BENZINE. le energie della tua mente. Catalogo testi. Concept allestimento Iosa Ghini Associati. Un ringraziamento particolare

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2 PAGINA BIANCA

3 BENZINE le energie della tua mente Un idea e una produzione Fondazione Marino Golinelli in collaborazione con La Triennale di Milano Un progetto di Giovanni Carrada Scienza a cura di Giovanni Carrada Arte a cura di Cristiana Perrella con la collaborazione di Alessandra Troncone sponsor Con il Patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Rai Segretariato Sociale Città e siti italiani/patrimonio Mondiale Unesco Accademia Nazionale dei Lincei Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca /USR Emilia-Romagna Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca /USR Lombardia Regione Emilia-Romagna Regione Lombardia Provincia di Bologna Provincia di Milano Comune di Bologna Comune di Milano Alma Mater Studiorum Università di Bologna Expo 2015 Istituto Mario Negri di Milano main sponsor Main sponsor Alfa Wassermann Sponsor CAST Centro Arte Tecnologia IMA MARPOSS Confcommercio Ascom - Provincia di Bologna Coop Adriatica Unindustria Bologna Banca Popolare dell Emilia Romagna Concept allestimento Iosa Ghini Associati Progetto e testi exhibit Giovanni Carrada Progetto grafico della mostra, e della comunicazione Raffaella Ottaviani Maria Teresa Pizzetti Documentazione iconografica Manuela Fugenzi Video e videografiche: storyboard e regia Raffaella Ottaviani Maria Teresa Pizzetti voce Francesco Prando animazione Roberto Baldassari ottimizzazione Marcello Rossi montaggio Roberto di Tanna musiche Paolo Modugno Marco Rosano post-produzione audio oasi studio Realizzazione allestimento xxxxxyyyyy Ufficio Stampa xxxyyyy Catalogo testi Giovanni Carrada Cristiana Perrella con interventi di Marino Golinelli Annamaria Testa progetto grafico Raffaella Ottaviani Teresa Pizzetti coordinamento Fiorella Buffignani redazione schede opere Alessandra Troncone Fotografie e filmati British Movietone collection/ AP Archive Archivio e Centro Storico Fiat Archivio Nazionale Cinema d Impresa Fondazione CsC, Ivrea. Filmati Olivetti per gentile concessione dell Associazione Archivio Storico Olivetti Archivio Storico Luce Bridgeman Art Library/Archivi Alinari Getty Images Ken Garland Keystone Archival films from the collections of the Library of Congress Science Photo Library/ Contrasto Illustrazioni Darwin cortesia John van Wyhe ed. The Complete Work of Charles Darwin Online. ( Un ringraziamento particolare Comune di Bologna per la collaborazione ed il concreto sostegno Fondazione Corriere della Sera per la collaborazione nella realizzazione a Milano degli incontri collegati alla mostra Iosa Ghini Associati Si ringraziano Gli artisti I prestatori xxxxxyyyyy xxxxxyyyyy xxxxxyyyyy xxxxxyyyyy xxxxxyyyyy e tutti i prestatori che hanno preferito restare anonimi Si ringraziano xxxxxyyyyy

4 Fondazione Marino Golinelli Marino Golinelli Presidente Consiglio d Amministrazione Marino Golinelli Gianpaolo Girotti Piero Gnudi Stefano Golinelli Stefano Golinelli Jr Lanfranco Masotti Andrea Zanotti Collegio dei Revisori Alberto Caltabiano Sergio Parenti Sergio Marchese Direttore Generale Antonio Danieli Area Progetti Speciali Fiorella Buffignani Area Formazione ed Educazione Giorgia Bellentani Area Comunicazione e Relazioni esterne Sara Mattioli Area Amministrazione Daniele Vandelli Segreteria generale e organizzativa Jessica Di Donato Pier Francesco Bellomaria Alessandra Cataneo Ufficio stampa Annalisa Perrone Responsabile per la sicurezza Marcello Verrocchio Life Learning Center Divisione formativa e didattica Scuole Secondarie Responsabile scientifico alle attività educative e didattiche Lanfranco Masotti Responsabile del laboratorio e delle attività didattiche Raffaella Spagnuolo Didattica e rapporti con le scuole Patrizia Zambonelli Segreteria didattica Stefania Barbieri Tutor di laboratorio Senior Maria Chiara Pascerini Giuliano Matteo Carrara Tutor di laboratorio Junior Sara Bernardi Alessandro Saracino Start Laboratorio di Culture Creative Divisione educativa scuole primarie e dell infanzia Responsabile Antonio Danieli Coordinamento operativo Giorgia Bellentani Segreteria didattica ed organizzativa Lucia Tarantino Supervisione scientifica area 2/5 anni Servizi educativi Comune di Bologna Fondazione La Triennale di Milano Consiglio d Amministrazione Claudio De Albertis Presidente Mario Giuseppe Abis Giulio Ballio Renato Besana Ennio Brion Flavio Caroli Angelo Lorenzo Crespi Carlotta de Bevilacqua Alessandro Pasquarelli Collegio dei Revisori dei conti Emanuele Giuseppe Maria Gavazzi Presidente Alessandro Danovi Salvatore Percuoco Direttore Generale Andrea Cancellato Comitato scientifico Aldo Bonomi industria, artigianato, società Francesco Casetti nuovi media, comunicazione e tecnologia Germano Celant arte e architettura Severino Salvemini economia della cultura Settore Affari Generali Maria Eugenia Notarbartolo Maria Pina Poledda Franco Romeo Settore Biblioteca, Documentazione, Archivio Tommaso Tofanetti Claudia Di Martino Elvia Redaelli Settore Iniziative Laura Agnesi Roberta Sommariva Laura Maeran Chiara Spangaro Violante Spinelli Barrile Ufficio Servizi Tecnici Pierantonio Ramaioli Franco Olivucci Alessandro Cammarata Xhezair Pulaj Ufficio Servizi Amministrativi Giuseppina Di Vito Paola Monti Marina Tuveri Ufficio Stampa e Comunicazione Antonella La Seta Catamancio Alice Angossini Marco Martello Triennale di Milano Servizi Srl Consiglio d Amministrazione Mario Giuseppe Abis Presidente Claudio De Albertis Andrea Cancellato Consigliere Delegato Collegio dei Revisori dei conti Francesco Perli Presidente Domenico Salerno Maurizio Scazzina Ufficio Servizi Tecnici Marina Gerosa Nick Bellora Ufficio Servizi Amministrativi Anna Maria D Ignoti Marina Cimino Isabella Micieli Ufficio Marketing Valentina Barzaghi Olivia Ponzanelli Caterina Concone Fondazione Museo del Design Consiglio d Amministrazione Arturo Dell Acqua Bellavitis Presidente Mario Artali Gianluca Bocchi Flavio Caroli Maria Antonietta Crippa Carlo Alberto Panigo Direttore Generale Andrea Cancellato Collegio Sindacale Salvatore Percuoco Presidente Maria Rosa Festari Andrea Vestita Direttore Silvana Annicchiarico Producer attività museo Roberto Giusti Collezioni e ricerche museali Marilia Pederbelli Archivio del Design Italiano Giorgio Galleani Ufficio iniziative Carla Morogallo Ufficio stampa e Comunicazione Damiano Gullì Attività Triennale DesignMuseum Kids Michele Corna Web designer Cristina Chiappini Triennale Design Museum Studio Camuffo Triennale Design Museum Kids Logistica Giuseppe Utano Laboratorio di Restauro, Ricerca e Conservazione Barbara Ferriani, coordinamento Alessandra Guarascio Rafaela Trevisan

