persona ha svolto azioni di promozione della cultura di Conciliazione e di consolidamento della rete di sportelli attraverso: - la realizzazione di incontri formativi e informativi rivolti agli assistenti sociali dell ASL di Pavia, operatori della rete di sportelli per la Conciliazione, coinvolti nell'attività di accoglienza dei cittadini, al fine di formare e sensibilizzare in merito alle politiche e alle misure di Conciliazione, con l obiettivo di incrementare, negli operatori individuati per l accoglienza dei 12
13 cittadini, le conoscenze, le competenze e gli strumenti per l implementazione di un processo organico e sistemico sia all interno della rete di sportelli, sia rispetto al territorio; - l implementazione di un'area specifica del sito aziendale dedicata alla Conciliazione famiglialavoro che ha previsto una sezione a carattere informativo e di promozione delle iniziative principali realizzate dalla rete dei soggetti promotori e aderenti in tema di Conciliazione rivolta ai cittadini in generale e agli addetti ai lavori in particolare, e una sezione informativa rispetto alle modalità di accesso alla Dote servizi alla persona rivolta sia ai cittadini, sia agli Enti aderenti alla Filiera di Conciliazione erogatori di servizi di conciliazione famiglia-lavoro. Sono stati realizzati inoltre numerosi incontri operativi con il Tavolo tecnico per la Conciliazione finalizzati all'approfondimento e alla condivisione dei contenuti del bando integrato, delle nuove iniziative nell ambito ed alla definizione delle modalità di azione sul territorio e coinvolgimento della rete. Attraverso incontri specifici rivolti a Piani di Zona, Sindacati e Associazioni di categoria finalizzati all'approfondimento e alla condivisione dei contenuti del bando integrato, delle misure di conciliazione e delle nuove iniziative sul tema, è stata garantita la massima diffusione delle informazioni; in tali contesti è stato trattato con particolare attenzione il tema della contrattazione di secondo livello all'interno delle aziende, nella prospettiva di far emergere le opportunità oggi esistenti per la costruzione di un "welfare contrattuale" in grado di rispondere sia alle esigenze conciliative dei lavoratori sia a quelle di incremento della competitività delle aziende attive sul territorio. E stata effettuata una campagna informativa che ha previsto la distribuzione di una lettera informativa sulla Dote conciliazione servizi alla persona rivolta ai genitori e di locandine e volantini Dote persona agli ambulatori vaccinazioni per bambini 0-3 anni dell ASL di Pavia e, in accordo con i Piani di Zona, presso gli Uffici Anagrafe dei Comuni della provincia. I pieghevoli e le locandine di pubblicizzazione della misura Dote conciliazione servizi alla persona e della rete di sportelli, sono stati distribuiti inoltre presso Pediatri di Famiglia, Punti Nascita delle Aziende Ospedaliere, Consultori familiari pubblici e privati accreditati, Sportelli scelta/revoca, uffici di Piano di Zona. La formazione prevista sui temi della Conciliazione famiglia lavoro dedicata al territorio si è concretizzata attraverso la realizzazione di un ciclo di seminari relativo alle tematiche della Conciliazione, rivolti ai soggetti promotori e aderenti e, in generale a tutti i portatori di interesse del territorio, cercando di rivolgere una particolare attenzione alle imprese. Quello della partecipazione delle imprese ai lavori del Tavolo tecnico, alla formazione e alle iniziative di 13
14 Conciliazione ha rappresentato il nodo critico del territorio della provincia di Pavia; gli incontri realizzati con i Sindacati e le associazioni datoriali del territorio hanno messo in luce come l attuale crisi economica abbia rappresentato per le aziende un vero e proprio blocco rispetto alla possibilità di dedicarsi a nuove iniziative e progetti, anche a fronte della necessità di investimenti minimi. Un evento tecnico-politico (convegno del 27/06/2013) sul tema del percorso Conciliazione famiglia-lavoro in provincia di Pavia, con la partecipazione dei referenti di Regione Lombardia, referenti Tavolo tecnico e politico istituzionale e di imprese del territorio per la condivisione delle esperienze progettuali già concluse e la condivisione di buone prassi, ha rappresentato l evento di chiusura del biennio di sperimentazione, dall Accordo territoriale per la conciliazione sottoscritto nell Ottobre Nel corso dell anno 2013, infatti, è stata portata a termine la realizzazione di tutti i progetti previsti nel Piano di Azione Territoriale approvato da Regione Lombardia per il biennio sperimentale, ed è stata pienamente realizzata la sperimentazione della Dote conciliazione servizi alla persona che, attraverso il lavoro di rete con il territorio e l attuazione di un Piano di Comunicazione mirato, ha avuto un grande successo, esaurendo il budget assegnato attraverso l attribuzione di tutte le Doti disponibili ( ,60 euro per un totale di assegnazione di n.152 Doti). Con D.d.s. 13 dicembre n Approvazione delle modalità di adesione alla Filiera conciliazione da parte di soggetti erogatori di servizi, in attuazione della D.G.R. del 25 ottobre 2012 n Regione Lombardia ha istituito la Filiera di Conciliazione, ossia un fondamentale strumento di attuazione delle politiche regionali per la semplificazione dei servizi, anche in un ottica di integrazione di risorse e strumenti che consentano al cittadino di usufruire dei servizi di cui necessita per conciliare le sue esigenze famigliari e lavorative in modo più semplice ed immediato. L avviso pubblico ha avuto la finalità di raccogliere le manifestazioni di interesse da parte degli operatori che erogano servizi a favore di minori di età compresa tra 3 mesi e 14 anni, anziani non autosufficienti e persone diversamente abili a partecipare alla realizzazione di un unica Filiera di Conciliazione. Attualmente la Filiera di Conciliazione della provincia di Pavia, che è stata aperta nel mese di Febbraio 2013, conta l iscrizione di n.95 Enti del territorio che hanno registrato in Filiera diverse tipologie di servizi di Conciliazione; anche attraverso tale strumento si è ottenuto l obiettivo di dare una grande risonanza alle misure previste dal bando welfare sul territorio provinciale. Si illustrano, di seguito, i servizi attualmente iscritti alla Filiera della provincia di Pavia suddivisi per tipologia: 14