5 Immaginare e costruire un nuovo mondo Marino Golinelli Con la mostra BENZINE. Le energie della tua mente il percorso della Fondazione Marino Golinelli sull esplorazione delle connessioni tra arte e scienza è giunto alla sua quarta edizione (le edizioni precedenti: ANTRO- POSFERA, nuove forme della vita nel 2010; HAPPY TECH, macchine dal volto umano nel 2011; Da ZERO a CENTO, le nuove età della vita nel 2012). La mostra, con i laboratori che la accompagnano, è uno degli strumenti adottati dalla Fondazione per favorire e stimolare la curiosità, la creatività, e dunque anche il desiderio di bambini, ragazzi, adulti di cimentarsi in maniera proattiva in iniziative creative. La Fondazione Marino Golinelli infatti si pone l obiettivo di fornire ai giovani - futuri cittadini del domani - e alla cittadinanza, indirizzi e strumenti che consentano loro di crescere responsabilmente, civilmente e socialmente, favorendo il sorgere di una società della conoscenza in grado di crescere, innovare e restare competitiva in un mondo globalizzato. La Fondazione vuole concretamente aiutare i giovani a trovare dentro se stessi la capacità di immaginare e poi di creare qualcosa di nuovo fornendo loro anche strumenti interpretativi concreti della realtà che ci circonda. C è infatti sempre una prima intuizione in forma di immagine (quella che François Jacob chiamava la scienza della notte ) alla base di una nuova impresa umana nella scienza come nell arte, nell imprenditoria o in qualsiasi altro tipo di progetto intuizione che ha poi naturalmente bisogno di altre discipline, metodi e molteplici tecnologie ( la scienza del giorno ) per essere portata concretamente nel mondo.

6 10 _11 La Fondazione interpreta questa idea, dal 2010, con il format stesso delle mostre e, tra i primi, ha proposto di esplorare problemi o ambiti della realtà da entrambi i punti di vista, quello dell arte e quello della scienza. Lo studio delle interconnessioni tra l arte e la scienza si manifesta in tutti gli ambiti di intervento della Fondazione: nei progetti educativi e formativi con le scuole e gli insegnanti, nelle attività culturali per stimolare il dibattito sul futuro del mondo e proporre nuove narrazioni alla collettività, per stimolare e intercettare la creatività naturale dei giovani e dei giovanissimi. In una visione culturale ampia le BENZINE sono le energie della nostra mente. Energie che già tutti noi possediamo e potremo riattivare per poter guardare al futuro e sperare in una ripresa dello sviluppo sociale ed economico del nostro Paese, soprattutto in un momento di forte crisi come questo. Sono sette le benzine raccontate dalla mostra. L arte sarà importante per aiutarci a immaginare qualcosa di nuovo grazie alla possibilità che questa ci offre di una decostruzione dei punti vista per noi usuali a cui ci riferiamo per interpretare il mondo. Il nuovo ha infatti bisogno di matrici interpretative e cognitive e l arte ci può aiutare a produrne di innovative ed originali. Sarà fondamentale il saper imparare ; ancor più dei contenuti, del cosa, occorrerà porre attenzione al come si sviluppano i processi di apprendimento; formazione, educazione e crescita culturale devono essere considerati come tappe fondamentali di un processo continuo, dall infanzia alla maturità. Occorrerà sviluppare nuovi metodi di insegnamento, allineandosi ai sistemi-paese in tal senso più avanzati. Imprescindibile per tutti sarà la capacità di emozionarsi, e di provare la passione per superare i propri limiti, passione intesa nelle sue declinazioni anche più irrazionali come l amore e la rabbia. Come la mostra illustra, ragione ed emozione non vanno in direzioni opposte, ma parallelamente possono procedere verso gli stessi obiettivi. La creatività, sarà sempre più una benzina fondamentale per ideare il nuovo e aiutarci a costruirlo. Non si tratta solo della necessità di nuove invenzioni intese come prodotti e servizi, ma occorre ri-pensare e ri-costruire la società in senso più ampio; la creatività è sintesi tra la visione del progetto e la disciplina nella realizzazione, con l obiettivo di una società solidale. Queste BENZINE, assieme ad altre raccontate dalla mostra, sono già dentro di noi, dobbiamo acquisirne consapevolezza e dobbiamo trovare la capacità di utilizzarle al meglio: scopriamo le energie della nostra mente per progettare il futuro e forse, quella che oggi chiamiamo crisi, domani ci sembrerà una grande trasformazione in un nuovo mondo completamente rivoluzionato, ma che noi sapremo interpretare appieno perché ne siamo stati gli artefici proattivi di esso e non le vittime.

7 LA CREATIVITÀ NEGLETTA NEL PAESE CHE FU IL PIÙ CREATIVO DEL MONDO Annamaria Testa 12 _13 Fino a pochi anni fa, qui in Italia, creatività e creativo erano parole impronunciabili. Tali da evocare, nella migliore delle ipotesi, persone e attività vanitose e modaiole, e nella peggiore un ampia gamma di comportamenti non solo irritanti ma disdicevoli (la finanza creativa, per dire truffaldina. Le soluzioni creative, per dire abborracciate, improbabili e inefficaci). Storicamente del tutto differenti l attenzione e l atteggiamento di altri paesi, e specie del mondo anglosassone, in primis gli Stati Uniti ma non solo, verso l idea stessa di creatività intesa come motore del progresso umano: la preziosa e peculiare attitudine degli individui a scovare soluzioni nuove, a scoprire elementi e connessioni sconosciute, a sperimentare e a inventare. Le idee sul produrre idee È un parroco scozzese, William Duff, a pubblicare nel 1767 An Essay on Original Genius, il primo trattato che prova a indagare le dinamiche della creatività. È l inglese Francis Galton, scienziato eclettico, antropologo, cugino di Darwin e pioniere della biometria a formalizzare per primo la distinzione tra nature e nurture, cioè tra eredità e ambiente, e a segnalare, in Hereditary Genius, quanto l educazione può nel bene e nel male influenzare l esprimersi del talento. Risale agli inizi del secolo scorso una delle prime, e forse ancor oggi la più convincente fra le moltissime definizioni di creatività : fa capo al grande matematico francese Henri Poincaré, che nel 1906, in Scienza e metodo, parla di trovare connessioni nuove, e utili, tra elementi distanti tra loro. Pochi anni dopo è il tedesco Wolfgang Köhler, uno dei fondatori della Psicologia della Gestalt, a coniare il termine insight per definire l illuminazione creativa e a intuirne la natura istantanea e inattesa. Val la pena di ricordare che lo fa descrivendo la performace creativa di Sultano, il più sveglio fra gli scimpanzé ospitati nella stazione zoologica di Tenerife, e mentre in buona parte d Europa infuria siamo nel 1917 la prima guerra mondiale. Così, grazie a Sultano e all ingegnosità degli esperimenti di Köhler, l idea di creatività si estende, anche se con tutte le necessarie distinzioni, ad alcune specie animali superiori. Quali? Ce lo dice Alberto Oliverio: sviluppano comportamenti creativi le specie che sono predatrici e non predate, i cui piccoli giocano e, quando dormono, sognano. A partire dal comportamento dei topi nei labirinti è invece l americano Edward Tolman a intuire, verso la fine degli anni Quaranta, quanto flessibilità e finalizzazione siano importanti per raggiungere un obiettivo, e a formulare il concetto di mappa cognitiva. Un paio di decenni prima, il tedesco Karl Jaspers si è interrogato (1922) sui legami tra genio e follia, mentre nel 1926 l inglese Graham Wallas ha concepito un efficace modello in quattro fasi: preparazione, incubazione, insight e verifiche del processo creativo. E ancora: è l americano Joy Paul Guilford a formulare, negli anni Cinquanta, il concetto di pensiero divergente, che l angloungherese Arthur Koestler riprenderà chiamandolo bisociazione. Negli anni Sessanta è l americano Mel Rhodes a definire, mettendo a sistema la mole di studi prodotti fino ad allora, i quattro fattori che concorrono al verificarsi di un fenomeno creativo: le qualità individuali, il processo mentale attivato, la messa a punto di un prodotto originale e valido socialmente, il contesto socioculturale. Person, Process, Product e Place sono le quatto P della creatività. È l americano Sarnoff Mednick a disegnare il RAT (Remote Association Test), che indaga la capacità creativa di scovare connessioni tra elementi eterogenei, ed è l americano Ellis Paul Torrance a sviluppare, a partire dalle intuizioni di Guilford, il primo test affidabile del pensiero creativo, il TTCT, che prende in esame la fluidità, la flessibilità, l originalità e il grado di elaborazione che connotano i diversi prodotti creativi. Sono, tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, gli americani Gardner e Sternberg a divulgare, anche presso il largo pubblico, un idea di intelligenza come complesso di capacità e di attitudini differenti. In tempi più recenti, è il croato-americano Mihaly

8 14 _15 Csikszentmihalyi a mettere a punto il concetto di flow, lo stato di flusso, la condizione psichica di chi è totalmente immerso in un compito creativo e lo padroneggia. È Dean Simonton dell University of California a dare, al fenomeno della creatività e sulla orme di Francis Galton, una dimensione quantitativa. È Teresa Amabile ad analizzare, presso la Harvard Busines School, le mille relazioni tra creatività dei singoli e creatività di gruppo, innovazione, impresa. E si potrebbe continuare accostando nomi a nomi, intuizioni a intuizioni. Meglio ricordare, invece, che l interesse statunitense nei confronti dei fenomeni creativi subisce un enorme impulso già alla fine degli anni Cinquanta grazie a cospicui finanziamenti governativi volti a difendere la supremazia scientifico-tecnologica americana nei confronti dei sovietici in occasione della Space Race, la gara per la conquista dello spazio. In seguito ci si accorge che ragionare di creatività serve anche a sviluppare l innovazione che mantiene competitive le imprese. Barak Obama, nel discorso per la rielezione del 2012, afferma che gli Stati Uniti resteranno un grande paese non perché hanno un grande esercito, ma perché hanno grandi università. Del resto la creatività è anche, non dimentichiamolo, un importantissimo fattore di adattamento e, come tale, costituisce un vantaggio evolutivo non solo per gli scimpanzé come il Sultano studiato da Köhler ma anche per gli esseri umani, e si traduce in vantaggio competitivo per le nazioni. Gli italiani e la creatività: per quasi tutti un po astuzia, un po dono del cielo In Italia, a parte pochi pionieri inascoltati tra questi è necessario ricordare almeno Gabriele Calvi, autore de Il problema psicologico della creatività a metà anni Sessanta, e Aldo Carotenuto per alcuni scritti il mondo accademico e scientifico appare per decenni piuttosto disinteressato all argomento. Silvano Arieti, autore di Creatività, La sintesi magica, lavora negli Stati Uniti. In tempi più recenti, ben che vada, gli imprenditori più curiosi, i manager più attenti e i lettori di saggistica divulgativa vanno a cercarsi sui bestseller americani che vengono tradotti nella nostra lingua (alcuni meritevoli, altri assai meno) qualche ricetta ready to use per avere idee. Solo da una manciata di anni i lavori di Melucci, Antonietti, Legrenzi, Masi e non molti altri cominciano a destare attenzione e a diffondere qualche prospettiva nuova e più consistente. Non c è dunque da meravigliarsi se la prima grande ricerca sull idea che gli italiani nel loro complesso hanno della creatività, svolta da Eurisko nel 2004, restituisce percezioni superficiali e contraddittorie: per un intervistato su due la creatività è importante per moda (60% di risposte positive) e cucina (43%) per poco più di uno su venti (6% di risposte positive) è importante per l economia. Per la maggior parte degli intervistati, compresi i giovani universitari, la creatività si risolve nel rompere (si noti bene: non nel superare, ma nel trasgradire) le regole, ed è un fatto privato che può rendere la vita più gratificante appagando il narcisismo individuale: magari si traduce in un hobby da coltivare senza troppe pretese nel tempo libero, magari coincide con la capacità di destreggiarsi astutamente in campo lavorativo. Insomma: nella pratica quotidiana, per i nostri connazionali, la creatività non è altro che una versione più sofisticata dell arte di arrangiarsi mentre, se viene considerata in una più ampia prospettiva storica, appare come un misterioso dono del cielo che in passato ha benedetto pochi eletti famosissimi (Leonardo, Michelangelo ), e che tuttora, per motivi altrettanto misteriosi, continua a essere una gratuita benedizione permanente per il Paese. Che, qualsiasi cosa creatività significhi, a molti sembra creativo per definizione, anche se gli unici esempi di creatività che le persone hanno in mente ormai riguardano personaggi resi famosi dalla tv. Da segnalare l eccezione di due gruppi: le élite produttive (professionisti, imprenditori ) dichiarano che creatività vuol dire talento e tenacia, conoscenza, competenza, sfida per ottenere risultati che hanno valore. È una visione condivisa anche dagli anziani, e il dato è meno sorprendente di quanto sembri: si tratta delle medesime