15 Tab. 1 Servizi iscritti alla Filiera di Conciliazione per la Provincia di Pavia TIPOLOGIA DI SERVIZI N Asili Nido 68 Micronidi 8 Nidi Famiglia 4 Centri prima infanzia 1 Servizi di baby-sitting e baby-parking 3 Altri servizi per l infanzia in età 0-3 anni (es. Sezioni 4 Primavera) Altri servizi di simile natura (es. aiuto compiti) 9 Accompagnamento figli minori di 14 anni a scuola, a 2 visite mediche, ad attività sportive Servizi preposti nell ambito delle attività estive 3 Servizi preposti nell ambito del pre e post scuola 9 Centri diurni aggregativi ed educativi 6 Servizi di Assistenza Domiciliare (escluso SAD) 3 Centri di accoglienza diurni per anziani non 1 autosufficienti e disabili Totale servizi di Conciliazione registrati 121 Grafico 1 - Servizi iscritti alla Filiera di Conciliazione per la Provincia di Pavia Asili Nido Micronidi Nidi Famiglia Centri prima infanzia Servizi di baby-sitting e baby-parking Altri servizi per l infanzia in età 0-3 anni (es. Sezioni Primavera) Altri servizi di simile natura (es. aiuto compiti) Accompagnamento figli minori di 14 anni a scuola, a visite mediche, ad attività sportive Servizi preposti nell ambito delle attività estive Servizi preposti nell ambito del pre e post scuola Centri diurni aggregativi ed educativi Servizi di Assistenza Domiciliare (escluso SAD) Centri di accoglienza diurni per anziani non autosufficienti e disabili 15
16 Il percorso intrapreso per il biennio Il territorio della provincia di Pavia, in attuazione a quanto delineato da Regione Lombardia, sta procedendo nel percorso di attuazione relativo alla Conciliazione, tenendo in particolare considerazione i punti di forza e le criticità emerse nel corso della sperimentazione del precedente triennio. In data 28 marzo 2014 è stato sottoscritto un nuovo Accordo Territoriale per la Conciliazione famiglia-lavoro per la provincia di Pavia. L Accordo è stato condiviso da 44 diversi soggetti istituzionali, pubblici e privati, interessati alla diffusione e al sostegno delle politiche di Conciliazione e alla sperimentazione di interventi e progetti condivisi. Alla data del 30 giugno 2014, altri 10 soggetti hanno aderito alla Rete Territoriale di Conciliazione, manifestando un particolare interesse per la tematiche e portando a testimonianza documentazione e progetti già attuati al proprio interno. Tali soggetti, ad oggi 54, costituiscono l attuale Rete Territoriale di Conciliazione del nostro territorio (incremento rispetto alle adesioni al precedente Accordo Territoriale pari al 50%). L ASL di Pavia, in quanto Ente capofila della Rete Territoriale di Conciliazione, come previsto dall Accordo, ha l incarico del coordinamento del complesso degli interventi attivati sul territorio e la responsabilità del coinvolgimento di ciascun soggetto sottoscrittore in tutte le fasi di governo, assicurando la piena realizzazione delle progettualità e dell intero processo. E inoltre compito dell ASL, quale soggetto capofila della Rete, predisporre quanto necessario per la presentazione a Regione Lombardia del Piano territoriale di Conciliazione in cui sia garantito un coordinamento complessivo del territorio di riferimento attraverso l integrazione tra le azioni progettuali proposte dalle Alleanze locali e la programmazione territoriale e locale. Regione Lombardia e i soggetti aderenti, tramite la sottoscrizione dell Accordo Territoriale, hanno stabilito di collaborare per il raggiungimento degli obiettivi specifici di Conciliazione attraverso le seguenti aree di intervento: - Informazione/formazione specifica: promozione e realizzazione di processi e percorsi territoriali inclusivi e partecipati che contribuiscano alla diffusione e al rafforzamento della cultura della Conciliazione; - Offerta integrata dei servizi: organizzazione e coordinamento dei servizi e delle prestazioni per migliorarne l accessibilità in base a costi, orari, logistica e mobilità, anche attraverso la promozione di partenariati pubblico-privati; 16
17 - Innovazione organizzativa: nuove forme di pianificazione del lavoro e di misurazione e valutazione della prestazione lavorativa sia nelle Pubbliche Amministrazioni che nelle imprese profit e no-profit; - Comunicazione sul territorio: promozione dell insieme e delle singole misure adottate per favorire la Conciliazione al fine di garantire la diffusione di buone prassi e sollecitare la realizzazione di momenti di confronto. In data 29/04/2014, è stato pubblicato il Bando per la presentazione di progetti alla Rete Territoriale di Conciliazione della provincia di Pavia, predisposto dall ASL di Pavia in qualità di Ente capofila, e dalla Rete Territoriale stessa, che ha stabilito modalità, tempistiche, ambiti di intervento e azioni ammissibili per la presentazione di progetti di Conciliazione da parte delle Alleanze locali. Inoltre, ai sensi di quanto previsto dalla DGR n del 12/12/2013 e dal Decreto regionale attuativo n del 11/03/2014, la Rete Territoriale ha nominato i soggetti che, oltre ad ASL e STER, compongono il Comitato di Valutazione e Monitoraggio nel corso di un incontro plenario del 16 aprile Il Comitato di Valutazione e Monitoraggio ha avuto il compito di valutare le proposte progettuali predisposte dai Soggetti Capofila delle Alleanze territoriali per il territorio provinciale, verificando coerenza ed efficacia delle azioni proposte rispetto alle finalità di sviluppo del territorio in materia di Conciliazione famiglia-lavoro, di crescita economica e coesione sociale; il Comitato avrà altresì il compito del monitoraggio in itinere dei processi e delle azioni programmate. Obiettivi, finalità e indicatori di risultato del Piano Territoriale Il presente Piano di lavoro contiene, oltre ai principali riferimenti normativi, l analisi del contesto socio-demografico, economico e produttivo locale, la mappatura dei servizi di Conciliazione presenti sul territorio, la sintesi di quanto realizzato nel triennio sperimentale , le azioni e le progettualità cui si intende dare attuazione. Dalla mappatura dei servizi e dei progetti già avviati sul territorio e dalle risorse messe in circolo nel corso della precedente sperimentazione, emerge una buona presenza di servizi a supporto della famiglia e un forte impegno per le politiche dei tempi e degli orari a favore delle famiglie e dei loro compiti di cura. Le azioni e gli interventi nonché le progettualità programmate, dunque, sono finalizzate a consolidare queste tendenze, mettendole in rete e avviando un incisiva campagna informativa e di sensibilizzazione che coinvolga Pubbliche Amministrazioni e Imprese. E necessario, infatti, 17
18 diffondere tra le organizzazioni pubbliche e private una più forte cultura paritaria, attraverso l adozione delle più importanti leve sul tema della Conciliazione. Il problema della Conciliazione tra compiti di cura familiare e compiti lavorativi, oltre che per le madri lavoratrici, risulta ancora più importante, in considerazione dell alto indice di vecchiaia della nostra provincia, per quanto riguarda l assistenza di familiari anziani e/o non autosufficienti. L onere e l impegno della cura sono spesso a carico totale della famiglia: la maggior parte delle persone anziane non autonome sono assistite esclusivamente dai familiari, ed in particolare dalle donne adulte. I servizi pubblici domiciliari riescono a coprire solo in parte i bisogni effettivi delle famiglie, ed in ogni caso si tratta di un assistenza limitata ad alcuni tipi di intervento. Per questi motivi si ritiene necessario intraprendere nuovi percorsi, sostenere la costruzione e lo sviluppo di un coerente sistema di politiche e di azioni integrate volte a favorire la Conciliazione famiglia-lavoro anche tramite la sperimentazione di altre progettualità e di reti innovative di imprese, dando particolare attenzione alle micro piccole e medie imprese localizzate in provincia di Pavia, con l obiettivo di lungo termine di: - potenziare il benessere della comunità e la competitività del sistema economico territoriale; - migliorare il benessere all interno del nucleo famigliare, con particolare riferimento alla condivisione dei compiti di cura e ad un migliore bilanciamento dei tempi della famiglia con quelli lavorativi; - sostenere la libera partecipazione al mercato del lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici gravati da compiti di cura dei famigliari; - facilitare la diffusione delle buone pratiche e della cultura in tema di Conciliazione, delle politiche dei tempi, del secondo welfare, della valorizzazione del personale, dell organizzazione del lavoro; - favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Un efficace percorso di rinnovamento nell ambito della Conciliazione deve articolarsi su diversi livelli: - Il livello dei singoli individui considerati nella pluralità delle loro scelte, relazioni e bisogni personali/familiari: le politiche dovrebbero essere rivolte trasversalmente a uomini e donne in modo da favorire una maggiore compartecipazione alle responsabilità familiari; - Il livello delle imprese e, più in generale, i diversi luoghi di lavoro con i loro sistemi di organizzazione, superando rigidità organizzative e gestionali, lasciando spazio a politiche 18
19 aziendali che favoriscano una maggiore flessibilità rispondendo non solo alle esigenze delle aziende stesse ma anche a quelle dei soggetti che vi lavorano mediante iniziative e strumenti che liberino tempo (come nidi aziendali, mense, servizi di time-saving); - Il livello del territorio locale, con l insieme dei servizi erogati dal settore pubblico, privato e dal no-profit come il sistema dei trasporti per la mobilità, i servizi di assistenza domiciliare e familiare, i servizi di pubblica utilità. Tutte queste azioni dovranno essere tra loro integrate e costituire un sistema capace di intervenire in modo trasversale e su più livelli. Il presente Piano intende offrire interventi e servizi qualitativamente aderenti alle esigenze delle famiglie, valorizzando al contempo il territorio della provincia di Pavia come il luogo dove organizzare interventi innovativi e integrati tra pubblico e privato, profit e non profit, che rispondano ai bisogni di sostegno e protezione delle famiglie fortemente colpite dalla crisi economica e valoriale degli ultimi anni, e dove promuovere le buone prassi per creare nel territorio una stabile cultura della Conciliazione. Per questo sono stati valorizzate le alleanze tra pubblico e privato, profit e non profit, degli Enti aderenti alla Rete Territoriale, una sorta di filiera di risorse in grado di sostenere la costruzione e lo sviluppo di politiche e di azioni volte alla Conciliazione che siano in grado di rispondere alle necessità del territorio provinciale attraverso