9 16 _17 persone che, nel dopoguerra, hanno saputo, con tenacia e talento, ricostruire l Italia, avviandola a una stagione di espansione e benessere. La pratica della creatività è stata concreta nelle loro mani ed è rimasta intatta nella loro memoria. Creatività, istruzione, caratteri personali e situazioni ambientali Nel 2006 viene pubblicato il rapporto UE/Kea intitolato l Economia della cultura in Europa: si tratta di un grande studio sistematico che prova cosa non facile - a dare una lettura ampia e organizzata delle dinamiche dell intero comparto delle attività culturali e creative, e a valutarne l impatto economico: editoria, moda, design, cinema e fotografia, radio e tv, web, teatro, videogiochi, arti visive, musei, siti archeologici, turismo culturale i risultati sono impressionanti. L intero settore culturale e creativo in Europa vale, nel 2003, più di 654 miliardi di euro. Fattura più del doppio di tutta l industria dell automobile (271 miliardi) e contribuisce al pil europeo più di tutte le attività immobiliari. Cresce, in cinque anni, del 12,3% in più rispetto alla crescita economica globale. In quasi tutti i paesi europei il settore della cultura e della creatività dà il maggior singolo contributo alla crescita della ricchezza nazionale. In Italia vale il 2,3% del PIL, in Gran Bretagna il 3%, in Francia il 3,4%. E bisogna considerare un fatto rilevante: per come è strutturato, il rapporto non tiene conto (è un gran peccato, e una carenza che andrebbe rimediata) delle creatività espressa nella ricerca scientifica e tecnologica: la ricerca di base e quella applicata e le attività che riguardano l innovazione di processo e di prodotto. Se si riuscisse di nuovo: non è facile a valorizzare anche questi ambiti, e a misurarne le ricadute in termini di valore, si potrebbe finalmente avere la sensazione tangibile di quanto, nel loro complesso e per l economia di una nazione, possono contare le idee. Il rapporto UE/Kea passa, nel nostro paese, del tutto sotto silenzio. Esattamente come da sempre passano sotto silenzio, o quasi, gli sconfortanti risultati dei test Ocse-Pisa, che misurano la performance scolastica dei nostri ragazzi e segnalano un consistente deficit (oggi in leggero miglioramento), e ancor più preoccupanti disparità territoriali per quanto riguarda la capacità di leggere, scrivere e comprendere testi, la competenza matematica e scientifica e, ahimé, la capacità di problem solving. Si tratta di capacità di base, in assenza delle quali di creatività non si parla proprio. Senza formazione di base e senza preparazione specialistica è impossibile per chiunque immaginare, inventare, e dunque produrre innovazione di valore. È il Nobel Herbert Simon, padre dell intelligenza artificiale, a formulare la Teoria dei dieci anni: non si possono ottenere risultati originali in qualsiasi ambito, dagli scacchi alla fisica quantistica, se non dopo almeno un decennio di costante applicazione, e dopo aver interiorizzato almeno cinquantamila chunks (letteralmente: grossi pezzi ) di informazione. Creatività e cultura: un intreccio indissolubile Creatività e cultura sono intimamente intrecciate non solo negli studi che indagano le dimensioni dell ICC, l industria culturale e creativa. Sono intrecciate perché l una alimenta l altra. La capacità di pensare in modo creativo e di inventare qualcosa di nuovo non è un dono del cielo: è una conquista dell individuo che decide di mettere a frutto un proprio grande o piccolo talento: studia, impara, sperimenta con tenacia ostinata, dedizione e passione. Lo fa per affermare se stesso. Per sfidarsi. Per curiosità e irrequietezza, per tenere sotto controllo un disagio, per trovare una ragione di vita. Lo fa essendo disposto a lavorare in modo intensivo (le persone creative sono in genere workaholic, e il problema non è convincerle a lavorare ma, se mai, a smettere). Raramente lo fa su questo tutti gli studiosi concordano solo per soldi: la motivazione intrinseca (il senso di gratificazione e orgoglio che ciascuno trae dal proprio saper pensare e saper fare, e dall essere riconosciuto come persona capace) è, in termini di produzione creativa, molto più potente di quella estrinseca, costituita da premi materiali: la creatività ha una componente epica che andrebbe rispettata, e mai sottovalutata.