differenti macro obiettivi specifici, di seguito indicati: Obiettivi rivolti alla cittadinanza: - Facilitare la creazione e la condivisione di competenze nell ambito dei servizi per la Conciliazione vita e lavoro, delle politiche dei tempi, dell organizzazione del lavoro. - Potenziare le risorse presenti sul territorio, generare altre risorse attraverso la costruzione di nuove relazioni e nuove forme di cooperazione, al fine di produrre servizi che rispondano in modo efficace ed efficiente ai bisogni reali delle famiglie. Obiettivo rivolto al territorio provinciale: - Divulgare le buone prassi legate al tema della Conciliazione famiglia - lavoro attraverso un sistema di comunicazione di tutti i membri della Rete di Conciliazione della provincia di Pavia, condividendo l esperienza di sperimentazione di nuovi servizi attuati in zone specifiche presso le amministrazioni comunali e le aziende profit e no-profit del territorio, accompagnandole a farsi promotrici di servizi di integrazione dell offerta già esistente. 19
20 Obiettivi rivolti ai genitori lavoratori con bambini d età compresa tra i 0 e i 14 anni: - Promuovere misure di welfare aziendale e territoriale rispondenti alle esigenze di famiglie ed imprese in un ottica di Conciliazione famiglia e lavoro. - Migliorare l offerta di servizi di cura già esistenti e promuovere lo sviluppo di iniziative sperimentali di nuovi servizi alla persona (es. i servizi socio educativi all infanzia, Conciliazione vita - lavoro e welfare aziendale nel campo delle RSI, anche attraverso incentivi diretti alle famiglie), rendendoli maggiormente accessibili, flessibili e modulabili in risposta alle sempre più articolate esigenze di Conciliazione dei compiti lavorativi, di cura e familiari dei lavoratori. - Favorire il benessere all interno dei nuclei familiari attraverso l attivazione di azioni per la Conciliazione dei tempi che facilitino i lavoratori nell armonizzazione dei tempi quotidiani, offrendo interventi di sostegno organizzativo e di supporto solidale alle famiglie che lavorano, attraverso progettazioni innovative e mirate. Obiettivo rivolto ai giovani: - Attivare progetti di aggiornamento e orientamento per favorire l occupazione nei servizi legati alla Conciliazione famiglia lavoro, destinati a giovani adulti, con possibilità di tirocinio e di assunzione al termine del percorso. Obiettivo rivolto alla filiera delle aziende, micro imprese, collaboratori ed Enti del Terzo settore aderenti al progetto: - Sostenere e implementare la creazione di un nuovo welfare aziendale e interaziendale attraverso l introduzione di figure e servizi innovativi (es. tagesmutter aziendale, maggiordomo aziendale, badante di emergenza, mio-taxi) e attraverso incentivi diretti alle aziende che promuovono attività sperimentali (es. attivazione di GREST, servizi educativi/ricreativi per l infanzia, ludoteche, baby parking) tra reti di cooperative, esercizi commerciali e liberi professionisti, al fine di facilitare la vita dei genitori che lavorano e/o familiari di persone anziane non autosufficienti. - Migliorare il clima interno agli Enti e/o alle aziende coinvolte attraverso il sostegno a modalità di prestazione di lavoro flessibili e tipologia contrattuali facilitanti e familyfriendly. Obiettivo di sostegno alle Pubbliche Amministrazioni: - Sostegno alle P.A. che introducono nuove modalità di lavoro family-friendly e di Conciliazione a favore dei propri dipendenti in un ottica di flessibilità (istituzione banca ore, introduzione della flessibilità oraria, telelavoro, maggiordomo aziendale). 20
21 Risultati generali attesi Il fondamentale risultato cui mira l intera struttura progettuale del presente Piano è la realizzazione concreta di una Rete di Servizi sul territorio dedicati alla Conciliazione vita - lavoro, che incentivino e collaborino fattivamente al sostegno psico-socio- assistenziale ed economico e a forme differenti di accompagnamento (a seconda della esigenza riscontrata) di lavoratori e lavoratrici in difficoltà, anche attraverso incentivi diretti alle imprese per attività sperimentali che rispondano ad esigenze di Conciliazione dei propri dipendenti. Indicatori di risultato Si identificano i seguenti indicatori di risultato specifici: Maggiore livello di conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro dei dipendenti e collaboratori nonché dei loro familiari; Incremento del livello di qualità di vita e di coesione sociale; Miglioramento della relazione tra mamma lavoratrice e titolari/direttori d azienda; Miglioramento del benessere e quindi della produttività delle lavoratrici madri; Miglioramento del contesto e delle performance aziendali; Riduzione dei conflitti familiari e conseguente aumento del benessere familiare percepito; Attivazione di processi di riflessività infra e intra istituzionale volti a riprogrammare azioni di welfare aziendale per le famiglie; Incremento dell attaccamento dei lavoratori e dei collaboratori alle piccole imprese, cooperative sociali e altre realtà partecipanti al Piano; Aumento della possibilità di trattenere/attrarre talenti al fine di creare un circolo virtuoso che porti benefici alle aziende e valorizzi il territorio; Realizzazione di progetti che possano essere portati ad esempio di buone prassi in altre micro, medie e piccole imprese, anche in territori limitrofi, e che possano essere sostenibili anche oltre il periodo di finanziamento; Aumento del numero di imprese sensibilizzate ai temi della Conciliazione che avviino un processo di ripensamento generale dell organizzazione del lavoro; Riduzione delle dimissioni delle lavoratrici madri; Incremento dei servizi di Conciliazione erogati sul territorio; Aumento del livello di integrazione degli interventi proposti dal Piano di Azione con la programmazione territoriale e locale. 21
22 MODALITA DI UTILIZZO DELLA QUOTA PREMIALITA La DGR n.1081 del 12/12/2013 prevede, per il biennio , che le risorse siano così suddivise: Una quota fissa minima (80% dell ammontare complessivo) pari, per l ASL di Pavia, a ,00 per il biennio da destinare alle azioni progettuali; Una quota variabile (20% dell ammontare complessivo) pari, per l ASL di Pavia, a ,00 per il biennio , da destinare come premialità ovvero maggiorazioni di finanziamento volte a premiare l innovatività, la sostenibilità, l integrazione e l interdistrettualità del Piano di Conciliazione; Una quota pari a ,00 da destinare ad iniziative di formazione e supporto della Rete Territoriale e delle Alleanze locali. Per quanto riguarda la quota premialità, la valutazione è in capo alla Cabina di Regia Regionale e avverrà alla fine del primo anno di attuazione delle azioni progettuali inserite nel presente Piano, a seguito del secondo monitoraggio. L assegnazione della quota di premialità alle ASL sarà collegata al soddisfacimento di indicatori di risultato di seguito indicati: Percentuale di co-finanziamento del Piano di Azione territoriale; Variazione annuale per numero di MPMI interessate da servizi di conciliazione; Grado di integrazione del Piano di Azione con la programmazione territoriale; Grado di integrazione con i territori limitrofi (es. reti limitrofe associate nella realizzazione del Piano di Azione); Variazione annuale del rapporto tra numero di beneficiari attesi e beneficiari raggiunti; Incremento annuale del numero di servizi di Conciliazione erogati sul territorio; Incremento annuale del numero di progetti avviati; Incremento annuale del numero dei piani di flessibilità; Grado di integrazione delle politiche. Il Comitato di Valutazione e Monitoraggio dell ASL di Pavia, a seguito della valutazione effettuata dalla Cabina di Regia Regionale, in caso di assegnazione della quota premialità, valuterà lo svolgimento dei progetti dopo il primo anno di attività, anche alla luce degli 22
23 indicatori forniti da Regione Lombardia, e formulerà un piano di distribuzione della quota in termini proporzionali rispetto al costo complessivo di ciascun progetto, al contributo assegnato e alla ricaduta delle azioni realizzate a livello territoriale, intendendo, in tal modo, andare a rinforzare l azione concreta e la ricaduta diretta sui cittadini e sulle imprese del territorio. ANALISI GENERALE DEL CONTESTO E DEI BISOGNI NEL TERRITORIO DELL ASL PAVIA Appare necessario un accenno al contesto socio-economico della provincia, partendo dal dato relativo alla popolazione residente, per affrontare poi i temi del tessuto produttivo e dell occupazione. Popolazione residente dati relativi al 31/12/2012 I dati dell ASL di Pavia relativi alla popolazione distribuita sul territorio provinciale al 31/12/2012, consentono di fare le seguenti analisi e riflessioni sulla popolazione residente. Al 31/12/2012 essa ammontava a unità, pari al + 1,6% rispetto alla popolazione residente nell anno 2009 (dato inserito nello scorso Piano di Azione territoriale). Tale popolazione è concentrata per circa l 81% nei 9 Comuni maggiori, e per il residuo 19% è distribuita sui rimanenti 180 Comuni, diminuendo in densità man mano che ci si sposta verso la parte montana dell Oltrepo Pavese. La Provincia di Pavia, in base alla popolazione residente per l anno 2012, presenta un indice di vecchiaia (inteso come rapporto di composizione tra la popolazione anziana in età 65 anni e oltre, e la popolazione più giovane, in età 0-14 anni) pari a 178,97 punti, più elevato rispetto a quello regionale (145,6 - fonte ISTAT) e a quello nazionale (148,6 - fonte ISTAT) per lo stesso anno, confermando un livello di invecchiamento degli abitanti in assoluto maggiore di quello di altre province lombarde, con evidente ricaduta sui compiti familiari di cura. Situazione occupazionale Per quanto attiene alla situazione occupazionale della popolazione, si riportano sinteticamente i seguenti dati ISTAT, riferiti alla provincia di Pavia al 31/12/2013: 23
24 Tab.2 Tasso di occupazione e disoccupazione e tasso di attività femminile - provincia di Pavia Tasso totale di occupazione 1 Uomini Donne 63,3% 68,9% 57,6% Tasso totale di disoccupazione 2 Uomini Donne 7,7% 6,7% 8,9% Tasso di attività femminile: 63,3% E evidente come, nonostante il tasso di attività femminile nella nostra Provincia sia tra i più elevati d Italia (dato nazionale di attività femminile = 53,6%; tasso nazionale di disoccupazione femminile = 13,1%), si riscontri, comunque, uno svantaggio delle donne rispetto agli uomini, i quali presentano tassi di occupazione e di disoccupazione rispettivamente più e meno elevati. Per quel che riguarda le dimissioni delle lavoratrici madri, si riportano di seguito i dati relativi alla provincia di Pavia forniti dalla Consigliera di Parità della provincia di Pavia. 1 Il tasso di occupazione viene calcolato sul totale della popolazione attiva (15-64 anni). 2 Il tasso di disoccupazione viene calcolato sul totale della popolazione attiva (15-74 anni). 24