10 18_19 L altro dato da non sottovalutare, per il governante che, magari, decidesse di promuovere e sviluppare la capacità creativa nazionale in funzione anticiclica, è l importanza del contesto nel favorire o contrastare la vocazione creativa dei singoli: e contesto significa tante cose. Istruzione e formazione di buona qualità disponibili per tutti, e valorizzazione sociale dell essere istruiti e formati. Fluidità sociale e meritocrazia. Apertura culturale. Disponibilità di risorse e di finanziamenti, e trasparenza nell allocare le une e gli altri. Alta pressione sugli individui perché raggiungano risultati eccellenti, ma disponibilità degli strumenti indispensabili per raggiungerli. E ancora, capacità di integrare conoscenze, esperienze, generazioni, generi: diversi studi dimostrano che la creatività dei gruppi non è correlata tanto alla creatività individuale dei singoli partecipanti quanto alla varietà di competenze, esperienze e prospettive che ciascun gruppo esprime nel suo complesso. In questa logica occorre sottolineare che istituire e promuovere in ogni campo, con forza, un patto generazionale per il trasferimento di conoscenze può fare, per lo sviluppo della creatività nazionale, molto più e meglio che un largo ai giovani detto così, a prescindere. In altre parole: buttar via l acqua sporca insieme all anziano esperto può rivelarsi, nel tempo, una pessima idea. Quali prospettive, nel paese che è stato il più creativo del mondo? Ancora nel 2010 il ministro Giulio Tremonti, varando una Finanziaria che taglia i già modesti investimenti nazionali sulla cultura, giustifica la propria scelta a muso duro sostenendo che la cultura non si mangia. Non è vero, né in senso metaforico né in senso letterale. Poco dopo uno studio European House Ambrosetti dimostra che l impatto economico di ogni euro investito nel settore culturale genera 2,49 euro di risultato economico (diretto, indiretto e indotto). E che per ogni incremento di una unità di lavoro nel settore culturale si ottiene un incremento totale delle unità di lavoro nel sistema economico di 1,65. A riportare questi numeri con una certa soddisfazione è, tra gli altri, Famiglia Cristiana. Gli ultimi dati disponibili riguardanti lo sviluppo delle imprese culturali e creative nazionali fanno capo al Rapporto Civita sull industria culturale e creativa pubblicato a novembre 2012: le imprese private italiane del settore sono poco meno di 180 mila e rappresentano il 4,5% del totale nazionale delle imprese. Solo in Germania ce ne sono di più (190mila). L Industria creativa si addensa al Nord (il 54,2% del totale nazionale) e quella culturale al Centro (39,8%). Nelle regioni meridionali si trovano, rispettivamente, il 21,4% e il 13,1% dei centri di produzione. A Milano e a Roma si concentrano il 17,5% e il 17,2% degli addetti. Spesso le imprese sono piccolissime e stentano non solo a fare sistema e a promuoversi, ma anche a tirare avanti. Stiamo comunque parlando di posti di lavoro, il 2,2% del totale nazionale. È il 2,9% in Germania, il 3,0% in Spagna, il 3,2% in Francia e nel Regno Unito. In rapporto alla popolazione, il peso dell industria culturale e creativa è maggiore nel Regno Unito (105,4 addetti per 10 mila abitanti), seguito da Spagna (88,1), Francia (85,9) e Germania (81,5) in Italia abbiamo solo 60 addetti per 10 mila abitanti. Dunque perfino in Italia, perfino oggi, e con tutti gli evidenti ambiti di miglioramento, i numeri del lavoro creativo restano importanti. E occorre ricordare che, ancora una volta, dall indagine manca ogni cenno alla creatività scientifico-tecnologica. Eppure, alla base dell invenzione di una proteina sintetica, di un film, del nuovo profilo di un alettone o di una scultura o di un brano musicale c è sempre un intuizione, individuale o di gruppo, e un gran lavoro di ricerca e sviluppo. I linguaggi impiegati sono diversi, come sono diversi gli ambiti e i processi nel loro dettaglio ma, come dire?, la materia prima il pensiero che sfida se stesso e la norma esistente per andare oltre è la medesima. Sono identiche le esigenze delle persone che, nonostante i tempi grami e per pura passione, decidono di mettersi in gioco nelle attività creative e troppo spesso si trovano (nei laboratori, negli studi professionali, nelle imprese, nelle case editrici, nelle agenzie o come singoli autori, ricercatori o artisti) ad affrontare situazioni di precarietà insostenibile e di sfruttamento, con scarsissime tutele, poca formazione struttu-

11 La crescita comincia dentro la nostra testa Giovanni Carrada 20 _21 rata, e in un isolamento pressoché totale proprio perché il sistema è frammentato, le imprese sono minuscole, il riconoscimento sociale del lavoro creativo è scarsissimo, le politiche di sviluppo sono inesistenti e l eterogeneità dei compiti e degli ambiti sembra impedire alle persone stesse che svolgono lavori creativi di riconoscersi come appartenenti a un unica, grande, multiforme categoria che potrebbe, e dovrebbe, rivendicare con orgoglio la propria importanza. In questi anni non stiamo attraversando una crisi. Ne stiamo attraversando due. La prima è la crisi finanziaria internazionale iniziata nel 2008, che presto finirà. La seconda è invece iniziata molto prima e probabilmente finirà molto dopo, ed è causata dalla nostra difficoltà ad adattarci a un mondo che sta cambiando rapidamente. Sia personalmente sia come società, continuiamo spesso a regolarci come se vivessimo ancora in un mondo che non c è più. Forse è venuto il momento di cambiare le cose anche nel nostro Paese, che secoli fa non certo oggi è stato sì il più creativo del mondo. E potrebbe tornare, se solo sapesse coltivare i propri talenti, a conquistarsi un buon ruolo nella produzione di idee che generano ricchezza, benessere e crescita, non solo materiale. La pesante crisi sistemica attuale potrebbe trasformarsi in un opportunità. Perché questo succeda, è però indispensabile che si diffonda tra gli italiani la consapevolezza di quanto valgono le idee, e prima ancora di che cosa significa pensiero creativo, e di come questo sia strategico per affrontare un futuro incerto e necessariamente segnato da cambiamenti vorticosi. Quella che oggi chiamiamo crisi domani ci sembrerà forse soprattutto una grande trasformazione. Siamo infatti in mezzo alla transizione fra un economia industrale novecentesca e un economia basata sulla conoscenza e la creatività, nella quale l innovazione, a qualsiasi livello e in qualsiasi settore, ha un valore centrale. Tra una società e un economia in cui tutti sanno che cosa devono fare e una società e un economia in cui sempre più persone devono trovare soluzioni nuove a problemi nuovi. Inizia così la presentazione della mostra Benzine le energie della tua mente prodotta dalla Fondazione Marino Golinelli. Se c è un buon punto da cui partire per svolgere il compito fondamentalissimo di spiegare, mostrare, raccontare, educare, suscitando - anche - l emozione e la speranza che sono indispensabili al nascere di una visione nuova, è proprio questo. Fino a ieri vivevamo infatti in una sorta di isola protetta chiamata mondo occidentale. Protetta da frontiere commerciali, dalla sua superiorità tecnologica, da un livello economico, sociale e culturale incomparabilmente più alto rispetto agli altri paesi. In quel mondo, eravamo noi a dettare le regole. A cominciare dagli anni Novanta, con la fine della Guerra Fredda che direttamente o indirettamente aveva congelato intere regioni in sistemi politici ed economici che non funzionavano, il resto del mondo si è svegliato. Le frontiere si sono aperte al commercio e alla finanza internazionali e profonde riforme economiche hanno rimesso in moto le economie di enormi paesi, come l India e soprattutto la Cina. Il mondo è all improvviso diventato più grande, basti pensare all arrivo sulla scena internazionale di oltre un miliardo e trecento milioni di cinesi, la cui economia negli ultimi trent anni è cresciuta cento volte, fino a diventare la seconda del mondo. E i nuovi protagonisti non forniscono più solo manodopera a basso costo: sempre la Cina è oggi il paese che produce più laureati. In tutto questo, un ruolo fondamentale l ha giocato lo sviluppo delle tecnologie dell informazione e delle telecomunicazioni. Il mondo è diventato più grande anche perché tutti possono comunicare e collaborare in tempo reale con tutti, un privilegio prima riservato a piccole elite. Così oggi nel mondo ci sono già due miliardi e mezzo di connessioni Internet, il 60% delle quali nei paesi emergenti, e sei miliardi di abbonamenti alla telefonia cellulare, tre quarti dei quali nei paesi emergenti. E la possibilità di comunicare ha un impatto enorme sulla vitalità economica: un aumento del 10% nella