25 Tab. 3 - Dati relativi al monitoraggio delle convalide di dimissioni delle lavoratrici madri anno 2012 ITALIA Fasce di età numero Italiani Nazionalità Citt.ni UE Anzianità di servizio Figli Ampiezza aziendale Settore produttivo Motivazione dimissioni Extracom.ri numero numero numero numero numero fino a 18 anni fino a 3 a fino a Agricoltura 320 a da 19 a 25 anni da 4 a 10 a da 16 a Industria 3299 a da 26 a 35 anni da 11 a 15 a da 51 a Commercio 6970 a da 36 a 45 anni da 16 a 20 a. 370 > da 101 a Credito e Assic.zioni 647 b* 3002 oltre 45 anni oltre 20 anni 197 oltre Servizi 7834 c 1680 d 4118 e 1246 f 639 altro 103 TOT a1 -incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per mancato accoglimento al nido a2 -incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per assenza parenti di supporto a3 -elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (es. asilo nido o baby-sitter) b - passaggio ad altra azienda c - mancata concessione del part-time/orario flessibile/modifica turni di lavoro d - desiderio di cura della prole in maniera esclusiva e - cambio residenza/distanza tra luogo di residenza e sede di lavoro/ricongiungimento al coniuge f - chiusura/cessazione/trasferimento azienda ** rientrano in questa categoria le dimissioni giusta causa, per mancata retribuzione, l attività in proprio e gli accordi tra le parti 25
26 Tab. 4 - Dati relativi alle convalide di dimissioni delle lavoratrici madri anno 2012 Provincia di Pavia Motivazione dimissioni Numero Percentuale a1 - Incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per mancato accoglimento al nido a2 - Incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per assenza parenti di supporto a3 - Elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (es. asilo nido o baby sitter) Percentuale anno 2012 Italia b - Passaggio ad altra azienda c - Mancata concessione del parttime/orario flessibile/modifica turni di lavoro d - Desiderio di cura della prole in maniera esclusiva e - Cambio residenza/distanza tra luogo di residenza e sede di lavoro/ricongiungimento al coniuge f - Chiusura/cessazione/trasferimento azienda Altro* TOTALE * Rientrano in questa categoria le dimissioni giusta causa, per mancata retribuzione, l attività in proprio e gli accordi tra le parti 26
27 Tab. 5 - Dati relativi alle convalide di dimissioni delle lavoratrici madri anno 2013 Provincia di Pavia Motivazione dimissioni Numero Percentuale a1- Incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per mancato accoglimento al nido a2 - Incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per assenza parenti di supporto a3 - Elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (es. asilo nido o baby sitter) b - Passaggio ad altra azienda c - Mancata concessione del parttime/orario flessibile/modifica turni di lavoro d - Desiderio di cura della prole in maniera esclusiva e - Cambio residenza/distanza tra luogo di residenza e sede di lavoro/ricongiungimento al coniuge f - Chiusura/cessazione/trasferimento azienda Altro* TOTALE * Rientrano in questa categoria le dimissioni giusta causa, per mancata retribuzione, l attività in proprio e gli accordi tra le parti Rispetto all anno 2012, nel confronto tra i dati nazionali e provinciali in termini percentuali, si rileva come i valori provinciali rispecchino la realtà nazionale rispetto alle seguenti motivazioni: a2 -incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per assenza parenti di supporto, a3 -elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (es. asilo nido o baby sitter), b - passaggio ad altra azienda. Lo stesso confronto rileva valori migliori a livello provinciale relativamente alle seguenti motivazioni di dimissione: 27
28 a1- Incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per mancato accoglimento al nido, c - Mancata concessione del part-time/orario flessibile/modifica turni di lavoro, evidenziando una possibile evoluzione sui temi della gestione dei congedi di maternità/parentali all interno delle aziende e/o un maggiore sensibilizzazione ai temi della Conciliazione famiglia lavoro da parte dei datori di lavoro. Si rilevano infine valori significativamente più alti relativamente alla motivazione: f - Chiusura/cessazione/trasferimento azienda segnalando gli esiti della crisi economica a livello provinciale. Appare inoltre evidente come si sia verificato, nell anno 2013, un aumento delle dimissioni delle lavoratrici madri nel territorio provinciale. L incremento è pari al 29% rispetto all anno precedente e i valori percentuali più significativi ed in peggioramento riguardano le seguenti motivazioni: a1 - Incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza al neonato per mancato accoglimento al nido, b - Passaggio ad altra azienda, d - Desiderio di cura della prole in maniera esclusiva Il tessuto produttivo della provincia di Pavia Nella tabella che segue viene indicata la distribuzione del numero e della dimensioni di imprese nella provincia di Pavia nell anno
29 Tab. 6 - Micro, piccole, medie, grandi imprese presenti per classe di addetti e peso % Dimensione Classe di Registrate Percentuale di impresa Addetti MICRO 0 addetti ,02% IMPRESE 1 addetto ,33% 2-5 addetti ,08% 6-9 addetti ,89% PICCOLE addetti ,30% IMPRESE addetti 460 0,94% MEDIE addetti 135 0,28% IMPRESE addetti 0,12% GRANDI IMPRESE addetti 0,03% più di addetti 0,01% TOTALE Appare ora opportuno mettere in collegamento la situazione occupazionale con il tessuto produttivo pavese. Il Rapporto Sull Economia Provinciale 2013 della CCIAA di Pavia analizza lo sviluppo del tessuto produttivo assumendo come indicatore la relazione tra imprese nate e imprese cessate nell arco di un anno. Nell anno 2013 a Pavia si sono quantificate n iscrizioni ai registri camerali a fronte di n cessazioni, con un decremento diminuzione di n. 289 imprese registrate. Le imprese registrate, al 31/12/2013, raggiungono le n unità. Con riferimento all analisi per attività economica, bisogna rilevare che, anche per l anno 2013, la struttura imprenditoriale pavese si è caratterizzata per la prevalenza di cinque grandi settori economici (Commercio, Costruzioni, Servizi, Agricoltura e Attività Manifatturiere) che, sommati, rappresentano oltre l 80% delle attività provinciali. Con riferimento ai singoli settori, si evidenziano i seguenti dati: 29
30 Tab. 7 - Micro, piccole, medie, grandi imprese suddivise per settore di attività e prevalenza Settore Numero Imprese Percentuale su Totale Imprese Registrate Commercio % Costruzioni ,2% Servizi ,6% Agricoltura ,3% Attività manifatturiere ,9% Ne deriva il seguente grafico, relativo alla distribuzione delle imprese pavesi per settori di attività: Grafico 2 - Distribuzione delle imprese pavesi per Settore Attività Anno Codifica Ateco 07 30
31 In tema di dinamica delle imprese registrate nei diversi settori di attività, il Rapporto evidenzia come gli effetti della crisi finanziaria ed economica nell ultimo anno abbiano colpito soprattutto i comparti tradizionalmente trainanti l economia della provincia, che subiscono infatti perdite significative. A livello settoriale, solo il macrosettore dei Servizi mantiene stabile la base imprenditoriale mentre il settore del Commercio, quello Industriale, dell Edilizia e dell Agricoltura perdono imprese a grande velocità. Per l Agricoltura il ridursi delle imprese (-285 unità pari a -3,9% nel 2013) è divenuto ormai strutturale mentre l emorragia di imprese nell Edilizia (-260 unità pari a -2,8 %) è legata sia alla forte contrazione del volume complessivo delle compravendite -dovuta ad un peggioramento del volume dei mutui concessi per l acquisto delle abitazioni-, sia alle difficoltà economiche generali e alla grave crisi del mondo artigiano (da osservare che nella provincia di Pavia l 80% circa delle imprese di costruzioni, è artigiana). La consistenza delle imprese Manifatturiere arretra di 107 posizioni perdendo l 1,9% ma anche il settore del Commercio, sembra faticare molto ad uscire dalla fase recessiva -risentendo pesantemente della riduzione del reddito disponibile delle famiglie e della conseguente flessione dei consumi- e continua nel processo di contrazione che riduce lo stock di imprese di 224 unità, a fronte di un tasso di crescita negativo di oltre due punti percentuali. Sotto il profilo del Valore Aggiunto, l economia pavese è trainata dai Servizi, come ben evidenzia il seguente grafico: Grafico 3 - Distribuzione delle imprese pavesi Valore Aggiunto Il Comparto dei Servizi resta come già evidenziato un settore con uno sviluppo positivo: si osserva un incremento del numero di residenze assistenziali (4,8%), delle attività riguardanti le 31
32 lotterie, le scommesse e le case da gioco (4,2%), delle attività finanziarie e delle attività assicurative (2,1%). Nella tabella seguente si evidenzia il saldo e la demografia delle imprese per attività economica. Tab. 8 - Saldo e la demografia delle imprese suddivise per attività economica Andamento Demografico delle imprese pavesi secondo il settore economico - ANNO 2013 Settore Iscrizioni Cessazioni Cessazioni non d'ufficio Cessazioni d'ufficio Variazioni Saldo Saldo al netto delle Cess. d' Uff. Registrate al 31/12/2013 Tasso di crscita 2013/2012 Incidenza su totale imprese 2013 A Agricoltura, silvicoltura pesca ,91% 14,29% B Estrazione di minerali da cave e miniere ,63% 0,07% C Attività manifatturiere ,95% 10,92% D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz ,00% 0,11% E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d ,00% 0,20% F Costruzioni ,83% 18,20% G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut ,02% 22,43% H Trasporto e magazzinaggio ,36% 2,66% I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione ,18% 6,99% J Servizi di informazione e comunicazione ,84% 1,86% K Attività finanziarie e assicurative ,01% 2,20% L Attività immobiliari ,54% 4,84% M Attività professionali, scientifiche e tecniche ,77% 2,64% N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp ,25% 2,50% P Istruzione ,25% 0,37% Q Sanità e assistenza sociale ,58% 0,74% R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver ,51% 1,13% S Altre attività di servizi ,82% 4,50% X Imprese non classificate ,74% 3,34% TOTALE ,58% 100,00% 32
33 Dal punto di vista della forma giuridica, la struttura imprenditoriale pavese è caratterizzata, anche nell anno 2013, dalla forte prevalenza di imprese individuali. Esse, infatti, rappresentano oltre la metà del totale (61%). Si registra, altresì, una consistente presenza delle forme societarie: 18,6% di società di capitali e 17,6% di società di persone. Grafico 4 - Distribuzione delle imprese pavesi per forma giuridica Come osserva il Rapporto, pur presentando modesta rilevanza sulla struttura organizzativa pavese (2,4% sul totale dello stock delle imprese), le altre forme giuridiche proseguono il trend positivo dell ultimo quadriennio e spuntano una robusta variazione, pari all 11,8%. Il Rapporto riconduce tale incremento alla crescita del settore dei servizi. Questo rilievo non può sfuggire ad un analisi della domanda e del fabbisogno riferita alle politiche di Conciliazione. Dati relativi all imprenditoria femminile La presente analisi non può prescindere, infine, da un focus sull Imprenditoria Femminile pavese. Il Rapporto citato indaga il fenomeno esaminando esclusivamente la consistenza e la tipologia delle cariche imprenditoriali rivestite da donne. Il fenomeno dell imprenditoria femminile, come quello di natura etnica, può essere indagato secondo due diverse prospettive: mediante l osservazione dei dati relativi alle imprese partecipate in prevalenza da donne, che fornisce informazione anche in merito ai flussi di avviamento e cessazione di tali imprese, e attraverso il monitoraggio dei dati connessi alle cariche assunte da donne e sulle donne titolari di azioni/quote di capitale. In questo caso si valuta 33