12 22 _23 diffusione della banda larga, cioè dell Internet veloce, produce un aumento dell 1% nella ricchezza prodotta da un paese avanzato, e un aumento ancora maggiore in un paese emergente. Il risultato è stata una crescita economica globale come non se ne erano mai verificate prima nel corso della storia, e la diffusione del benessere a enormi masse di persone che ne erano sempre state escluse. Accompagnata, tuttavia, da una serie di forti squilibri sociali, culturali e ambientali. Si è però anche sviluppata una competizione economica molto più intensa, all inizio su produzioni ad alta intensità di manodopera non specializzata, come abbigliamento, giocattoli, assemblaggio di apparecchi elettronici, che poi si è via via estesa anche a prodotti e servizi sempre più sofisticati, dall informatica indiana ai sistemi di telecomunicazione cinesi, agli aeroplani brasiliani. Sotto la spinta di questa competizione, intere industrie e antichi primati del mondo occidentale, quindi anche italiani, sono stati spazzati via o comunque fortemente ridimensionati. Viviamo ormai in mondo multipolare, senza potenze dominanti. Ma la rivoluzione tecnologica ha avuto anche altre profonde conseguenze. Milioni di posti di lavoro un tempo appartenuti ai colletti bianchi o alle aristocrazie operaie delle classi medie nate dopo la Seconda Guerra mondiale sono stati sostituiti dai computer negli uffici e dall automazione nelle fabbriche. Le funzioni basate sull applicazione di regole fisse vengono affidate a delle macchine, più affidabili e soprattutto più economiche. La possibilità di comunicare facilmente e a bassissimo costo da un capo all altro del pianeta ha permesso di portare in altri paesi molte produzioni, dalle scarpe alle automobili, agli stessi computer, oppure di frammentarne la produzione in tanti paesi, salvo poi riunirne i pezzi grazie a lunghe e complesse supply chain. Persino la produzione di un oggetto sofisticato come il nuovo Boeing 787, un grande aeroplano civile, è oggi suddivisa fra oltre cento aziende di dieci paesi fra i quali Cina, Giappone e Italia, oltre che Stati Uniti. Il lavoro va dunque dove è più conveniente produrre, ma sempre più spesso anche dove ci sono le persone capaci di inventare e di progettare. In India per i software, in Italia per l arredamento di design, in California per i computer. Anche i vecchi pilastri della ricchezza di un paese terra, braccia, risorse naturali tendono infatti infatti a contare sempre meno. Al loro posto diventa sempre più importante l innovazione, non solo nell alta tecnologia ma anche nei processi produttivi, nell organizzazione, nella digitalizzazione, nei servizi di ogni tipo: dal cibo alla finanza. Più che sulle economie di scala permesse dalla semplice produzione di massa, come in passato, oggi il valore lo creano le nuove idee, quasi sempre basate però su conoscenze molto complesse. Innovare in agricoltura o nell offerta di viaggi può essere oggi altrettanto complicato che innovare nelle assicurazioni o nella microelettronica. Spesso le nuove idee sono il frutto della connessione fra imprese, conoscenze, servizi o persone diverse resa possibile da Internet: dai servizi di prenotazione del tavolo al ristorante alla vendita online ormai alla portata anche di singole persone, alla creazione collettiva di nuovi software. E siccome le nuove idee nascono da altre idee, che oggi si scambiano come mai era stato prima possibile, ecco che anche l innovazione sta accelerando come mai prima. Se fino a era limitata ai prodotti fatti di bit, oggi la possibilità per chiunque di realizzare qualcosa si sta estendendo anche agli oggetti. Le nuove stampanti 3D consentono infatti di fabbricare oggetti in diversi materiali a basso costo, quasi come le grandi fabbriche. Così possono diventare globali non solo le grandi corporation, ma anche le piccole aziende e i microimprenditori: in pratica, per sempre più persone con una buona idea è possibile sviluppare, produrre e vendere ovunque sia quello producono, sia quello che sanno. Sta quindi rapidamente cambiando anche il mondo del lavoro, dove vecchie competenze e vecchi mestieri muoiono per far posto ai nuovi, ma dove può anche succedere che vecchi mestieri conoscano una seconda vita: persino una produzione