34 esclusivamente la consistenza e la tipologia delle cariche imprenditoriali riferite a soggetti di genere femminile. Con la suddetta avvertenza metodologica si può osservare come, alla fine del dicembre dello scorso anno, in provincia di Pavia, le imprese femminili (ovvero quelle registrate negli archivi camerali pavesi che si possono definire a partecipazione prevalentemente femminile) abbiano ottenuto un saldo, tra iscrizioni e cessazioni 3, negativo di 20 unità, pari a una variazione di due decimi di punto percentuale. Dopo aver messo a segno ritmi di crescita consistenti, anche l impresa femminile pavese come tutto l universo imprenditoriale - rallenta la sua galoppata, stabilizzando la propria ampiezza su quella del Un risultato che assume maggiore significato se raffrontato con quello relativo al totale delle imprese pavesi, che accusano, nella variazione tra il 2012 e il 2013, una perdita di circa sei decimi di punto e, ancora di più, se si guarda al contributo dato dalle imprese guidate da donne alla tenuta del tessuto produttivo provinciale. La vitalità delle imprese femminili, infatti, (sono 960 le iscrizioni nell anno di riferimento), controbilancia in parte la contrazione subìta da tutto il sistema delle imprese e, con una quota che corrisponde a poco meno di un quarto (22,9%) del totale, mantiene un incidenza superiore a quella regionale del 20,4% -leggermente inferiore a quella nazionale del 23,5%. Ciò a riprova della particolare tenacia che le imprenditrici italiane, alle prese con una crisi che non sembra attenuarsi, dimostrano di possedere. Grazie soprattutto all incremento del proprio tasso di natalità (+0,12%), lo stock delle imprese femminili alla fine del 2013 conta imprese, a partecipazione esclusivamente femminile o comunque con una presenza rosa maggioritaria. Nel confronto dello stock 4 con il territorio regionale, dove tutte le province, fatta eccezione per Milano e Bergamo, registrano saldi negativi nel periodo di riferimento, l incremento spuntato dalle nostre imprese di genere colloca Pavia in coda alla graduatoria, con un tasso di crescita (- 0,5%) che risulta inferiore sia a quello italiano (+0,3%), sia a quello totale lombardo, addirittura positivo di un punto percentuale. Una contrazione, quella pavese, che tuttavia non incide troppo sul tasso di femminilizzazione 5 della provincia (22,9%) che si conferma in seconda posizione, a livello regionale, subito dopo Sondrio (25,7%). Le imprese a prevalenza femminile a livello nazionale sono invece poco più consistenti con una rappresentanza del 23,59% del tessuto imprenditoriale italiano. 3 Al netto delle cessazioni d ufficio e delle variazioni intervenute ininfluenti ai fini statistici 4 Attenzione il saldo e la variazione dello stock contengono le cessazioni d ufficio e le variazioni e pertanto potrebbero non coincidere con il saldo tra iscrizioni e cessazioni dove vengono escluse sia le cessazioni d ufficio sia le variazioni. 5 Il tasso di femminilizzazione è dato dal rapporto tra le imprese femminili ed il totale delle imprese. 34
35 Tab. 9 - Imprese registrate al 31 dicembre 2013 per province lombarde - Totale imprese e imprese femminili Stock e tassi di femminilizzazione Lombardia e Province- Italia - al 31 dicembre 2013 Saldo e variazioni dello stock nel periodo 31 dicembre dicembre 2012 Provincia Imprese femminili stock 2013 Variazioni 2013/ 2012 saldo degli stock Var. % TASSO DI FEMMINIL. (%) Totale Imprese stock 2013 Variazioni 2013/ 2012 saldo degli stock Var. % BERGAMO ,44% 21,15% ,01% BRESCIA ,30% 21,03% ,60% COMO ,00% 20,71% ,03% CREMONA ,16% 20,80% ,19% LECCO ,19% 21,22% ,99% LODI ,77% 20,02% ,50% MANTOVA ,07% 21,39% ,53% MILANO ,25% 19,16% ,04% MONZA E BRIANZA ,48% 19,80% ,54% PAVIA ,54% 22,90% ,67% SONDRIO ,30% 25,73% ,94% VARESE ,92% 22,19% ,27% Lombardia ,07% 20,49% ,25% ITALIA ,34% 23,59% ,51% In base al grado di controllo ( presenza ) da parte di donne negli organi di governo delle aziende e prendendo in considerazione tre modalità di controllo definite esclusivo, forte o maggioritario 6 le imprese rosa appaiono in larghissima parte esclusive (il 89% del totale), solo l 8% può essere definito a forte controllo, mentre il 3% è a controllo maggioritario. 6 L impresa è considerata a conduzione femminile esclusiva se è donna il titolare della ditta individuale; se lo è il 99% dei soci delle società di capitali, delle società di persone e delle cooperative; se lo è il 99% degli amministratori delle altre forme giuridiche). Se le quote di controllo sono superiori al 60% (o a 2/3 del capitale sociale per le società di capitali), il controllo è considerato forte. E a conduzione maggioritaria se il controllo si attesta sopra il 50% 35
36 Grafico 5 - Distribuzione delle imprese femminili secondo il grado di presenza femminile negli organi di governo Le imprese femminili secondo il grado di presenza negli organi di governo - Anno Pavia (%) Esclusivo 89% Forte 8% Maggioritario 3% Fonte: Elaborazione Ufficio Studi Camera di Commercio di Pavia su dati Infocamere Stockv iew Il dato va interpretato guardando alle forme giuridiche scelte dalle imprese femminili: nel 66% dei casi (7.386 imprese) si tratta di ditte individuali, più diffuse tra le donne rispetto alla media provinciale (61,2%). Meno diffuse sono, invece, le società di capitali: 13% contro un valore più significativo per le società di persone (12%). Le cosiddette altre forme e i consorzi hanno un peso molto marginale (rispettivamente 0,5%, 0,04%) mentre, pur avendo un incidenza ancora poco significativa, estende il proprio numero di imprese la forma della Cooperativa (1,5% sul totale delle imprese). Grafico 6 - Distribuzione delle imprese femminili per forma giuridica 36
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