13 24 _25 artigianale di merletti italiana può trovare clienti in Asia o in Nordamerica. Il valore della conoscenza e dell innovazione, unito alla possibilità di spostare produzione e servizi in qualsiasi punto del mondo, non sta solo creando opportunità diverse fra paesi più attrezzati e paesi meno attrezzati. La nuova economia tende anche a creare due classi distinte di lavoratori: quella dei ricchi creatori di prodotti o servizi nuovi e sofisticati e quella dei poveri produttori di oggetti di massa o impiegati nei servizi più basici. Se ieri le distinzioni correvano soprattutto tra una parte del mondo più ricca e un altra più povera, oggi corrono all interno di ciascun paese, dove si può formare una sottoclasse di persone tagliate fuori. Quella che è stata chiamata la classe creativa, e che ha vinto in questi anni, è composta da persone istruite, capaci di creare qualcosa di nuovo, sempre pronte a imparare e a reimparare ancora, a reinventarsi, in grado di capire da sole che cosa fare anche se lavorano per un impresa. E possono essere professionisti come artigiani specializzati, imprenditori come creatori di applicazioni per tablet e smartphone. Ma tutti gli altri? La via d uscita ce la indicano alcuni dati paradossali: nel 2011, cioè in piena crisi, c erano in Italia ben posizioni disponibili per mancanza di persone con la qualificazione necessarie per occuparle. E la stessa cosa è stata registrata nel 2012 negli Stati Uniti, dove le posizioni disponibili erano tre milioni nonostante un tasso di disoccupazione all 8%. Dalla crisi, quella più profonda, possiamo quindi uscire solo se questo tipo di capacità si allargherà anche al resto della società. Dovremo cioè riuscire a compiere uno sforzo paragonabile a quello iniziato cento anni fa, quando i figli di milioni di lavoratori della terra cominciarono ad andare a scuola e poi a lavorare nelle fabbriche o nelle altre organizzazioni della nuova società industriale. Oggi bisogna fare un altro passo avanti e mettere a frutto l enorme patrimonio umano rimasto ancora inespresso, ma anche riparare degli squilibri sociali che non possono essere tollerati a lungo. Rimetterci al passo con i grandi cambiamenti in corso nel mondo dipende naturalmente da grandi scelte collettive, quindi politiche, sul funzionamento delle nostre società. Richiede ad esempio di investire molto di più nell istruzione e nella ricerca, quindi nella formazione dei giovani, tutti beni pubblici i cui benefici si riverberano dalle persone all intera società. Non solo in termini di risorse materiali, ma soprattutto di attenzione, impegno e verifica continua dei progressi fatti. Si può forse avere l impressione, a questo punto, di dover fare un grande sforzo, che dovremmo cambiare solo perché costretti dalle nuove dure circostanze. Prima, non vivevamo forse su un isola protetta? In realtà, questo grande cambiamento offre per la prima volta alla maggior parte delle persone l opportunità di conciliare finalmente la realizzazione economica con la realizzazione personale. Solo gli occhiali della nostalgia ci possono impedire di vedere che nel mondo di ieri quasi tutti erano (e in parte ancora sono) semplici esecutori di obiettivi e procedure pensati da qualcun altro. Possiamo invece sperare di essere molto di più che semplici robot, e diventare tutti persone in grado di crescere personalmente e scegliere il proprio futuro. Soprattutto se siamo giovani, e la nostra vita la sta costruendo o la stiamo cominciando proprio adesso. Poiché è solo nella nostra testa che, grazie alla creatività, la conoscenza può essere trasformata in innovazione, è innanzitutto in noi stessi che dobbiamo trovare le vere risorse che ci servono. Per questo abbiamo scelto di raccontare sette risorse della mente, sette benzine che tutti possiamo conoscere meglio e sviluppare perché sono elementi fondamentali dell essere uomini e donne: l arte, cioè la capacità di vedere in modo nuovo e di immaginare qualcosa di nuovo; le idee, la vera moneta del nuovo mondo;

14 WWWWWWWWYYYYYXXXXRRRR Cristiana Perrella 26 _27 la creatività, ovvero la capacità di produrre idee originali; gli altri, quindi la collaborazione con le altre persone; il nuovo, cioè la capacità di capire, adeguarsi e guidare i cambiamenti; saper imparare, vale a dire la voglia e gli strumenti per continuare a imparare o a usare quanto già imparato in situazioni nuove; la passione, cioè la capacità di motivarsi da soli per riuscire sempre meglio in vista di obiettivi più grandi del nostro interesse personale. La mostra ne parla attraverso la sensibilità di alcuni artisti, ma anche e soprattutto attraverso quello che oggi sappiamo, più di ieri, sul funzionamento della nostra mente. L altra buona notizia infatti è che tutti ne abbiamo potenzialmente la capacità. Forse la più grande scoperta della psicologia e delle neuroscienze di questi anni è che le risorse della nostra mente non sono fisse, perché il cervello è un organo che si adatta più di tutti gli altri a quello che gli chiediamo o gli permettiamo di fare. Uscire dalla crisi, insomma, dipende alla fine da quello che ciascuno di noi riuscirà a tirare fuori dalla propria mente. La crescita oggi tanto invocata comincia dalla nostra crescita personale.

15 28_29 TESTO TESTO

16 ARTE

17 Carsten Höller 32 _33 Provenendo da una formazione in ambito scientifico, Carsten Höller (Bruxelles, 1961) ha saputo combinare nella sua ricerca artistica le scienze neurologiche e naturali con un approccio fantasioso e creativo che insiste sulla possibilità dell arte di aprire nuovi stati di sensibilità, di conoscenza, di immaginazione. Höller indaga la realtà oggettiva con l intento di stimolare le domande più diverse sulla vita, sui sensi, sulle percezioni dell uomo contemporaneo, spesso disorientando lo spettatore e portandolo a vivere, all interno delle sue installazioni, situazioni ed esperienze insolite. Alterando i meccanismi percettivi tradizionali, Höller rende quindi i suoi lavori d arte degli strumenti cognitivi in grado di garantire una diversa conoscenza e nuovi modi di appropriazione della realtà. Tra le sue opere più famose ed esemplificative della sua ricerca, i funghi giganti capovolti per la Fondazione Prada a Milano (2000) e l installazione con i grandi scivoli per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra (2006). INSERIRE ALTRO TESTO FOTO OPERA

18 La ragione non è niente senza l immaginazione Cartesio EXHIBIT 34_35 Prima di fare, dobbiamo immaginare. È vero per qualsiasi cosa: un opera d arte come un attività commerciale, una scoperta scientifica, una casa, una campagna pubblicitaria, un associazione, un invenzione, un progetto qualsiasi. Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno cominciato a indagare questa radice comune a ogni nuova impresa umana. Lo studio del cervello con l aiuto della risonanza magnetica funzionale, che permette di vede quali regioni sono attive mentre svolgiamo un compito, ha rivelato che quando vediamo e quando immaginiamo usiamo molti degli stessi circuiti neurali. In pratica, l immaginazione è un po una visione che funziona al contrario. La visione però non è una semplice registrazione degli stimoli luminosi che raggiungono la retina, ma qualcosa che è stato filtrato dalla mente. Il cervello infatti cerca di risparmiare energie: quando una cosa ci sembra ormai familiare, non la guarda più bene, ma la indovina, per così dire, in base alle proprie aspettative e alle esperienze del passato. E quando la deve immaginare, fa la stessa cosa. Per immaginare come cambiare qualcosa, dobbiamo quindi prima imparare a vederla con occhi nuovi. Non c è quindi cosa migliore per stimolare l immaginazione che vedere qualcosa di insolito, ad esempio frequentando ambienti diversi, coltivando nuovi interessi, conoscendo persone nuove o viaggiando. Le nuove circostanze costringono il nostro sistema visivo a prestare nuova attenzione, a cambiare aspettativa o punto di vista, quindi a notare aspetti o problemi diversi. In pratica a vedere e quindi poi a immaginare cose nuove. Per poter ritrarre il mondo quello esterno come quello interiore in un modo unico e originale, gli artisti l hanno sempre innanzitutto visto con occhi nuovi. La loro immaginazione si distingue poi per una libertà in più. Mentre un imprenditore si deve confrontare con le condizioni del mercato, uno scienziato con le leggi della natura e la verifica sperimentale, e un architetto con i materiali disponibili e i costi, oggi un artista può tradurre in realtà il prodotto della sua immaginazione senza neppure il vincolo delle poche tecniche a disposizione, o di temi e canoni stilistici fortemente condizionati dalla tradizione, come in passato. Un artista ha ormai ben pochi limiti nella sua esplorazione della realtà. L arte può quindi aiutare tutti noi ad abituarci a guardare il mondo con occhi nuovi, liberandoci di vecchi schemi mentali, quindi a immaginare anche nuove soluzioni ai nostri problemi. In famiglia, a scuola, sul lavoro o nella società. L arte insomma non è un semplice abbellimento, ma un modo per riprogrammare la nostra percezione, arricchire la nostra mente e nutrire la nostra immaginazione.

19 LE IDEE

20 Superflex 38_39 Fondato nel 1993 da Jakob Fenger, Rasmus Nielsen e Bjørnstjerne Christiansen, Superflex è un collettivo di artisti danesi che ha scelto un identità aziendale per dar vita a progetti che attraversano diversi ambiti, in particolare le arti visive, la musica e il design. Con uno sguardo al sociale, i lavori di Superflex rielaborano riferimenti e citazioni dalla cultura di massa o dalla storia dell arte per suscitare una riflessione sulle dinamiche di comunicazione, ricezione e appropriazione nella società contemporanea, come ad esempio nell opera I copy therefore I am, manifesto che ricalca, anche nella grafica, il celebre slogan dell artista americana Barbara Kruger I shop therefore I am. Copy Light Factory è un laboratorio di produzione di Copy Light, lampade a forma di cubo, di carta traslucida, realizzate a partire da un esile struttura di legno sulla quale sono applicate fotocopie di lampade create dai designers più famosi. Colui che produce la lampada, all interno dei workshop organizzati dagli artisti (già al MoMa di New York, Temple Gallery di Philadephia, Jousse Entreprise di Parigi), è poi libero di apportare le proprie modifiche in modo che il confine tra i concetti di copia e originale sia sempre più labile. Partendo così da un prodotto originale, Superflex mette in crisi il diritto d autore promuovendo una circolazione di modelli e idee che si prestano ad essere rielaborate in funzione al luogo e ai partecipanti, trasformandosi di volta in volta in qualcosa di nuovo ed estendendo potenzialmente il campo di pensiero ed azione all infinito. Alla fine di ogni laboratorio, le lampade sono installate tutte insieme nello spazio espositivo a costituire una sorta di costellazione luminosa come risultato di un azione collettiva. SUPERFLEX I copy therefore I am, Photographic print on vinyl, 282 x 287 cm

21 Il modo migliore per avere una buona idea è avere tante idee Linus Pauling EXHIBIT 40 _41 In passato, il modo migliore per arricchirsi era quello di impossessarsi di risorse fisiche, come terra, minerali, legna o braccia: per queste cose si facevano le guerre. Oggi, invece, la vera base della crescita economica sono le idee. Anzi, le nuove idee. Per questo i paesi più avanzati non sono infatti quelli più ricchi di risorse naturali, ma quelli i cui abitanti sono più istruiti e più creativi nella scienza, nella tecnologia, nel commercio o nella finanza. E la stessa cosa avviene con le persone: uno studente universitario con l idea giusta può dar vita a Facebook. Una parte sempre maggiore di ogni prodotto o servizio non è infatti costituito da cose ma da idee: quasi il 60% del prezzo di vendita di un iphone va alla Apple, che non lo costruisce ma ha avuto l idea, l ha progettato e possiede il marchio. E c è una differenza importante fra le cose e le idee, che ha una conseguenza importante per la crescita economica, così come la creazione di valore per una persona o un organizzazione. Se io ho un telefono, che è una cosa, e lo do a te, io non lo posso usare più. Ma se io ti do l idea del telefono, la possiamo usare tutti e due. Non solo. Tutti e due possiamo migliorarla aggiungendovi nuove idee. Possiamo fare un telefono più leggero, con più funzioni, con la batteria che dura più a lungo, e così via, e poi scambiarci anche queste idee. Le idee che vengono usate da più persone non si consumano come le cose, ma si arricchiscono. In altre parole, più cose si inventano, più cose si possono inventare: per questo, a mano a mano che più persone nel mondo creano, comunicano e collaborano, il ritmo dell innovazione continua a crescere. La seconda sorpresa è che le idee permettono di superare i limiti delle cose, creando risorse che prima non esistevano. Con la stessa quantità di silicio contenuta in un chip di trent anni fa si può fare oggi un chip quasi centomila volte più potente, grazie a tutto quello che nel frattempo abbiamo imparato sulla fabbricazione dei chip. Il grano produce oggi anche 6-7 volte di più rispetto a cento anni fa grazie all invenzione di fertilizzanti e agrofarmaci e alla creazione di nuove varietà con l aiuto della genetica. Questo progresso può essere accelerato favorendo la circolazione delle idee. L attuale sistema di protezione della proprietà intellettuale per mezzo di brevetti è nato per incoraggiare gli innovatori persone o aziende garantendo loro di poterli sfruttare per un certo periodo. Col tempo, però, la durata dei brevetti e il tipo di idee che questi possono proteggere si sono estesi sempre più, fino a diventare in alcuni campi un ostacolo serio all innovazione perché le idee, come abbiamo visto, sono nate per essere copiate. Oppure possiamo far nascere più idee, investendo sull istruzione e sulla creazione di ambienti di studio e di lavoro più aperti e stimolanti. Perché le nuove idee possono nascere solo dalla nostra testa.

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